Settimana di Studi Danteschi
il Fisico Guido Tonelli: “L’Arte e la Scienza hanno un’origine comune?”
Marco Scarano
“All’inizio era il Chaos”. Dalla notte dei tempi gli uomini hanno cercato risposte alle domande che il mondo inspirava, ognuna di queste ha fondato le basi delle nostre società…
21 Ottobre, a seguito del Decreto Primo Ministro, tutte i congressi possono essere tenuti soltanto a distanza. Questo non ferma la XXVI edizione di Studi Danteschi dall’intrigare studenti amanti della conoscenza in ogni ambito presenti in ogni parte del mondo. Tra i relatori si distingue un Fisico, Guido Tonelli che in mezzo a letterati e filosofi sembra una nota stonata del pentagramma, parla della cultura dei primi uomini.
Perché un fisico si interessa alla storia dei primi uomini? Che ne potevano sapere loro di Scienza? Spesso si tende a considerare la Scienza come “Verità”, che non poteva essere conosciuta dai nostri antenati, i quali davano rappresentazioni “mitiche” della realtà. Ma allora perché si parla di “Nuove Scienze”, e nuove teorie che superano le precedenti?
In realtà siamo più simili ai nostri antenati di quanto sembri, come loro cerchiamo di spiegare la realtà, l’unica cosa che è cambiata sono i mezzi: come i libri che ci hanno permesso di ereditare sempre maggiore conoscenza. Siamo nani sulle spalle dei giganti del passato, che ci concedono le conoscenze per cui hanno impiegato la vita. La storia della scienza è come una interminabile staffetta in cui ogni generazione passa il testimone alla prossima, nella speranza di vedere un giorno il traguardo. Ma cos’è che spinge noi uomini a intraprendere questa corsa senza fine? Secondo il Professore Tonelli il racconto delle Origini era qualcosa di importantissimo per i nostri progenitori di 80.000 anni fa. Qualcosa di ben più importante della Caccia, necessaria per la vita. Il racconto delle origini era infatti tramandato non soltanto a voce, ma anche creando delle vere e proprie “Botteghe” che addestravano gli adepti a dipingere nelle grotte la propria “origine”.
La motivazione che il professore riconosce per il racconto di questa “Storiella”, era quella di base per la società, come un “Codice di Hammurabi” o le nostre moderne leggi. Questa storia legava infatti una tribù con un’origine comune. Dava impulso alla cultura, permettendo di esorcizzare la paura dell’ignoto, ed a colmare questo vuoto con Arte e conoscenza.
In mezzo a sterminate citazioni a Dante, la conferenza di un Fisico risulta anch’essa armonica. Una traduzione di un pensiero immortale della nostra, come della vita di ogni uomo. La Divina Commedia è quel sogno che Dante decide di tramandarci, per mostrare quello che ha dentro (Il suo amore slegato da limiti terreni per Beatrice) narrando il racconto della vita e di quello che si trova dopo di essa. Ed anche per lui risulta importante conoscere la storia propria e dei suoi antenati.
In questo senso la cultura raccoglie tutto quello che viene fatto da noi uomini per comprendere l’esterno, e condividere ciò che abbiamo dentro. Comunicazione che secondo il professore è favorita dalla poesia, che: “Ci serve disperatamente”.
