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Academic year: 2021

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Introduction

Serena Feloj, Carlo Guareschi

[email protected], [email protected]

This issue gathers the interventions presented on occasion of a joint conference organised by the Department of Cultural Heritage of University of Milan and the Department of Social Sciences of the University of Parma from 14-16 October 2016 concomitantly to Expo Milan Fair. The focus of the conference, which reflects in the present publication, was ‘taste and disgust’ in Aesthetics and in the arts — seen from an interdisciplinary perspective that goes beyond a strictly academic discourse and on to the investigation of its socio-cultural repercussions.

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Itinera, N. 12, 2016. Pagina 1

Introduzione

di Serena Feloj e Carlo Guareschi

I saggi qui raccolti costituiscono il risultato di una ricerca corale che si è articolata a partire da una fruttuosa e promettente collaborazione fra Università e istituzioni, saperi e territorio. In occasione dell’Expo di Milano, l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Parma – nelle persone di Maddalena Mazzocut-Mis (Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Università degli Studi di Milano), Rita Messori (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali, Università degli Studi di Parma) e Francesca Zanella (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali, Presidente del Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Università degli Studi di Parma) – hanno organizzato un convegno di studi sul tema del gusto e del disgusto che ha avuto luogo nei giorni 14-15-16 Ottobre 2015 presso la cornice milanese della Sala Napoleonica e nella rinnovata sede parmigiana del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC).

Il titolo del convegno, Gusto e disgusto nell’estetica e nelle arti, esprime la volontà di sviluppare una riflessione critica sul tema dell’Expo milanese, riportando quindi i saperi umanistici a contatto con il contesto socio-economico e al fine di sviluppare un dialogo interdisciplinare, non limitato soltanto all’ambiente accademico tout court, ma aperto ad una più ampia accezione di cultura.

Investigando il tema del gusto e del disgusto in maniera trasversale, si è delineata una matrice estetica dell’analisi, capace non soltanto di fornire stimoli proficui di riflessione, ma anche in grado di recuperare metodologicamente la doppia accezione di estetica – intesa sia come filosofia dell’arte sia come scienza della conoscenza sensibile – rendendola viva e operativa. Ecco quindi che il gusto, nella sua componente fisiologica e percettologica ma anche nella sua rilevanza socio-culturale e artistica, si configura come elemento elettivo per una tale interazione tra forme del

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Itinera, N. 12, 2016. Pagina 2

sapere. Non solo, quindi, filosofi che interrogano la natura del gusto e del disgusto e lo strutturarsi della loro propria forma di esperienza, ma anche esperti di cinema, teatro, danza, arte e geografia si sono confrontati per delineare il ruolo che gusto e disgusto ricoprono all’interno dell’arte e per la nostra esperienza e apprezzamento di essa.

Nella prima sezione, Gusto e disgusto nell’estetica del Settecento, Maddalena Mazzocut-Mis e Rita Messori indagano il gusto e il disgusto in riferimento all’estetica del Settecento. Nel suo saggio Si ce n’est pas de la gloire; c’est du

bouillon, Maddalena Mazzocut-Mis sottolinea come la fruizione estetica

legata al disgusto appaia non totalmente accettata, mentre all’opposto il gusto appare essere indagato nella sua intima connessione con l’esperienza del piacere. Con il contributo L’uomo ridotto a una sola posizione. Fame e

asservimento ne Le neveu de Rameau di Diderot, Rita Messori affronta invece

il tema dell’uomo affamato ne Le neveu de Rameau di Diderot, mettendone in risalto l’interpretazione dell’hegeliana dialettica servo-padrone e soffermandosi sulla rappresentazione narrativa del servo come uomo affamato, simbolo di una natura umana ridotta a mero stato di bisogno e per questo incapace di gustare.

La seconda sezione, intitolata Fenomenologia del gusto e del disgusto è dedicata alla prospettiva fenomenologica. Nel saggio Distanti uno sputo.

Disgusto e paura in Aurel Kolnai e Jean-Paul Sartre, Marco Tedeschini

considera le analogie fra disgusto e paura a partire dalle analisi fenomenologiche di Kolnai e Sartre, cercando di delineare la funzione del disgusto e il suo proprio oggetto. Sempre in seno alla tradizione fenomenologica, il contributo di Simona Bertolini, Gusto e moda: tre letture

filosofico-antropologiche a confronto, considera il rapporto fra gusto e moda.

In questo saggio, il rapporto fra i due elementi viene interpretato alla luce delle idee sviluppate da Nicolai Hartmann, Hans-Georg Gadamer e Eugen Fink e considerato come elemento espressivo del rapporto fra l’uomo e il proprio contesto storico-culturale.

Se le precedenti due sezioni sono incentrate sulla riflessione filosofica, la terza parte, intitolata Gusto e disgusto nelle arti, è dedicata alle pratiche

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Itinera, N. 12, 2016. Pagina 3

artistiche della danza, del cinema, del teatro e del design. Mariagrabriella Cambiaghi presenta un saggio intitolato Tra Venezia e l’Europa: gusto e

disgusto nel teatro di Goldoni, nel quale considera la concezione goldoniana

di gusto. In questo saggio emerge chiaramente come Goldoni consideri il gusto in relazione alla condotta quotidiana e lo definisca in termini di misura e dignità ne Il cavaliere di buon gusto, mentre in Una delle ultime sere di

Carnovale viene messo in luce il carattere patetico e comico. Proseguendo in

questa indagine del gusto e del disgusto in relazione alla tradizione teatrale, Gaia Clotilde Chernetich presenta un saggio intitolato Articolazioni del gusto

nel teatro-danza di Pina Bausch: la melanconia dell’effimero e analizza

epistemologicamente l’analogia fra danza e gusto, dimostrando come entrambe le esperienze non possano essere ridotte alla mera dimensione fisica. Livio Lepratto considera come il vino è stato rappresentato all’interno della tradizione cinematografica italiana. Nel suo saggio Tra metafora e

identità: il gusto del vino nel cinema italiano, Lepratto mostra in che modo la

degustazione del vino svolga nel cinema italiano un’importante funzione simbolica. Con il contributo di Francesca Zanella si prende poi in esame uno degli elementi maggiormente associati al gusto: il cibo. Nel suo saggio Luoghi

del cibo, Francesca Zanella riflette sulla centralità del cibo a partire dalla

seconda metà del XX Secolo, non soltanto per lo strutturarsi di rituali quotidiani ma anche per il design della spazialità umana. Concentrandosi sul design di spazi e oggetti legati al cibo, l’autrice indaga anche la relazione dialettica che tale pratica intrattiene con il più ampio contesto culturale.

Il dialogo fra filosofia ed espressioni artistiche continua anche nella quarta sezione del presente volume: Il disgusto e l’arte. Nel suo saggio Un romanzo

gastrico. Fenomenologia della fame e del disgusto a partire da Fame di Knut Hamsun, Michele Bertolini investiga fame e disgusto e la loro simbologia

considerando la prospettiva dello scrittore norvegese Knut Hamsun. All’interno della sua opera Hunger la fame e il disgusto vengono descritti non solamente nella loro dimensione fisica ma anche nel loro essere ritmo stesso dell’esperienza del protagonista. Seguendo questa linea interpretativa, in cui il disgusto viene analizzato nella sua forza esperienziale che conduce all’espressione artistica, Robert Rawdon Wilson propone il saggio intitolato

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Itinera, N. 12, 2016. Pagina 4

Thinking Disgust Plural. In questo saggio l’autore analizza la relazione fra

disgusto e disprezzo, mostrando come il secondo nasca dalla conoscenza e dall’esperienza del disgustoso, configurandosi come dimensione intellettuale fondata su un’esperienza viscerale. In relazione al passaggio dal disgusto al disprezzo, dal viscerale all’intellettuale, sorge per l’autore la possibilità di trasformare esperienze disgustose in oggetti ed esperienze artistiche che oltrepassano il qui e ora della propriocezione corporea.

Seguendo la pregnanza del disgusto per l’esperienza umana tout court, la quinta sezione, Il gusto, il disgusto e la cultura contemporanea, chiude la riflessione proponendo due interpretazioni di Martha Nussbaum, autrice che a lungo ha lavorato sul rapporto fra disgusto ed esperienza umana. Mara Meletti, nel saggio Martha Nussbaum: il disgusto, un’emozione politica

,indaga il ruolo normativo del disgusto nella costituzione politica di «una vita

buona». Giulio Iacoli, invece, prende avvio dagli studi di Nussbaum sul disgusto per applicarli a un’interpretazione della narrativa italiana contemporanea, in cui emergono due rappresentazioni del disgusto omofobo: una provocativa e di critica istituzionale e sociale, l’altra riflessiva e connessa alla crisi interiore dell’omosessuale come persona ed artista.

Con questi riferimenti al contemporaneo il presente numero di Itinera conclude un percorso di ricerca che trova i suoi fondamenti nella tradizione settecentesca, periodo determinante per lo sviluppo dell’estetica come disciplina, e apre idealmente a future riflessioni in favore di una contaminazione interdisciplinare che rafforza la complessità e la profondità di indagine dei saperi umanistici alla luce di un necessario rigore teoretico.

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