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Indice
Introduzione ………3
Capitolo I. Le origini del romanzo poliziesco I.1 Breve excursus storico……… 5
I.2 Strutture stilistiche e narratologiche del romanzo poliziesco……….. 16
Capitolo II. L’universo letterario di Gaston Leroux II.1 Breve biografia………. 36
II.2 La produzione lerouxiana ……….43
II.3 Ricezione della critica ………...53
Capitolo III. Analisi del detective Rouletabille in Le mystère de la chambre jaune, Le parfum de la dame en noir, Le Château noir, Rouletabille chez le tsar, Les étranges noces de Rouletabille III.1 Genesi del personaggio……….. 58
III.2 Valore, funzione e significato del soprannome……….. 65
III.3 Analogie e disuguaglianze con altri detective del Novecento…………... 67
III.4 Il metodo investigativo di Rouletabille ………..76
III.5 L’entourage di Rouletabille ……….90
III.6 Conformità del personaggio rispetto al canone………..94
Conclusioni ………...100
Appendice-Compendio completo della saga Rouletabille ………103
2
3
Introduzione
La produzione poliziesca del grande Gaston Leroux, noto per essere l’autore del Fantôme de l’Opéra, è caduta nell’oblio per il poco interesse da parte della critica contemporanea. L’obiettivo di questo studio è suscitare una nuova curiosità per la figura del detective Rouletabille, protagonista dell’omonima raccolta Rouletabille di Leroux. Dalla nascita di Rouletabille investigatore, al quale lo scrittore ha dedicato la saga che prende il medesimo nome, a oggi si sono susseguiti una miriade di detective, i quali hanno danno vita a molteplici romanzi, serie e trasposizioni cinematografiche, le quali hanno contribuito a superare e a rendere sempre meno popolare la figura del detective in questione. A ostacolare un maggiore interesse da parte dell’attuale mondo accademico, nel caso di Rouletabille, è stato anche il delinearsi nel tempo di un vero e proprio canone della letteratura poliziesca nel quale il detective francese non rientra a pieno titolo. Anche se si tratta di regole e schemi formatisi e stilati solo a posteriori, ormai costituiscono il vademecum del genere policier rispettato da ogni buon autore di polizieschi. Rouletabille può essere considerato come un embrione del moderno detective e ancor prima di lui Dupin di Edgar Allan Poe e Lecoq di Gaboriau sono dei pionieri, degli antesignani del moderno eroe del policier e, come tutti i precursori, portano dentro di loro i semi del nuovo personaggio che ancora non ha invaso e dominato la scena letteraria poliziesca. L’applicazione di tali regole al personaggio Rouletabille potrebbe allora sembrare inappropriata, inadeguata da un punto di vista cronologico visto che i romanzi di Leroux precedono le famose regole stabilite da Van Dine nell’articolo Twenty Rules for Writing Detective Stories apparso nella rivista The American Magazine nel 1928. Come prima è nata la poesia, l’arte, e solo in seguito è stato possibile studiarne e analizzarne la struttura, le regole, così il romanzo poliziesco segue la stessa evoluzione.
4 Dall’analisi dei romanzi Le mystère de la chambre jaune, Le parfum de la dame en noir, Rouletabille chez le tsar, Les étranges noces de Rouletabille verrà fuori che le opere di Leroux, oltre a non rispettare le regole del genere letterario poliziesco moderno possono essere considerate ancora come degli ibridi in cui prevale un’impostazione d’impronta tipicamente feuilletonistica ottocentesca. Ciò fa sì che Rouletabille rimanga per certi aspetti ancorato alle forme letterarie del passato, rendendolo forse oggetto di scarso interesse per la critica letteraria e poco allettante agli occhi del pubblico contemporaneo, abituato ormai a romanzi polizieschi che tendono a seguire degli schemi fissi e ben delineati, in cui il protagonista-detective segue anch’egli un modello che ormai è entrato a far parte dello stereotipo dell’investigatore per eccellenza. Allo stesso tempo, Rouletabille presenta degli elementi, delle caratteristiche singolari che gli hanno garantito una gran fortuna alle prime uscite dei romanzi che lo vedono protagonista e l’hanno diversificato dai suoi predecessori rendendolo singolare, atipico e innovativo per il suo tempo e, dal momento che non rientra nel canone, perché no, anche per i nostri tempi.
Prima di analizzare la figura del detective Rouletabille nell’opera di Gaston Leroux ho voluto dedicare la prima parte dello studio alla formazione del “roman policier” e ai meccanismi che regolano q uesto genere. La seconda parte del mio studio si concentra sulla vita, la produzione letteraria e la ricezione da parte della critica di Gaston Leroux e le affinità della vita dell’autore con il suo personaggio. Nella terza parte gli elementi su cui ho cercato di focalizzare la mia attenzione per tracciare il profilo e il carattere del giovane detective oggetto della mia analisi sono le differenze e le analogie con gli altri detective del Novecento, il metodo investigativo, l’originalità riscontrate proprio nei romanzi sopra citati.
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Capitolo I
Le origini del romanzo poliziesco
I.1 Breve excursus storico
Le origini del policier risalirebbero all’antica Grecia, a causa dell’abitudine diffusa fra gli antichi filosofi di scambiarsi indovinelli, enigmi che appaiono in modo camuffato allo scopo di allontanare dalla verità. A tal proposito, Brecht afferma: «il romanzo poliziesco ha come argomento il pensiero logico ed esige che il lettore ragioni logicamente»
1
vale a dire che sta a noi lettori e al detective capire e scoprire l’enigma attraverso un procedimento deduttivo. Il poliziesco viene accostato anche ai cruciverba per il processo logico che subentra nella ricerca della soluzione. Brecht sostiene ancora, nel suo Die Dreigroschenoper, che:
Il romanzo poliziesco presenta molti punti di contatto con i cruciverba […]. La variazione di elementi più o meno fissi costituisce una delle caratteristiche fondamentali dei romanzi polizieschi. È appunto questo
uno degli elementi distintivi di un ramo della letteratura colta […]
2 .
Le origini del policier si possono trovare anche nell’Odissea di Omero, in cui «Ulisse si sottrae a Polifemo e mette il gigante su false tracce grazie alle pelli di capra di cui si ricopre»
3 .
1
E. G. LAURA,Storia del giallo da Poe a Borges, Studium, Roma, 1981, p. 16. 2
Ibidem, p. 20.
3
6 Emblematico è anche un episodio della Bibbia, ossia la storia di Susanna contenuta nel libro di Daniele
4
. La deliziosa Susanna è adocchiata da due vecchi che frequentano la casa del marito mentre fa un bagno nel suo giardino; questi pretendono che lei si conceda a loro altrimenti minacciano di recarsi dal marito per accusarla di averla trovata fra le braccia di un altro uomo. Susanna non vuole sottostare al loro ricatto e viene accusata di adulterio. Condotta davanti al tribunale, viene riconosciuta colpevole e condannata alla lapidazione, è a questo punto che interviene Daniele
5 :
[…] il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «che vuoi dire con le tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto
il falso contro di lei»
6 .
Daniele interroga i due anziani diffamatori fino a far confessare loro l’inganno e li fa condannare a morte per aver deposto il falso, mentre a Susanna viene restituita l’onorabilità perduta
7
. La storia di Daniele pone le basi del poliziesco, in particolare del giallo giudiziario.
Altra antica fonte sembra essere stata la favola della volpe e il leone di
4
Ivi, p. 14.
5
Cfr. DANIELE: 13: 1-63, La Bibbia di Gerusalemme. 6
Ibidem. 7
7 Esopo. La favola di Esopo può essere considerata come un modello d’interpretazione delle tracce poiché la volpe, dopo aver osservato, alla stregua di un detective, le impronte degli altri animali che si erano recati nella grotta del leone, ed essersi resa conto che nessuna delle tracce ritornava indietro, decide di non entrarvi
8 .
C’è anche chi farebbe risalire le origini del giallo a un’antica favola persiana in cui Giaffer, grande re di Serendippo, invia i tre figli maschi in viaggio fuori dal regno, affinché conoscano il mondo. Un giorno accade un imprevisto: i tre giovani principi incontrano un uomo che dice loro di aver perso il cammello. Essi dicono di sapere, dove sia finito il cammello e anche di conoscere chi lo abbia preso, sono al corrente infatti di alcune caratteristiche dell’animale, fra cui la sua cecità da un occhio, la coda tagliata e il fatto che fosse zoppo. Traggono tali conclusioni dall’osservazione di un terreno in cui è possibile notare che il terreno era stato roso solo da una parte ciò quindi stava a indicare che il cammello era cieco da un occhio, inoltre dal terreno è possibile dedurre anche l’andamento claudicante dell’animale a causa della forte evidenza delle impronte del piede destro rispetto a quello sinistro, e per finire deducono che avesse la coda tagliata perché il letame non era stato sparpagliato così come è solito fare il cammello con la coda
9
. I tre non vengono creduti; anzi, vengono accusati del furto e messi in prigione. Saranno salvati solo in un secondo momento grazie al ritrovamento del cammello da parte di un altro cammelliere, che conferma le loro teorie
10 .
8
Cfr. R. BONNIOT, Emile Gaboriau ou La naissance du roman policier, Vrin, Paris, 1985, p.158. 9
Cfr. T. BOILEAU- NARCEJAC, Le roman policier, Presse Universitaire de France, Paris, 1982, p 13. 10
8 Nelle Storie di Erodoto
11
è raccontata la vicenda del re Rampsinito d’Egitto che, per mettere al sicuro i suoi tesori, fa costruire una camera di sicurezza in pietra di cui solo lui deve essere in grado di aprire la porta. L’architetto che si occupava della costruzione trovò una tattica per riuscire a penetrare lo stesso nella camera: senza rivelarlo a nessuno egli aveva disposto una delle pietre in modo che sollevandola si potesse accedere all’interno della stanza. Alla morte confessa ai suoi figli il segreto della costruzione, ma il re si era già accorto che i suoi tesori diminuivano; per cui quest’ultimo aveva fatto riempire la stanza di lacci affinché i ladri vi cadessero e così uno dei fratelli vi rimane impigliato. L’altro fratello, ancora più astuto di lui, decide di decapitare la testa del fratello impigliato affinché il Re non riuscisse a riconoscerlo. La storia prosegue con una serie di stratagemmi messi in atto dal figlio rimasto in vita che alla fine è apprezzato a tal punto dal faraone per la sua astuzia da concedergli la mano della figlia.
Tracce del policier compaiono anche in Edipo re di Sofocle 12
, in cui l’omonimo protagonista indaga sull’assassinio del padre e alla fine scopre di essere stato lui stesso a commetterlo. Nella stessa opera ritroviamo anche un altro episodio che accosta Edipo alla figura del detective, quello relativo all’indovinello della Sfinge. La città di Tebe, decimata quasi del tutto da una creatura per metà uomo e per metà leone alato, inviato lì dalla dea Era, sta cadendo in disgrazia. Per placare l’ira della Sfinge occorre risolvere un enigma che essa pone a tutti: “chi è quell’animale che al mattino cammina a quattro zampe, al pomeriggio con due ed alla sera con tre?”. A tale quesito, Edipo, dopo
11
Cfr. R. BONNIOT, op. cit., p. 158. 12
9 aver formulato varie supposizioni e ipotesi che lo conducono alla soluzione alla pari di un detective, risponde che si tratta dell’uomo: quando è un bambino, egli inizia a camminare a quattro zampe; dopo si erge sulle due gambe; infine, nella sua vecchiaia fa uso di un bastone che rappresenta il terzo piede. Edipo è l’unico in grado di risolvere l’enigma posto dalla Sfinge, e di salvare in questo modo la città di Tebe dalla maledizione. Sono considerate altre fonti del giallo anche gli antichi racconti di crimini e punizioni della letteratura cinese del XIV e del XV secolo e che sono stati tradotti in francese e pubblicati solo nel 1981 con il titolo di Sept victimes pour un oiseau et autres histoires policières da André Lévy
13 . Nel XVIII secolo troviamo in Zadig di Voltaire uno dei primi antecedenti del “récit policier”. Il protagonista Zadig
14
viene accusato di avere ucciso il cavallo del re e il cane della regina a causa delle risposte che dà durante l’interrogatorio; in realtà lui arriva a dare quelle risposte perché ha usato la logica e il ragionamento che ricordano molto da vicino il metodo in seguito usato dai detective.
Secondo alcuni studiosi, il roman policier ha origine dal feuilleton 15
. La pratica di pubblicare i romanzi a episodi nei quotidiani risale in realtà agli anni venti dell’Ottocento, quando autori come Balzac e Sue pubblicano le loro opere all’interno di riviste letterarie quali La Revue de Paris e La Revue des Deux Mondes. Fin dai primi anni dell’Ottocento all’interno del quotidiano vi è una parte chiamata feuilleton dedicata esclusivamente alla critica letteraria, artistica, teatrale e musicale. La pratica di pubblicare i romanzi a puntate nei quotidiani si
13
Cfr. R. BONNIOT, op. cit., p. 160. 14
Cfr. T. BOILEAU-NARCEJAC, op. cit., p. 13. 15
Cfr. L. QUÉFFELEC-DUMASY, Une Période de transition : 1866-1875, Le roman feuilleton français au XIXe siècle, Belphégor Littérature Populaire et Culture Médiatique, Novembre 2007, URL: http://etc.dal.ca/belphegor/vol7_no1/it/livre.html.
10 diffonde sempre più dal 1836, grazie al quotidiano La presse, che dedica la parte bassa del giornale o rez-de chaussée alla pubblicazione dei vari capitoli dei romanzi. La prima fase del feuilleton o feuilleton-roman, come veniva inizialmente denominato, va dal 1836 al 1866. L’abbassamento del costo dei quotidiani, avvenuto dopo la rivoluzione del 1848, provoca un incremento della vendita dei giornali anche fra i ceti meno abbienti. L’Affaire Lerouge di Émile Gaboriau si colloca nella seconda fase (dal 1866 al 1875), coincide con il periodo del secondo Impero e vede la nascita di creazioni molto lontane dal classico roman-feuilleton romantique (contraddistinto dal carattere drammatico e dal predominio dei sentimenti). Si assiste alla nascita di un roman-feuilleton che si avvicina molto al futuro roman policier (contraddistinto dalla scelta cronologica degli eventi). Il romanzo comincia a crimine già avvenuto, perciò vi è un’analessi; in altre parole esso racconta ciò che è accaduto in precedenza mentre il feuilleton segue l’ordine lineare degli avvenimenti, tipico del romanticismo
16 . A rompere definitivamente con la tradizione romantica è nel 1857, prima ancora dell’Affaire Lerouge, Le drame de Paris di Ponson du Terrail
17
. Con Le drame de Paris, il feuilleton è pervaso da sadismo e criminalità incarnate da Rocambole. Rocambole rompe gli schemi, è un eroe negativo che si caratterizza per le sue gesta impavide e oltraggiose che hanno anche dato vita all’espressione “fuga rocambolesca”
18
. I romanzi di Gaboriau così come quelli di Ponson du Terrail rappresentano la transizione che gli uomini vivevano in quel periodo, dal secondo Impero fino alla proclamazione della Repubblica nel 1870, e sono lo specchio della società. La seconda fase vede un successivo sviluppo della stampa
16
Cfr. J. DUPUY, Le roman policier, Larousse, Paris, 1974, p. 25. 17
Cfr. E. G. LAURA, op. cit, pp. 89-91. 18
11 che presta particolare attenzione alla cronaca nera. Nell’ultima e terza fase, che va dal 1875 al 1914 e che corrisponde alla III Repubblica, vi è una nuova diversificazione dei giornali politici. Il feuilleton è caratterizzato dalla pubblicazione dei romans historiques, romans exotiques, romans de science-fiction.
Il contesto storico in cui nasce il genere policier corrisponde al processo di urbanizzazione e industrializzazione della città nell’Ottocento. Il dilatarsi del centro urbano causato dalle nuove esigenze del mercato origina una multiforme convivenza di persone appartenenti a ogni ceto sociale con la conseguente evoluzione e stratificazione di tipi sociali nuovi come criminali, malfattori, accattoni che determinano lo sviluppo e il potenziamento della polizia metropolitana di cui si nutre il filone poliziesco. Il “roman policier”simboleggia la vita delle nuove metropoli in cui le forze del male, rappresentate dal criminale si scontrano con le forze del bene rapresentate dall’investigatore unico portatore del sapere e della verità. Il policier rappresenta il caos della vita moderna, dove il detective si erge come paladino della giustizia per ristabilire l’ordine. Il critico Chesterton a proposito del policier afferma: «dell’immagine della metropoli stessa, come di qualcosa di selvaggio e insieme di naturale, il romanzo poliziesco è, senza dubbio, il poema epico, l’Illiade.
19
». Sul finire dell’Ottocento si assiste anche alla nascita dell’antropologia criminale per merito di Alphonse Bertillon che oltre a generare un certo interesse negli scrittori da origine a una serie di ricerche e studi sul tipo delinquente nella letteratura e nell’arte
20
. Fondamentali sono anche le continue sommosse da parte del popolo, che lotta contro la miseria, e le varie fazioni politiche (repubblicani e imperialisti) che si scontrano continuamente. La fine del XIX è il terreno fertile del “roman policier”, la
19
Cfr. G. PETRONIO, Il punto su: il romanzo polizieco, Laterza, Bari, 1985, p. 96.
20
12 prerogativa del policier è ristabilire l’ordine infranto dal misfatto, ordine rappresentato dalla logica, dalle scienze esatte, dallo sviluppo del Positivismo e del Determinismo, attraverso cui l’uomo è in grado non solo di scoprire le leggi che governano i fenomeni fisici e naturali ma anche quelle che regolano la mente.
Il padre dei racconti polizieschi è considerato l’americano Edgar Allan Poe, anche se nel panorama letterario inglese del XVIII secolo troviamo precursori del genere come Ann Radcliffe e William Godwin
21
. Ann Radcliffe è nota al grande pubblico per aver scritto dei thrillers e dei romanzi che suscitano molta paura e angoscia attraverso immagini tetre e fatti inspiegabili. Nel romanzo Les mystères du château d’Udolphe del 1794 di Ann Radcliffe appare già il topos del «problème du local clos» perché si assiste alla scomparsa di un individuo da un luogo senza vie d’uscita
22
. Altri precursori del roman policier sono Conan Doyle che pubblica nel 1887 A study in scarlet, Gaston Leroux che nel 1907 dà alle stampe Le mystère de la chambre jaune, Maurice Leblanc che nello stesso anno fa apparire Arsène Lupin gentleman cambrioleur
23
. Nel corso del Novecento molti altri autori si cimenteranno nella scrittura di gialli costruendo alcuni dei personaggi più famosi della storia, fra cui Poirot di Agatha Christie, Fantômas ideato da Marcel Alain e Pierre Sauvreste, il commissario Maigret di Georges Simenon
24 .
Inizialmente il poliziesco non ha avuto il plauso della critica, la quale l’ha
21
Cfr. R. BONNIOT, op. cit., p. 159. 22
Ibidem. 23
Cfr. E. G. LAURA, op. cit, pp. 66-81. 24
13 definito sous-littérature o paralittérature, considerandolo un genere letterario secondario, di serie B, un sottogenere di poca importanza, poco impegnativo, scritto in modo sciatto, una moda del momento, un passatempo usa e getta destinato a un pubblico non colto, «un pastiche extraletterario destinato a sopravvivere a malapena nelle biblioteche ambulanti […] prodotto composito e torbido in cui confluivano le acque detritiche dei romanzi d’avventura e dei cicli cavallereschi, delle fiabe e delle saghe eroiche»
25
. Successivamente, la critica si rese conto del potente ed efficace strumento costituito dal romanzo giallo attraverso il quale è possibile comprendere i meccanismi che regolano il nostro mondo. La capacità del poliziesco di suscitare distrazione, evasione e grande curiosità nel lettore è una delle ragioni di questo grande successo. Un intreccio accattivante e le formule di ripetitività rendono possibile la serialità tipica del genere:
Le roman policier se prête, plus que tout autre genre, à une vaste diffusion, pour des raisons évidents : il est en quelque sorte organisé pour provoquer, chez le lecteur, curiosité et tension. Or la distraction est quelque chose qui peut faire l'objet d'un commerce. C’est pourquoi, dès l’origine, apparaît un marché florissant du livre policier
26 .
La critica Marjorie Nicolson a proposito del concetto di evasione suscitato dal roman policier afferma in un saggio del 1929 intitolato The Professor and the Detective:
«Il romanzo poliziesco rappresenta certamente un’evasione:
25
S. KRACAUER, Il romanzo poliziesco, SE, Milano, 2011, p. 40. 26
14
evasione non dalla vita bensì dalla letteratura […]. Rifiutiamo il soggettivismo esasperato e salutiamo con favore l’oggettività; siamo stanchi delle lunghe estenuanti analisi di stati d’animo e puntiamo senz’altro sull’intelletto […]. Siamo contro il “flusso di coscienza […]. E auspichiamo analisi pertinenti […]. E soprattutto, contro il saccente e facile pessismo che interpreta gli uomini e l’universo in termini di amorale mancanza di scopi, per un ritorno a un universo governato dal principio di causa ed effetto. Tutte cose che ritroviamo
nel romanzo poliziesco.
27
»
La letteratura di massa può essere considerata come espressione dei processi che caratterizzano la coscienza e la società moderna. Essa si contraddistingue per la ripetizione di modelli e forme ripetitive, nel senso che rielabora lo stesso materiale in forme nuove
28
. Si può affermare che vi è una «subordinazione della letteratura alla logica del mercato che fa sì che essa intensifichi la formalizzazione delle proprie strutture narrative, cui deve implacabilmente attenersi per raggiungere il successo di vendita cui aspira»
29 . Affinché il processo ripetitivo si compia, l’opera letteraria deve possedere degli elementi nuovi, cioè una nuova forma d’intreccio; il filosofo Walter Benjamin, a tal proposito, afferma che deve essere rappresentato «il nuovo nel sempre uguale e il sempre uguale nel nuovo»
30
; nel senso che l’intreccio deve sempre stupire il lettore ma senza perdere quegli elementi che lo contraddistinguono. La variazione degli elementi nel policier oltre a essere una sua peculiarità diventa anche una delle principali ragioni del suo successo. Brecht ne giustifica il suo successo in questo modo: «il romanzo poliziesco, per quanto primitivo appaga le esigenze degli uomini che vivono in un’epoca scientifica senz’altro più di quanto
27
Ibidem. 28
Cfr. B. BRUNETTI, Romanzo e forme letterarie di massa, dai «misteri» alla fantascienza, Dedalo, Bari, 1989, p. 25.
29
Ibidem, pp. 25-27. 30
15 non facciano le opere dell’avanguardia»
31
. Forse la differenza fra lo scrittore di romanzi di consumo e gli altri scrittori è da ricercare nel rigore e controllo con cui il primo porterebbe avanti la sua creazione, mentre il secondo si abbandonerebbe al proprio istinto creativo: «Un écrivain policier, […], doit savoir à chaque instant ce qu’il fait, parce que le roman problème est un objet, une sorte de concrétion que l’intelligence contrôle, à mesure qu’elle la sécrète»
32 .
Il policier è anche un genere che dà molto spazio alle prove materiali, al pragmatismo, all’azione, mettendo da parte ogni tipo di rêverie, in una visione per certi aspetti quasi manichea del mondo. Esso attinge a piene mani dall’immaginario popolare e arcaico; è proprio in questo immaginario collettivo che si possono individuare le immagini ricorrenti del genere poliziesco: il caso e le coincidenze, l’idea del complotto che vede scontrarsi le forze del bene e del male, «la speranza in un eroe prometeico al di sopra della legge capace di riparare i torti causati da esseri malvagi o da una società ingiusta, i misteri legati alla nascita, la persecuzione di un innocente, l’importanza della vendetta e della ricompensa»
33
nonché l’immagine «della caccia, del segugio e della selvaggina, delle piste e delle trappole, della ricerca come inseguimento, del criminale come animale selvaggio»
34 .
31
G. PETRONIO, op. cit., p. 39. 32
Ibidem, p. 122. 33
Y. REUTER, Il romanzo poliziesco, Armando, Roma, 1998, p. 84. 34
16
I.2 Strutture stilistiche e narratologiche del romanzo poliziesco
Il policier segue, in genere, una struttura ben precisa. Il romanzo si apre sempre con una domanda iniziale alla quale bisogna dare una risposta:
La concordanza tra l'inizio e la fine appare come una prova di coerenza nella costruzione del racconto e anche come uno strumento privilegiato che permette al romanziere di esprimere il suo pensiero, persino la sua visione del mondo. Sin dalle prime pagine, sono poste delle domande alle quali daranno una risposta il successivo sviluppo e
soprattutto la conclusione
35 .
L’autore del policier procede all’inverso 36
, in modo retrospettivo, nel senso che non si lascia guidare ciecamente dall’ispirazione ma tiene sempre a mente l’evolversi delle cose; fin da subito conosce la trama, sa perfettamente che cosa accadrà. Tutto ciò permette di creare un effetto di suspense che avrà come conseguenza lo sviluppo sempre maggiore della curiosità del lettore. La suspense è progressiva perché l’autore costruisce un percorso d’indizi che gli permettono di ricostruire via via il quadro della situazione.
Altre caratteristiche ed effetti perseguiti dal roman policier sono la quasi assenza di descrizioni, lo humor sottile, la rappresentazione di un linguaggio tratto dalla quotidianità e le forti emozioni come la paura. È proprio quest’ultima l’obiettivo principale che si propongono tutti i gialli, l’effetto maggiormente ricercato dagli scrittori in quanto sentimento primordiale scaturito dalla crisi
35
E. G. LAURA,op. cit., p. 18. 36
Cfr. S BERGERON, L’evolution du roman policier, Le polar, Québec français, LXXII, Décembre 1988, pp. 71-77, URL: http://id.erudit.org/iderudit/58600ac.
17 dell’ordine, riflesso o meccanismo inconscio, sistema di autodifesa che si traduce spesso nell’azione:
La paura, o timore del noto, di ciò che si evidenzia per la sua pericolosità, conduce generalmente a organizzare una difesa efficace dalla minaccia esterna generalmente a organizzare una difesa efficace dalla minaccia esterna nel pronto riconoscimento della propria identità
personale come centro sensibile e operativo di tutta l’azione […]
37 .
Nel panorama editoriale, la paura acquisisce sempre più rilievo perché è intesa come: «[…] fattore destabilizzante della norma quotidiana» che «investe stati sociali che, incorporando i modelli rappresentativi dell’immaginario individuale e collettivo, si trovano a misurarsi con momenti cruciali o situazioni-limite […]»
38 .
Le regole del giallo, così come definite da Van Dine, rappresentano una vera e propria poetica del genere, una sorta di patto narrativo che un autore deve scambiare con il suo lettore, un intramontabile vademecum per molti scrittori di gialli che riporto qui di seguito:
1. Le lecteur et le détective doivent avoir des chances égales de résoudre le problème. Tous les indices doivent être pleinement énoncés et décrits en détail.
2. L’auteur n'a pas le droit d'employer vis-à-vis du lecteur des "trucs" et des ruses, autres que ceux que le coupable emploie lui-même vis-à-vis détective.
3. Le véritable roman policier doit être exempt de toute intrigue
37
R. RUNCINI, La paura e l’immaginario sociale nella letteratura, Liguori, Napoli, 2012, p. 15. 38
18
amoureuse ). Y introduire de l'amour serait, en effet, déranger le mécanisme du problème purement intellectuel.
4. Le coupable ne doit jamais être découvert sous les traits du détective lui-même ni d'un membre quelconque de la police. Ce serait de la tricherie aussi vulgaire que d'offrir un sou neuf contre un louis d'or.
5. Le coupable doit être déterminé par une suite de déductions logiques et non pas par hasard, par accident, ou par confession spontanée.
6. Dans tout roman policier il faut, par définition, un policier. Or, ce policier doit faire son travail et il doit le faire bien. Sa tache consiste à réunir les indices qui nous mèneront à l'individu qui a fait le mauvais coup dans le premier chapitre. Si le détective n'arrive pas la une conclusion satisfaisante par l'analyse des indices qu'il a réunis, il n'a pas résolu la question.
7. Un roman policier sans cadavre. cela n'existe pas (... ) Faire lire trois cents pages sans même offrir un meurtre serait se montrer trop exigeant vis-à-vis d'un lecteur de roman policier. La dépense d'énergie du lecteur doit être récompensée.
8. Le problème policier doit être résolu à l'aide de moyens strictement réalistes. Apprendre la vérité par le spiritisme, la clairvoyance ou les boules de cristal est strictement interdit. Un lecteur peut rivaliser avec un détective qui recourt aux méthodes rationnelles. S'il doit rivaliser avec les esprits et la métaphysique, il a perdu d'avance.
9. Il ne doit y avoir, dans un roman policier digne de ce nom, qu'un véritable détective. Réunir les talents de trois ou quatre policiers pour la chasse au bandit serait non seulement disperser l'intérêt et troubler
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la clarté du raisonnement, mais encore prendre un avantage déloyal sur le lecteur.
10. Le coupable doit toujours être une personne qui ait joué un rôle plus ou moins important dans l'histoire, c'est-à-dire quelqu'un que le lecteur connaisse et qui l'intéresse. Charger du crime, au dernier chapitre, un personnage qu'il vient d'introduire ou qui a joué dans l'intrigue un rôle tout a fait insignifiant, serait, de la part de l’auteur, avouer son incapacité de se mesurer avec le lecteur.
11. L'auteur ne doit jamais choisir le criminel parmi le personnel domestique tel que valets, laquais, croupiers cuisiniers ou autres. Ce serait une solution trop facile. (... ) Le coupable doit être quelqu'un qui en vaille la peine.
12. Il ne doit y avoir, dans un roman policier, qu'un seul coupable, sans égard au nombre d'assassinats commis. (…) Toute l'indignation du lecteur doit pouvoir se concentrer sur une seule âme noire.
13. Les sociétés secrètes, les, mafia, les camarillas, n'ont pas de place dans le roman policier. L'auteur qui y touche tombe dans le domaine du roman d'aventures ou du roman d'espionnage.
14. La manière dont est commis le crime et les moyens qui doivent mener à la découverte du coupable doivent être rationnels et scientifiques. La pseudoscience, avec ses appareils purement imaginaires, n'a pas de place dans le vrai roman policier.
15. Le fin mot de l'énigme doit être apparent tout au long du roman, à condition, bien sûr, que le lecteur soit assez perspicace pour le saisir. Je veux dire par là que, si le lecteur relisait le livre une fois le mystère dévoilé, il verrait que, dans un sens, la solution sautait aux yeux dès le début, que tous les indices permettaient de conclure à l'identité du
20
coupable et que, s'il avait été aussi fin que le détective lui-même, il aurait pu percer le secret sans lire jusqu'au dernier chapitre. Il va sans dire que cela arrive effectivement très souvent et je vais jusqu'à affirmer qu'il est impossible de garder secrète jusqu'au bout et devant tous les lecteurs la solution d'un roman policier bien et loyalement construit. Il y aura toujours un certain nombre de lecteurs qui se montreront tout aussi sagaces que l'écrivain (… ). C'est là, précisément, que réside la valeur du jeu (…).
16. Il ne doit pas y avoir, dans le roman policier, de longs passages descriptifs pas plus que d'analyses subtiles ou de préoccupations d’atmosphère. De telles matières ne peuvent qu'encombrer lorsqu'il s'agit d'exposer clairement un crime et de chercher le coupable. […]Détournant le lecteur du but principal qui consiste à poser un problème, à l'analyser et à lui trouver une solution satisfaisante. (... ) Je pense, cependant ,que lorsque l'auteur est parvenu à donner l'impression du réel et à capter l'intérêt et la sympathie du lecteur aussi bien pour les personnages que pour le problème. il a fait suffisamment de concessions à la technique purement littéraire[…].
17. L'écrivain doit s'abstenir de choisir son coupable parmi les professionnels du crime. Les méfaits des bandits relèvent du domaine de la police et non pas de celui des auteurs et des plus ou moins brillants détectives détectives amateurs. De tels forfaits composent la grisaille routinière des commissariats, tandis qu'un crime commis par un pilier d’église ou par une vieille femme connue pour sa grande charité est réellement fascinant.
18. Ce qui a été présenté comme un crime ne peut pas, à la fin du roman, se révéler comme un accident ou un suicide. Imaginer une enquête longue et compliquée pour la terminer par une semblable déconvenue serait jouer au lecteur un tour impardonnable.
21
19. Le motif du crime doit toujours être strictement personnel, (... ) Le roman policier doit refléter les expériences et les préoccupations quotidiennes du lecteur, tout en offrant un certain exutoire à ses aspirations ou à ses émotions refoulées.
20. Finalement, et aussi pour faire un compte rond de paragraphes à ce credo je voudrais énumérer ci-dessous quelques trucs auxquels n'aura recours aucun auteur qui se respecte. Ce sont des trucs que l’on a trop souvent vu set qui sont depuis longtemps familiers à tous les vrais amateurs du crime dans la littérature[…]:
a) La découverte de l'identité du coupable en comparant un bout de cigarette trouvé à l'endroit du crime à celles que fume un suspect ; b) La séance spirite truquée au cours de laquelle le criminel, pris de terreur, se dénonce ;
c) Les fausses empreintes digitales ;
d) L'alibi constitué au moyen d'un mannequin ;
e) Le chien qui n’aboie pas, révélant ainsi que l’intrus est un familier de l’endroit ;
f) Le coupable frère jumeau du suspect ou un parent lui ressemblant à s’y méprendre ;
g) La seringue hypodermique et le sérum de la vérité ;
h) Le meurtre commis dans une pièce fermée en présence des représentants de la police ;
i) L’emploi des associations des mots pour découvrir le coupable ; j) Le déchiffrement d’un cryptogramme par le détective ou la
découverte d’un code chiffré
39
.
Secondo Van Dine, la funzione principale del policier è divertire il lettore; i personaggi di questo genere letterario devono possedere sempre determinate caratteristiche; lo scrittore non deve lasciare posto alle superstizioni, alla metafisica o all’astrologia ma deve essere il più realistico possibile per invogliare
39
V. DINE, Twenty Rules for Writing Detective Stories, cit in T. BOILEAU NARCEJAC, op. cit., pp. 51-54.
22 il lettore a scoprire la verità prima del detective; la vicenda non deve perdersi nelle descrizioni, anzi deve essere il più breve possibile per riuscire a mantenere viva l’azione.
Secondo Boileau-Narcejac il romanzo giallo deve ruotare intorno a tre elementi e rispondere alle seguenti domande: chi è il criminale? Chi è la vittima? Qual è il movente?
Il criminale è sempre il meno sospettabile, è invisibile, non solo perché non si conosce la sua identità, ma anche perché si nasconde nell’oscurità: «[le criminal] Il est pratiquement absent ou, pour le moins, caché, dissimulé derrière le masque de l’un des suspects»
40
. L’assassino è un uomo che non sa accettare il cambiamento, è un conservatore, un giocatore che si rifiuta di perdere; egli è assimilabile a una bestia feroce
41
, una figura destinata a suscitare grande interesse e fascino nel pubblico non solo a causa della sua assenza-presenza ma anche perché rappresenta il male in contrapposizione con il bene incarnato dal detective:
[le criminel] est surnaturel et divin, ne serait-ce que parce qu’il demeure caché, inconnu. On constate ses actions mais elles sont coupées de leur origine, et comme sans raison. On induit son existence, on ne la voit pas. De même que derrière la Création on postule un Créateur, derrière les forfaits manifestes se devine
Quelqu’un, mais que l’on ne connaît pas 42
.
La vittima è di solito una persona alla quale non avremmo mai pensato,
40
J. DUBOIS, Le roman policier ou la modernité, Armand Colin, Paris, 2005, p. 98. 41
Cfr. J. C. VAREILLE, Filatures. Itinéraire à travers les cycles de Lupin et Rouletabille, P.U.G, Grenoble, 1980, p. 54.
42
23 una figura assente ai fini della trama.
Par définition, la Victime [..] est la figure même de l’absence. C’est sa mise hors-jeu qui permet le jeu […] Généralement, on verse peu de larmes sur le sort de la Victime. Ses proches, l’auteur, le lecteur ne se complaisent pas au deuil et n’ont qu’une impatiente: passer au plus
vite à l’enquête. La mort y gagne une sorte de légèreté, […]
43 .
La vittima può essere il narratore o lo scrittore ucciso da uno dei suoi stessi personaggi, ma non sempre è un essere umano; a volte può trattarsi di un animale, un oggetto, una pianta o un extraterrestre di cui la letteratura ci fornisce molti esempi
44 .
Ciò che crea più problemi all’autore del policier è l’individuazione di un movente originale: l’autore è messo sempre a dura prova nella creazione del movente poiché da questo può dipendere anche la buona riuscita dell’opera. I moventi possono essere di natura passionale come l’amore, la gelosia, l’odio, la vendetta ma vi sono anche altri moventi come il fanatismo religioso, la legittima difesa, la dignità, il gioco, la follia; quanto più particolare sarà il movente, tanto più intrigante sarà la storia.
Secondo Catherine Malard 45
, il policier presenta sempre sei costanti: un crimine, un’inchiesta, una vittima, un colpevole o sospettato tale, un movente e un modus operandi. La studiosa afferma che la focalizzazione su uno di questi elementi determina l’appartenenza del romanzo ad altri sottogeneri: il “roman à énigme” o “roman problème” si focalizza sull’inchiesta, ruota intorno al mistero da risolvere, tenta di chiarire le cause della morte, per cui i dialoghi e le emozioni
43
J. DUBOIS, op. cit., p. 99. 44
Cfr. T. BOILEAU-NARCEJAC, op. cit., p. 57. 45
Cfr C. MALARD, Le genre policier, s.l. s.d., p. 1. URL:
24 rivestono un ruolo marginale, la violenza è assente e lo spettatore rimarrà colpito non tanto dal crimine al quale assiste quanto dallo sviluppo dell’indagine che lo coinvolgerà sempre più:
Le mystère est comme une coquille enfermant un noyau : le problème. Le mystère est d’ordre sensible : il se constate, il se touche. Sans cette opération de l’intelligence qui le débarrasse et pour ainsi dire le nettoie de toutes ses apparences parasites pour ne retenir que le trait expressif grâce auquel, après avoir été manipulé, il va être connu, il
reste à l’état de mystère, donc l’objet de souci
46 .
Il “roman à suspenseˮ, noto anche come thriller, s’incentra sulla vittima, la quale spesso ha solo la colpa di aver visto per sbaglio una scena a cui non doveva assistere e a cui nemmeno lei stessa sa di aver preso parte; tale tipo di romanzo è contraddistinto da un grande spessore psicologico, in cui i dialoghi rivestono un’estrema importanza e si cerca di evitare che la vittima venga assassinata:
La structure du roman policier va-t-elle s’en trouver bouleversée ? Pas du tout. Il restera un roman problème comportant toujours la victime, le criminel, et le détective. Mais ces éléments seront disposés
autrement. La victime, maintenant, vient au premier plan
47 .
Il “roman noir” si contraddistingue per il linguaggio crudo e volgare, per il finale aperto o inconcludente che lascia nel lettore un senso di smarrimento o vuoto, per la figura di un detective che non assurge più al ruolo di eroe ma
46
T. BOILEAU-NARCEJAC, op. cit, p. 9. 47
25 incarna un uomo debole, per l’importanza che viene data al punto di vista del criminale, per la rappresentazione reale e obiettiva di un mondo frantumato che non può più essere cambiato, per il trionfo della morte.
François Fosca evidenzia i pilastri sui quali si regge di solito il policier:
1) Le cas qui constitue le sujet est un mystère en apparence inexplicable.
2) Un personnage (ou plusieurs) – simultanément ou successivement- est considéré à tort comme le coupable, parce que des indices superficiels semblent le désigner.
3) Une minutieuse observation des faits, matériels et psychologiques, que suit la discussion des témoignages, et par-dessus tout une rigoureuse méthode de raisonnement, triomphent des théories hâtives. L'analyste ne devine jamais. Il observe et raisonne.
4) La solution, qui concorde parfaitement avec les faits, est totalement imprévue
5) Plus un cas paraît extraordinaire, plus il est facile à résoudre.
6) Lorsque l'on a éliminé toutes les impossibilités, ce qui demeure, bien
qu'incroyable au premier abord, est la solution juste
48 .
Per quanto concerne il narratore, Jean-Paul Colin compie una distinzione fra “supra-narrateur” e “infra-narrateur”
49
. Il primo è la voce narrante dell’opera e può essere esplicito o implicito, parlare in prima o terza persona, dando il proprio giudizio e rivolgendosi direttamente al lettore:
Le lecteur est donc tantôt un pôle du dialogue d’ “information policière” tantôt le témoin discret d’une scène langagière qui n’a pas
48
F. FOSCA, Histoire et technique du roman policier, cit in T. BOILEAU- NARCEJAC, op. cit., p. 27. 49
26
besoin de lui pour se dérouler et se présente comme la reproduction fidèle d’un vrai, transmission “adaptée” Le seul dialogue impossible, au moins dans l’explicite, est celui, direct, du lecteur et des héros : il faut se résigner à n’être jamais le “tu” auquel s’adresse Lupin ou
Rouletabille […]
50 .
Il secondo è un narratore molteplice o intradiegetico che corrisponde a uno dei principali personaggi.
In riferimento all’ambientazione, diversi possono essere i luoghi del crimine. Il castello ricrea una perfetta atmosfera di mistero e di paura in quanto luogo attraente e temibile del passato; il piano superiore di una casa, attraverso la scala, rappresenta uno spazio di transizione preparatorio alla rottura dell’ordine, simboleggia l’ostacolo che il detective deve oltrepassare per raggiungere il vero luogo del crimine. Altri luoghi
51
possono essere i mezzi di trasporto quali il treno, l’aereo, la nave, l’ascensore, oppure siti misteriosi come serre, acquari, labirinti. Tutti questi luoghi simboleggiano un universo chiuso, in cui l’autore organizza lo spazio dell’omicidio sin dall’inizio del racconto, in una sorta di luogo sicuro creato per proteggersi dal mondo esterno, dove i dettagli sono tralasciati o imprecisi affinché il lettore riesca a individuarli e a ricostruire la verità.
La figura del detective trova le sue radici in alcuni personaggi realmente esistiti come Eugène François Vidocq. Personaggio eclettico e geniale, nasce nel 1775 in una tormentata notte di luglio in pieno fermento politico. Dotato di costituzione robusta fin da piccolo, ama divertirsi torturando i cani, i gatti e i bambini del quartiere: «J’étais la terreur des chiens, des chats, et des enfants du
50
Ibidem, p. 8. 51
27 voisinage»
52 .
Ben presto il padre lo porta nel panificio perché impari il suo mestiere, ma lui apprende solo l’arte del furto:
Je commençais, en même temps, à apprendre l’état de boulanger : c’était la profession de mon père, qui me destinait à lui succéder, bien que j’eusse un frère plus âgé que moi. Mon emploi consistait principalement à porter du pain dans la ville. Je profitais de ces courses pour faire de fréquentes visites à la salle d’armes ; mes parents ne l’ignoraient pas, mais les cuisinières faisaient de si pompeux éloges de ma complaisance et de mon exactitude, qu’ils fermèrent les yeux sur mainte escapade. Cette tolérance dura jusqu’à ce qu’ils eussent constaté un déficit dans le comptoir, dont ils ne retiraient
jamais la clé
53 .
Dopo l’accaduto, i genitori prendono dei provvedimenti ma Vidocq non lascia la presa e inizia a rubare fra le mura domestiche:
La nécessité rend actif : j’avais l’œil sur tout ; tout m’était bon, le vin, le sucre, le café, les liqueurs. Ma mère n’avait pas encore vues provisions s’épuiser si vite ; peut-être n’eût-elle pas découvert de sitôt où elles passaient, lorsque deux poulets que j’avais résolu de
confisquer à mon profit élevèrent la voix pour m’accuser
54 .
L’infanzia di quest’uomo abbonda di furtarelli e azioni deplorevoli che diventano sempre più ingegnosi e ricchi d’espedienti. Un esempio è il furto
52
E. F. VIDOCQ, Mémoires de Vidocq, chef de la police de Sûreté, Tenon, Paris, 1828, p. 9. 53
Ibidem. 54
28 compiuto all’interno del panificio dei genitori, aiutato da altri furfanti. Egli fa credere alla madre, tramite il suo fidato compagno Poyant, che dopo aver preso parte a un’orgia, è stato assalito da un impeto di violenza e follia che l’ha indotto a distruggere tutto ciò che si era trovato davanti all’interno di una locanda, per un danno di cento franchi. La madre, persuasa di ciò che le aveva raccontato Poyant, si reca nel luogo dove avrebbe dovuto trovarsi il figlio. In questo modo Vidocq, insieme alla sua combriccola di furfanti, approfitta del momento di assenza della madre per commettere la rapina in panificio. Impossessatosi del bottino, parte alla scoperta del mondo.
Vidocq muove i primi passi nel mondo della malavita già in giovane età, fino ad arrivare a farsi una carriera ragguardevole da pregiudicato, saltando da una prigione all’altra dalla quale però riesce sempre a scappare. Per nascondersi dalla polizia egli riesce anche a escogitare vari travestimenti che non fanno altro che accrescere la sua fama e il rispetto fra i criminali.
[…] je me décidai à quitter Arras : on me fit une pacotille de dentelles, et, par une belle nuit, je m’éloignai, muni d’un passe-port qu’un
nommé Blondel […]
55
.
Dopo una vita all’insegna di fughe, alla fine Vidocq decide di collaborare con la giustizia: nel 1806 come indicatore e nel 1811 in qualità di capo della sicurezza, fino al 1827, proprio nello stesso periodo in cui sorge la prefettura di polizia per volontà di Napoleone, che aveva diviso la città in distretti, ognuno dei quali aveva delle sezioni investigative formate da un gruppo di funzionari provenienti spesso dalla criminalità e al cui capo vi era un officier de paix. Le sue maniere e i suoi criteri, però, non sono stimati da tutti, per cui è costretto a
55
29 dimettersi per ben due volte. La seconda si dimette perché la sezione investigativa dove lavora è incolpata di aver dimostrato poco rispetto verso la religione. Nel 1828, ritiratosi in campagna, scrive le sue memorie che rendono ancora più popolare la sua persona, anche se in molti ritengono che le memorie non siano state scritte da lui ma da terzi. Nel 1833 forma il Bureau des renseignements pour les commerces, un’agenzia di detective privati, specializzata nel comunicare informazioni e altri servizi di vigilanza ai commercianti.
In questa seconda vita da detective dalla parte dei buoni sembra ottenere lo stesso successo che nella precedente vita da criminale. La sua lunga esperienza nel campo della criminalità gli permette di mettersi sullo stesso piano mentale del delinquente, oltre che di accedere molto più facilmente a certi ambienti. La sua abilità, o forse la sua fortuna, consiste proprio nell’usare gli stessi mezzi dei delinquenti per arrivare fino a loro. Egli s’intrufola negli ambienti più loschi, dove nessuno si addentra, cerca di captare le conversazioni estranee per avere più informazioni, e quando la situazione lo richiede adotta anche travestimenti per adescare la preda. Si tratta dunque di un personaggio dalle mille sfaccettature, per certi aspetti anche geniali.
Nella vita di quest’uomo si può osservare una conversione, passando da ex galeotto rozzo e violento a poliziotto dai metodi poco ortodossi, come se il suo unico intento fosse di combattere il male per rendere più sicura la città in cui opera. Alcuni studiosi hanno pensato che questa conversione in realtà sia avvenuta solo per il gusto di non perdere, per continuare a giocare la sua partita anche se dal lato opposto.
Avant moi, les étrangers et les provinciaux regardaient Paris comme un repaire, où jour et nuit il fallait être constamment sur le qui vive ; où tout arrivant, bien qu’il fût sur ses gardes, était certain de payer sa bienvenue. […] J’ai créé pour la police de sûreté actuelle une infinité de précédents, et les traditions de ma manière n’y seront pas de sitôt oubliées […] je raconterai mes travaux, les efforts que j’ai dû
30
entreprendre , les périls que j’ai affrontés, les ruses, les stratagèmes auxquels j’ai eu recours pour remplir ma mission dans toute son étendue, et faire de Paris la résidence la plus sûre du monde. […] Je proposerai des mesures infaillibles pour anéantir l’escroquerie et paralyser la funeste habileté de tous ces faiseurs d’affaires, chevaliers d’industrie, faux courtiers, faux négociants, etc., qui […] enlèvent chaque jour des millions au commerce. […] Je classerai les différentes espèces de malfaiteurs, depuis l’assassin jusqu’au filou, et les formerai
en catégories […]
56
.
Pare che lo stesso Vidocq si sia battuto per migliorare le condizioni delle carceri, poiché le conosceva da vicino, allo scopo di combattere il degrado in cui versavano i carcerati:
[…] Je présenterai d’importantes améliorations dans le régime des prisons et des bagne; et, comme je suis plus touché qu’aucun autre des souffrances de mes anciens compagnons de misère, condamnés ou libérés, je mettrai le doigt sur la plaie, et serai peut-être assez heureux pour offrir au législateur philanthrope les seules données d’après lesquelles il est possible d’apporter à leur sort un adoucissement qui
ne soit point illusoire 57
.
L’esistenza di Vidocq vive coincide con lo sviluppo reale del corpo di polizia in Francia durante la Restaurazione. Egli è stato fonte d’ispirazione nella creazione del protagonista Vautrin in Le Père Goriot di Balzac, di Jean Valjean in Les Misérables di Hugo, di Arsène Lupin nato dalla penna di Maurice Leblanc, di Fantômas creato dal duo Allain-Souvestre, dell’eroe Dupin in The Murders in the
56
Ivi, pp. 194-196. 57
31 Rue Morgue di Edgar Allan Poe, dei detective Tabaret e Lecoq in L’affaire Lerouge di Émile Gaboriau. Osserviamoli più da vicino.
Vautrin è un ex galeotto che, dopo essere scappato dal bagno penale di Toulon e di Rochefort, assumerà varie identità allo scopo di nascondersi dalle forze dell’ordine. Uomo misterioso e di grande cultura, decide di entrare a far parte della polizia in seguito al suicidio di un suo protetto.
Jean Valjean, uscito di prigione dopo una condanna ventennale ai lavori forzati a causa di un furto commesso per fame, vive come un reietto ai margini della società, perennemente braccato dalla legge. Nonostante ciò, è un personaggio altruista, dotato di una carità e umanità sorprendenti, intenzionato a perseguire il bene del prossimo piuttosto che il proprio. È inoltre provvisto di un notevole acume e ingegno, e impara a leggere in galera da autodidatta.
Ladro gentiluomo, seduttore, amante del gioco e del denaro, abile nelle arti marziali, protettore di vedove e orfani, Arsène Lupin è furbo, intelligente, ironico, audace; possiede grande cultura ed è anche un intenditore d’arte; «è un re del travestimento che si fa beffe della polizia e dei banditi per recuperare il maltolto»
58 .
Il cavaliere August Dupin è un fisionomista e utilizza metodi non convenzionali:
Dupin n’aime que sortir que la nuit. Période peu propice aux formalités de l’enquête : interrogatoires, examen du terrain, confrontation…Il aura donc peu de contacts avec les aspects matériels du crime : lieux, témoins ou accessoires[…] Comment prend-il connaissance des faits ?Par ouï-dire. En particulier par les journaux. S’il ne se prive pas d’accabler de sarcasmes leurs commentaire, il attache un grand crédit aujourd’hui, il nous paraîtrait dangereux aux faits et descriptions que la presse rapporte. Chacun d’eux est l’élément
58
32
d’un puzzle dont les journalistes n’ont pas conscience. Mais il lui
suffit de les assembler pour avoir l’explication du mystère
59
.
Per quanto concerne il detective Tabaret, di lui sappiamo che è originario di Parigi, che dall’età di vent’anni lavora al Monte di Pietà e che vive da solo con il padre che ha tendenze suicide. Solo alla morte del vecchio genitore scopre di essere il possessore di un’ingente fortuna, e di aver vissuto una vita di privazioni immotivatamente, rinunciando addirittura all’amore della sua vita. Nel grigiore dell’esistenza che conduce, inizia a leggere romanzi polizieschi e a collezionarli per spezzare in qualche modo la monotonia. Così un giorno decide di recarsi in prefettura per richiedere di essere assunto. Diventato detective, si affida molto al ragionamento logico-deduttivo:
Malgré ces apparences peu engageantes, qui surprenaient au premier abord tous les magistrats qui voulaient bien faire appel à Tirauclair, celui-ci était véritablement doué d’un esprit supérieur. Son intuition, son habileté à recueillir les moindres indices et à les exploiter, sa puissance de déduction étaient telles qu’il fut appelé à donner son avis sur les affaires les plus mystérieuses et les plus inexplicables. C’était chez lui une passion, nous dit Gaboriau, de ‹‹chasser le scélérat dans Paris, comme d’autres le sanglier dans les bois›› et il trouvait que c’était bien autrement utile et surtout plus émouvant. ‹‹ Le gibier vaut le chasseur, il a comme lui l’intelligence, la force et la ruse. Les armes
sont presque égales
60 .
Lecoq, allievo dell’investigatore Tabaret, che poi diverrà ispettore della
59
F. LACASSIN, Mythologie du roman policier, Union Générale, Paris, 1993, p. 34. 60
33 sicurezza, appartiene a una famiglia agiata della Normandia, dalla quale riceve un’ottima educazione. Presto resta solo al mondo: i genitori muoiono ed egli cade in disgrazia. Svolgerà diversi mestieri, fino ad approdare alla prefettura. Lecoq è un giovane ambizioso, scaltro e pieno di talento; per arrivare alla risoluzione dei casi è disposto a tutto, mettendo in atto stratagemmi poco ortodossi che ricordano quelli degli stessi briganti, incluso Eugène Vidocq. Quando la situazione lo richiede, Lecoq non esita a fare uso di particolari oggetti che porta sempre con sé dentro un astuccio, come un’asta di ferro attraverso la quale può aprire qualsiasi serratura e una lente d’ingrandimento. Nel corso dell’indagine applica diverse congetture per inchiodare il colpevole: per esempio, in un crimine compiuto da più soggetti, l’investigatore ne rilascia uno in modo da riuscire a prendere anche gli altri:
Un autre procédé propre à la police, quand un forfait a été commis par plusieurs individus, est de relâcher l’un d’eux, le moins dangereux de ceux qu’on a arrêtes, afin que par quelque imprudence, il permette de
prendre les coupables encore en liberté
61
.
Lecoq è anche in grado di contraffare ogni tipo di scrittura e di decifrare ogni tipo di crittogramma. Altri tratti salienti sono il sangue freddo, l’ingegnosità, una forte intuizione ed empatia che gli permettono di immedesimarsi facilmente nei panni del criminale. Lecoq sa leggere nella mente del colpevole, grazie alle sue abilità da psicologo che lui stesso ammette di avere: «Je dépouille mon individualité et m’efforce de revêtir à la mienne. […] Je cesse d’être l’agent de la Sûreté pour être un homme, que qu’il soit»
62 . 61 Ibidem, p. 204. 62 Ivi, p. 207.
34 In generale, il detective del policier si contraddistingue per la freddezza e la lucidità, è qualcuno dotato di grande intelletto, perspicacia, pragmatismo e prontezza di spirito, che sviluppa un metodo quasi scientifico per inchiodare i criminali. Egli deve sapere interpretare i fenomeni cui assiste: la sua missione consiste nell’osservare scientificamente gli indizi che ha davanti a sé e, attraverso questi, ricomporre ciò che è accaduto, aiutandosi «par les seules lumières de la raison»
63
. Il detective ha il dovere di allontanare lo spettatore dalla sua visione divina e soprannaturale delle cose per ricondurlo a una visione oggettiva, conducendolo da una dimensione sacra a una profana. Egli è il simbolo della correttezza, della legge, del bene; si fida ciecamente della sua ragione, che non lo tradisce mai, al contrario delle prove che ha a disposizione e che possono trarlo in inganno. Il detective deve essere infallibile, non perché sia un superuomo ma perché la sua figura nasce con lo scopo di decostruire un intrico che è stato costruito proprio affinché lui lo risolva; se il detective si sbagliasse, sarebbe la dimostrazione che l’enigma creato dall’autore non è stato ben costruito, e che il romanzo non è buono. Inoltre, il punto di vista del detective è sempre sospettoso: davanti a lui chiunque si trasforma in un possibile omicida; egli è consapevole che tutti hanno qualcosa da temere o da nascondere.
Alla stregua degli eroi cavallereschi, l’investigatore del roman policier può essere considerato come il nuovo paladino della giustizia che libera la collettività dal male, ristabilendo l’ordine sociale; forse è da ciò che deriva un ego spropositato e una fama senza limiti.
Probabilmente avviene un processo di identificazione del lettore con il detective. Il lettore non è più un semplice spettatore passivo, ma partecipa alla risoluzione del caso attraverso le prove che va riscontrando nel corso della lettura.
63
35
[Lo spettatore] viene messo allo stesso livello della comunità umana, agendo nel quadro del dramma universale come se il suo destino fosse identificabile con quello di tutti, allora i giovani spettatori lo fisseranno con maggiore attenzione sperando, col seguire il suo comportamento e i suoi trionfi, di poter regolare i loro affari allo
stesso modo di fronte a situazioni simili […]
64 .
Oggi l’eroe del policier potrebbe essere considerato l’antecedente degli eroi dei fumetti come Spiderman o Superman. Con questi, egli ha in comune non solo il modo di presentarsi in società vale a dire con un appellativo o nomignolo ma anche l’appartenenza a un mondo isolato e marginale (basti pensare a Rouletabille, il quale trascorre quasi tutta l’infanzia in orfanatrofio; Lupin è orfano di un furfante professionista morto in prigione; lo stesso Lecoq rimane orfano in giovane età). Il detective condivide con gli eroi moderni anche la professione di giornalista o reporter, senza tralasciare l’obiettivo comune di combattere il male e ristabilire l’ordine. Egli, però, se ne allontana poiché i supereroi si contraddistinguono per i loro poteri sovrannaturali.
L’eroe/investigatore è rappresentato sovente insieme a un inseparabile assistente/compagno. Quest’ultimo è una figura funzionale perché serve a evidenziare l’intelligenza straordinaria del detective, il quale tende a condividere le novità delle sue indagini con il compagno fidato o spalla. Il detective e il compagno costituiscono una sorta di unità indivisibile, indissolubile, che può essere paragonata alla coppia cavaliere/scudiero
65
; in certi casi si viene a creare un legame d’affetto come nel caso dell’avvocato Sinclair e di Rouletabille o di Sherlock Holmes e del dottor Watson.
64
V. CALDIRON, L’arte del delitto, Bulzoni, Roma, 1985, p. 15. 65
36
Capitolo II
L’universo letterario di Gaston Leroux
II.1 Breve biografia
Nato a Parigi il 6 maggio del 1868, un mese prima che i suoi genitori si sposassero a Rouen, Leroux è il primogenito di una coppia facoltosa trasferitasi in Normandia. Gli anni dell’infanzia trascorrono in riva al mare a osservare la tragica esistenza dei marinai, che un giorno rievocherà in un articolo per Le Matin:
[le vent] Je le reconnaissais bien. Je l’ai entendu quinze hivers. Tout petit, puis adolescent, je l’ai entendu quinze hivers aboyer à mes oreilles. C’était la voix terrible, la menace rauque et subite qui secouait là-bas les maisonnettes des pêcheurs, et il avait les stridences, les apaisements menteurs suivis tout à coup d’un déchaînement de colère quand il se ruait contre la falaise, contre la vielle église romane… C’était la voix terrible qui réveillait les femmes et les jetait affolées sur les quais, les quais du petit port vide de ses barques. […] Et moi, je songeais maintenant à ce qui se passerait dès l’aube, l’aube plus tragique encore que cette nuit tragique. Tous les hivers j’avais vu cela. Bien souvent la grande paix était revenue sur la mer, caressait et calmait et aplanissait les flots. Et le troupeau des femmes passait sur le quai, claquant des «mules» sur les dalles, dans une angoisse inexprimable, mais sans un sanglot, sans un cri, sans un appel. […] Il n’y avait alors entre Le Tréport et Mers que joint maintenant un véritable boulevard, il n’y avait alors sur les galets, sur la plage toute nue, qu’une cabane. C’était la Morgue. On avait bien choisi cette place. Les courants de mer y amenaient tous les cadavres. Les corps des marins péris en mer venaient d’eux-mêmes à
37
la Morgue pour y être reconnus par leurs veuves![…]
66 .
Ben presto l’infelicità turberà i giochi del piccolo Gaston in quanto all’età di vent’anni resterà orfano di entrambi i genitori, alla morte dei quali graverà su di lui una grande responsabilità, quella di prendersi cura di suo fratello Joseph e di sua sorella Hélène in qualità di fratello maggiore. L’unica consolazione è che la situazione gli risparmierà di adempiere agli obblighi militari ed erediterà un milione di franchi, che poi sperpererà tra tavoli da gioco, alcool e belle signorine. Il 29 giugno 1886 Leroux si diploma al collegio Eu, a Caen, in Normandia. Era un allievo eccellente ma un po’ discolo insieme al compagno Philippe, come evidenziato da questo passaggio:
Leur malin plaisir était de casser les carreaux du balcon de la cour d’honneur qui leur était réservée. En classe, ils s’exerçaient à un autre genre de distraction et, à l’aide de leurs porte-plumes, ils mouchetaient d’encre les chaussettes d’un blanc immaculé de leur vénérable professeur de grammaire, le père Dupont, tranquillement assis à sa chaire et qui n’y voyait, malgré ses besicles, que du feu, comme on
dit
67 .
Dopo il diploma, parte per Parigi al fine di intraprendere gli studi di giurisprudenza. Dopo la laurea, eserciterà solo per un periodo di circa tre anni la professione legale, poiché la sua vera vocazione era la letteratura, come gli aveva predetto il suo professore di latino e retorica al liceo. Al riguardo, uno dei suoi compagni di studi, che condivideva con lui una stanza al Quartier Latin,
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ALFU, Gaston Leroux. Parcours d’une oeuvre, Encrage, Paris, 1996, pp. 10-11. 67
38 affermerà:
Dès le collège, j’étais tourmenté par le démon de la littérature. Je m’amusais à faire des tragédies et à écrire des nouvelles. Est-il besoin de vous dire que les nouvelles ne valaient pas mieux que es tragédies
?
68 .
Nel 1893 si dedicò all’attività di giornalista, forse uno dei più bei mestieri al mondo, diventando osservatore privilegiato del suo tempo, testimone di vicende e personaggi, nonché di grandi sconvolgimenti politici, storici e sociali. Fu uno dei più brillanti cronisti della sua generazione, lasciando ai posteri migliaia di articoli sui temi più disparati, che mostrano ogni volta l’acume delle sue osservazioni e l’intelligenza delle sue analisi. Lo stesso Leroux definisce con le seguenti parole la sua professione:
[…] Pour moi, il n’est rien de plus beau ni de plus intéressant. C’est le plus palpitant des métiers et cela peur en être le plus noble. Le reporter vit dix vies humaines. Il assiste aux expériences les plus éclatantes et suit les événements les plus prodigieux. Nul comme lui n’a la joie de vivre, puisque nul comme lui n’a la joie de voire! Ah! vivre! vivre! Voir! Savoir voire, et faire voir! Le reporter regarde pour le Monde: il est la lorgnette du Monde! Quoi de meilleur que de parcourir la face du globe pour écrire la geste des hommes? Comme je t’aime, ô mon
métier!
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Inizialmente scrisse racconti giudiziari per il quotidiano L’Écho de Paris, riportando gli attentati anarchici nella Francia del 1894. Nell’agosto del 1897
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ALFU, op. cit., p. 12. 69