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Le fiere locali come strumento di marketing territoriale: il caso dell'Antica Fiera del Soco

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(1)

Corso di Laurea Magistrale (ordinamento

ex D.M. 270/2004)

in Economia e Gestione delle Arti e delle

Attività Culturali (classe LM-76)

Tesi di Laurea

Le fiere locali come strumento

di marketing territoriale: il caso

dell'Antica Fiera del Soco

Relatore

Prof. Bruno Bernardi

Laureanda

Sara Chimento

Matricola 842389

Anno Accademico

2015 / 2016

(2)
(3)

Come promesso,

dedicata a te Papà.

(4)
(5)

INDICE

INTRODUZIONE

7

CAPITOLO UNO. Il Marketing Territoriale

9

1.1 Il territorio come oggetto di indagine

9

1.2 Il Marketing Territoriale: obiettivi e funzioni

14

1.3 Pianificazione strategica per lo sviluppo economico territoriale

18

1.4 Promozione e comunicazione del territorio

22

1.4.1 Gli eventi come strumento di marketing territoriale

23

CAPITOLO DUE. L’Antica Fiera del Soco: tradizione e innovazione

27

2.1 L’evoluzione storica delle fiere: il caso Veneto

27

2.1.1 La storia e le origini dell'Antica Fiera del Soco

30

2.2 La Fiera del Soco oggi

36

2.2.1 La gestione e le aree

37

2.3 Progetti per lo sviluppo del territorio

42

2.3.1 Il progetto “Colli da Scoprire”

42

2.3.2 Collaborazioni con le aziende del territorio

46

CAPITOLO TRE. L’Antica Fiera del Soco: analisi sulla composizione dei

partecipanti

51

3.1 L’ideazione dell’indagine di mercato

51

3.1.1 Oggetto e obiettivi della ricerca

52

3.1.2 Studio della composizione dei partecipanti

54

3.2 Il Mercato all'aperto

59

3.2.1 Analisi merceologica

59

(6)

3.3 La Mostra Espositiva

71

3.3.1 Analisi merceologica

72

3.3.2 Analisi della provenienza

76

CONCLUSIONI

79

INDICE DELLE FIGURE

85

INDICE DEI GRAFICI

85

APPENDICE A -

Protocollo d’intesa progetto “Colli da Scoprire”

87

APPENDICE B -

Elenco sostenitori progetto “Colli da Scoprire”

89

APPENDICE C -

Anagrafica Mercato all’aperto

90

APPENDICE D -

Anagrafica Mostra espositiva

151

APPENDICE E -

Tabella di sintesi Mercato all’aperto

166

APPENDICE F -

Tabella di sintesi Mostra espositiva

168

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

170

(7)

7

INTRODUZIONE

Negli ultimi anni all'interno delle amministrazioni territoriali gli eventi hanno

assunto

un ruolo particolarmente rilevante come strumento per rafforzare

l'immagine percepita del luogo e favorirne il suo sviluppo economico e sociale.

Fiere, mercati e sagre popolari vivono e crescono rigogliose in ogni angolo d'Italia,

animando per qualche giorno città affollate o piccoli borghi, con intrattenimenti

per lo più culturali ed enogastronomici. Feste e manifestazioni tradizionali,

soprattutto nei piccoli Comuni, diventano così l'occasione per promuovere e

valorizzare il proprio territorio e instaurare relazioni e sinergie con altre realtà

locali.

Da queste considerazioni è nata l'idea di analizzare un evento che nel comune in cui

risiedo, Grisignano di Zocco, rappresenta un grande motivo di orgoglio per i suoi

cittadini e un appuntamento imperdibile per numerosi visitatori provenienti da

diversi comuni limitrofi: l'Antica Fiera del Soco. La Fiera, tradizionalmente nata

come festa commemorativa di un evento religioso, ha ottenuto nel corso degli anni

successo e fama, tanto da renderla una delle più grandi fiere del Veneto. In

particolare le ultime edizioni sono state l'occasione per intraprendere progetti

economici, sociali e culturali con comuni limitrofi e aziende del territorio.

Attraverso lo studio di questi progetti e l'analisi delle partecipazioni degli espositori

che vi aderiscono, sarà valutata la validità della Fiera del Soco come strumento

accreditato di marketing territoriale.

Il primo capitolo rappresenta una premessa teorica in cui sarà proposto il nuovo

concetto di territorio, inteso come area dinamica caratterizzata da una propria

identità e vocazione, dove confluiscono personalità diverse con specifici interessi

ed esigenze. Esso è analizzato e conseguentemente amministrato con le stesse

norme con cui si gestisce un'impresa. Il marketing territoriale consiste infatti

nell'insieme delle attività e delle azioni rivolte allo sviluppo dell'offerta e al

potenziamento dell'attrattività del luogo, secondo una pianificazione strategica il

(8)

8

più possibile comune e condivisa dai soggetti rilevanti del territorio. Saranno

descritti gli obiettivi e le funzioni principali del marketing territoriale, con un

approfondimento sulla strategia event-based, in altre parole l'utilizzo degli eventi

come promotori dello sviluppo sociale ed economico di un Comune.

Nel secondo capitolo sarà presentata l'Antica Fiera del Soco, la sua storia e la

configurazione odierna, con un'attenzione particolare al recente progetto "Colli da

Scoprire", alle collaborazioni con le aziende del territorio e alle altre iniziative

sostenute dall'ente fieristico.

Il terzo e ultimo capitolo descrive dettagliatamente la ricerca empirica che ho

condotto in questi mesi. Grazie al periodo di tirocinio e a successive collaborazioni

con l'ente fieristico, ho potuto raccogliere i dati relativi agli espositori presenti in

Fiera dall'anno 2005 all'anno 2015, e in base a questi elaborare una serie di tabelle

che evidenziassero i settori merceologici maggiormente coinvolti e la provenienza

dei vari partecipanti. Queste informazioni, esaminate attraverso l'uso di grafici

puntuali, sono state il mezzo necessario per valutare oggettivamente il contributo

dell'Antica Fiera del Soco alla promozione territoriale del comune di Grisignano.

(9)

9

CAPITOLO UNO

Il Marketing Territoriale

1.1 Il territorio come oggetto di indagine

La letteratura in materia ha promosso negli ultimi anni una nuova concezione di

territorio. Esso non è più considerato esclusivamente come spazio geografico

contenente soggetti, ma è diventato l’oggetto di studio principale all’interno delle

politiche amministrative locali, assumendo al tempo stesso un ruolo fondamentale

nei processi di sviluppo economico e sociale dei comuni. Nei sistemi economici

moderni l'area territoriale si configura come uno spazio di attrazione, con un

proprio complesso sistema di domanda e di offerta. La conoscenza approfondita

del proprio territorio e la sua gestione strategicamente pianificata rappresentano la

mossa vincente per valorizzare e incentivare la vita sociale ed economica delle

realtà locali.

Molti autori sostengono che il territorio può essere analizzato con i metodi e le

modalità con cui comunemente viene esaminata l’attività di un’impresa: esso

infatti deve interfacciarsi con una serie di stakeholder con specifici interessi e

bisogni, è un’entità con propri prodotti da vendere su molteplici mercati, possiede

clienti interessati alla fruizione di beni, servizi e infrastrutture, persegue obiettivi di

customer satisfaction e di attrattività di potenziali nuovi consumatori.

Oggigiorno, inoltre, le aree territoriali sono più che mai in competizione fra loro, a

causa della recente massiccia globalizzazione: le distanze geografiche e i tempi si

accorciano, molte imprese di produzione sentono l'esigenza di rilocalizzarsi

all'interno del tessuto territoriale, cresce la mobilità degli individui e di

conseguenza delle risorse finanziarie. In questo scenario il territorio per

sopravvivere deve accrescere la propria capacità attrattiva, calamitando su di sé

quegli individui e quelle realtà produttive che potenzino il suo valore.

(10)

10

Secondo la New Growth Theory (Stimson, Stough e Nijkamp

1

, 2011) l'obiettivo

fondamentale è produrre differenziazione in luogo dell'omologazione: originalità,

tipicità e qualità dei prodotti a vantaggio del rafforzamento dell'identità locale e

della crescita dei vantaggi competitivi del territorio. In questo contesto, assume un

ruolo decisivo il marketing territoriale, nella sua doppia funzione di attrarre

investimenti o turisti dall’esterno e di promuovere il territorio nei confronti delle

imprese e dei cittadini che vi risiedono in modo da aumentare la coesione interna

2

.

Gli enti territoriali devono quindi saper allargare le proprie modalità di gestione con

una prospettiva imprenditoriale, perché non è più sufficiente amministrare il

territorio fornendo servizi alla cittadinanza, ma è fondamentale porsi come

propulsori dello sviluppo economico e sociale. Il focus dei governi locali dovrà

spostarsi dall'amministrazione del presente alla pianificazione del futuro, al fine di

definire le condizioni idonee ad attrarre quelle categorie di attori, funzionali al

modello di crescita prescelto, necessariamente coordinati in un'ottica di network

3

.

L'applicazione del marketing a livello territoriale, per quanto interessante ed

efficace nel suo impiego, presenta alcune insidie concettuali. Il territorio si presenta

come una 'meta-organizzazione'

4

: il comportamento di un territorio è di difficile

interpretazione, a differenza di un’organizzazione classica, perché i soggetti che

operano al suo interno non agiscono in modo unitario ma ognuno guidato da scopi

personali. L'eterogeneità del sistema territoriale si riflette negativamente anche sul

piano della gestione strategica. A causa delle differenti esigenze degli attori che lo

compongono, risulterà particolarmente complicato applicare la metodologia di

base del marketing, ovvero l'orientamento dell'offerta alla soddisfazione della

domanda. In un territorio coesistono tipologie di domanda molto diverse fra loro,

non è quindi possibile costruire semplicemente l'offerta territoriale attorno alle

1

E. BATTAGLINI, Senso, legami, valori dello sviluppo territoriale sostenibile, una sfida tecnica e

metodologica, Economia e Società 1/2012, Franco Angeli, Milano, 2012, p.127

2

E. CICIOTTI, P.RIZZI, Politiche per lo sviluppo territoriale: teorie, strumenti, valutazione, Carocci,

Roma, 2005, p. 258

3

R. CERCOLA, F. IZZO, E. BONETTI, Eventi e strategie di marketing territoriale. I network, gli attori e

le dinamiche relazionali, Franco Angeli, Milano, 2010, p.17

4

M. G. CAROLI (a cura di), Il marketing territoriale: idee ed esperienze nelle regioni italiane, Franco

(11)

11

richieste più o meno esplicite di un determinato gruppo di utilizzatori di tale

offerta; essa, piuttosto, sarà valorizzata nelle sue caratteristiche tangibili e

intangibili, utili per massimizzare il valore potenzialmente offerto alla generalità dei

suoi utenti ed eventualmente in modo particolare ad alcuni fra questi

5

.

Il territorio per essere competitivo deve essere in grado di creare, attrarre e

mantenere entro i propri confini i fattori rilevanti per il suo sviluppo sostenibile, e

in seguito garantire a tali fattori un contesto favorevole per alimentare il loro

potenziale positivo sul territorio stesso. In quest'ottica la competizione diventa la

leva necessaria per innescare un circolo virtuoso capace di rafforzare la situazione

economica e sociale interna: predisponendo le condizioni migliori per quei soggetti

che con la loro presenza favoriscono l'evoluzione territoriale, parallelamente i

soggetti operanti ne arricchiscono il patrimonio di risorse creando valore e

aumentando la capacità attrattiva del territorio stesso. La base di questo processo

è rappresentata dal corretto e mirato utilizzo delle risorse materiali, generate dai

soggetti attivi o dotazione intrinseca del territorio, e immateriali, fortemente

specifiche e difficilmente imitabili dato che derivano da percorsi evolutivi propri

dell'area geografica. L'insieme delle risorse rappresenta al tempo stesso sia il

patrimonio, che il sistema territoriale mette a disposizione dei suoi utenti sia,

seguendo la logica dell'impresa, le opportunità che esso ha a sua disposizione per

rafforzare l'offerta all'interno del ‘mercato’.

La competizione tra territori non è necessariamente negativa: il potenziale di

un’area geografica viene arrestato solo nel caso in cui un territorio attrae fattori di

sviluppo sostenibile relativamente scarsi, generando di conseguenza la non

disponibilità di tali fattori per altri territori. Nel caso in cui, invece, un sistema

territoriale è connesso a livello economico o sociale con altre zone, è possibile che

si sviluppino esternalità positive. Sempre più spesso le amministrazioni sono

favorevoli a creare reti di cooperazione con i territori limitrofi, così da sfruttare al

meglio opportune sinergie, in una logica di governance multilivello e multiattore.

5

M. G. CAROLI, Il marketing territoriale. Strategie per la competitività sostenibile del territorio,

(12)

12

Negli ultimi anni questa tendenza si verifica maggiormente tra Comuni di piccole

dimensioni, come conseguenza della Legge 135/2012, che introduce

l’obbligatorietà della gestione associata da parte dei Comuni al di sotto dei 5.000

abitanti. Attraverso le collaborazioni è possibile rafforzare il potere negoziale dei

vari territori verso le autorità di governo nazionale, in modo da raggiungere le

condizioni più idonee per la realizzazione di progetti territoriali comuni, o acquisire

risorse distintive attraverso cui rendere più competitiva una determinata offerta.

Sono inoltre strumenti ottimali per potenziare o incrementare l'attrattività e la

visibilità dei singoli territori, e migliorare l’immagine percepita sia all'interno che

all'esterno. Esempi di accordi di partnership sono i consorzi di Comuni e/o

province, le unioni tra Comuni, i patti d'intesa tra territori e accordi vari definiti

come ‘strumenti di programmazione’

6

. Questo approccio richiede strumenti

amministrativi e stili di governo adeguati, in grado di far dialogare attori pubblici e

privati con l’obiettivo di definire un progetto locale di sviluppo condiviso che vede

nel Comune l’attore politico capace di coordinare il progetto e di garantirne la

fattibilità

7

. In questo caso la dimensione di un’area territoriale è un fattore

determinate: i piccoli comuni rivelano una gestione amministrativa meno formale e

più flessibile, caratterizzata da un confronto diretto con le problematiche dei

cittadini, che permette di dare risposte concrete in tempi più brevi rispetto alle

amministrazioni di grandi dimensioni, che spesso ostacolano i progetti per

eccessive forme di burocratizzazione e spreco di risorse. Al contempo però i piccoli

Comuni patiscono una minore dotazione di risorse umane e finanziarie, una minore

specializzazione del personale, un minor potere di mercato verso i fornitori, minore

capacità d'intervento, tutti fattori che si traducono in una minore dotazione di

servizi alla cittadinanza rispetto ai Comuni di maggiori dimensioni

8

. Proprio per

6

L. BAIARDI, M. MORENA, O. TRONCONI (a cura di), Marketing Territoriale. Strategie per la

riqualificazione, la valorizzazione e la promozione del territorio: esperienze e tendenze in atto, Il Sole

24 ore S.p.a., Milano, 2009, p.24

7

P. MESSINA, Il ruolo dei piccoli comuni nelle politiche per lo sviluppo locale, Economia e Società

Regionale 104 (4), Franco Angeli, Milano, 2008, p.98

8

P. MESSINA, L’associazionismo intercomunale come forma di governo delle reti e strumento di

(13)

13

questo è di fondamentale importanza ‘creare rete’ e cercare di conseguire risultati

che siano superiori alla somma delle parti, cioè produrre un effetto sistema

9

.

A fronte di queste tendenze e delle nuove sfide che un territorio è chiamato a

rispondere, le amministrazioni pubbliche devono essere in grado di analizzare i

fattori e le potenzialità interne del proprio comune e svilupparle in esternalità

positive, capaci di attrarre persone e investimenti e parallelamente fungere da

vetrina per altre realtà locali, favorendo in questo modo anche sinergie e

collaborazioni vantaggiose con i territori limitrofi.

(14)

14

1.2 Il Marketing Territoriale: obiettivi e funzioni

Sul piano teorico numerosi studiosi hanno cercato di definire il marketing

territoriale fornendo una serie di proposte e punti di vista interessanti.

In questa sede il marketing territoriale sarà considerato come strumento per la

creazione di valore effettivo o percepito di un bene, un servizio, una città o di un

territorio, attraverso l’utilizzo di una strategia di valorizzazione delle potenzialità

locali in grado di inserirsi su appropriati flussi di domanda.

"Il marketing territoriale deve intendersi come un insieme di tecniche e

strumenti utilizzabili nell'ambito della formulazione di politiche territoriali e della

pianificazione urbana e territoriale, orientato alla definizione, al trattamento e al

controllo dell'offerta e della domanda ai fini di ‘consumo’ di beni e servizi di valore

storico, culturale, monumentale, ambientale ed economico in funzione della qualità

globale e della ricerca del benessere collettivo in un'ottica di sviluppo sostenibile"

10

.

Tra gli studi in Italia, la maggior parte degli autori sono concordi con lo schema

‘kotleriano’. Secondo Kotler

11

(1993) il marketing territoriale è un processo che si

articola in quattro fasi: inizialmente si individuano le caratteristiche e i servizi

offerti dal territorio; si prosegue quindi l’azione incrementando l’utilizzo di tali

servizi, attraverso la predisposizione d'incentivi a vantaggio di clienti attuali o

potenziali e si ricercano le modalità più idonee alla loro distribuzione; infine, è

dovere del marketing territoriale, promuovere l’immagine dell’area affinché la

domanda ne percepisca il valore intrinseco.

Si tratta di attivare una serie di azioni volte da un lato a soddisfare le esigenze dei

soggetti interni, dall'altro dominate dall’imperativo di richiamare dall'esterno

possibili segmenti di clienti, come imprese, investitori e turisti. In quest’ottica ci si

10

L. BAIARDI, M. MORENA, O. TRONCONI (a cura di), Marketing Territoriale..,op. cit., p. 9

11

Citato in G. COZZI, Marketing territoriale o Marketing delle analogie? Alcune riflessioni da un

(15)

15

riferisce al marketing come un mix specifico di attività relazionate alla domanda dei

clienti-obiettivo, aventi come scopo la massimizzazione del funzionamento sociale

ed economico dell’area considerata.

Negli ultimi anni, infatti, numerosi enti territoriali si stanno spingendo verso

l’applicazione di principi di marketing per la valorizzazione del territorio proprio a

causa del declino di aree storicamente di grande importanza che non sono più in

grado di calamitare su di sé risorse e soggetti rilevanti per lo sviluppo economico e

sociale, per la carenza di sinergie economiche tra istituzioni e imprese e soprattutto

per la mancanza di un sistema di programmazione territoriale in grado di

concentrare idee e risorse in un piano di sviluppo logico e con un'ottica di lungo

periodo

12

.

Il marketing territoriale, dunque, si presenta come un valido strumento di

pianificazione urbana, sociale, economica, culturale di un’area geografica. Esso

rappresenta l’insieme delle attività in grado di attrarre nell’area nuovi soggetti,

mantenere e incentivare i soggetti rilevanti già esistenti, e promuovere

un’immagine positiva del luogo. Queste attività devono essere gestite con una

logica processuale, per questo si ricorre alla pianificazione strategica del territorio,

lo schema metodologico per progettare, implementare e valutare le politiche di

sviluppo locale.

Uno degli obiettivi del marketing territoriale è la massimizzazione del valore creato

per la domanda

13

. La domanda relativa a un'area geografica è l'insieme di quei

soggetti portatori delle risorse rilevanti allo sviluppo sostenibile del territorio, come

le imprese, gli investitori, le persone. La difficoltà principale sta nell'eterogeneità

delle aspettative delle varie componenti del mercato: se nel caso di un'impresa

questa eterogeneità viene affrontata attraverso la focalizzazione della propria

offerta verso un target definito, ossia orientando l’azione solo su determinati

segmenti a vantaggio di un tipo di consumatore, in termini territoriali il discorso si

12

S. ZUCCHETTI, Il marketing territoriale: una leva per lo sviluppo?, Liuc Papers n. 214, Marzo 2008,

p.5

(16)

16

complica. Il marketing territoriale si configura come politica di domanda, in quanto

il soggetto pubblico intende orientare la sua policy all’esterno per soddisfare

specifici bisogni piuttosto che stabilire regole d'interazione generali

14

. È necessario

tener presente le diverse esigenze dei componenti interni ed esterni: non è infatti

possibile orientare l'offerta territoriale in maniera prevalente verso determinate

tipologie di soggetti, trascurando completamente le altre. La scelta del ‘cliente’ è

particolarmente significativa perché intorno ad esso vanno ritagliati gli interventi

che concretamente alterano l’organizzazione territoriale

15

.

Un secondo obiettivo strategico del marketing territoriale è lo sviluppo del capitale

relazionale. Come già ricordato, essendo il territorio una 'meta-organizzazione', ci si

riferisce al rafforzamento del capitale relazionale dei soggetti che lo compongono.

Sviluppare questo tipo di risorsa è determinante per potenziare l'attrattività del

territorio e per predisporre una serie di 'condizioni di contesto' che spingano gli

attori locali a rafforzare la coesione interna, come pure sviluppare cooperazioni e

alleanze strategiche vantaggiose con altre aree geografiche.

Il marketing territoriale deve essere concepito come uno strumento in grado di:

 individuare la domanda target potenzialmente rilevante e sfruttare i punti

di forza di un territorio, superando le criticità e i possibili svantaggi;

 progettare iniziative volte al potenziamento dell'attrattività del territorio;

 raggruppare in una vision collettiva gli interessi e le esigenze dei soggetti

territoriali rilevanti, in modo da creare un piano strategico comune che

coordini le attività e le azioni per lo sviluppo locale;

 sviluppare relazioni e collaborazioni con le imprese, gli enti locali e i soggetti

esterni per creare reti di cooperazione;

 rafforzare l'immagine percepita del territorio e delle sue componenti più

significative alla domanda potenziale.

14

M. PARADISO, Marketing e territorio: problematiche di competitività e coesione nei processi di

territorializzazione, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1999, p.69

(17)

17

Il marketing cerca di offrire una visione integrata dei diversi elementi da cui

dipende il livello di attrattività complessiva dell'offerta territoriale e ottimizza gli

interventi in specifici ambiti della stessa a vantaggio di tutto il sistema territoriale.

(18)

18

1.3 Pianificazione strategica per lo sviluppo economico territoriale

Il territorio possiede caratteristiche tipiche e reti di relazioni proprie, che lo

rendono un prodotto unico e difficilmente riproducibile, qualificato da una

specifica identità/vocazione.

“Compito della pianificazione è definire tale vocazione ed impostare le

necessarie azioni per preservare, valorizzare, promuovere, sviluppare tale

identità”

16

. (Li Pomi G.)

Il Piano Strategico è il processo utilizzato dalle amministrazioni locali per

promuovere opportunità di sviluppo territoriale, realizzato mettendo in relazione

soggetti sociali con interessi e obiettivi differenti, in modo da raccogliere le idee e i

bisogni della collettività e trasformarli in progetti strategici realizzabili. Esso viene

per questo considerato come un processo di costruzione bottom-up, di raccolta

delle istanze dal basso e caratterizzato da una prospettiva di medio e lungo

periodo

17

.

Per delineare un piano strategico ottimale, la letteratura in materia propone un

percorso preciso e rigoroso, che segue una serie di fasi comuni alle maggiori

strategie di marketing. Inizialmente prevede un'analisi generale del territorio per

conoscere le potenzialità e le criticità del proprio prodotto, servendosi degli usuali

strumenti di valutazione, come l'analisi di benchmark e l'analisi SWOT. Una volta

elaborate le informazioni ottenute da queste analisi, l'amministrazione può passare

alla fase di pianificazione, predisponendo le azioni per lo sviluppo e la promozione

del territorio, attraverso la definizione della strategia d'intervento.

La strategia dello sviluppo locale è composta da

18

:

 vision, ovvero la proiezione futura delle idee e delle aspirazioni degli

stakeholder promotori del piano;

16

Citato in G. TRUPIANO, R. CAPUANO, Corso di politiche urbane e territoriali, Elementi di marketing

territoriale, 2013, p. 36

17

S. ZUCCHETTI, Il marketing territoriale.., op. cit., p. 8

(19)

19

 obiettivi strategici, cioè l'insieme dei risultati prefissati;

 obiettivi programmatici, che stabiliscono gli standard di performance e di

target per lo sviluppo di ogni obiettivo strategico;

 programmi, ovvero l'insieme delle azioni per ottenere le strategie

individuate;

 progetti, cioè le componenti delle linee d'azione, valutate in termini di

priorità, coerenza e realizzabilità.

Le componenti della strategia sopra esposta non costituiscono uno schema

necessariamente unidirezionale e sequenziale. È possibile definire e implementare

azioni strategiche dopo aver stabilito consensualmente la vision del piano, ma è

altrettanto possibile procedere in senso contrario, partendo dai progetti di

prioritaria necessità per lo sviluppo territoriale e di conseguenza delineare la strada

da percorrere. La strategia di marketing territoriale, come spesso accade anche in

ambito aziendale, difficilmente è programmata totalmente ex ante, ma è

sottoposta a manovre, aggiustamenti e cambi di rotta lungo il suo percorso.

Durante il percorso strategico è opportuno confrontare periodicamente la

situazione attuale del territorio con quella auspicata. La comparazione è finalizzata

a evidenziare e quantificare gli scostamenti della prima rispetto alla seconda, per

elaborare una strategia ideale in modo tale che il territorio evolva nella direzione

della vision definita. La fase di controllo è fondamentale anche al termine del

processo: utilizzando diversi metodi è possibile misurare il livello di prestazione

della strategia adottata e identificare i fattori che hanno maggiormente inciso sui

fenomeni misurati.

La partecipazione di diversi attori locali fin dalle prime operazioni è di

fondamentale importanza perché permette di avere un ponte diretto e continuo

con le esigenze, le idee e le prese di posizione dei vari rappresentanti e consente di

verificare regolarmente la progressione della strategia, centrando costantemente

gli obiettivi del piano. In particolare quando si tratta di pianificazione strategica in

campo pubblico, il coinvolgimento delle diverse personalità è un aspetto

imprescindibile, in quanto essa si basa sulla condivisione democratica delle

(20)

20

decisioni. Secondo Archibugi "la pianificazione strategica dentro un'organizzazione

pubblica, deve, assai più di quella di una organizzazione privata, includere la

conoscenza approfondita degli effetti delle sue decisioni nel contesto in cui opera

[…]"

19

.

La pianificazione strategica così presentata in realtà è puramente un'indicazione

metodologica: difficilmente nella gestione odierna delle amministrazioni pubbliche

si riesce a sviluppare una strategia di azione concepita secondo questo schema. In

Italia, i piani strategici nascono con l'obiettivo principale di costruire scenari di

futuro condivisi, agevolando il dialogo e la ricerca di soluzioni tra soggetti sociali e

istituzionali, favorendo quindi una gestione partecipativa delle dinamiche del

territorio. I territori, che sempre più spesso affrontano repentini cambiamenti e

trasformazioni, devono riuscire a stare al passo con i tempi e saper cogliere le

opportunità che si presentano, attuando politiche e interventi adeguati ed

efficienti. Il piano, dunque, individua gli obiettivi da perseguire, opzioni e progetti

possibili e realizzabili in precisi traguardi temporali

20

. Grazie ad esso, i diversi attori

locali possono crescere e mobilitarsi seguendo una rotta preventivamente

condivisa, sviluppare le proprie specificità produttive e investimenti, utilizzando il

piano anche come strumento per promuovere la propria immagine e attrarre

risorse umane e finanziarie. In questa cornice l'ente pubblico assume il ruolo di

regista: da un lato deve proporre una visione strategica per indirizzare le proprie

azioni verso obiettivi certi, dall'altro deve essere capace di offrire ai cittadini quadri

di sviluppo futuri chiari, in modo da incrementare la consapevolezza di far parte di

un'impresa collettiva. Esplicitare l'idea di città che s'intende perseguire diventa così

lo stimolo per conoscere le potenzialità e i valori del proprio territorio per i soggetti

interni, e al contempo diventa fonte di attrazione primaria per la scelta localizzativa

di risorse ed energie dei soggetti esterni. Questo scenario di coesione e

condivisione dei piani strategici si riscontra maggiormente all'interno dei piccoli

19

Citato in A. MAGNIER, Sociologia e piani strategici territoriali: alcune osservazioni sull’esperienza

italiana, Sociologia urbana e Rurale n°89, Franco Angeli, Milano, 2009, pp.87-88

20

F. GASTALDI, Riflessioni critiche su esperienze e sperimentazioni italiane con l’etichetta di

(21)

21

Comuni, dove l'amministrazione è a contatto diretto con la cittadinanza: in questi

casi i soggetti istituzionali e i soggetti privati responsabilizzati, richiedono sempre

più spesso una partecipazione attiva in accordi formali e informali e in forme di

coordinamento orizzontale, verticale e multilivello sulle questioni dello sviluppo e

delle scelte di governo del territorio

21

.

(22)

22

1.4 Promozione e comunicazione del territorio

Una delle componenti essenziali del marketing territoriale è la promozione del

territorio, che si esplicita anche mediante l'uso di un adeguato pacchetto di

strumenti di comunicazione. Far conoscere, sia all'interno sia all'esterno, i punti di

forza del territorio e i piani elaborati per lo sviluppo economico permette di

rafforzare la fiducia e la percezione positiva nei soggetti insediati e favorisce

l'impulso attrattivo dell'area geografica.

Gli obiettivi di una comunicazione efficiente sono in primo luogo di tipo strategico.

Fornire informazioni sul posizionamento del territorio, per esempio, trasmette la

vocazione del luogo: diffonde presso gli utenti, attuali o potenziali, i fattori

essenziali e i valori che caratterizzano il sistema territoriale. La scelta di

localizzazione di un soggetto, di un'impresa o di un investitore, passa attraverso la

valutazione dei dati e dei vantaggi che un determinato luogo può offrire. Conoscere

il progetto evolutivo che un territorio intende perseguire, consente di scegliere il

luogo d'insediamento sulla base di una condivisione della linea di sviluppo

prestabilita. Un altro aspetto della comunicazione è il rafforzamento del patrimonio

di fiducia beneficiato dal territorio. La fiducia deriva sopratutto dall'immagine che il

territorio gode presso la maggior parte del pubblico rilevante. Godere di una

percezione positiva del territorio significa che esso è ritenuto un ambiente

favorevole per lo svolgimento di determinate attività, grazie alle condizioni

materiali e immateriali presenti al suo interno. Il rafforzamento della coesione degli

attori, mediante il potenziamento del senso di appartenenza delle persone, e la

condivisione di indirizzi comuni è una condizione essenziale affinché l'azione di

marketing possa avere efficacia

22

.

Promuovere il territorio non è un'azione semplice: bisogna saper individuare i

differenti target di riferimento e raggiungerli servendosi di canali di comunicazione

appropriati, ma allo stesso tempo veicolare messaggi uniformi che mostrino in

modo chiaro e diretto l'immagine della città auspicata.

(23)

23

Oltre alle più comuni forme di comunicazione, pubblicità, propaganda, relazioni

pubbliche e direct marketing, nel caso dell'immagine del territorio assume un ruolo

decisivo la promozione di grandi eventi. Il grande evento è un potente

comunicatore delle caratteristiche e delle potenzialità di un luogo. Grazie al forte

impatto emozionale e visivo, diffonde la propria immagine sul luogo che lo ospita e

trasmette, direttamente o per via mediata al massiccio numero di utenti coinvolti,

informazioni sugli elementi distintivi dell'area e della sua offerta territoriale. Il

grande evento, anche se si concentra in un periodo relativamente breve, aumenta

la domanda di una serie di servizi accessori come alberghi, ristoranti, sistemi di

trasporto, spettacoli, intrattenimenti, contribuendo allo sviluppo economico e

relazionale delle figure commerciali e produttive del territorio. D'altro canto,

ospitare una manifestazione di tale portata comporta molto spesso l'esborso di

poderosi capitali economici e significative trasformazioni delle città in cui è

promosso; è pertanto indispensabile coltivare relazioni fruttuose con potenziali

investitori o autorità territoriali superiori per il reperimento di fondi extra locali.

1.4.1 Gli eventi come strumento di marketing territoriale

Negli ultimi anni gli studiosi di marketing territoriale sono sempre più concordi

nell'attribuire agli eventi un ruolo determinante nello sviluppo economico e sociale

di un'area. Gli eventi sono catalizzatori di sviluppo urbano, producono nuova

visibilità ai territori e generano all'interno delle città un clima di fiducia, di orgoglio

e riappropriazione simbolica

23

. Ma non solo: gli eventi possono divenire momenti

essenziali della vita di una città perché possono favorire rapporti di cooperazione e

forme di collaborazioni di vario tipo con altri centri urbani.

Di norma gli eventi nascono dalle tradizioni culturali e dalle caratteristiche della

località, mantenendo pertanto un filo conduttore con la storia e la vocazione del

(24)

24

territorio. Questo elemento è molto importante sia per i residenti, perché rafforza

ulteriormente il legame di appartenenza e l'identità territoriale, ma anche per i

soggetti esterni, che attraverso l'evento scoprono le peculiarità e l'orientamento

strategico del luogo.

L'elemento distintivo di un evento, sia esso artistico, culturale, sportivo, religioso o

di altro tipo, è rappresentato dalla sua unicità. Ciascun evento presenta delle

caratteristiche irripetibili conseguenza di diversi fattori, quali la durata limitata nel

tempo, il legame con il territorio in cui l'evento ha luogo, l'organizzazione, i soggetti

coinvolti, i partecipanti

24

. L'organizzazione di un evento, o di diversi eventi,

permette da un lato di valorizzare le risorse del luogo, dall'altro di qualificare

l'evento stesso come risorsa in grado di differenziare il territorio e renderlo unico

agli occhi del potenziale target.

Una strategia di marketing territoriale fondata sulla realizzazione di un evento,

viene definita strategia event-based, utilizzata soprattutto in termini di marketing

turistico. Mediante l'evento è possibile incrementare gli arrivi e le partenze di

visitatori nuovi o abituali, favorire l'aumento della spesa turistica, sviluppando

settori paralleli ma non strettamente coinvolti come ristoranti, hotel e servizi

pubblici, destagionalizzare la domanda o allungare la stagione turistica, attrarre

nuovi segmenti di mercato.

Il metodo event-based propone due diverse prospettive di pianificazione strategica:

la community-based e la market-driven.

La prospettiva community-based tende a privilegiare la comunità, cercando di

realizzare eventi utili al sostenimento dei cittadini. Si promuoveranno

manifestazioni adatte a sviluppare le competenze sociali, a potenziare il senso di

appartenenza, a irrobustire il tessuto delle imprese già insediate nel territorio, a

conquistare o estendere il consenso politico, a rinvigorire il sostegno dei gruppi

d'interesse, delle organizzazioni politiche e delle associazioni

25

. Un evento può

essere anche l'input per intraprendere azioni di marketing più strettamente

24

R. CERCOLA, F. IZZO, E. BONETTI, Eventi e strategie di marketing territoriale.., op. cit., p.29

25

Ivi, p.57

(25)

25

urbano, che possono migliorare le condizioni di vita dei cittadini residenti,

garantendo fattori ambientali qualitativamente superiori. Le manifestazioni, infatti,

esigono spazi e strutture specifiche, con un conseguente potenziamento dei servizi

e la realizzazione di nuove infrastrutture, o il recupero di aree in degrado. Nel

tentativo di stimolare effetti community-based, il territorio, le sue risorse e le sue

competenze saranno spinte verso l'esterno, in una prospettiva inside-out.

La prospettiva market-driven ha, al contrario, obiettivi di mercato, tende cioè a

prediligere comportamenti competitivi del territorio, con lo scopo di attrarre

dall'esterno risorse e competenze, in un'ottica outside-in. In questo caso, l'evento

fungerà da vetrina del territorio, dove attirare l'attenzione di stakeholder esterni

che intendano investire nell'area per le opere necessarie alla realizzazione della

manifestazione, o che scelgano la città per localizzare le proprie realtà produttive.

Un evento garantisce infatti visibilità agli sponsor, favorendo l'afflusso di risorse

finanziarie che andranno ad affiancarsi ai fondi pubblici messi a disposizione dalle

amministrazioni territoriali.

Una strategia di marketing territoriale event-based rischia di non raggiungere i suoi

scopi laddove concentri le sue azioni soltanto verso una politica di promozione del

luogo o si esaurisca in interventi volti al miglioramento dell'offerta territoriale nel

breve periodo

26

. Questo tipo di strategia deve comunque rientrare all'interno di un

più ampio progetto territoriale di sviluppo dell'immagine e di miglioramento della

qualità della vita. Per massimizzare l'impatto e i risultati nel tempo, le singole

manifestazioni dovranno essere coerenti con le finalità generali perseguite e legarsi

all'immagine del territorio in modo indissolubile, così da divenire negli anni un vero

e proprio simbolo e una componente essenziale dell'offerta cittadina

27

.

26

Ivi, p.62

27

S. FERRARI, Event marketing. I grandi eventi e gli eventi speciali come strumento di marketing,

(26)
(27)

27

CAPITOLO DUE

L’Antica Fiera del Soco: tradizione e innovazione

2.1 L’evoluzione storica delle fiere: il caso Veneto

L’Italia oggigiorno vanta un cospicuo numero di feste e fiere locali disseminate

lungo tutta la penisola. In ogni regione è possibile assaporare la tradizione di un

luogo, i suoi prodotti, le usanze, passeggiando per piccoli borghi o in piazze

chiassose e vivaci. Secondo Malanima nell’Europa di età moderna il numero delle

fiere è tanto maggiore là dove la presenza delle città, con i loro mercati e con le

loro botteghe, è più scarsa

28

.

Dall’antichità ai giorni nostri le fiere sono luogo d’incontro e di scambio

fondamentale nella vita cittadina di un territorio, dove gli operatori economici

hanno la possibilità di esibire e vendere i propri prodotti, ma anche di conoscere

nuovi mercati e Paesi. Ubicate strategicamente in posizioni particolarmente

favorevoli all’affluenza di uomini e di merci, ossia lungo percorsi fluviali o stradali,

le fiere nascono principalmente in coincidenza di feste religiose, dove uomini e

donne avevano la possibilità di incontrarsi, con cadenza periodica. Il termine fiera

non a caso deriva dal termine latino feria usato con il significato appunto di ‘festa’:

questi luoghi di forte attrazione divennero l’occasione migliore per le operazioni

commerciali. Sorte inizialmente come mercati generali di prodotti provenienti da

zone limitrofe e vendute dai contadini delle zone rurali ai signori della città, in

seguito divennero riunioni più importanti e meno frequenti, bandite con privilegi e

di durata notevole.

Le fiere di età medievale hanno rappresentato un elemento dinamico

nell'economia del loro tempo, mantenendo un loro impatto economico per tutta

28

P. LANARO, La pratica dello scambio: sistemi di fiere, mercanti e città in Europa, 1400-1700,

(28)

28

l'età moderna, almeno fino ai primi decenni del XVIII secolo

29

. Tra il IX e l’XI secolo

le fiere assumono la precisa funzione di fornitura di quei beni che le risorse interne

non potevano soddisfare

30

. Durante quest'epoca diventano non solo luogo di

fruttuose contrattazioni commerciali, ma si animano con tornei, spettacoli e giochi

creando un ambiente dinamico e colorito. Queste feste si consolidano negli anni,

divenendo col passare dei secoli appuntamenti imperdibili per gli operatori del

settore e centri d’interesse e svago per numerosi visitatori.

Bisogna ricordare che nei sistemi fieristici italiani a differenza delle grandi fiere

europee, come quella di Lione, dello Champagne, delle Fiandre, di Francoforte, il

commercio avveniva entro i confini nazionali, favorendo gli scambi a livello locale e

più raramente regionali. Secondo Epstein il caso italiano è peculiare a causa della

conformazione geopolitica della penisola. La compresenza di monarchie e

repubbliche, oltre ad organizzare il territorio in modo diverso, ha permesso di

instaurare rapporti socio-economici differenti tra la capitale e le zone periferiche.

In particolare questa situazione si riscontra nella Repubblica Veneta: Venezia è

stata caratterizzata negli anni per la sua forte flessibilità nei confronti delle città

suddite, permettendo da un lato il mantenimento di antiche aree economiche e al

contempo promuovendo inconsciamente nuove reti fieristiche all'interno delle

grandi città. I bacini economici così formati godevano di una propria autonomia

grazie al permesso di una serie di privilegi concessi direttamente dal potere

centrale: i centri più grandi chiedono il diritto di percorrere vie di comunicazione

che escludessero il passaggio dal porto realtino, mentre i centri urbani minori

chiedono di mantenere le proprie antiche fiere e di renderle franche. Proprio la

grande libertà lasciata alle singole città è alla base della proliferazione di fiere nello

Stato per tutta l'età veneta, in alcuni casi ambiguamente istituite o rese franche,

con il tacito consenso o nella debole attenzione degli organi di governo veneziani

31

.

29

Ivi, p. 9

30

Cfr., T. DE ROCCHI STORAI, Le manifestazioni fieristiche in Italia. Indagine geografico – economica

con un’introduzione generale sulle fiere, Istituto di Geografia Economica dell’Università degli Studi di

Firenze, Firenze, 1974, p. 22

(29)

29

Neanche la crisi demografica ed economica della prima metà del Seicento riesce ad

arrestare questa tendenza: sebbene in questi anni la crisi si faccia sentire anche

nelle ricche città venete, nei decenni successivi la forza contrattuale dei mercanti

imprenditori e, al contempo, la volontà dei gruppi al governo, permette di

infondere nuova linfa alla vita economica. Ancora una volta la richiesta è

l'ottenimento di fiere franche laddove non esistevano fiere privilegiate dal punto di

vista fiscale, e ancora una volta Venezia ne concede a larghe mani l'istituzione.

Negli stessi anni nei centri minori proliferano invece i mercati. In particolare l'area

pedemontana, che produce grani e bestiame, trova nelle fiere annuali e nei

mercati, soprattutto nel periodo di settembre-ottobre, l'occasione privilegiata per

scambi con i centri urbani nelle aree di confine. Altri indizi documentari

suggeriscono uno stretto legame tra l'attività industriale e proto industriale diffusa

nelle aree pedemontane e le fiere presenti nelle stesse aree, confermati

dall'esempio vicentino: nel corso del Settecento il territorio di Vicenza presenta

fiere in diverse zone, Lonigo, Malo, Santorso, Thiene, Valdagno, Gazzo, Fara,

Grisignano, Sarcedo, Torri del confine, Schio, Marostica, Arzignano, Breganze e

Barbarano, in molti dei centri industriali tessili e siderurgici più vivaci

32

. Erano fiere

statuarie e non, con o senza titoli, e addirittura di diritto privato, come la Fiera di

Grisignano, oggetto di questa trattazione.

Questa evoluzione comincia ad arrestarsi all’inizio del XVIII: molte delle grandi fiere

scomparvero, altre scesero al rango di manifestazioni locali, con prevalenza

dell’aspetto folcloristico

33

. Con l’avvento della rivoluzione industriale e la

conseguente innovazione nel campo della comunicazione e nei metodi di

lavorazione in serie, diventava inutile e antieconomica la concentrazione di grandi

quantitativi di merci nelle fiere, preferendo una vendita per campione e una

distribuzione capillare dei prodotti. Inoltre la tendenza che si fa sempre più strada è

di favorire il passaggio da fiere mobili con banchi di legno a strutture in muro e

pietra, più adatte a ospitare merci e mercanti facilitandone l'esposizione e gli

32

Cfr., ivi., p. 41

(30)

30

scambi, ma sicuramente meno colorite e vivaci degli eventi in piazza o lungo le vie

delle città.

In ogni caso in molti comuni italiani queste tradizionali manifestazioni non sono

mai crollate del tutto, ma anzi sono sopravvissute mantenendo il sapore di una

volta e allo stesso tempo ricoprendo un ruolo di primaria importanza nella vita

sociale ed economica dei paesi ospitanti.

Un esempio è rappresentato dall’Antica Fiera del Soco di Grisignano di Zocco,

comune della provincia di Vicenza, ai confini con la provincia di Padova. Proprio

grazie a questa posizione favorevole, a metà strada tra le due città, Grisignano è

stata fin dal Cinquecento un fecondo punto di snodo dei traffici e luogo privilegiato

per favorire la nascita di una fiera che con gli anni è divenuta la più grande della

regione Veneto.

Nei prossimi paragrafi sarà presentata l’Antica Fiera del Soco a partire dalle sue

lontane origini, per arrivare ad approfondire la conformazione della manifestazione

odierna e delle numerose iniziative di cui si è fatta protagonista negli ultimi anni.

2.1.1 La storia e le origini dell'Antica Fiera del Soco

“[…]Si sottoscrive in nome dei provveditori alle rason vecchie della

Serenissima Repubblica che già nel 1555 i nobili homini Priuli furono proclamati

legittimi possessori delle giurisdizioni, di poter far la Fiera del Soco in villa di

Grisignano, territorio parte padovan, e parte vicentin”

34

.

Queste le parole che troviamo nel più antico documento ufficiale datato 1763 in cui

viene nominata l’Antica Fiera del Soco.

34

MAGAZINE UFFICIALE ANTICA FIERA DEL SOCO, edizione 2014, p. 16. "Si sottoscrive in nome dei

provveditori delle ragioni vecchie della Serenissima Repubblica, che già nel 1555 i nobili signori della

famiglia Priuli furono chiamati legittimi possessori delle giurisdizioni, di poter fare la Fiera del Soco

nel paese di Grisignano, territorio parte padovano e parte vicentino".

(31)

31

Grisignano è per antica vocazione 'terra di incontri': ubicata circa a metà strada tra i

due capoluoghi di provincia, Vicenza e Padova, è stata fin dal Medioevo, luogo

speciale per incontrare persone, vendere merci, creare contatti, scambiarsi idee e

abbandonarsi agli svaghi e ai divertimenti. Storicamente anche la Fiera di

Grisignano è in origine collegata a un evento religioso. La leggenda narra infatti che

attorno alla metà del 1200 la Madonna apparve sopra a uno “zocco”

35

di legno a

due contadini, dove oggi sorge la chiesetta di Santa Maria del Zocco, e che già a

partire dal 1267 iniziò il ricordo devozionale di questa apparizione

36

. La festa

religiosa fu accompagnata fin da subito dalla presenza di commercianti e artigiani

delle campagne vicine, che sfruttando l’afflusso di persone provenienti dai territori

circostanti in occasione della celebrazione, non persero l’occasione di esibire le

proprie merci a un pubblico così numeroso.

Il centro vitale dell’evento, fu nei primi anni di vita, l’Hostaria del Zocco e la sua

corte, area attrezzata per ospitare i mercanti, dove avvenivano gli affari, gli scambi,

si concordavano i prezzi delle merci e soprattutto del bestiame. Era anche luogo

dov’era possibile rifocillarsi dopo le spese sui banchi o bere una semplice

'ombretta'

37

di vino alla 'frasca', ossia il bancone installato all’esterno lungo la

barchessa dell’edificio

38

. Questa osteria era luogo d’incontro anche durante il resto

dell’anno grazie alla posizione strategica in cui è sorta, sito privilegiato per le soste

e il cambio dei cavalli durante i viaggi mercantili. L’osteria vanta inoltre il passaggio

di personaggi che hanno fatto la storia, da Goethe, che sostò a causa di una ruota

andata in pezzi, a Napoleone che scelse la locanda per un accampamento durante i

suoi celebri saccheggi.

35

“zocco”: ceppo di legno, parte inferiore delle piante legnose, da cui si alza il tronco e da dove si

diramano le radici

36

MAGAZINE UFFICIALE, edizione 2014, op. cit., p. 14

37

"ombretta": tipico bicchiere di vino delle osterie venete

38

A.GOLIN, Il territorio di Grisignano e la Fiera di S. Maria del Zocco, COMUNE DI GRISIGNANO DI

(32)

32

Negli anni, oltre a bancarelle di oggetti artigianali e prodotti gastronomici, la Fiera

di Grisignano divenne un appuntamento imperdibile per il famoso 'Luni del Soco'

39

,

quando si svolgeva la Fiera Franca del Bestiame, che fino agli anni sessanta segnava

uno snodo cruciale nell’anno del mondo contadino veneto. Era questa la giornata

dedicata alla compravendita di numerosi capi di bestiame da allevamento, ma

anche di animali da cortile quali galline, oche, conigli. L’importanza di questo

mercato è sancita dal fatto che il prezzo fissato per i cavalli in questo giorno a

Grisignano valeva per i sei mesi successivi in tutta la regione

40

. Il successo

dell’Antica Fiera del Soco è testimoniato anche da un altro fatto curioso: si legge in

alcuni documenti, che nel 1845 le autorità di Vicenza tentarono di sopprimere la

Fiera del Zocco per rilanciare quella vicentina fortemente in crisi

41

. Nei documenti

si evince in realtà che la proposta sarebbe spostare la Fiera del Zocco a Vicenza,

visto il suo ruolo rilevante all’interno del mercato contadino, e si coglie persino

l’idea di allargare la sua area d’influenza, proponendo di attirare allevatori di

bestiame delle alpi Tirolesi per promuovere l’introduzione delle migliori razze nei

paesi di montagna.

39

"luni del Soco": lunedì del Zocco

40

MAGAZINE UFFICIALE ANTICA FIERA DEL SOCO, edizione 2014, op. cit., p. 14

41

A.GOLIN, Il territorio di Grisignano e la Fiera di S.Maria del Zocco…, op cit., p. 157

Figura 1. La chiusura di un affare tra due allevatori al "Luni del Soco".

(fonte: archivio fotografico storico Antica Fiera del Soco srl)

(33)

33

“Bisognerebbe destare in essi la speranza di un maggior guadagno e di una

vendita più copiosa, qualora discendessero fino a noi, adescandoli ad intraprendere

il viaggio coll’assicurare alle loro mandre tetto, strame e vitto gratuito per tutta la

durata della fiera…”

42

.

Durante questi giorni di festa non mancò di certo lo svago: più la fiera si ingrandiva

e cresceva la sua fama dal punto di vista commerciale e contadino, più calamitava

su di sé spettacoli e artisti di ogni genere. Alla fine del’800 si legge in alcuni

manifesti pubblicitari che durante la Fiera i visitatori potranno divertirsi in “…una

pubblica festa da ballo sopra apposita piattaforma, in prato delle merci”

43

e

rifornirsi presso una quindicina di nuove

osterie

ambulanti

che

facevano

concorrenza a quella di Grisignano. Nel

1906 il capitano francese A.L. Reyx fece

addirittura costruire due padiglioni per

accogliere una 'Attraction Mondiale': in

quello più grande, circa 100 metri quadrati,

si esibivano le 'Otaries, veri leoni Marini

ammaestrati', mentre nel più piccolo c’era

il 'Teatro del Nuovo Cake Walk', una nuova

danza in voga all’epoca soprattutto nei

caffè-concerto americani. Tra il profumo

dei croccanti e il piacevole sfrigolare della

carne sulla griglia, si poteva assistere a

un’altra passione, i circhi. Le migliori

compagnie dell’epoca si contendevano la

Piazza di Grisignano, da il signor Zorzan e i

suoi cavalli ammaestrati, ai fratelli Cristiani che, uniti ad Armando Zamperla,

42

Ibidem

43

Ivi, p.160

Figura 2. Raffaella Carrà in una

esibizione all'Antica Fiera del Soco.

(fonte: archivio fotografico storico

Antica Fiera del Soco srl)

(34)

34

reclutavano gli artisti direttamente dai migliori teatri d’Europa, fra cui l’Empire a

Parigi e l’Olimpia di Londra.

Dalle varie testimonianze raccolte da Antonio Gregolin, in una simpatica iniziativa

negli anni novanta, è piacevole scoprire come questa grande manifestazione sia

impressa nella memoria dei cittadini più anziani del paese.

“…Tuto xe cambià e aeora ghemo deciso de inventarse de portar soto aea

tenda el pugiato (1967). Bastava 700 lire par vardare un incontro de box, in prima

fila, con nomi quai Azevedo, Campbell o Bepi Ros e bisognava star tenti che el tifo

non finisse in baruffa tra quèi che vardava[…] Par non parlare dei cantanti che

ghemo portà: Noschese, Bramieri, Raffaella Carrà, Gianni Morandi, Nada, Iva

Zanicchi e la Bertè…”

44

.

Insomma Grisignano nei primi giorni di settembre diventa ogni anno un grande

bacino dove concludere affari, assaporare buon cibo e godersi numerosi spettacoli

di ogni genere. Forse le parole della signora Elsa Trevisan possono far comprendere

meglio l’atmosfera che si respirava, che non si discosta molto da quello che si può

trovare durante la fiera ai giorni nostri:

“In tuto el paese non se sentiva altro che odori de tripa e supa. I vegneva a

magnare soto ae barache fin daea matina presto, dopo aver fato i afari coe bestie, i

magnava un piatèo de tripe e un goto de chel bon. Se sentiva profumo de toscani e

ciche senza filtro che se mescoeava con quèi dee angurie apena tajà […] Tutti i

sigava, come ambueànti che diseva ‘Ancò ve dao tuto a pochi schei…forsa siore,

forsa spose!’. A sera se se catava tutti soto i tendoni a magnare e cantare, e

cantava pì forte quei che gavèa beù de pì. Così se a pasàvim sti ani quando gera ora

44

Enzo Rubin e Alviano Zampieron 1996, tratto da A.GOLIN, Il territorio di Grisignano e la Fiera di

S.Maria del Zocco…, op cit., p. 163. "Tutto è cambiato e allora abbiamo deciso di portare sotto la

tenda il pugilato. Bastavano 700 lire per guardare un incontro di box, in prima fila, con nomi quali

Azevedo, Campbell o Bepi Ros, e bisogna stare attenti che il tifo non finisse in litigio tra quelli che

guardavano […] Per non parlare dei cantanti che abbiamo portato: Noschese, Bramieri, Raffaella

Carrà, Gianni Morandi, Nada, Iva Zanicchi e la Bertè".

(35)

35

del Soco e come i disèva i veci: Scarpa larga, cica in boca e goto pien, toi la vita

come che a vien!”

45

.

Come si può notare, l’Antica Fiera del Soco è un evento che fa parte della cultura di

questo paese, è intrinseca alla storia e alle memorie di tutti i cittadini. Adulti,

ragazzi e bambini vivono questi giorni in modo diverso ma tutti portano nel cuore

un senso di grande malinconia quando le braci si affievoliscono, le vie tacciono, le

luci si spengono e un’altra Fiera è passata.

Negli anni ha saputo adeguarsi ai tempi e alle esigenze economiche e sociali del

paese, senza mai perdere quel suo fascino unico sempre nel rispetto della

tradizione, e ancora oggi attira numerosi visitatori da tutto il Veneto.

45

Elsa Trevisan tratto da Ibidem. "In tutto il paese non si sentiva altro che odori di trippa e zuppa.

Venivano a mangiare sotto le baracche fino dalla mattina presto, dopo aver fatto gli affari con il

bestiame, mangiavano un piatto di trippe e un bicchiere di vino. Si sentiva il profumo di toscani e di

sigarette senza filtro che si mescolavano con quello delle angurie appena tagliate […] Tutti urlavano,

come gli ambulanti che dicevano 'Oggi vi do tutto a pochi soldi, forza signore, forza spose!'. Alla sera

ci si trovava tutti sotto al tendon per mangiare e cantare, e cantavano più forte quelli che avevano

bevuto di più. Così passavamo gli anni quando era ora del Soco e come dicevano gli anziani: 'Scarpe

larghe, sigaretta in bocca e bicchiere pieno, prendi la vita come viene!'".

(36)

36

2.2 La Fiera del Soco oggi

L’Antica Fiera del Soco è una manifestazione che si svolge con cadenza annuale, la

settimana dopo l’otto settembre

46

, generalmente dal venerdì al giovedì successivo.

In questi giorni il paese di Grisignano, territorio che solitamente ospita circa 4000

abitanti, si prepara ad accogliere migliaia e migliaia di visitatori, circa settecento

espositori, e un Luna park di 25.000 metri quadrati

47

.

Ma come si presenta la Fiera oggi? A mio parere

la cosa che più stupisce è che la Fiera, pur

essendo cambiata nel corso degli anni, riesce a

mantenere il fascino e il sapore di un tempo.

L’atmosfera di attualità e al contempo di ricordo

delle origini è stato possibile grazie al grande

lavoro che l’ente fieristico preposto all’evento

compie ogni anno. Ogni edizione, infatti, è

studiata e organizzata da un lato avendo un

occhio di riguardo al passato, alla tradizione e

alle usanze tanto care ai grisignanesi, dall’altro

promuovendo progetti sempre più in linea con

le esigenze economiche e sociali odierne. Le

varie iniziative e le scelte vincenti attuate negli

ultimi anni, hanno permesso alla Fiera di

ingrandire la sua fama e, di conseguenza, di

attirare su di sé flussi sempre maggiori di visitatori ma anche di espositori.

Commercianti e artigiani sono stimolati ogni anno alla partecipazione all’evento,

incentivati dalle possibili vendite in loco e sicuri della grande visibilità che da questa

46

L’otto settembre nel calendario religioso è la Festa della Madonna. Questa data è stata scelta e si

è ormai consolidata negli anni per ricordare la comunanza dell’evento con l’apparizione della

Madonna avvenuta intorno al 1200 nella chiesetta di Santa Maria del Zocco.

47

I numeri presenti sono dati stimati. MAGAZINE UFFICIALE ANTICA FIERA DEL SOCO, edizione

2015, p.4

Figura 3. Logo dell'Antica Fiera del

Soco. (fonte: archivio fotografico

Antica Fiera del Soco srl)

(37)

37

Fiera possono ricavare. Grisignano infatti, nei sette giorni di Fiera, diventa

un'enorme vetrina per tutti gli operatori del commercio, dell’artigianato, del

settore alimentare e turistico, luogo dov’è possibile concludere affari ma

soprattutto promuovere e pubblicizzare la propria attività.

Nei prossimi paragrafi saranno illustrate le varie aree dell’evento e i nuovi progetti

di marketing territoriale delle ultime due edizioni.

2.2.1 La gestione e le aree

La Fiera è oggi gestita dalla società Antica Fiera del Soco S.r.l., società partecipata

del comune di Grisignano di Zocco. La società si occupa interamente

dell’organizzazione dell’evento: dalla vendita degli spazi espositivi alla scelta degli

spettacoli d'intrattenimento, dalla promozione alla ricerca degli sponsor. Essa si

presenta dunque come una realtà molto dinamica, in contatto con numerosi

stakeholder, come imprese, istituzioni pubbliche, associazioni di volontariato,

consorzi, cooperative, banche, studi grafici, studi legali, reti radiofoniche e

televisive, e in grado di far fronte a problematiche di varia natura. L’entrata

economica dell’evento fieristico deriva principalmente dalla vendita degli spazi, sia

esterni (mercato all'aperto) che interni (mostra espositiva), dall’occupazione del

suolo pubblico delle attività già presenti a Grisignano che vogliono estendere i

propri limiti commerciali al di fuori del proprio negozio, dalla vendita di spazi

pubblicitari o di altri strumenti di promozione e dalle sponsorizzazioni. Per i

commercianti e le aziende è possibile, infatti, pubblicizzare la propria attività

partecipando attivamente alla manifestazione o usufruendo dei numerosi canali di

comunicazione che la Fiera offre. E' possibile acquistare spazi pubblicitari su carta,

come all’interno del Magazine Ufficiale, rivista che raccoglie ogni anno le iniziative,

le novità e i ricchi programmi dell’edizione in corso, oppure essere presenti nella

Mappa della Fiera, utile strumento che orienta i visitatori nelle varie aree

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