Concorso Euclide - Giovani 2021
” La pandemia come ci ha cambiati”
Pandemia: nuova normalità
Emanuele Passiglia, Classe 2^ E,
Liceo Statale Albert Einstein, Palermo
Un anno fa nessuno avrebbe immaginato che un virus, qualcosa di talmen-te piccolo da essere invisibile all’occhio umano, avrebbe di lì a poco cam-biato prepotentemente la storia, stravolgendo la nostra normalità.
Se un viaggiatore del tempo ci avesse avvertito del pericolo che il mondo stava per correre raccontandoci cosa sarebbe successo nel 2020 e parlan-doci di un certo “Sars-Cov2” (più noto come “Covid-19”), un virus che avrebbe portato alla morte di centinaia di migliaia di persone, nessuno gli avrebbe creduto.
Eppure tutto questo è accaduto, cambiando completamente le nostre abi-tudini e i nostri modi di fare e di essere.
Tenere la distanza di un metro e il non potersi abbracciare o baciare ormai è diventata una cosa normale, anche se di normale in tutto quello che stia-mo vivendo non c’è niente.
Se andiamo al supermercato notiamo che tutti indossano la mascherina, quella stessa mascherina che fino ad un anno fa usavano soltanto i medici e gli infermieri in occasioni ben determinate come interventi chirurgici o assistenza ad ammalati gravemente immunodepressi.
Parole come “tampone” e “test sierologico”, che prima dell’emergenza non usavamo mai, ora ricorrono frequentemente nei nostri dialoghi.
Anche la scuola si è dovuta adattare ai problemi causati dalla Pandemia, con le videolezioni e con la creazione di classi virtuali.
Così come il mondo della scuola, anche il mondo del lavoro si è dovuto “di-gitalizzare”: abbiamo conosciuto un modo nuovo di lavorare, lo smart
wor-king, il lavoro da casa. Nel 2019, in Italia, lo smart working ha coinvolto il 20% in più dei lavoratori rispetto al 2018, in tutto 570mila lavoratori.
Nei teatri, nei cinema, nelle chiese e negli stadi, a lungo chiusi, una volta riaperti si è ridotta la capienza per poter mantenere la distanza di sicurez-za.
Anche l’arte è stata condizionata dalla Pandemia: abbiamo tutti in mente il bacio di Hayez con tanto di mascherine e amuchina; la Gioconda con la mascherina o il bambino che gioca con l’infermiera-supereoe.
Il Covid-19 ha tolto numerose vite e per evitare danni peggiori abbiamo cambiato le nostre abitudini, stando addirittura tre mesi a casa.
In questo lungo periodo di lockdown, abbiamo avuto modo di stare con le nostre famiglie, di riflettere su noi stessi, sull’umanità e su come la natura si sia ripresa i sui spazi: i servizi trasmessi dai telegiornali hanno mostrato animali selvatici che si aggiravano per le vie vuote delle città, i sampietrini a Roma con l’erba, le meduse giganti nelle acque tornate limpide della la-guna di Venezia, cervi a spasso per i borghi italiani. Questo ci ha dimostra-to che se l’uomo si impegna a rispettare l’ambiente è possibile sperare in un futuro più ecosostenibile e limitare così i danni del cambiamento clima-tico.
Anche se crediamo di essere forti e potenti, la Pandemia ci ha dimostrato che in fondo non siamo altro che piccoli e deboli, parte integrante di una natura che troppo spesso crediamo di dominare e poter usare a nostro piacimento.
Penso che la Pandemia sia stata per certi versi un beneficio, in quanto ha rallentato i nostri stili di vita, dandoci la possibilità di riflettere e di apprez-zare tutto ciò che prima facevamo malvolentieri, come andare a buttare la spazzatura, scendere per il cane, andare a scuola …