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Bollettino Politiche strutturali per l'agricoltura. N. 16 (2001)

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Academic year: 2021

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Attualità

I contenuti del LEADER+ in Italia

Rispetto al periodo 1994-‘99, i tempi per l’espletamento delle attività di programmazione del LEADER+ si sono notevolmente accorciati, ma tale programma di inizia-tiva comunitaria non è ancora entrato a regime in tutte le regioni italiane. L’articolo fa il quadro sulle caratteri-stiche, sui contenuti e sulle risorse finanziarie riguardan-ti l’attuazione in Italia della nuova iniziariguardan-tiva comunita-ria a favore dello sviluppo rurale.

A che punto siamo?

L'attuazione degli interventi a favore

dell’agricoltura e dello sviluppo rurale

nei primi tre anni di programmazione

Con riferimento ai primi tre anni di attuazione dei POR nelle regioni obiettivo 1 e dei PSR in tutte le regioni ita-liane, nel complesso queste evidenziano una buona capacità di spesa, che ha consentito e, con elevata probabilità, consentirà loro di evitare la perdita delle risorse assegnate.

Dall’Unione Europea

I programmi comunitari di azione in

materia di ambiente

Nel corso degli anni si è assistito a una profonda evoluzione dei programmi di azione comunitari in materia di ambiente, in termini sia di approccio adottato che di risultati conseguiti. Tuttavia, a livello comunitario e nei singoli Stati mem-bri, si rende necessaria un’azione ancora più incisiva per risolvere i numerosi problemi ambientali, compresi quelli che stanno emergendo in questi ultimi anni, esi-genza fortemente ribadita nel sesto programma di azione comunitario in materia di ambiente.

Regioni

Il POR Campania: novità e innovazioni

La Regione Campania ha messo a punto un sistema informatico che dovrebbe consentire di accompagnare

e semplificare l’intero iter di un’istanza di finanziamento nell’ambito dell’attuazione del POR/fondi FEOGA e SFOP e di supportare le attività di monitoraggio degli inter-venti previsti.

Strumenti della programmazione

I controlli e le sanzioni nell’attuazione

dei Piani di Sviluppo Rurale 2000-2006

Per la nuova fase di programmazione 2000-2006, è stato disposto un potenziamento dei sistemi di gestione e controllo degli interventi cofinanziati dall’UE. In tale ambito, una normativa specifica è prevista per le misu-re cofinanziate dal FEOGA Garanzia.

Attività dell’Osservatorio

Il sito web dell’Osservatorio Politiche

Strutturali

E’ stato realizzato il nuovo sito web dell’Osservatorio Politiche Strutturali, che consentirà la dif-fusione delle informazioni, in costante aggiornamento, sull’attuazione delle politiche comunitarie a favore dello sviluppo del settore agro-industriale e delle aree rurali.

Miscellanea Pubblicazioni

Bollettino

n u m e r o

16

1

numero 16 a cura

INEA

Istituto Nazionale di Economia Agraria

Direttore responsabile Francesco Mantino Responsabile di redazione Laura Viganò

Comitato di redazione Giuseppe Blasi, Emilio Gatto, Maria Luchetta, Alessandro Monteleone, Alessandra Pesce, Salvatore Petroli, Andrea Povellato, Daniela Storti, Paolo Zaggia, Annalisa Zezza Progetto grafico Benedetto Venuto

Impaginazione Sofia Mannozzi

Elaborazioni statistiche Stefano Tomassini Supporto informatico Massimo Perinotto Segreteria Laura Guidarelli

Registrazione Tribunale di Roma n.671/97 del 15/12/1997 Sped. abb. post. art.2 Comma 20/C Legge 662/96 filiale Roma

Stampa Litografia Principe, Via E. Scarfoglio, 28 - Roma Finito di stampare nel mese di luglio 2002

dell’

Osservatorio Politiche Strutturali

D.M. MIPAF N. 9138/95

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numero 16

#

Attualità

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I contenuti del LEADER+ in Italia

di Alessandra Pesce - INEA

Con la pubblicazione della Comunicazione della Commissione (GUCE 2000/139) è stato dato il via alla nuova fase di programmazione 2000/06 del LEADER, ora denominato LEADER+, l'Iniziativa Comunitaria che si rivolge al mondo rurale. Rispetto al LEADER II, la Comunicazione conferma e rafforza i principi ispiratori, come l'approccio bot-tom-up, il partenariato, l'innovazione, lo sviluppo integrato, la rete e la cooperazione, introducendo, tuttavia, degli elementi di novità. Questi ultimi sono stati determinati sia dall'emergere di risultati e problematiche nell'applicazione del LEADER II, sia dalle innovazioni introdotte nella programma-zione generale dei Fondi strutturali.

Le differenze di metodo mirano a rendere l'iniziati-va più ambiziosa rispetto alla passata edizione, in quanto nella Comunicazione vengono chiara-mente esplicitati gli errori compiuti nell'applicazio-ne del LEADER II, da non ripetersi nell'applicazio-nell'attuale fase. In particolare, viene sottolineata la necessità di: • velocizzare le fasi di impostazione dei

Programmi e di selezione dei beneficiari finali; • costruire partenariati "forti", con una più netta

ripartizione di ruoli e compiti;

• concentrare le risorse finanziarie su un numero ristretto di Piani, per renderli maggiormente effi-caci.

Per ciascuno di questi punti, nella Comunicazione vengono prospettate diverse soluzioni, nonché dei vincoli nella presentazione dei programmi e nella gestione dell'iniziativa. Riguardo al primo aspetto, vengono definiti con precisione le date di avvio e la durata delle fasi iniziali: le Autorità responsabili devono presentare il programma entro sei mesi dalla data di pubblicazione del testo dell'Iniziativa; il negoziato potrà durare al massi-mo cinque mesi e la selezione dei GAL dovrà avvenire entro due anni dall'approvazione del programma con decisione comunitaria.

Con riguardo al partenariato, oltre a stabilire che la parte pubblica deve costituire una quota non superiore al 50% nell'organo decisionale, viene chiarito il ruolo del responsabile amministrativo e finanziario.

Infine, relativamente alla concentrazione delle risorse, la Comunicazione impone alle Autorità responsabili di indicare nel programma il numero massimo di GAL che intendono selezionare. L'inserimento di queste regole è stato accompa-gnato anche da una revisione di alcune variabili Prospetto 1 - Le differenze tra LEADER II e LEADER+

LEADER II LEADER+

Aree di applicazione Obiettivo 1, Obiettivo 6, Obiettivo 5b Tutte le aree rurali dell'Unione. Eventuali delimitazioni da definire nel programma Popolazione <100.000 abitanti 10.000 < popolazione < 100.000

densità <120 abitanti/kmq

Composizione GAL: insieme di partner pubblici e privati GAL: insieme di partner pubblici e

della partnership privati, in cui la parte privata

rap-presenti almeno il 50% nell'organo decisionale.

OC: insieme di partner pubblici o privati

Caratteristiche chiave Integrato - Innovativo Pilota - Utilizzo di un tema centrale. del piano locale

Cooperazione Tipologia progetti: scambio Tipologia progetti: scambio

finaliz-zato a una struttura comune Partnership transnazionale: almeno due Partnership transnazionale: almeno appartenenti a due differenti Stati membri due partner appartenenti a due

Stati membri

Partnership Interterritoriale: tra partner all'interno dello Stato mem-bro;

Partnership internazionale: tra part-ner membri UE e altri Stati non UE Fonti di finanziamento UE FESR - FSE - FEOGA-Orientamento FEOGA-Orientamento

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chiave su cui si fonda l'iniziativa, come le caratte-ristiche dei piani locali, le aree eligibili, ecc. Questi aspetti sono schematicamente riportati nel pro-spetto 1.

Con riguardo al dispositivo di applicazione, il LEADER+ si basa sulla proposta, da parte delle Autorità di gestione, di una domanda di finanzia-mento con la formula del Programma Operativo, a cui deve fare seguito il Complemento di Programmazione, o della Sovvenzione Globale. L’iniziativa si articola in tre sezioni (punto 13 della Comunicazione), che, nei programmi, assumono la forma di assi prioritari di intervento:

• sezione 1: sostegno a strategie pilota di sviluppo rurale a carattere territoriale e integrato, fon-date su un approccio ascendente e sul parte-nariato orizzontale, all'interno del quale ven-gono finanziati i Piani di Sviluppo Locale (PSL) presentati dai GAL;

• sezione 2: sostegno a forme di cooperazione interterritoriale e transnazionale;

• sezione 3: creazione di reti tra tutti i territori rurali della Comunità europea, beneficiari o meno di LEADER+, e tutti gli operatori dello sviluppo rurale.

Le risorse finanziarie comunitarie - provenienti esclusivamente dal FEOGA-Orientamento - desti-nate all'Iniziativa si attestano sui 2.020 milioni di euro, ripartiti tra gli Stati membri con Decisione C(2000) 1220 del 12 maggio 2000; al nostro Paese sono stati assegnati 267 Meuro. Successivamente, la Commissione europea ha comunicato che, a seguito dell’applicazione del deflattore per il perio-do 2000-2006, le risorse assegnate all’Italia ammontano a 284,1 Meuro, mentre, a livello euro-peo, raggiungono i 2.149 milioni di euro.

L'approvazione dei programmi

L'avvio delle attività di programmazione nelle Regioni Italiane è stata preceduta e supportata da un'azione di indirizzo e coordinamento del MiPAF, che ha provveduto all'elaborazione di un docu-mento di orientamenti per la programmazione e l'attuazione, "Linee guida per l’applicazione del LEADER+ in Italia", e ha proposto la ripartizione delle risorse finanziarie assegnate al nostro Paese tra Regioni e Provincie Autonome.

La ripartizione delle risorse è avvenuta non senza difficoltà, generate dalla sostanziale modifica delle assegnazioni alle singole regioni rispetto alla precedente programmazione. Ciò è stato determi-nato da due motivi principali: in primo luogo, si è riscontrata una riduzione generalizzata delle risor-se asrisor-segnate al nostro Paerisor-se1e, secondariamente,

visto che l'Iniziativa si rivolge a tutte le aree rurali, sono entrate in gioco con un maggiore peso le aree rurali del Centro-Nord, con una conseguente minore incidenza delle risorse destinate alle regio-ni del Mezzogiorno.

Con la definizione delle “Linee guida” e la ripartizio-ne delle risorse finanziarie è stata anche attribuita la responsabilità dell’Asse “Creazione di una rete” a livello nazionale, mediante la messa a punto di un Programma nazionale e assegnando al MiPAF il ruolo di Autorità di gestione. La scelta, condivisa con le Regioni, di riconfermare la costituzione di una rete a livello nazionale anche per la nuova fase di programmazione è motivata dalla convin-zione che, per un'Iniziativa pilota come il LEADER, è più che mai necessario disporre di strumenti di scambio di esperienze e coordinamento (in parti-colare per la cooperazione) a livello nazionale, che possano anche migliorare l'efficacia e l'efficienza delle azioni impostate a livello locale.

Una volta definito il quadro nazionale, le Regioni italiane hanno provveduto alla presentazione dei programmi alla Commissione europea; tutte hanno scelto la formula del Programma Operativo, a cui ha fatto seguito, con tempi e velocità diverse, il Complemento di Program-mazione.

Nella quasi totalità dei casi (ad eccezione dell'Abruzzo, della Puglia e del Programma nazio-nale "Rete"), è stato rispettato il calendario della Comunicazione agli Stati membri, che prevedeva come scadenza per la presentazione dei program-mi il 16 novembre 2000. Dei 22 programprogram-mi presen-tati (uno nazionale, 19 regionali e i due delle Provincie Autonome), otto non hanno ottenuto l'immediata ricevibilità2.

Nonostante i propositi iniziali di accelerare l'appro-vazione dei programmi, per favorire l'avvio in tempi rapidi dell'Iniziativa, le fasi di negoziato si sono protratte oltre i cinque mesi previsti dalla Comunicazione agli Stati membri (tabella 1), supe-rando la durata di un anno.

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numero 16

3

Attualità

1) Con il LEADER II, all’Italia sono stati assegnati 287 Meuro, che, con l'applicazione del deflattore e di alcune riserve finanziarie successive, hanno superato i 320 Meuro. Alla Regione Abruzzo, inoltre, con la delibera CIPE del 22 giugno 2000, è stata asse-gnata una riserva di risorse provenienti dalle iniziative comunitarie di 56 Meuro, 12 dei quali di competenza del LEADER+. Tali risorse sono state quindi decurtate dal montante da ripartire tra Regioni e Provincie Autonome.

2) Come è noto, la data di ricevibilità si identifica con quella di partenza dell'ammissibilità delle spese e di riferimento per la dura-ta del negoziato, che per il LEADER+ non avrebbe dovuto superare i cinque mesi.

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numero 16

Alcune Regioni tuttavia, proprio per evitare gli eccessivi rallentamenti che hanno caratterizzato il LEADER II, sono state in grado di anticipare i tempi, pubblicando con immediatezza il bando per la selezione dei GAL. E' questo il caso di nume-rose Regioni del Centro-Nord, come Piemonte, Valle d'Aosta Lombardia, Bolzano, Liguria, Emilia Romagna, Marche e Toscana (quest'ultima ha pubblicato il bando prima ancora che il program-ma venisse approvato forprogram-malmente dalla Commissione). In molti casi, lo stesso Complemento di Programmazione è stato appro-vato dal Comitato di Sorveglianza dopo la pubbli-cazione dei bandi.

In questo modo si è ottenuta una discreta accele-razione del processo di programmazione rispetto al periodo 1994/’99, testimoniata da un abbatti-mento dei tempi del 40%. Nel LEADER II, infatti, sono occorsi, in media, più di 1.000 giorni dalla data di pubblicazione della Comunicazione all'e-missione dei bandi, mentre, nell’attuale fase di programmazione, ne sono trascorsi 680 (nella media, chiaramente, non sono considerate le tre Regioni che, al momento in cui si scrive, non hanno pubblicato i bandi di selezione). La fase di

selezione si è già completata per sette regioni e numerose altre sono in dirittura d'arrivo.

In ambito UE, invece, numerosi Stati membri hanno condotto le attività di programmazione del LEADER+ a livello nazionale. Oltre all'Italia, che presenta il maggior numero di programmi (22 sui 71 totali), solo cinque Stati, infatti, hanno effettua-to una programmazione su base regionale. Riguardo ai tempi di approvazione dei program-mi, solo quelli di Austria e Finlandia sono stati approvati nella prima metà del 2001, mentre il nostro Paese, insieme alla Germania, risulta uno dei più ritardatari, anche se con le differenze tra regione e regione viste in precedenza.

I contenuti dei Programmi Regionali

In linea generale, in conformità con quanto indi-cato nell’allegato I della Comunicazione agli Stati membri, i PLR si articolano nelle quattro sezioni seguenti:

Iasezione: dedicata all’analisi del territorio e,

quindi, all’individuazione delle aree di intervento e dei relativi punti di forza e di debolezza;

4

Attualità

Tabella 1 - L'avvio dell'Iniziativa LEADER+ a livello regionale. Situazione al dicembre 2002

Regione o Data di invio Data Durata Approvazione Tempo Emissione Tempo Regioni che

Provincia del approvazione delle fasi CdP necessario per bandi necessario hanno già

Autonoma programma PLR di negoziato l'approvazione selezione per l'emissione emesso la

alla U.E. (n. giorni) del CdP PSL del bando graduatoria

(n. giorni) (n. giorni dopo decisione comunitaria)

Piemonte nov-00 nov-01 369 dic-01 23 dic-01 15 *

Valle d'Aosta nov-00 set-01 314 dic-01 79 ott-01 35 *

Lombardia nov-00 nov-01 369 lug-02 249 dic-01 38

P.A. Bolzano nov-00 set-01 313 giu-02 261 ott-01 15 *

P.A. Trento nov-00 nov-01 355 lug-02 237 ott-01 -33 *

Veneto nov-00 nov-01 367 feb-02 88 lug-02 249

Friuli Venezia Giulia nov-00 nov-01 368 nov-02 348 apr-02 149

Liguria nov-00 nov-01 368 mar-02 129 gen-02 44 *

Emilia Romagna nov-00 nov-01 368 ott-02 345 dic-01 39 *

Toscana nov-00 dic-01 382 mar-02 109 ago-01 -97 *

Umbria nov-00 nov-01 356 dic-02 390 mar-02 132

Marche nov-00 n.d. - mar-02 - feb-02

-Lazio nov-00 n.d. - mag-02 - ago-02

-Abruzzo apr-01 dic-01 243 mar-02 88 mag-02 137

Molise nov-00 feb-02 459 lug-02 147 ott-02 233

Campania nov-00 gen-02 439 apr-02 84 giu-02 135

Puglia lug-01 gen-02 194 dic-02 308 -

-Basilicata nov-00 feb-02 459 giu-02 119 -

-Calabria dic-00 feb-02 426 giu-02 126 ott-02 233

Sicilia nov-00 feb-02 459 lug-02 161 -

-Sardegna nov-00 feb-02 460 mag-02 98 nov-02 265

Media dic-00 dic-01 373 giu-02 174 apr-02 118

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numero 16

IIasezione: presenta i risultati e le principali

pro-blematiche incontrate con l’attua-zione del LEADER II;

IIIasezione: descrive, in base ai risultati della

diagnosi territoriale, gli obiettivi, le strategie le misure e le azioni ammissibili per il Programma, non-ché ripartisce le risorse finanziarie per annualità e asse;

IVasezione: fornisce tutte le informazioni relative

alle procedure di attuazione dell’Iniziativa nella Regione e alle modalità di presentazione e selezio-ne dei PSL.

L’esperienza maturata dalle Regioni nel corso del LEADER II, le novità introdotte dalla Comunicazione agli Stati membri, le osservazioni formulate nel corso della fase di negoziato dalla Commissione europea hanno portato alla elabora-zione di programmi regionali con un maggiore grado di approfondimento e dettaglio rispetto alla precedente fase di programmazione. I nuovi PLR, infatti, individuano con maggiore attenzione le aree eleggibili, focalizzano meglio le strategie di sviluppo regionali, pongono maggiormente l’at-tenzione sull’integrazione con le altre politiche, individuano in maniera puntuale la tipologia di azioni ammissibili e forniscono informazioni detta-gliate sugli aspetti procedurali e gestionali.

Nei paragrafi successivi, si ripor-tano i contenuti essenziali dei Piani sulla base di un'analisi comparata dei programmi regio-nali. In particolare, le informazio-ni raccolte riguardano i Gruppi di Azione Locale, le strategie pro-mosse e le tipologie di investi-mento previste.

I Gruppi d'azione Locale

Al fine di concentrare le risorse e assicurare un’adeguata massa critica per un progetto di svilup-po locale, la Comunicazione agli Stati membri specifica la neces-sità di indicare nei PLR una previ-sione del numero di GAL da sele-zionare (paragrafo 27 della Comunicazione). In questa maniera la Commissione ha cer-cato anche di evitare il fraziona-mento delle risorse in un gran numero di piani locali, eccessivamente piccoli e con un potenziale impatto sul territorio molto limitato. Tale orienta-mento è scaturito anche dall’esigenza di superare alcune delle difficoltà che hanno condizionato l’attuazione del LEADER II. La numerosità dei Gruppi finanziati, infatti, ha creato diversi proble-mi, portando alla realizzazione di iniziative di svi-luppo modeste, che con difficoltà riescono ad avere una prosecuzione al di là degli incentivi pubblici.

Rispetto al LEADER II, in Italia, il numero di GAL che saranno finanziati si riduce notevolmente, passando da 203 a un massimo di 130.

Guardando agli altri Stati membri, i GAL che potenzialmente beneficeranno del LEADER+ sono più di 900 (tabella 3). Rispetto alla precedente edi-zione, vi è stata una diminuzione di circa 100 unità, determinata, quindi, soprattutto dalla con-trazione del numero dei GAL italiani. Ciò compor-terà una maggiore dotazione di risorse per GAL, per cui il contributo medio unitario delle risorse comunitarie si incrementa del 30%3circa . Le

con-centrazioni maggiori si riscontrano nei Paesi del Nord Europa (Danimarca, Svezia, Finlandia) e in Gran Bretagna e Austria. Quasi identici alla passa-ta programmazione sono gli importi unipassa-tari per GAL di Spagna, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi. Negli altri Paesi, invece, si è avuto un

incre-Attualità

Tabella 2 - Programmazione del LEADER+ nell'Unione

Stato Data di Programmi Costo totale Contributo UE approvazione dei programmi n. m0euro meuro Danimarca ago-01 1 61 17 Belgio gen-02 2 35 16 Germania gen-02 13 540 261 Grecia dic-01 1 393 183 Spagna* ago-01 17 784 491 Francia ago-01 1 536 268 Irlanda lug-01 1 109 48 Italia dic-01 22 727 284 Lussemburgo dic-01 1 9 2

Paesi Bassi ago-01 4 205 83

Austria mar-01 1 162 76

Portogallo lug-01 1 270 163

Finlandia mar-01 1 170 55

Svezia lug-01 1 147 41

Gran Bretagna ott-01 4 229 97

Media e totale set-01 71 4.376 2.084

Fonti: Informazioni presenti sul sito internet della Commissione europea DG Agri.

3) Tuttavia, i dati non sono perfettamente comparabili, in quanto, in generale, per il LEADER+ i prezzi di riferimento sono quelli sti-mati per il 2003, mentre le risorse finanziarie relative al LEADER II sono calcolate ai prezzi base 1999.

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6

Attualità

numero 16

Tabella 3 - Confronti LEADER+ e LEADER II nei Paesi dell'Unione

Stato LEADER+ LEADER II Contributo medio comunitario per GAL

Contributo GAL Contributo

UE massimo UE GAL LEADER+ LEADER II Variazione

proposti

meuro n. meuro n. meuro meuro %

Danimarca 17 10 10 12 1,7 0,8 102 Belgio 16 20 10 18 0,8 0,6 38 Germania 261 150 212 167 1,7 1,3 37 Grecia 183 40 167 54 4,6 3,1 48 Spagna* 491 150 412 133 3,3 3,1 6 Francia 268 140 233 180 1,9 1,3 48 Irlanda 48 22 86 37 2,2 2,3 -6 Italia 284 130 335 203 2,2 1,6 32 Lussemburgo 2 4 1 2 0,5 0,7 -19 Paesi Bassi 83 29 12 4 2,9 3,0 -3 Austria 76 70 24 40 1,1 0,6 84 Portogallo 163 - 133 54 - 2,5 -Finlandia 55 - 29 22 - 1,3 -Svezia 41 12 16 12 3,4 1,3 152 Gran Bretagna 112 54 80 67 2,1 1,2 74 Totale 2.099 831 1.758 1.005 2,5 1,7 44 * +5 GAL interregionali

Fonti: Sito internet Commissione europea DG Agri e European LEADER Observatory (gennaio 2000)

Tabella 4 - I GAL dal LEADER II al LEADER+

Regione GAL GAL GAL che GAL finora

LEADER II finanziabili hanno finanziati

LEADER+ presentato domanda n. Piemonte 13 10 15 8 Valle d'Aosta 1 1 1 1 Lombardia 4 6 10 P.A. Bolzano 3 4 5 5 P.A. Trento 2 1 1 1 Veneto 13 9 -

-Friuli Venezia Giulia 3 3 -

-Liguria 6 4 5 4 Emilia Romagna 4 5 5 5 Toscana 10 8 8 8 Umbria 6 5 5 -Marche 6 5 5 -Lazio 10 - - -Abruzzo 7 - -

-Totale Regioni fuori Obiettivo 1 88 75 60 32

Molise 4 4 - -Campania 22 6 10 -Puglia 17 9 - -Basilicata 12 8 - -Calabria 16 8 - -Sicilia 25 12 - -Sardegna 19 8 -

-Totale Regioni Obiettivo 1 115 55 10 0

Totale 203 130 70 32

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numero 16

mento delle dotazioni medie unitarie tra il 30% e il 40%. Il contributo comunitario medio per GAL è di 2,3 Milioni di euro, a cui occorre aggiungere il cofinanziamento nazionale (che varia nel caso si tratti di regioni obiettivo 1 o fuori obiettivo 1) e i contributi di parte privata. Solo in quattro Paesi, di cui tre interessati dall'obiettivo 1 (Grecia, Spagna e Portogallo) e uno fuori obiettivo 1 (Svezia), tale importo supera i 3 milioni di euro.

Nelle diverse regioni italiane, le riduzioni più consi-stenti del numero di GAL si registrano nelle regioni obiettivo 1 e in particolare in Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Viceversa, solamente la Provincia di Bolzano, l’Emilia Romagna e la Lombardia prevedono di selezionare un numero maggiore di GAL.

Con riferimento alle Regioni che hanno già emes-so i bandi, si evidenzia come nel LEADER+ ci si trovi di fronte a una competizione più “blanda” che non nel LEADER II, visto che in molte di que-ste, il numero di proposte presentate è uguale a quello previsto nei PLR. Molto probabilmente, l'e-sperienza LEADER II ha insegnato che la fase di informazione e concertazione iniziale, a monte della presentazione delle candidature, consente di trovare un accordo tra i soggetti a livello loca-le. Tale accordo diviene determinante per ovvia-re ai problemi che si generano nella selezione delle proposte, visto che nel LEADER II questa fase ha impegnato per oltre otto mesi le amministra-zioni regionali.

Le risorse finanziarie

In Italia il LEADER+ prevede un investimento com-plessivo di 736,5 milioni di euro, dei quali il 39% è destinato alle regioni obiettivo 1. La quota di contri-buto pubblico rappresenta il 66% delle risorse dispo-nibili. La maggior parte delle risorse (84%) è diretta alla realizzazione dell’Asse I - Strategie Territoriali di Sviluppo rurale, mentre all’Asse II - Sostegno alla cooperazione fra territori rurali viene riservato il 12%

degli investimenti previsti (tabella 5).

Confrontando i piani finanziari del LEADER+ con quelli del LEADER II, risulta evidente la maggiore attenzione assegnata alla realizzazione di progetti di cooperazione, visto che nel precedente pro-gramma di iniziativa comunitaria la cooperazione poteva contare su appena il 3% delle risorse finan-ziarie totali. In particolare, le Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche e Umbria hanno destinato più del 15% delle risorse alla rea-lizzazione di questa attività. Tale mutamento testi-monia la volontà da parte delle Amministrazioni regionali di puntare con maggior forza sulla coo-perazione, anche in ragione del fatto che con il LEADER+ è possibile mettere a punto progetti di cooperazione interterritoriale, che, potendo coin-volgere due GAL italiani, dovrebbero presentare minori problemi di carattere gestionale.

Le strategie previste nei PLR

La Comunicazione agli Stati membri suggerisce quattro temi su cui è possibile incentrare le strate-gie di sviluppo da promuovere con il LEADER+ a livello locale:

1. utilizzazione di nuovi know-how e nuove tec-nologie per aumentare la competitività dei prodotti e dei servizi dei territori in questione; 2. miglioramento della qualità di vita nelle zone

rurali;

3. valorizzazione dei prodotti locali, in particolare agevolando, mediante un'azione collettiva, l'accesso ai mercati per le piccole strutture pro-duttive;

4. valorizzazione delle risorse naturali e culturali, compresa la valorizzazione dei siti di interesse comunitario NATURA 2000.

Ciascun programma, comunque, ha la possibilità di individuare altri temi per tenere conto delle spe-cificità locali. Quasi tutte le regioni, infatti, adotta-no i temi suggeriti dalla Commissione nella

comu-Attualità

Tabella 5 - PLR 2000-2006 delle Regioni italiane. Risorse finanziarie per Asse (milioni di euro)

Totale risorse Contributo pubblico Risorse Totale Comunitario Nazionale private

Asse I - Strategie territoriali di sviluppo rurale 619,8 398,4 234,7 163,7 221,4 Asse II - Sostegno alla cooperazione fra territori rurali 89,1 58,9 34,0 24,9 30,2

Asse III - Creazione di una Rete 10,9 10,9 5,4 5,4

-Gestione, sorveglianza e valutazione 16,7 16,6 9,9 6,7 0,1

Totale 736,5 484,8 284,1 200,7 251,7

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numero 16

8

Attualità

nicazione agli Stati membri4, mentre solamente sei

Regioni ne propongono anche altri (prospetto 2).

L'articolazione delle misure

Se dal punto di vista della definizione dei temi catalizzatori i PLR possono essere considerati abba-stanza omogenei, lo stesso non accade relativa-mente alle misure previste da ogni programma, che risultano piuttosto diversificate in termini sia di numero5che di tipologia e numerosità delle azioni

previste al loro interno. A differenza di quanto pre-visto nel LEADER II, che indicava in maniera pun-tuale la tipologia di misure6e proponeva un

elen-co esemplificativo di azioni ammissibili, il LEA-DER+ lascia un ampio margine di manovra alle Amministrazioni regionali, ferma restando la

necessità di sostenere investimenti ammissibili a titolo dei Fondi strutturali.

Rispetto al LEADER II, i nuovi Programmi risultano maggiormente attenti alle tematiche relative al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali, alla valorizzazione delle risorse culturali e ambientali e all’innovazione e qualifi-cazione del sistema produttivo locale. Infatti, nella precedente fase di programmazione, la maggior parte degli investimenti era destinata alla realizzazione delle azioni previste nell’ambito delle misure “Turismo rurale” e “Valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali”. Nell’attuale pro-g r a m m a z i o n e , i n v e c e , c i n q u e r e pro-g i o n i (Lombardia, Liguria, Veneto e le Province di Trento e Bolzano) prevedono una misura specifi-ca per il turismo rurale, mentre solo la Lombardia Prospetto 2 - I temi catalizzatori dei Programmi LEADER Regionali

REGIONI TEMI CATALIZZATORI

Friuli Considera prioritari i temi catalizzatori "Miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali" e "Valorizzazione delle risorse naturali e culturali" della Comunicazione e il tema "Potenziamento dei servizi a sostengo del sistema produttivo locale favoren-done la creazione e l'accesso"

Toscana Considera prioritari i 4 temi catalizzatori della Comunicazione e il tema "Miglioramento delle possibilità di impiego e autoimpiego, con priorità ai giovani e alle donne"

Campania Considera prioritari i 4 temi catalizzatori della Comunicazione e il tema "Creazione di nuove attività produttive in sistemi marginali"

Puglia Considera prioritari i 4 temi catalizzatori della Comunicazione e i temi "Recupero delle identità delle aree rurali”, “Valorizzazione dell'artigianato locale", " Recupero e valorizzazione dell'artigianato in via di estinzione", "creazione di nuove opportunità produttive e servizi", "Creazione di reti locali nei settori della produzione, della gestio-ne delle risorse umagestio-ne e delle amministrazioni pubbliche".

Basilicata Considera prioritari i temi catalizzatori "Miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali" e "Valorizzazione delle risorse naturali e culturali" della Comunicazione e il tema " Recupero dell'identità delle aree rurali".

Calabria Considera prioritari i temi catalizzatori "Miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali" e "Valorizzazione delle risorse naturali e culturali" della Comunicazione e i temi "Valorizzazione dei siti archeologici e storico-culturali"; "Valorizzazione dei siti turistici rurali". Accanto a questi vengono proposti anche dei sotto-temi: diffusione e utilizzazione di nuove tecnologie; accoglienza di nuove popolazioni; potenziamento dei servizi a sostegno del sistema produttivo locale; creazione di nuove attività pro-duttive in sistemi marginali rurali; valorizzazione del paesaggio rurale e delle identità culturali.

Fonte: Programmi LEADER regionali

4) Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Prov. Bolzano, Prov. Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia, Sardegna.

5) Si passa da un minimo di tre misure (PLR della Toscana) a un massimo di otto (PLR della Provincia di Trento). La moda è quattro. 6) Assistenza tecnica, formazione turismo rurale, PMI e artigianato, valorizzazione dei prodotti locali, miglioramento della qualità

(9)

9

numero 16

e il Veneto dedicano una misura alla valorizzazio-ne dei prodotti tipici agroalimentari.

Nei Complementi di Programmazione sono stati definiti gli importi destinati alle singole misure. Ferma restando una certa eterogeneità nella defi-nizione, è possibile distinguere le misure del primo asse in quattro grandi categorie:

1. Sviluppo e promozione del sistema economico e produttivo locale;

2. Miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali;

3. Miglioramento e valorizzazione delle risorse cul-turali e ambientali dell'area;

4. Costi di gestione, funzionamento e animazione del GAL.

Analizzando i piani finanziari di 14 Complementi di Programmazione approvati dal Comitato di Sorveglianza al 31 luglio 2002, emerge che quasi la metà degli investimenti complessivi dell’Asse I sono destinati al sistema economico e produttivo, il 23% alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, il 16% al miglioramento della qua-lità della vita (compresi i servizi alla popolazione) e il 13% al funzionamento del GAL (grafico 1). I valori medi rispecchiano abbastanza fedelmen-te le scelfedelmen-te operafedelmen-te nella maggior parfedelmen-te delle regioni, anche se non mancano casi specifici, come la Liguria, che attribuisce maggiore impor-tanza al sistema economico, destinandogli l’80% degli investimenti complessivi, o, al contrario, il Friuli Venezia Giulia, dove le risorse per il miglio-ramento della qualità della vita rappresentano il 30% di quelle totali.

Alcune regioni, inoltre, hanno distinto l’asse coo-perazione in due misure: coocoo-perazione

interterrito-riale e transnazionale. In linea generale, viene pri-vilegiata in termini finanziari la prima piuttosto che la seconda, ma anche in questo caso non mancano le eccezioni, come la Campania, dove il 70% delle risorse è assegnato alla cooperazione transnazionale.

Le tipologie di intervento

La Comunicazione LEADER+ ha posto particolare enfasi sulla complementarità con altri programmi, ponendola come uno dei principali requisiti richie-sti alla strategia proposta dai GAL nei loro Piani. L’analisi delle risorse finanziarie ha permesso di evidenziare come i PLR si orientino a sostenere interventi finalizzati sia al miglioramento delle condizioni economiche, sia alla valorizzazione delle risorse ambientali e culturali delle aree rura-li. In particolare, a queste ultime, seppure presen-ti, non viene prestata la medesima attenzione negli altri programmi strutturali (in particolare, i Piani di Sviluppo Rurale), avendo una dotazione finanziaria spesso modesta e certamente non comparabile con gli investimenti di tipo produtti-vo7

. Questo fenomeno si presenta con maggior intensità nelle Regioni del Centro-Nord che non in quelle dell’Obiettivo 1, dove la programmazione dei POR, soprattutto con riguardo ai Progetti Integrati, è fortemente ispirata al metodo LEADER. Ulteriori elementi di diversificazione rispetto agli altri programmi sono costituiti dalle modalità di azione, che, come viene più volte sottolineato dalla Comunicazione, si basano principalmente sull’utilizzo di investimenti a carattere immateriale. Proprio per verificare questo aspetto, è stata con-dotta una ricognizione delle tipologie di investi-mento in relazione a quanto previ-sto dal Reg. 438/00 nei Comple-menti di Programma. I codici degli investimenti che si incontrano con maggiore frequenza (tabella 8) sono proprio quelli relativi a: • le azioni immateriali da

svilup-parsi in campi differenti, come i servizi turistici e le imprese; • la predisposizione di servizi alla

popolazione e il rinnovo dei vil-laggi rurali;

• il miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercia-lizzazione delle produzioni agri-cole.

Attualità

7) Anche gli stessi premi agro-ambientali, che pure assorbono una fetta rilevante degli investimenti, si rivolgono al miglioramento delle condizioni ambientali e non possono essere considerati interventi per la valorizzazione delle risorse ambientali in senso lato.

Miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rurali

16% Miglioramento e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali

dell'area 23%

Costi di gestione, funzionamento e animazione del GAL

13% sistema economico e produttivoSviluppo e promozione del locale

48%

Grafico 1 - Ripartizione degli investimenti complessivi previsti

(10)

numero 16

Conclusioni

Da questa breve disamina è emerso come i Programmi LEADER+ italiani abbiano rispecchiato in modo piuttosto fedele le indicazioni del dettato comunitario. La discrasia temporale tra la pro-grammazione del LEADER+ e quella degli altri interventi a carattere strutturale di più rilevante portata (soprattutto in termini finanziari), come i POR per le Regioni obiettivo 1 e i PSR per le Regioni fuori obiettivo 1, ha paradossalmente age-volato la predisposizione dei PLR. Le Regioni, infat-ti, si sono potute avvantaggiare dei documenti interpretativi prodotti a livello comunitario e nazio-nale, che hanno costituito una solida base per affrontare alcune questioni delicate in modo comune e omogeneo (ad esempio, i controlli, la valutazione, la sorveglianza, ecc.). Inoltre, i ritardi nella predisposizione dei PLR, che comunque influenzeranno l'attuazione dell’Iniziativa, si sono rivelati funzionali all’elaborazione di strategie complementari agli altri strumenti di intervento comunitari.

Attualmente, vi sono alcuni aspetti su cui puntare l’attenzione, affinché questi sforzi iniziali possano portare al conseguimento degli obiettivi prefissati. In primo luogo, nella fase di programmazione 2000-‘06, la velocità nella selezione dei PSL diviene di cruciale importanza, visto il funzionamento del meccanismo del disimpegno automatico. Le Regioni che non avranno speso alla fine del 2003 le risorse stanziate nel 2001, infatti, si vedranno decurtare i fondi non spesi. Tale meccanismo risul-ta particolarmente gravoso per un'Iniziativa come il LEADER, che prevede il ricorso a soggetti inter-medi, i GAL, per la realizzazione degli investimenti. A questo proposito non bisogna sottovalutare anche il tempo necessario ai GAL, nelle fasi

inizia-li, per organizzare e impostare la struttura. Se è vero che molti gruppi possono contare sulla prece-dente esperienza, è anche vero che la geografia che si sta delineando prevede diversi cambia-menti, in termini sia di territori coinvolti che di partner. E’ in questa fase che non dovrebbe man-care un supporto da parte delle Regioni su quegli aspetti che si sono rivelati maggiormente critici nel LEADER II, come il monitoraggio, la definizione di alcune procedure e modalità di azione, le tipo-logie di investimenti ammissibili, ecc..

Secondariamente, proprio perché l’esperienza non manca e visto che gli obiettivi dell’iniziativa si pre-sentano più ambiziosi rispetto a quelli della passa-ta edizione, anche i metodi di animazione e con-certazione dovrebbero essere affinati. In particola-re, viene richiesta ai gruppi una maggiore capa-cità nel coinvolgere soggetti e istituzioni la cui azione ha una stretta influenza sulle dinamiche locali. Ci riferiamo, in primo luogo, alle Provincie, a cui, in questa nuova fase di programmazione, sono stati spesso affidati nuovi compiti di program-mazione e attuazione di iniziative, nonché a quel-la parte di associazionismo e volontariato, che è stato frequentemente trascurato nel LEADER II, pur rivestendo un ruolo fondamentale nei progetti legati alle tematiche culturali e ambientali. Infine, occorre puntare più incisivamente su inve-stimenti sostenibili e duraturi, che abbiano pro-spettive di lungo periodo. Le opportunità offerte con questa nuova fase di programmazione, infatti, difficilmente saranno concesse in futuro, vista la revisione degli strumenti di politica e l'allargamen-to a Est dell'Unione. Da quesl'allargamen-to punl'allargamen-to di vista, poi-ché il LEADER+ dispone di risorse finanziarie limita-te e comunque destinalimita-te a particolari tipologie di investimento, solo mediante la ricerca di una stret-ta complemenstret-tarità con le altre politiche

promos-10

Attualità

Tabella 6 - Tipologia di investimenti più frequente in 14 CdP del LEADER+

Codice Descrizione Frequenza casi

172 Investimenti immateriali (ideazione e realizzazione di servizi turistici, attività sportive,

culturali e ricreative) 14

1305 Servizi di base per l'economia e la popolazione rurali 13

413 Studi 13

114 Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli 12 163 Servizi di consulenza per le imprese (informazioni, piani aziendali, consulenze, marketing, gestione,

progettazione, internazionalizzazione, esportazioni, gestione ambientale, acquisto di tecnologie) 12 164 Servizi comuni per le imprese (parchi di attività, incubatori di imprese, animazione, servizi

promozionali, creazione di reti di imprese, conferenze, fiere commerciali) 12

411 Preparazione, realizzazione, sorveglianza, pubblicità 12

1306 Rinnovo e sviluppo di villaggi; tutela e conservazione del patrimonio rurale 11 171 Investimenti materiali (centri di informazione, strutture per l'alloggio e la ristorazione, impianti) 11 Fonte: Complementi di Programmazione di 14 Regioni

(11)

11

numero 16

A che punto siamo?

se a livello locale sarà possibile innescare

dinami-che durature. Gli strumenti a disposizione non mancano, visto che la nuova programmazione si fonda su un approccio dal basso e locale, come dimostrano i Progetti Integrati Territoriali (PIT) o altri strumenti analoghi, messi a punto nell’ambito sia dei POR che dei DocUP Obiettivo 2.

Il LEADER+, quindi, si presenta come un

dispositi-vo articolato e complesso, al cui interno, tuttavia, ciascun territorio può modulare le proprie poten-zialità, puntando sulla progettazione locale, sullo "sfruttamento" delle altre politiche a finalità struttu-rale e sulle possibilità offerte con la cooperazione (interterritoriale e transnazionale). E' da questo "mix" che derivano le nuove opportunità di svilup-po offerte alle nostre aree rurali.

L'attuazione degli

interventi a favore

dell’agricoltura e

dello sviluppo rurale

nei primi tre anni di

programmazione.

di Roberto Murano - INEA

La programmazione degli inter-venti per lo sviluppo del sistema agro-industriale e delle aree rurali nel periodo 2000-2006 pre-senta notevoli differenze rispetto a quella del periodo preceden-te. E’ stato introdotto, infatti, un nuovo strumento di programma-zione, il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e sono state estese le com-petenze della sezione Garanzia del FEOGA, che deve finanziare tutti gli interventi previsti nelle regioni fuori obiettivo 1. Gli inter-venti di sviluppo rurale, inoltre, possono essere realizzati in tutto il territorio di tali regioni e non limitatamente alle aree rurali a titolo dell’obiettivo 2, analoga-mente a quanto si verificava nel precedente periodo di program-mazione con riferimento alle aree interessate dall’obiettivo 5b. Nelle Regioni obiettivo 1, invece, il finanziamento tramite il FEOGA-Garanzia viene limita-to alle ex misure di accompa-gnamento e alle indennità com-pensative per le zone svantag-giate, per cui le altre misure

rimangono a carico della sezio-ne Orientamento e sono inserite nell'ambito dei Programmi Operativi Regionali (POR) insie-me agli interventi cofinanziati da FESR, FSE e SFOP.

Con riguardo all’attuazione degli interventi previsti nei POR, inoltre, si ricorda l’introduzione del disimpegno automatico, che causerà la perdita di risorse finanziarie non rendicontate entro la scadenza del secondo anno successivo a quello di impegno (Reg. 1260/99, art. 31). Il regolamento 1260/99, preve-de, per ciascun Paese membro, anche l’accantonamento di una riserva finanziaria, pari al 4% delle risorse comunitarie asse-gnategli, riserva che, nel corso del 2004, sarà redistribuita tra quei programmi che avranno dimostrato di operare in manie-ra relativamente più efficace ed efficiente. Alla riserva comunita-ria, le autorità italiane ne hanno affiancata una nazionale, pari al 6%.

I meccanismi descritti non ven-gono applicati, invece, agli interventi finanziati tramite il FEOGA-Garanzia, legati alle modalità di gestione di questo fondo, per cui le spese relative a ciascuna annualità vengono impegnate in funzione delle pre-visioni di spesa inviate dagli Stati membri nel precedente mese di settembre. Qualora le

spese sostenute nel corso di un anno finanziario risultino inferiori al 75% dell’importo previsto per quell’anno, l’importo massimo consentito per il successivo viene ridotto di un ammontare pari a un terzo della differenza tra spesa prevista e spesa realiz-zata.

Alla luce di quanto brevemente rammentato, appare utile forni-re un quadro sintetico dello stato di attuazione degli interventi strutturali a favore del settore agro-industriale e delle aree rurali nelle diverse realtà regio-nali italiane.

Lo stato di attuazione degli

interventi nelle Regioni

obiettivo 1 finanziati dalla

sezione orientamento del

FEOGA

Come è noto, tra le cause che hanno ritardato l’avvio degli interventi nelle Regioni obiettivo 1, vi è stata anche la necessità, introdotta con l’ultima Riforma dei Fondi strutturali, di predi-sporre, a corredo dei Programmi Operativi, il relativo Com-plemento di Programmazione, contenente elementi di dettaglio a livello di misura; la piena ope-ratività dei POR, quindi, si è rag-giunta solo nel corso del 2001. Tuttavia, entro il 31 dicembre 2002, le Amministrazioni delle Regioni obiettivo 1 hanno

dovu-Attualità

(12)

numero 16

12

to rendicontare un ammontare

di spesa pari all’annualità 2000, al netto della quota di acconto versata dall'UE alle Autorità di Gestione, per non incorrere nel pericolo di perdere parte delle risorse assegnate. La spesa da rendicontare è stata, nel com-plesso, pari a 206 milioni di euro, di cui circa 170 milioni di quota FEOGA (tabella 1); l’am-montare delle spese al 30 set-tembre 2002 è ancora inferiore, 177 meuro, di cui 95 meuro di quota FEOGA.

Analizzando il dettaglio regiona-le, va evidenziato come Molise e Basilicata abbiano superato la quota di spesa relativa al 2000 già al 30 settembre 2002. Al contrario la situazione della Puglia appare problematica, a causa dei ritardi nella fase di avvio delle procedure, dovuti all'utilizzazione di un Sistema Informatico Telematico per la selezione dei progetti di investi-mento nelle aziende agricole. Questo sistema, però, una volta a regime, dovrebbe garantire un più rapido svolgimento della

fase istruttoria, consentendo di recuperare il tempo utilizzato per la sua messa a punto. Nel corso del mese di ottobre 2002, comunque, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha effettuato, con il supporto dell’Inea, una rilevazio-ne presso le singole Ammi-nistrazioni regionali, dalla quale si può desumere, in base alle previsioni di spesa al 31 dicem-bre 2002 fornite dalle singole Regioni, che il disimpegno delle risorse stanziate dovrebbe essere

A che punto siamo?

Tabella 1 - Tabella 1 - Andamento della spesa FEOGA-Orientamento per Regione e

previ-sioni al 31.12.2002 (meuro)

Regione Spese da rendicontare per evitare Spese effettuate Spese previste

il disimpegno automatico al 30 settembre 2002 al 31 dicembre 2002

Totale spesa FEOGA Totale spesa FEOGA Totale spesa FEOGA

pubblica pubblica pubblica

Basilicata 16,13 8,21 33,32 18,47 56,58 32,01 Calabria 49,48 24,74 26,56 12,85 61,74 30,04 Campania 54,63 39,21 47,47 28,33 103,51 68,84 Molise 5,97 2,56 14,89 3,75 22,76 7,24 Puglia 31,53 23,17 8,35 6,26 32,00 23,30 Sardegna 48,94 24,47 11,97 5,99 83,91 41,96 Sicilia 83,46 47,57 34,68 19,66 105,51 51,98 Totale 206,67 169,93 177,25 95,32 466,00 255,36

Fonte: Elaborazioni INEA su dati MiPAF

Grafico 1 - Andamento previsto della spesa FEOGA-Orientamento per Regione

Previsioni al 31.12.2002 Pagamenti al 30.9.2002 quota disimpegno 400,0 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0

(13)

13

numero 16

A che punto siamo?

stato evitato con elevata proba-bilità.

Il lento avvio della fase di ero-gazione è da attribuire anche all’elevato numero di domande ricevute dalle Amministrazioni regionali, che ha reso più lunghi i tempi necessari per il comple-tamento della fase istruttoria (tabella 2).

Al 30 settembre 2002, il numero di domande che hanno superato l’i-struttoria e sono state ritenute ammissibili è molto elevato, rap-presentando il 63% di quelle pre-sentate. Il totale di spesa pubblica che potrebbe essere erogato, se tutte le domande ammissibili venissero finanziate, è pari a circa 2,8 miliardi di euro (56% delle risor-se pubbliche totali relative al

periodo 2000-2006) (tabella 3). Le domande ammesse al finan-ziamento per le quali è stata emanata una delibera di con-cessione, infine, sono 23.700 (tabella 2), per un ammontare totale di investimenti pari a circa 1.700 milioni di euro (tabel-la 3). La spesa pubblica re(tabel-lativa a queste domande supera i 1.200 milioni di euro e rappre-senta il 24% delle risorse pubbli-che programmate nel periodo 2000-2006. Questo dato mostra come potrebbe essere possibile erogare in tempi brevi una per-centuale non trascurabile di risorse pubbliche, colmando in parte il ritardo accumulato nei primi due anni di programma-zione.

Con riferimento alle previsioni al 31.12.2002, è importante rileva-re come la maggior parte delle risorse che dovevano essere ero-gate siano concentrate nelle seguenti misure:

- insediamento dei giovani agri-coltori, che non presenta pro-cedure di erogazione dei paga-menti molto complesse (circa il 22% delle previsioni al 31.12.2002);

- investimenti nelle aziende agri-cole, che costituiscono in realtà “domande di riconferma”, ossia immediatamente rendicontabi-li, riguardando spese già effet-tuate dopo la data di ricevibi-lità del programma, o cantiera-bili (circa il 15% delle previsioni al 31.12.2002);

Tabella 3 - POR obiettivo 1. Importo delle domande ammissibili e di quelle ammesse al

finanziamento al 30 settembre 2002 (.000 euro)

Regione Domande ammissibili Domande ammesse

Costo totale Spesa pubblica Costo totale Spesa pubblica

Basilicata 1.008.129 609.577 162.296 110.697 Calabria 408.310 177.922 264.675 163.120 Campania 438.137 383.520 376.611 322.596 Molise 110.970 91.091 49.986 41.696 Puglia 794.081 793.542 100.284 100.276 Sardegna 150.215 201.302 56.074 53.090 Sicilia 903.235 557.160 723.644 436.945 Totale complessivo 3.813.078 2.814.113 1.733.569 1.228.420

Fonte: Elaborazioni INEA su dati MiPAF

Tabella 2 - POR obiettivo 1. Numero delle domande presentate, ammissibili ed ammesse al

finanziamento al 30 settembre 2002 (n.)

Regione Domande presentate Domande ammissibili Domande ammesse

Basilicata 8.954 8.306 6.151 Calabria 8.178 3.247 3.135 Campania 5.192 4.070 4.030 Molise 1.348 1.003 400 Puglia 3.620 1.847 157 Sardegna 9.055 6.594 2.435 Sicilia 18.094 9.166 7.429 Totale complessivo 54.441 34.233 23.737

(14)

- misure irrigue e infrastrutturali, con progetti già realizzati e con caratteristiche di “coerenza e compatibilità” con la nuova programmazione (circa il 15% delle previsioni al 31.12.2002).

Lo stato di attuazione degli

interventi finanziati dalla

sezione Garanzia del

FEOGA

Nel corso dell'annualità 2002, le Regioni italiane hanno effettuato interventi a valere sui propri Piani di Sviluppo Rurale per un

ammontare superiore a 970 milioni di euro. Questa spesa, sommata a quella relativa ai due precedenti anni di program-mazione, porta il totale degli interventi effettuati a più di 3.400 milioni di euro, che rappresenta-no il 39% dello stanziamento totale relativo all'intero periodo 2000-2006. La ripartizione regio-nale della spesa evidenzia come la percentuale di avanzamento maggiore si registra in Calabria, dove sono stati effettuati inter-venti per quasi il 75% dello stan-ziamento totale. Tale spesa è determinata dal notevole

ammontare di risorse utilizzate nel corso del 2000, destinate soprattutto al pagamento di impegni pregressi relativi al Regolamento 2078/92 (circa 84 milioni di euro sono stati rendi-contati nel corso di quest'anno relativamente a questa sola tipo-logia di spesa). In generale, comunque, tutte le Regioni del-l'obiettivo 1 evidenziano percen-tuali di avanzamento superiori, anche per il fatto che il loro PSR comprende solo le ex misure di accompagnamento e le inden-nità compensative.

A che punto siamo?

14

numero 16

Tabella 4 - PSR. Spesa interventi finanziati dalla sezione garanzia del FEOGA

Regione o Spesa Spesa Spesa Spesa Stanziamento Avanzamento

Provincia pubblica 2002 pubblica 2001 pubblica 2000 pubblica totale 2000-2006

Autonoma meuro % Abruzzo 34,7 43,9 27,9 106,4 292,6 36,4 Basilicata 35,5 42,7 43,5 121,8 244,3 49,8 Calabria 50,9 54,0 122,1 227,0 299,2 75,9 Campania 16,5 37,3 20,3 74,1 201,7 36,7 Emilia Romagna 14,9 114,4 111,7 241,0 852,2 28,3 Friuli 33,2 20,6 12,5 66,4 213 31,2 Lazio 95,7 58,0 57,7 211,4 585,4 36,1 Liguria 41,7 43,8 11,3 96,8 210,7 46,0 Lombardia 31,9 77,9 112,9 222,7 805,4 27,6 Marche 55,0 48,9 54,1 158,0 450,8 35,0 Molise 5,4 5,3 4,4 15,1 45,2 33,3 P.A. Bolzano 40,1 29,8 33,4 103,3 265,9 38,9 P.A. Trento 33,0 27,0 12,3 72,3 210,2 34,4 Piemonte 135,8 119,7 94,5 349,9 868,5 40,3 Puglia 49,0 58,4 83,5 190,9 389,4 49,0 Sardegna 62,0 73,7 102,3 238,1 403,7 59,0 Sicilia 91,7 81,2 119,0 291,8 560,8 52,0 Toscana 22,0 91,4 126,2 239,6 730,4 32,8 Umbria 59,4 49,0 58,7 167,1 402,6 41,5 Val d'Aosta 16,1 24,4 5,6 46,2 119,1 38,8 Veneto 50,3 101,1 50,5 201,8 666,6 30,3 Totale Italia 974,8 1.202,5 1.264,2 3.441,5 8.817,7 39,0

(15)

A che punto siamo?

Tabella 5 - Quota assegnata e spesa FEOGA-Garanzia nel 2002.

Quota Previsioni Nuova Spesa Spesa Totale Capacità Risorse

assegnata al 31.12.02 quota AGEA OPR spesa di spesa residue

FEOGA a b c d e f f/c f-c meuro % meuro PSR Centro-Nord 405,790 478,119 433,476 284,617 133,109 417,726 96,4 15,751 PSR obiettivo 1 224,310 274,780 234,269 234,872 - 234,872 100,3 -0,603 Totale 630,100 752,899 667,745 519,489 133,109 652,598 97,7 - 15,147

Fonte: Elaborazioni INEA su dati MIPAF

Nel corso sia del 2000 che del 2001, agli interventi cofinanziati dalla sezione Garanzia del FEOGA è associato un livello di spesa superiore a quanto asse-gnato sulla base del profilo di Berlino (Decisione CE/426/2000), per cui saranno evitati sia la perdita di risorse relative a que-ste due annualità, sia il taglio delle stesse per il 2002. Il mag-giore ammontare della spesa relativa agli anni 2000 e 2001 è stato possibile grazie al mancato utilizzo da parte di altri Stati membri di parte delle risorse assegnate.

Riguardo all’annualità 2002 (tabella 5), l’Italia ha presentato, nel mese di settembre 2001, una previsione di spesa superiore all’assegnazione prevista. Il sot-toutilizzo di risorse da parte degli altri Stati anche per il 2002 ha consentito di assegnare all’Italia ulteriori 37,6 milioni di euro8che,

sommati ai 630,1 milioni previsti dal profilo di Berlino, hanno por-tato la quota FEOGA a disposi-zione dell’Italia a 667,7 meuro. N e l c o r s o d e l 2 0 0 2 , h a n n o c o m i n c i a t o a o p e r a r e g l i Organismi Pagatori Regionali

( O P R ) , a t t i v a t i i n q u a t t r o Regioni, quali Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto (tabella 5). Le somme spese da questi Organismi devono essere sommate alle erogazioni effet-tuate dall'AGEA, ente erogatore a livello nazionale.

Nel complesso, quindi, la spesa FEOGA supera i 652 milioni di euro; tuttavia, tale ammontare di risorse, benché superiore allo stanziamento iniziale, non con-sente di coprire per intero la nuova quota FEOGA a disposi-zione dell’Italia a seguito della rimodulazione precedentemen-te illustrata.

L e s p e s e e r o g a t e d a g l i O P R risultano pari a 133 milioni di euro, ma per queste non sono disponibili i dati disaggregati a livello delle singole misure. Con riferimento ai soli paga-menti AGEA, quindi, sono stati e r o g a t i c i r c a 9 7 5 m i l i o n i d i spesa pubblica, di cui circa 520 milioni di quota FEOGA. Le per-centuali di spesa più elevate riguardano sempre le misure agroambientali che, conside-rando gli impegni sia nuovi che pregressi, raggiungono una

quota di spesa pubblica pari a quasi il 50% del totale 2002. Allo scopo di analizzare in modo più agevole la distribuzione della spesa pubblica, si procede a una aggregazione delle diver-se misure in categorie omoge-nee (tabella 7).

In quest'ambito, si deve sottoli-neare la forte incidenza delle spese destinate al pagamento di impegni presi nel corso della passata programmazione a cari-co delle misure di accari-compagna- accompagna-mento, incidenza, tuttavia, in progressiva diminuzione, pas-sando dal 90% del primo anno di programmazione a circa il 40% del 2002. Aumentano, inve-ce, le erogazioni relative alle misure del nuovo regime, testi-moniando sostanziali progressi nella loro attuazione.

Particolarmente rilevante è il dato relativo alle misure di “sostegno del territorio rurale", che costituivano le misure con procedure di attuazione meno collaudate; in termini assoluti, la spesa destinata a questi inter-venti nel corso del 2002 è stata pari a più di 70 milioni di euro.

8) Doc. agri 00015/2002.

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Tabella 7 - PSR. Ripartizione della spesa pubblica 2002 per categoria di intervento

Tipologia di misara 2002 2001 2000

euro % % %

Ammodernamento strutture 246.984.981 25,3 20,3 8,3

Formazione 2.268.270 0,2 0,6 0,0

Sostegno del territorio rurale 55.864.475 5,7 3,5 0,5

Ambiente 581.821.463 59,7 68,2 88,6

Zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali 70.368.546 7,2 6,7 1,9

Altro 17.533.686 1,8 0,7 0,7

TOTALE 974.841.420 100,0 100,0 100,0

Totale nuove misure 533.728.689 54,8 42,8 9,6

Totale ex misure di accompagnamento 423.579.045 43,5 56,4 89,8

Fonte: Elaborazioni INEA su dati AGEA

A che punto siamo?

Tabella 6 - PSR. Spesa pubblica complessiva e quota FEOGA-Garanzia 2002 per misura

Misura Spesa pubblica FEOGA Spesa pubblica FEOGA

complessiva complessiva

euro %

A - Investimenti nelle aziende agricole 104.777.707 31.806.836 10,7 6,1

B - Insediamento giovani agricoltori 66.647.739 32.542.672 6,8 6,3

C - Formazione 2.268.270 1.134.135 0,2 0,2

D - Prepensionamento 4.701.366 3.172.729 0,5 0,6

di cui Reg. 2079/92 4.167.986 2.894.075 0,4 0,6

E - Zone svantaggiate (indennità compensativa) 70.368.546 35.477.584 7,2 6,8

F - Misure agroambientali 465.572.008 297.451.135 47,8 57,3

di cui Reg. 2078/92 339.147.991 231.267.025 34,8 44,5

G - Miglioramento trasformaz. e commercializz. 70.326.544 25.690.701 7,2 4,9

H - Imboschimento superfici agricole 82.964.896 53.688.540 8,5 10,3

di cui Reg. 2080/92 80.263.068 52.211.376 8,2 10,1

I - Altre misure forestali 27.886.311 11.097.166 2,9 2,1

J - Miglioramento fondiario 531.625 206.234 0,1 0,0

L - Avviamento servizi sostituz./

assistenza alla gestione agricola 7.224.325 2.621.887 0,7 0,5

M - Commercializ. di prodotti agricoli di qualità 748.467 319.632 0,1 0,1

N - Servizi essenziali per l'econ. e la popolaz. rurale 3.195.114 1.103.461 0,3 0,2 O - Rinnovamento e migl. villaggi e

tutela patrimonio rurale 493.744 208.507 0,1 0,0

P - Diversificazione attività settore agr. ed affini 10.830.463 3.508.905 1,1 0,7

Q - Gestione risorse idriche in agricoltura 8.952.146 2.790.155 0,9 0,5

R - Sviluppo e miglioramento infrastrutture rurali 10.983.862 4.986.015 1,1 1,0 S - Incentivazione attività turistiche ed artigianali 1.215.451 413.267 0,1 0,1 T - Tutela ambiente-agricoltura, silvicoltura,

benessere animali 5.398.249 2.024.617 0,6 0,4

U - Ricostruzione potenziale agricolo per

disastri naturali 8.470.902 2.892.578 0,9 0,6

V - Ingegneria finanziaria 3.750.000 1.125.000 0,4 0,2

Valutazione 3.036 3.036 0,0 0,0

Misure in corso 15.839.945 4.752.915 1,6 0,9

Recuperi -155.465 -155.465 0,0 0,0

Vecchio regime precedente al 1992 1.846.170 626.894 0,2 0,1

Totale 974.841.420 519.489.135 100,0 100,0

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I programmi comunitari di azione

in materia di ambiente

di Laura Viganò – INEA

Nel 1973, a seguito della prima Conferenza sul-l’ambiente delle Nazioni Unite (Stoccolma, 1972) e della Conferenza dei Capi di Stato della CEE (1972), tenutasi a Parigi, l’allora Comunità Europea istituiva il primo programma comunitario di azione in materia di ambiente, consapevole della necessità di dare avvio a iniziative e inter-venti che andassero oltre le competenze dei singo-li Stati membri, per contribuire a risolvere su scala europea e mondiale il problema dell’inquinamen-to di aria, acqua e suolo, già particolarmente grave negli anni ‘50-’60. Da allora si sono succedu-ti altri cinque programmi, di cui l’ulsuccedu-timo, il sesto, è stato istituito nel luglio 20029.

Nello specifico, un programma di azione in mate-ria di ambiente si configura come uno strumento di pianificazione pluriennale, nel quale vengono fissati i principi ispiratori e gli obiettivi della politi-ca ambientale comunitaria, i settori di intervento e la strategia, e quindi gli strumenti e le azioni, da attuare nel perseguire tali obiettivi.

L’attuazione dei programmi d’azione, inoltre, pog-gia sull’utilizzazione di strumenti finanziari non solo specifici per l’ambiente, come il LIFE, ma riguar-danti anche particolari settori di attività economi-ca e sociale, come il FEOGA (agricoltura, silvicol-tura e sviluppo rurale), lo SFOP (pesca), il FSE (istru-zione e mercato del lavoro), e aree, come il FESR (sviluppo delle zone relativamente più arretrate o

in riconversione sociale ed economica) e il Fondo di Coesione (ambiente e infrastrutture di trasporto negli Stati membri con un PIL pro capite inferiore al 90 % della media comunitaria), sugli stanzia-menti per la ricerca e sui finanziastanzia-menti della BEI. I risultati conseguiti con l’attuazione dei primi cin-que programmi di azione si contraddistinguono per un diverso livello di efficacia, che appare par-ticolarmente ridotto con riguardo ai primi tre. Tra le cause che hanno concorso a determinare la loro scarsa incisività nella soluzione dei problemi ambientali, vi è la mancata previsione, nell’ambi-to del trattanell’ambi-to istitutivo delle Comunità Europee, di una specifica politica comunitaria a favore del-l’ambiente, che non legittimava la CEE a disporre particolari misure e a utilizzare una vasta gamma di strumenti a favore della conservazione e della tutela dell’ambiente. L’azione della Comunità in materia ambientale, infatti, trova il suo fondamen-to giuridico solo con l’entrata in vigore dell’Atfondamen-to Unico Europeo, nel 1987, che, all’art. 130R, ne defi-nisce gli obiettivi e i principi di base e dispone l’in-tegrazione delle esigenze connesse con la salva-guardia dell’ambiente in tutte le altre politiche comunitarie. E’ con il Trattato di Maastricht del 1992, però, che l’ambiente diventa oggetto di una specifica politica comunitaria, analogamente alla coesione, all’agricoltura, ai trasporti, ecc..

Dal punto di vista della durata del periodo di vigenza e dei diversi elementi che caratterizzano ciascun programma di azione, si ravvisa una profonda evoluzione.

Riguardo al periodo di vigenza, si evidenzia come si passi dai quattro anni relativi al primo

program-17

numero 16

Dall’Unione Europea

Prospetto 1 - Principi base della politica ambientale comunitaria

Principi specifici della politica ambientale - Precauzione;

- prevenzione; - correzione alla fonte; - inquinatore pagatore;

- miglioramento del background scientifico sui problemi ambientali;

- divieto di utilizzazione delle risorse in caso di danno significativo alle stesse; - considerazione degli interessi dei PVS nello sviluppo di politiche ambientali; - promozione a livello internazionale di politiche di protezione dell’ambiente; - accrescimento dei livelli di educazione ambientale di ciascun cittadino dell’UE. Principi comuni a tutte le politiche dell’UE

- Sussidiarietà;

- coordinamento dei programmi nazionali e armonizzazione delle politiche di ciascun Stato membro.

1 Decisione N. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002 che istituisce il sesto programma comunita-rio di azione in materia di ambiente (GUCE L 242/1 del 10.9.2002).

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numero 16

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ma di azione ai dieci del sesto, da attuare nel periodo 2001-2010. Le ragioni che hanno determi-nato l’allungamento del periodo di programma-zione vanno ricercate nella lunghezza dei tempi necessari perché il programma venga approvato ed entri in vigore, che riduce il periodo effettivo di attuazione, e, successivamente, perché le politi-che possano esplicare i propri effetti, in questo caso sull’ambiente, e gli stessi possano essere valutati in termini di efficacia.

Dal punto di vista delle caratteristiche dei pro-grammi di azione, invece, il primo (1973-1976) individua chiaramente i principi base della nascente politica ambientale comunitaria, molti dei quali troveranno una effettiva e adeguata applicazione solo con l’attuazione dei programmi successivi (Prospetto 1).

Il secondo programma di azione (1977-1981) costi-tuisce un’estensione e un aggiornamento del primo; in entrambi, soprattutto il principio ‘chi inquina paga’ trova una vera e diffusa applicazio-ne. Tali programmi, infatti, adottano un approccio volto a porre rimedio ai danni ambientali piuttosto che a prevenirli.

E’ con il terzo programma (1982-1986) che viene posta una maggiore attenzione sul principio di prevenzione, diretto a evitare che la realizzazione di interventi di sviluppo sociale ed economico determini il sorgere di problemi ambientali. La

valutazione di impatto ambientale, introdotta con la Direttiva 85/337/CEE, costituisce lo strumento operativo di elezione nell’applicazione di tale prin-cipio e, al contempo, nel favorire l’integrazione dell’obiettivo di preservazione dell’ambiente in diverse politiche settoriali comunitarie, rafforzan-done il carattere orizzontale. E’ in quegli anni, ad esempio, che si dispongono le prime misure dirette a promuovere l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili limitatamente, tuttavia, a ‘zone sensi-bili dal punto di vista ambientale’ (Reg. 797/85). Il quarto programma d’azione (1987-1992) accen-tua la necessità di integrare i requisiti ambientali in tutte le politiche comunitarie, evidenziando il contributo che la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali può apportare alla crescita econo-mica. Con riferimento alla PAC, ciò si traduce nel-l’introduzione, tra le misure di accompagnamento alla riforma MacSharry, di quelle agroambientali, estese a tutto il territorio della CEE e non più limita-te alle zone sensibili dal punto di vista ambienta-le.

Nel complesso, i primi quattro programmi si carat-terizzano per una impostazione settoriale delle misure dirette alla soluzione dei problemi ambien-tali, soprattutto gestione dei rifiuti e inquinamento idrico e atmosferico, e per l’adozione di un approc-cio correttivo dei danni già verificatisi piuttosto che preventivo, facendo leva su strumenti di tipo

Dall’Unione Europea

Prospetto 2 - Quinto programma comunitario di azione in materia di ambiente. Settori di

intervento e problemi ambientali di portata internazionale

Settori prioritari di intervento

1. Gestione sostenibile delle risorse naturali: suolo, acque, aree naturali e litorali; 2. lotta integrata contro l’inquinamento e azione preventiva nei confronti dei rifiuti; 3. riduzione del consumo energetico proveniente da fonti non rinnovabili;

4. migliore gestione della mobilità, grazie allo sviluppo di modi di trasporto efficaci e non inquinanti; 5. elaborazione di un insieme coerente di misure intese a migliorare la qualità dell’ambiente urbano;

6. miglioramento della salute e della sicurezza, specialmente in materia di gestione dei rischi industriali, di sicurez-za nucleare e di protezione dalle radiazioni.

Principali settori di attività economica 1. Industria;

2. settore energetico; 3. trasporti;

4. agricoltura; 5. turismo.

Cooperazione internazionale in tema di: 1. Cambiamento del clima;

2. erosione dello strato di ozono; 3. riduzione della biodiversità; 4. deforestazione.

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numero 16

essenzialmente legislativo, che definiscono norme minime, restrittive e vincolanti, tendenti per lo più a fissare limiti alle emissioni di determinate sostan-ze inquinanti.

Un profondo cambiamento è segnato dal quinto programma di azione (1993-2000), “Verso uno svi-luppo durevole e sostenibile”, istituito all’indomani dell’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, che introduce, tra gli obiettivi dell’Unione europea, quello della promozione di uno sviluppo sostenibi-le. Alla luce dei caratteri della sostenibilità - globa-lità, equità, partecipazione diffusa alle attività di preservazione dell’ambiente, condivisione delle responsabilità - è con questo programma che la politica ambientale raggiunge una effettiva impo-stazione sistemica, individuando, nel rispetto del principio di sussidiarietà, sei settori prioritari di inter-vento, cinque settori di attività economica princi-pali e i problemi ambientali che devono essere trattati a livello internazionale (prospetto 2).

Tale impostazione ha stimolato l’emanazione di direttive orizzontali a diversi settori e comparti, disciplinando numerose attività economiche che possono incidere sull’ambiente.

Anche dal punto di vista degli strumenti, si assiste a un profondo cambiamento, passando da un approccio sostanzialmente coercitivo (basato su controlli e sanzioni) a uno volontario, vista la scar-sa efficacia del primo nel ridurre l’impatto delle attività economiche e sociali sull’ambiente e nel-l’arrestare il degrado delle risorse naturali. Oltre a strumenti di tipo eminentemente legislativo (stan-dard ambientali, accordi internazionali e norme dirette a non ostacolare la creazione e il consoli-damento del mercato unico), quindi, si sviluppa-no:

1. strumenti tecnici, volontari e non (etichettatura ecologica, sistema comunitario di ecogestione e di audit ambientale, sistemi di valutazione dei progetti pubblici e privati per verificarne l’im-patto sull’ambiente)

2. accordi volontari con specifici comparti di pro-duzione;

3. strumenti economici (tasse ambientali e incenti-vi per l’adozione di comportamenti più respon-sabili in termini di salvaguardia dell’ambiente, dirette sia alle imprese che ai consumatori);

4. strumenti orizzontali di sostegno, volti al miglio-ramento dell’informazione - da rendere accessi-bile a tutti - delle statistiche ambientali, dell’as-setto del territorio e della formazione professio-nale e alla promozione della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico.

La decisione di riesame del quinto programma di azione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio2 evidenzia la necessità di sviluppare

“strategie migliori e più coerenti per integrare le esigenze in materia di protezione dell’ambiente in altri settori di intervento, al fine di facilitare l’avan-zamento verso uno sviluppo sostenibile”.

Riguardo alla PAC, tali esigenze sono state recepi-te con Agenda 2000, esplicitamenrecepi-te richiamata in tale decisione, e i successivi regolamenti di rifor-ma. Nell’ambito delle OCM in cui si prevede la concessione di aiuti diretti al reddito, infatti, è stata data la possibilità agli Stati membri di introdurre elementi di eco-condizionalità (cross-compliance), nel senso di subordinare il sostegno al rispetto di requisiti minimi in materia ambientale. Con riferi-mento allo sviluppo rurale, invece, il sostegno comunitario viene subordinato al rispetto di requisi-ti minimi in materia di ambiente, igiene e benesse-re animale, nel caso delle misubenesse-re ‘investimenti nelle aziende agricole’, ‘insediamento giovani agri-coltori’ e ‘miglioramento delle condizioni di trasfor-mazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli’, e delle normali buone pratiche agricole, nel caso delle misure agroambientali e di sostegno agli agricoltori con aziende localizzate in zone svantaggiate e soggette a vincoli ambientali (indennità compensative). Diversamente dal pas-sato, inoltre, le indennità compensative sono previ-ste anche per le zone soggette a vincoli ambienta-li, ovvero le aree interessate dalla presenza di Siti di Interesse comunitario (SIC)3e Zone di Protezione

Speciale (ZPS)4 che costituiscono la Rete Natura

2000, e, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, solo le misure agroambientali sono abbligatorie. In generale, inoltre, la decisione di riesame richie-de lo sviluppo di un sistema di indicatori, omoge-neo a livello europeo, sulle pressioni e sugli effetti sull’ambiente, inclusa la biodiversità, dell’impiego di fertilizzanti e pesticidi, e sulla qualità e utilizza-zione dell’acqua e del suolo.

Dall’Unione Europea

2 Decisione N. 2179/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 settembre 1998 relativa al riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile "Per uno sviluppo durevole e sostenibile" (GUCE L 275 del 10.1098).

3 Dir. 92/43/CEE per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche. 4 Dir. 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici.

Figura

Tabella 1 - L'avvio dell'Iniziativa LEADER+ a livello regionale. Situazione al dicembre 2002
Tabella 2 - Programmazione del LEADER+ nell'Unione
Tabella 3 - Confronti LEADER+ e LEADER II nei Paesi dell'Unione
Tabella 6 - Tipologia di investimenti più frequente in 14 CdP del LEADER+
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