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Rossano De Laurentiis, Guido Biagi e la biblioteconomia in Italia tra XIX e XX secolo, presentazione di Mauro Guerrini, Roma, AIB, 2017

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Bibliothecae.it, 9 (2020), 1, 551-553 Recensioni

DOI <10.6092/issn.2283-9364/11151>

Rossano De Laurentiis, Guido Biagi e la biblioteconomia in Italia

tra XIX e XX secolo, presentazione di Mauro Guerrini, Roma,

Asso-ciazione Italiana Biblioteche, 2017, p. 306, isbn 978-88-7812-250-5, €

21,00.

L’attenzione alle personalità della biblioteconomia italiana ha sem-pre contraddistinto gli interessi dell’Associazione italiana biblioteche, che già con il progetto del Per una storia dei bibliotecari italiani del

XX secolo. Dizionario bio-bibliografico 1900-1990, a cura di Simonetta

Buttò e Giorgio De Gregori (Roma, AIB, 1999) aveva mostrato ac-cortezza nel riconoscere l’importanza che la ricostruzione delle single esperienze ha nella possibile definizione della storia delle biblioteche, continuando nella veste di editore di questa ricerca, frutto del lavoro dottorale dell’autore e di altre consimili biografie.

Lo stesso De Laurentiis, nell’introduzione, riconosce un percorso che muove dalle azioni e dalle riflessioni del singolo bibliotecario, a quelle di tutti gli altri professionisti, ottenendo – o almeno perseguen-do – «un quadro il più possibile completo degli aspetti teorici e pra-tici della biblioteconomia [...] Alla fine di questa apparente semplice giustapposizione di dovrebbe avere la storia delle biblioteche» (p. 15).

Che questo lavoro di ricerca sia dedicato alla figura di Guido Biagi costituisce un primo pregio di quest’opera, venendo a colmare una la-cuna che nel corso degli anni aveva visto alcuni tentativi volti a offrire un ritratto del Biagi – spesso finalizzati alla costruzione di repertori

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biografici più o meno specializzati – senza indulgere in un approfon-dimento dedicato al suo apporto alla professione, nella pratica come nella riflessione teorica, a cui si sommano alcune interessanti digres-sioni che consentono di inquadrarlo in una dimensione più sfaccettata e ricca. Nome noto e ricorrente, Biagi è stato un intellettuale che ha partecipato in maniera trasversale alla vita culturale di una Italia che, specie nel microcosmo delle biblioteche, ancora giovanissima cercava una propria identità, tra l’eredità di un ricco passato e gli esempi stra-nieri di cui le arrivavano le voci.

La serrata partizione in dieci capitoli esemplifica l’ampiezza degli interessi biblioteconomici e bibliografici definenti il corso di una vita professionale che si certifica ricca e produttiva, ritmata dagli scritti che l’autore utilizza per chiarire le posizioni di Biagi sui relativi ar-gomenti, per poi convogliarli in una bibliografia finale (p. 279-284) ordinata per anno di pubblicazione. Con l’eccezione del primo capi-tolo Guido Biagi e la casa editrice Sansoni che lo mostra in una profes-sione differente, pur con immancabili collegamenti alla profesprofes-sione di bibliotecario che contemporaneamente svolgeva presso la Biblioteca Marucelliana: uno per tutti è costituito dalla collana Biblioteca di bi-bliografia e paleografia utile a «far noto fra noi quanto di meglio si è scritto fuori d’Italia su queste materie [...] che [...] potrà servire util-mente a chi voglia applicarla alle nostre biblioteche» (p. 39).

Col secondo capitolo (Il bibliotecariato di Guido Biagi) si apre il percorso per descrivere la carriera professionale, tra i due poli del bibliotecario e dell’ispettore ministeriale; il terzo capitolo apre ri-conoscendo “un’attitudine al giornalismo” (p. 79) a cui si fa risalire l’esigenza comunicativa e solidaristica che sfocia nella stampa della «Rivista delle Biblioteche», qui ben descritta nella sua evoluzione. I seguenti capitoli sono dedicati rispettivamente a L’indicizzazione

se-mantica e le Regole di catalogazione ‘Crociane’ del 1921 e a Gli inizi della bibliografia nazionale e la nascita della documentazione; è il sesto

capitolo che per ampiezza e tema offre spunti interessanti. Nonostan-te il titolo si affidi ad un generico Per una legge sulle biblioNonostan-teche, al suo

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interno non solo coglie le riflessioni sul limitato interesse governativo per cui «le carte delle biblioteche arrivano nell’ultimo e stanco quarto d’ora» (p. 156), che determina un susseguirsi di norme deboli e in-congrue a rispondere alle esigenze in divenire delle biblioteche, che non possono più negare una tendenza metamorfica da luoghi della cultura massima a quella popolare. La riflessione di Biagi è arricchita da una conoscenza diretta della realtà angloamericana e partendo da questo termine di paragone definisce il requisito imprescindibile af-finché abbiano successo le biblioteche popolari sia di «fare amare agli italiani il libro» (p. 198). A seguire i capitoli che affrontano temi spe-cifici inerenti L’insegnamento della biblioteconomia (cap. 7), lo studio di manoscritti e codici (cap. 8), l’architettura delle biblioteche (cap. 9) e la tutela dei beni librari, sia in senso di prevenzione ambientale, che di cura conservativa che di vigilanza sulle alienazioni (cap. 10).

Una documentazione archivistica e uno spoglio attento degli scritti di Biagi, generosamente mostrati al lettore attraverso le ricchissime note a piè di pagina, o semplicemente frammisti al testo per fornire ficcanti rincalzi all’analisi dell’autore, conducono non solo ad una ri-costruzione accurata, ma aprono uno scenario stroboscopico in cui emergono le relazioni amicali e professionali – con Ferdinando Marti-ni, Desiderio Chilovi, Giuseppe Fumagalli, tra gli altri – che vivificano un’epoca passata, visibile ai nostri occhi attraverso la rete di relazioni tessuta da incontri, lettere e scritti mossa dallo spirito vivace dell’“a-racne infaticabile”, Biagi, come ben lo segnala nella sua efficace intro-duzione Mauro Guerrini.

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