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Le determinanti delle strategie di Acquisizione: aspetti teorici e analisi empirica

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(1)

U

NIVERSITÀ DI

P

ISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI

Le determinanti delle strategie di Acquisizione:

aspetti teorici e analisi empirica

Candidata

Relatore

Annamaria Ciambrone

Prof.ssa Giovanna Mariani

(2)

RINGRAZIAMENTI

A Zio Rinaldo, il mio angelo, il mio sostegno, per avermi guidato fin qui,

anche da lassù.

Ai miei genitori e a mio fratello per avermi regalato gli anni più belli della

mia vita con il sudore dei loro sacrifici e per essere sempre stati presenti in

ogni momento e in ogni mia scelta.

A Maurizio, la mia forza e il mio punto di riferimento in tutto e per tutto.

A Rossella, l’amica di sempre, per avermi supportato e sopportato. Il bene

che ti voglio è immenso.

Alle mie care amiche, Sabrina, Eleonora e Veronica per aver reso questo

mio percorso unico e meraviglioso.

A Me, forza incontenibile, audacia e aspirazione, che sono, ancora una

volta, impetuosamente vincente.

Alla mia relatrice per la disponibilità, i consigli e il tempo donatomi.

(3)

INDICE

INTRODUZIONE

1

CAPITOLO 1 – LE OPERAZIONI DI MERGER AND

ACQUISITION: PROFILI TEORICI E STRATEGICI

1. Definizione e rilevanza del tema

4

1.1 Breve Cronistoria

6

2. Le ragioni strategiche alla base delle M&A

16

3. Le dinamiche del mercato M&A negli ultimi vent’anni

18

3.1 Il fenomeno dell’internazionalizzazione

20

4. Letteratura sulle determinanti delle operazioni di M&A

22

5. Considerazioni finali

25

CAPITOLO 2 –

EVIDENZE EMPIRICHE SULLE

DETERMINANTI DELLE OPERAZIONI DI M&A

1. Introduzione

30

2. Il database: Selezione e descrizione del campione

31

3. Risultati della ricerca empirica

34

CONCLUSIONI

45

APPENDICE

47

(4)

1

INTRODUZIONE

Le operazioni di Merger&Acquisition sono sempre state oggetto di grande

interesse da parte del mondo finanziario. Tali operazioni di finanza

straordinaria, diffuse a partire dalla fine dell’Ottocento, hanno assunto un

ruolo fondamentale nella crescita aziendale, rappresentando l’approccio

alternativo e più affidabile tra quelli esistenti. Le imprese, dovendo infatti

scegliere tra una crescita per via interna, basata sullo sfruttamento delle

risorse e delle tecnologie preesistenti, ed una crescita per via esterna,

formalizzata attraverso accordi, partnership, fusioni ed acquisizioni, hanno

trovato più semplice e conveniente il secondo approccio.

Alla luce della crescente attenzione rivolta da studiosi ed operatori al tema

in questione, il presente lavoro di tesi ha l’obiettivo di perlustrare in

maniera schematica e lineare gli ambiti di ricerca e di comprendere e

analizzare le determinanti che interessano le operazioni di

Merger&Acquisition.

Il primo capitolo affronta dal punto di vista teorico e strategico il tema delle

operazioni di fusione e acquisizione e può essere a sua volta suddiviso in

due parti: la prima parte dell’elaborato è puramente teorico, affronta

l’evoluzione storica di tali operazioni, definisce le ragioni strategiche che

portano a compiere un processo di M&A mettendo in risalto le dinamiche

del mercato M&A italiano; la seconda parte dell’elaborato affronta l’ampia

letteratura in materia definendo le determinanti che possono incidere su tali

operazioni e alla luce degli studi empirici si definiscono le ipotesi alla base

del presente lavoro di tesi.

(5)

2

Il secondo capitolo rappresenta il corpo centrale del lavoro. Attraverso il

database realizzato tramite la Banca Dati Datastream sono state raccolte

informazioni su un campione di oltre 3000 operazioni M&A effettuate da

oltre 100 società e realizzate dal 2007 al 2016. La prima parte di tale

capitolo descrive il database e la selezione del campione. La seconda parte

mostra i risultati della ricerca empirica mettendo in luce le determinanti che

a nostro avviso hanno inciso maggiormente e orientato l’attività M&A nel

periodo considerato.

Infine si è cercato di interpretare i risultati ottenuti e di comprendere se le

determinanti emerse dall’analisi possano essere un elemento di successo

delle M&A.

(6)

3

CAPITOLO 1 - LE OPERAZIONI DI MERGER AND

ACQUISITION: PROFILI TEORICI E STRATEGICI

Sommario

1. Definizione e rilevanza del tema

4

1.1 Breve Cronistoria

6

2. Le ragioni strategiche alla base delle M&A

16

3. Le dinamiche del mercato M&A negli ultimi vent’anni

18

3.1 Il fenomeno dell’internazionalizzazione

20

4. Letteratura sulle determinati delle operazioni di M&A

22

(7)

4

1. Definizione e rilevanza del tema

“Merger and acquisition are not the same terminologies but often it is used

interchangeabl”.

Anuar, M. A., Khan, S., & Khan(2014)

“In a merger, two or more firms approach together and become a single

firm while in acquisition big and financially sound firm purchase the small

firm”.

Georgios (2011)

Non esiste in letteratura una definizione univoca di Merger & Acquisition

(M&A).

Il termine acquisizione (acquisition) individua quel processo tramite il

quale, un’organizzazione (bidder) acquisisce una porzione maggioritaria o

comunque il controllo totale di un’altra società (target).

Si tratta di processi complessi che spesso rappresentano un elemento

indispensabile per creare valore per gli azionisti. Ad acquisizione terminata,

la bidder acquisisce la proprietà totale delle attività e delle passività

riconducibili all’impresa target.

1

Con la fusione (merger) due o più società si uniscono, integrando le proprie

strutture, per costituire una nuova società (Alao 2010) e le società

partecipanti alla fusione cessano la loro esistenza giuridica.

2

Nelle acquisizioni questa scomparsa legale non avviene necessariamente.

1

Malik, M. F., Anuar, M. A., Khan, S., & Khan, F. (2014). Mergers and acquisitions: A

conceptual review. International Journal of Accounting and Financial Reporting, 4(2), 520.

2

Oduro, I. M., & Agyei, S. K. (2013). Mergers & Acquisition and Firm Performance: Evidence

from the Ghana Stock Exchange. Research Journal of Finance and Accounting, 4(7), 99-107.

(8)

5

L’obiettivo principale per l’impresa bidder che si approccia al processo di

Merger and Acquisition è quello di lavorare con più società andando quindi

ad ottenere vantaggi all’interno del mercato.

3

Grazie al processo di M&A il

ritorno di capitale e la ricchezza per gli stakeholder incrementano e le spese

correlate (costi operativi) decrementano.

4

Le M&A dunque, consistono in operazioni straordinarie utilizzate per

realizzare lo sviluppo dimensionale dell’impresa. Tali operazioni negli

ultimi anni hanno trovato una maggiore diffusione sia a livello

internazionale che nazionale ed il motivo di fondo è la ricerca di modalità

più rapide per ottenere vantaggi competitivi quali ad esempio quote di

mercato e know-now che richiederebbero un maggior arco temporale se

sviluppate in modo autonomo (Fontana 2008).

3

Ismail, T. H., Abdou, A. A., & Annis, R. M. (2011). Review of literature linking corporate

performance to mergers and acquisitions. The Review of Financial and Accounting Studies, 1,

89-104.

4

Haspeslagh, P. C., & Jemison, D. B. (1991). Managing acquisitions: Creating value through

corporate renewal (Vol. 416). New York: Free Press.

Ghauri, P., & Hassan, I. (2014). Evaluating Companies for Mergers and Acquisitions. Emerald

Group Publishing.

(9)

6

1.1 Breve Cronistoria

‘’Merger and acquisition waves are periods of intense merger and

acquisition activity’’.

5

Le operazioni di M&A sono legate alla nascita dei mercati finanziari

organizzati e considerate come importanti fattori di corporate performance e

mezzo con il quale le organizzazioni rispondono alle molteplici condizioni

mutevoli.(Yena & Andé, 2007; Bruner, 2004). Presentano un andamento

ciclico (merger waves).

La peculiarità delle Merger and Acquisition waves risiede nella frequenza

delle acquisizioni, la quale varia sistematicamente da un processo di

“random walk” caratterizzata da un periodo di attività di acquisizione

significativamente elevata rispetto ai typical periods.

6

Gli ultimi 100 anni sono stati caratterizzati da varie ondate di M&A (M&A

Waves).

Nel corso degli ultimi decenni, diversi studi hanno prodotto risultati

divergenti per quanto riguarda la profittabilità delle operazioni di M&A.

7

5

Faulkner, D., Teerikangas, S., & Joseph, R. J. (2012). The handbook of mergers and acquisitions.

Oxford University Press.

6

Motis, J. (2007). Mergers and Acquisitions Motives. University of Crete Okonkwo, CO „(2004)

Legal framework for mergers and acquisitions‟. Central Bank of Nigeria. Morresi, O., & Pezzi,

A. (2014). Cross-border mergers and acquisitions: Theory and empirical evidence. Springer.

Evenett, S. (2004). The cross-border mergers and acquisitions wave of the late 1990s.

In Challenges to globalization: Analyzing the economics (pp. 411-470). University of Chicago

Press.

7

Homever, most of scientific literature confirms that, in general, target firm shareholders are

winners while acquiring firm shareholders are nota sfortunate. Acquiring firm’s shareholders at

best break-even but often lose during acquisitions (Weidenbaum &Vogt, 1987; Bruner, 2004).

(10)

7

First Merger Wave (1897-1904)

La prima ondata iniziò nel 1897 e durò fino al 1904.

Tale ondata colpì un gran numero di industrie minerarie e manifatturiere

come metalli primari, prodotti alimentari, prodotti chimici, attrezzature per

il trasporto, prodotti metallici e carbone.

8

Si verificò un consolidamento

simultaneo delle varie manifatture all’interno di una singola industria. Si

formarono importanti monopoli grazie ad un consolidamento orizzontale

che permise una crescente capitalizzazione delle imprese più solide nonché

l’accrescimento in termini di profitti e margini operativi (Fatima e Shehzad,

2014). Il potere del monopolio si sviluppò principalmente a causa

dell'applicazione della legislazione federale antitrust nota come Sherman

Act del 1890.

9

Questo permise alle imprese di raccogliere capitali, detenere

azioni in altre imprese e ampliare le loro linee di business. Peculiarità di

questa prima ondata fu la realizzazione di accordi per la maggior parte

amichevoli (friendly deals), abbinata alla prevalenza di acquisizioni

realizzate per mezzo di denaro (cash financing).

10

Nel 1904 si verificò la

crisi borsistica per eccesso di speculazione e la prima ondata giunse al

termine.

8

Malik, M. F., Anuar, M. A., Khan, S., & Khan, F. (2014). Mergers and acquisitions: A

conceptual review. International Journal of Accounting and Financial Reporting, 4(2), 520.

Rhodes‐Kropf, M., & Viswanathan, S. (2004). Market valuation and merger waves. The Journal

of Finance, 59(6), 2685-2718.

9

Qiu, L. D., & Zhou, W. (2007). Merger waves: a model of endogenous mergers. The Rand

Journal of Economics, 38(1), 214-226.

10

Rhodes‐Kropf, M., & Viswanathan, S. (2004). Market valuation and merger waves. The

Journal of Finance, 59(6), 2685-2718. Rhodes–Kropf, M., Robinson, D. T., & Viswanathan, S.

(2005). Valuation waves and merger activity: The empirical evidence. Journal of Financial

Economics, 77(3), 561-603.

(11)

8

Second Merger Wave (1916-1929)

‘’The second merger wave featured more emphasis on stock as a means of

financing acquisitions’’

Martynova and Rennebog (2008)

La seconda ondata di M&A si

sviluppò negli Stati Uniti e fu preceduta da

un periodo di ripresa economica dopo la fine della prima guerra mondiale.

L'espansione economica fornì un accesso migliore e più economico al

capitale richiesto per finanziare investimenti come le M&As.

11

Tuttavia, a

differenza della prima ondata, nota come "fusione per monopolio", la

seconda venne definita "fusione per oligopolio". L’obiettivo principale fu

quello di creare oligopoli.

12

Nuove disposizioni di legge come il Clayton

Act del 1914 raffozzarono lo Sherman Act in modo da rendere più forte la

politica antimonopolistica del governo statunitense. Di conseguenza, sono

furono creati meno monopoli e più oligopoli attraverso le fusioni verticali.

Infatti questa seconda ondata rappresentò il primo tentativo su vasta scala

per formare conglomerati.

13

A fine ondata le industrie non apparserò più dominate da una sola grande

azienda, al contrario furono due o più imprese a dominare un’industria

diventata prevalentemente oligopolistica. Specialmente le piccole imprese,

furono le più dinamiche.

14

11

Malik, Muhammad Faizan, et al. "Mergers and acquisitions: A conceptual review." International

Journal of Accounting and Financial Reporting 4.2 (2014): 520.

12

Morresi, O., & Pezzi, A. (2014). Cross-border mergers and acquisitions: Theory and empirical

evidence. Springer.

13

Lipton, M. (2006). Merger Waves in the 19th, 20th and 21st Centuries. The Davies Lecture,

Osgoode Hall Law School, York University, 14.

14

Faulkner, D., Teerikangas, S., & Joseph, R. J. (2012). The handbook of mergers and

acquisitions. Oxford University Press.

(12)

9

La fine della seconda ondata di acquisizioni e fusioni fu causata dal crollo

del mercato azionario e dall’inizio della Grande Depressione del 1929. Le

conseguenze principali di tale crisi furono la diminuzione della fiducia da

parte delle imprese e ed una grave stagnazione.

Third Merger Waves (1955-1969)

Accadimenti quali la Grande Depressione del 1929 e la Seconda Guerra

Mondiale inibiscono l’attività di M&A almeno fino agli inizi degli anni

50.

15

.

A differenza delle prime due ondate, limitate agli Stati Uniti, la terza

merger waves si verificò anche nel Regno Unito e nell'Europa

continentale.

Le ulteriori restrizioni alle aggregazioni aziendali, con lo scopo prevalente

di prevenire acquisizioni e/o fusioni anticompetitive costituirono le basi

della terza ondata.

Nel corso degli anni Sessanta, la mano antitrust venne ulteriormente

intensificata dall'entrata in vigore del Celler-Kefauver Act del 1950, che

modificò il Clayton Act del 1914 e concesse al governo federale un

ulteriore potere, ovvero di dichiarare come fusioni illegali quelle che

tendevano ad aumentare la concentrazione del settore e ad ostacolarne la

concorrenza. Di conseguenza, sono diminuite le fusioni orizzontali e

verticali rendendo il conglomerato il percorso principale verso la crescita.

16

15

Clark, P., & Mills, R. (2013). Masterminding the Deal: Breakthroughs in M&A Strategy and

Analysis. Kogan Page Publishers.

16

Hubbard, R. G., & Palia, D. (1999). A reexamination of the conglomerate merger wave in the

1960s: An internal capital markets view. The Journal of Finance, 54(3), 1131-1152. Morresi, O.,

(13)

10

La fusione conglomerata venne attuata come strategia per proteggere le

imprese dalle vendite e dai profitti instabili, dagli sviluppi avversi della

crescita, dagli spostamenti competitivi e dall’obsolescenza tecnica.

Il conglomerato si presentò meno vulnerabile agli shocks in un’industria,

poiché in grado di generare ricavi in comparti differenti e permettendo che

le perdite causate dagli schock in un’industria venissero compensate dai

ricavi provenienti da un’altra industria.

Il ribasso del mercato azionario nel 1969 ha portato ad una riduzione del

prezzo delle azioni dei conglomerati, dichiarando così la fine della terza

merger waves.

& Pezzi, A. (2014). Cross-border mergers and acquisitions: Theory and empirical evidence.

Springer.

(14)

11

Forth Merger Waves (1981-1989)

La quarta ondata fu diversa dalle precedenti per una serie di elementi.

Innanzitutto le acquisizioni furono principalmente di carattere ostile ovvero

speculativo, il cui obiettivo finale era quello di comprare una società per poi

rivenderla e ad avere cospicui guadagni.

17

In secondo luogo in questo periodo molte aziende cercarono di concentrarsi

sui loro core copabilities. L'andamento verso la diversificazione fu

effettuato, da un lato, attraverso gli acquirenti finanziari che acquistavano

segmenti di imprese diversificate e, dall'altro, dalla cosiddetta bustup

acquisition , in cui gli acquirenti propendevano per le imprese le cui parti

considerate come entità separate valevano più di tutto. Effettuate le

acquisizioni, le parti sarebbero state vendute e i redditi realizzati da tali

vendite venivano utilizzati per ridurre il debito sostenuto per finanziare

l'affare.

18

Il concetto di acquistare una public company, renderla privata sfruttando la

capacità d’indebitamento della società stessa per finanziare la maggior parte

del valore di acquisto fu definito leveraged buyout (LBO). Le operazioni di

LBO entrarono in gioco come un meccanismo di successful governance

volte a minimizzare lo spreco di risorse che caratterizzarono il 1960 e il

1970 e rendendo le aziende più focalizzate sulle loro core activities. Fu

proprio questo fenomeno oltre alle c.d. bustup acquisition a caratterizzare

questa quarta ondata. Il LBO si è configurato per lo più come ruolo

strategico del sistema bancario.

17

Faulkner, D., Teerikangas, S., & Joseph, R. J. (Eds.). (2012). The handbook of mergers and

acquisitions. Oxford University Press.

18

Morresi, O., & Pezzi, A. (2014). Cross-border mergers and acquisitions: Theory and empirical

evidence. Springer.

(15)

12

Durante questo periodo si poserò le basi per eliminare le inefficienze

derivanti dall’opzione ‘conglomerale’ messa in atto tra il 1955 e il 1975.

Dopo il 1989, soprattutto a causa di un’altra crisi del mercato azionario, il

volume e l’intensità delle operazioni di M&A diminuirono e anche la quarta

ondata di M&A può dirsi conclusa.

(16)

13

Fifth Merger Waves (1992-2000)

Negli anni ’90 si assistette ad una fase espansiva per i mercati finanziari,

favorita dal forte sviluppo del processo di globalizzazione.

Quest’ultima produsse un aumento dei deals cross-border: per essere in

pari con la crescita globale, le varie organizzazioni ricercarono al di fuori

dei confini domestici imprese target cui proporre acquisizioni e/o fusioni.

19

Anche la quinta ondata si tenne in Europa e nel 1999 il numero di

transazioni europee superò il record di acquisizione degli USA. L’Asia è

stata parte del gran numero di operazioni di M & A a partire dal 1998.

20

Da segnalare l’importante sviluppo dell’internazionalizzazione; numerose

operazioni di M&A ebbero per oggetto imprese operanti in settori esteri. La

rivoluzione del sistema dell'economia globale produsse grandi cambiamenti

nella struttura concorrenziale di diverse industrie, dando impulso anche

all'attività di acquisizione in Italia negli anni '90. Questa è stata la vera e

propria ondata per le aziende italiane, con grandi offerte nel settore

bancario e nel settore della comunicazione.

21

Proprio in Italia si sono

registrarono in questa ondata importanti acquisizioni Telecom Italia da

parte di Olivetti e Banca Commerciale Italiana da parte di Banca Intesa.

22

19

Very, P., & Schweiger, D. M. (2001). The acquisition process as a learning process: Evidence

from a study of critical problems and solutions in domestic and cross-border deals. Journal of

world business, 36(1), 11-31.

20

Mariani, G. (2017). M&A and Value Creation: A SWOT analysis. G Giappichelli Editore.

21

Mariani, G. (2017). M&A and Value Creation: A SWOT analysis. G Giappichelli Editore

22

Tra le operazioni Olivetti-Telecom Italia altri elementi che hanno favorito le M&A in Italia

furono la privatizzazione delle imprese dello Stato, tra cui Autostrade e Enel, lo sviluppo del

mercato azionario con l’entrata in borsa di nuove imprese e la continua crescita del private equity.

(17)

14

Si assistette in questo periodo alla stipula di alcuni ‘mega deals’. Tra i

maggiori ricordiamo: Citibank e Travelers, Chrysler e Daimler-Benz,

Exxon e Mobil.

23

In questa quinta ondata le M&A diventarono lo strumento più facile e

veloce per realizzare strategie di crescita.

La fine della quinta merger waves fu causata da una importante recessione

economica: l’inizio del nuovo millennio vede lo scoppio della bolla delle

dot-com.

24

23

Bogenschutz, E., & Wright, K. (2000). Daimler-Chrysler merger. Int'l Tax Rev., 11, 15.

24

La Bolla delle Dot-com (in inglese Dot-com Bubble) è stata una bolla speculativa sviluppatasi tra

il 1997 e il 2000 (ovvero quando l'indice NASDAQ, il 10 marzo 2000, raggiunse il suo punto

massimo a 5132.52 punti nel trading intraday prima di chiudere a 5048.62 punti).

(18)

15

Sixth Merger Waves (2003-2007)

In seguito ai tragici eventi dell’11 settembre, la Federal Reserve, per

sostenere l’economia statunitense abbassò i tassi d’interesse e questo diede

luogo ad una bolla speculativa soprattutto nel settore immobiliare. Si

registrò un ricorso eccessivo alle operazioni di LBO e di private equity fino

al 2007, quando con il manifestarsi della crisi dei mutui subprime la

limitazione della disponibilità finanziaria finì ostacolando le operazioni di

private equity. Gli effetti negativi si ribaltarono su tutto il sistema

economico mondiale e così la sesta merger waves giunse a termine.

25

25

Grave, K., Vardiabasis, D., & Yavas, B. (2012). The global financial crisis and

M&A. International Journal of Business and Management, 7(11), 56.

(19)

16

2. Le ragioni strategiche alla base delle M&A

“Wheter acquisitions create value depends on various factors: how value

improvements are measured… the type of deal... the method of payment, the

type of target and the bidder's, the target's or the market's valuation.”

Bouwman et al. (2003)

Le considerazioni che spingono all’attivazione di un processo di M&A

possono essere ricondotte alle seguenti:

• Ingresso in nuove aree geografiche il cui obiettivo è quello di

raggiungere economie di scala e di accrescere le dimensioni

dell’impresa.

• Ampliamento della gamma di prodotto: le operazioni di M&A

consentono di estendere il portafoglio prodotti.

• Convergenza tra settori industriali: il processo di M&A in questo

caso è motivato dalla possibilità di governare il cambiamento

dell’ambiente competitivo creando un nuovo settore di riferimento.

26

• Ricerca e sviluppo: le acquisizioni sono utili a entrare velocemente

in mercati caratterizzati da rapido sviluppo ed elevata innovazione.

• Ridimensionamento del livello di concorrenza

• Aumento della quota di mercato con conseguente beneficio di

utilizzare appieno le risorse della target.

Le ragioni strategiche che portano a compiere un processo di M&A

permettono potenzialmente, di raggiungere una molteplicità di vantaggi in

termini competitivi e dimensionali e più consistente rispetto ad una crescita

per linee interne (BOWER et al, 2001).

(20)

17

I rischi che si potrebbero incontrare attivando un processo di M&A

riguardano in primo luogo, le costose differenze culturali in termini di

tempo e di risorse, la perdita di key customer i quali contribuiscono in modo

preponderante allo sviluppo del know-now e quindi essenziali per

mantenere il valore dell’investimento, l’incapacità di creare un clima

collaborativo tra target e bidder e per ultimo la presenza di impedimenti di

tipo regolamentare.

27

A tal proposito, è utile fornire una panoramica complessiva sulle dinamiche

del mercato M&A e presentare i maggiori fattori di influenza per valutare

determinanti ed effetti.

(21)

18

3. Le principali dinamiche del mercato M&A negli ultimi vent’anni

Secondo le rilevazioni KPMG, tra il 1988 e il primo semestre 2010 sono

state finalizzate in Italia 12.402 transazioni M&A, per un controvalore

complessivo di 1.256 miliardi di euro.

28

Figura 1 Mercato M&A In Italia: controvalore e numero di operazioni completate dal 1988

Source: KPMG Corporate Finance

Il mercato M&A italiano è stato influenzato da una serie di variabili: il

grado crescente di apertura e integrazione dell’economia, il ciclo

economico nazionale e internazionale, il processo di sviluppo con

maturazione dei player attivi, come aziende, imprenditori, banche

finanziatrici o consulenti (KPMG,2001).

L’evoluzione storica del mercato M&A italiano si può articolare in due

grandi periodi. Il primo, che si sviluppa tra il 1988 e il 1998, è legato

all’avvio delle privatizzazioni e all’affacciarsi ai primi fondi di private

equity. Il secondo, che si sviluppa tra il 1999 e il 2010, si caratterizza per

(22)

19

l’entrata dell’Italia nell’area Euro, successivamente per il processo di

globalizzazione e infine per il verificarsi della crisi globale.

29

Si può affermare che gli anni Duemila vedono un cambiamento strutturale

dell’M&A italiano. Quest’ultimo risulta essere sempre più influenzato dai

fenomeni globali, dalle sue variabili macroeconomiche, basti pensare agli

effetti provocati dallo scoppio della Bolla Della New Economy o dalla crisi

post 11 settembre 2001, eventi che portano a determinare un ciclo in calo

delle operazioni di fusione e acquisizione su scala mondiale e anche in

Italia fino a fine 2004.

30

Nel periodo 2005-2007 il mercato ritrova un trend positivo grazie alle

positive evoluzioni delle condizioni economiche. A livello di cross border,

le imprese italiane si riorganizzano per reagire ai vari scenari competitivi

globali. Questo avviene tramite investimenti effettuati all’estero. La

disponibilità, favorita da bassi tassi d’interesse, porta all’affermazione del

private equity e che diventa protagonista del mercato M&A a livello anche

nazionale.

L’andamento del mercato M&A tra il 2008 e il 2010 risulta essere calato

per via della grande recessione. Crollano le operazioni cross border e le

aziende entrano in una fase di ripiegamento. Gli effetti provocati dalla crisi

subprime rallentano l’attività M&A anche in Italia.

31

29

Si ricordi che con l’adesione all’Euro a partire dal 1° gennaio del 1999, la politica economica

italiana cambiò notevolmente. Il processo di internazionalizzazione s’incrementò, favorendo

l’ingresso di capitali stranieri in Italia e migliorando il funzionamento dei mercati finanziari.

30

KPMG (2010). 20 anni di M&A. Fusioni e acquisizioni in Italia dal 1998 al 2010. Egea.

31

Secondo le rilevazioni KPMG nei primi sei mesi del 2010 si chiudono sono 101 operazioni per

appena 8,5 miliardi di euro.

(23)

20

3.1 Il fenomeno dell’internazionalizzazione

Gli obiettivi principali che tipicamente spingono le imprese a effettuare

acquisizioni all’estero sono:

• Ampliamento delle aree geografiche: L’internazionalizzazione

permette di ampliare il perimetro geografico “sfruttando” la struttura

produttiva e distributiva dell’azienda acquisita. Basti pensare che in

alcuni settori (media, energy & utilities ecc), questi aspetti sono

spesso dettati dalla presenza di normative locali antitrust e che

spingono le aziende ad espandersi oltre quelli che sono i confini

nazionali;

• Sviluppo di economie di scala: Un processo di

internazionalizzazione si pone l’obiettivo di raggiungere una

dimensione distributiva e produttiva che attraverso linee interne

sarebbe difficile ottenere;

• Estensione e/o diversificazione della gamma di attività svolte;

• Acquisizione di vantaggi competitivi: Attraverso

l’internazionalizzazione si ha la possibilità di esportare il proprio

modello di business;

• Agevole superamento delle barriere competitive, economiche ed

istituzionali;

32

Nella maggioranza dei casi le acquisizioni cross border rappresentano una

spinta al processo di crescita dell’impresa al di fuori dei confini nazionali.

32

Conca V., Colombo G., International Acquisition: The Key to success in the experience of

Italian Companies, Working Paper Divisione Ricerche, n. 43, febbraio 2001.

(24)

21

Dunque, l’internazionalizzazione è da sempre uno dei principali driver del

mercato M&A.

Basti pensare che su oltre 12.301 operazioni di M&A concluse tra il 1988 e

la fine del 2009, ben il 40% riguardano operazioni cross border. In oltre

vent’anni d’attività, sono passate in mano straniera 2.600 aziende italiane,

mentre sono state più di 2.250 le acquisizioni all’estero da parte di imprese

italiane (KPMG, 2001).

La rilevanza di questo trend di mercato è dato anche dai mega deal che per

valenza economica e strategica hanno ridisegnato l’assetto competitivo di

alcune industrie

33

. Se si guarda alle acquisizioni all’estero, si osserva come

siano stati soprattutto i campioni nazionali (ENI, Enel, Fiat) a realizzare le

principali acquisizioni in termini di numero e di controvalore.

34

Altro elemento da considerare è rappresentato dalla capacità delle imprese

italiane di inserirsi con successo nei processi di globalizzazione tramite

operazioni di M&A. E’ il caso delle c.d. multinazionali tascabili (Autogrill,

Amplifon, Brembo, Lavazza, Luxottica).

35

Data la rilevanza strategica degli asset in gioco, dette acquisizioni hanno

richiesto un importante lavoro in termini organizzativi e dunque preparatori,

il cui obiettivo finale è quello di creare quelle condizioni di sintonia

politico-istituzionale tra i paesi coinvolti, necessarie per portare a buon fine

questo tipo di operazioni.

33

Si pensi all’operazione di acquisizione delle spagnola Endesa da parte di Enel per un

controvalore pari a 38,1 miliardi di euro, che ha dato vita alla seconda utility in Europa per

capacità installata (KPMG,2010)

34

In termini di volumi, Eni è quella che ha realizzato il maggior numero di operazioni oltre

frontiera con 46 acquisizioni all’estero per un controvalore di 29,9 miliardi di euro.

(25)

22

4. Letteratura sulle determinati delle operazioni di M&A

Molti studiosi hanno messo in evidenza la mancanza di conoscenze e

approfondimenti teorici sul fenomeno delle M&A (Halebian et al.,2009;

King et al., 2004; Meglio & Risberg, 2011; Stahl &Voigt, 2008; Very,

2011). Tale fenomeno ha da sempre dominato le transazioni del mondo

aziendale, anche se la ricerca sul fenomeno delle M&A ha iniziato a

diffondersi dal 1960. (Faulkner et al., 2012, Haleblian et al, 2009).

Lo studio sulle operazioni di M&A pone molteplici difficoltà in quanto due

(o più) organizzazioni, attraverso il processo di M&A coinvolgono

cambiamenti e evoluzioni nel tempo (Parkhe, 1993).

Da quanto esposto nei paragrafi precedenti, il successo delle merger and

acquisition dipende da una serie di fattori che vanno dalla finanza alla

gestione delle risorse umane e comprendenti industria, paese o contingenze

aziendali correlate al contesto. (Faulkner et al., 2012).

Questo lavoro si propone di analizzare le determinanti delle operazioni di

Merger&Acquisition con lo scopo di definire effetti ed ambiti di

applicazione.

La ricerca elaborata comprende al suo interno inizialmente l’analisi di 270

articoli. Gli articoli ottenuti sono stati analizzati per verificare la pertinenza

con l’oggetto da indagare, mediante l’abstract riducendo il numero dei

risultati a 95.

Inoltre il campione è stato organizzato e codificato secondo i seguenti

criteri: titolo, autore, anno, journal, keywords, abstract, ipotesi e variabili

(controllo, dipendenti e indipendenti).

(26)

23

Dalla ricerca effettuata si rileva una vasta produzione di articoli a partire

dall’anno 2005, ottenendo una ricerca più esaustiva durante gli anni

2007-2012. Questo periodo è legato alla crisi finanziaria e alle relative

conseguenze negative per l’economia che hanno posto sotto i riflettori le

operazioni di M&A.

In Appendice 1 si propone un riepilogo dello studio svolto.

I 270 articoli analizzati possono essere classificati in base alla disciplina

accademica come Management, Finance, Sociology e Accounting.

Secondo Haleblian et al. (2009), le ricerche condotte sulle operazioni di

Merger and Acquisition possono essere ampiamente classificate in due

gruppi: Strategia da un lato e gestione dei processi dall'altro.

La maggioranza (60%) degli articoli, rientrano nell'ampio settore della

strategia, con riferimento alla performance, alle prestazioni e alle decisioni

strategiche dell'azienda in materia di M&A. Il 40% dei documenti

pubblicati tra il 2007 e il 2016 rappresenta un'area tematica legata in larga

misura alla gestione delle M&A, concentrandosi sul processo di

pre-acquisition management e post-deal integration, sul “lato umano” (come la

gestione delle risorse umane e la corporate governance) e sulle le

prospettive relative alla conoscenza (il trasferimento di conoscenze,

l'apprendimento o l'esperienza in M&A).

A tal proposito si è ulteriormente analizzato la ricerca sulle operazioni

M&A facendo riferimento alla strategia, alle determinanti e ai processi

implicati in tali operazioni.

(27)

24

Le determinanti principali che rappresentano l’obiettivo di intraprendere tali

operazioni possono essere classificate in quattro categorie: la creazione di

valore, il tipo di operazione, il settore di riferimento della società bidder e

della società target, strategie di consolidamento e di internazionalizzazione.

(28)

25

5. Considerazioni finali

In questo capitolo innanzitutto si è compreso come le operazioni di fusione

e di acquisizione (merger and acquisition) sono state sempre oggetto di

grande interesse da parte del mondo finanziario.

Nella prima parte del capitolo si è discusso quello che è il concetto delle

operazioni di fusioni e acquisizione e le varie ondate che hanno

caratterizzato le stesse.

Sono stati approfonditi vantaggi e svantaggi derivanti dal processo di

Merger e ad acquisition e le ragioni strategiche che portano a compiere una

M&A e da qui è emerso che un processo di M&A permette

potenzialmente, di raggiungere una molteplicità di vantaggi in termini

competitivi e dimensionali e più consistente rispetto ad una crescita per

linee interne (Bower et al, 2001).

Alla luce delle evidenze emerse quindi non vi è dubbio che tale fenomeno

porti con sé vantaggi economici e strategici. Al tempo stesso rappresenta

però un momento di “instabilità” per l’azienda stessa. Questa instabilità

può essere rappresentata dalle costose differenze culturali in termini di

risorse e di tempo, la perdita di key customer oppure la presenza di

impedimenti regolamentari. Queste instabilità al tempo stesso possono

essere gestite attraverso un set di best practice da adottare e sviluppare in

ambiti come la pianificazione e gestione strategica.

Successivamente sono state analizzate le principali dinamiche del mercato

M&A negli ultimi vent’anni mettondo in luce il fenomeno

dell’internazionalizzazione definito come uno dei principali driver del

mercato M&A italiano.

(29)

26

La seconda parte del capitolo ha analizzato la letteratura sulle operazioni di

fusioni ed acquisizione e dagli approfonditi studi empirici in materia sono

emerse quelle che possono essere le determinanti di un processo M&A.

A tal proposito, nel successivo capitolo, sarà affrontata l’analisi empirica

svolta su un campione di 122 società per valutare effetti e determinanti

delle operazioni M&A attraverso lo sviluppo delle seguenti ipotesi:

H1: Un processo M&A produce effetti positivi in termini di creazione

di valore, per l’impresa bidder.

L’evidenza empirica ha mostrato come la crescita per linee esterne permette

potenzialmente di raggiungere una molteplicità di vantaggi in termini

competitivi e dimensionali (raggiungimento di economie di scala, aumento

dimensionale dell’impresa, cambiamento dell’ambiente competitivo

attraverso la creazione di un nuovo settore di riferimento e aumento della

quota di mercato). Dodd (1980), Malatesta (1983) mostrano come le

operazioni di acquisizione non aumentano il valore per l’impresa

acquirente. Secondo Pablo ed al. (2012), le fusioni producono ritorni di

mercato altamente volatili.

Allo stesso tempo altri studi empirici mostrano come le numerose forme di

aggregazione sviluppate mediante le più svariate forme giuridiche (fusioni,

conferimenti, ecc) non sono state sempre e soltanto profittevoli per l’entità

risultante dall’operazione. Dati statistici testimoniano la presenza di

un’elevata percentuale di strategie di crescite fallimentari, in particolare per

quanto riguarda le operazioni di M&A. La motivazione può essere ricerca

in errori valutativi da parte dell’impresa acquirente oppure dal limitato

(30)

27

riscontro avuto dal mercato con riferimento alle quotazioni di borsa delle

imprese acquirenti e delle imprese target. In merito a tale aspetto, molti

studi empirici hanno riguardato la disamina di possibili sinergie operative e

finanziarie ed il riflesso di tali previsioni sulla effettiva profittabilità

dell’impresa acquirente in un periodo successivo la data di acquisizione.

H2: Le operazioni nazionali (domestic) e le operazioni cross-border

sono positivamente correlate ad un processo di M&A.

L’evidenza empirica mostra che gli effetti delle prestazioni per gli

acquirenti nazionali (acquirer domestic) e quelli relativi alle operazioni di

cross- border sono molteplici. In generale, si può dire che le operazioni di

fusione e acquisizione aumentano il valore delle imprese target, mentre il

risultato è meno chiaro per le bidder (Bertrand & Betschinger, 2012);

Uno studio di KPMG (2011) rileva come le cross-border acquisition hanno

in media, per il 25% creato e per il 75% distrutto valore per l’impresa

bidder.

H3: Il successo di una operazione cross-border dipende dalla specificità

settoriale dell’impresa bidder.

H4: Gli azionisti della società acquirente, in termini di valore,

ottengono risultati negativi dopo l’annuncio delle M&A.

Jensen e Ruback (2015) hanno trovato inizialmente vantaggi leggermente

positivi per gli azionisti dell'acquirente. Tuttavia, la successiva ricerca ha

evidenziato risultati negativi per gli acquirenti su vari periodi di

(31)

28

misurazione. Intorno alla data dell'annuncio, un gran volume di studi ha

dimostrato che il rendimento medio per gli azionisti dell'acquirente è

negativo e la maggioranza significativa delle operazioni distrugge valore.

E’ stata dimostrata la distruzione di valore per gli shareholders nell'80%

delle operazioni di M&A (The economist, 2005).

(32)

29

CAPITOLO 2 – EVIDENZE EMPIRICHE SULLE DETERMINANTI

DELLE OPERAZIONI DI M&A

Sommario

1. Introduzione

30

2. Il database: Selezione e descrizione del campione

31

(33)

30

1. Introduzione

Tenuto conto dell’ampia letteratura in materia, il presente capitolo discute

l’analisi empirica svolta su un Database di oltre 100 società italiane quotate

in borsa. Il periodo considerato per valutare le determinanti di un processo

M&A va dal 2007 al 2016. La scelta di questo arco temporale è dovuta

all’intenzione di valutare la risposta delle imprese dell’area Euro attive in

operazioni di M&A proprio negli anni in cui la crisi dei mercati finanziari

ha innescato una spirale economica recessiva, perlomeno per i Paesi

economicamente più sviluppati.

Come visto in precedenza nella trattazione, il 2007 è stato un anno di forte

attivismo sul versante M&A. Gli effetti della crisi economica, la scarsa

liquidità del mercato unita alla scarsa fiducia di investitori, e delle imprese

riguardo le loro prospettive di going concern, hanno contribuito a rallentare

un trend decennale di crescita nell’ambito dell’M&A, trend che solo in

tempi recenti (2014/2015) sembra aver ripreso a crescere

significativamente.

Partendo dagli studi empirici effettuati e dalle ipotesi elaborate nel

precedente capitolo, il presente lavoro tenta di verificare le determinanti

delle M&A con riferimento a momenti temporali successivi la data di

completamento delle operazioni di M&A indagate.

Come ogni lavoro empirico anche quello effettuato presenta delle

limitazioni e consente di trarre alcune considerazioni in merito a possibili

approfondimenti futuri.

(34)

31

2.1 Il database: Selezione e descrizione del campione

Il campione di riferimento del presente lavoro empirico è stato creato

utilizzando la Banca Dati Datastream, il quale fornisce informazioni

finanziarie riguardanti le operazioni di merger and acquisition.

Il database raccoglie dati riguardanti vari aspetti importanti delle imprese

oggetto dell’indagine quali l’occupazione, le caratteristiche proprie

dell’azienda come la forma giuridica, l’attività economica prevalentemente

esercitata, le operazioni effettuate e la loro natura.

Il campione di partenza si compone di n. 1400 società quotate in borsa.

Sono state escluse le società finanziarie, le banche e le aziende del ramo

assicurativo. Il campione, così delineato, è formato da tutte le operazioni di

acquisition effettuate da n.122 società ed aventi le seguenti caratteristiche:

• Sono le operazioni di M&A nelle quali le società considerate sono le

bidder;

• Sono ricomprese nel periodo temporale 01/01/2007 – 31/12/2016;

• Le imprese selezionate hanno tutte completato l’acquisizione entro il

(35)

32

Dall’elaborazione sono risultate inizialmente 19.000 deal. Successivamente

sono stati inseriti i seguenti filtri riducendo il numero di deal a 3370

effettuate da oltre 100 società nel periodo 2007-2016:

• Cross Border Flag;

• Percent of Shared;

• Percent of Shares Held by Acquiror at Announcement;

• Share Price Paid by Acquiror;

• Initial Offer Price;

• Acquiror Stock Price on 1 Day After Announcement;

• Target Stock Price on Announcement Day;

• Target Stock Price on 1 Day After Announcement;

• Deal Market Value to EBITDA;

• Deal Market Value to EBIT;

• Deal Enterprise Value to Net Income;

• Deal Enterprise Value to Sales;

• Deal Enterprise Value to EBITDA;

• Deal Enterprise Value to EBIT;

• Deal Enterprise Value to Net Assets

Tenuto conto dell’ampia letteratura in materia, in tale prospettiva-forti di

una base dati di oltre 3000 operazioni, si è preferito focalizzare l’attenzione

sulle determinanti che, a nostro avviso hanno maggiormente inciso e

orientato l’attività M&A nel periodo considerato, caratterizzandone

l’evoluzione e definendo l’indirizzo strategico delle transazioni. In

particolare, sono state analizzate le seguenti determinanti: il tipo di

(36)

33

operazione (deal forms), il “finanziamento” delle operazioni di

aggregazione aziendale (la % di share), gli anni in cui si è dato corso a più

o meno operazioni di M&A, il numero delle operazioni concluse nello

medesimo settore, la scelta tra acquisizione domestiche in alternativa alle

cross-border collegate alla specificità settoriale delle società oggetto

dell’indagine mettendo in risalto alcuni casi di successo (le c.d.

multinazionali tascabili).

(37)

34

3. Risultati della ricerca empirica

Da una attenta lettura del database creato attraverso la Banca Dati

Datastream le determinanti emerse riguardano:

• Il tipo di operazione, la % di share e gli anni in cui si è

maggiormente approcciati al processo M&A

• Il numero di operazioni concluse nel medesimo settore

• La strategia di internazionalizzazione (cross-border M&A)

Relativamente all’arco temporale considerato (2007-2016), sono state

effettuate dalle società oggetto d’indagine, oltre 3000 operazioni con una

registrazione vasta soprattutto nel 2007/2008 e nel periodo 2014/2015.

Soprattutto nel 2015 sono state concluse 298 operazioni dal valore di 25,3

miliardi di euro ed è il miglior risultato conseguito dal 2008, secondo il

rapporto M&A di KPMG. Ogni deal ha rappresentato per l’impresa

acquirente, o l’acquisto del 100% del capitale azionario della target o,

alternativamente il rilevamento di quote azionarie e in molti deals analizzati

la quota acquisita è inferiore od uguale al 50%.

In relazione al deal forms, che le imprese in esame hanno effettuato si

distingue tra:

1. Mergers

2. Acquisitions

3. Acquisition of Majority Interest

4. Acquisition of Assets

5. Acquisition of Partial Interest

6. Acquisition of Remaining Interest

(38)

35

La maggior parte delle imprese acquirenti hanno effettuato nella misura del

65% operazioni di M&A riguardanti acquisition, acquisition of assets e

acquisition of majority interest. Il 35% ha riguardato operazioni di Merger,

acquisition of partial interest e acquisition of remaining interest.

Per quanto concerne il settore di appartenenza dell’acquirente e

dell’acquisita in Figura 1 e 2 si può apprezzare la netta prevalenza del

Diversified Industrial seguito dal settore dei servizi, dal settore industriale e

dal settore manifatturiero. La maggior parte delle imprese acquirenti

appartenenti al settore dei servizi, fa riferimento a società che operano sul

web, società dedite allo sviluppo di software. All’interno del più ampio

settore industriale sono maggiormente rappresentativi nel campione il

settore manifatturiero, il comparto dedito alla produzione in serie di

apparecchi digitale ed il settore alimentari.

(39)

36

Figura 1: Settore delle attività delle società Bidder

(40)

37

Figura 2: Settore delle attività delle società Target

(41)

38

Su un totale di oltre 3000 operazioni chiuse nel corso di questi 10 anni, la

maggior parte di queste operazioni hanno interessato dinamiche di

consolidamento intersettoriale (in tutte le direzioni Italia su Italia, Italia su

estero). Se si fa riferimento alle sole operazioni di fusione e acquisizione tra

aziende italiane si osserva che delle circa 3000 operazioni concluse, circa il

52 % sono avvenute all’interno dello stesso settore. Il tema della

dimensione è inevitabilmente legato al segmento di appartenenza. In molti

ambiti essere di medie dimensioni ha permesso di specializzarsi e non

entrare in conflitto diretto con le multinazionali globali; è il caso del

farmaceutico, del chimico, dell’alimentare e delle macchine industriali. In

altri casi, soprattutto quando si è più esposti alla concorrenza

internazionale, senza la grande dimensione non si può di fatto partecipare

alla competizione (es. settore dell’auto). Non si tratta di una rassegna

esaustiva, ma è comunque uno spaccato attendibile dei movimenti in corso

in alcuni settori di riferimento per l’economia del paese, all’interno del

quali oltre a una visione d’impresa si evidenziano casi di aziende, note e

meno note che hanno utilizzato l’M&A come spinta per la crescita e come

obiettivo per creare valore.

(42)

39

Ulteriore determinante di un operazione M&A è l’attività di cross-border e

dall’analisi effettuata vedremo come questa si lega ad ulteriori fattori che

possono incidere su un processo di strategia di acquisizione.

L’analisi delle acquisizioni realizzate da società italiane all’estero permette

di cogliere indicazioni di forte ciclicità. Il processo dell’azienda italiana che

compra all’estero riflette non solo l’intraprendenza, le capacità

imprenditoriali delle imprese italiane, ma anche un processo di metamorfosi

più profondo; un riposizionamento complessivo dell’impresa italiana, che

guarda ai mercati internazionali come sbocco naturale. Un nuovo modo di

organizzare i processi produttivi, con la “testa pensante” dell’impresa che

viene mantenuta in Italia, ma con centri produttivi e catene distributive

dislocate in diverse aree geografiche del mondo. In termini temporali si è

verificato ad esempio come tra il 2007 e il 2008 si registrano oltre 330

acquisizioni all’estero. Il consolidamento di alcuni settori a livello globale

(come quello energetico), l’azione di alcuni top player italiani (ENI, Enel,

Autogrill, Luxottica), il processo di maturazione manageriale in molte

imprese medio-piccole che puntano ad una leadership globale nel settore di

appartenenza sono elementi alla base del dinamismo delle nostre aziende

italiane all’estero.

La tabella 1 mostra un riepilogo delle più grandi transazioni cross-border

effettuate dalla aziende esaminate all’estero e da tale analisi si evince come

la propensione delle società italiane a rivolgersi oltre i confini nazionali

abbia replicato sostanzialmente i trend del mercato M&A complessivo; in

momenti di mercato crescenti si sono registrate maggiormente operazioni

verso l’estero, mentre in fasi calanti il numero dei deal si è ridotto.

(43)

40

Tabella 1 - Attività Cross-border M&A

Fonte: nostra elaborazione

Announcement

year

Bidder

Target

Firm

Country

Industry

Firm

Country

Industry

2007

Atlianta SPA

Italy

Highways/Railtracks

Electronic Consultants

USA

Highways/Railtracks

2008

Autogrill

Italy

Restaurants

World Duty Free

United

Kingdom

Food Distribution

2009

Amplifon

Italy

Medical Equipments

Dialogue

Belgium

Medical Equipment

2010

ENI SPA

Italy

Oil/Gas

Altergaz SA

France

Natural Gas

2011

Brembo

Italy

Auto/Track/MotocycleParts

Padriel SPA

Argentina

Auto/Track

2012

Buzzi Unicem

Italy

Construction Materials

Dyckerhoff AG

Germany

Construction

Materials

2013

Fiera Milano SPA

Italy

Business Support-Services

Wordex Milano

China

Leisure/Ricreation

2014

Italcementi SPA

Italy

Construction Materials

Cimentis SPA

France

Construction

Materials

2015

Biesse SPA

Italy

Industrial Machinery

Nuri Baylar Ticaret

Turkey

Industrial Machinery

2016

Campari

Italy

Beverage-Distillers

Societè des Produits

SPA

(44)

41

L’attività di cross-border dipende non solo dalle abilità integrative

dell’acquirente, dalla capacità di apprendimento dell’acquisita ma anche dal

settore in cui acquirente e acquisita operano. Dal database emerge come il

settore meccanico, il tessile e abbigliamento, l’editoria, l’informatico

risultano essere i più dinamici dal 2007 al 2013. Senza dubbio, le industrie

mediche e biomediche sembrano essere tra le maggiori industrie di

acquisizione. Molte aziende farmaceutiche hanno acquisito imprese

appartenenti allo stesso settore.

Dall’analisi si evince che al di là dei gruppi nazionali, che hanno sempre

operato e ragionato a livello globale e con un orizzonte temporale

medio-lungo, la determinante e allo stesso tempo strategia di

internazionalizzazione è spesso legata a dinamiche/opportunità di breve

periodo strettamente connesse alle condizioni economiche,sia domestiche

che globali, esistenti nel momento storico specifico (es. costituzione del

mercato unico europeo, stabilità/instabilità economica e finanziaria).

Alla luce delle evidenze emerse, quando si parla di attività cross-border il

pensiero quindi va subito ai “campioni nazionali”. Nel nostro sistema

produttivo è però necessario considerare anche un’altra dimensione, quella

costituita dalle multinazionali tascabili.

Nella stessa definizione del giornalista economico Giuseppe Turani, che per

primo ha coniato questo termine nel suo libro I sogni del grande Nord (Il

mulino, 1996), si tratta di aziende specializzate in nicchie di prodotto,

distinte da una marcata presenza internazionale e parzialmente riconducibili

a sistemi produttivi locali, capaci di difendere la propria quota di mercato

sia da produttori di paesi a basso costo del lavoro sia dalle multinazionali

(45)

42

che sfruttano a livello globale, le produzioni delocalizzate e le economie di

scala.

In queste aziende esiste un’attenzione particolarmente elevata per tutti quei

processi che rendono l’impresa più competitiva sul mercato in termini sia di

prodotto sia di marchio: R&D, marketing,logistica, design, comunicazione,

assistenza post-vendita.

Dopo una prima fase di delocalizzazione fondata sulla competizione per il

costo del lavoro, queste imprese hanno sviluppato un approccio più

integrato all’internazionalizzazione tramite una programmazione delle

diverse fasi di ingresso, insediamento e consolidamento all’estero. Hanno

maturato esperienza e stabilità negli investimenti e nelle relazioni con i

paesi di sbocco, con i relativi sistemi di welfare e con le istituzioni locali.

Nel progressivo spostamento della competizione dal reale all’immateriale,

molte hanno l’ambizione di guadagnare una posizione di leadership nella

fascia più alta del mercato. Sono consapevoli insomma, che il tratto più

qualificante del Made in Italy è la qualità. Non potendo competere sulla

leadership di costo, preferiscono rilanciare sul terreno dell’innovazione,

della qualità, della ricerca di nuove caratteristiche di prodotto.

(46)

43

Si riporta in tabella 2 le principali M&A messe a segno dalle multinazionali

tascabili.

Tabella 2 - Principali M&A delle multinazionali tascabili

Società Settore Num.

Oper. Num. Oper. Cross Border %Cross Border Operazioni più importanti Principali paesi esteri Amplifon Diversified Consumer 16 16 100% Ultravox Sonus Corp AXT-Wendton Germania USA Autogrill Retail 33 28 85% Host Marriot Aldeasa

World Duty Free EU Regno Unito Usa Spagna Brembo Automotive 10 6 60% Ap Racing Lim. Hayes Lemmerz Int KBX Motorbike Product India Brasile Cina USA Campari Beverage 20 16 80% Wild Turkey Glen Grant &Rothers Sky Spirit USA Regno Unito Luxottica Abbigliamento 21 17 81% Sunglass Hut Oaklay Cole National Corp. USA Cina Australia

Fonte:nostra elaborazione

(47)

44

Dall’analisi emersa, tramite le acquisizioni all’estero, queste imprese hanno

aumentato la loro posizione competitiva rafforzando per esempio la propria

rete distributiva e commerciale, potenziando il portafoglio di offerta con

l’acquisizione di prodotti e brand acquisendo un know-now avanzato di tipo

tecnologico, di prodotto e manageriale. La strategia di espansione prevede

spesso l’esportazione e la replica del proprio modello di business a livello

locale.

In conclusione si può affermare come le determinanti individituate

dall’analisi del database, possono incidere positivamente sul processo

M&A, in termini di aumento della posizione competitiva, acquisto di

know-now, raggiungimento di economia di scala grazie alla strategia di

internazionalizzazione.

(48)

45

CONCLUSIONI

Il presente lavoro di tesi ha analizzato le evidenze empiriche sulle

determinanti delle operazioni di M&A.

Alla luce delle evidenze emerse non vi è dubbio che ricorrere ad un

processo di M&A rappresenta una strategia che nel contesto competitivo

attuale è necessaria e talvolta indispensabile per sopravvivere e/o emergere

di fronte alla complessità del sistema economico. Dietro le acquisizioni vi è

la consapevolezza che la globalizzazione impone un nuovo modo di

competere. Occorre confrontarsi su un’arena competitiva più ampia che

richiede economie di scala, competenze, voglia di continuare percorsi di

crescita.

Si è compreso come il tipo di operazione, il settore di appartenenza

dell’acquirente e dell’acquisita e soprattutto la strategia di cross-border

possano essere le principali determinanti di un percorso M&A. Soprattutto

le acquisizioni all’estero esprimono l’intraprendenza, le capacità e le

potenzialità di imprese che hanno saputo cogliere le opportunità offerte dai

mercati internazionali per rafforzare il proprio posizionamento competitivo.

Si potrebbe sostenere che le società oggetto dell’indagine potrebbero

accelerare la crescita dimensionale tramite le acquisizioni. KPMG e SDA

Bocconi stimano che ci siano almeno 400 aziende in Italia con ricavi da 50

milioni in avanti che potrebbero usare l’M&A per crescere ma non lo

fanno.

Le aziende che fanno acquisizioni episodiche — pari al 17% del campione

— traggono benefici dal processo M&A: registrano una redditività

superiore al 50% della media.

(49)

46

Inoltre la ricerca condotta sul campione considerato dimostra come le

multinazionali tascabili che nel decennio 2007 – 2016 hanno fatto

acquisizioni in modo sistematico, hanno livelli di redditività doppi rispetto a

chi non fa M&A e un livello di indebitamento più contenuto.

Si è rilevato che le operazioni di M&A sono discusse alla luce di

un’originale e attenta analisi degli aspetti macroeconomici, finanziari,

politici e sociologici, nella consapevolezza che la crescita dimensionale

delle imprese è fondamentale per cogliere le sfide e le opportunità offerte

dal contesto internazionale.

Cosa serve per fare M&A di successo? In base agli studi empirici si può

affermare che gli ingredienti sono molti. Si potrebbe intanto uscire da una

logica opportunistica, bisogna darsi un metodo, una strategia. Ad esempio

potrebbe essere essenziale preparare una shopping list di possibili aziende

target. Così come è molto importante creare un team M&A in grado di

gestire tutto il processo in modo integrato. Fondamentale per creare valore

anche la gestione della fase post deal, quella in cui si devono integrare

culture spesso diverse tra loro.

(50)

47

Appendice 1 - Letteratura sulle operazioni di M&A

AUTORE ANNO RIVISTA KEY WORDS ABSTRACT

Ipotesi9 Variabili

Controllo Dipendenti Indipendenti

Florian Bauer, Kurt Matzler 2013 Strategic management journal, 35(2), 269-291. M&A; strategic complementarity; cultural compatibility; post-merger integration; M&A success

In this paper, we develop a comprehensive model of M&A success. We integrate fundamental constructs of different schools and discuss their interdependencies with

M&A success. Our theoretical framework was tested empirically

across a sample of 106 SME transactions in the machinery, electronic, and logistic industries in the

German-speaking part of Central Europe. The results of our study support the demand for an integrative

perspective and theory on M&A. M&A success is a function of strategic

complementarity, cultural fit, and the degree of integration. Strategic complementarity also positively influences cultural fit and the degree of

integration. Cultural fit positively influences M&A success, but surprisingly has a negative impact on

the speed and degree of integration. The degree of integration is positively

related to speed of integration.

Hypothesis 1 (H1): The greater the strategic complementarity, the greater the M&A success.

Hypothesis 2 (H2): The greater the strategic complementarity, the greater the cultural fit. Hypothesis 3 (H3): The greater the strategic complementarity, the

greater the speed of integration. Hypothesis 4

(H4): The greater the strategic complementarity, the greater the degree of integration. Hypothesis 5

(H5): The greater the cultural fit, the greater the M&A success. Hypothesis 6 (H6):

The greater the cultural fit, the greater the speed of integration. Hypothesis 7

(H7): The greater the cultural fit, the greater the degree of integration. Hypothesis 8 (H8): The greater the

degree of integration, the greater the M&A success.Hypothesis 9

(H9): The greater the

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