• Non ci sono risultati.

La didattica della geografia nella scuola secondaria di primo grado: proposta di un'escursione nel territorio della cave di marmo di Carrara.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La didattica della geografia nella scuola secondaria di primo grado: proposta di un'escursione nel territorio della cave di marmo di Carrara."

Copied!
110
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Lingua e Letteratura italiana

Tesi di laurea magistrale in Didattica della Geografia

La

didattica

della geografia nella scuola secondaria di

primo grado: proposta di un’escursione nel territorio

delle cave di marmo di Carrara

CANDIDATA

RELATORE

Elisa Bertolini

Prof. Riccardo Mazzanti

(2)

INDICE

INTRODUZIONE ... 1

1 IMPORTANZA DELL’OSSERVAZIONE DIRETTA NELLA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA ... 5

1.1 Perché insegnare la geografia ... 5

1.2 L’importanza dell’osservazione diretta ... 9

1.3 L’indagine sul campo nella scuola secondaria di primo grado ... 13

2. LE CAVE DI MARMO DI CARRARA ... 16

2.1 Origine del marmo ... 16

2.2 Aspetto delle cave di Carrara ... 22

2.3 Tecniche di escavazione e lavorazione ... 25

2.4 Trasporto dei blocchi ... 33

2.5 Impiego del marmo ... 38

2.6 Rischi sul lavoro e inquinamento ... 42

(3)

3. IPOTESI DI UN’ESCURSIONE PER L’OSSERVAZIONE DIRETTA DEL TERRITORIO. ... 59 3.1 Progettazione dell’escursione ... 59 3.2 Organizzazione dell’escursione ... 62 3.3 Lezione introduttiva ... 64 3.4 Realizzazione ... 68

3.5 Attività successive all’uscita sul territorio ... 82

3.6 Proposte di differenti tipologie di verifica. ... 84

CONCLUSIONE ... 93

BIBLIOGRAFIA ... 98

(4)

1

INTRODUZIONE

In questi anni le riforme scolastiche hanno proposto di ridurre le ore di insegnamento della geografia, progetto che recherebbe un grande danno alla formazione degli studenti. E’ quindi non solo giusto ma anche doveroso ribadire quale sia l’importanza di questa disciplina.

La geografia, nel corso degli anni, è passata da essere scienza “immobile”, che forniva soltanto nozioni da apprendere mnemonicamente circa l’aspetto fisico del territorio, al rappresentare uno strumento unico ed indispensabile per l’apprendimento dei principali problemi della nostra epoca.

Per comprendere la storia, passata ed attuale, i conflitti, i pro e i contro della globalizzazione, i contrasti tra etnie e religioni, l’importanza di uno sviluppo sostenibile e i problemi causati dall’inquinamento è necessario affrontare le questioni anche da un punto di vista geografico.

La geografia infatti fornisce gli strumenti per conoscere e soprattutto per comprendere l’evoluzione dell’ambiente anche attraverso l’intervento dell’uomo, spiega i processi di urbanizzazione, la nascita e la formazione della Terra, evidenzia i legami tra lo sviluppo economico di un territorio, la sua conformazione

(5)

2

fisica e la sua storia e riesce a suggerire quale dovrebbe essere la strada da percorrere per il raggiungimento di obbiettivi di miglioramento ambientale, economico e sociale.

Per essere un mezzo veramente efficace però questa disciplina ha dovuto abbandonare quei caratteri che ne avevano fatto una materia spesso lasciata in secondo piano, ovvero il suo studio mnemonico e passivo, che lasciava poco spazio all’interazione tra alunni e insegnante.

Oggi si è tutti concordi nell’affermare che la geografia deve essere una materia di studio che procede sottoponendo agli studenti problemi e fornendo, dove possibile, risposte e indicazioni, in cui ragazzi devono avere una parte attiva e in cui devono poter osservare con i propri occhi e in maniera diretta l’oggetto dei loro studi, ovvero l’ambiente, le città, l’inquinamento, la formazione del territorio.

Quest’ ultimo è forse uno degli aspetti che meno è stato sviluppato e a cui è stata data meno importanza ma in realtà costituisce un punto chiave nell’apprendimento di questa disciplina.

Questa tesi vuole dunque dimostrare quanto sia indispensabile l’osservazione diretta nello studio della geografia e vuole fornire un esempio di quella che potrebbe essere un’uscita sul territorio, che potrebbe rivelarsi molto utile nella scuola secondaria di primo grado, in cui gli studenti si trovano ad avere un approccio più maturo verso la materia e allo stesso tempo devono gettare le basi

(6)

3

per l’apprendimento di un metodo che permetterà loro comprendere non soltanto la realtà locale ma anche quella globale.

Proprio dal territorio circostante quindi devono partire le prime indagini perché è indispensabile comprendere il luogo in cui si vive ma anche acquisire metodi di osservazione, valutazione e comprensione che possano essere applicati su scala maggiore.

Nel primo capitolo ho approfondito quali siano le caratteristiche della geografia, l’importanza del suo insegnamento e del suo studio e quanto sia importante l’osservazione del territorio, che dovrebbe ormai costituire la parte centrale di ogni lezione di geografia. Ho anche riportato quali siano, secondo le indicazioni del Ministero dell’Istruzione, i metodi e i passaggi da seguire nell’insegnamento di questa materia e gli strumenti necessari per facilitarne l’apprendimento da parte degli studenti.

Il secondo capitolo è invece dedicato alla descrizione del posto che propongo di far visitare ad un’ipotetica classe della scuola secondaria di primo grado, ovvero le cave di Marmo di Carrara e altri luoghi che possono essere di aiuto nella comprensione del territorio apuano.

In questa parte ho descritto il territorio, le caratteristiche del marmo, i suoi processi di estrazione e di lavorazione e come questi siano mutati nel corso degli anni, il ruolo che esso ha all’interno della provincia di Massa Carrara, sia nell’aspetto economico che ambientale.

(7)

4

Ho quindi selezionato alcuni luoghi ed eventi situati in questa zona,ovvero il Bacino di Fantiscritti, la Cava Museo di Fantiscritti, il Museo del Marmo e la mostra espositiva Carrara Marmotec, che costituiscono le tappe fondamentali per l’osservazione diretta del territorio e per l’apprendimento della storia del marmo, del suo utilizzo, e dell’importanza che la sua estrazione e la su lavorazione hanno per la provincia.

Nel capitolo conclusivo infine ho programmato, in maniera dettagliata l’uscita sul territorio, ricordando però come l’osservazione diretta inizi e si concluda in classe. Ho perciò proposto un iter che inizia con la consultazione dei colleghi e dei genitori circa la scelta del luogo e delle cose da visitare e con la progettazione della lezione all’aperto.

Prosegue poi con le lezioni introduttive per preparare gli studenti a ciò che vedranno ed assegnare loro diversi compiti da svolgere, arrivando dunque all’uscita vera e proprio in cui sono elencate le tappe da seguire, le cose che verranno visitate e gli interventi che il personale esperto farà durante l’uscita. Infine ho avanzato alcuni suggerimenti per svolgere un’attività di verifica e di approfondimento su quanto appreso dagli studenti, per constatare quanto sia stato effettivamente appreso durante l’osservazione diretta e per permettere inoltre agli studenti di lavorare autonomamente ed esporre eventualmente anche ad altre classi quanto visto e imparato.

(8)

5

1 IMPORTANZA DELL’OSSERVAZIONE DIRETTA

NELLA DIDATTICA DELLA GEOGRAFIA

1.1 Perché insegnare la geografia

In un periodo in cui le ore dedicate all’insegnamento della geografia vengono ridotte o addirittura eliminate in alcune istituti, è importante ribadire quali siano il ruolo e l’importanza di questa disciplina.

La geografia ha un ruolo fondamentale nella conoscenza della genesi e delle cause dell’attuale aspetto del mondo, delle differenti realtà economiche e sociali e dell’interazione tra uomo e ambiente e fornisce una visione organica dei problemi del nostro tempo. Inoltre come viene spiegato in uno dei Libri Bianchi che raccolgono i documenti redatti dal Centro Studi del Touring Club Italiano intitolato appunto Perché insegnare la geografia in una rinnovata scuola

moderna e interdisciplinare1: ” La geografia propone un approccio globale ai

problemi, e pertanto non si sovrappone agli apporti settoriali delle altre discipline,

1 Giacomo Corna-Pellegrini, Laura Uboldi, Mauro Laeng, Perché insegnare geografia in una rinnovata scuola

(9)

6

bensì li integra; come tale è la scienza che cerca di spiegare i caratteri dei luoghi e la distribuzione delle comunità umane, gli aspetti e gli eventi che accadono e si sviluppano sulla superficie terrestre. Ha a che fare con le interazioni ambiente-comunità umane nel contesto di specifici luoghi e localizzazioni. In particolare, sono da sottolinearsi il suo indiscusso valore formativo, la sua funzione di sintesi e di superamento delle conoscenze provenienti dalle altre discipline e la sua attenzione per i temi della gestione futura di relazioni uomo-ambiente. “2

Ma la geografia non ha il solo fine di insegnare, ha anche quello di educare, come viene spiegato in Fondamenti di didattica della geografia:” Quali possibilità vi sono per una geografia attiva e formativa? In realtà le potenzialità sono enormi e queste possono esaltare il compito educativo-didattico del docente che attraverso la geografia agevola l'interpretazione del territorio inquadrato alle varie scale, indicando le forze, i dinamismi significativi, le reti di flussi che vi operano e promuove la conoscenza dei rapporti che l'uomo e la società intrattengono con l'ambiente. Si tratta di finalità complesse, ricche di contenuti indispensabili alla formazione di quadri mentali sia all'analisi critica della realtà locali e globali nelle quali si vive sia al dibattito relativo ai grandi problemi della società, come la tutela dell'ambiente e la reciprocità uomo-natura, le preoccupazioni della conseguenza delle azioni dell'uomo, lo sviluppo dei popoli, le nuove realtà culturali, i diritti umani. Sono problemi in continua evoluzione nella loro manifestazione nel

(10)

7

prossimo futuro, che poi è ciò che interessa veramente gli alunni. Sono problemi che si ricollegano a valori concreti, ricchi di sollecitazioni critiche, che pur con differenti percorsi tutti da esplorare, conducono all'esigenza di comprendere i

cambiamenti del mondo.

Per conseguire questo obiettivo, però, bisogna dotare gli alunni degli strumenti idonei, che possono essere utilizzati per capire ciò che avviene e, magari, per intuire ciò che potrà avvenire nei prossimi anni. Ma le problematiche vanno calate nella dimensione morale, per trarne valori (vere e proprie chiavi di volta), mediante i quali è possibile orientare lo stesso progetto didattico.”3

L’importanza della geografia è inoltre dimostrata dal fatto che argomenti come globalizzazione e sviluppo sostenibile sono molto spesso presenti nelle tracce della prima prova dell’esame di Stato, proprio perché temi di principale importanza nella società attuale.

La geografia dunque non è indispensabile soltanto per capire il mondo e i suoi problemi ma anche per comprendere la storia, i conflitti ancora attuali, per affrontare situazioni tanto discusse come quella dell’immigrazione.

Questa disciplina infatti getta le basi culturali per meglio conoscere gli altri popoli, le loro usanze e i loro costumi così da non essere impreparati quando ci si trova davanti al “diverso”.

(11)

8

La multiculturalità porta con sé problemi che possono condurre all’incomprensione e alla divisione e che devono trovare nuovi assetti in un contesto come quello attuale di internazionalizzazione dei processi economici , informatici e politici.

La geografia quindi deve proporre uno studio che vada aldilà dei classici confini di Stato (studio che tende a dividere anziché unire) soprattutto perché le rivoluzioni dei mezzi di comunicazione e dei trasporti hanno reso maggiori i contatti con le diverse culture.

Pertanto anche il fenomeno migratorio deve essere visto e affrontato sotto un nuovo aspetto: la scuola, e la geografia nello specifico, devono far conoscere le altre culture, soprattutto nella loro capacità di improntare i territorio che viene ad assumere in sé valori della cultura prodotta. Come spiegato da Alessandra Pitaro in Didattica interculturale della geografia :“Si chiede in particolare alla scuola di dotare le nuove generazioni di strumenti per combattere, sul piano intellettuale, culturale, etico, religioso e psicologico, quegli stereotipi che esasperano i conflitti ed allontanano le speranze di pace. Questa consapevolezza pedagogica impegna la scuola a valorizzare il più possibile le al- tre culture non come giustapposizione estrinseca di elementi delle culture di origine a quelle dei paesi di accoglienza, ma come compresenza, reciprocità, co- me dialogo e scambio, tale da consentire ad ogni persona di comprendere la pro- pria cultura e di confrontarsi con le altre persone e le altre culture, in vista di un comune arricchimento e di un evoluzione

(12)

9

culturale. Ciò indipendentemente dalla presenza fisica nella scuola e nelle classi di ragazze e ragazzi appartenenti ad altre culture”.4

1.2 L’importanza dell’osservazione diretta

Dell’importanza dell’osservazione diretta e dell’esplorazione dell’ambiente si iniziò a parlare già nei programmi del 1955, intendendo come ambiente non solo gli elementi naturali del paesaggio ma anche le opere dell’uomo. Nel 1985 venne poi ribadita l’importanza della programmazione e dell’ applicazione di un metodo scientifico nelle attività volte ad esplorare gli spazi e gli ambienti. Nei nuovi programmi l’importanza di queste attività viene riconfermata e ne viene sottolineata la necessità per uno studio più concreto di un ambiente non ridotto alla sue componenti fisiche ma comprendente gli elementi artificiali come attività economiche sociali e culturali, vie di comunicazione e insediamenti.

Come spiegato in Insegnare geografia5 di Gino de Vecchis e Giuseppe Staluppi la prima capacità operativa necessaria che deve essere acquisita sin dai primi anni della scuola di base è l’osservazione. Nello specifico l’osservazione geografica costituisce un vero e proprio metodo di formazione intellettuale poiché consente

4 A. Pitaro, Didattica interculturale della geografia, Bologna, Emi, 1997, p.30 5 G. Vecchis- G. Staluppi, Insegnare Geografia, Torino, UTET, 2007.

(13)

10

di percepire il proprio ambiente nella molteplicità delle sue componenti e, quindi, di comprenderlo. I primi luoghi di indagine possono essere la strada, la casa o la scuola e attraverso queste prime indagini possono essere acquisiti gli strumenti per passare poi all’esame di ambienti diversi.

Purtroppo tra le tecniche di insegnamento della geografia quella riguardante l’osservazione diretta è la meno praticata a causa della difficoltà di organizzazione, della responsabilità che essa comporta, dei pochi finanziamenti e della scarsità di mezzi a disposizione. Tutte questi problemi, vengono però superati quando si devono progettare visite in luoghi molto lontani, soprattutto stranieri. La realtà locale viene quindi quasi del tutto ignorata, nonostante presenti difficoltà minori. In alcuni paesi invece, si è talmente convinti della validità di questo metodo di insegnamento che, fra i doveri dell’insegnante di geografia, è inserito l’obbligo di effettuare un determinato numero di lezioni all’aperto.

In realtà l’indagine sul campo, quando consentito, dovrebbe precedere l’osservazione indiretta e dovrebbe essere un aspetto fondamentale del lavoro geografico scolastico. Non è necessario iniziare con intere giornate fuori dalla scuola, basterà cominciare con mezza giornata o semplicemente con l’ora di geografia senza sconvolgere l’ordinato svolgimento delle altre lezioni.

La lezione all’aperto deve però essere adeguatamente preparata e gli alunni devono essere anticipatamente informati sul luogo della visita e sull’itinerario. Inoltre l’insegnante deve spiegare cosa si andrà a vedere e proprio per questo è

(14)

11

necessario che avvenga una ricognizione del luogo prima dell’escursione in modo da selezionare gli elementi che saranno osservati.

E’ importante inoltre pianificare le attività che verranno svolte sul luogo, come per esempio l’utilizzo di strumentazioni e l’incontro con esperti che potranno fornire informazioni aggiuntive sull’ambiente che verrà visitato.

De Vecchis e Staluppi suggeriscono la suddivisione in due fasi del lavoro sul campo: una “personale” e una “interpersonale”

Con fase “personale” intendono l’elaborazione, il confronto e l’interpretazione ragionata di quel che si è osservato e registrato.

Gli studenti dovranno quindi studiare l’ambiente da uno o più punti di osservazione precedentemente stabiliti registrando ciò che vedono con gli strumenti che hanno a disposizione facendo sempre riferimento alla carta topografica della zona. In seguito dovranno essere stimolati a fare osservazioni personali sulla morfologia dell’ambiente e a cercare i collegamenti presenti tra paesaggio naturale e intervento umano, come attività economiche e vie di comunicazione.

La fase “interpersonale” ha invece come obbiettivo la ricerca di documentazione sugli aspetti non immediatamente visibili dell’ambiente che si sta osservando. A tal proposito può essere proposta agli studenti la visita ad un museo, ad un’azienda agricola o ad un impianto specializzato. Gli alunni potranno in questo modo, attraverso interviste e questionari, arricchire con ulteriori informazioni fornite da

(15)

12

operatori, funzionari, e autorità amministrative l’esperienza dell’osservazione diretta.

L’indagine sul campo deve essere infine conclusa in classe. Il materiale raccolto deve essere riordinato e devono essere forniti dall’insegnante spiegazioni e chiarimenti. E’ essenziale che gli studenti capiscano come si passa dall’osservazione diretta alla registrazione e alla documentazione scritta, cartografica, grafica, e iconica.

La lezione all’aperto dunque costituisce la parte centrale di un’unità didattica che va preceduta e seguita dal lavoro in classe.

Si può dunque affermare che il lavoro sul campo sia così fondamentale che “se ve ne fosse la possibilità questo sarebbe l’unico modo di fare geografia, perché è il modo fondamentale di osservare la realtà; il resto è semplicemente un surrogato o serve per integrarne i risultati. Un altro motivo per sperimentare questa tecnica è che soltanto in questo modo i ragazzi si potranno rendere conto di quanto sia importante la metodologia geografica per indicare con esattezza i vari fenomeni […] Non è neppure da trascurare il fatto importantissimo che soltanto con il lavoro sul campo i nostri allievi impareranno cosa significa il tanto sbandierato rapporto tra uomo e ambiente, che altrimenti resterebbe un’affermazione vuota di senso e priva di significato concreto, soprattutto alla loro età”6

(16)

13

1.3 L’indagine sul campo nella scuola secondaria di primo grado

L’insegnamento della geografia nella scuola secondaria di primo grado pone come obbiettivo per le classi prime la conoscenza dell’aspetto morfologico, climatico, ambientale ed economico dell’Italia e dei principali stati europei. Nelle classi seconde lo studio viene esteso solitamente agli altri stati europei fino ad arrivare ad una conoscenza dei principali stati mondiali nelle classi terze.

Fortunatamente è stata abbandonata, almeno nelle indicazioni programmatiche, la tendenza a proporre un insegnamento puramente nozionistico, descrittivo ed elencativo. E’ sempre più evidente quanto sia necessario impostare l’insegnamento della geografia sui “problemi” indagando sulle interrelazioni tra i vari fenomeni.

Viene suggerito allora di partire dall’analisi del territorio in cui gli studenti vivono.

Questo modo di procedere ha due funzioni: la prima è quella di far cogliere i problemi nella loro concretezza, la seconda è quella di far acquisire una metodologia impostata sulla presentazione, discussione ed interpretazione dei problemi. Questo metodo, anche quando non ci si potrà avvalere delle indagini sul campo, potrà comunque far sì che gli studenti si approccino in maniera critica nei confronti di altre problematiche e di altre realtà, avendo ben presente anche i rapporti tra l’Italia e il resto del mondo.

(17)

14

Come riportato nella relazione presentata al 55° Convegno Internazionale Associazione Italiana Insegnanti di Geografia contenuto nella rivista Ambiente

Società Territorio: “ Allo studio di caso viene dato sempre più spazio nei piani di

formazione e appare sovente come mezzo privilegiato per studiare le relazioni tra le società e il loro spazio. Esso va considerato come una situazione-problema per mettere in relazione un territorio con gli attori presenti. Si tratta di un utile strumento in quanto mette l’allievo nella situazione di dover apprendere la complessità di uno spazio a partire da problematiche precise. Lo studio di caso non va tuttavia confuso con una monografia. L’approccio sistemico, inerente lo studio di caso, porta ad approfondire l’analisi ad un livello multi-scalare. La contestualizzazione è necessaria per porre il caso di studio in un quadro più ampio, ciò che permette di arricchire la lezione affrontando aspetti lasciati in disparte”7 I problemi da cui si può avviare l’indagine sono quelli di maggior rilevanza geografica: il paesaggio agrario, la sistemazione urbanistica, le fonti di energia, la produzione agricola e industriale, le vie di comunicazione.

Ovviamente ogni istituto dovrà tener conto delle caratteristiche del proprio territorio e delle opportunità che esso offre così da proporre un’escursione stimolante e allo stesso tempo attinente al programma didattico.

Inoltre come afferma Norman J. Graves in L’osservazione indiretta: “ Il metodo di lavoro sul campo rivela spesso marcate differenze nel modo di vivere dei

7 Dalla geografia regionale all’educazione al territorio. Applicazione didattica nella scuola media del Canton

(18)

15

diversi popoli in un unico territorio. Queste differenze appaiono allora adattamenti o reazioni ad ambienti geografici diversi. Quando i ragazzi studieranno i popoli stranieri, saranno così naturalmente portati a capire che questi popoli vivono sotto molti aspetti come vivono essi stessi, e che quando il loro modo di vivere è differente, questa differenza risulta da un adattamento a influenze geografiche o storiche particolari. E questo è un punto su cui l’insegnante deve sistematicamente attirare l’attenzione dei suoi alunni; bisogna che il proprio atteggiamento verso gli altri popoli sia positivo perché può contribuire a sviluppare nei suoi alunni lo spirito di tolleranza” 8

8 N.J Graves, L’osservazione indiretta, in Aa.Vv. L’insegnamento della geografia, Armando editore, Roma, 1975,

(19)

16

2. LE CAVE DI MARMO DI CARRARA

2.1 Origine del marmo

Il marmo è una roccia metamorfica che ha origine da calcari, cioè dalla trasformazione di questi attraverso in un processo chiamato metamorfismo. Il metamorfismo può essere è causato da vari fattori come la temperatura e la pressione. La temperatura aumenta gradualmente con la profondità e parallelamente aumenta anche la pressione. Il processo metamorfico prende vita quando la roccia si trova in condizioni differenti da quelle in cui si è formata: devono mutare la pressione o la temperatura e questo può accadere a causa di uno

sprofondamento della roccia a profondità maggiore.

I processi di trasformazione delle rocce avvengono in profondità e le rocce metamorfiche che sono in superficie sono risalite a causa dei movimenti della

crosta terreste o alle attività degli agenti atmosferici. .

I marmi si generano da un metamorfismo termico o di contatto, causato da un notevole aumento di temperatura di temperatura (ad esempio a causa di un

(20)

17

contatto diretto con magmi), che innesca la trasformazione dei calcari in marmi saccaroidi, ovvero costituiti da grossi cristalli. I marmi possono avere vari tipi di

grana ed essere composti fino al 99% di calcite.

Spesso le venature indicano le impurità della composizione mentre il colore è determinato dalla presenza dei minerali accessori. Il marmo di Carrara è puro, cioè composto quasi interamente da calcite che gli conferisce il caratteristico

colore bianco.

Le Apuane si sono formate in seguito alla sedimentazione, in particolare di calcari, avvenuta in ambiente marino milioni di anni fa. La pressione esercitate da altri depositi marini hanno determinato a causa dell'innalzamento della temperatura, fenomeni metamorfici che hanno trasformato i calcari purissimi nei preziosi marmi bianchi di Carrara.

(21)

18

(22)
(23)
(24)
(25)

22

2.2 Aspetto delle cave di Carrara

Il comprensorio marmifero apuano viene suddiviso in cinque distretti estrattivi: Lunigiana, Carrara, Massa, Versilia e Garfagnana.

Quello di Carrara è il più vasto e comprende i bacini di Pescina-Boccanaglia, Torano, Miseglia e Colonnata. Questo distretto conta ben 102 cave che producono una decina di varietà merceologiche tra cui il Bianco Ordinario e lo Statuario. Le cave di Carrara sono cave di montagna che, come viene spiegato in Il marmo

nel mondo9, richiedono la costruzione di strade di accesso lunghe e onerose dal punto di vista finanziario tant’è che è stato predisposto un finanziamento della pubblica amministrazione per la loro realizzazione, e si distinguono in “cave a mezza costa”, “cave culminali” e “cave sotto tecchia”.

La “cave a mezza costa” sono quelle aperte sui fianchi delle colline e delle montagne, caratterizzate dall’ubicazione di tutti i fronti di coltivazione ad una quota superiore a quella del piazzale di cava. Le “cave culminali “sono invece aperte sulla cima di colline o montagne di cui ne asportano letteralmente il culmine. Le “cave sotto tecchia” infine sono quelle che rappresentano una fase di transizione tra il cielo aperto e le cave in sotterraneo. Poiché i giacimenti di marmo sono per la maggior parte al di sotto di sottili coperture sterili le cave sono per lo

(26)

23

più “a cielo aperto”, anche se le moderne tecniche di scavo permettono di lavorare anche “in sotterraneo”.

Il paesaggio apuano è dunque caratterizzato da un insieme di strade che “dal piano si inerpicano audacemente nei versanti ripidi dei rilievi marmiferi fino ai luoghi di estrazione. Poiché le cave si trovano in ambiente montuoso dalle forme aspre, queste strade sono spesso assai lunghe e tortuose, e in siti quasi sempre molto accidentati”10

(27)

24

(28)

25

2.3 Tecniche di escavazione e lavorazione

L’escavazione e la lavorazione del marmo in territorio apuano risalgono al I secolo a.C. e si sono molto trasformate nel tempo. Anticamente il lavoro era manuale ed era svolto da schiavi e condannati ai lavori forzati, i quali usavano utensili moto semplici. La prima tecnica di estrazione prevedeva l’inserimento in fratture naturali della roccia di cunei di legno che venivano bagnati: la dilatazione del legno provocava così il distacco del masso.

I romani introdussero un nuovo tipo di estrazione per distaccare dei blocchi di dimensioni precise chiamato “tecnica della formella”: nel masso scelto venivano praticate delle scanalature di circa 20 cm in cui si inserivano dei cunei di ferro. Questi cunei, percossi ripetutamente, provocano il distacco del blocco.

Alla fine dell’ottocento vennero poi introdotti il filo elicoidale, un cavo chiuso ad anello di circa 5 millimetri di diametro ottenuto grazie all’intreccio di 3 fili di acciaio avvolti ad elica che alternano la rotazione ogni 25-40 metri , e la puleggia penetrante, un disco d’acciaio caratterizzato sulla circonferenza da una scanalatura e da piccoli denti diamantati. Grazie a questi due accorgimenti tecnici la puleggia poteva, scorrendo su un apposito strumento, trascinare il filo elicoidale nella scanalatura fino a fargli tagliare il blocco.

(29)

26

(30)

27

Prima di incominciare a tagliare bisognava liberare l’area dalla parte di roccia che era inutilizzabile. In questa fase era essenziale il lavoro del “tecchiaiolo” che liberava il marmo dalle parti pericolanti e che, legato saldamente ad una corda, veniva calato lungo le pareti per raggiungere i blocchi da distaccare. Una volta separata la “bancata”, ossia la grande porzione di roccia da cui vengono escavati i blocchi, dalla massa rocciosa, questa veniva ribaltata. Sul piazzale veniva preparato intanto un letto costituito da detriti di marmo e fanghiglia che serviva ad ammortizzare la caduta della bancata, che, una volta sul piazzale, veniva lavata, esaminata ed infine divisa in blocchi, riquadrati poi con subbia e martello dai “riquadratori”.

(31)

28

(32)

29

Per quanto riguarda l’utilizzo della polvere da sparo inizialmente questa tecnica non ebbe una buona riuscita. Intorno alla metà del 1600, venne introdotto l'uso della polvere nera che era già stata inventata dai cinesi circa 2000 anni prima. All’inizio gli effetti causati dalle esplosioni furono devastanti per il marmo escavato, che arrivava addirittura a frantumarsi. In seguito, con il perfezionamento dell'uso delle mine, si è potuto operare su vasti fronti di cava con il distacco di enormi quantità di marmo. L'abbattimento di intere porzioni di monte, per i suoi effetti spettacolari, ricordava il varo delle grandi navi e prese così il nome di varata.

Attualmente gli esplosivi vengono ancora utilizzati, ma in maniera diversa, con cariche relativamente piccole che evitano la fratturazione della roccia come avveniva in precedenza.

Oggi tutte queste operazioni sono agevolate da strumenti e macchinari che riducono di molto il lavoro dell’uomo. Nel 1978 è stato introdotto infatti del comprensorio apuano il “filo diamantato” un cavo d'acciaio ricoperto di piccole sfere diamantate. Di grande utilizzo è poi la “tagliatrice a catena dentata” , una catena speciale le cui maglie portano un certo numero di denti ricoperti da diamanti, utilizzata durante l’operazione di taglio.

(33)

30

(34)

31

A partire dal Dopoguerra poi la lavorazione del marmo è passata da artigianato tipico a industria vera e propria. Il cambiamento fu dovuto soprattutto alle nuove tecnologie, come il telaio a lame diamantate per il taglio ed altri macchinari per la levigatura e la lucidatura. L’impiego della tecnologia elettronica rappresenta la fase più recente del processo di razionalizzazione del lavoro del marmo.

(35)

32

(36)

33

2.4 Trasporto dei blocchi

Dopa la riquadratura i blocchi di marmo devono essere trasferiti fino agli impianti di lavorazione, segherie e laboratori, che si trovano nei centri abitati. Il tragitto non è molto lungo ma è reso difficile dalle forti pendenze e dal peso dei materiali. In passato la discesa dei blocchi rappresentava una vera e propria impresa. Il primo metodo di trasporto detto "abbrivio" consisteva nel fare rotolare il blocco giù dalle pendici, fino a farlo fermare su un letto di detriti . Questa tecnica, molto pericolosa, fu sostituito dalla “lizzatura”, un metodo di trasporto usato sino ai primi del Novecento. Durante la lizzatura “un grande blocco, o una carica di blocchi, erano disposti sopra due lunghi travi di legno e questa specie di rudimentale slitta era calata dall’alto lungo le forti pendenze delle vie di lizza , mollando via via o trattenendo la carica per mezzo di grossi canapi avvolti attorno ad un robusto sostegno ligneo, il cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel terreno. Via via che il blocco procedeva nella discesa i lizzatori, per favorire lo scorrimento, disponevano davanti ad esso i parati e cioè travetti di legno resi scivolosi col sapone, e questa manovra – obbligando un certo numero di uomini a trattenersi sulla via della lizza, e a ridosso del blocco – era oltremodo rischiosa nell’eventualità di una rottura dei cavi. […] Negli anni Venti fu anche sperimentato un sistema di lizzatura meccanica per il quale il trasporto dei blocchi era affidato ad un carrello che affrontava la discesa a valle sopra un binario, che era assicurato ad un cavo collegato ad un argano elettrico, e che disponeva di freni

(37)

34

di sicurezza. Infine la discesa dei giganti conobbe una svolta decisiva, in tutte quelle cave in cui tale svolta si mostrò possibile: non furono più i marmi a dover raggiungere la strada, ma fu la strada ad affrontare incredibili tracciati per raggiungere, il marmo.”11

Nel 1896 venne elaborato un progetto per la costruzione della Ferrovia Marmifera, ferrovia privata adibita allo spostamento dei blocchi di marmo alle zone di Avenza e del porto di Marina di Carrara e nell’agosto 1876 vennero inaugurati i primi due tronchi della ferrovia che erano lunghi circa 20 km e collegavano il porto di Marina di Carrara con le pendici del bacino di escavazione e la zona tra Carrara e Avenza con la ferrovia Avenza-Carrara.

Nel 1890 la ferrovia marmifera venne ampliata e venne inaugurato un nuovo ramo che raggiungeva i luoghi di escavazione di cave di Gioia, Ravaccione-Polvaccio e Colonnata. L’espansione della ferrovia, in crescente aumento nei primi decenni del 1900 venne bloccata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra i tracciati vennero ricostruiti ma ormai il trasporto su gomma aveva preso il sopravvento e la ferrovia venne smantellata definitivamente nel 1964.

Attualmente infatti il trasporto dei blocchi di marmo avviene esclusivamente via camion. Recentemente è stata quindi inaugurata la “Strada dei marmi” una nuova arteria stradale realizzata per il trasporto dei blocchi di marmo a valle composta

(38)

35

da due parti separate: una che va da Miseglia fino alla Foce e una che dalla Foce scende fino alla SS Aurelia. Questo progetto ha come obbiettivo quello di eliminare gli effetti negativi causati dal trasporto del marmo ovvero l’inquinamento ambientale e acustico, il traffico e gli scarsi livelli di sicurezza.

(39)

36

(40)

37

(41)

38

2.5 Impiego del marmo

Il marmo di Carrara veniva probabilmente già usato nell’età del rame dagli abitanti della zona che ne ricavavano oggetti commemorativi da inserire nei sarcofaghi con i defunti. I Romani diedero vita ad un’intensa attività di estrazione poiché impiegarono questi materiali per le loro costruzioni pubbliche e per le dimore dei patrizi. Il marmo veniva spedito a Roma dal porto di Luni ed è per questo che in epoca romana prese il nome di “marmor lunensis”. Dopo un periodo di abbandono dell’attività estrattiva a causa delle invasioni dei barbari il marmo venne utilizzato in grande quantità per la costruzione di edifici religiosi cristiani. Durante il Rinascimento acquistò sempre più valore e venne utilizzato da illustri scultori come Michelangelo che si recava personalmente alle cave per scegliere il blocco su cui lavorare.

Come spiega Sergio Pinna un vero e proprio flusso di esportazione iniziò intorno alla fine del Settecento quando il marmo cominciò ad essere esportato in America settentrionale. Il commercio del marmo si intensificò poi nel XIX e durante i primi anni del XX secolo, nel 1913 ne vennero infatti spedite dal nostro paese 360 mila tonnellate. Un grande uso ne venne fatto anche in epoca fascista: nel luglio 1928 dalla cava della Carbonera fu estratto quello che all’epoca venne chiamato “il monolite più grande del mondo”, del peso di circa 300 tonnellate, lungo 17 metri e alto 2, 35. Il monolite era destinato al Foro Mussolini, l’attuale Foro Italico.

(42)

39

A partire dagli anni Sessanta il marmo cominciò ad essere esportato non solo come materiale grezzo ma anche come materiale già trasformato e il comprensorio delle Apuane si adeguò in maniera rapida alle nuove esigenze del mercato. Iniziò poi, nel decennio successivo, anche l’esportazione in Medio Oriente che richiedeva soprattutto materiali pregiati.

Negli anni Novanta l’esportazione è aumentata significativamente e tutt’oggi l’economia della città rimane principalmente legata all’esportazione e alla lavorazione di questo materiale. Spiega Pinna: “Negli anni ottanta la produzione di marmi a Massa Carrara è passata da 865. 283 tonnellate a 1.173.046, con un aumento del 35,6%. Ma il balzo spettacolare, secondo i dati ufficiali, è stato registrato dalla produttività, passando dalla 650 tonn/uomo/anno del 1981 alle 1239 nel 1991”12

Bisogna inoltre ricordare che vi è una stretta interdipendenza tra l’estrazione del marmo e le altre attività lavorative della provincia.

Il cuore del sistema, come viene spiegato nel documento Il marmo nell’economia

e nella vita della provincia di Massa Carrara13 redatto dall’Associazione Industriali di Massa Carrara, è costituito dell’estrazione del marmo che è svolta da un centinaio di imprese. Vi sono poi circa cinquecento ditte specializzate nella trasformazione del materiale lapideo che svolgono attività di segagione,

12 S. Pinna, Il comprensorio apuano del Marmo, Roma, Società Geografica apuana, 1999, p.97.

13 Associazione industriali MS, Il marmo nell’economia e nella vita della provincia di Massa Carrara,

(43)

40

lavorazione della pietra, produzione di carbonato di calcio e macinazione dei sassi, senza dimenticare i laboratori di artigianato.

Circa cinquanta aziende poi si occupano della produzione dei macchinari per l’escavazione e la lavorazione del marmo, di utensili e di abrasivi.

Vi sono poi una serie di attività ausiliarie che gravitano attorno al mondo del marmo e alla sua lavorazione: tecchiaioli, direttori di cava, trasportatori e addetti alla manutenzione dei macchinari, senza dimenticare il suo influsso sul turismo.

(44)
(45)

42

2.6 Rischi sul lavoro e inquinamento

L’industria estrattiva ha un forte impatto sull’ambiente. Durante l’estrazione viene messa in circolo nell’aria la polvere di marmo, che sebbene meno dannosa di quella silicea, risulta comunque pericolosa per i lavoratori. Inoltre in caso di escavazione sotterranea sono presenti i fumi e i gas di scarico dei mezzi meccanici e non bisogna tralasciare il problema dei rumori e delle vibrazioni prodotte dalle macchine. Con l’estrazione del marmo si vengono a formare i “ravaneti” ovvero gli accumuli di blocchi informi e detriti lapidei che occupano grandi zone lungo i fianchi delle montagne. Essi non sono solo un danno per l’estetica del paesaggio ma hanno anche una funzione negativa sul drenaggio delle acque e rischiano di franare in ogni momento a causa del loro equilibrio precario. Questo rischio è accresciuto dal fatto che nei ravaneti vengono scaricati anche i fanghi derivati dal taglio dei blocchi.

Durante la lavorazione uno degli aspetti più pericolosi è quello della circolazione delle polveri che vengono quindi respirate dagli addetti alle macchine nelle segherie e nei laboratori. Negli ambienti chiusi infatti sono necessari dispositivi per l’espulsione delle polveri fuori dai locali unitamente a protezioni individuali, per esempio maschere. Vi è poi un grande inquinamento acustico interno: il taglio dei blocchi e i macchinari sono estremamente rumorosi, tanto da poter recare danni fisici ai lavoratori ed anche le persone che risiedono nelle vicinanze possono

(46)

43

esserne disturbate e, proprio per questo motivo, dovrebbero essere ubicate lontano dal centro abitato.

La fonte di inquinamento più grave causata dalla lavorazione è però, senza dubbio, la “marmettola” ovvero la polvere di marmo e il fango provenienti dai ravaneti. Pur essendo materiale dallo scarso potere tossico resta infatti il problema della sua collocazione. Essa rappresenta un rifiuto speciale e quindi può essere smaltita in discariche di categoria B e da qualche anno si è pensato di riutilizzare questo materiale di scarto.

Il carbonato di calcio, derivato dalla lavorazione del marmo, può essere infatti usato nella fabbricazione della calce e nell’agricoltura anche se, in realtà, i costi paiono troppo elevati. I materiali derivati dai graniti invece sono più difficili da riutilizzare ma possono comunque essere usati per la realizzazione di discariche grazie alla loro impermeabilità.

Anche le acque sono largamente colpite dal forte inquinamento derivante dall’attività estrattiva. Gli scarichi dell’attività lapidea alterano la qualità delle acque superficiali, fluviali e marine, e di quelle sotterranee e compromettono anche lo svolgimento delle attività economiche agricole industriali e turistiche. La marmettola, pur essendo priva di una propria tossicità, sedimentandosi sul fondo distrugge i microambienti rendendone impossibile la colonizzazione. Reca inoltre un danno diretto ai macroinvertebrati poiché può occludere le loro branchie e porta ad una diminuzione delle disponibilità alimentare in quanto l’acqua più

(47)

44

torbida riduce la fotosintesi. Infine si può registrare un danno riproduttivo poiché le uova vengono sepolte sotto lo strato fangoso. I corsi d’acqua dunque, privati delle loro comunità animali che esercitano un potere depurante, portano una grande parte dei detriti in mare e questo è causa dei frequenti divieti di balneazione per il superamento dei parametri batteriologici e rappresenta quindi un grande problema per l’attività turistica.

Altrettanto pericolosi risultano l’utilizzo dell’esplosivo e il trasporto dei blocchi con i camion.

Il trasporto del marmo infatti è rischioso sia per la precarietà con cui i blocchi sono fissati sui mezzi sia per l’inquinamento che esso produce, causato sia dalle polveri che vengono sparse nell’aria sia dal traffico che causa la circolazione di questi mezzi.

(48)

45

(49)

46

2.7 Luoghi di interesse in relazione alle cave di marmo.

Tra i luoghi più interessanti per meglio comprendere la storia dell’escavazione e della lavorazione del marmo si possono ricordare il Museo Civico del Marmo e la Cava Museo di Fantiscritti.

Il Museo civico del Marmo, situato in vale XX settembre 85, sorto nel 1982 su iniziativa del Comune di Carrara, ha lo scopo di promuovere la cultura del marmo

conservando e valorizzando

reperti archeologici, documenti grafici e fotografici, macchinari per la lavorazione, calchi, modellini didattici e campioni di marmo.

Il museo si divide in otto sezioni che posso costituire un itinerario didattico per le scolaresche che andranno a visitarlo.

1) Geologia ed evoluzione del territorio:

è la sezione dedicata alla raccolta dei documenti relativi all’area di Carrara e alla composizione mineralogica dei giacimenti marmiferi arricchita da cartografie antiche disegni e plastici.

(50)

47

2) Archeologia Romana

questa parte del museo è dedicata all’analisi e alle testimonianze sugli antichi siti di escavazione e da reperti archeologici risalenti all’età romana. Questi ultimi,

ritrovati testimoniano il trasporto del marmo di Carrara, a partire dal porto di Luni, in città come Roma, Pompei, Ostia e in regioni come l’Africa e la Gallia.

In questa sezione vi sono poi una serie di reperti provenienti dalle cave romane di Fantiscritti, Gioia, Polvaccio, Fossa Ficola e Fossacava e un plastico che ricostruisce la cava romana di Fossacava, realizzato da Enrico Dolci con la collaborazione dello scultore Cherif Taoufik.

3) Marmoteca:

la marmoteca comprende campioni di marmi usati in epoca romana, marmi provenienti da Liguria, Toscana, Piemonte arricchiti da graniti e da pietre

(51)

48

4) Archeologia industriale:

questa parte ospita una serie di strumenti per l’escavazione e la lavorazione del marmo a partire da quelli utilizzati nel XVII secolo. L’esposizione continua poi in uno spazio esterno.

5) Applicazioni tecniche dei marmi:

la sezione ospita prototipi delle prime realizzazioni in marmo di carattere industriale e reperti di arte funeraria risalenti al XIX secolo. Sono inoltre presenti fotografie che documentano la lizzatura.

6) Artigianato artistico:

in quest’area sono collocate creazioni locali che vanno dal XII al XIX secolo. Le sculture sono divise in due parti: una parte dedicata alle opere devozionali e un’altra ai calchi di decorazioni e sculture che si trovano sulla facciata del Duomo di Carrara.

(52)

49

7) Scultura moderna e contemporanea:

è la sezione dedicata alle opere di artisti che hanno partecipato alla Biennali di Scultura organizzate nel centro città, che sono state raccolte a partire dal dopoguerra, comprate o donate dagli artisti stessi.

8) Area multimediale:

in questa parte è possibile osservare documentari sull’escavazione e sulla lavorazione del marmo che sono stati effettuati nei siti di escavazione e nei laboratori degli scultori.

Vi è inoltre una parte esterna che raccoglie capitelli, blocchi e reperti risalenti all’età romana ed è la più importante collezioni di reperti nel suo genere in Europa. Vi sono poi un telaio per la segagione, un carro ferroviario per il trasporto del marmo della Ferrovia Marmifera dell’Ottocento, una trattrice a vapore dei primi del Novecento e un carro a quattro ruote di ferro per il trasporto al piano.

(53)

50

Vagone per il trasporto del marmo situato nella parte esterna del Museo civico del marmo di Carrara.

(54)

51

La Cava Museo di Fantiscritti invece si trova nel cuore delle cave di marmo di Carrara.

Il museo ha come obiettivo la testimonianza delle condizioni di vita dei cavatori e al suo interno possiede una ricostruzione di una tipica casa dei lavoratori della cave con tutti gli attrezzi che venivano usati per l’escavazione e per la lavorazione. All’ingresso si possono infatti ammirare delle sculture a grandezza naturale di buoi e operai che vengono immortalati nella loro fase lavorativa.

Marina di Carrara ospita invece, presso il complesso fieristico Carrarafiere situato in viale Galileo Galilei 133, la fiera Marmotec, un evento internazionale che si tiene nel mese di Maggio in cui vengono esposti marmi, graniti e travertini, macchine e tecnologie per l’escavazione, lavorazione e trasporto, accessori e utensili. A supporto dell’esposizione si organizzano eventi e convegni di alto livello che garantiscono importanti opportunità di formazione, aggiornamento e confronto, ponendo l’evento al centro del dibattito sul settore a livello internazionale. Fra questi ha grande rilevanza il “Marble Architectural Awards”, un importante riconoscimento internazionale assegnato ad architetti, progettisti e designer che abbiano utilizzato nelle loro opere materiali lapidei italiani o trasformati in Italia.

(55)

52

Deve essere poi ricordato, in quanto punto di snodo fondamentale per il commercio del marmo, il porto di Marina di Carrara.

(56)

53

Questo porto è uno dei principali scali mondiali per la movimentazione di pietre naturali e tra i dieci porti italiani per la movimentazione di merci secche.

L’antecedente più diretto del porto di Marina di Carrara era il porto di Luni che, a partire dal II secolo a.C., iniziò un fiorente traffico commerciale di marmo tra la città di Luni e Roma.

I blocchi venivano staccati da schiavi e portati dai monti alle zone pianeggianti attraverso le lizze, Una volta arrivati in pianura i blocchi venivano condotti al porto da carri trainati da buoi.

Il traffico di marmo tra Luni e Roma durò per tutto il periodo di splendore dell’impero romano e cessò con le invasioni barbariche.

In seguito alla foce del fiume Magra si formarono dei tomboli sabbiosi e la costa avanzò diventando paludosa e divenendo luogo di numerose epidemie, pertanto la città venne abbandonata e la popolazione di spostò nella vicina città di Sarzana, quindi il commercio cessò dl tutto.

La ripresa del commercio del marmo e dell’attività estrattiva avvennero tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, grazie alla volontà del papato di riportare Roma agli antichi splendori e proprio in questo periodo l’esportazione del marmo di Carrara assunse portate europee.

La vera svolta avvenne però quando la duchessa di Massa Carrara Maria Teresa Cybo che possedeva le cave più prestigiose e una parte di litorale che si estendeva

(57)

54

per circa dodici chilometri, fece costruire un bacino artificiale per il carico e lo scarico delle merci e dei marmi.

La richiesta sempre maggiore di blocchi di marmo e di marmo lavorato fece sì che vennero costruiti nella seconda metà del 1800 diversi pontili di caricamento. Così il porto diventa una delle massime fonti di lavoro della popolazione carrarina Gli operai del porto, come quelli delle cave, erano purtroppo costretti a lavorare in condizioni pericolose per una paga molto bassa, la cosiddetta “busca” dalla quale deriva il termine “buscaiol” usato per indicare i lavoratori del porto.

Soltanto nel 1922, grazie al Ministero dei Lavori Pubblici, viene dato il via ai lavori finali di realizzazione del porto di Marina di Carrara e intorno nel 1942 vengono terminati per essere subito distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra riprendono quindi i lavori di ricostruzione del porto grazie allo sforzo e all'impulso della Compagnia dei Lavoratori Portuali.

Nel 1954 finalmente il porto, con la costruzione delle banchine di ponente e di levante, entra in funzione così come oggi lo conosciamo.

Attualmente ha rapporti commerciali con 85 porti di 48 nazioni sparsi nel mondo. Ha linee di collegamento con molti paesi del Mar Mediterraneo, Mar Nero, Mare del Nord, Mar Rosso, Estremo Oriente, Nord America, Sud America e Africa Occidentale.

(58)
(59)

56

(60)

57

Il territorio apuano e in particolare la zona delle cave di marmo costituiscono un luogo di grande interesse. Attorno all’estrazione del marmo ruotano molte attività che posso fornire uno spunto per riflessioni che coinvolgono diversi aspetti e diverse discipline. Proprio per questo una visita guidata presso le cave di marmo potrebbe costituire un momento di grande interesse per gli alunni di una scuola secondaria di primo grado poiché rappresenterebbe un punto di partenza da cui far partire una serie di approfondimenti che non interessino soltanto la geografia ma anche altre materie scolastiche.

Senza dubbio il primo approccio deve essere di tipo geografico. Una visita guidata in un luogo come le cave deve essere accompagnata da una descrizione del territorio. Gli studenti possono in questo modo osservare anche quali siano gli effetti dell’intervento dell’uomo sul territorio e possono comprendere quali conseguenze l’estrazione del marmo comporti, ovvero inquinamento ambientale e rischio per i lavoratori.

Anche la scienza è certamente coinvolta. E’ interessante infatti spiegare come si sia formato i questo materiale, quali siano le sue caratteristiche fisiche e chimiche e quali tipi di marmo si possano estrarre.

L’educazione tecnica può aiutare inoltre a spiegare il funzionamento delle macchine per l’estrazione del marmo e la sua lavorazione e anche molti aspetti del suo impiego come per esempio l’utilizzo del carbonato di calcio per la realizzazione di coloranti e vernici, di dentifrici e di materie plastiche.

(61)

58

Il discorso infine può essere allargato alla storia dell’arte creando un percorso che va dall’utilizzo del marmo da parte dei Romani a quello di Michelangelo per le sue sculture per arrivare infine alle opere contemporanee.

Quest’approccio interdisciplinare dimostra, ancora una volta, come la geografia sia indispensabile e come il suo studio possa aprire le porte a riflessioni più approfondite collegate alle altre materie scolastiche. “L’insegnamento della geografia – scrivono De Vecchis e Staluppi – può costituire un momento didatticamente propulsivo, in cui gli incontri con le altre discipline possono agevolare il conseguimento di obiettivi didattici, inseriti in una progettualità di ampio respiro. La stessa varietà dei contenuti, cui si è fatto più volte riferimento, rappresenta un’altra interessante opportunità-risorsa, che si dovrebbe utilizzare. Infatti l’oggetto della geografia è radicato nella realtà stessa del mondo in cui viviamo”

(62)

59

3.

IPOTESI

DI

UN’ESCURSIONE

PER

L’OSSERVAZIONE DIRETTA DEL TERRITORIO.

3.1 Progettazione dell’escursione

L’escursione rappresenta un momento fondamentale nella didattica delle geografia e una grande opportunità di apprendimento per gli studenti e proprio per questo deve essere pianificata in maniera accurata.

Il primo passo è quello di scegliere una meta che sappia interessare gli studenti e rappresentare un valido contributo allo sviluppo e all’approfondimento di temi attinenti al programma scolastico. Per quanto riguarda la scuole secondaria di primo grado può rivelarsi particolarmente utile un’uscita sul territorio limitrofo poiché, come già detto, l’orientamento in un luogo già conosciuto risulta molto più semplice e una volta compresi i meccanismi di osservazione su scala locale questi possono essere applicati anche a territori differenti.

La visita alla cave di marmo di Carrara può costituire un’occasione interessante per comprende meglio vari aspetti del territorio locale, soprattutto se vengono inclusi nell’itinerario dell’escursione l’intervento di personale esperto e visite guidate al Museo Civico del Marmo e alla Cava Museo di Fantiscritti che pure

(63)

60

possono risultare utili nella comprensione della storia e dell’impiego di questo materiale.

Questo tipo di osservazione diretta può coinvolgere diverse discipline, prima su tutte ovviamente le geografia: indagare sul paesaggio dal vivo è certamente più stimolante e costituisce un’ottima occasione per vedere da vicino quali siano le conseguenze dell’intervento dell’uomo sull’ambiente. Si possono infatti confrontare immagini datate delle montagne con l’aspetto attuale per comprendere l’entità della trasformazione. Si possono poi osservare gli effetti della lavorazione del marmo e l’entità dell’inquinamento ambientale (come i ravaneti e la marmettola) e approfondire i conseguenti danni ai corsi d’acqua e alla fauna che li abita. Inoltre si può comprendere quanto l’attività estrattiva influisca sull’economia locale e quali siano le attività connesse all’estrazione e alla lavorazione di questo materiale.

Per quanto riguarda l’insegnamento della scienza è senz’altro interessante comprendere come si sia formato il marmo e quale sia lo composizione chimica e fisica di questo elemento.

La comprensione del funzionamento dei macchinari e delle tecniche utilizzate per l’estrazione e la lavorazione del marmo, le possibilità di riutilizzo dei materiali di scarto e lo sviluppo dei mezzi di trasporto costituiscono invece materiale interessante per l’insegnamento dell’educazione tecnica.

(64)

61

Anche la storia dell’arte è naturalmente coinvolta grazie ai riferimenti alla storia dell’utilizzo del marmo, dall’impiego che ne facevano i romani agli utilizzi da parte di artisti come Michelangelo durante il Rinascimento o in epoca fascista fino ad arrivare ai giorni nostri.

Gli obiettivi di questa uscita sul territorio sono dunque i seguenti:

- Osservazione diretta del territorio delle cave e degli effetti che la lavorazione dell’uomo ha su di esso;

- Comprensione degli effetti negativi dell’estrazione e della lavorazione del marmo;

- Conoscenza delle origini e delle caratteristiche del marmo;

- Apprendimento dei campi di impiego del marmo, nell’industria e nell’arte;

- Comprensione dell’importanza dell’estrazione, lavorazione e esportazione del marmo nell’economia della provincia di Massa Carrara e in Italia.

- Acquisizione di un metodo di osservazione applicabile anche su un territorio differente o più vasto;

Il progetto deve essere quindi sottoposto alla direzione d’istituto, ai colleghi e agli alunni per verificare il grado di interesse verso la proposta. Anche i genitori inoltre dovranno essere preventivamente consultanti in quanto un’escursione di questo tipo può comportare alcuni rischi.

(65)

62

3.2 Organizzazione dell’escursione

Il secondo passo è quello di organizzare in maniera organica e precisa l’escursione. Innanzitutto deve essere verificata la compatibilità con le normative vigenti sulle escursioni, visto la particolarità del luogo che può presentare delle difficoltà e dei pericoli. In seguito devono essere presi accordi con i collaboratori ed altri eventuali accompagnatori che aiuteranno il docente nella realizzazione dell’uscita.

Dovrà essere pianificato anche il tipo di trasposto, il periodo dell’anno, l’itinerario da seguire e l’orario in cui si svolgerà l’uscita. L’insegnante inoltre dovrà fare un sopralluogo per verificare quali siano gli aspetti del luogo a cui dedicare maggiore attenzione e decidere se e quale strumentazione sia necessaria durante l’osservazione diretta.

Il periodo dell’anno più indicato è quello del mese di Maggio sia per le condizione meteorologiche favorevoli sia perché in questo periodo solitamente si svolge la fiera espositiva Carrara Marmotec.

Per quanto riguarda il trasporto sarà opportuno contattare un’agenzia di trasporti con cui prendere accordi poiché il luogo non è raggiungibile dai servizi locali. Probabilmente non sarà però sufficiente l’orario scolastico ma si dovrà prolungare il tempo fino al primo pomeriggio per avere modo di ascoltare gli interventi di esperti che potranno arricchire l’esperienza dell’escursione.

(66)

63

Gli esperti potranno essere una guida o dei lavoratori che potranno spiegare in maniera più dettagliata come avvengono l’estrazione, il trasporto e la lavorazione del marmo e quali sono i rischi che corrono coloro che lavorano presso le cave di marmo e coloro che sono preposti al trasporto.

Il Museo Civico del Marmo ha un itinerario pensato appositamente per gli studenti e prendendo accordi anticipatamente una guida potrà mostrare gli attrezzi di scavo, di taglio, di misurazione, i procedimenti di lavorazione antichi che oggi sono stata sostituiti da moderni impianti.

Successivamente potranno essere mostrate carte e plastici del territorio e foto che mostrano esempi di escavazione intensiva e di lavoratori alle cave. Infine potranno essere mostrare le opere d’arte vere e proprie.

Gli eventuali altri accompagnatori potranno essere insegnanti le cui discipline sono direttamente collegate al tema dell’escursione ovvero docenti di Scienze, Educazione Tecnica o Storia dell’arte che saranno quindi in grado di dare spiegazioni più dettagliate sui vari argomenti che verranno affrontati durante l’uscita.

Prima di condurre la scolaresca nel luogo prefissato è comunque necessaria una ricognizione del luogo per valutare quali possano essere le cose di maggior interesse e quali siano gli effetti rischi.

(67)

64

E’ inoltre opportuno pianificare quali strumenti possano essere utilizzati durante l’escursione: in questo caso può essere utile munire gli studenti di carte topografiche e consigliare l’utilizzo di macchine fotografiche e registratori per le interviste agli esperti ai fini della realizzazione di un lavoro di approfondimento successivo all’uscita.

3.3 Lezione introduttiva

Come spiegano De Vecchis e Staluppi “ La lezione all’aperto inizia e si conclude in classe, in quanto costituisce un momento, e certamente non il minore, del processo di apprendimento geografico. Occorre quindi che gli allievi siano sensibilizzati e preparati a questo tipo di lezione per loro ( ma non solo per loro) non abituale, e che gli insegnanti abbiano le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere , in relazione al curriculum che si sta svolgendo e al problema che si sta trattando. A questo proposito sarà opportuno tener presente i famosi quesiti ‘chi, cosa, dove, come quando e perché’. Occorre innanzitutto individuare dove si va, mostrarlo sulla carta topografica e tracciare il percorso che verrà effettuato. Secondariamente bisogna sapere cosa si andrà a vedere, in relazione, s’intende, al tema o problema che si vuole svolgere.”

(68)

65

Innanzitutto sarà necessario presentare il luogo, cioè spiegare dove sono situate le cave di Carrara, come si presentano e quali sono le caratteristiche geomorfologiche del territorio. Poi si potrà fare qualche cenno sulle origini del marmo e sulle sue caratteristiche chimiche e fisiche. Altrettanto importante sarà la presentazione dei temi principali che si vorranno affrontare durante l’escursione, in questo caso l’intervento dell’uomo sull’ambiente e la modifica del paesaggio, rischi e le conseguenze dell’estrazione e della lavorazione del marmo sia sull’uomo sia sull’ambiente e l’importanza di queste attività nell’economia locale.

A tale scopo possono essere usate delle immagini, dei cartelli illustrativi, dei filmati o dei lavori fatti in precedenza da altre classi.

Dovrà essere poi presentato l’itinerario dell’escursione e le varie tappe che verranno fatte, ovvero il Museo civico del marmo e il Museo Cava Fantiscritti. Sarebbe inoltre opportuno preparare insieme agli alunni una serie di domande da fare agli esperti che interverranno, in modo da indirizzare gli interventi sugli aspetti che risultano più interessanti per la classe e da mantenere vivo l’interesse dei ragazzi durante l’uscita dando loro un ruolo attivo.

Potrebbe inoltre risultare più stimolante suddividere la classe in vari gruppi ed assegnare ad ognuno di essi un parte dell’escursioni di cui occuparsi.

Un gruppo sarà dunque responsabile della documentazione attraverso immagini, disegni e riprese dell’ambiente delle cave, del suo aspetto morfologico e delle sue

(69)

66

caratteristiche fisiche, uno dell’ intervista alle persone esperte che durante la visita ad una cava forniranno spiegazioni circa il proprio lavoro e le tecniche di estrazione, un altro ancora della visita alla Cava Museo e così via.

E’ importante che gli studenti abbiano un ruolo attivo e sappiano osservare, fare confronti e individuare i problemi in maniera autonoma.

Uno dei cambiamenti più evidenti avvenuti nel corso degli ultimi anni all’interno della scuola è proprio il ruolo degli studenti. Essi infatti non hanno più soltanto un ruolo passivo nel processo di assegnamento/apprendimento ma partecipano in maniera attiva, confrontandosi con i docenti e con i compagni, approfondendo autonomamente e in maniera individuale gli argomenti proposti.

In Insegnare Geografia si legge ancora: “L’insegnante resista alla tentazione di mettersi a ‘ far la spiega’ ma stimoli gli allievi a scoprire, guardando con attenzione la complessa, anche se apparentemente assai semplice, organizzazione del territorio che si apre davanti a loro. Questo è il momento per allenarsi a cogliere i rapporti fra gli elementi naturali e le attività economiche e il loro modo di concretizzarsi in quel particolare ambiente: morfologia e d utilizzazione del suolo, posizione dei corsi d’acqua e degli insediamenti, forme e dimensioni dei campi, tracciato delle vie di comunicazione ecc.”

Dopo la lezione introduttiva potrebbe essere utile fare una prima verifica sul grado di interesse degli studenti per capire quali siano gli aspetti che li hanno maggiormente interessati: alcuni di essi potrebbero avere infatti dei familiari

(70)

67

direttamente coinvolti nel commercio e nell’estrazione del marmo e proprio per questo l’escursione potrebbe essere indirizzata verso un argomento specifico piuttosto che un altro.

(71)

68

3.4 Realizzazione

(72)

69

Una volta presi accordi con gli insegnanti che aiuteranno il docente di geografia nell’escursione e con i mezzi di trasporto, dopo aver avuto il parere favorevole dei genitori ed aver preparato in maniera adeguata gli studenti si può infine procedere con l’escursione.

La partenza avverrà durante la prima ora di lezione in maniera da avere a disposizione l’intera mattinata.

Mentre gli studenti raggiungeranno le cave con il pullman il docente potrà iniziare ad illustrare le cose che verranno viste e gli intereventi che verranno fatti. Come detto in precedenza ciascun gruppetto di studenti si occuperà di un aspetto ben preciso dell’escursione, utilizzando macchine fotografiche, registratori, taccuini e mappe.

Appena giunti nel bacino di Fantiscritti ci si posizionerà in un punto di osservazione precedentemente stabilito dal docente in cui la classe potrà osservare il paesaggio. L’ideale sarebbe trovare un punto elevate da cui sarà possibile scrutare il territorio circostante.

Dal piazzale di Fantiscritti si può godere di una bella veduta delle cave anche grazie all’aiuto di una carta topografica in scala 1: 10.000 o 1:25.000.

L’insegnante chiederà poi agli alunni di osservare l’ambiente circostante e, sulla base di quanto già spiegato in classe, di fare osservazioni, anche con l’aiuto della carta topografica, sul territorio per capire quali siano gli aspetti più evidenti del luogo. In questa fase il docente dovrà lasciare quanto più spazio possibile

Riferimenti

Documenti correlati

Si orienta nello spazio e sulle carte di diversa scala in base ai punti cardinali e alle coordinate geografiche; sa orientare una carta geografica a grande scala facendo

I dati personali verranno trattati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali in relazione al procedimento di

Qualora un componente della comunità scolastica (personale scolastico, alunni, componenti del nucleo familiare) o un qualsiasi soggetto esterno che abbia avuto accesso agli

Nelle prove di Inglese – Listening il 76,0 % degli studenti ha ottenuto risultati eccellenti (livello A2) e il 23,0 % risultati apprezzabili (livello A1)... Prova

• Lo studente si orienta nello spazio e sulle carte di diversa scala in base ai punti cardinali e alle coordinate geografiche; sa orientare una carta geografica a

I ricevimenti pomeridiani (ripartiti per ogni insegnante secondo le date indicate nell'ultima colonna a destra della tabella sottostante) si svolgeranno nelle

(Il battello a vapore. Vortici) ISBN 9788856653366 - Euro 12.00.. Tamaya e Marshall, che tutti i giorni percorrono la stessa strada tra casa e scuola, passano invece un

 Avendo nell’istituto docenti con competenze in lingua inglese e facendo riferimento alla legge 107/15, nella quale si precisa che il potenziamento della lingue comunitarie,si