RINGRAZIAMENTI1
Il lettore accorto avrà notato che questo lavoro di tesi non presenta una dedica: questo non per sciatteria o crudeltà, bensì perché, tra le fortune che ritengo di aver avuto, si annovera quella di non contare tra le mie conoscenze individui verso i quali io nutra un rancore così profondo da dedicar loro una tesi magistrale su Tacito. Questo non toglie che un discreto numero di persone meriti sentiti e affettuosi ringraziamenti per questo travagliato (come chi mi conosce ben sa) traguardo.
In primo luogo debbo ringraziare la prof.ssa Rossana Mugellesi per la pazienza e la disponibilità totale con cui mi ha seguito nel lavoro, facendo sovente i conti con le mie indecisioni e i miei amletici dubbi; un ringraziamento sentito va anche al prof. Alessandro Russo per i preziosi consigli in fase di revisione, che hanno contribuito a migliorare e arricchire la tesi.
Un ringraziamento affettuoso va anche ai miei genitori: a entrambi per il loro sostegno e in particolare a mia madre Maria per essere stata abbastanza amorevole da fingere che i miei studi avessero un senso e a mio padre Filippo per essere stato abbastanza autoironico da pagarli2. Vorrei ringraziare anche i miei innumerevoli fratelli per
avermi continuato a rivolgere la parola nonostante i chiari segni di squilibro: lo farei nome per nome, ma ho perso il certificato dell'Anagrafe con la lista completa. Grazie anche al resto della famiglia, zii, cugini e nonne, per la granitica perseveranza con cui hanno creduto che quel che stavo studiando fosse molto interessante.
Senza le persone che ho incontrato nel mio percorso a Pisa, amici che hanno finito per far parte della mia esperienza, questo obiettivo sarebbe stato decisamente più arduo da raggiungere. Le persone amiche sono tante, ma in particolare un grazie va a Tila, per il suo affetto, la sua peculiare saggezza, per l'esuberante e allegra follia con cui ha arricchito le mie serate, giornate e mitiche pause caffè3 al Bar Sapienza; a Paola, per la
leggiadria e la purezza della sua simpatia nelle varie scorribande serali (e non!); ringrazio Sueli, mia complice in serate surreali, deliri di ansia e sessioni di emergenza al Pacinotti, per il suo sorriso, la sua amicizia e il suo approvvigionamento costante di specialità siciliane; grazie a Stefania per la sua incrollabile allegria e
1 Poiché una delle poche cose che cinque anni di Università e la stesura di due tesi mi hanno trasmesso è un amore feticistico per le note a piè di pagina, anche in questo caso saranno abbondantemente impiegate. Questa prima faccia da monito sul tono volutamente faceto e auto-ironico dei presenti ringraziamenti, acciocché nessuno abbia a tacciarmi di cinismo o di scarsa dignità accademica.
2 Anche se non escludo che abbia messo all'asta i miei organi interni da Sotheby's per rifarsi di almeno una parte dell'esborso.
l'alleanza offertami in varie occasioni rese molto creative da un tasso alcolemico “sostenuto”, tra lezioni di Macarena e proclami pubblici in Cavalieri. Un grazie a Silvio, a Luis e a Riccardo, che hanno fatto parte, tra le molte cose, del più folle viaggio mai vistosi nell'esperienza occidentale dai tempi dell'Odissea.
Un grazie agli amici che purtroppo vedo poco ma sono e sono stati sempre con me in questa faticosa marcia universitaria, in particolare al mitico gruppo “Svizzera” (Sofia, Niccolò, cugini e a tutti gli effetti parte della mia famiglia, Alessandro, Alessio, Andrea, Giacomo). Sono cresciuto con voi durante le pause estive e invernali tra i monti, che sono state apporto fondamentale per arrivare in fondo senza finire al padiglione di Psichiatria. Grazie a Margherita, la FratiTM, spirito forte, libero e
nomade, che vedo poco spesso ma che è come se avessi sempre davanti, che fa parte della mia vita dai tempi in cui si delirava tra i banchi della scuola media Mascagni di San Vincenzo. Grazie a Giulia e Caterina, protagoniste di tante memorie al Liceo e oltre.
Ci sono poi tre persone senza le quali non sarebbe stato neanche pensabile mettere fine all'ordalia universitaria e arrivare alla fine. Persone che in un certo senso fanno ormai davvero parte di me (purtroppo per loro, per fortuna per me).
Grazie a Marta, premio Nobel per la saggezza e la sopportazione, per dodici anni di servizio civile ininterrotto e non retribuito, che ha fatto i conti con alti e bassi, la persona alla quale non ho bisogno di dire alcunché, perché ormai (per fortuna e purtroppo!) capisce tutto subito prima ancora che io possa provare a formulare o celare il pensiero. Non c'è stato momento in questi lunghi anni nel quale non abbiamo condiviso gioie e paure, speranze e delusioni, ansie stupide e meno stupide, e dai tempi in cui cercavo di passarti le versioni di Latino (non riuscendoci) e in cui tu distruggevi i miei quaderni di Chimica4 ridiamo ancora delle stesse cose. Non c'è
niente di meglio.
Grazie a Carolina, dimidium animae meae5, estensione nel mio Io, altro estremo di una
connessione telepatica e spirituale inossidabile (e certamente patologica), che mi regala le risate più profonde, quelle che ti cagionano dolore al costato, da tempo immemore. Non siamo mai lontani, né lo saremo: dovranno separarci con la forza, con un decreto ingiuntivo o con un TSO. Con te davvero ho sceso, dandoti il braccio,
4 No, non ti ho ancora perdonata.
almeno un milione di scale, e ne scenderò un altro miliardo6, perché con i nostri
quattro occhi insieme vediamo una realtà che conosciamo solo noi, ma una realtà più bella del reale.
Infine, una persona che conosco da relativamente poco ma che mi sembra, nel bene e nel male7, di conoscere da una vita. Una persona insostituibile, che ha distrutto il mio
fegato e costruito parte della mia personalità, che mi ha aiutato davvero a crescere e a capire che per qualche strano gioco della psiche esistono persone (come lui) verso le quali affetto ed esasperazione vanno di pari passo e raggiungono vette altissime (entrambi). Dunque a Luca Hermes8, oltre che il riconoscimento del suo prezioso aiuto
materiale nella stesura della tesi per aver digitalizzato le traduzioni di Ortiga9, va il
mio grazie sincero per l'affetto, l'esuberanza e la complicità in tante discutibili situazioni che ci hanno regalato momenti di raro divertimento in questa piccola città universitaria, per il sostegno incondizionato, la lealtà e l'ammirevole caparbia nella critica e nel costante fracassamento di scatole: a suon di calci nel sedere mi ha fatto arrivare alla fine.
A tutti voi, grazie. Pisa, 11 Maggio 2016
6 A meno che la Polizia Postale non intercetti le nostre conversazioni WhatsApp: in tal caso saliremo e scenderemo solo gli scalini di Regina Coeli, di San Vittore o di un Centro di Igiene Mentale. 7 Penso che la sua petulanza, alla quale tutti siamo ormai affettuosamente affezionati, abbia finito per
ingenerare in me falsi ricordi: non so perché mi sembra di averlo avuto accanto a lamentarsi del mio modo sbagliato di indossare la casacca in seconda elementare o della mia guida poco sicura del motorino a 14 anni, eppure lo conosco da nemmeno tre anni.
8 Nel consueto delirio di egocentrismo ha preteso che fosse indicato il secondo nome perché fosse univocamente chiaro che si trattasse di lui (ovviamente non ha usato l'aggettivo “univoco”, ben al di fuori del proprio ventaglio espressivo, ma qualcosa del tipo “oh, mo' ce o scrivi che t'ho aiutato eh? Ce metti Hermes sì?”)