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Sviluppi recenti della letteratura sullo sviluppo locale

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(1)

Unione Eu.orea Lrdc Sæiale Euroæo Aûiaolo 6. Azroni innô!âliv€

RâB,@e Àutonoma dê lê Sâ.deÉrâ Àssessoraio d€l Lilôro torma2lo.e Ê.oiessiona e, - C. *.r'o_e e !':, rüà S.\ à'e

'\

g"r.,, Regionltc

Qet L4t,oro

I materiali del progetto

E.D.A.

Volume 2

Il

progetto

E.D.A.

Gli

approfondimenti

A

cura

dell'Agenzia Regionale del Lavoro

CUEC rffi fi, ,4t : I

(2)

,::jj

I

materialidel

progetto

E.D.A.

(Employment, Development, Adaptability)

Volume

2

Il

progetto

E.D.A.

Gli

approfondimenti

A cura deli'Agenzia Regior:aie del Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna

Protnttlu'e de I progetto

CUEC

(3)

.&,run

* È*giaaale de! tàwro

Via ls Mirrionis, 195

-

09i 22 tagliari _ te{. 070.606.791g; fâx. www,progeiloeda.it _ www.regione.sardegna.it

iav.a gen zia.regionaie@ reg ion e.sa rdegna. it

010,6a6 t9i I

rr

i.* I er

tr'.ilLlts 2

e :005 CTJEC Editrice

{oaperalira {Jniversitaria Ediffice Cagliariïana

Cennaio 20ûS

l5B§: 88-8467-242-2

Realizzazione editoriale: CUEC

ria Is Mirrionis 1,09123 Cagiiari

Tel far A70271573 - 070291r01 *u--,1".cuec.it

e-nrail : !nfo@.,cuec.it

i-i:::ra: GrirlirÀ e Ghiani * Monastir (Ca) i-,,:,:nina: Biplmo * Cagliari

.: *i §r-".*! ri i' , -]:il

§::

i,:.,.-;

(4)

tL)(il.rI() I:..Il.A. lunzione di tc'rventi. per ninabili. iche

iunzio-:

finora rea-o molteplici liiaie, in cui

.iva, per

as-ntsro

auto-sistema.

cui per

go-:essi

a

loro complessità rli decisioni e multiibr-rr.oro di

co-:

soio

con nti a carnpi rmenle

dif--fiitti,

coor-:trvork, re-imenio co-di monito-trada mae-;istematico

i

come un di:lf i:1:r :l.r,. :. rr:;

Introduzione: sviluppi

recenti

della

letteratura

sullo sviluppo

locale

Gubriele Pitutct

La letteratura sullo sviluppo iocaie presentâ una serie

di

elaborazioni

.!'oriche e di analisi di casi concreti utilizzabili quali quadri di riferimento

ir una lase di programnrazione di interventi cli pclitica attiva de1 lar.oro su

.cala sub-regionaie o sub-pror,inciale. l,'interesse per la dimensione locaie

i

emerso con forza ncgli anni '70.

E

significatrvo come questo "nuovo" :nproccio di studio è stato fatto proprio qrlasi cL)ntcnlporaneanrerlte da di-.cipline che storicamente hanno avLlto percorsi distintr e

ira

cui

difficil-;:rente si sor.ro registrati fenorneni di collaborazione o co11\.c-rg§rlâ. Ciô

ri-.ulta particolarmente grave.

in

qLianto medesimo è

il

carnpo cl'indagtne. îuttavia a partire clagli anni

'7{i

I'interesse per i1 "locale" si è raffbrzato

:iotevoirnente alf interno della sociologia, deii'economia, cleila geograi-ta,

:-:onché della storia. Successilamente l'importanza delia prograrrmazione a

'rello

territoriale è stata rccepita. in conconrirunza con le nuo\1. dircrti\c

;eli'UE.

dai nostri artministratori. Probabiinterlte un grande ruolo ha

gio-:ato I'individuazione

di

aree che presentavatlo nn llotevole grado

di

svi-.;ip1-ro, pur senza possedere

i

requisiti e le condizioni che

i

paradigrni

cio-rrinanti

altr'inteuro delle scienze sociaii sino

agii

anni

'6û,

soprattutto

.1e11'economia, ritenei,ano ineluttabili

al

I'ine

di

garantire un processo di

.riluppo e rnoclemizzazione. La dimensione iocale è un campo d'indagine

;h.e consente un rafînamento della teoria. in virtît della possibilità di riie-i are le sfurnature o le peculiarità dei casi concreti riconducibili arl un ideal-:r$o. Permette un confronto. grazie all'analisi dei fenomeni economici e

:ociali su scala riilotta. fra le diverse discipline che stucliano le problemali-;he deiio sviluppo.

Una spinta decisiva verso un orientauleuto

di

questo tipo è stata data

:ieila comprensione, rnaturata appunto negli anni '70, della

diftèrenziazio-:e

clella strnttura socio-econornica del nostro Paese, quanto meno

in

tre

:iatrdi macro-aree di cui possiamo dire che "...si tratt{t in realtir

tli

lre

sct--letct speci/iclrc, almeno in pcit'Ie clit,erse

/ru

loro per struttrru cli clqsse,

,istemi

politici

e dati culîur"a1i " (Bagnasco, 1977): i1 Nord-Ovest, i1

Nord-i-<i-Centro

e

i1

Meridione. Nonostante esistano

lorri

clifterenze anche

(5)

l:j;

ffi

48 II. PRo§ETTo Ë,D.4

cefia omogeneiti\

intelïa.

dat;r dalla presenza

di

numerose câratteristiche comuni. Inclubbiarnente

ii

Nord-cvest rappresenta

un

rnoclelio cii

indu-slrializzaziane moko vicino a quello dc.scritto dai vari paradignii tc-orici

dominanti nel secondo Dopoguerra.

Il

"triangolo inclListriale" ha trainato lo

sr'iluppo

di

queste regir.rni" Le. irlprese industriah si contradclistinguevano

per ie glandi climensioni. I'elevalo nrurerL.)

di

addetti.

i

rilevanti

investi-tneuti

in

capitale 1isso, la continna ricerca dell'innovazione tecnologica.

l'arganizzazione tiel lavoro

di

matrice tal,lorista-fbrdista. tanto per citare

alcune caratterisiiche dei rnode11o. J'uttavia solo l'orino pote\,a essere

coi]-siderata probabih:rente rina {'oitry)an.t)

lollir

nel senso pieno del temrine. Le altre aree metropolitane hanno avuto uno sviluppo

in

parte clitterente

ri-speito a ciuello che potremrno ciefinire rigidarnenie fbrdista del cai;oluogrr

clel Piel"nonte.

Niln

ii

cilso Genova ha conosciuio irrecoccnrente una crisi

rurdustriale" nra ha mantenuto un ruoio lbnciamentale quaie snodo

comrner-ciaie. Ancora piir ccnrplesso

ii

caso di Milano. tiove alla crescila materiaie

delia struitura produfiiva si r\ accoiupâgnata uua predominanza bancaria c

finan,ziaria su scala nazionale.

se lo sr iluppo rle

i

Nord-oyest porcva essere letto attraverso

gli

schemi irrierpretal.ivi classici. cio in parte cra vaiiilo anche per

il

ulericione ,

seppu-re in un'otticâ comparativa di tipo negativo. hi cluesto caso r\ possihile

rav-visars conre

ii

clcclino delie produzioni industriali e artigianali lradizionaii"

e la irerdita di imporlanza c{ell'agricohura. uon lia porlalo ad un reale

pro-cesso di sviluppo. lnf'atti le politiche di inteneniopubblico. tramitc-

i'1roli

di sviiuppo". non hanno garantito l'attivazione cli circoii virtuosi capaci di

alrtoalirxçntarsr e cli coinlolgere prevalenterleilte tol'ze e risorse endogenc.

La macro aru'a co:npletamente non interpretabilc- alla luce delre

conce-zioni classiche era quella

del

'\r-l«J-Es1-Ccn1ro. ovvero

ia

..Tei:za Italia',

(Bagnasco. 1977).

In

queste regioni. sopratlutto

in

[:n:rlia-Rornagna.

Ve-neto

î

'Toscana"

il

moclello cii inclirstriatri'tzazione appariva incentrato sillia

piccola e media ir.npresa (cormrnque molto presente in iutto

il

terril.orio

ua-ziortale) operaiite âil'intcnlr)

di

settori maniialturicri ritenLrtj tradizioiraii.

qLrali quclio agro-aiimenrirre^ 1essi1e" conciario. rlell'abbigliarïrento e del vesliario. clel tabacco, della iar,olazione del leguo e dei mineraii rlon

me-tailii'eri.'rr;i

ir-ourparli rnoderni ave\'a un grande peso quelki nreccanico.

Tratti

tiistittivi

dei modeiio cli si,ilupl)o sono la spccializzazionc produttiva

e la stretta connessione delle imprcse con i1 tessuto sociale dei territori. Si

rcgistrir

la

prcsünra

di

"...stt"t!llt!ï(

Ttnxlultive

lcsc:uli

t,!te

r(uttlo

Lhtll'uggrzgrt:iotie ,s;sttt:iule, pet' iiniru:ittnt, dî trttu scrit,

rli

inrprese sintili,

.çitto tt t'r;rnl:le,ss'i orgutri.suti t'he cowlsrctttlotrri met/ie, pictolt: e pict-ctli.s.sime

âffii##ffi Gli approJandin unilà, in rapl a variabili n<

rli

praduttivi

i69).

Sono n lizzazione pr' sile di Prato, gliarnento di zaturiera di It Emilia-Roma gliarnento a ( agglomerati c

Aitri

esempi r re e dell'abb prima fase di

;isivo

il

ruoL secondo gli a1 la diffusione srnissione di imprenditoria mente orientz sviluppo delli spirito impren zionali e di ca Un'interpr *conomia difÏ costruirs un n storico cuiture nrsmi di regol premettere ch, striali è di car sumo, la sua dalla qualità c sumi gioca qu sione

di

uo

r

nelle regioni c rrerequisili so Le regioni in r dore già nel I {t .tt: §

i

t

,i i:,: $ rÈ â :,,t1 :rtt {ls'§§#

(6)

. :-- ;'': :

:lÊl

-i!i approlondintenti 49

unità, in rapporri di dominanza-dipendenza spesso t?on chiaraûtente.frssfrîi

o \)üt iübili nel Telfipo, comunqne complessi, e campofienti ver.i e propr.i

ci-cli produîtivi integrati dispersi sul

terrilorio"

(Bagnasco,197'î, pag.

l68-169). Sono numÇrosi

i

ten'itori che hanno sviluppato una marcatâ

specia-l,izzazione produttiva. In Toscana sono molto noti

i

casi

dell'industria

tes-sile di Prato, deila produzione di ceramiche di Sesto e Montelupo, di

abbi-eiiamento di Empoli e Signa, l'industria conciâria

di

S.Croce, quella

cal-zaturiera di Monsummano e Fucecchio e quella mobiliera di Ponsacco. In

Emilia-Romagnâ sono significative

le

produzioni

nel

campo

dell'abbi-gliamento a Carpi-Correggio, dei minerali non metailiferi a Sassuolo, gli

agglomerati di industrie meccaniche a Bologna, Modena e Reggio Erniiia.

Àltri

esempi sono

i

costruttori di strumenti musicali, le industrie

calzaturie-re e dell'abbigliamento pcalzaturie-resenti

in

alcune zone delle Marclie. Già nelia

prima fase di analisi di questo modello di sviluppo si evidenziô come è

de-cisivo

il

ruolo

di

fattori

di

carattere non strettamenle economico, almeno secondo gli approcci classici. Principaimente la forte tradizione artigiana e

ia diffusione ciella uezzadria nelle campagne avrebbero garantito la

tra-smissione

di

capacità tecnologiche, senso degii affari, nonché

di

spirito

lmprenditoriaie che, accanto all'esistenza

di

un

sistema

di

valori

forte-arente orientato

in

senso "cornunitaristico", costituiscono

la

base dello

sviiuppo della Terza ltalia.

In

sintesi si sarebbe avuta ia compresenza di

spirito imprenditoriale, conoscenze tecnoiogiche in settori industriali

tradi-zionali e di capitale sociale (Bagnascr:, 1977).

Un'interpretazione sisrematica

dei

processi

di

sviluppo nelle aree a

economia diffusa è indubbiamente complessa; questo poiché è necessario

rostruire un modello di analisi che comprenda fattori econornico sociali e

storico culturali. È interessante verificare

il

modo in cui cperano

i

mecca-nisrni di regolazione dell'econornia in questi conlesti. Anzi tuTto dobbiamn

premettere che una condizione che facilita 1'affermarsi dei distretti

inrlu-striali è cli carattere esogeno: la variabilità delia domanda

di

beni

di

con-sunro.

la

sua differenziazione e

la

sempre maggiore importanza rivestita

dalla qualità dei prodotti manifatturieri.

Il

mutamento dei gusti e dei

con-sumi gioca quindi un ruoio molto importante. Ma cosa ha favorito ia

diffu-sione

di

un modello produttivo incentrato sui distretti industriali proprio

neile regioni dell'trtaiia centro- nord-orientaii? Sicuramente esistevano dei

prerequisiti sociali che hanno consentito 7a realizz,aziane di questi processi.

I-e regioni in questione sono quelle che hanno conosciuto periodi di

splen-iore

già ne1 Medioevo grazie all'affermazione

di

fbcne

di

proto-capita-I: PRoCr,lto E.l).À.

"' caratleristiche odello c1i

indu-rradignti teorici

e" ha trainato io

tcldistinguevano ilevanti

invesli-'nr

lecnoiogica.

tanlo per citare

:eva essere

Ç0n-del tennine. Le

te dil]èrente

ri-r riel capoluogo

it:ente una crisi

snodo commer-escita materiale anza bancaria e

'erso

gli

schemi

:ridione,

sepl)u-è possitrile

rar'-rali tradizionarli, rd i-tn reale

1:ro-. rranrite

i

"poii rtlrosi capaci di orse enciogene. ce clelle conce-"Terza Italia" -Romagna. Ve-illcenIrât(.) srllls i1 territorio na-uti tradizionali. .liamenlo

*

del

nerali non

me-:lio

meccanico. ione proCLrttiva dei terri«rri. Si

li

t:he

tetlttl

iriiTtre,se sintili, t

t

gtit't'olissime

(7)

50 IL PROGE.no E.D.À.

lismo capaci di raggiungere notevoli risultati sotto

il

profilo finanziario e

deiia tecnica bancaria, nonché di conquistare ampi spazi sui mercati

inter-nazionali attraverso ia commercializzazione e l'esportazione di produzioni

artigianali

di

altissima qualità. Inoltre

in

queste regioni

si

è

avuto uno

strettû legarne tra le città (che non hanno mai assunto dimensioni

eccessi-ve) e le aree rurali. Questo sviiuppo ecr:nomico non ha pûrtato all'urbaniz-zazione incontroliata e ailo spopolamento delle campagne. Anche in epoca

modema non è awenuta unâ completa ptoletafizzazione del mondo

conta-dino.

Ai

contrario neiie campagne hanno avuto una notevole incidenza

râpporti di produzione quali la mezzadria, ia colonia o I'affitto.

11 processo di sviiuppo del Dopoguerra è avvenuto grazie alla ca-pacità

di

cogliere repeniinamente

i

inutamenti

dei

mercati. Solitamente l'attivazione del processo atviene

in

ambito urbano. Tuttavia la struttura

urbana

di

queste regioni è rnolto particoiare; l'esistenza di numerosissimi

centri

di

rnedie dimensioni fortemente interconnessi alle aree rurali

circo-stanti garantisce

il

coinvolgimento

di

ampie fette dei

teritori

regionali in

questi processi. Non a caso si parla di "campagna urbanizzata" (Becattini,

1975) per descrivere la particolare dislocazione del1a popolazione sul

ter-rilorio

in queste regioni. Probabilmente la tradizione storica e cosmopolita

dei

cerrtri urbani ha pemesso alle imprese

di

inserirsi agevolmente sui

mercati internazionali. La capacità di comme rcializzare otTimarnente

i

pro-pri prodotti è spesso una delie risorse decisive dei distretti inclustriali. Un

altro elemento fondamentale è stato

il

ruolo deila famigiia contadina. 11

modo in cui questa è struttrirâta ha garantito la permanenza di un'offerta di

lavoro elastica e di

fome

di lavoro tradizionali come i1 iavoro a dornicilio.

I

dipendenti possono reggerÊ

la

flessibilità dei iavoro perché ancora in

parte la.gestione economica de1le risorse e del lavoro puô essere pianificata

a livelio familiare in relazione ali'esistenza di altre fonti di redditi

prove-nierrti da economie informali incentrate seinpre suile strutfure famiiiari.

il

modeilo

di

famiglia, soprattutto con riferimento alle femigtie mezzadrlli,

ha fucilitato la diffusione delf iniprenditorialità. Sono nate numerosissirne imprese artigiane a parlire cla fàmiglie mezzadrtli, anche di piccoie

dimen-sioni, che tuttavia pafiecipano a livelio di distretto ai processi produttivi. In

questa prospettiva possiamo capire come

"dul

lavoraîare non

compleTa-menle proleTzt"izzetû perché doîa\o

di

risor.se .familiari, oll'irnpresa

arri-giana{e, alla piccola e

poi

all« rnedia irupresa industriale esisre un contÿ

ttuutn sociale e cullurale clte rende sfuruali

i

rapporti. La struttw"a delle

parenTele e delle awicizie rivela legami.fi"a classi; le case detTe e

la

possi-hilirà

di

mabilità sacisle rendano nan polarizzata la slruTTura

di

classe"

,'Ji: approfondi

, Bagnasco,

rTema di val

sen{e in mor

ii

Coleman

dir idui disp'

i'ilmunità, cl

;irindi corne

sn:i che ma1

.:he. Tuttavii ri*ne econo

iall'efficien

xolto

forte r :elle varie rt Definire *emplice. Qr ï:ütamento. ,rJir.iduare *i:"iali devon

l*rnisti

a co '.*no raggiur

gr

stabilime

:*:ori.

Studii

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linire de

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vantal Jrïppamentc ;erti beni ma :iuralità di fl ';*idestrame

,c*.

Probab :*;rno nel iu :.i-r'intemo dr ;:;lei'e " (Bet i:*rno

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tli

Ct -

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ratt'olge :?,:i€?.,pel.SAfiA, :,,: smdio sui

(8)

ETTC} E,D.A, llnziario e cati inter-roduzioni rvuto Uno .i eccessi- l'urbaniz-: in epoca do conta-incidenza e alla ca-rlitamente I struttura :rosissimi :ali circo-gionali in Becattini, re sul ter-smopolita nente sui Inte

i

pro-;triali. Lin Ltaciina.

Ii

oflerta di iomicilio, ancora in rianifrcata

iti

prove-miiiari.

Il

nzzadrili, rosissime 1e

dimen-luttivi.

In :ompleta-resa

zrti-un conli-'ura delle la

possi-li

classe

"

ctpprofonelimenti 51

:Bagnasco, i988).

In

un contesto di quèsto tipo grande rilevanza ha

ii

si-otema di valori incentrato sulla {iducia reciproca. sono regioni in cui è pre-:ente in modo marcato un capitale sociale, che sulla base della definizione

ii

coieman puà essere considerato come

f

insieme di risorse di cui

gli

in-iividui

dispr:ngono in virtu dell'apparlenenza â netwoork di relazione o a

:';munità, che contribuisce non poco all'integrazione del sisterna. vediamo ;uindi come complessivamente

il

mercato e la reciprocità sono

i

meccani-smi che maggionnente incidono sull'articolazione delie attività

economi-:ire. Tuttavia non possiamo dimenticare Çome questa particolare

conforma-;ione economica e sociale si lega ad un quadro istituzionale caratienzzato

iell'efflcienza delle amministrazioni

locali

e

da

un

sistema

di

welfare

::olto forte che contribuisce non poco ail'inclusione sociale degli individui :elie varie realtà lccali (Bagnasco, 1988).

Definire con precisione le caratteristiche dei distretti industriali non è

ieniplice. Questo anche a causa dalla loro nafura intrinsecameftte porTata al

:,î:utarnento. Già negli anni '80 ci si rese conto di come non fosse possibile

;:dividuare

is

loro pecuiiarità

in

modo netto.

Gli

studi sui distretti

indu-.:ria1i devono molro alle intuizioni

di

Marshall che

fu

uno dei primi

eco-:,':misti a comprendere che

i

vantaggi dati darla divisione del ùvoro non

i;,no raggiungibili esclusivamente âttraverso la produzione su larga scala e

:ir

stabilimenti

di

granrli dimensioni, con enonni concentrazionî

di

lavo-:::*ri.

studiando

il

caso

di

alcune aree inglesi, già pienamente sviiuppate

.';l

tinire del sec.

XIX

(ad es.

il

Lancashire), Marshall si rese conto che

;,:esri vantaggi economici possono essere ottenuti anche attraverso

il

rag-;lippamento

di

tanti piccoli produttori. euesto perché la produzione di

;rrti

beni rnanifatturieri era già ailora suscettibile di essere suddivisa in una

:rr:ralità '*ddestramento di fàsi indipendenti. Un'organizzaziane di questo tipo favorirebbe

dalla manodopera specializzata

e la

circolazione delle

:*e . Probabilmente x,Iarshall intui l'importanza che

i

fattori socio-culturali

-;:rno nel lubriflrcare questi meccanismi econornici, non a caso rilevava

:-;'interno dei distretti industriali quel1a che 1ui definiva ,'inclusltial

atma-:,tere"

(Becaftini, 1987). La complessità di questi sistemi è notevole, pos-,:nrno affermare che

",..ciô

che liene insierne le imprese dei di,çtreti

inclu-:':*li

è...urtcr rete cotnplessa ed inesrricçbile

di

ecaflosnie e diseconamie,

::ttî'n€, di congiunzioni e coilflessioni di cosIo, di retaggi staricct-cultru.ali,

':e ravt,olge sia

le

relazioni interaziendqli che quettà

più

squisiîamenre

'::;rpersonall" (Becanini, i9g7). È di fondamentale imptrtanza incenrrare imdio sui fattori e sui mecÇanismi che attivano i processi di formazione

I : :i r.a: '.f :tll; . .11 : ,l,l .:' l']|. ..,': :'., .;,..:,1'1 .:lii,

(9)

52 IL PR0GETT0 E.D.A,

dei distretti, nonché su quelli che garantiscono la loro stabilità, comunque avendo presente come una delle loro peculiarità maggiori è stata quslia di

cambiare in conseguenza dei mutatnenti della domanda senza luttavia

ride-finire completamente la propria identità originaria (Becattini, 1987).

Tirando le somme possiamo individuare alcuni elementi che sembrano

caratteristici in generale dei distrefti industriaii delia Terza ltalia. Anzi tutto

la

specializzazione produttiva.

Nei

distretti

piir

evoluti questo non

com-porta ia predorninanza di un comparto prodrütivo ma si registra

ii

contem-porâneû sviluppo

di

diversi settori o comparti produttivi

tutti

operanti in

vista deiia produzione di un rnedesimo prodotto tipico di fondamentale

im-pofianzâ nell'economia locale. Un'aitra caratteristica è la capacità di

affer-marsi sni mercaTi nazionali o intemazionali. Sarebbe effûneo credere che

queste produzioni siano sempre

di

piccoia serie.

Infatti

spesso

i

distretti

detengono consistenti quote di mercato ed alcune imprese sa*o leader, nei

settori di appartenenza, sui mercati internazionali. È presente una marcata

divisione del lavoro alf interno dei distretti che favorisce le

interconnessio-ni produttive infrasettoriali e intersettoriali. Inoltre ia tendenza delle

impre-se ad accçntuare la specializzazione produttiva circoscrive

il

loro raggio di

azione, focalizeando al rneglio

il

core business, con ripercussioni positive

sulf innovazione tecnologica e sull'accumulazione delle conoscenze. Una

caratteristica comune è la rapida circolazione delle informazioni a livello cii

djstretto. La diffusione delle relazioni-infonnali genera fiducia e favorisce

I'efficienza del sisterna. indubbiamente

i

distretti presentano una rilevante

professionalità

dei

lavoratori, anche grazie

alla

sedimentazione storica

delle conoseenze legate aile tecnologia produttive. Infine si ravvisa

un'ele-vata mobilità sociaie. Per quel che concerne le precondizioni a1 ]oro

svi-luppo

ia

letteratura è concorde nel ritenere che sia stata decisivâ

l'omo-geneità delia società locale sotto

il

profilo degli orientamenti cultLrrali di

rifbrimento, e caratteizzaia da un sistema di stratificazione sociale apefio

ai fenomeni

di

mobilità sociale ascendente, con un modello prevalente di

famiglia che garantisce

la

flessibilità dell'offerta

di

iavoro e un elevato cûnsenso sociale. Non trascurabile è stato

il

ruolo de1le istituzioni e de1

si-stenra di u,eï'are (Garofoli, 199tr).

Appare fondamentaie 1o studio delle varie realtà territoriali locaii

rneri-ciionali, soprattutto con l'obiettivo di inciividuare

i

fattori che hanno

impe-dito una valorizzazione delie risorse endcgene. La ietteratura

meridionali-sta ha individuato le principali cause ciel "ritardo di sviluppo" ne11a

presen-:3!i appro;t'r za di mo operativi *ale (Put be errato re produ: r:on è pre * una for iaperi ".. qeneralm Itqnno ct ,zll'intern ifiwutale tras.formc Terza Ita strializza, 'valorizzat i'industrir

;on

1a pt trent'anni Nello 1'autoconl §roprio cr *r,venire r gate alla t dall'esten processo , âutofl0ma

ni

differer qualità e r oofiarza d dissolubilr renziazion cuiiarità d lazione te zioni ioca, dr1le carat di perdere scita e

di

r mente val; ;i!, ,r"1, ii;. :i+ § 'l§

s: r§,, §. *l B ',§ ,à, r.ÿ,i ri., :It ,,ÿ;' .li §' .:l T.: i::l :*. {i '..1.,,-rl, :t

t

t{ .ii llir :I! .:i tii .iii, ji t ii i:

(10)

,t, ,i ROCETTO E.D.A, à, comunque tata quella di tuttavia ride-987). he sernbrano ia. Anzi tutto

,to non

com-ra

il

contem-ri operanti in amentale im-rcità di

affer-l

credere che iso

i

distretti

o

leader, nei una marcata terconnessio-r delle impre-oro raggio di sioni positive sSCenZe. una ni a iiveilo di ia e t'avorisce una rilevante zione storica iwisa un'ele-ri al loro svi-cisiva

1'omo-ti

culturali di iociale aperto prevalente di e un eleYalo

zioni e del

si-li

iocali meri-hanno

impe-r

meridionali-nella

presen-i approfondimenti

za

di

modelli culturali che non contribuirebbero ad orientare

in

senso co-sperativistico

i

rapporti sociaii all'esterno dell'ambito farniliare

o

perso-nale (Putman, 1993). 11 discorso è indutrbiamente molto complesso. Sareb-be erratcr credere the

il

back-ground di conoscenze

utili

ai fine di sviluppa-re produzioni cornpetitive sui mercati sul modeilo dei distretti industriali

non è presente in numerose zône del Meridione e della Sardegna. Anzi, vi * una fo$e diffusione e potremmû dire "resistenza" di saperi iocali, ovvero

saperi "...radicati da lungo rempo presso la popolazione e che attengofia

,?eneralmente a mesîieri e ad aTtiyilà dellç vita ttuofidiana. Nel passato essi

'îanüa cosTituito

le

condiziani

per

l'autosfficienza

a

per lo

scçmbio

.Lil'interno della comunità locale, candizioni che sono rimasTe pressoché

:§TfiTuiate in mohe regioni.fino a quancla nan si è r,eri/îc{tto ztn processo di

:t'*s.formazione induslyiale...

"

(Sassu, Lodde, 20{}3). Nelle regioni de1la

Terza Italia queste conoscenze sono state alla base dei processi

di

indu-strializzaziane. Lo stesso non è avvenuto nel Meridione, che non ha saputo i alorizzare, se

non

in

pochi casi" queste risorse.

Al

contrario, spesso

,"iirdustrializzazrane ha causato ilna scomparsa delle attività tradizionaii,

;on la

perdita

di

conoscenze dal valore inestimabile. Soio negli ultimi

:rent'anni si sta cercando rli inverlire la rotta.

Nelio

specifico

ia

trasformazione della produzione tradizionale per

r'autoconsumo o lo scambio ali'intemo della comunità locale in un vero e

;raprio

comparto industriale ôperânte per mercati nazionali e esteri, puô

:,.'r.enire nel momento in cui si ha un incontro tra le conoscente tacite

le-sate aila lrasmissione della tradizione e ie conoscenze codificate importate

Jall'estemo. I-a domanda

di

mercato ha inoitre la capacità

di

attivare

ii

ïrücesso con un meccanismo che tende una volta avviato ad alimentarsi

:iitonomarTrente. I mutamenti nei gusti dei consumatori e la richiesta di

be-:i

differenziati favoriscono l'affermazione

di

imprese capaci

di

garantire ;trâiità e diversificazione dei prodotti (pensiamo alla sempre maggiore

im-:h,r:tanzâ clel made in

ltallt).In

questa prospettiva

i

saperi locali, essendo inr

:issolubilmente legati ad un territorio detenninato, garantiscono una

diffe-:sr:ziazione delia produzione e una rendita monopolistica cûnnessa alla pe-:i:liarità dei prodotti.

È

necessario sofiolineare come ia crescita e f

inno-,.:zione tecnologica possonû avere effetti negativi sui saperi e sulle

produ-,-:rrni locaii. Questo accade quando questi processi provocano una perdita

:"i1e caratteristiche tipiche e originarie dei prodotti. In questo caso si rischia

li

perdere compietamente le quote di mercato. A1 contrario i processi di

cre-.;ita

e di innovazione tecnologica devono, e questo principio è

tenrlenzial-':irnte yalido

in

linea generale, âccûmpagnarsi

al

rispetto della specifica

(11)

IL PRoCETT{] E.D.A,

identità de1 bene (che rappresenta

il

segreto ciel suo successo sul mercato)

(Sassu. LaCde. 2û{13).

La programrnazione di interventi di politiche attive del la.''oro de',,e ave-re come quadro di riferir:rento un'interpretazionc' sistematica deile

peculia-rità del tessuto

sociolrodutlivo

isolano. Foncianrentale appare la capacità

di programniare progetti di sviluppo. legati al1'attivazione di risorse

endo-gcne, da cui possii seguire un incremento della base occupazionaie e un

Jreno ai processi di spopolamento delle aree inteme. Questo deve avvenire alia luce delle vicende della storia sarda, specie di quelle legirte alf

indus-trializzaztar.e del Secondo f)opoguerra, e di Llnâ colnparazione con quanto

accaduto nei contesli in cui si è r,erif icato uno st'iluppo iucentrato sul

lto-deilo ciei distretti inclustriali. Orviamente si tratta di realtà da non

consicle-rare corïie importabiii

in

una sçrcietà rnolto diversa da quella dell'ltalia

centro-sÊttentricnale, ma

è

cornunque intl:orlante comprendere come lo

sviluppo possa passare anche per ur:a valorizzazione di risorse iocali e

tra-dizionaii tropllo a lnngo xrascurate. Pltrtroppo t'rggi siamo costretti â rat'l

i-sare le grandr dilhcoltà ailtontate dalle imprese sarde che operalro a livelio internazionrli grazie alla pr-ocluzione

di

beni

tipici (in

primo luogo quelli legati

alla

iavorazione

del

sughero

e

ai

prodotti

del

settore

lattiero-caseario). Un intervcnto delle istituzioni è indispensabile. Sia al l'ine di

ia-cilitare la conrmerci alizzazione dei prodotti nel resto

di

ltalia o all'estero,

sia per coordinare I'auir,'ità dei vari altori a livello locale cotrsentendo la

nascita di processi produttivi capaci di coinvolgere una pluralità di soggctti in vista cii obretrivr comuni.

Lr

programrnazione

di

interventi istitLrzronali llnalitzat-i a promuovere lo svrluppo locale deve vedere la parlecipazione

dj tecnici provenienti da campi dlsciplinari cliversi, e soprattutto deve

rece-pire le istanze provenienti daiie numerose ti:rze sociali presenti nei vari

ter-ritori.

Inilne per quanto rigr"rarcia l'uirità territoriale

di

analisi da prenciere

corlre punto di rilèrimento in vista ciell'attuazione di politiche di questo

ti-po 1o sîudio rrostra come le unità aurministrative appaiono slegate rispetto

all'articolazione reale deil'attività econourica

sul

territorio.

Le

unità di

analisi socio-econonriche, ovvero

i

sistemi locali dei lavoro, possono

pro-habilmente

clhire

r:n quadro maggiormente corrispondente a tale

articoia-zioire. :,': appro.font Riferiment *agnasco,. Bagnasco,. :988. Eecattini, ( tsologna, 1! Brusco, S,

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(12)

l:.D.A. icato) : al'e- rulia-)ACiTà

)ndo-eun

enire idus--lanto imo- side-Italia

re

lo 3 tra- a\rvi-vel1o 1ue1li

iero-]i

iâ-itero,

io

la rgetti onali rione rece-i ter-rdere ro ri-pett0 rà di pro- :ola-Jii approfondimenti 55 &.iferimenti

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