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Lucca fuori dalle mura urbane (1870-1930)

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INTRODUZIONE STORICA

Fino al XIX secolo, chi si avvicinava a Lucca percorrendo le strade che la univano alla campagna, da notevole distanza poteva scorgere la città con le sue possenti mura e i suoi campanili; isolate erano le costruzioni che potevano limitare la veduta, numerosi gli appezzamenti seminativi che univano la periferia fino alle zone collinari che circondano la pianura quasi ad anello. La Pianta geometrica della città di Lucca realizzata da Paolo Sinibaldi del 1843 (fig. 1), durante il periodo di Carlo Ludovico di Borbone, ci fa capire che la situazione fuori dalle Mura urbane, nella prima metà dell’Ottocento, era ancora dominata dalle opere di fortificazione esterne alle Mura, dalle quattro strade che univano la città al territorio circostante e dai numerosi appezzamenti terrieri. Analizzata dettagliatamente è possibile constatare la presenza di svariati piccoli insediamenti intorno alla città, probabilmente antecedenti alla costruzione delle mura seicentesche. Tralasciando le varie corti, (quella più importante e più sviluppata era in Pulia in linea al Baluardo San Regolo), gli edifici più importanti erano la chiesa di Sant’Anna, quella di San Concordio, gli edifici intorno al Porto del fosso della Formica, il Cimitero Urbano, Borgo Giannotti. Oggi l’aspetto di questa fascia esterna alle mura, contrariamente a quello che accadeva alla metà del XIX secolo, è quasi una totalità di costruzioni, conseguenza di uno sviluppo edilizio non omogeneo, iniziato nella seconda metà del 1800 e proseguito fino ai giorni nostri. Differentemente, l’impostazione urbana di Lucca dentro le mura è sorta e si è sviluppata lungo le antiche linee del cardo e del decumano impostate dai romani al momento della fondazione della colonia. Il passaggio dall’assetto urbanistico romano a quello medievale è il risultato di molti interventi che si sono susseguiti disordinatamente e

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sporadicamente; gli ampliamenti furono realizzati per circoscrivere all’interno delle mura quei nuclei abitati delimitati da palizzate e steccati, costruiti fuori le porte urbane, che comprendevano spesso chiese, soventemente affiancate da conventi e ospedali. Lucca ha avuto infatti, nel corso della sua storia, diverse cerchie murarie: la più antica risale all’epoca in cui i Romani fondarono la colonia, cioè nel II sec. a. C., questa delimitava un’area di forma rettangolare nella zona centro – occidentale. La seconda fu eretta in periodo comunale; già in costruzione nel 1081, ci sono rimaste diverse testimonianze fra cui la Porta San Gervasio e quella dei Borghi oltre ad un tratto di mura ancora visibile nel lato nord fra il Baluardo San Martino e la Piattaforma San Frediano. Dopo 1509 il governo cittadino preoccupato per le continue incursioni compiute entro i confini lucchesi dalle truppe fiorentine, dato che in questo anno la vicina Pisa era stata sottomessa, decise di fortificare la città e i borghi con nuove mura e fossati. Nel 1515 il popolo lucchese, seguendo le direttive dell’Amministrazione, cominciò ad alzare i terrapieni alle spalle delle mura e nel 1516 a costruire i torrioni rotondi, che tuttora si vedono inglobati nei baluardi. Terminata la costruzione, i nuovi borghi, che erano stati integrati al nucleo abitato con la nuova cinta, erano venuti a trovarsi praticamente compressi fra questa e la vecchia linea difensiva tanto da essere isolati dal resto della città. Fu quindi sia per ridare continuità al reticolo urbano sia per conseguire un profitto attraverso la vendita dei terreni ricavati dalle demolizioni che, nel 1531, si rasero al suolo i bastioni duecenteschi 1 . Nel 1513, pochi anni prima dell’inizio della costruzione di queste mura, si diede inizio, dopo svariati anni di discussione, alla riorganizzazione dello spazio esterno ad esse attuando il progetto della “tagliata” così detto perché tagliava, delimitava l’area pubblica da quella privata. Come conseguenza si decise di abbattere quei borghi che si erano sviluppati in questa zona di rispetto: quello che comprendeva la chiesa di San Pietro Maggiore, quello di San Bartolomeo in Silice e di San Donato oltre a tutti gli alberi fruttiferi o meno, che sorgevano

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Sviluppo urbano di Lucca dal XII al XVII secolo in Rivista di archeologia, anno V, ottobre-dicembre 1977, pp. 16-17.

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non oltre 757 braccia, circa 435 metri, attorno alla città, per avere un maggiore raggio di visibilità in caso di attacco 2 . Studi recenti condotti da Giampaolo Mattonai hanno accertato che ragioni di ordine politico e economico prevalsero su quelle militari: vari edifici, fra cui quelli religiosi sopra elencati, vennero distrutti, mentre diverse costruzioni, esistenti già in quel periodo, non furono abbattute avvalendosi di alcune proroghe concesse e ottenute dal Comune lucchese con il semplice pretesto di mancanza di case in città 3. Con il proseguire degli anni anche le possenti mura, che pure potevano apparire imponenti e solide all’osservatore, sviluppate in altezza , coronate da merli e con camminamenti stretti, non erano più in grado di dare sicurezza se rapportati al progresso dell’arte bellica. I nuovi sistemi difensivi si basavano su grandi terrapieni non molto alti, adatti ad assorbire le palle dei cannoni, con uno sviluppo irregolare di baluardi e cortine protetti all’esterno da un grande fossato, dalla controscarpa oltre che da una fascia di territorio completamente disboscata 4 . Sviluppando questi requisiti si arrivò alla costruzione dell’ultima cinta. I lavori iniziarono nel 1544 con l’edificazione della cortina dal torrione di San Colombano a quello della Libertà, che venne subito ampliato e trasformato nel primo Baluardo della cinta e terminarono nel 1645 con la ricostruzione più avanzata del nuovo Baluardo di San Donato e dei due tratti di muraglia che lo unirono a quello di San Paolino e Santa Croce 5. Utilizzando lo spazio al di fuori delle mura reso libero dagli interventi del 1513, nel 1645 ebbero inizio sotto la direzione di Paolo Lipparelli i lavori delle fortificazioni esterne che conclusi nel 1650, erano composti da lunetta, fossato e controscarpa. Le prime erano un elemento fondamentale della difesa, di forma triangolare, furono erette in terra con un piccolo paramento in pietra e mattoni; su di esse trovavano posto i fucilieri a difesa delle cortine, che con il loro andamento rettilineo 2 R. MARTINELLI – G. PARMINI 1983, p. 10. 3 G. MATTONAI, 1999, pp. 16-17. 4 R. MARTINELLI – G. PARMINI 1991, p. 20. 5

Sviluppo urbano di Lucca dal XII al XVII secolo in Rivista di archeologia, anno V, ottobre-dicembre 1977, pp. 19-20.

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risultavano il punto più vulnerabile. Il fossato era un’ampia zona a ridosso delle mura dove era scavata la cunetta, un fosso di modeste dimensioni in cui scorreva sempre acqua e che in caso di attacco poteva inondare tutta la zona adiacente; l’ultimo elemento detto anche strada coperta, era costituito da un terrapieno a gradini, che circondava la città e delineava il confine fra le pubbliche fortificazioni e l’area privata 6. Questa importante opera difensiva diede a Lucca un aspetto del tutto nuovo e comportò una serie di cambiamenti nella sistemazione sia interna che esterna alla cinta. Le nuove Mura con le tre porte San Donato, Santa Maria e San Pietro, portarono l’Amministrazione a interpellare gli uffici addetti per modificare il percorso delle strade di accesso alla città, in quanto queste da un iniziale allineamento con le porte ora erano venute a trovarsi intercluse tra cortine e baluardi. Per risolvere l’inconveniente delinearono all’interno della tagliata una “strada nova”, tuttora esistente in varie parti, denominata poi via delle Tagliate, che con il suo anello irregolare intorno alla città, collegava le varie strade provenienti dalla campagna come una sorta di circonvallazione. L’espansione della città sembrò bloccarsi con la realizzazione di quest’ultima cinta muraria, che diventò il simbolo della netta separazione, anche a livello giuridico – istituzionale, della città dalla campagna. Con il passare degli anni, con il mutare delle situazioni politiche anche la funzione primordiale delle mura andava cambiando; concretamente solo durante il periodo del principato Baciocchi si ebbero i primi rinnovamenti. Quello che interessa maggiormente, perché investe direttamente le mura, fu la realizzazione di Porta Elisa inaugurata nel 1811, avvenuta di conseguenza alla nomina di Elisa a granduchessa di Toscana il 3 marzo 1808; questo suo trasferimento a Firenze infatti offrì l’occasione per pensare ad un nuovo collegamento stradale fra le due capitali che coesistevano sotto il dominio dei Baciocchi. L’apertura, avvenuta a est fra il Baluardo San Salvatore e quello della Libertà, favorì negli anni successivi lo sviluppo urbano della zona fino a Porta San Pietro, che in prossimità della

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successiva stazione ferroviaria sarà oggetto del primo piano regolatore di ampliamento di Lucca avvenuto nella seconda metà del XIX secolo. Oltre alla nuova porta, agli adeguamenti della sede ufficiale del potere e alla sistemazione degli spazi ad esso antistanti, i Baciocchi, a discapito della loro funzione militare, favorirono iniziative per promuovere le Mura come pubblico passeggio. Questo nuovo modo di governare progrediva poi con i Borboni negli anni successivi: il 28 luglio del 1847 Carlo Ludovico di Borbone aboliva formalmente il divieto di costruire all’interno della tagliata. Affidando all’architetto del ducato il compito di condurre un’ispezione e dare prescrizioni per l’abbellimento degli edifici costruiti all’interno di essa, il Duca cercò di regolamentare l’edilizia del territorio, rimettendo al comando superiore l’autorizzazione ad alzare nuovi fabbricati 7. Come effetto dei cambiamenti evoluti dall’interno della città, anche gli spalti, rimasti intatti fino ad allora, furono vittime di un vero e proprio riutilizzo e alterazione di uso quando a metà Ottocento Lucca, insieme a Prato, Pistoia e Pescia, venne compresa nel progetto della strada ferrata Firenze – Pisa, lungo la riva destra dell’ Arno.

Questo primo intervento pianificato esterno alle Mura portò alla realizzazione del primo tratto ferrato Lucca – Pisa inaugurato il 15 novembre 1846 e del secondo tratto Lucca – Pistoia aperto al pubblico nel febbraio 1859 8 . L’arrivo del treno era la grande novità che chiudeva un’epoca e ne apriva un’altra spalancando di fatto la via all’urbanizzazione della tagliata e dando vita ad un centro gravitazionale esterno rispetto alle Mura. Questo percorso di prima urbanizzazione si era interrotto con l’annessione di Lucca al Regno d’Italia, avvenuta con il plebiscito nel marzo 1860, che aveva portato ad un cambiamento di proprietà delle strutture difensive della città, passate sotto il demanio del Regno.

Prodigandosi per il ripristino delle condizioni necessarie all’espansione, la prima tappa raggiunta fu il loro acquisto sancito definitivamente nel 1870 9 . Già nel 1862 il Consiglio 7 G. BEDINI – G. FANELLI 1997 p. 58. 8 C. DANI, 1999, pp. 11-12. 9

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comunale di Lucca aveva manifestato la volontà di entrare in possesso delle Mura ed aveva affidato al Prefetto il compito di sostenere la richiesta presso i ministri. La decisione formale dell’acquisto venne poi assunta dal Consiglio comunale il 15 dicembre 1863. In questa occasione il massimo consesso cittadino si era espresso all’unanimità. Durante la seduta del Consiglio comunale del 24 novembre 1865, nonostante riserve e voti contrari, si deliberava di autorizzare il Gonfaloniere a concludere e stringere la compra delle suddette Mura e spalti per trattativa privata con il Ministero delle Finanze, per il prezzo di £ 107.000 prima della perizia compilata da Giovanni Guglieri, Coadiutore al Delegato Ministeriale per le stime delle proprietà demaniali da vendersi. L’autorizzazione al Comune per l’acquisto venne dal Re Vittorio Emanuele II il 3 maggio 1865 ed il 26 agosto dello stesso anno il notaio Cesare Gherardi stipulava il contratto 10. L’Amministrazione lucchese rappresentata dal sindaco Demetrio Del Prete entrava in possesso delle Mura e degli spalti esterni, di quattro polveriere, di un fabbricato detto l’avanzata, di due casotti per sentinelle, di diciannove sortite, casematte e piazze d’armi, di due sotterranei ai baluardi San Frediano e Santa Croce e di quattordici fabbricati, le casermette situate sulla cinta muraria e adibiti in parte in magazzini e in parte in abitazioni 11. Una volta riconquistata l’amministrazione delle Mura e degli spalti esterni, al Comune si era ripresentato nuovamente, come era accaduto secoli prima, alla fine dei lavori per la loro costruzione, il gravoso onere finanziario da sostenere per il loro mantenimento. Il denaro stanziato non bastava neppure a far fronte alle spese di ordinaria manutenzione, la situazione era scoraggiante, la bonifica da un progetto del 1870, richiedeva oltre 120.000 lire, cifra inaccessibile per le entrate del periodo 12. Da anni si discuteva della loro sistemazione: un partito sostanzialmente era propenso alla salvaguardia dell’integrità della vasta area intorno alle mura, l’altro invece vi vedeva una zona adatta all’espansione della

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La seduta del Consiglio Comunale di Lucca del 24 novembre 1865, in Rivista di archeologia, anno V,

ottobre-dicembre 1977, pp. 3-4. 11

G. MATTONAI, 1999, p. 36. 12

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città con fabbriche, abitazioni e strade oltre che alla possibilità di ingenti guadagni grazie alla loro vendita. Quest’ultima tendenza ebbe, purtroppo, la meglio sulla conservazione e il mantenimento della zona esterna alle mura. Anno dopo anno, partendo dalle zone limitrofe alle Porte, gli spalti vennero tratto per tratto trasformati e riadattati in base alle esigenze delle diverse Amministrazioni comunali. A testimonianza della loro struttura oggi rimane solamente il tratto compreso fra il Baluardo Santa Croce e il Baluardo San Frediano.

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