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Come nasce e si trasforma un dizionario: l'esperienza del dizionario Herder italiano-spagnolo

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Academic year: 2021

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Come nasce e si trasforma un dizionario:

l’esperienza del dizionario Herder italiano-spagnolo

CESÁREO CALVO RIGUAL

Universitat de València

Alcuni mesi fa, una mia allieva che frequentava l’Università di Tori-no, mi riferì un curioso aneddoto. In un corso di traduzione dallo spa-gnolo all’italiano aveva osservato che il professore e gli studenti usava-no il dizionario di cui vi vorrei parlare. Con un certo orgoglio – usava-non lo nego – la mia allieva commentò che uno degli autori di quel dizionario era il suo professore di italiano dell’Università di Valencia. Sentendo ciò i suoi compagni rimasero alquanto sorpresi, giacché loro – a quanto le spiegarono – immaginavano gli autori di dizionari come persone più che vecchie, quasi con un piede nella tomba. Per fortuna per me, come si può constatare, non è così.

La storiella con la quale ho voluto iniziare il mio intervento ci do-vrebbe far riflettere su certi luoghi comuni intorno ai dizionari, come ad esempio quell’idea tanto diffusa secondo la quale questo tipo di opere non ha autori, e se ci sono si tratterebbe di venerandi anziani che a ma-lapena escono dalle loro tane. Lasciando da parte gli scherzi, non c’è dubbio che simili idee celano almeno un fondo di verità: il lessicografo, e in modo particolare il lessicografo bilingue – che compone appunto opere destinate alla traduzione e all’insegnamento di lingue straniere –, si è troppo spesso tenuto lontano dai bisogni degli utenti finali di questo tipo di opere, cioè i traduttori e i professori ed alunni dei corsi di lingue. È pure da lamentare come il lessicografo sia rimasto molte volte estra-neo ai progressi di due discipline complementari, la Linguistica e la Les-sicografia teorica (o MetalesLes-sicografia), che hanno contribuito assai al-l’aggiornamento metodologico dei dizionari, bilingui o meno. Nonostan-te tutto, non dobbiamo dare tutta la colpa al pazienNonostan-te lessicografo, per-ché anche dall’altra parte non è infrequente percepire il disprezzo che certi linguisti e letterati manifestano nei confronti dell’attività lessico-grafica, da questi spesso ritenuta un’occupazione minore e in ogni caso troppo utilitaristica: comunque, come di recente ha detto il romanista

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Germà Colón (nella prefazione a Guerra Medina 2002), peggio per loro. In questa breve comunicazione desidererei condividere con voi alcu-ne considerazioni relative alla gealcu-nesi del dizionario bilingue italiano-spagnolo e italiano-spagnolo-italiano pubblicato dalla casa editrice Herder di Barcellona nonché all’ampia rielaborazione a cui è stato sottoposto in questo periodo1.

Il Diccionario Italiano Herder (DIH) comparve nelle librerie verso la fine del 1995 (Calvo Giordano 1995). Chi ora vi parla è uno dei suoi autori, responsabile in modo particolare della parte italiano-spagnolo; della parte spagnolo-italiano si è occupata una collega della mia stessa Università, Anna Giordano. Il DIH fa parte della collana di dizionari bi-lingui della casa editrice Herder diretta dal prestigioso bi-linguista e lessi-cografo tedesco Günther Haensch2. Il ruolo svolto dal Dr. Haensch nel-l’elaborazione del dizionario è stato fondamentale: l’infaticabile lettura del lavoro degli autori e il costante, fluido e fruttuoso scambio di pareri tra il Dr. Haensch e gli stessi autori hanno modellato il DIH nel modo in cui ora lo si vede, come un frutto maturo, prodotto di un intenso lavoro e di una attenta riflessione lessicografica.

Perché un nuovo dizionario bilingue italiano-spagnolo? Per risponde-re a questa domanda è necessario esaminarisponde-re il panorama della lessico-grafia italo-spagnola della fine degli anni ’80. Si tratta di un panorama non troppo incoraggiante, come constatava la studiosa Carla Marello – in modo addirittura sin troppo benevolo - nel suo fondamentale libro del 1989 sulla lessicografia bilingue italiana (Marello 1989: 194 ss.). Infatti, vi si delineava una situazione poco favorevole che l’autrice definiva con gli aggettivi “datata” e “tascabile”, per notare che si avevano a disposi-zione solo due tipi di opere: da una parte pochi dizionari piccoli o medi (comprendenti un lessico di circa 30.000-60.000 entrate), chiaramente inadatti sia per quel che riguarda l’aggiornamento del lessico sia per il minimo sviluppo della loro microstruttura; dall’altra, due dizionari grandi in due volumi (i ben noti Ambruzzi e Carbonell, con più di

1 Il tempo intercorso tra la presentazione di questo lavoro nel gennaio del 2005 e

la sua effettiva pubblicazione mi permette di essere più preciso riguardo alle caratte-ristiche e le date di pubblicazione della nuova edizione completamente riveduta, che dovrebbe vedere la luce entro la prima metà del 2006.

2 Di cui basterà citare l’ottimo manuale di lessicografia di cui è coautore e che è

tuttora uno dei migliori (Haensch & al. 1982). Un elenco completo delle sue pubbli-cazioni si trova in Haensch (2004).

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100.000 entrate ciascuno), ancor più antiquati degli altri. Fortunatamen-te oggi la situazione è alquanto migliorata. Anche a rischio di sembrare un po’ presuntuoso, ritengo che la pubblicazione del DIH (quanto ai di-zionari medi) e di quello di Laura Tam (per quelli grandi; cfr. Tam 1997) provocò, verso la metà degli anni ’90, una svolta decisiva rispetto alla situazione descritta dalla Marello. Per tutto ciò - per quel bisogno tanto sentito di poter contare su un dizionario veramente utile - deci-demmo di accettare l’incarico della casa editrice Herder per elaborare un dizionario completamente nuovo; perché di un nuovo dizionario si tratta e non della rielaborazione di uno precedente. Non si deve nascondere che la stessa casa editrice Herder aveva stampato più volte tra il 1971 e gli anni 90 un piccolo dizionario bilingue italiano-spagnolo di 358 pagi-ne, ma non ne abbiamo tenuto conto, essendo di una grandezza assai in-feriore rispetto a quella propostaci, nonché troppo datato (Herder 1971). Il progetto iniziale prevedeva un volume notevolmente ridotto rispetto a quello che sarebbe stato poi il risultato finale: le circa 600 pagine previ-ste si espansero fino alle 851 del volume pubblicato. Questo scarto fu probabilmente la conseguenza inevitabile dell’affanno degli autori per colmare le enormi lacune dei dizionari precedenti.

Sin da un primo momento, quindi, gli autori furono spronati da un desiderio di superare una situazione chiaramente insoddisfacente. Si af-fiancò ad esso un’esigenza di tipo didattico, una voglia di offrire uno strumento valido agli studenti di italiano o di spagnolo come L2: è un desiderio questo che si esprime soprattutto nelle prefazioni dei due auto-ri nel dizionaauto-rio3. A questa volontà didattica rispondono direttamente alcuni dei principi ispiratori del dizionario, sia nella prima edizione che nella nuova che stiamo allestendo:

→ Il dizionario doveva tener conto dei principi della Lessicografia attuale. → Il dizionario doveva servire tanto ad ispanofoni quanto ad italofoni,

anche se apparentemente sembra risultare privilegiato il primo

grup-3 “Este diccionario es fruto básicamente de mi experiencia como profesor de Lengua Italiana. A través de los años he podido ir constatando los problemas especialmente de tipo léxico con los que irremediablemente se enfrentan nuestros alumnos. Por ello, mi intención a la hora de redactar este diccionario ha sido la de ayudarles en su aprendizaje, intentando allanar el máximo posible las mencionadas dificultades.” (Calvo-Giordano 1995: 7). “Este diccionario es fruto de una experiencia docente de largos años durante los cuales he tenido que solucionar con mis estudiantes innumerables problemas de traduc-ción. A ellos va dirigida la parte español-italiano de este diccionario con el deseo de que les sea de utilidad tanto en la tarea diaria e inmediata de la traducción general como en la más detenida de la traducción filológica.” (Calvo-Giordano 1995: 453)

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po, dato che la metalingua del dizionario è lo spagnolo.

→ Il dizionario doveva servire sia per la codificazione che per la decodi-ficazione, per cui era necessario non dimenticare che gli equivalenti non erano semplici spiegazioni del lemma, bensì dovevano servire come veri e propri traducenti.

→ Si doveva prestare una particolare attenzione al lessico attuale e al lessico colloquiale, senza esclusioni di settori finora trascurati, come il lessico volgare e malsonante, così come gli americanismi.

→ Un’attenzione prioritaria andava riservata all’inclusione di elementi fraseologici, senza dimenticare il campo tanto trascurato delle collo-cazioni.

→ Gli autori del dizionario dovevano porre il massimo delle loro cure nel distinguere le accezioni delle parole polisemiche, così come nell’offrire equivalenti dello stesso livello linguistico, oppure nel se-gnalarne la differenza se questo non fosse stato possibile.

→ Uno sforzo particolare andava compiuto per includere, entro i limiti di un dizionario medio, degli esempi d’uso delle parole.

→ Il dizionario doveva offrire, infine, in modo sistematico, certe infor-mazioni utili per lo studente di spagnolo e d’italiano come L2 e per il traduttore, come ad esempio le reggenze dei verbi e di altre categorie grammaticali, le forme irregolari e i modelli di coniugazione nonché il posto dell’accento tonico nelle parole italiane, una difficoltà parti-colarmente sentita dagli studenti ispanofoni.

Potrei passare a descrivere minuziosamente le caratteristiche del di-zionario, sia nella macrostruttura sia nella microstruttura, ma credo sia facile constatare che non c’è lo spazio per poterlo fare, e d’altra parte, potrebbe risultare un po’ prolisso. Per questo motivo, limiterò la mia e-sposizione al commento di alcuni aspetti che sono il frutto dei principi appena esposti, e che al momento della pubblicazione del dizionario po-tevano considerarsi novità più o meno salienti nel campo dei dizionari spagnolo-italiano. Per farsi un’idea più precisa di come sia fatto il dizio-nario si troverà in allegato la riproduzione di una pagina del diziodizio-nario attuale e la stessa pagina con la veste approssimativa che assumerà nella nuova edizione (Calvo-Giordano 2006 in corso di stampa).

Si vedano in primo luogo i dati numerici riguardanti il dizionario DIH:

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Pagine totali 851

Istruzioni per l’uso 22 (11+11)

Compendi grammaticali 77 (37+39)

Abbreviazioni 6 (3+3)

Parte italiano-spagnolo 382 (entrate: 33.581)

Parte spagnolo–italiano 338 (entrate: 30.591)

Scarto tra le due parti 11%

Si noti lo scarto tra le due parti, dovuto alla differenza nella scelta dei rispettivi lemmari e al mancato controllo incrociato tra le due parti (per l’insufficienza dei mezzi elettronici a disposizione in quel momento)4.

Passeremo ora – come annunciato – ad una sintetica esposizione del-le novità che nell’opinione degli autori introdusse al suo tempo il DIH: a) Selezione del lessico: gli autori si sono sforzati al massimo – nel ri-spetto di un lemmario più o meno comune agli altri dizionari della casa editrice – affinché nel dizionario comparissero in modo ampio certi tipi di unità lessicali sistematicamente emarginati nei dizionari italiano-spagnolo precedenti:

– i neologismi più recenti

– il lessico specifico dei diversi campi del sapere

– il lessico colloquiale, e in particolar modo quello volgare.

Es.: fam: chiappa, chiedere, chiodo, cicchetto; pop: cicca; vulg: chiavare, chiavata.

Nel primo caso ci furono molto utili i numerosi repertori (partico-larmente frequenti sono quelli italiani) pubblicati negli anni ’80 e ’90, soprattutto l’originale e ottimo dizionario bilingue di S. Monti e M.V. Calvi (Monti-Calvi 1990). Fra tutte le mancanze segnalate ci sembrava particolarmente grave l’assenza nei dizionari precedenti del lessico col-loquiale e anche di quello volgare e malsonante, la cui conoscenza da parte del parlante – e quindi la loro inclusione nel dizionario –, lascian-do da parte falsi moralismi e atteggiamenti puritani, consideravamo in-giustificabile.

4 L’uso di un sussidio elettronico ha permesso di risolvere questo problema, per

cui la nuova edizione avrà un rapporto più equilibrato tra le due parti, con un piccolo scarto per lo spagnolo, giustificato dalla presenza di americanismi, parole logica-mente assenti nel lemmario italiano. La parte italiano-spagnolo avrà circa 36.000 entrate (esclusi i rimandi), mentre quella spagnolo-italiano ne avrà 37.000 circa (con uno scarto, quindi, inferiore al 2,7%).

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b) Nomi propri: sono stati inclusi molti nomi propri, per due diversi mo-tivi:

– Nella maggior parte dei casi si tratta di nomi propri le cui forme diffe-riscono in spagnolo e italiano: toponimi (Milano-Milán, Monaco-Munich, Tamigi-Támesis, Tevere-Tíber...), antroponimi di vari tipi (A-chille-Aquiles, Cappuccetto Rosso-Caperucita Roja, Gesù-Jesús, To-polino-Micky Mouse, Traiano-Trajano...), altri (Corano-Corán, Matu-salemme-Matusalén...), ecc. L’informazione su queste parole è vitale per chi studia l’altra lingua.

– In alcune occasioni si trattava di nomi che danno luogo a unità fraseo-logiche che in altro modo non troverebbero posto sul dizionario: Ba-bia (estar en BaBa-bia), Adone (essere un Adone), Pilato (fare come Pila-to), Parigi (Parigi ben val una messa), Berta (nel tempo che Berta fi-lava), Dio, Cristo, Madonna...

c) Accento e pronuncia: abbiamo rinunciato ad offrire la trascrizione fo-netica di tutti i lemmi, per il troppo spazio che avrebbe rubato ad altre informazioni che ritenevamo più utili. D’altra parte, la corrispondenza tra grafia e pronuncia, specialmente nello spagnolo, è quasi totale. Per l’italiano abbiamo deciso di offrire l’informazione sulla posizione del-l’accento delle parole sdrucciole e in generale su tutte quelle divergenti dallo spagnolo, dato che questa è la principale carenza della grafia del-l’italiano. Es.: chiavica, chiedere... D’altra parte, abbiamo deciso di usa-re le sigle ingl e fr per segnalausa-re quelle parole stranieusa-re che vanno pro-nunciate in modo più o meno approssimativo come nelle lingue di origi-ne. Es.: chiffon (fr), chip (ingl)... Questa procedura - come vedremo più avanti - cambierà nella nuova edizione.

d) Verbi pronominali: si è rinunciato a offrire una classificazione di questi verbi con etichette quali riflessivo, reciproco, transitivo pronominale, ecc. La motivazione è chiara: il parlante (e perfino il linguista) non è spesso capace di determinare con precisione il valore della particella pronomina-le; si tratta frequentemente di un dato privo d’interesse. Per questo abbia-mo optato per l’unificazione di tutti i valori mediante un’unica etichetta: ~rsi per l’italiano, ~se per lo spagnolo. Es.: chiamare-(2)~rsi.

e) Informazioni grammaticali: anche se può sembrare strano, pochi di-zionari offrivano (e nessuno in modo sistematico) un insieme di infor-mazioni così importanti per un utente ispanofono come le seguenti, che invece compaiono sistematicamente nel DIH:

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– Verbi sdruccioli della 1ª coniugazione (ábito di fronte a lavóro): chia-rificare <esd> (anche in Alvisi 1982).

– Verbi della 3ª coniugazione con incremento incoativo: Es.: chiarire <isc> (anche in Alvisi 1982).

– Ausiliare dei verbi intransitivi: chiedere (intr.: avere), ciancicare (intr.: avere) (anche in Schepisi-Sañé 1988).

f) Abbondanza di informazioni sulla costruzione e la combinazione delle parole, delle volte in modo implicito (con esempi d’uso), altre volte in modo esplicito. Si veda s.v. chiedere, ci, cibare

g) Presenza abbondante di elementi fraseologici (locuzioni, modi di dire, proverbi). Oltre all’assenza del lessico attuale e del vocabolario collo-quiale e volgare, questa è una delle grandi mancanze dei dizionari pre-cedenti, in particolare di quelli piccoli e medi. Si veda s.v. chiamare, chiaro, chiave..

L’elaborazione di questa prima edizione del DIH fu eseguita con mezzi informatici che non esiterei a qualificare di rudimentari, poiché si limitò all’uso di un word processor per scrivere il dizionario. Con lo scopo di superare le enormi limitazioni di questo formato, mi accinsi a costruire una banca dati nella quale introdurre il dizionario per la secon-da edizione, secon-dato che è questo il formato elettronico che ritenevo più a-datto. Il programma utilizzato è stato FileMaker Pro, che presenta due vantaggi: è multipiattaforma (cioè, ammette diversi sistemi operativi) e permette il lavoro contemporaneo in rete di più utenti. Il risultato è stato un complesso database relazione che offre innumerevoli e indubbi van-taggi, tra cui i seguenti:

– Permette un controllo maggiore nell’introduzione dei dati: essendo costretti a introdurre ognuno di essi in un campo diverso è possibile determinarne i parametri. Per esempio, in un campo che preveda l’immissione di marche geografiche verranno ammessi solo quegli e-lementi previsti in una lista predeterminata e non altri.

– Permette un controllo diretto sul risultato, cioè, sul formato in uscita dei dati. Dalla banca dati viene fuori il dizionario già pronto per la pubblicazione.

– Permette di capovolgere ognuna delle due parti del dizionario: pren-dendo come base la parte spagnolo-italiano si può creare una nuova li-sta nella quale ciò che erano equivalenti italiani ora compaiono come lemmi, mentre quelli che erano i lemmi spagnoli sono diventati ora equivalenti, corredati di tutte le informazioni, marche ed esempi rela-tivi. Così possiamo controllare che tutto ciò che compare in una parte

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come equivalente comparirà pure nell’altra come lemma.

– Ed evidentemente permette di eseguire qualsiasi tipo di ricerca, sem-plice o molto complessa, impossibile nel formato precedente.

Passiamo ora ad occuparci dell’altra questione annunciata nel titolo della mia comunicazione, una questione che considero interessante: la trasformazione che è in corso del DIH, che sfocerà nella pubblicazione, agli inizi del 2006, del dizionario rinnovato che farà parte della collana dei cosiddetti Diccionarios Compactos Herder, e che avrà un formato ed un’estensione un po’ superiori all’attuale. Non è, però, la veste esterna il cambiamento più significativo che subirà il dizionario, bensì alcuni a-spetti sostanziali riguardanti la macrostruttura e la microstruttura ai quali vorrei fare riferimento nel tempo che rimane:

a) Numero delle voci: ovviamente una delle innovazioni riguarda la cre-scita nel numero delle voci, che risponde a cause diverse:

– Logica inclusione di neologismi e di altre parole, locuzioni e accezioni non presenti nell’edizione del 1995.

– Inclusione nel lemmario delle sigle e delle abbreviazioni, che prima si trovavano in un’appendice.

– Inclusione come lemmi di numerose forme verbali irregolari con rela-tivo rinvio all’infinito.

– Inclusione di voci prima presenti solo in una delle parti.

b) Miglioramento della tipografia: è facile verificare che la prima edi-zione del dizionario ha come punto debole la leggibilità. È stata questa, giustamente, la critica maggiore rivolta al DIH. Nella nuova edizione si avranno delle modifiche in questo campo, in corrispondenza con deter-minati cambiamenti nella microstruttura; per esempio, un formato di pa-gina più grande, l’uso nell’area semantica dell’entrata del grassetto e del grassetto corsivo, oltre a un segno speciale (un rombo) che introdurrà la fraseologia. Es. chiamare, chiaro...

c) Si introduce la trascrizione fonetica (con l’uso dell’Alfabeto Fonetico Internazionale) di tutte quelle parole la cui pronuncia non sia diretta-mente deducibile dalla grafia dello spagnolo o dell’italiano. La trascri-zione non corrisponde alla pronuncia della parola nella lingua di parten-za, ma alla pronuncia più abituale in spagnolo e in italiano (anche con oscillazioni opportunamente riportate). Es: chic, chicane, chip...

d) Esempi e fraseologia: si potrà convenire con il sottoscritto che è que-sto un aspetto essenziale; nella nuova edizione abbiamo deciso di

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distin-guere, sia per quanto riguarda l’ordinazione sia per la tipografia, fra due tipi di elementi sintagmatici che sono molto diversi per natura e per gli scopi, la fraseologia e gli esempi d’uso e collocazioni, che prima compa-rivano mischiate:

– Gli esempi d’uso e le collocazioni appaiono ora in corsivo all’interno dell’accezione che devono illustrare.

– Le unità fraseologiche passano ad una sezione finale dell’articolo, se-parata dal resto con un segno speciale ed ordinate alfabeticamente. – Questa presentazione agevola senza ombra di dubbio la consultazione

del dizionario e permette di sfruttare al meglio ogni tipo d’infor-mazione. D’altra parte serve ad evitare una difficoltà con la quale ogni tanto ci incontravamo, ovvero quando una certa unità fraseologica do-veva essere assegnata a una certa accezione e non se ne trovava nes-suna adatta.

e) Si offre ora la forma femminile di tutti gli aggettivi, sia nella lingua di partenza, sia in quella di arrivo.

f) Cambiamenti nell’uso e nella selezione delle marche: sono state intro-dotte alcune modifiche frutto delle riflessioni degli autori e di quelle del-la Lessicografia contemporanea. Mi limiterò a commentare tre casi: – Le sigle pop y fam sono state sostituite da un’unica marca nuova:

co-loq. In uno studio recente del sottoscritto (Calvo 2003) si è potuto ve-rificare – come già d’altra parte si poteva supporre – che l’uso di quel-le marche non rispondeva assolutamente ad un criterio chiaro, né nel DIH né in altri dizionari monolingui e bilingui analizzati. Per questo si è preferito adottare una marca molto più facile da adoperare per con-trapposizione ad un registro medio o neutro.

– La marca lit è stata sostituita da una nuova (elev = elevado), dopo aver constatato che non tutto ciò che è al di sopra del succitato registro me-dio o neutro è letterario, ma solo ‘elevato’. D’altra parte, la marca lit ha assunto un nuovo valore come marca diatecnica o di specialità: ora accompagna i termini propri della critica letteraria, la retorica e la me-trica.

– È scemato in modo drastico l’uso della sigla fig, di cui la maggior par-te dei dizionari par-tende ad abusare. Si mantiene in quei casi in cui serva veramente a distinguere un’accezione figurata da un’altra che non lo è; al posto suo abbiamo preferito in molti casi indicare esplicitamente – con specificazioni semantiche tra parentesi – in che cosa consista quell’accezione figurata. Es.: chiarificare, chicca...

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g) Falsi amici e cambiamenti di categoria grammaticale: si sono segna-lati con un segno particolare (!) quei sostantivi di forma identica nella L2 ma con un genere diverso (es.: sangue-sangre). Lo stesso accorgi-mento è stato adoperato per attirare l’attenzione dell’utente del diziona-rio sui cosiddetti falsi amici.

Conclusione

Come hanno segnalato tutti quelli che si occupano - o se ne sono oc-cupati in passato - di lessicografia bilingue italo-spagnola, c’è ancora molto da fare per portarla allo stesso livello di qualità di altre lessicogra-fie che, in questo ambito, hanno alle spalle una tradizione più assodata. Tuttavia crediamo che i passi compiuti nell’ultimo decennio siano stati più che incoraggianti. L’interesse crescente per lo spagnolo in Italia e nel mondo e per l’italiano nei paesi ispanofoni deve costituire uno sti-molo affinché le case editrici si decidano a migliorare i propri dizionari e a lanciare prodotti nuovi sempre più richiesti da questo mercato in cre-scita. Gli utenti, da parte loro, dovrebbero – con le armi a loro disposi-zione, principalmente la capacità di scelta – far valere i propri diritti per poter disporre di opere utili, aggiornate e ben impostate dal punto di vi-sta metodologico; purtroppo, la mancanza di una cultura dizionaristica nei nostri paesi non ha dato spazio a una necessaria pressione da parte degli utenti. Gli autori del DIH hanno cercato – e continuano a cercare – di offrire il loro modesto contributo per il raggiungimento di questo o-biettivo. Gli studenti, i docenti, i traduttori e i critici hanno l’ultima pa-rola: saranno loro a dire se sono usciti vittoriosi nella loro impresa.5

5 Vorrei ringraziare innanzitutto la collega della mia Università e co-autrice del

dizionario, Anna Giordano, per l’aiuto costante che da lei ho avuto e per essere una persona con la quale è sempre un piacere lavorare. Un altro ringraziamento va al collega della mia Università Riccardo Cinotti, che ha rivisto il testo e ha apportato diverse correzioni che senza dubbio lo hanno migliorato.

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DICCIO N A R IO COMP ACTO ITALIANO HE RD ER (in cor so di st am pa) (corrisponde alle pagine 132-133 di Calvo-Gi ord ano 1995) chiacchier |ino, -a adj pa rlanc hín, -ina, co tilla, hablado r, -a; ~i o ( -r ii ) m cotorreo, chismo rr eo; ~o ne, -a adj parla nchín, -ina, cotilla, hablador , -a chiama f adm lla m ad a, l lam ado m far e la ~ p asa r li st a; ~re 1. vt lla m ar ; adm nombrar ; ~ qc a un a cattedra

nombrar a alg catedrático,

darle a alg una plaza de

catedr ático ; 2. ~rsi ( nombre, apellidos ) llamarse ; (apellid os ) apel lidarse ◊ ~ al te lefo no l lam ar al t elé fo no ; ~ al le ar mi lla m ar a filas; ~ in caus a qc ju r or denar co m parecer a alg; fig l lam ar a a lg a ca pí tu lo ; ~ la pa lla sport pedir la pelota, pedi r bola; ~ le cos e per il lor o (ver o) no me lla m ar a l as cos as por s u no mbre, (lla m ar) a l pan pan y al vi no vi no; ~ q pe r no m e lla m ar a alg po r s u nombr e; il Signore l’ ha chia mato a sé e l S eñ or l o h a llamado a su cas a/s e lo ha llevado; ~ta f llamad a, llamado m ( Am ) chiappa (

usado sobre todo en

pl ) f coloq nal ga ( es tánd ) ◊ le ~e el culo ( m ), el trasero (m ) chiar |a f ( huev o) clara; m onta re, battere le ~ e montar las claras ; ~ett o 1. m =" vino lombar do rosado y e spum oso"; 2. adj ( vino ) cla rete, r os ad o; ~e zza f clar id ad, nitidez chiarif ica |re vt 1. ( líquidos ) ac la ra r, c lar if ic ar ; 2 . ( id ea.. acla rar, clarificar, es clarecer; ~tore, -t ric e clarificado r, -a, esclar ecedo r, -a; ~z ione f ( qui dos, tamb. fig ) acla rad o m , clarificaci ón chiarimen to m aclaración f; chiedere un ~ pedir una aclaración aver e un ~ con qc aclar ar las cos as con alg, poner las cos as en clar o co n alg chiarina ( var . chiarino m ) f mú s/mil clar ín m chiarire vt 1. ( líquidos ) acla rar , clarific ar; 2 . ( explicar acla rar, es clarecer , ave riguar chiariss imo, -a adj =" tr ata m

iento dado a los

pr of esor universitarios" Chiar.m o, -a abr ="

tratamiento dado a los prof

esores universitarios" ; ~ Pro f. Distinguido Prof. ; ~a Pr of Distinguida Pr of. chiaro, -a adj/ m/adv cla ro, -a ◊ ~ co m e la luce del sole claro co

mo la luz del día;

~ e tondo r otun do , tajante; cantar le ~e hablar cla ro, habl ar

sin tapujos, cantar las

cuarenta; con q u es ti ~i di luna adv

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m pos que corr en; è ~ ch e es tá cla ro que; è ~? ¿está cla ro ?; in ~ TV en claro; metter e in ~ qc

aclarar u/c, deja

r clar o u/c; non vederci ~ no acabarl o de ver claro; parlare ~ (

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tondo) h abl ar s in rode os , habl ar en pl at a; più ~ di così si mu or e más cl aro agua; un n o ~ e tondo un no r otundo; ~re m cl ar id ad f; ~scuro ( pl chiaros curi ) m art e clar os cu ro; ~v eggen te adj/s clar ivi dente; ~vegg enza f clar ivi denci a chias m |a m med quiasm a; ~o m lit quias m o chias s| at a f jaleo m , f ol lón m , albor ot o m ; es cándalo m , númer o m ; far e un a ~ armar un e scándal o, mont ar un númer o; ~o m 1. jaleo, bulla f, ja ra na f; es truend o, escándalo, bullicio, bochinche; 2. callejón ◊ fa re ~ arma r jaleo; fig leva ntar a m pollas; ~o ne, -a adj/s f oll onero, -a, jar an ero, -a, juerguis ta; ~os o, -a adj 1. r uidoso, -a, bullicioso, -a; 2. ( ves tido, color ) ll am at ivo, -a, vi stos o, -a chiatta f barcaz a, gabarra chiava |io ( pl -a i) m cerrajero; ~rda f pe rno m ; arq p er no de anclaje m ; ~r e vt vulg j ode r, folla r, chingar ; ~t a f 1. vulg polv o m , f ollad a; 2. vulg timo m ( coloq ), clav ad a (coloq ) chiav e 1. f 1. ll av e; 2. arq/ mús /tecn tam b. fig cl av e; 3. sport llave ; 2. adj inv ( pos puesto ) cl av e; par ol a ~ pa labr a c lav e ~ d’ac cen sione auto ll av e d e a rran qu e; ~ d i vo lta ar q cl av e del arco ; ~ ing les e, fis sa , a s tell a tecn ll av e i ngl es a, fi ja/p lan a, de estr el la ; ~i in mano adj llaves en mano; bu co del la ~ f ojo/ hue co de lla ce rrad ura; chiud er e a ~ ce rra r con llave ; ch iude re sot to ~ e nce rra r bajo ll av e; chiuso a s ette ~i adj ce rra do a cal y ca nt o; ~tta f ( rel oj, jugue te ) ll av e, llaví n m ; ( gas, agua ) llave de paso; mec ch av et a chia vica f alcan tar illa, cloaca chiavis tello m c er roj o, pes til lo, pas ador chia zz a f mancha, manchur rón m ; ~re vt man char chic [Si k ] 1. adj in v chic, elegante adj ; 2. m elegancia f chicane [Si'ka n ] f inv auto chicane f chicca f 1. in fa nt ( golosina ) chuche rí a, chuche; 2. ( precios a y rar a) joya chi cchera f jícara, pocillo m , tacita chicches si a pron quienquie ra ( que s ea) chicchirichì on om /m quiquiriquí chicco ( pl -chi ) m ( café, arr oz, tr igo. ..) gr ano chie dere < chies i; chiesto > V. 9 1. vt 1. pedir ; ~ perdo-no/s cus a pedir perdón ; ~ in pr estito pedir prestado pr eguntar; ~ il prezzo di qc pr eguntar (p or ) e l pr ecio de algo ; 2. vi p reg untar ( di por); m i chied e di te continua me n te me pregunta por ti continuamente ; chi edono di te al telef ono preguntan por ti al t eléfono chie rica f tonsura chierica to m clerecía f chieriche tt o m mo na gu il lo chie rico ( pl -c i) m clérigo chies |a f iglesia chiesi..., chiesto V. chiedere chiesuola f 1. na v bitáco ra ; 2. des p/fig camar illa chiff on [Si 'f Án ] m inv chiff on; ~ier m inv chi ff onier, caj ner a f ch ig lia f nav quilla chignon [Si 'ɲ Án ] m inv moño m chihua hua [t Si'wawa ] m zoo l chihuahua chilifica zione f med quilifi caci ón chi lo m 1. med quil o; 2 . ki lo(gramo) , q ui lo(gramo) ◊ fare i

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~ re posar/ ba jar l a com ida; ~c al or ia f kilocalor ía; ~ciclo m kil ocicl o; ~g rammo m ki log ra m o, q uil ogra mo chilometr |ag gi o ( pl -gi ) m q uilometraje; ~ico, -a ( m pl -ci ) adj ki lo mét ric o, -a, q uil om ét rico, -a; ~o m k ilóm etr o, quilóme tr o chi loton m in v fís kilot ón chilowatt [ 'k ilovat] m in v ki lovat io m , quilov ati o; ~o ra [ki lo va t' to ra ] m in v k ilo va tio ho ra m chime r| a f qui m era ; ~i co, -a ( m pl -c i) ad j quimér ic o, -a chimic |a f quím ic a; ~o , -a ( m pl -c i) adj/ s quí m ic o, -a chimo m me d qu im o; ~n o m qu imono china f 1. bo t qu in o m ; me d quina ; 2. ti nta c hi na; 3. ge og r pendi ente ◊ me ttersi s u un a br utta ~ i r p or mal ca min o; ~re vt i ncli na r, ag ac har ◊ ~ la testa tamb. fig agach ar la ca beza ; ~t o, -a adj 1. in cli na do , -a, agacha do, -a; 2. me d quina do, -a chincaglier |e m qu in caller o; ~ia f quincalle ría, quincalla; com quincallerí a chines iologia V. cin esi ol ogia chinin |a f qu in in a; ~o m quím quinina f chino, -a adj agachado, -a, ga cho, -a ◊ st ar e a/col capo ~ estar cabizbajo, es

tar con la cab

eza gach a chioccia ( pl -c e) f (g allina) clu eca; ~re vi < avere > caca re -ar ; ~t a f zo ol pollada chioc ci o, -a ( m pl -c i, f p l -c e) adj ( vo z) r auc o, -a, br onc o, -a chio cciola f 1. zool car ac ol m ; 2. informát/impr ( @ ) a rr ob a ◊ a ~ adj en es pi ral; sc al a a ~ f es calera de caracol chiod |at o, -a adj clavado, -a; ( calz ad o, n eu m átic o) cl av et ea do, -a; ~atura f 1. ( uni ón c on cl avos ) cl av ad o m ; 2. ( conj unt o de cla vos ) cl av azó n; ~o m 1. clav o; pi an tog lie re un ~ cl avar/p oner, quit ar un cla vo ; 2 (preocupación ) c ru z f; il ~ d i que l de bito lo perse guita cr uz de aque lla de uda le pe rs ig ue ; 3 . jerga ( cazadora ch up a f ~ a d un ci no alcayata ( f), es ca rp ia ( f); ~ da ghi ac ci o, da roccia sport ( al pinismo ) pi tón de hiel o, d roca; ~ di g ar of ano bot cl av o; ~ fi ss o id ea f ija ( f), fija (f ); ~ s cacc ia ~ un cl av o s aca ot ro clav o; att ac car gu an to ni , la bi ci cl et ta al ~ s por t co lg ar los g ua ntes , co la bi ci cl et a; magro come u n ~ adj de lgado c omo un palillo; ri badir e il ~ dar la ta bar ra ; ro ba da ~i f boba es tu pide ces chioma f m elena, cabellera; zoo l ( caballo ) c rines mpl copa; astron cabellera chios a f glosa, apostilla; ~re vt ap os tillar , anotar; glosar; ~tore, -trice m/f anotador , -a; glosador , -a chios co ( pl -s ch i) m

quiosco, kiosko; chir

inguit o chios tro m ar q claus tro chip [tS ip ] m i nv chip m chiragra f med quir agra chiroman |te m/f quir ománti co, -a; ~z ia f qui ro m an cia chirottero m zoo l quir óptero chirurg |ia ( pl -gie ) f ci rugía; ~ dentaria, plastica cir dental, plástica/estética ; ~ico, -a ( m pl -ci ) adj quirúrgi co, -a ◊ int er vento ~ m intervención qui rúrgica ( f); ~o ra ro -a , m pl -ghi/-gi ) m ciruj ano, -a chis cio tt |es co, -a ( m p l -ch i) adj q uij ot es co, -a; ~ismo quijot is m o

(15)

chis ad v 1. ( ap ar ece entr e pausas ) qui én s ab e, (v et e tú ) a sa ber ; è poss ibi le, ~, ch e ve nga anc ora e s pos ible, quién sa be , que venga tod avía ; 2. ( se gu

ido de una frase

) q ui zás , a lo me jo r, a sa be r; ~ s e vi en e quizás venga ; ~ qu an do arrive a saber cu and o l legar á chit ar r| a f mú s gui ta rra; ~is ta m/f gui tarr ista chit in a f quím qui tina chiud er e < chi us i; ch ius o> V. 10 1. vt cerra r; ( calle, carr et

era; luz, agua...

) c ort ar ; ( agujero, fallo ) tap ar , c ubr ir ; econ s ald ar; ad m cl aus ur ar, lev ant ar; ( en car ce lar ) ence rra r; 2. vi cerr ar; 3. ~rsi cerrar se; encerr ar se ; me te o en ca po tar se; ◊ ~ l a boc ca (a q) tapa rle l a bo ca (a al g) ; ~ l a se du ta lev anta r la s es ió n; ~ le s cuol e acabar se el cu rs o, acabar se las cl as es ; ~ u n oc ch io hac er la vist a g orda, m ira r ha ci a otra pa rte ; no n ~ oc chi o no pe gar oj o chiunque pr on inv 1. ( in de fin ido ) c ualq uie ra, cu al es qu ier a pl ; 2. ( re la tiv o) q uie n quier a que , quie ne s quier a que pl , cu al qui era qu e, cu al es qu iera qu e pl ; ~ si a quie n qui era que se a, quie ne s q uie ra qu e sean chiur lo m zool zar ap ito chius |a f 1. me c co mp ue rta, es cl us a; 2. ge og r hoz, foz, barranc o m ; 3. ( cart a, p oes ía. ..) co nc lusi ón, fi n m , ci erre m ; ~i... V. chiu de re ; ~o, -a 1. adj ce rrad o, a; tapado, -a; lin g tam b. f ig ce rrado, -a; 2. m cer ca do ; cer ra do ; puzz a di ~ olor a cerr ad o; 3. pp V. c hiud ere ~ a sette ch iavi cer rad o a c al y cant o; ~u ra f 1. ci erre m ; ~ di b orsa ci er re de la bols a; ~ de l gi or na le cierre de la edició n; ( ac to ) cl aus ura; 2. c errad ur a, cierr e m ; 3. ( me nt e) cerr azón ◊ ~ de lle tu be med l ig adur a de trompas ; ~ l am po cre m al ci er re rel ámpa go (m A m ) cho c [ SÁk ] m i nv me d tam b. fig shoc k m , choque m ci ( ante otro pr (1) ce , ant e los v erbos esser e y entr are pron 1. nos; 2. ( sus tit uye un c omple me nt o de l ugar ) (a con os ci Roma? Io ~ son o stat o due volte ¿cono ces Ro Yo he e stado (al lí) dos v ece s; no n mi pi ace il mar e, ma ~ dovrò and are quest’ estat e no me gusta el m ar, pe ro t en qu e ir (a llí ) es te ver ano ; 3. ( sus tit uy e u n c ompl eme intr oduci do por dif ere ntes pr ep osicion es ) (p re p + no mb tuo padre è si m pat ic o, ma no n ci vado troppo d ’a ccordo tu padr e es si mpático, pe ro no me l le vo bi en con él (v ariant e de l pr si im pe rsona l, ant e el pr r efl ex ivo s i) uno; ci si sen te bene in questa città uno se en cuen tra bi en en es ta ciu da d; 5. (co n el v er bo es se re : es se rc i) ha y, ha bía...; qui c ’è tr oppa gen te, qu i ~ s on o tr oppe pe rsone aquí demas ia da ge nt e, aqu í hay de masi adas pers onas ; ( co ver bo st are: st arci ) c ab er; la t ua m

acchina non ~ sta

co ch e no ca be ; e st ar de a cue rd o; a qu es te co ndiz io ni no n ~ st o co n es as co nd ic io ne s yo no es to y d e ac ue (con el ver bo t enere : t en er ci ) es ta r i nt eres ado ( a en ten go molto a conos cere il dir ettor e es to y m uy int er es en co no cer al dir ect or ; ( con el ve rbo entr ar e: entrar ten er que ver; ch e c’ entr a tua madr e? ¿qué tie ne que tu ma dr e? ; ( co n el ver bo vol er e: vol er ci ) hacer falta; vogliono mo lti so ldi h ace fa lta mu cho din ero ; C. ia ( Compa gnia ) abr ( co m pa ñía ) cí a. cia ba tt |a f za pat ill a, p ant uf la , chancla, chancleta ◊ se mbrar un a ve cc hi a ~ i r hecho/ a un/ a pordios er o/ a, i r hecho/

(16)

unos z orros; tr attar e q come un a ~ trata r a al g co mo a u n trap o; ~ar e vi < av ere > cha ncl etea r; ~ino m za pa te ro reme ndón; ~o ne, -a m/ f = "p erso na qu e ch an cl et ea" f; des p ch ap uce ro, -a, m ana zas in v cia c ( va r. ciak ) 1. m in v cine cl aq ue ta f; 2. excl ¡ac ci ón! ◊ ~, si gi ra! ¡ cám ar a: a cc ió n! Ci ad : i l ~ m ge ogr el C had; *~ ian o, -a adj /s cha diano, -a cia ld |a f ga st r ba rqui llo m ; ~o naio ( pl -a i) m barqui lle ro ; ~o ne m ga st r = "barqui llo rel le no de nat a" cia lt ron |at a f g ranuj ada, ca nal la da, mal a pas ada; ~e, -a m/ f 1. g ra nuja, can all a, bribón, -ona; 2. v ago, -a, gandu l, -a, harag án, -ana ; ~e ri a f ( cualida d) g ra nujería, si nv er gü en cería; ( acc ión ) g ranuj ad a, can all ada cia m be lla f gast r ros co m , r os ca, ros qu ill a ◊ ~ ( di s alv at ag-gio) sa lv av id as ( in v); non tutte le ~e ri escono con il buco el hombr e pr opon e y Dios dispone ; ~n o m ch am bel án cia nc ia ( pl -c e) f pa parruc ha, embus te m , cuen to chino m ; chis m e m , cotilleo m ; ~re vi < aver e> cha rl ar, parl otear, cot orrea r ci an ci ca re vi < aver e> farfu llar , balbucear ci anf ru sag lia f trasto m , cach arro m cia ni |dri co, -a ( m pl -c i) adj quím cianh ídrico, -a; ~te f mi n ci ani ta cia nn ami de f quím ci an am id a cia no |si f i nv ci anosis ; ~t ico , -a adj me d cia nó tic o, -a cia nu r| az ione f ci an ur ac ió n; ~o m ci an ur o cia o! excl 1. coloq ¡hola !; 2. col oq ¡adi ós !, ¡hast a luego !, ¡chao ! cia rl a f ch arl a, ch ácha ra; b ul o m , chis me m ; ~re vi < aver char lar , p ar lotear ; co tillear , chismo rrear cia rl ata n| er ia f char lataner ía; ~o, -a m/f c har la tá n, -ana cia rl ie ro, -a ( var. cia rl on e, -a ) m/f parlanc hí n, -ina, boca cia rp a f de sp tra st o m , cacharro m ; ~m e m des p cach iv aches mpl , t ras tos mpl cias cu no, -a 1. adj si ng ( lo s terminac ione s como las artí culo un, una ) cada in v; 2. pr on s in g ca da un o, -a ◊ il s uo adv a ca da un o/ a ca da cu al lo s uy o, a cad a un ca da cu al lo q ue le co rres pond e cib ar e 1. vt zo ol ce bar ; 2. ~rsi ce bar se; fi g vi vi r vi ; ~ rsi sol di scienza viv ir s ólo par a la ci enci a Ci be le f mit ol Cibele s cib er |na ut a m/f infor m át cibern auta; ~n eti ca f ci bern éti ~s pa zi o ( pl -z i) m info rm át ci be re sp ac io cib o m co mi da f, a liment o; ~r io ( pl -r i) m ar q cibo ri o ci cal |a f zool cig arra, c hi cha rra ◊ ~ d i m are zo ol c iga la ; ~ar vi < av ere > chi sm or rear , par lo tear ; ~eccio ( pl -c i) chis morre o, pa rl oteo; el ev ga rrul erí a f ci ca tr i|ce f ci ca tr iz ; ~z ia le ad j c ica tr ic ia l; ~zzante ad ci cat riza nte ; ~zza re vt /i ci cat riz ar; ~z za zi on e ci cat riza ció n ci cc a f 1. ( ciga rrillo ) colilla; 2. colo q chicle m , goma mas car ◊ non valer e una ~ no val er un pi mi ento, no vale un p ucho (Am ); ~re vi < av er e> ma sc ar ci cc he tto m co pit a f, co pi ch ue la f ( co loq ); farsi un ~ to mar se una c opita/c opi chuela ; rega ñina f, rapa polvo, re prime da f

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