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L'isola di Lemnos attraverso la documentazione epigrafica.

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(1)

S IA

ANNU

A

RIO

Volume LXXXVIII

Serie III, 10 - 2010

LEMNO DAI

‘TIRRENI’

AGLI ATENIESI

(2)

MODI D’INTERVENTO E DI CONTROLLO DEL TERRITORIO

(Torino, 8-9 aprile 2010)

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LA DOCUMENTAZIONE EPIGRAFICA

La pluralità di siti in cui si registra la presenza ateniese, a partire dalla seconda metà del VI se-colo a.C. e a proseguire, a lungo, nel corso della storia politica della polis attica, comprende cer-tamente le cleruchie di Lemnos, Imbros e Skyros. Tali realtà insulari costituiscono una vera e propria estensione di Atene al di là dei propri confini o, in altre parole, rappresentano porzioni del-l’Attica fuori deldel-l’Attica sulla vitale rotta che dal Pireo conduceva le navi in direzione del mare di

Tracia e del Mar Nero1. Le vicende dell’Atene classica provano chiaramente come la città sia disposta

a lottare per il controllo dell’Egeo settentrionale e per i ricchi territori a esso prospicienti, elaborando progetti di dominio destinati ad arrestarsi solo di fronte alla realtà della monarchia macedone e dei successivi regni ellenistici.

L’attenzione per tale tema di ricerca nasce da una collaborazione fruttuosa con la Scuola Ar-cheologica Italiana di Atene e con il suo Direttore, prof. Emanuele Greco, che ha dato nuovo im-pulso alla lunga tradizione di scavi e di studi condotti dagli Italiani sull’isola di Lemnos a partire già dagli anni venti del secolo scorso. La realizzazione, infine, del progetto scientifico in atto, per cui si prevede ancora un futuro protrarsi dei lavori, ha goduto della collaborazione con la K´ Εφο-ρεία Προϊστορικών και Κλασικών Αρχαιοτήτων, nella persona della Soprintendente, dott.ssa Olga Philaniotou. Tale preziosa sinergia ha consentito di studiare dall’interno i possedimenti ateniesi, arricchendo le magre indicazioni fornite dalla documentazione letteraria grazie ad altre testimo-nianze di natura epigrafica e archeologica, con l’obiettivo di ricostruire, tassello dopo tassello, partendo per così dire dal parterre documentario, il mondo politico e umano dell’insediamento.

Il rapporto che unì le tre isole alla madrepatria ateniese, sul lungo periodo, fu nel complesso stabile e solido. Il divenire storico non sembra aver differenziato sostanzialmente Lemnos dalle altre consorelle, anche se la documentazione antica sembra attribuire un ruolo di maggiore centralità all’isola che fu detta dipolis, premiata dalla presenza sul territorio delle due forti comunità di

My-rina e di Hephaistia2. La conquista militare di Milziade, i cui echi ci giungono ampliati dalla pagina

di Erodoto, che risente della tradizione famigliare dei Filaidi, dovette approfittare del favorevole

esordio della rivolta degli Ioni d’Asia3. La presenza ateniese risulta tuttavia breve e provvisoria,

se la repressione per parte dei Persiani porta alla precipitosa fuga di Milziade da tutti gli

insedia-menti chersonesitici, con grave pericolo personale per sé, per la propria famiglia e per le navi4.

1L’espressione è mediata da X. Mem. II 8, 1: ajfh/revqhmen

ta; ejn th`/ uJperoriva/ kthvmata.

2HECAT. FGrHist 1 F 138 a; cf. inoltre, ex. gr., Etymol.

Magn. 279, 5 Gaisford; schol. in Apoll. Rhod. Argon. (sch. vet.) 53, 6 Wendel.

3Sulla conquista dell’isola, v. HDT. VI 136-40 (cf. anche

VI 34-41; V 26-7); D.S. X 19, 6; NEP., Milt. 1-3; CHAR. PER

-GAM. ap. ST.BYZ. s.v. ïHfaistiva = FGrHist 103 F 18; ZEN. Prov. III 85; SUID., HSCH. s.v. ïErmwvneio~ cavri~; cf., sulla diaspora dei Tirreni, HDT. I 57; TH. IV 109; STR. VII, fr. 35. Sulla ritirata di Milziade di fronte ai Persiani, v. HDT. VI

41, 104. Sulla difficile esegesi di Erodoto, oltre ai commenti erodotei, v. KINZL1968, 56-71, 130-140 (sul “favore di Her-mon”); PRONTERA1972, 111-123; RAUSCH1999a, 276-286; RAUSCH1999b, 7-17. Trattano il tema anche LANZILLOTTA

1977; SALOMON1997, 31-37; BONANNO1999.

4HDT. VI 41, 104. Antidoros Lemnios che, al tempo della

battaglia di Salamina, passa dalla parte dei Greci (HDT. VIII 11; 82), era certamente un Greco (definito da HDT. VIII 11, 3 come mou`no~ tw`n su;n basilevi> ïEllhvnwn ejovntwn), ma non necessariamente un Ateniese, anche se fu ricompensato dagli Ateniesi con un lotto di terra a Salamina. V. HDT. VIII

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A partire tuttavia dal secondo quarto del V secolo gli Ateniesi tornano sull’isola con una presenza forte e percepibile, ben evidenziata dalla documentazione archeologica ed epigrafica. Le certe in-dicazioni che giungono dai materiali funerari delle necropoli di Myrina e di Hephaistia, infatti, hanno portato a riconsiderare anche alcune sporadiche testimonianze epigrafiche, ascrivibili ora più convincentemente alla rinnovata presenza ateniese del secondo venticinquennio del V secolo. In tale momento di svolta nei rapporti interpoleici all’interno del mondo greco, la presenza ateniese torna a riappropriarsi, infatti, delle aree già oggetto di espansione in età arcaica e la città mostra di voler coniugare le aspirazioni ‘patronali’ della famiglia filaide con i progetti imperialistici della

nuova comunità politica nata dall’esperienza delle guerre persiane5. Il nuovo ecista e guida politica

fu allora Cimone, che restituì agli Ateniesi l’insediamento che già il padre Milziade aveva

prece-dentemente donato alla città6.

A partire dal secondo quarto del V secolo e con prosecuzione nel IV secolo, Atene conosce solo brevi periodi di separazione dal suo insediamento del nord-Egeo. Gli Ateniesi che abitarono Lemnos parteciparono fedelmente, a fianco degli Ateniesi della madrepatria, a tutte le principali e più rischiose azioni di guerra del V secolo; la loro sepoltura, analogamente, fu celebrata ad Atene, nel Demosion Sema, secondo la liturgia dei funerali di stato per i caduti in guerra: anche le loro ceneri, infatti, riposarono nel polyandreion, identificate dal semplice idionimo e dall’appartenenza alle tribù clisteniche, provando nel modo più certo che il possedimento insulare continuò a

costi-tuire, per tutto il V secolo, un’appendice del territorio dell’Attica al di fuori dei propri confini7.

Ancora nelle ultime fasi della guerra del Peloponneso e già in prossimità dell’annunciata rotta fi-nale, le offerte di pace avanzate dagli Spartani continuavano ad assicurare agli Ateniesi il completo controllo sul proprio territorio, e questo esplicitamente comprendeva, oltre all’Attica, anche

Lem-nos, Imbros e Skyros8. Il territorio attico, dunque, anche in un momento di estrema difficoltà, era

sentito e riconosciuto a livello ufficiale come composto congiuntamente dall’Attica e dai suoi pos-sedimenti insulari. Tale compattezza e inviolabilità, tuttavia, non sopravvivono alla disfatta del 404 a.C., quando l’ufficialità del possesso ateniese è negata alla città attica e la proprietà è relegata, in modo ambiguo, a quanti in quel frangente abitavano l’isola. Ma molto presto, già nelle trattative che precedettero la pace del Gran Re, a fronte della precoce ripresa di Atene e del suo sollecito riaffacciarsi sui mari, gli orientamenti prevalenti tendevano a riconfermare il possesso ufficiale delle tre isole: questo testimonia Andocide nel 392 a.C., insistendo sulle garanzie offerte ora dal

22; PLU., Them. 9, 2 sull’invito rivolto da Temistocle ai Greci, nell’approssimarsi della battaglia dell’Artemision, affinché abbandonassero il Gran Re e passassero a combat-tere dalla parte dello schieramento panellenico; HDT. VIII 82 sui disertori tenii che passarono dalla parte dei Greci. MOGGI1978, 1310-1311 (cf. MOGGI2008, 260), SALOMON

1997, 45-7, 194-5 ritengono che Antidoros Lemnios sia un colono ateniese di Milziade; la sua atticità è considerata probabile da CARGILL1995, 268 n° 102. Tuttavia Lemnos era già abitata e governata da Greci ancora precedentemente all’arrivo degli Ateniesi di Milziade, quando furono proprio i Persiani a insediarvi come archon Lykaretos, fratello di Maiandrios, che era tiranno di Samos (HDT. V 26-7; cf. inol-tre D.S. X 19, 5-6 sulla presenza di Hermon, definito ho proestekos dei Tirreni, che si configura come esponente di una seconda generazione di tiranni dal nome greco prima dell’insediamento di Milziade).

5Il tema, che si presenta ricco di sfumature e che fu già

sottoposto in passato a opposte interpretazioni, è ora ripreso da CULASSOGASTALDI2011 A, 113-144. Sulla

colonizza-zione di età classica, con valorizzacolonizza-zione del concetto di “patronal colonisation”, v. FIGUEIRA2008, 429 ss., con rimandi a FIGUEIRA1991, passim.

6Il riferimento è a HDT. VI 136, dove risulta chiaro il

passaggio del testimone politico tra padre e figlio.

7La documentazione del V secolo è discussa nel dettaglio

da MARCHIANDI2010, che ci esonera dal ritornare sui

ter-mini del problema e cui rimandiamo per ogni specifico ri-ferimento alle controverse interpretazioni storiografiche relative alla qualità dell’insediamento ateniese sull’isola e allo statuto giuridico dei Lemnii. Per un commento a TH. II 34 ss. e al rituale della sepoltura pubblica nel Demosion Sema cf. FANTASIA2003, 363 ss., con rimando al principale

dibattito storiografico, e inoltre, sempre attuale, LONGO

2000. Sulla realtà archeologica del Demosion Sema si at-tende l’imminente pubblicazione del quarto volume della Topografia di Atene. Sviluppo urbano e monumenti dalle origini al III secolo d. C., a cura della Scuola Archeologica Italiana di Atene; cf. inoltre ARRINGTON2010, 499-540.

8AESCHIN. II (De falsa leg.) 76 ricorda il difficile

fran-gente in cui gli Ateniesi, già vinti in guerra, scelsero di con-tinuare a combattere in una guerra che era ormai loro sfuggita di mano, sotto le minacciose pressioni di Cleo-fonte, “il fabbricante di lire”: hJtthmevnoi tw`/ polevmw/, pro-kaloumevnwn aujtou;~ Lakedaimonivwn eijrhvnhn a[gein, e[conta~ pro;~ th`/ ≠Attikh`/ Lh`mnon kai; [Imbron kai; Sku` -ron, kai; dhmokratoumevnou~ kata; tou;~ novmou~, tou vtwn me;n oujde;n h[qelon poiei`n, polemei`n de; proh/rou`nto ouj dunavmenoi.

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trattato di pace, a differenza di quanto fu scritto precedentemente sulla stele della sconfitta9. Ora

l’appartenenza delle isole al territorio attico è indicata come un punto decisivo nella discussione politica (esse “sono nostre”) e risulta appaiata, come una richiesta paritaria e di grande significato, all’omologa possibilità di ricostruire le mura e di ripristinare la flotta a proprio piacere: trattasi, com’è ben evidente, di temi che componevano collettivamente l’immagine di una città

indipen-dente e pronta a battersi per ricuperare i propri spazi di autonomia e di predominio10. Nel discorso

dell’oratore, infatti, tali condizioni concorrono a costruire l’immagine di una città che riacquista a tutto tondo la propria autorevolezza e indipendenza politica. Del resto gli Ateniesi temevano for-temente di non poter ritornare nella piena disponibilità del loro territorio, come un’annotazione senofontea rivela con chiarezza: il principio dell’autonomia delle città, già in gestazione, poteva

proprio comportare tale decurtazione11. La lunga trattativa sotterranea, che richiese anni

d’incu-bazione, portò senza sorprese al risultato finale, imposto all’attenzione di tutti i popoli greci e uf-ficializzato dal proclama di Artaserse («Il re Artaserse ritiene giusto che ... »), in cui la proclamata autonomia delle città e delle isole, grandi e piccole che siano, prevedeva un’unica eccezione:

Lem-nos, Imbros e Skyros, che sarebbero rimaste, “come per il passato, degli Ateniesi”12.

Nell’anno 387/6 ritorna dunque l’ufficialità del possesso ateniese su Lemnos, imposto non certo dalla forza delle armi ateniesi, quanto piuttosto dal riconoscimento internazionale, di cui si fece garante il Gran Re persiano. Da questo momento in poi alcuni straordinari documenti epigra-fici gettano una potente luce sul ritorno di Atene nei suoi possedimenti, ove essa appare occupata a riorganizzare, con energia e severità, il preesistente insediamento. Quest’ultimo, com’è ipotesi economica e ragionevole, dovette continuare a esistere, pur privato della regìa della città-madre, nel difficile passaggio tra il V e il IV secolo. Tale conclusione è fermamente appoggiata dalla do-cumentazione archeologica, che prova una prosecuzione insediativa dei medesimi nuclei umani e

famigliari dal V al IV secolo13. Il documento AGORAXVI 41, inoltre, approvato ad Atene nello

stesso anno della pace di Antalcida, rimette ordine nei terreni di Lemnos, affrontando di petto spi-nose questioni di sconfinamento tra terreni limitrofi e di appropriazioni indebite di beni pubblici e sacri, così come perseguendo il mancato versamento di affitti e comminando multe di fronte a ogni sorta di prevaricazione. La popolazione di Lemnos, resasi responsabile di tali turbolenze e disordini, è con tutta evidenza ateniese e su di essa Atene ha piena titolarità di deliberare nel 387/6: proprio tali ateniesi, privi della conduzione politica della madrepatria, devono essere riconosciuti, infatti, come coloro che continuarono a detenere il possesso dell’isola nel breve frangente in cui ad Atene fu negata la proprietà ufficiale. L’ambigua definizione protocollare Lh'mnon de; kai; [Im-bron kai; Sku'ron tovte me;n e[cein tou;~ e[conta~, riprodotta testualmente nella pagina di Andocide (III [De pac.] 12), indica infatti proprio la popolazione residente, perlomeno nella sua composi-zione maggioritaria, cui non si può escludere che si fossero aggiunti anche potenziali e provvisori

9Tale è il significato desumibile da AND. III (De pace) 12

(v. nota seguente).

10AND. III (De pace) 12: Skevyasqe de; ejx aujtw'n tw'n

grammavtwn, a{ te hJmi'n ejn th/' sthvlh/ gevgraptai, ejf≥ oi|~ te nu'n e[xesti th;n eijrhvnhn poiei'sqai. ≠Ekei' me;n ga;r gev-graptai ta; teivch kaqairei'n, ejn de; toi'sde e[xestin oijkodomei'n: nau'~ ejkei' me;n dwvdeka kekth'sqai, nu'n d≠ oJpovsa~ a]n boulwvmeqa: Lh'mnon de; kai; [Imbron kai; Sku'-ron tovte me;n e[cein tou;~ e[conta~, nu'n de; hJmetevra~ ei\nai.

11X. Hell. IV 8, 15: oi{ te ga;r ≠Aqhnai`oi ejfobou`nto

sun-qevsqai aujtonovmou~ ei\nai ta;~ nhvsou~, mh; Lhvmnou kai; [Imbrou kai; Skuvrou sterhqei`n. Sugli avvenimenti che condussero alla pace del Re, v. TUPLIN1993, 76-85; con va-lide osservazioni sulla ripresa dell’imperialismo BADIAN

1995, 79-106.

12X., Hell. V 1, 31: ≠Artaxevrxh~ basileu;~ nomivzei

div-kaion ta;~ me;n ejn th/' ≠Asiva/ povlei~ eJautou' ei\nai kai; tw'n nhvswn Klazomena;~ kai; Kuvpron, ta;~ de; a[lla~ JEllh nivda~ povlei~ kai; mikra~ kai; megavla~ aujtonovmou~ ajfei'

-nai plh;n Lhvmnou kai; [Imbrou kai; Skuvrou: tauvta~ de; w{sper to; ajrcai'on ei\nai ≠Aqhnaivwn.

13MARCHIANDI2003; MARCHIANDI2008a; MARCHIANDI

2010. Le opinioni sullo statuto giuridico dell’isola prece-dentemente al IV secolo sono varie e contrastanti; le affer-mazioni, tuttavia, sul persistere della popolazione originaria tirrenica vanno corrette, alla luce di un’inesistenza di dati archeologici sensibili che possano provare una sua soprav-vivenza in forme stabili e riconoscibili in situ. V. per tale filone esegetico, tra la bibliografia recente, HAMETER1993, 92-95 (non vidi: cf. SEG XLII 87); SALOMON1997, 76-81, 96, le cui ipotesi storiografiche su una naturalizzazione di massa elargita alla popolazione locale sono già state con-vincentemente discusse da FARAGUNA1999, 69-73 (con ot-time pagine di sintesi FARAGUNA1999, 73-79) e ora anche da MIGEOTTE2010, 29-30, con rinvio alle recensioni utili alla nota 12. Un’approfondita disamina critica sulle posi-zioni storiografiche relative al popolamento dell’isola nel V secolo è reperibile in MARCHIANDI2010.

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elementi esterni, ivi condotti dalle turbolenze finali del secolo. Nel 387/6, tuttavia, Atene ritorna a stendere la sua mano ferma sul possesso insulare, riorganizzando i lotti cleruchici e ripristinando

la piena efficienza produttiva dell’insediamento14. Un primo provvedimento riguardò l’invio di

nuovi cleruchi, con superamento di probabili tensioni all’interno del corpo civico dell’isola15. Una

seconda disposizione organizzò, nel 374/3, il trasporto del grano delle isole ad Atene, con un raf-finato e sapiente uso di appalti pubblici, volti ad approvvigionare la città di Atene sul finire del-l’inverno. La fornitura di grano, che fu venduto a un prezzo politico stabilito dall’assemblea, si coniugò sapientemente alla politica di potere imperialistica ormai in piena ripresa, dal momento che i proventi della vendita dei prodotti cerealicoli andarono a finanziare la cassa militare. Il do-cumento risulta d’importanza centrale per intuire a grandi linee la complessità della macchina fi-scale ateniese (che si esercita, va osservato con la dovuta attenzione, direttamente su cittadini ateniesi) e per comprendere l’ampiezza della manovra in atto, che intende ottimizzare programmi

di natura economica e militare16. Ancora, nel 370/69, Atene deve esercitare un severo controllo

sulle condizioni patrimoniali ed economiche dei territori dell’isola, se i poletai possono procedere alla confisca di una fattoria a Lemnos, situata in località Omphalia he ano, e di altri beni ormai

ir-rimediabilmente oscurati dalla lacuna17.

Nei decenni successivi del IV secolo il possesso ateniese su Lemnos continua a godere di stabile continuità, turbata solo da episodici avvenimenti militari. Durante la guerra sociale Lemnos e Im-bros, oltreché Samos, furono devastate dalle navi di Chios, Byzantion e Rhodos. Gli alleati rivoltosi

vollero evidentemente colpire la città egemone attraverso i suoi possessi cleruchici18. A partire

dalla metà del secolo, invece, gli insulari devono affrontare le incursioni di Filippo II, conclusesi con deportazioni ai danni di cittadini ateniesi. La paura è tanta e Demostene richiede a gran voce

il permanere di truppe di terra a Lemnos anche durante l’inverno19. Neppure la sconfitta nella

bat-taglia di Cheronea interrompe il legame speciale tra Atene e le sue isole, che continuano a

dipen-14La maggior parte dei commentatori individuano nei

nu-clei antropici che permangono sull’isola o abitanti indigeni originari oppure discendenti dei coloni originari di Milziade oppure ancora nuove popolazioni sostituite a quelle ateniesi dagli Spartani vincitori nel conflitto con Atene: v. CARGILL

1995, 12-14 con sintetico rimando alla bibliografia prece-dente; FIGUEIRA2008, 462; con fine acribia critica si segna-lano le pagine di GRAHAM1964, 185-188; a una riconquista ateniese nel 393 pensano RHODES- OSBORNE2003, 122; v.

inoltre nota precedente.

15AGORAXVI 41, frr. d, e, con il commento aggiuntivo di

WALBANK1991, L3 e di YAILENKO1982. Si segnala la prima edizione completa per cura di STROUD1971, n° 23, 162-173. Un invio di cleruchi a Hephaistia, databile entro la prima metà del IV secolo, è documentato inoltre da IG II2

1952. Per un’integrazione di lettura su quest’ultimo docu-mento e per una discussione dei problemi richiamati nel testo, v. CULASSOGASTALDI2008b, 278-280.

16V. edizione e commento del testo in STROUD1998. Un

punto di sintesi sui problemi sollevati dall’interpretazione del testo è reperibile ora in MAGNETTO- ERDAS- CARUSI

2010, con rinvio puntuale al dibattito precedente; tra i con-tributi, tutti di proficua lettura, segnaliamo quello di COR

-SARO2010, 99-128, sulle forme di tassazione diretta messe in campo dalla legge di Agirrio e quello di FARAGUNA

2010a, 129-148, la cui interpretazione delle merides come circoscrizioni territoriali e la cui ipotesi che gli appalti fos-sero assegnati attraverso un’asta al rialzo (v. già FARAGUNA

1999, 63-97) concorrono a descrivere uno scenario convin-cente, al quale non mancano validi confronti documentari tratti dal mondo degli appalti ateniesi. Da segnalare sono inoltre le pagine introduttive e conclusive di STROUD2010a

e STROUD2010b, che insistono a ragione sulla complessità del sistema fiscale ed economico ateniese nel IV secolo. Sulla valutazione produttiva dell’isola, v. anche MARCHIANDI

2003.

17AGORAXIX 75-76, P4. 18D.S. XVI 21.

19D. IV (Phil. I) 27, 31-34; AESCHIN. II (De falsa leg.) 72;

cf. [D.] VII (Halonn.) 2; LIX (Contra Neair.) 3-4. Sull’ip-parco di Lemnos, inviato da Atene, v. Ath. Pol. 61, 6; KROLL-MITCHEL1980, 89-91 (tessere di argilla di Pheidon Thriasios, ipparco di Lemnos; PAA 919865; sul medesimo Pheidon, v. MNESIM., Hippotroph. PCG, VII, 19-23, F 4); HYP. II (Pro Lykophr.) 17 (Lykophron; PAA 611395); con riferimento a età più recenti, v. IG II2672+Add. 663, part.

6 (Komeas, figlio di Chaireas, di Lamptrai; PAA 589175), con il commento di CULASSOGASTALDI2008b, 198-199 (una copia del decreto in SEG XXXVIII 74; cf. LIII 101 bis); IG II21224, 10 (Telesidemos, figlio di Aminias, di

He-kale; PAA 879390). Sugli ipparchi di Lemnos, v. approfon-dimenti in BUGH 1988, 209-218, con considerazioni sull’origine ateniese, e non cleruchica, dei cavalieri (la sua impostazione metodologica è tuttavia troppo condizionata da opinioni, in fase di revisione, sull’estrazione socialmente bassa dei cleruchi: su tale argomento, v. già CARGILL1995, 196-197, con rimando alla sua indagine prosopografica; cf. anche MORENO2007, 93; MORENO2009, 213, di cui va tut-tavia accantonata l’idea che i cleruchi provenissero essen-zialmente dalla classe soloniana dei pentacosiomedimni, come ha evidenziato anche STROUD2010a, 18-21; sullo sta-tus sociale ed economico dei cleruchi lemni, in relazione perlomeno agli individui accertabili, v. infra). Sull’ipparco di Lemnos cf. anche CARGILL1995, 143-144.

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dere, senza ombra di dubbio, dalla polis attica20. Il medesimo privilegio si preserva in modo

ana-logo anche dopo la sconfitta nella guerra lamiaca del 322 a.C.: l’affermazione, per quanto frutto di deduzione, è motivata dagli avvenimenti successivi, che vedono le tre isole passare sotto il do-minio di Antigono, rifiutando di ricongiungersi alla madrepatria ormai strettamente controllata da

Cassandro21; ma soprattutto sembra significativa la restituzione dei possedimenti insulari ad Atene

nell’anno 307 a.C. per parte degli Antigonidi, insieme ad altri privilegi che le fonti non mancano di ricordare22.

Con la sconfitta antigonide nella battaglia di Ipsos, Lemnos uscì dalla tutela di Demetrio Po-liorcete e viceversa, con l’avanzare di Lisimaco sulla Macedonia, cadde sotto il duro dominio di quest’ultimo, che tanti dolori dovette causare agli insulari23. Filarco, infatti, ci descrive la piaggeria

dei Lemnii nei confronti di Seleuco, che li liberò da Lisimaco e restituì entrambe le città al loro controllo. Essi lo avrebbero onorato, insieme al figlio Antioco, con culti divini e avrebbero deno-minato come appartenente a Seleukos Soter perfino la tazza utilizzata per le libagioni durante i banchetti24.

Alcuni spunti letterari e numerosi documenti epigrafici di provenienza attica, databili soprattutto sulla base di caratteristiche paleografiche, sembrano provare inoltre che nel III secolo, nel seguito degli avvenimenti, Atene abbia potuto trovare un’intesa con Antigono Gonata e si sia ricongiunta con le isole per periodi di tempo significativi25.

Ciononostante, non sappiamo se la proprietà ateniese sulle isole sia durata, o fino a quando sia durata, e se abbia potuto fronteggiare l’aggressiva politica estera di Filippo V, che, com’è noto, fu

interessato alla cultualità del santuario cabirico di Lemnos26. Certo è che Atene, ormai depotenziata

di capacità militare e votata a scelte obbligate di neutralità, poteva solo chiedere, forte della sua tradizione culturale, la restituzione del suo piccolo o piccolissimo impero. Essa reclama infatti le

20Sulla pace cosiddetta di Demade, v. D. XVIII (De Cor.)

285; D.S. XVI 87; cf. BRUN2000, 54-64. La dipendenza di Lemnos da Atene è provata dalla prosecuzione nella nomina dei magistrati inviati dalla città, per cui cf. Ath. Pol. 62, 2; HYP. II (Pro Lykophr.) 17; le cleruchie inoltre partecipano alle aparchai eleusine, per cui v. IG II21672, linee 275-278;

CLINTON2005, 188-206 n° 177; una corona è offerta da He-phaistia ad Atene in AGORAXVI 68. Cf. inoltre SCHWENK

1985, n° 5 = AGORAXVI 72, linea 21 con riferimento a un basileus, forse Filippo stesso; ma v. ARENA2003, 309-325, che pensa al re persiano; in ogni caso qui interessa eviden-ziare i riferimenti a Lemnos, compresi nelle linee 10 e 19. Per allusioni a Skyros, v. Ath. Pol. 62, 2; a Imbros CURT. IV 5, 22; ARR. III 2, 6. Per ulteriori approfondimenti, v. anche CARGILL1995, 15, 42-3.

21D.S. XIX 68, 3-4; cf. BILLOWS1990, 117-120, 222-223,

365; CARGILL1995, 42-49; HABICHT1997, 62-63. La cro-nologia degli anni 315-312 risulta ancora dibattuta; per un ribassamento degli avvenimenti all’anno 313, anziché 314, v. ERRINGTON1977, 496-500; una difesa della cronologia bassa, in relazione alla morte di Perdicca, è ora reperibile anche in ANSON2003, 372-90.

22Sulla ricongiunzione nel 307, v. D.S. XX 46, 4-5 (con

riferimento a Imbros); PLU. Demosth. 8, 4-9; POLYAEN. IV

7, 6; v. inoltre IG II21485, linee 18-20 = 1486, linee 12-4

(307/6, il demos di Myrina onora il demos di Atene); 1492, B linee 132-133 (305/4, Lemnos e Imbros inviano contri-buti ad Atene); cf. inoltre IG II2550 (ma per una cronologia

al III sec., v. TRACY2003, 20); IG II2559; ISE I 8, 8-9

(303/2); un primo dibattito storiografico è reperibile in BIL -LOWS1990, 147-151, 222-223, 365; CARGILL1995, 49-56 (con n. 33), 262 n° 48; HABICHT1997, 70, 130. Su una lista ateniese, forse di mercenari, con menzione dei Lemni alle

linee 91-3, v. IG II21956, per cui cf. HABICHT1997, 84-85

(circa 301-295); BAYLISS2004, 85-90 (subito dopo il 301/0, ma la data è falsata dal significato politico attribuito al ter-mine “Lemnii”); per una discussione della cronologia, v. anche KNOEPFLER2001b, 16; cf. inoltre SEG LI, 148.

23Su tali avvenimenti, v. LANDUCCIGATTINONI1992, 187

ss.; FRANCO1993, 156-159 (cf. FRANCO1990, 127); HA

-BICHT1997, 80-1, 138, 218.

24PHYLARCH. FGrHist 81 F 29; cf. BRINGMANN- STEUBEN

1995, 50 n° 21[L]. Invita alla prudenza sulla reale soffe-renza degli Ateniesi sotto Lisimaco FRANCO1993, 156-9.

25APOLLOD. FGrHist 244 F 44; EUS., Chron. II 120: «Agli

Ateniesi Antigono dette la libertà». Cf. IG II2569 (280-240

a.C. per TRACY2003, 109-110, 115-116; per una cronologia ancorata alla fine del IV secolo cf. BILLOWS, 365; CARGILL

1995, n° 48); IG II2550 (intorno alla metà del III secolo per

TRACY2003, 20, 110, 116; per una cronologia più alta, v. MAIERI, n° 4; BIELMAN1994, n° 48; CARGILL1995,

211-212); IG II2672 + Add. 663; cf. SEG XXXVIII 74 (post

281 a.C.; TRACY1988, 309; TRACY2003, 169 e n. 3; BUGH

1988, 209-218; CARGILL1995, n° 831; SALOMON1997,

132-136); IG II2735 + MA 13785 (ante med. s. III per Kirchner;

tra il 281 e la guerra cremonidea per MALOCHOU2004, 185-198; circa 250 a.C. per TRACY2003, 115-116, ma v. TRACY

1990, 41-43 con riferimento agli anni 229/228-218/217); IG II21222 (280-240 per TRACY2003, 109-110, 115-116;

fine del IV secolo per BIELMAN1994, n° 58; CARGILL1995,

214-218).

26BESCHI2000a, 40-42, n° 22: il documento testimonia

una risposta ufficiale del re macedone, che fu invitato a vi-sitare il locale luogo di culto misterico. Sul ruolo di Atene nelle guerre macedoniche, v. HABICHT1997, 194-204; 218 e n. 82 sulla lettera di Filippo V agli Ateniesi.

(11)

isole di fronte al nuovo interlocutore e potente dominus, che è ora il senato romano, vantando gli antichi titoli di proprietà (Polibio stesso ricorda che la ragionevolezza delle rivendicazioni ateniesi su Lemnos e Delos furono universalmente riconosciute, in quanto già esercitate proteron). Alla conclusione della terza guerra macedonica, nell’anno 167/6, Lemnos tornò dunque agli Ateniesi

in forma ufficiale e a essa dovettero certo aggiungersi anche le consorelle Imbros e Skyros27. Non

a caso gli abitanti di Myrina ringraziano la dea Atena, in un noto documento epigrafico databile al seguito degli avvenimenti, per aver assicurato il ritorno ∫tw`n provtero˜n uJparcousw`n nhvswn

tw`i dhvmwi tw`i ≠Aqhnaivwn28: il contesto, pur integrato, conferma che nel II secolo la città tornò a

sottolineare ancora, e con forza, la dipendenza naturale delle isole rispetto alla loro madrepatria, come più volte i trattati internazionali avevano sancito nel passato, in riconoscimento di un antico diritto di possesso. Non sfugge, infatti, la forte corrispondenza testuale e ideologica con il dettato della pace del Gran Re del 387/6, che affermava pubblicamente, nel resoconto senofonteo, la pro-prietà ateniese sulle isole, radicata già in un passato risalente a molte generazioni precedenti, come

la locuzione w{sper to; ajrcai'on non mancava di sottolineare29.

Com’è ormai evidente, le grandi coordinate storiche tracciano alcuni punti di riferimento dalle maglie molto larghe, negando tuttavia quelle informazioni che vorremmo conoscere sulle istitu-zioni delle isole, sulla qualità della loro appartenenza ad Atene, sulla popolazione residente, sulla sua cultura, sulle forme dell’accesso alla terra, sulle attività economiche, sulle pratiche religiose e sulle consuetudini funerarie.

Nel lavoro finora svolto dai ricercatori che fanno capo alla Scuola Archeologica Italiana di Atene e all’Università di Torino credo siano emersi rilevanti aspetti di novità, che sono già stati

illustrati in ripetute occasioni pubbliche30. In taluni casi l’epigrafia ha mostrato di poter confermare

i rilievi avanzati sulla base delle considerazioni archeologiche: ricordo solo la cronologia della prima presenza ateniese, che deve essere ancorata al secondo quarto del V secolo, cioè alla prima età cimoniana, quando la polis attica ripercorse le antiche vie che caratterizzarono già

l’espansio-nismo d’età arcaica31. Fin dal primo momento la comunità ateniese subentra nei luoghi di culto,

assimilando ed ellenizzando in modo funzionale le preesistenti divinità epicoriche: il culto rivolto alla dea Artemide, infatti, mostra forme stabili a partire dal primo arrivo dei coloni e prosegue nel tempo con una capillare organizzazione sul territorio, rivelandosi come la forma devozionale che

meglio coagula intorno a sé la religiosità degli Ateniesi giunti nel territorio di Myrina32.

Recentissime indagini archeologiche, di cui si dà conto nel presente volume, mostrano, seppure in via preliminare, che anche l’impianto insediativo della città di Hephaistia, perlomeno nella sua fase più antica, potrebbe risalire a questo stesso secondo quarto del V secolo. Gli scavi di una casa di età classica, infatti, ne offrono fin da ora una prova evidente; gli studi futuri avranno inoltre il compito di comprendere più a fondo la cronologia del primo impianto ortogonale della città, finora

27PLB. XXX 20, 1-8; PLB. XXX 20 3: eἶcon ga;r ditta;~

ejntolav~: oἷ~ peri; me;n tw`n kata; Dh`lon kai; Lh`mnon oujk ἄn ti~ ejpitimhvseie dia; to; kai; provteron ajntipepoih'-sqai tw`n nhvswn touvtwn; cf. IDélos 2589; HABICHT1997,

217-218. Probabilmente le rivendicazioni risalgono indietro nel tempo, all’anno 198/7, quando tuttavia la città non ot-tenne risultati di rilievo: cf. HABICHT1997, 203.

28IG II21224, linee 6 ss.; cf. TRACY1990, 155. 29X. Hell. V 1, 31. Il patronato di Atene sulle isole dovette

ancora essere oggetto di delibera per parte di Ottaviano Au-gusto negli anni venti del I secolo a.C., come ci documen-tano due straordinari documenti epigrafici ateniesi, purtroppo molto lacunosi (IG II21051+1058+SEG XXIV

141; IG II21052+1053+1063+EM 2587), che sono stati

editi e commentati con molto equilibrio da KALLETMARX

- STROUD1997, 155-94; sulle stesse iscrizioni, con atten-zione al contenzioso per il possesso della terra, v. anche CU

-LASSOGASTALDI2008b, 287-290.

30Le occasioni d’incontro e di discussione sono state

frut-tuose e ripetute nel tempo, con seminari e convegni, di cui

ricordo solo le iniziative che hanno prodotto risultati a stampa. In primo luogo, tuttavia, rimando ai contributi pre-senti nell’Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene, con particolare attenzione ai volumi a partire dal-l’anno 2001. Un importante momento di sintesi è stato trac-ciato, inoltre, nel volume coordinato da GRECO- PAPI2008, con contributi, con taglio maggiormente storico, di E. Cu-lasso Gastaldi, D. Marchiandi, M. Moggi e S. Savelli; v. inoltre CULASSO GASTALDI 2008b, CULASSO GASTALDI

2011a; MARCHIANDI2010. Tutti i saggi consultabili nel

pre-sente volume concorrono infine a tracciare un quadro ag-giornato dello stato delle ricerche sull’isola lemnia, con valorizzazione del documento archeologico e con inquadra-mento storico della presenza ateniese.

31Il tema è stato trattato dettagliatamente da CULASSOGA -STALDI2011a.

32Sui tre cippi di V e IV secolo che delimitano il temenos

di Artemide e inoltre sui santuari dedicati alla stessa dea, ammontanti probabilmente a tre, cf. CULASSOGASTALDI

(12)

ricondotto prudenzialmente all’età tardo-classica ed ellenistica e di fatto indagato soprattutto nelle

sue fasi d’occupazione romane, tardoantiche e bizantine33.

Per quanto riguarda le forme di approccio alla terra, richiamerei per sommi capi quanto già al-trove indagato. La presenza ateniese sul territorio si presenta capillare nella parte orientale del-l’isola, che corrisponde al territorio di Hephaistia. Qui si accentrano gli indizi pertinenti a fattorie e a periboli funerari, studiati da Daniela Marchiandi e databili almeno a partire dalla metà del V secolo, cui si sovrappone la documentazione degli horoi di garanzia, che attestano lo sfruttamento intenso della terra, a partire perlomeno dall’inizio del IV secolo, con pratiche economiche di pre-stito su corresponsione di beni immobili. Le due serie documentarie si sovrappongono cronologi-camente per un ampio spettro temporale. Il ventaglio delle somme impegnate, come risulta rilevante osservare, spazia da cinquanta dracme, che visualizzano piuttosto forme di microcredito o di domestico welfare, a duemila trecento dracme, che presuppongono un campo d’intervento di più ampia progettazione. La carta archeologica dei siti mostra infine in modo evidente il rilevante

sovrapporsi delle testimonianze34.

L’associazione tra strutture funerarie, fattorie e horoi di garanzia ha provato in modo convin-cente la residenzialità degli abitanti, l’atticità dei loro mores e la capacità economica di controllo della terra, su cui sono condotte operazioni economiche d’ipoteca e di prasis epi lysei. Anche l’ul-timo cippo a venire alla luce, rinvenuto nel 2004 a Repanidi, località Hagiochoma, è pertinente alla parte orientale dell’isola. Si tratta di un documento di prestito ipotecario, databile alla prima metà del III secolo a.C. L’interesse del documento risiede nella sua datazione, resa non tramite l’arconte, bensì per mezzo del sacerdote, di nome Archestratos. Il cippo, inoltre, testimonia un prestito elevato, di duemila trecento dracme (nella porzione di testo ancora consultabile), che risulta ragguardevole in rapporto ai casi noti di procedimento ipotecario, e soprattutto attesta tre prestiti successivi su beni diversi, che furono erogati dallo stesso creditore. La pratica poi di sot-toporre a martellamento una parte del testo, osservata in questo documento e segnalata anche in

horoi ateniesi, suggerisce che la restituzione parziale del prestito possa essere intervenuta su tempi

brevi35.

Nella parte occidentale dell’isola, invece, dobbiamo ipotizzare un accesso alla terra in qualche misura diverso, con caratteri di tipo estensivo, che paiono emergere con chiarezza all’osservatore. Basti ricordare l’unico horos rinvenuto nel territorio di Myrina, in località Kondia, che è databile

al IV secolo a.C. e che conserva l’unico caso di apotimema dotale di tutta l’isola36. La tradizione

tutta ateniese di assegnare una dote alle figlie conduce il moderno osservatore a confrontarsi con il panorama delle famiglie di alto livello sociale ed economico; nel nostro caso, poi, siamo certi di trovarci di fronte a una tra le famiglie più ricche in assoluto dell’élite attica, dal momento che la dote è garantita da beni immobili che raggiungono la somma di un talento e duemila dracme, ossia di ottomila dracme in totale. Per tale ammontare esiste un solo confronto in Atene, laddove i valori medi, per tale classe documentaria, non superano le duemila dracme. Il cippo di Kondia testimonia pertanto che nel territorio di Myrina esistevano ampie estensioni terriere, dal momento che la famiglia dello sposo è in grado di offrire garanzie reali per una somma corrispondente alla valutazione dotale37.

33Cf. in questo stesso volume i contributi di S.

Campo-reale e di V. Tosti; v. inoltre GRECO2008, part. 21; VOZA -VITTI2008, 125-138; CERRI2008, 181-186; CAMPOREALE

et al. 2008, 187-255.

34Sulle attività produttive, sulle residenze dei cleruchi e

sulle strutture funerarie, v. MARCHIANDI2003, MARCHIANDI

2008a. Sulla documentazione dei cippi di garanzia, v. edi-zione e commento in CULASSOGASTALDI2008a, CULASSO

GASTALDI2010; ulteriore commento in CULASSOGASTALDI

2008b.

35CULASSOGASTALDI2010.

36CULASSOGASTALDI2008a, n° 8, con discussione. 37Per il confronto attico attestante una valutazione di

ot-tomila dramme, v. FINLEY1985, n° 133. Sulla tradizione, seguita dalle importanti famiglie ateniesi, di assegnare una dote alle figlie, v. HARP. s.v. ajpotimhtaiv. Cf. FINLEY1985, 44-52, con discussione e documentazione; ulteriori aggior-namenti in MILLETT1985, XXVII. Una documentazione complementare è raccolta inoltre da FINE1951, 3-4, nn° 6-8; 29-31, nn° 7-10, con ristampa e successive osservazioni in FINLEY1985, Appendix III; nuova documentazione sugli horoi dotali dell’agora in LALONDE1991, nn° H78-83; recenti apporti documentari in SEG XLIV 82; LI 161; LVI 227. Al-cune fruttuose considerazioni sull’effettiva presenza di ap-pezzamenti di più ampio respiro nella chora di Myrina sono avanzate anche da L. Ficuciello, in questo stesso volume.

(13)

All’interno delle grandi coordinate storiche, costruite sugli esili riferimenti della tradizione let-teraria, la documentazione archeologica ed epigrafica fa emergere, come risulta ormai chiaro, i luoghi di vita dei coloni e porta alla luce le loro storie, i volti e i ruoli, gli avvenimenti e le parentele. L’atticità degli abitanti di Lemno, geograficamente lemnii, ma profondamente ateniesi, è eviden-ziata dalla perdurante onomastica attica, costantemente composta con la denominazione demotica,

ed è provata dal crescere e dal proseguire nel tempo delle forme istituzionali attiche38. Occorre

però osservare che l’organizzazione della cleruchia in forme politiche, con attestazione dell’attività di una bule e di un demos, trova espressione relativamente tardi nella documentazione epigrafica. Solo con la fine del V o con l’inizio del IV secolo, infatti, i documenti epigrafici provano che Lem-nos è un piccolo clone di Atene anche da un punto di vista politico, con la popolazione organizzata

in forme assembleari, che deliberano alla stregua della madrepatria39. Tale situazione prosegue

poi, senza soluzione di continuità, anche quando dal IV secolo si passa a esaminare l’età ellenistica. Il vuoto istituzionale delle forme politiche del V secolo, pertanto, appare a prima vista anomalo, dal momento che la comunità è localmente già ben avviata e saldamente radicata, come provano le necropoli finora indagate e le sepolture della chora, come attestano i luoghi di culto sia a Myrina sia a Hephaistia, come documentano in modo certo i luoghi deputati all’incontro collettivo e alla spettacolarizzazione della vita comunitaria. Intendo alludere, cioè, alle strutture lignee, che, a He-phaistia, soggiacciono a un livello inferiore rispetto al posteriore teatro litico dell’età tardo-classica. Il complesso è stato portato alla luce dai recenti scavi della K´ Εφορεία, sulla ventosa penisola

che si affaccia verso il golfo di Pourniàs40. Tali elementi strutturali suggeriscono un teatro ligneo

che, per forma e materiale, si ambienterebbe bene nei limiti del V secolo a.C., come indica una

ri-flessione critica che è ancora in fase di potenziamento41. La risposta a tale apparente incongruenza,

quella cioè di un’organizzazione sociale e religiosa in assenza di una struttura politica evidente e portante, non può essere che una sola ed è già stata formulata in altra sede. Qualora l’aporia non fosse banalmente da imputare ad assenza di documentazione, destinata a essere corretta in futuro con il rinvenimento di nuove testimonianze, essa evidenzierebbe un periodo di potere incontrastato per parte di Atene che, come polis egemone indiscussa, poteva di fatto rendere superflua un’orga-nizzazione politica in terra cleruchica. Il dominio del mare e delle rotte, che fino all’ultimo de-cennio del V secolo non conobbe incrinature, collegava direttamente la cleruchia alla sua madrepatria, inglobandola in uno spazio imperiale che non aveva soluzioni di continuità. Lo spazio geografico poteva pertanto presentarsi come un concetto mobile e relativo e, tutto sommato, di scarsa rilevanza; esso, anziché ampliarsi e farsi severo in dipendenza dei venti avversi e delle di-stanze geografiche impegnative, tendeva piuttosto a restringersi in ragione della vicinanza

impe-riale ed egemonica con Atene42. L’assenza di organizzazione politica nel V secolo non fu, in altre

38Sul significato da attribuire alla denominazione “Lemnii”

rimando all’approfondito esame offerto da MARCHIANDI

2010, con esame anche della prevalente e contrapposta ese-gesi degli autori moderni, che tendono a vedere nella po-polazione lemnia o la preesistente popo-polazione tirrenica oppure i discendenti dei coloni giunti con Milziade.

39Sulla documentazione epigrafica lemnia rapportabile al

V secolo, cf. CULASSOGASTALDI2011a, ove sono analizzati

in particolare i testi IG I3518, 522 bis, 1466, 1477, 1500,

1501, 1506, ACCAME1948, n° 10, con discussione anche dei documenti CULASSOGASTALDI2008a, nn° 1-2, IG XII

8, 2. 5. 12; ACCAME1948, n° 7, che si collocano già nel IV secolo o, perlomeno, in un momento di passaggio verso il IV secolo. Cf. infra, n. 44.

40Sulle necropoli, v. MUSTILLI1940, 149-158; SAVELLI

2008a; SAVELLI2008b; sulle sepolture della chora, v. MAR

-CHIANDI2003, MARCHIANDI2008a. Sul cosiddetto Artemision

di Myrina, v. BESCHI2001a; sui luoghi di culto a Hephaistia, v. sul Kabirion di Chloi: BESCHI1997, 215-216; BESCHI

2000a, 113; BESCHI2000b, 75-84; BESCHI2005, 963-1022;

sullo scarico d’età classica, ancora non completamente

edito, v. BESCHI2001a, 211-219; POGGESIet alii 1997, 220-231; SAVONA- POGGESI2000, 145-152; MONACO- MONACO

2000, 153-160. Gli scavi del teatro sono illustrati in AR

-CHONTIDOUARGYRIet alii 2004, part. 44-48 per le strutture lignee, con datazione fatta risalire dagli archeologi greci alla fine del VI-inizio del V secolo a.C. Sulla polifunziona-lità del teatro come luogo d’incontro, v. le recenti osserva-zioni di PAGA2010.

41V. alcune anticipazioni in GRECO2008, 15-25, part. 19;

dal medesimo autore si attende un’ulteriore e imminente ri-flessione sul tema. Sulla presenza di symbola, nel Museo di Myrina, da mettere forse in relazione con l’accesso al teatro di Hephaistia, v. POLOSA2008, 142.

42Il concetto è già stato esaminato, con altri dettagli, in

CULASSOGASTALDI2011a, 136-137. Anche l’assenza di una monetazione propria a Lemnos, che compare solo prima della metà del IV secolo, e la quasi totale inesistenza di mo-neta in metallo prezioso possono indicare, proprio per il V secolo, la particolare dipendenza dell’isola da Atene. Sulla monetazione lemnia e sulla sua circolazione, v. un sintetico status quaestionis in POLOSA2008, 139-164.

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parole, un segno di debolezza della polis e del suo insediamento extraterritoriale, quanto l’estremo segnale della certezza del controllo ateniese sui mari. Per assurdo, invece, è proprio la presenza, nel IV secolo, di un demos e di un’ekklesia deliberanti in terra cleruchica che ci deve segnalare una collocazione maggiormente remota dell’isola nei confronti della sua madrepatria. Non sfugge all’analisi, inoltre, che anche ragioni connesse con il lungo radicamento degli Ateniesi sull’isola avranno maturato, nel corso del tempo, forme elementari di autodeterminazione e spazi essenziali di gestione amministrativa. Va da sé, comunque, che l’autonomia deliberativa, che fu concessa dalla polis dominante all’insediamento extraterritoriale, fu limitato a temi di ordinaria

ammini-strazione e impose il dovere della ratifica ad Atene per le risoluzioni di più elevato profilo43.

Le due città di Myrina e di Hephaistia possiedono dunque, a partire almeno dall’inizio del IV secolo, un proprio centro deliberativo e amministrativo, che è attivo da un punto di vista

istituzio-nale. Ogni città possiede una propria ekklesia, mentre più raramente compaiono accenni alla bule44.

I prescritti dei decreti, sia di vecchio sia di nuovo tipo, non si differenziano da quelli dell’Attica. Ritroviamo inoltre le stesse formule di mozione, con le stesse proposizioni causali, le stesse

di-sposizioni onorarie e anche le medesime formule di esortazione45.

Con il procedere dell’indagine sul materiale epigrafico e con l’accrescersi delle conoscenze anche in tema di cronologia dei singoli documenti, i contorni del microcosmo lemnio si vanno

pa-rallelamente precisando46. Le competenze del demos degli Ateniesi residenti nell’isola sono di

na-tura soprattutto onoraria, come indicano i decreti di Lemnos a noi noti. Il funzionamento dell’iter deliberativo è ben illustrato, in particolare, dai casi in cui i provvedimenti comportino una ratifica obbligatoria ad Atene; in cinque casi accertati, infatti, la deliberazione politica investe una sfera alta di competenze, come la concessione della prossenia, della cittadinanza e delle megistai timai. In tali evenienze il demos periferico chiedeva l’approvazione del demos ateniese, il cui assenso

concedeva validità e sanzione ufficiali, omologando gli effetti della delibera47.

43V. infra, n. 47.

44IG XII 8, 2, decreto onorario di prossenia proveniente

da Myrina, si conferma come il documento più antico tra quanti a noi giunti (almeno inizio del IV secolo), mentre la cronologia di IG XII 8, 3, altro decreto di prossenia, deve scendere all’ultimo quarto del IV secolo: per una discus-sione della datazione, v. CULASSOGASTALDI2008c. Un solo decreto di Hephaistia è noto per via epigrafica: v. SEGRE

1942, n° 9 (età ellenistica). Per una menzione invece del demos degli Ateniesi di Myrina, v. IG XII 8, 3. 4. 5. 6 (IV secolo). 10 (età ellenistica), ACCAME1948, n° 3 (III secolo); per il demos dei Myrinaioi, v. IG XII 8, 2 (inizio IV). 7 (IV secolo). 38 (età imperiale). Altri riferimenti al demos di He-phaistia sono conservati in IG XII 8, 26 b, linea 1 (in inte-grazione; età imperiale); IG XII 8, 38 (età imperiale); ACCAME1948, n° 6, linee 6, 15, 18 (III secolo); ACCAME

1948, n° 9, linea 1 (età ellenistica); ACCAME1948, n° 13 (IV-III secolo). La bule di Hephaistia compare in ACCAME

1948, n° 6, linee 2-3, 6, 9, 11-12, 15 (III secolo); una bule he ex Areiou pagou è ricordata in IG XII 8, 26 b (età imperiale). Il ricordo del demos locale sopravvive anche nell’epigrafia attica e nelle corone offerte ad Atene in varie occasioni pub-bliche, per cui, v. infra n. 110.

45Per un prescritto di vecchio tipo, v. IG XII 8, 5 (inizio

IV secolo); per un prescritto completo con citazione nomi-nale paratattica dei symproedroi, v. ACCAME1948, n° 2; con semplice citazione kai symproedroi, ACCAME1948, n° 4 (IV

secolo); per un prescritto abbreviato, v. ACCAME1948, n° 3 (III secolo). Una formula di mozione congiunta di fronte alla bule e al demos è presente in IG XII 8, 2 (inizio del IV secolo); di fronte alla bule in ACCAME1948, n° 5 (III se-colo), n° 6 (III secolo); di fronte al demos in IG XII 8, 3; IG XII 8, 8+9 = DIMITROVA2004 (III secolo); ACCAME

1948, n° 3. Le proposizioni causali, introdotte da ejpeidhv,

sono ampiamente attestate nei testi dei decreti. Le formule di esortazione ricorrono in IG XII 8, 15; ACCAME1948, nn° 3, 5-6.

46La revisione del materiale epigrafico, che ha portato a

un significativo miglioramento di comprensione di alcuni documenti, sarà illustrato in alcune anticipazioni a stampa; per ora, con revisione e ridatazione dei decreti ACCAME

1948, , nn° 1-2, segnalo CULASSOGASTALDI2011b.

47L’obbligatorietà della sanzione per parte di Atene è

di-mostrata anche dal fatto che tre documenti su cinque furono rinvenuti ad Atene; v. IG XII 8, 2. 3: prossenia rispettiva-mente per Polymnestos, figlio di Nomon, Akrothoios e per Perkon, figlio di Xenoph[- - -] (IV secolo); IG II2735 + EM

13507 (MALOUCHOU2004): cittadinanza a due fratelli di Pa-rion, a un uomo di Olynthos e a un quarto individuo o di Sigeion o di Sinope (intorno alla metà del III secolo per TRACY2003, 115-116 [mentre TRACY1990, 43 riteneva il documento “in the style of” con riferimento al “Cutter of Agora I 787. Dates: 229/8-218/7”]; tra 281 e guerra cremo-nidea per MALOUCHOU2004, 195-198); IG II2672: megistai

timai per Komeas di Lamptrai, ipparco di Lemnos e amba-sciatore a Seleuco (post 281); IG II21223: megistai timai

per Epikles, figlio di Kratios, Acharneus (post 167/6). Cf. anche il decreto di Samos IG XII 6, 1, 252, con cui la cle-ruchia concedeva la cittadinanza a un individuo di nazio-nalità ignota, perché denunciò atti di hierosyliai ai danni di beni sacri. Sull’intero contesto, v. CULASSOGASTALDI

2008c. La ratifica ateniese non è prevista, invece, nel caso di concessione di privilegi solo locali, come sembra ipotiz-zabile per la ajtevleia ajpavntwn w|n Murinai`oi kuvrioiv eij-sin, di cui il demos di Myrina aveva limitato prudentemente l’estensione (v. IG XII 8, 2, linee 10-12), o come per il diritto di proedria negli agoni dhmotelei`~, di cui la città poteva liberamente disporre (v. IG XII 8, 2, linee 12-14).

(15)

Il panorama delle magistrature che emergono all’osservazione è relativamente ampio. Per quel che riguarda la maggiore carica eponimica, intendo cioè l’arcontato, la documentazione indica ormai con sufficiente chiarezza che i magistrati erano funzionari eletti a Lemnos e per l’isola di Lemnos. L’equazione in passato suggerita, secondo cui a una cleruchia sotto il controllo di Atene corrispondessero arconti ateniesi e a una cleruchia svincolata dal tutorato della madrepatria fossero assegnati arconti locali, mostra basi insufficienti, innanzitutto per la manifesta assenza di

corri-spondenza, nella stragrande maggioranza dei casi, con arconti ateniesi noti48. Un prezioso

docu-mento proveniente da Samos, inoltre, prova in modo chiaro l’esistenza di una doppia batteria di arconti, una locale e una ateniese, deputata a datare in modo completo e ufficiale un documento della cleruchia49.

Gli arconti finora noti per l’isola di Lemnos ammontano a diciassette, massicciamente rappor-tabili alla chora di Hephaistia, con la sola eccezione di un’attestazione valida per la chora di

My-rina50. Ritengo tuttavia che sia necessario pensare, come ipotesi di lavoro da confermare per il

futuro, che l’arconte sia stato uno solo per tutta l’isola, in ragione dell’estensione tutto sommato contenuta del territorio.

Non altrettanto può dirsi del ruolo di epimeletes, che pare invece disgiungersi in una doppia magistratura, facente capo alla città di Myrina e a quella di Hephaistia. Un epimeletes, cui spettano evidenti responsabilità nel dono di un chorion a un gruppo di Calcidesi residenti a Myrina e cui va tutta la riconoscenza dei beneficiati, sembra a tutti gli effetti da assimilare a una magistratura con competenze per la parte occidentale dell’isola, sebbene il testo epigrafico non lo affermi in

modo esplicito51. Un epimeletes ho en Hephaistiai è invece ricordato nel dettaglio di un decreto

del demos di Myrina, che lo onora per meriti che la lacuna non consente di precisare. Il documento, che potrebbe datarsi al secondo quarto del IV secolo, non lascia dubbi sulla partizione

ammini-strativa dell’isola in due zone autonome52.

Un corpo di strategoi è attestato sull’isola già a partire dal V secolo e mostra una chiara con-notazione di magistrature di nomina centrale; successivamente, in un contesto d’età romana

com-pletamente svuotato di funzione militare, essi assumono anche una funzione datante53. Un

48Nel caso dell’arconte Nikodoros, noto grazie a due

horoi lemnii di garanzia e contemporaneamente anche ma-gistrato eponimico ateniese per l’anno 314/3, le condizioni storiche non consentono di attribuire questa stessa datazione ai documenti lemnii: v. CULASSOGASTALDI2008a, nn° 9-10, con discussione sul carattere locale degli arconti lemnii anche alle pagine 527-528. Anche l’arconte Aischines in ACCAME1948, n° 6, che l’editore ritiene ateniese e che data all’anno 75/74 (85-86), deve essere un magistrato locale, dal momento che il documento è databile piuttosto tra III e II secolo a.C. Per l’esegesi tradizionale, v. inoltre FREDRICH

ad IG XII 8, 19 (At eo ipso anno 314/3 Athenienses Myrina urbe ut videtur solo excepta per breve tempus insulam te-nebant); PICARD-REINACH1912, 348. Anche CARGILL1995, n° 1015 e 47-49 ritiene, per il solo caso di Nikodoros, che possa esserci un consistente incrocio di dati; in generale tut-tavia egli tende, CARGILL1995, 145-152, a considerare come locali gli arconti lemnii; su posizioni simili, v. anche SEGRE1942, 299; FINLEY1985, 199-200 n. 25. Lo schema inaugurato da Fredrich, per cui in periodi di dipendenza da Atene l’arconte doveva essere necessariamente ateniese, si ritrova invariato in SHERK 1990b, 270-272 (cf. SHERK

1990a, 273), che tende a teorizzare, con inutile schemati-smo, che gli arconti di Lemnos sono ateniesi quando il loro nome è noto e rientra nelle liste degli arconti attici.

49IG XII VI 1. 261, linee 1, 4-5. L’argomento è stato già

adeguatamente trattato da CARGILL1995, 145-152; SALO

-MON1997, 109-119.

50Sette arconti sono noti dalla documentazione degli

horoi, per cui v. Eumelides (CULASSOGASTALDI2008a, n° 7), Arriphron (n° 8), Nikodoros (nn° 9-10), Archias (n° 10), Phanokles ed Eresides (n° 13), Menaichmos (n° 14). Ulte-riori dieci arconti sono inoltre testimoniati da altra docu-mentazione epigrafica: si tratta di Hegesarchos (ACCAME

1948, n° 1); Aristeides e Demetrios (n° 3); Kallimachos (n° 4); Aischines (n° 6); Nikias Sounieus (n° 11); Pheidantides (n° 16); Ktesippos (BESCHI2000a, n° 23); Thymelikos Tho-rikios (FOLLET1978); Poblios Ailios Ergochares Prospaltios

(IG XII 8, 27). Il nome dell’arconte è lacunoso in ACCAME

1948, n° 2. Un solo arconte, Arriphron (CULASSOGASTALDI

2008a, n° 8), proviene dalla chora di Myrina; Thymelikos Thorikios (FOLLET1978) è testimoniato da un documento che, pur conservato nel Kastro di Myrina, allude a magi-strature rapportabili al territorio di Hephaistia.

51IG XII 8, 4. La cronologia del documento si addensa

in-torno alla metà del IV secolo per caratteristiche di tipo for-mulare. Cf. AO 2951; CARGILL1995, 68-69, 233-234, n°

673; PAA 511650; BESCHI2001a, 194.

52IG XII 8, 5. Cf. APF 12612; AO 2707; CARGILL1995,

234-235, n° 1140; PAA 813928; BESCHI2001a, 194. 53Per il V secolo, v. la rilettura di IG I3379 (415/414 a.C.)

operata da MATTHAIOU- PIKOULAS1989, 122-123 (stra-thgoi` ejn ïEf[aistivai˜; cf. SEG XXXIX 22). Il riferimento d’obbligo è all’Athenaion Politeia aristotelica, la quale ci informa che gli Ateniesi inviavano un ipparco a Lemnos (61, 6: ceirotonou'si de; kai; eij~ Lh'mnon i{pparcon, o}~ ej-pimelei'tai tw'n iJppevwn tw'n ejn Lhvmnw/) e inoltre che ma-gistrature, genericamente definite archai, erano inviate a

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hipparchos, già ben noto dall’Athenaion Politeia aristotelica tra le cariche di nomina centrale e

detentrici di uno stipendio per sopperire alle esigenze della sitesis, contribuisce a comporre il pa-norama delle magistrature di alto livello, il cui ruolo è confermato dalla documentazione

epigra-fica54. A livello locale invece il keryx, che nel IV secolo e ancora nell’età ellenistica ha il compito

di proclamare i meriti degli onorati agli agoni tragici delle Dionisie, rende evidente, proprio nel ruolo ricoperto in tale cerimonia pubblica, la vicinanza istituzionale e consuetudinaria con la

ma-drepatria attica55. La voce del keryx, è forse superfluo ricordare, costituisce inoltre il collante

at-torno a cui si riunisce tutta la comunità, tenuta informata e convocata proprio dalla capacità dell’araldo di raggiungere i cittadini capillarmente sparsi nello spazio cittadino e nella chora ur-bana56.

In un prezioso documento di età licurghea, invece, è attestato l’incarico di boones, ossia del funzionario delegato ad acquistare le vittime sacre e a rivenderne le pelli. Tale magistratura dimo-stra nel modo più chiaro, anche sotto quest’ultimo aspetto, la conformità della cleruchia rispetto alla madrepatria, dal momento che l’ufficio di vittimario appare circoscritto ad Atene, in un arco di tempo limitato. Di notevole rilevanza sociale, esso è assimilabile, per l’impegno finanziario ri-chiesto, a una vera e propria liturgia. Qui, a Lemnos, è dichiaratamente annuale ed è elettivo, ma è ricoperto da un individuo di Metimna, che è uno straniero residente e probabilmente un isoteles. Nel corso della sua storia politica, infatti, la cleruchia ospitò un nucleo consistente di meteci,

ten-denzialmente provenienti da aree geografiche prossime o frontaliere57.

La popolazione è organizzata nelle tradizionali tribù clisteniche, che seguono la madrepatria

nelle rispettive composizioni numeriche di dieci, prima del 307, e di dodici, dopo il 30758. In

par-ticolare, risulta interessante osservare che le tribù attiche, presenti a Lemnos, godono di una loro

Samos, Skyros, Lemnos e Imbros (62, 2: lambavnousi de; kai; o{sai ajpostevllontai ajrcai; eij~ Savmon h] Sku'ron h] Lh'mnon h] [Imbron eij~ sivthsin ajrguvrion). Su una fun-zione datante di strateghi e ipparchi per l’anno 166, v. IG II21224, frr. ac, linee 1011 (ejpi; de; Lh`mnon str[ath

-g]ou`nto~ Filarcivdou Paianievw~, iJpparcou`nto~ to; deuv[teron T]elesidhvmou tou` ≠Ami[n]ivou ïEkalh`qen). Per una documentazione più tarda, d’età romana, relativa alla presenza sull’isola di strateghi di varia denominazione cf. IG XII 8, 26 b (tre strateghi, denominati rispettivamente ejn a[stei ejpi; tou;~ oJplivta~, ejpi; Lh`mnon, kata; povlin); IG XII 8, 27 (strathghvsanta); FOLLET1978 (strathgov~); cf. IG II21051, b 1-2, 3-4. In generale, sulla strategia ad

Atene, cf. HAMEL1998; sulla regionalizzazione del co-mando strategico e sulla progressiva specializzazione mili-tare nell’età di Antigono Gonata, ma con attenzione alle linee di sviluppo rispetto al passato, v. KRALLI2006,

542-561. Sulla presenza di cinque strateghi a Samos, oltre allo stratego inviato da Atene, v. HALLOF- HABICHT1995, col. XI, linee 13-18. In generale sulla presenza di strateghi negli insediamenti ateniesi del IV secolo, v. CARGILL1995, 141-143; sull’ipparchia, con particolare riferimento a Lemnos, BUGH1988, 208-218.

54V. supra, n. 19; cf. inoltre IG II21224, fr. a, linee 11-12

(166 a.C.).

55IG XII 8, 4 (IV secolo); IG XII 8, 7 (fine del IV secolo);

possibile integrazione IG XII 8, 15; cf. IG II21223 (post

167/6), linee 10-12 (proclamazione per parte dell’agono-thetes e del keryx). Sull’analoga funzione svolta dal keryx a Imbros, v. IG XII 8, 53, linee 15-18; cf. IG XII 8, 55. A Lemnos, inoltre, un keryx della bule ha funzione eponimica in IG XII 8, 26 b (età romana). Sulla tradizione attica di proclamare i meriti degli onorati agli agoni tragici delle Dionisie, v. una discussione in WILSON- HARTWIG2009,

17-27. Su un hierokeryx, incaricato di iscrivere i nomi degli schiavi manomessi dai loro padroni su una stele degli af-francamenti esposta nel locale Kabirion (il verbo è signifi-cativamente sthlografei`n), secondo le disposizioni di un apposito psephisma, v. ACCAME1948, n° 16; cf. BESCHI

2000a, 40 n° 16; sulle stele di manomissione lemnie, v. il contributo, in questo stesso volume, di F. Rocca. Non sap-piamo, invece, in quale cornice festiva contestualizzare con esattezza la presenza di synagonisamenoi, provenienti da più città (IG XII 8, 10), atleti probabilmente che, nell’ultima età ellenistica, affluirono sull’isola per partecipare a un evento sportivo oppure anche a competizioni di taglio cul-turale.

56ARIST., Pol. VII 4, 11 (1326 b): la voce dell’araldo

co-stituisce proprio il metro per regolare la giusta dimensione raggiungibile dalla città ideale.

57ACCAME1948, n° 11. Cf. AGORAXVI 75 (paulo post a.

337); IG II21496 (331/330). Sul prestigio della

magistra-tura, v. D. XXI (In Mid.) 171 e inoltre i lessicografi HAR

-POKR., PHOT. s.v. bowvnh~, Suda b 384. La presenza di non

Ateniesi, siano essi meteci o liberti, dovette rappresentare una parte sensibile della popolazione residente: su tale ar-gomento, v. CULASSOGASTALDIcdsa.

58Per la più antica citazione delle tribù clisteniche, v. IG

I31477; cf. inoltre IG I31164-1165. Le tribù sono dieci in

ACCAME1948, n° 4 (documento da datare alla fine del IV

secolo, ma v. ACCAME1948, 81, con datazione alla seconda metà del III secolo, con i dubbi, tuttavia, già espressi da CARGILL1995, 167-168); sono dieci anche in ACCAME1948, n° 2, da ridatare agli anni trenta-venti del IV secolo, per cui v. ora CULASSOGASTALDI2011b; sono dodici in ACCAME

1948, n° 6, da ridatare tuttavia al III-II secolo a.C. (75/74 per Accame, sulla base dell’arconte inteso erroneamente come ateniese).

(17)

capacità economica e sono in grado di concedere prestiti, derivanti dalla proprietà di beni immobili, come provano, per il IV secolo, un horos attestante un procedimento di prasis epi lysei a vantaggio dei fileti della tribù Akamantis e, in parallelo, un prezioso documento attico noto già da tempo, che attesta l’esistenza a Lemnos di beni immobili (nella fattispecie un chorion) di proprietà della

tribù Antiochis59. La presenza di molte altre forme di associazionismo, a base cultuale o

sempli-cemente sociale, emerge con evidenza dai cippi di garanzia. Un collegio di orgheones dediti al culto di Herakles e gruppi organizzati di eranistai sono in grado di erogare microcrediti che po-trebbero suggerire, per la modesta entità della somma prestata, possibili finalità di welfare di tipo

assistenziale60. Tra tutti i gruppi, poi, sono gli Homochytroi a costituire senza dubbio l’associazione

più singolare, che raccoglie al suo interno “coloro che condividono le medesime pentole”. Essi sono cioè gli adepti di un culto probabilmente cabirico, che celebravano i loro riti con una cultualità incentrata sulla koine hestiasis, in un arco temporale di IV secolo. Anche “i compagni di pentole” erogarono un prestito di entità minima attraverso una prasis epi lysei, corrispondente a sole cin-quanta dracme, che si configura come il credito più basso in assoluto tra quelli a noi noti per l’intera serie documentaria; solamente un altro cippo lemnio ci documenta un caso di ipoteca per lo stesso importo61.

Tra le istituzioni connesse con il santuario di Chloi ricordo in particolare l’ekklesia ton

tetele-smenon, cioè l’assemblea degli iniziati, che si riuniva nel Kabirion di Chloi ed è attestata per il IV

secolo e per l’età ellenistica62; alle sue dipendenze lavora un grammateus, che consente di dare

corso agli atti amministrativi e cultuali, mentre un tamias ton hieron chrematon è eletto

diretta-mente dagli iniziati, con compiti di amministrazione finanziaria63.

Il santuario cabirico svolge le proprie funzioni sotto il patronato della città di Hephaistia, per ragioni di evidente prossimità geografica. In particolare l’area sacra ospitata sul promontorio di Chloi fu delegata all’esposizione dei decreti della stessa città di Hephaistia, come è provato da un

decreto che fu rinvenuto nel santuario e che attesta tale pratica per il III secolo64. Non diversamente

le deliberazioni della città di Myrina erano custodite, iscritte su stele, nel santuario extraurbano dedicato ad Artemide, localizzato presso il Capo dell’Osservatorio, a partire certamente dall’inizio

del IV secolo, quando fu iscritto il più antico decreto del demos di Myrina65. Queste due

testimo-59CULASSOGASTALDI2008a, n° 4; SEG III 117, con

di-scussione in CULASSOGASTALDI2008b, 274. Sulla capacità economica delle tribù, v. ora PAPAZARKADAS2011, 99-111. 60CULASSOGASTALDI2008a, nn° 5, 10-11. Su tali

asso-ciazioni, v. ora recente discussione, con opportuni rinvii bi-bliografici, in PAPAZARKADAS2011, 191-211; FARAGUNA

2012, 129-153; cf. anche ISMARD2010, 286-291.

61CULASSOGASTALDI2008a, n° 7 (prasis epi lysei); cf.,

per l’ipoteca di cinquanta dracme, CULASSOGASTALDI2008a,

n° 13. Il censimento offerto da MILLETT1985, XXXII Table B indica che in Attica la somma minima garantita da una semplice casa in un procedimento di prasis epi lysei corri-sponde a cento dracme, per cui v. MILLETT1985, n° 80A (= LALONDE1991, n° H114). Per un’ipoteca di cinquanta-cinque dracme, v. SEG XLI 129. È possibile tuttavia che la prassi non prevedesse di dare pubblicità ai prestiti di scarsa rilevanza, come suggerisce FINLEY1985, 97. MILLETT1991, 177-178 sottolinea poi in particolare la scala modesta delle operazioni di credito concesse dalle associazioni cultuali.

62ACCAME1948, nn° 2-4 (l’assemblea è ricordata come

ekklesia alle linee 3-4 e come demos alla linea 9). 11; cf. ACCAME1948, n° 7, linee 1 e 3-4.

63L’esistenza di un grammateus ton tetelesmenon è

ipo-tizzabile sulla base di una possibile integrazione delle linee 3-4 di ACCAME1948, n° 7. Per il tamias ton hieron chrema-ton, v. ACCAME1948, nn° 2 e 4. Un tamias militare, detto ton stratiotikon, la cui menzione è frutto di convincente in-tegrazione in ACCAME1948, n° 6, ha il compito di erogare i denari per l’incisione e l’esposizione delle stele, con

pro-cedure replicanti in tutto e per tutto le figure istituzionali di Atene; in ultimo deve rendicontare di fronte al demos. Cf. HENRY1984, 80-83; HENRY1989, 277-292 per il dettaglio

della magistratura finanziaria, riscontrabile in modo ricor-rente nella documentazione attica posteriormente al 229 a.C., anche se la sua prima comparsa precede di pochi de-cenni.

64ACCAME1948, n° 5, ove alle linee 7-8 l’integrazione

kai; sth`sai ejn tw`i] iJ.erw`i tw`n K[abeivrwn: appare certa.

Anche il documento ACCAME1948, n° 6 mostra di essere un decreto della bule di Hephaistia, esposto nel luogo di culto extramuraneo. Ricordo che a Imbros, IG XII 8, 50 (III-II sec. a. C. per l’editore), linea 6, un decreto onorario è esposto nel cortile del prytaneion.

65Il riferimento è a IG XII 8, 2. La certezza di aver

iden-tificato il tempio di Artemide come luogo di esposizione dei decreti fu già acquisita da PARKER1993, 122; BESCHI

2001a, 194-195, che valorizzano la testimonianza di IG II2

1224 (166 a.C.), linee 23-24, ove il decreto attico ordina l’esposizione di due copie su stele marmorea, una da pre-sentare ad Atene sull’acropoli, l’altra a Myrina nel santuario di Artemide. La preziosa testimonianza consente di ricono-scere nelle strutture archeologiche del Capo dell’Osservatorio [ArchDelt 50 (1995) B’2, 692-693] proprio il tempio di Ar-temide, nelle cui immediate propaggini vennero alla luce i decreti della città di Myrina (giardino Pantelidis). Nella co-struzione della dimostrazione, tuttavia, non è possibile attri-buire eccessiva fiducia alle integrazioni di IG XII 8, 6, linee 9-10 (∫ejn tw`i iJer˜w`i t∫ou`˜), avanzate da Fredrich e accolte

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