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Il ruolo del territorio e della territorialità nello sviluppo locale sostenibile

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Academic year: 2021

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IL RUOLO DEL TERRITORIO E DELLA TERRITORIALITA NELLO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE

Milena Viassone

Dottoranda in Direzione aziendale presso la Facoltà di Economia dell'Università di Cassino

Sommario: 1. Premessa. 2. Problematiche connesse alla definizione di "Sviluppo locale". 3.

Territorio e territorialità nello sviluppo locale: il modello SLoT. 4. Analisi della domanda e dell'offerta territoriale nell'ottica della creazione di valore. 5. Sostenibilità e valorizzazione dei Sistemi Locali Territoriali.

1. Premessa

La globalizzazione e l'internazionalizzazione delle imprese hanno prodotto non solo un allargamento dei confini dei mercati di prodotti e servizi ma anche, per paradosso, il ritorno al territorio come fattore pri-mario di sviluppo delle diverse economie regionali. Questa rivoluzione copernicana, sancita anche dalla celebre frase "live local, work global", sempre più ha trascinato con sé un nuovo concetto di territorio come "insieme di interazioni coordinate gestite da un'azienda pubblica", che ha ampliato i confini delle aree regionali e ha scatenato la competizione territoriale.

Molto spesso il territorio è pensato come semplice destinatario di effetti provocati da azioni sociali, politiche ed economiche, come la superficie su cui si proietta qualcosa già disegnato altrove2; se così fosse le politiche territoriali non dovrebbero essere attuate, in quanto inutili. La dimensione territoriale, invece, sembra assumere un ruolo sempre maggiore all'interno dei processi di sviluppo locale e delle politiche volte alla sua promozione. Lo sviluppo di un sistema produttivo è, infatti, strettamente collegato allo sviluppo del suo territorio, intendendo per territorio non soltanto l'aspetto geografico, macroeconomico ma tutti quei soggetti pubblici e privati e quei fattori che contribuiscono a forni-re una configurazione ad un contesto sociale, economico ed istituziona-le e a determinare la sua competitività. Rientrano in questo contesto istituziona-le istituzioni pubbliche3, le forze imprenditoriali e lavoratrici con le loro conoscenze tecnologiche e le loro attitudini, le infrastrutture economi-che e sociali, l'assetto urbanistico, le scuole, le baneconomi-che locali, i servizi ecc. Lo sviluppo del territorio non è altro che l'esito di processi dinamici estremamente complessi che devono essere progettati, indirizzati e gestiti. Per crescere e competere è necessario cooperare valorizzando le risorse disponibili, promuovendo e programmando interventi in grado di coinvolgere gli operatori pubblici, quelli economici privati e le profes-sionalità locali. Le azioni di sviluppo locale devono essere dunque volte alla valorizzazione delle persone, dell'ambiente e delle imprese, attraver-

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so la costruzione di sinergie tra i soggetti economici, le risorse del terri-torio, le comunità locali e le istituzioni. A tale proposito sarà proposta un'attenta analisi del modello concettuale dei Sistemi Locali Territoriali (SLoT), il quale tende a fornire una descrizione delle relazioni tra inte-razione sociale, potenzialità del territorio locale, governance e sviluppo4.

A favore della valorizzazione del locale gioca una nuova tematica che si è andata affermando nelle politiche territoriali ed è identificabile nel-l'ottica della sostenibilità. L'espressione "sviluppo sostenibile" è diventata molto popolare sul finire degli anni Ottanta e tuttora continua ad avere un importante ruolo di stimolo e discussione. "Lo sviluppo è definito sostenibile quando soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni" e l'ottica ad esso sottostante privilegia tutti quegli stru-menti atti a creare o rafforzare il raccordo tra i grandi obiettivi di valo-rizzazione ambientale e le necessità dell'azione locale. Nella competizio-ne tra governi e imprese è quindi a livello locale che bisogna indagare e pianificare, creare ricchezza e puntare sulla conoscenza e sull'informa-zione.

2. Problematiche connesse alla definizione di "Sviluppo locale" La riflessione su cosa sia lo sviluppo locale ha sempre accompagnato le diverse tappe della storia umana (Vallega, 1995; Dallari, 1998). L'espressione "sviluppo locale" risulta, infatti, di facile comprensione ma di difficile definizione. Già nel 1991 Dematteis sosteneva che par-lando di sviluppo locale tutti ci capiamo (o almeno crediamo di capirci) ma, chi ha provato a definire scientificamente questo concetto appa-rentemente semplice si è trovato ben presto su un territorio dai margini incerti, dovendo definire un termine di valore metaforico, capace di applicarsi a fatti osservabili diversi e di suggerirne differenti interpreta-zioni. Nell'ultimo decennio il tema dello sviluppo locale è stato ampia-mente discusso sia sul piano della ricerca che su quello della formazio-ne di adeguate politiche. La formazio-necessità di conservare condizioni di beformazio-nes- benes-sere economico e sociale e le risorse ambientali devono confrontarsi con una situazione di forte squilibrio territoriale che caratterizza anche le regioni sviluppate. I più recenti contributi di ricerca provengono da ambiti disciplinari eterogenei che vanno da quello più propriamente geografico, a quello urbano, economico, sociologico, politologico e con-vergono su due principali filoni di ricerca relativi alla definizione dell'e-spressione sviluppo locale e alle caratteristiche dei luoghi in cui esso è attuato.

Il termine "sviluppo" deve essere considerato in senso ampio, sfug-gendo ai determinismi storico-geografici, economici e politico-sociali con cui sono spesso stati rappresentati i destini delle collettività terri-toriali; lo sviluppo locale può manifestarsi sotto forme diverse e occor-

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rerà rispondere con azioni localmente differenziate ad esigenze genera-li. Questo concetto riprende il pensiero di Marshall, il quale concepiva il distretto industriale come forma organizzativa che sfugge alla pre-sunta necessità della concentrazione di capitale e che si realizza secon-do le modalità più varie in relazione a specifici intrecci locali di ester-nalità5.

La seconda componente si sofferma sul concetto di "locale"; in que-sto senso lo sviluppo locale diventa sinonimo di sviluppo endogeno, radicato, di un progetto in cui le componenti economiche hanno pur sempre un ruolo importante, ma secondario rispetto a quelle culturali6. Il locale emerge quindi come riferimento geoeconomico delle competiti-vità e dello sviluppo (Gemmiti, 2000, p.48), e quindi si sviluppa il con-cetto di area sistema (Garofoli, 1991), di sistemi locale di lavoro (SLoL. AA.VV., 1997), di Sistemi Locali Sostenibili (SLoS, Cencini e Menegatti, 2001) e di Sistemi Locali Territoriali (SloT, Dematteis, 2001). L'attenzione rivolta alle risorse e agli attori locali come base dei processi dello sviluppo necessita di una riflessione critica sugli ambiti territoriali su cui si svolgono tali processi poiché da essi emergono le problemati-che relative ai confini, alle delimitazioni territoriali e alle caratteristiproblemati-che territoriali in cui e attraverso cui si costruiscono tali processi7. Risulta quindi indispensabile fornire una demarcazione del confine e dunque una delimitazione delle diversità presenti fra diverse forme di territoria-1110.

Spesso gli interventi di sviluppo locale sono ancora identificati in quelle azioni strutturali, basandole sui fattori definiti intangibili, la valo-rizzazione dei quali è in grado di creare un vantaggio competitivo dura-turo e inimitabile. Al fine di individuare i fattori che portano al successo di un'area è indispensabile individuare le componenti immateriali che fanno di un territorio un ottimo luogo in cui insediarsi. Essi possono essere identificati nello spirito locale, nella cultura della gestione e dei servizi all'impresa, nel sistema dei valori civili e sociali, nel livello di benessere della comunità locale, nella qualità dei sistemi giuridico amministrativi, nella sensibilità verso ciò che riduce i costi e accelera i tempi, nelle opportunità di formazione continua del capitale umano e nella presenza di reti integrate9. I fattori intangibili costituiscono un punto di forza del territorio quando stimolano l'attrazione di investimen-ti, l'innovazione e il benessere generale ed è necessario che vengano ana-lizzati insieme agli elementi tangibili al fine di costruire un ambiente idoneo all'insediamento di attività produttive. Questi fattori rendono un prodotto inimitabile in quanto:

D Sono fattori inimitabili.

o Di difficile generazione per il lungo tempo necessario e l'elevato costo di creazione.

o Possono essere acquistati da aree che già dispongono di questi fattori. o Hanno un carattere idiosincratico che li rende utilizzabili solo

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Dimensioni e caratteristiche del mercato Tessuto industriale locale Caratteristiche geografiche Elementi tangibili del territorio Struttura urbanistica e patrimonio immobiliare Infrastrutture Patrimonio culturale e artistico Sistema dei servizi pubblici Fig.l. Le componenti intangibili del territorio

Fonte: Cairoli, 1999.

Un fattore intangibile a cui occorre prestare particolare attenzione è la presenza di reti locali. Nel contesto dell'analisi territoriale la rete può assumere due diversi significati:

D Un significato letterale: la rete è considerata come insieme di infra-strutture lineari interconnesse come strade, canali, cavi.. .o puntuali come porti, aeroporti, teleporti... tra cui corrono flussi di merci, per-sone energie, informazioni, denaro.

Un significato traslato: la rete può rappresentare relazioni e connes-sioni tra soggetti, anche indipendentemente dalla localizzazione dei percorsi, dalla individuazione dei tramiti infrastrutturali e delle loro caratteristiche.

Si tratta ovviamente di un'estrema semplificazione, che appiattisce su un unico livello (locale) tutte le possibili articolazioni territoriali inter-medie (regionali, nazionali e plurinazionali) ma vuole sottolineare come l'esistenza di reti locali sia quindi condizione necessaria per la formula-zione di nuove idee, per l'ampliamento dei confini delle aziende presenti sul territorio, per la diffusione capillare di informazioni e di innovazioni tecnologiche.

Occorre però sottolineare che, nonostante l'importanza assunta dai fattori intangibili, è necessario mantenere sempre un sostanziale equili-brio tra essi e le componenti tangibili del territorio, valutando le risorse assorbite dalle stesse e la necessità di creare provvedimenti per valoriz-zare al meglio il territorio.

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Impatti Effetti Interessi Bisogni Problemi In itinere Ex-ante Ex-post

Obiettivi Input Output

Rilevanza Coerenza Efficienza Efficacia

Gli interventi di politica economica a livello locale si porranno quindi

come principale obiettivo l'incremento dello sviluppo economico,

dell'oc-cupazione, del tenore e della qualità della vita di un gruppo di cittadini e

di imprese localizzati su un territorio circoscritto. In un primo momento

occorrerà quindi identificare gli interessi, i bisogni e i problemi presenti

su un determinato territorio; successivamente verranno definiti gli

obiet-tivi specifici della politica, gli input necessari al loro raggiungimento e gli

output dell'azione pubblica che avranno effetti sulla società (Fig. 2).

Fig. 2. - Obiettivi, input ed output di un territorio

Fonte: Means, 1999.

3. Territorio e territorialità nello sviluppo locale: il modello SLoT

Spesso parlando di sviluppo locale si fa cenno al territorio in modo

frettoloso senza poi applicare il concetto nella pratica. A volte viene

posto l'accento sul ruolo passivo del territorio, altre esso è considerato

come l'insieme delle relazioni esistenti tra soggetti che si trovano in una

determinata zona ben delimitata, altre ancora viene definito come un

insieme di valori imprescindibili. E' dunque importante indagare il ruolo

giocato dalla territorialità nel processo costitutivo dello sviluppo locale".

A tale scopo lo strumento di lettura privilegiato in ambito geografico è

costituito dal milieu, il quale comprende gli elementi che costituiscono il

fondamento dell'unità locale.

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Negli ultimi anni il ruolo sempre più centrale assunto dal territorio ha iniziato ad interessare anche il mondo anglosassone; si è assistito inoltre ad una crescente attenzione verso la dimensione regionale e loca-le nei processi di sviluppo localoca-le dando vita ad un dibattito non ancora concluso sulla definizione di territorio che contrappone la teoria di Sack a quella di Raffestin. Il primo autore interpreta la territorialità come il tentativo di un soggetto o di un gruppo di soggetti di controllare un'area geografica denominata territorio. Completamente diversa è la posizione di Raffestin il quale definisce la territorialità un "insieme di relazioni che nascono in un sistema tridimensionale società-spazio-tempo in vista del raggiungimento della più grande autonomia possibile compatibilmente con le risorse del sistema"12. E'così possibile distingue-re una territorialità passiva che, attraverso strategie di controllo, tende ad escludere i soggetti e le risorse ed una territorialità attiva, generata dall'azione collettiva dei soggetti locali, con un ruolo di mediazione sim-bolica. In particolare, con riferimento ai processi di sviluppo, si è passati da un approccio top- down che attribuiva al territorio un ruolo passivo ritenendolo unicamente il destinatario di una serie di interventi ad uno bottom-up che considera il territorio come patrimonio comune da valo-rizzare 13(Fig.3).

Fig. 3. Dalle politiche top-down alle politiche bottom-up

Traditional development policies Local economic development 1. Top-down approach in which

decisions about the areas where intervention is needed are taken in the centre

1. Promotion of development in all territories with the initiative often coming from below

2. Managed by the central administration

2. Decentralised, vertical co-operation between different tiers of government and horizontal cooperation between public and private bodies

3. Sectoral approach to development 3. Territorial approach to development (locality, mileu)

4. Development of large industrial projects, that will foster other economic activity

4. Use of the development potential of each area, in order to stimulate a progressive adjustement of the local economic system to the changing economic environment 5. Financial support, incentives ad

subsidies as the main factor of attraction of economic activity

5. Provision of key conditions for the development of economic activity

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Un ruolo estremamente importante è quello giocato negli ultimi anni dalla globalizzazione, non tanto in tema di omologazione delle diverse situazioni geografiche, bensì in tema di rafforzamento della scala regio-nale rispetto a quella nazioregio-nale (Lizza, 1996) e della scala locale, conside-rata come insieme di elementi costitutivi dell'identità territoriale. Il con-cetto di territorio può essere analizzato sotto tre diverse prospettive: • Prospettiva organicistica: essa tende a concentrarsi su due diversi aspetti: - Le caratteristiche naturali dei luoghi: le particolarità di un sistema

ter-ritoriale sono considerate come naturalisticamente date e il territorio non è altro che un ambito territoriale definito da un sistema dei prezzi semi-autonomo e percepibile14;

- La costituzione delle peculiarità del luogo nel corso dell'evoluzione sto-rica: la fisionomia dei sistemi territoriali può essere solo il frutto di un apprendimento di lungo termine e quindi non si ammettono possibilità di sviluppo al di fuori delle vocazioni storicamente determinatesi15. • Prospettiva costruttivistica: il territorio è considerato come esclusivo

risultato dell'interazione tra gli stakeholders e le risorse territoriali. I contesti territoriali di riferimento diventano quindi dei veri e propri contenitori dell'azione in cui gli attori cooperano ed effettuano scambi. • Prospettiva dei sistemi locali territoriali: al fine di rendere operativa la

concezione attiva e passiva della territorialità nei processi di sviluppo è stato elaborato un modello concettuale che, partendo dalle caratteristi-che delle varie realtà territoriali, costruisce dei sistemi sociali e territo-riali. A tal fine occorre ricordare che il primo modello semplificato di SLoT (Sistema Locale Territoriale) è stato presentato in una ricerca nazionale PRIN-MIUR. Con il termine SLoT si vuole descrivere una rete locale di soggetti che, in funzione dei rapporti intercorsi tra di loro e con le specificità territoriali dei milieu locali in cui operano, si com-porta come un soggetto collettivo16. Esso appare composto da quattro elementi principali i quali, tentano di costruire un sistema territoriale in grado di perseguire autonomamente gli obiettivi di sviluppo pro-grammati:

- La rete dei soggetti locali: essa è formata dall'insieme delle relazioni tra soggetti presenti o attivabili in un territorio locale (Dematteis, 2003); - Il milieu locale: da sempre nel linguaggio francese, questo concetto è

presente da un decennio nella letteratura internazionale; tale termine identifica l'insieme delle condizioni favorevoli allo sviluppo presenti nel contesto territoriale in cui opera una certa rete di soggetti; in letteratu-ra sono presenti due principali concezioni di milieu: il milieu innova-teur17, il quale riflette sulle modalità di interazione delle organizzazioni territoriali con le strategie di innovazione delle imprese e il milieu urbano, sviluppato nell'ambito delle discipline geografiche. Da queste considerazioni emerge l'importanza di conoscere il milieu per la sua portata strategica; questo necessita di un breve cenno al processo di sedimentazione, di riconoscimento, di valorizzazione e quindi di patri-monializzazione che lo interessano. La prima fase chiamata territoria-

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/izzazione consiste nella riduzione della complessità territoriale intesa

come sovrabbondanza di possibilità; nella seconda fase (deterritorializ-zazione) si assiste al passaggio da un sistema politico-economico ad un altro in seguito a trasformazioni radicali quali crisi sociali, economi-che e politieconomi-che. La terza fase, la Riterritorializzazione, si verifica nel momento in cui si giunge al superamento della discontinuità, ovvero al consolidamento del cambiamento. Ogni fase deposita specifici sedi-menti cognitivi e materiali che tendono a stratificarsi nel tempo. - Il rapporto della rete locale col milieu locale e con l'ecosistema: consiste

nel convertire potenzialità presenti nel milieu in valori attraverso pro-cessi di trasformazione dell'ambiente;

- Il rapporto interattivo della rete locale con reti sovralocali: consiste nel-l'insieme di tutte quelle azioni volte a modificare la composizione della rete locale, il milieu e il rapporto con l'ambiente locale importando valori esogeni che modificheranno, in un secondo tempo, le reti e gli ambienti sovralocali in cui essi si trovano.

Fig. 4. Le relazioni tra rete locale, milieu ed ecosistema

RETI SOVRALOCALI Sviluppo RETI SISTEMA LOCALE TERRITORIALE MILIEU TERRITORIALE Sostenibiliià AMBIENTE Fonte: Dematteis, 2001.

Risulta dunque indispensabile definire il livello territoriale d'analisi (nazionale, regionale, provinciale, comunale). L'articolazione territoriale gioca infatti un ruolo importantissimo nell'attribuzione delle diverse competenze ai vari livelli di governo poiché in un sistema maggiormente accentrato, l'indirizzo strategico verrà definito dagli enti territoriali di livello superiore mentre in un sistema decentrato gli enti territoriali di livello inferiore avranno, seppur limitata, autonomia decisionale 18. Occorre, però, sottolineare che a qualsiasi livello territoriale considerato19, la concertazione va implementata qualificando un organo di governo che indirizzi e guidi le relative politiche di sviluppo del terri-torio, svolgendo, così, un'azione di metagoverno20. Nello sviluppo della strategia di concertazione sociale sarebbe auspicabile l'affioramento, ai diversi livelli territoriali, di un'istituzione pubblica che si preoccupi del governo del sistema territoriale. Si rileva infatti una sostanziale differen-

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za tra il ruolo svolto dall'Organo di governo rispetto al

metaorganizzato-re21 che può essere di più facile comprensione riprendendo i due modelli

per il governo delle istituzioni pubbliche: il New Public Management

(N.P.M), che affida all'amministrazione pubblica un ruolo dirigista e la

Public

Governance

(PG.), che sostiene un'azione di coordinamento tra

pubblico e privato. La filosofia ispiratrice della concertazione sociale

sembrerebbe orientata ad una visione di

governance

in quanto riveste le

amministrazioni pubbliche di raccordo e armonizzazione delle diverse

tipologie negoziali che si sviluppano sul territorio di propria pertinenza.

Emerge, però, la tendenza da parte di numerosi enti regionali del

meri-dione a partecipazioni più dirette, in linea con quanto previsto

dall'A.S.V., sia per il contratto d'Area, sia per la sottoscrizione del Patto

Territoriale, al fine di attivare condizioni di consonanza e di risonanza

con i sovrasistemi e tra i subsistemi22.

Fig. 5. L'evoluzione dei modelli di governo della PA

Fonte: Monetta, Sarno, 2003.

4. Analisi

della domanda e dell'offerta territoriale nell'ottica della

creazione di valore.

I sistemi territoriali si trovano proiettati in uno scenario competitivo

estremamente acceso, che li vede costretti, per "sopravvivere", a

concen-trare i propri sforzi nella creazione di condizioni il più possibile ottimali

e tali da soddisfare la domanda interna ed attrarre quella esterna.

Per poter realizzare questo obiettivo è necessario definire, in via

con-tinuativa, un'attività di analisi e monitoraggio della domanda, seguita da

interventi mirati di adattamento dell'offerta alle esigenze e ai bisogni

rile-vati23. La domanda territoriale è l'insieme delle esigenze e dei bisogni

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espressi da una serie di soggetti, che risultano in vario modo collegati o collegabili ad un certo territorio. Da una definizione così sintetica, per quanto centrata e diretta, emergono due principali interrogativi:

D Chi sono questi soggetti?

D Di quali interessi sono portatori?

In risposta ai quesiti appena espressi è possibile formulare diverse tipologie di segmentazione della domanda territoriale. Con riferimento specifico alle città., Camagni24 suddivide la domanda in tre categorie di soggetti:

o I fruitori di prodotti e servizi;

o I proprietari di terreni, immobili o infrastrutture;

o Coloro che traggono in qualche modo vantaggio dallo sviluppo dell'a-rea.

Una classificazione altrettanto interessante è quella proposta da Valdani-Ancarani25, la quale suddivide la domanda in tre gruppi di sog-getti:

o Gli stakeholders, che vengono in questo caso fatti coincidere con i pubblici interni e che risultano, a loro volta, articolabili nelle due macro categorie dei residenti e delle imprese insediate nel territorio; o I clienti/mercati, che comprendono tutte le tipologie di utenti esterni e

vengono ulteriormente suddivisi in tre categorie: i fruitori di beni e servizi offerti dalle entità territoriali, gli investitori, i potenziali resi-denti e le imprese in cerca di localizzazione;

o I policy makers, che rappresentano i soggetti facenti parte dell'ammi-nistrazione territoriale.

Un'ulteriore possibilità di articolazione della domanda territoriale che riprende in buona sostanza quelle precedentemente riportate è quel-la formuquel-lata da Quattrone26. Tale cquel-lassificazione utilizza come criterio quello dei diversi soggetti portatori di interesse nei confronti dell'area raggruppandoli in cinque categorie:

o Customers: utilizzatore dei prodotti/servizi dell'area la cui utlità risul-ta massimizzarisul-ta dall'incremento del livello di qualità della virisul-ta. Gli appartenenti a tale gruppo possono ulteriormente essere suddivisi in fruitori di servizi residenziali, fruitori di servizi pubblici e fruitori di servizi localizzativi

o Stockholders: proprietari di terreni, fabbricati o infrastrutture la cui utilità si massimizza attraverso l'incremento di valore economico di tali componenti.

o Stakeholders: portatori di un interesse collegato al buon funzionamen-to del sistema terrifunzionamen-toriale poiché da esso derivano per loro maggiori possibilità di profitto.

o Policy-makers: particolari figure cui è assegnato il compito di proietta-re il sistema amministrativo in un'ottica di tipo manageriale, al fine di renderlo più attento e sollecito nella soddisfazione dei bisogni espres-si dagli utilizzatori dell'area.

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ti che decidono di investire nell'area ovvero i produttori di investimen-ti esogeni.

Grazie a tale modello di classificazione il primo degli interrogativi posti ha trovato risposta. Rimane ora da comprendere quali siano le aspettative che tali soggetti nutrono nei confronti di un'area territoriale; a tal fine si ritiene utile ricorrere ad un'ulteriore suddivisione della domanda territoriale basata sul criterio di appartenenza o meno del ter-ritorio e che prevede la bipartizione in:

Domanda territoriale interna D Domanda territoriale esterna27

Fig. 6.

La domanda territoriale interna ed esterna

P E E N

NATURA DELL'UTENTE

Imprese Persone fisiche

A o Imprese sul territorio o Cittadini

Domanda N L interna u Organizzazioni economiche locali o o Lavoratori locali

Domanda o Imprese estere o Turisti

o o esterna o o Investitori finanziari o o Nuovi residenti Fonte: Cairoli, 1999.

La domanda territoriale interna comprende tutte le organizzazioni economico-sociali e le persone fisiche residenti nel territorio. Questo aggregato vasto ed eterogeneo deve provvedere ad una distribuzione delle risorse e delle opportunità che sia il più possibile equilibrata e tale da garantire a tutti i gruppi di domanda un buon livello di sviluppo e benessere.

Qualora l'organo di governo dovesse fallire nella sua opera, commet-tendo degli errori nell'assegnazione delle risorse tali da generare dispa-rità più o meno marcate tra le categorie di attori locali, questo condur-rebbe ad una perdita di valore dell'area con conseguente diminuzione della sua capacità attrattiva e peggioramento del suo posizionamento competitivo. Da queste riflessioni risulta evidente l'enorme importanza rivestita da una corretta e tempestiva individuazione ed interpretazione degli interessi dei componenti della domanda interna.

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Procedendo verso un'analisi di questi ultimi e dei rispettivi obiettivi e aspettative, occorre effettuare una prima divisione tra imprese e persone fisiche.

Per quanto attiene le imprese, fanno parte della domanda interna quelle:

- locali28

- con sede fuori dal territorio, ma presenti su quest'ultimo con filiali o stabilimenti produttivi.

Le imprese insediate sul territorio devono essere, in primo luogo, trattenute sullo stesso e, in secondo luogo, convinte ad aumentare i pro-pri investimenti nell'area ampliando la loro attività29.

In particolare è necessario non solo che vengano mantenuti i requisiti d'area che hanno spinto gli imprenditori a collocarvi le proprie aziende (ad esempio la vicinanza a reti e nodi di comunicazioni rilevanti, la vici-nanza di altre imprese con produzioni complementari alla propria e quindi atte a divenirne fornitori, la presenza sul posto di manodopera dotata di un buon livello di istruzione e professionalità,etc) ma che que-sti vengano costantemente migliorati.

Questo è necessario affinché l'insieme dei vantaggi localizzativi e delle economie esterne, conseguibili grazie all'insediamento nell'area, continuino nel tempo a costituire vantaggi competitivi effettivi per le imprese stesse. In una simile ottica, occorre monitorare con particolare attenzione l'evolversi della condizione relativa del territorio, al fine di rilevare con tempismo l'insorgere di situazioni tali da indurre le imprese ad abbandonare l'area30.

Tra i possibili fattori che possono causare un ri-orientamento della domanda localizzativa delle imprese insediate sul territorio, i più signifi-cativi sono:

- l'insorgere di difficoltà nei rapporti con la comunità locale (es. proteste dei cittadini per l'inquinamento atmosferico o acustico o per i licenzia-menti)

- peggioramento del trattamento fiscale riservato all'impresa, magari a seguito dell'estinzione o scadenza di accordi fatti con le istituzioni al momento dell'insediamento

- acquisizioni di imprese situate all'estero - diminuzione delle vendite nel mercato locale31

- possibilità di acquisire manodopera specializzata e non a costi inferiori. Per quanto attiene, poi, la componente della domanda territoriale interna costituita dalle persone fisiche, si può dire che essa comprende principalmente due tipologie di individui:

- i residenti32

- i lavoratori occupati nelle imprese insediate sul territorio (residenti o

commuters).

L'interesse che i cittadini residenti nutrono nei confronti di un'area è duplice. Infatti, essi sono, anzitutto, portatori di un interesse di tipo eco-nomico legato alla possibilità di trovare nell'area un'occupazione il più possibile consona alla loro preparazione e soddisfacente sotto il profilo

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retributivo. Nel caso, poi, i residenti siano proprietari di immobili (stockholders), il loro interesse economico si estende anche all'incremen-to del valore dei loro possedimenti. A tali interessi, però, si affianca anche il bisogno di mantenere e, per quanto possibile, ottimizzare il livel-lo di qualità della vita. Questo implica in primo luogo che il territorio conservi nel tempo elevati standard di sicurezza e igiene ambientale (pulizia delle strade, sufficienti spazi verdi, livelli tollerabili di inquina-mento acustico, atmosferico e idrico, etc.) e, in secondo luogo, che favo-risca il fiorire di iniziative e manifestazioni culturali e la creazione di luoghi di intrattenimento e divertimento (cinema, ristoranti, pub, disco-teche, palestre, etc).

Per quanto attiene, poi, la seconda categoria di persone fisiche facenti parte della domanda interna, ovvero quella dei lavoratori occupati in imprese operanti nell'area, occorre distinguere tra:

1. Lavoratori residenti nell'area: oltre ai bisogni tipici dei residenti, essi

hanno anche una serie di interessi peculiari. Tra questi vi è, anzitutto, l'interesse a che l'impresa in cui essi sono impiegati non abbandoni il territorio. Allo stesso tempo, però, richiedono che vengano predisposti opportuni controlli da parte della autorità locali affinché le imprese rispettino le norme vigenti in tema di sicurezza, livelli minimi di retri-buzione e orari lavorativi.

2. Commuters33:

si tratta dei lavoratori pendolari, ovvero coloro che eser-citano la propria attività lavorativa in un luogo diverso da quello in cui risiedono. Tali soggetti sono dunque titolari di una doppia doman-da territoriale: una rivolta verso il territorio in cui risiedono, e l'altra verso quello in cui sono occupati. Riguardo a quest'ultima domanda si può dire che nei contenuti è pressoché simile a quella dei residenti, seppur con qualche differenza connessa, ad esempio, ad una maggiore attenzione dei commuters verso la qualità dei trasporti e la gestione del traffico.

Procediamo ora verso un'analisi della domanda esterna. Questa tipo-logia di domanda è espressa da imprese e da altre organizzazioni econo-miche in cerca di aree idonee all'insediamento di filiali e stabilimenti produttivi, da persone fisiche alla ricerca di un logo in cui vivere, lavora-re o trascorlavora-relavora-re il proprio tempo libero e da soggetti in cerca di nuove opportunità di investimento.

In particolare, i soggetti facenti parte di questa tipologia di domanda possono essere classificati in:

1. Soggetti in cerca della loro prima collocazione nello spazio: è il caso delle imprese di nuova costituzione e delle persone fisiche in cerca della loro prima residenza autonoma (es. nuovi nuclei familiari). 2. Soggetti già localizzati e dunque titolari di una domanda interna

rivol-ta al luogo in cui sono insediati, cui si aggiunge una domanda esterna rivolta ad un'altra area. Questo è il caso delle imprese che mettono in moto processi di espansione internazionale e, per quanto riguarda le persone fisiche, dei turisti.

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3. Soggetti già in possesso di una localizzazione, ma che intendono cam-biarla in quanto non più rispondente alle loro necessità.

L'origine della domanda esterna è un fattore molto importante, per-ché, a seconda della situazione in cui si trovano i soggetti che la espri-mono, è necessario formulare strategie di "attrazione" differenti.

Queste ultime, al fine di risultare il più possibile efficaci, necessitano di un'analisi capillare delle esigenze espresse dagli attori che costituiscono la domanda esterna34.

Il territorio può essere rappresentato come una

costellazione di

inte-ressi35

che sono espressi da una moltitudine di soggetti i quali, come è stato detto, possono essere divisi nelle due macro categorie della doman-da esterna ed interna. Ciascuna di esse esprime una serie di bisogni ed esigenze che, il più delle volte, sono difficili da conciliare.

Nonostante ciò, risulta di fondamentale importanza per il sistema territoriale riuscire a raggiungere una condizione di equilibrio tra domanda esterna ed interna. A tal fine occorre ricordare che non esiste una regola fissa da seguire o un metodo definito cui attenersi per rag-giungere una simile condizione, in quanto essa stessa varia da un conte-sto territoriale all'altro in funzione dei target e delle caratteristiche siste-miche proprie dell'area. l'organo di governo del territorio ha il compito, sulla base di un'attenta valutazione delle possibili prospettive di sviluppo dell'area, di stabilire quali siano quei segmenti di domanda dalla cui sod-disfazione il sistema territoriale possa ricavare maggior vantaggio, e pre-disporre, sulla base dei risultati di tale valutazione, un opportuno piano di ripartizione delle risorse disponibili.

Su questo tema, però, possono comunque essere fatte alcune conside-razioni importanti. In primo luogo, l'organo di governo non deve in alcun modo trascurare le ricadute positive che possono derivare da un adeguato potenziamento delle componenti interne.

Si afferma questo in virtù di una serie di fattori:

• La componente interna della domanda territoriale è quella che presen-ta una maggiore spresen-taticità, ovvero che risulpresen-ta più disincentivapresen-ta alla mobilità. Pertanto, pur non potendo essere assimilata ad una vera e propria fonte fissa di risorse, risulta comunque essere l'insieme degli elementi che, più probabilmente, contribuiranno, con la loro presenza, allo sviluppo dell'area.

• Gli attori facenti parte della domanda interna sono caratterizzati da un grado di controllabilità maggiore rispetto a quelli esterni e questo per-ché essi sono già interessati dalla sfera di influenza dell'organo di governo del territorio che, sulla loro condotta, gode di poteri regola-mentari e di intervento più o meno diretti. Al contrario, tali poteri non sono ancora effettivi sui soggetti esterni ed inoltre sussistono dubbi sui reali effetti che l'insediamento di questi ultimi porterà nell'ambito del sistema territoriale36.

• A causa dell'eccesso dell'offerta territoriale rispetto all'effettiva doman-da di localizzazione, i costi, e, di conseguenza, le risorse richieste per generare una carica attrattiva efficace, sono cresciuti moltissimo.

(15)

Con questo, però, non si vuole assolutamente dire che la contesa di risorse tra domanda esterna e interna debba sempre risolversi a favore di quest'ultima. Spesso, infatti, la priorità generalmente concessa agli inte-ressi della domanda interna viene ribaltata. Questo accade quando, dal-l'attrazione di componenti esterne, scaturisce un'accelerazione dei pro-cessi di crescita e di sviluppo del territorio legata all'apporto di nuove conoscenze oppure all'aumento della fiducia nel valore dell'area nutrita all'esterno, indotto dall'ingresso di soggetti con una buona fama o repu-tazione (ad esempio grandi complessi industriali che scelgono l'area come destinazione di espansioni strutturali)37.

Alla luce di tali considerazioni, si può constatare che il territorio, nei confronti della domanda esterna, si pone come obiettivo l'attrazione mentre nei confronti della domanda interna la soddisfazione al fine di assicurare l'approvvigionamento di nuove risorse e di evitare la fuoriu-scita di quelle preesistenti. Tra questi due obiettivi intercorre un legame rilevante; nel momento in cui il territorio promuove politiche mirate ad incrementare l'attrattività nei confronti di residenti e di investitori potenziali migliorando il più possibile le condizioni insediative offerte, si verifica, infatti, un aumento della soddisfazione degli esponenti della domanda interna che beneficiano, in modo più o meno diretto, dei nuovi investimenti convogliati nell'area. La relazione di tipo circolare che lega attrattività, soddisfazione e valore conduce ad un miglioramen-to progressivo all'interno dello scenario competitivo globale. Si viene così a configurare un vero e proprio circolo virtuoso di sviluppo del ter-ritorio, all'interno del quale ciascuna categoria di domanda gioca un ruolo ben preciso e si colloca all'interno di una fitta rete di relazioni ed interconnessioni il cui risultato consiste nell'aumento di valore dell'area38.

Con riferimento, invece, all'offerta territoriale occorre ricordare che il mercato dei territori è spesso caratterizzato da un eccesso di offerta; in questa situazione il cliente e le sue necessità diventano l'elemento princi-pale da prendere in considerazione. In uno scenario come quello attuale occorre, però, rendersi conto che non è possibile adattare la domanda al proprio territorio ma occorre effettuare un continuo monitoraggio della domanda al quale devono seguire interventi mirati di adattamento del territorio alle esigenze rilevate. E' importante inoltre ricordare che si sta assistendo ad un processo di globalizzazione della domanda il quale comporta una omogeneizzazione delle aspettative ricercate in un'area dagli attori locali. Il territorio dovrà quindi far leva sulle proprie risorse predisponendo piani di sviluppo strategico che ne organizzino lo sfrutta-mento nel modo più proficuo. Il piano strategico dovrebbe però essere concepito come un processo aperto e flessibile basato su linee program-matiche di riferimento, che prevedano il coinvolgimento di tutte le com-ponenti del sistema territoriale, orientato a definire una strategia39 con-divisa di sviluppo e a predisporre una strumentazione tesa al monitorag-gio del sistema e del suo macro-ambiente.

(16)

Fig. 7.

Il circolo virtuoso dello sviluppo del territorio

Fonte: Valdani, Ancarini, 2000.

5. Sostenibilità e valorizzazione dei Sistemi Locali Territoriali Tra gli elementi innovativi introdotti negli ultimi anni nelle politiche territoriali occorre sottolineare l'esplosione della discussione sullo svi-luppo sostenibile che ha posto l'accento sulla tematica già precedente-mente presente tra i problemi della pianificazione dello

sviluppo

sosteni-bile.

L'ottica della sostenibilità tende a privilegiare il coordinamento tra attori e fra livelli di governo, la partecipazione dei cittadini, la circolazio-ne di informazioni utili a rafforzare il raccordo tra la valorizzaziocircolazio-ne ter-ritoriale e le esigenze dell'azione locale. La prima definizione di "Sviluppo Sostenibile" in ordine temporale è stata quella contenuta nel Rapporto Burtland 1987 e poi ripresa dalla Commissione mondiale sul-l'ambiente e lo sviluppo dell'ONU: "lo Sviluppo Sostenibile è uno svilup-po che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la svilup- possibi-lità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni". Questa defi-nizione, spesso definita come regola dell'equilibrio delle tre "E" (ecolo-gia, equità, economia), evidenzia alcuni aspetti essenziali del rapporto tra sviluppo economico, equità sociale, rispetto dell'ambiente e pone al centro le generazioni umane.

Una successiva definizione di Sviluppo Sostenibile, in cui è inclusa invece una visione più globale, è stata fornita, nel 1991, dalla World Conservation Union, UN Environment Programme and World Wide

(17)

Fund for Nature, che lo identifica come "...un miglioramento della qua-lità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende".

Nello stesso anno Hermann Daly ricondusse lo Sviluppo Sostenibile a tre condizioni generali concernenti l'uso delle risorse naturali da parte dell'uomo:

• il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere supe-riore al loro tasso di rigenerazione;

• l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell'ambiente non deve superare la capacità di carico dell'ambiente stesso;

• lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo. In tale definizione, viene introdotto anche un concetto di "equilibrio" auspicabile tra uomo ed ecosistema. Nel 1994 l'I.C.L.E.I. (International Council for Local Environmental Initiatives) ha fornito un'ulteriore defi-nizione di Sviluppo Sostenibile: "Sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi". Ciò significa che le tre dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono strettamente correlate, ed ogni intervento di programmazione deve tenere conto delle reciproche inter- relazioni. infatti, definisce lo sviluppo sostenibile come lo svi- luppo che fornisce elementi ecologici, sociali ed opportunità economiche a tutti gli abitanti di una comunità, senza creare una minaccia alla vita-litd del sistema naturale, urbano e sociale che da queste opportunità dipendono.

Il rapporto Brundtland (dal nome della presidente della Commissione) ha ispirato alcune importanti conferenze delle Nazioni Unite, documenti di programmazione economica e legislazioni nazionali ed internazionali. Per favorire lo sviluppo sostenibile sono in atto molte-plici attività ricollegabili sia alle politiche ambientali dei singoli stati e delle organizzazioni sovranazionali sia a specifiche attività collegate ai vari settori dell'ambiente naturale. La sostenibilità appare in realtà in crisi sia a livello globale (ad esempio è stato creato e sottoscritto (1997) un accordo internazionale noto come protocollo di Kyoto, con il quale 118 nazioni del mondo (grande assenza è rappresentata dagli Stati Uniti) si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra per rimediare ai cambiamenti climatici in atto)" sia a livello locale dove le varie defini-zioni non riescono a trovare un'applicazione praticabile. Occorre però precisare che la sostenibilità del processo non può essere solamente di tipo ambientale ma deve necessariamente estendersi anche a quella del capitale territoriale formato da componenti che presentano certi gradi di non sostituibilità e non riproducibilità nel breve periodo; in questo modo lo sviluppo locale si confronterà con la dimensione territoriale della sostenibilite 1. Essa può quindi essere definita come la capacità autono-ma di creare valore aggiunto territoriale attraverso la trasforautono-mazione delle risorse disponibili e l'incremento del capitale territoriale. In que-

(18)

st'ottica si colloca anche l'importante tematica della promozione del ter-ritorio. Essa si pone come obiettivo quello di coniugare da un lato la valorizzazione delle componenti di un territorio e dall'altro l'apertura del sistema all'acquisizione di altre componenti critiche per migliorare ed ottimizzare l'attrattività locale42.

Il territorio, infatti, non viene inteso solo come luogo geografico costitui-to dalla natura e dal paesaggio ma è anche un insieme omogeneo di scostitui-to- sto-ria, tradizioni e culture, che si esprimono attraverso il loro patrimonio artistico, le tradizioni eno-gastronomiche, e i prodotti tipici locali. Occorre quindi individuare un modello logico utile al riconoscimento di percorsi ottimizzanti la possibilità d sopravvivenza di un territorio. Il governo di quest'ultimo sarà quindi considerato in un'ottica più ampia, come vero e proprio soggetto attivo dello sviluppo socio-economico del singolo attore locale e della collettività che si riconosce nel territorio. L'aspetto su cui ci si vuole focalizzare riguarda le diverse angolazioni da cui l'analisi delle dinamiche territoriali può prendere le mosse. E' dun-que necessario distinguere, relativamente alla dimensione territoriale, tra una prospettiva incentrata sul singolo attore socio-economico ed una orientata alla comunità aggregata; successivamente, è possibile indivi-duare come ulteriore dimensione concettuale discriminante la natura, l'ampiezza e la durata dei vantaggi ricercati dall'attore. Dall'intersezione di tali dimensioni logiche emergono diverse accezioni di territorio e ambiti di indagine illustrati nella Fig. 8.

Va in ogni caso sottolineato che devono essere qualificati come terri-toriali quegli interventi miranti alla valorizzazione del patrimonio di un'area geografica, allo sviluppo di una vocazione territoriale e alla cre-scita di competitività del sistema territoriale al fine di migliorare la sopravvivenza del territorio43. Con il termine "promozione del territo-rio"si intende l'insieme di tutte quelle azioni volte ad un miglioramento concreto di un "sistema territorio" e della sua posizione rispetto agli altri sistemi con i quali, più o meno indirettamente, è in concorrenza; è, inol-tre, necessario sottolineare il ruolo chiave della comunicazione. Occorre quindi valorizzare le ricchezze naturali e storiche integrandole in modo sinergico e coordinato con tutte le componenti che caratterizzano l'offer-ta turistica di un territorio (es. ambiente, ricettività). Fare marketing ter-ritoriale oggi non significa vendere città e territori al migliore offerente, ma valorizzare potenzialità espresse e latenti di un sistema locale nel tempo della globalizzazione. Le nuove frontiere della competitività e della sostenibilità dello sviluppo passano necessariamente attraverso adeguate politiche territoriali di promozione economica e sociale che puntino ad incrementare la qualità della vita e l'attrazione di investimen-ti e capitali. La promozione del territorio quindi, nelle sue linee più generali, può comprendere:

- la valorizzazione delle realtà e delle potenzialità locali;

- la promozione della città al fine di attirare investimenti, nuovi insedia-menti produttivi, visitatori;

(19)

- la finalizzazione delle politiche territoriali;

- la promozione dell'economia e delle dinamiche sociali positive; - la riorganizzazione delle procedure amministrative.

Fig. 8. Modalità di concettualizzazione ed analisi del territorio Prospettiva di considerazione del territorio

Individuale Collettiva Vantaggi

ricercati

Ampi e duraturi

B. Ricerca di uno sviluppo

locale pilotato da un operatore economico privato "illuminato",

Territorio come prodotto

D. Governo delle dinamiche interne ed esterne per l'ottenimento

e valorizzazione di risorse.

Territorio come soggetto Circoscritti e

temporanei A. Scelta localizzativa

individuale (ottica dello sfruttamento delle convenienze insediative) Territorio come risorsa di consumo C. Ciclo Politico-Elettorale. Territorio come scenario Fonte: Golinelli, 2003.

Compito primario per la governance locale sarà quindi comunicare con la comunità e le imprese locali, con gli stakeholders territoriali e con i potenziali clienti/investitori esterni. Occorrerà dunque mettere a punto una comunicazione integrata che modelli un programma di promozione ben coordinato al fine di raggiungere la risposta desiderata dall'audience. Questo progetto può essere sviluppato in quattro azioni principali: • Determinazione degli obiettivi della comunicazione, i quali varieranno

in base all'utente a cui la comunicazione è diretta

• Pianificazione del messaggio, che deve creare stimoli ad agire all'inve-stitore incrementando il suo interesse e la sua attenzione

• Scelta del mix di strumenti comunicativi maggiormente efficace" • Individuazione dei soggetti protagonisti della comunicazione.

L'intero piano di comunicazione dovrà però prevedere adeguate modalità di monitoraggio degli effetti della stessa in termini di efficacia, corretta percezione e di ricordo nel tempo".

In Italia, tranne alcune eccezioni, i "territori" sono ancora ben lonta-ni, non solo dalla formulazione di una strategia unitaria di promozione,

(20)

ma anche dalla più contingente applicazione di metodologie di

marke-ting pubblico nelle amministrazioni locali. Casi come quelli di

Barcellona, Parigi, Lisbona, dimostrano invece che è possibile

pianifica-re e aumentapianifica-re in maniera straordinaria il valopianifica-re pianifica-reale e percepito di un

territorio, e si parla di territori che certamente non hanno più ricchezze

del territorio Italia da promuovere.

6. L'esperienza delle politiche per lo sviluppo locale in Italia

In Italia le nuove politiche per lo sviluppo locale hanno assunto

nel-l'ultimo decennio un particolare rilievo. E' noto a tutti, infatti, che l'Italia

ha per lungo tempo riflettuto l'immagine di Paese diverso e diversificato.

Una prima diversità è individuabile nel modello italiano di

specializzazio-ne industriale che vede la struttura manifatturiera italiana caratterizzata

da produzioni ad alta intensità di know-how e di design. Se si fa

eccezio-ne per la meccanica si può notare come i nostri pochi punti di forza si

siano progressivamente sfaldati o comunque seriamente ridotti; si pensi

ad esempio al settore chimico, alla siderurgia italiana e all'informatica

quali esempi significativi di questo declino. Una seconda particolarità del

nostro Paese è costituita dalla presenza, nei settori in cui eccelle, di una

prevalenza dominante di PMI e dalla localizzazione degli stessi nei

cosid-detti distretti industriali. Le strategie competitive delle PMI sono spesso

focalizzate su uno specifico gruppo di clientela, su un ristretto range di

prodotti, su un'area geografica limitata, su una determinata fase del ciclo

produttivo46. Porter riferendosi all'Italia parla di cluster di beni in cui il

nostro Paese si sarebbe assicurato un vantaggio competitivo47. Un'ultima

rilevante peculiarità del nostro Paese può essere riscontrata nel nanismo

che caratterizza l'apparato industriale italiano: la dimensione d'impresa e

di stabilimento delle nostre industrie si presentano infatti decisamente

più piccole se comparate ai principali Paesi concorrenti.

Malia regionale un tempo protesa verso un modello prevalentemente

manifatturiero mostra oggi i segni di una progettualità che vuole

trasfor-mare la propria economia in economia del territorio con particolare

attenzione alla componente culturale e all'adozione di strategie

innovati-ve nelle politiche territoriali e di pianificazione. Le motivazioni che

hanno portato ad una maggiore considerazione del concetto di sviluppo

locale sono molteplici. Esse riguardano da una parte le caratteristiche

dell'organizzazione produttiva e i processi di riaggiustamento che hanno

interessato il livello locale, dall'altra i cambiamenti apportati all'assetto

istituzionale dello stato e ai rapporti tra centro e periferia, tra stato

cen-trale e governi regionali e locali". Per quanto riguarda il primo aspetto

l'Italia detiene il primato tra i Paesi Europei per la presenza di sistemi

produttivi locali basati sul ruolo delle PMI. Questa situazione ha così

creato una consistente domanda di politiche di sviluppo locale. Con

rife-rimento al secondo aspetto occorre sottolineare il maggior coinvolgi-

(21)

mento dei governi locali nelle politiche di sviluppo economico che ha caratterizzato l'esperienza italiana degli ultimi anni. Le politiche per lo sviluppo locale sono infatti andate sempre più diversificandosi. Di parti-colare rilievo sono state le esperienze di pianificazione urbanistica accompagnate da una maggior valorizzazione della conoscenza e da una discussione aperta degli interessi pubblici in gioco; va, inoltre, ricordata l'esperienza dei programmi Leader relativi alla programmazione dei fondi strutturali comunitari e alla creazione di partenariati di azione locale per iniziative di sviluppo rurale (GAL). Altrettanto importanti risultano le Agende 21, consistenti in documenti programmatici sull'am-biente, l'economia e la società promossi dall'Intemational Council for Local Environment Initiatives.

In particolare, con riferimento alle regioni italiane del NEC, è emerso come il vantaggio competitivo vincente sia proprio individuabile nella condizione territoriale specifica. Tra i vantaggi derivanti dalla concentra-zione e dalla specializzaconcentra-zione occorre ricordare l'immagine dei territori, ma anche la capacità di sopravvivenza dei distretti e l'elevata flessibilità di questo sistema locale specializzato. Il nostro Paese, infatti, ha più di altri un'economia basata sui sistemi locali in quanto il radicamento terri-toriale delle attività economiche è particolarmente forte. Per un Paese come l'Italia, caratterizzato da imprese di PMI, la qualificazione del con-testo ambientale diventa un requisito essenziale per incrementare la competitività nazionale. Le politiche settoriali, però, possono ottenere ben poco se non vengono integrate nei diversi territori; perché questo accada occorre che ci siano leader locali, politici ed economici che siano disposti a seguirne la creazione, la definizione e lo sviluppo. La politica di sviluppo territoriale non può però presentarsi come meramente corn-petitiva e localistica ma deve coinvolgere anche le regioni e lo stato cen-trale. Una tale politica dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche: • Essa dovrebbe prevedere un finanziamento pubblico proveniente anche

dall'esterno in quanto l'esclusivo autofinanziamento locale comporte-rebbe l'attuazione di determinate strategie unicamente nelle città in cui si è già raggiunto un certo grado di sviluppo;

• Occorre non predefinire dei confini per la formulazione di progetti locali;

• E' necessaria una selezione attenta e accurata dei progetti dei territori ai quali destinare un apposito finanziamento pubblico;

• Questa politica di sviluppo locale deve prevedere, oltre ad una valuta-zione ex-ante, anche un successivo monitoraggio ed una valutavaluta-zione continua;

• Le politiche che generano buoni rendimenti devono poter continuare ad essere sostenuti finanziariamente.

Emerge quindi la necessità di assegnare alle Regioni un ruolo di pro-mozione e valutazione mentre la gestione diretta resterebbe una preroga-tiva delle classi dirigenti locali. Si rende così necessaria una promozione da parte del Governo nazionale delle moderne politiche di sviluppo loca-

(22)

le attraverso forme di coordinamento con le Regioni che incentivino le stesse a svolgere il ruolo predetto e questo dovrebbe valere non solo per le aree in ritardo ma anche per le politiche di sostegno dell'innovazione e di sviluppo delle città.

NOTE

I Frase slogan del telelavoro proposta a Stoccolma e diventata il motto della delocaliz-zazione del lavoro. In Cafferata, Management e organizzazione aziendale. Materiali di studio.

(1999). Aracne, Roma pag 722.

2 Dematteis G., SloT: uno strumento per rappresentare, leggere e trasformare il territorio,

Convegno: Per un patto di sostenibilità. Sviluppo locale e sostenibilità tra teoria e pratica, Pinerolo, 29 ottobre 2003, pag. 2.

3 Scott defines institutions as consisting of "cognitive, normative, and regulative struc-tures and activities that provide stability and meaning to social behavior. Institutions are transported by various carriers-cultures, structures, and routines, and they operate at mul-tiple levels of jurisdictions" (Scott, 1995 P. 33). These institutions are multifaceted and contain meaning systems, monitoring processes, and actions that are interwoven. Scott goes on to suggest that "although constructed and maintained by individual actors, institu-tions assume the guise of an impersonal and objective reality" (Scott, 1995, p. 34).

4 Dematteis G., Governa G., Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SloT,

Franco Angeli, Milano, 2005, pag. 29.

5 Beccattini G., Dal "settore" industriale al "distretto" industriale. Alcune considerazioni sull'unità di indagine dell'economia industriale., Rivista di Economia e politica industriale, n. 5, 1979, pag. 7-21.

6 Magnaghi A, II territorio dell'abitare. Lo sviluppo locale come alternativa strategica,

Milano, Angeli, 1990.

7 Governa F., Territorio e azione collettiva nelle politiche di sviluppo locale, Geotema, 2005.

8 Raffestin C., Per una geografia del potere, Unicopli, Milano, 1981.

9 Caroli M., Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano, 1999, pp.140-141. l° Scaccheri A., Rizzi P., Promuovere il territorio, Franco Angeli, Milano, 2005, pag. 28. I I Dematteis G., Governa E, Territorialità, Sviluppo locale, sostenibilità: il modello SloT,

Franco Angeli, Milano, 2005, pag.39.

12 Raffestin C., Per una geografia del potere, Unicopli, Milano, 1981.

13 Magnaghi A., Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino. Per una geografia del pote-re, Unicopli, Milano,1981, pag. 164.

14 Becattini G., Metafore e vecchi strumenti, in Il Caleidoscopio dello sviluppo locale. Trasformazioni economiche nell'Italia contemporanea, pagg. 9-27.

15 Salone C., Politiche territoriali, UTET, Torino, 2005, Pag.29.

16 Dematteis, G., Possibilità e limiti dello sviluppo locale, Sviluppo locale I, 1, 1994, pagg. 10-30.

Governa E, Il mileu urbano. L'identità territoriale nei processi di sviluppo, Franco Angeli, Milano, 1997.

17 Quévit M., Innovative environments and local/international linkages in enterprises

strategy: a framework for analysis, in Innovation networks. Spatial Perspectives, a cura di R.

Camagni, Belhaven Press, London and New York, 1991, pagg.55-70. Crevoiser 0., Maillat D., Milieu, Industrial Organization and Territorial Production System: Towards a New Theory of Spatial Development, in Innovation Network. Spatial Perspective, a cura di R. Camagni,

Belhaven Press, Londra- New York, 1991, pagg. 13-34.

18 Sulla distribuzione delle azioni strategiche e delle funzioni tra i diversi livelli di

governo si rimanda a Borgonovi E., Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pub-bliche, Egea, Milano, 1996.

19 "Nell'attuale fase in cui per tutti i Paesi membri dell'UE e per l'Italia in particolare si stanno delineando convergenze a livello sovranzazionale da più parti si sottolinea la neces-sità che si realizzi un'integrazione europea non limitata agli aspetti monetari-finanziari,

(23)

ma tale da prevedere, da un lato, significativi progressi anche nel campo dell'integrazione politica dall'altro un'effettiva convergenza delle economie reali nell'ambito dell'Unione." In Golinelli G., Tardivo G., Maglietta A., Per una imprenditorialità senza frontiere, in Sinergie, n. 15/2003, pp.68,69.

28 Rullani E., Contesti che facilitano le relazioni: i metaorganizzatori tra imprese e istitu-zioni, in Sinergie, n.52/2000.

21 Nello specifico, l'azione dei metaorganizzatori dello sviluppo locale si concretizza nel promuovere lo sfruttamento delle opportunità imprenditoriali e nel dotare il tessuto imprenditoriale degli strumenti per contrastare la debolezza strutturale legata alla fase di start-up. In Lanza A., Bisignano A., I contesti sociali e i servizi per lo sviluppo di nuove imprese, Sinergie n.16/2003, p. 24.

22 Sul concetto di consonanza e risonanza si rimanda a Golinelli G.M., L'approccio siste-mico al governo delle imprese, Vol. I, CEDAM,Padova, 2000.

23 Tardivo G., Identità locale e sviluppo globale, in Espansione, giugno 2004.

24 Camagni R., Globalizzazione e sviluppo delle economie locali: la sfida per le grandi aree urbane, in Sinergie, quaderno per la pubblicazione degli atti del convegno "Il marketing per lo sviluppo locale", Luiss Guido Carli, Roma, 5 marzo 1999.

25La classificazione cui si fa riferimento è riportata in Valdani E., Ancarani F., Strategie

di marketing del territorio. Generare valore per le imprese e i territori nell'economia della cono-scenza, Egea, Milano, 2000.

26 Si veda Quattrone G., Competitività territoriale, pianificazione e strategie di sviluppo urbano, in Archivio di studi urbani e regionali, n. 70/2001

27 Caroli M.G., Il marketing territoriale, Franco Angeli, Milano, 1999.

28 Col termine "locali" si intende individuare sia le imprese che hanno sede unicamente sul territorio, sia quelle che in esso hanno la loro sede principale ma che hanno stabilimen-ti produtstabilimen-tivi o filiali di vendita collocastabilimen-ti anche in altre aree.

29 Per farlo occorre tenere d'occhio il loro interesse prioritario: ottenere vantaggi di tipo localizzativo ed economie di tipo esterno.

30 Tale azione di monitoraggio si colloca all'interno dell'attività di auditing ambientale locale, ed in particolare, in quella di estemal auditing di cui si parlerà nell'ambito sezione "L'offerta territoriale".

31 Riguardo a questo punto, occorre precisare che non si fa riferimento ai cali nel volu-me delle vendite attribuibili a problemi economico-finanziari o a scandali legati a fenovolu-meni di corruzione o a illeciti commessi, tali da condurre le imprese a situazioni di dissesto, bensì a quelli dovuti a peggioramenti delle condizioni del mercato dell'area (causati ad esempio da instabilità politica, tensioni sociali, chiusura di grandi industrie e conseguente aumento della disoccupazione degli abitanti, etc).

32 Con riferimento all'atteggiamento dei residenti nei confronti del territorio, è interes-sante riportare una riflessione fatta da ANCARANI F., Il piano di marketing territoriale inter-no, (all'interno di VALDANI, ANCARANI, op. cit., 2002): "Le attese dei cittadini nei confron-ti del territorio, in termini di servizi erogaconfron-ti, si fanno sempre più elevate, anche perché essi sono abituati a confrontarsi con realtà di imprese che hanno fatto della customer satisfac-tion un loro credo. Inoltre, la crescente attenzione rivolta dal consumatore al rapporto prezzo/qualità, e le sempre maggior criticità del prezzo come strumento competitivo si tra-sferiscono al "consumo dei territori", nel momento stesso in cui il cittadino/consumatore pondera i servizi offerti dal territorio con il prezzo che paga per ottenerli, generalmente rappresentato da specifiche tariffe e/o dalle differenti possibili tipologie di tasse".

33 Tale segmento di domanda assume dimensioni considerevoli soprattutto all'interno dei grandi contesti metropolitani. Per fare un esempio, si stima che la città di Londra nei giorni lavorativi ne accolga circa 700'000.

34 I bisogni espressi dalle categorie di utenza facenti parte della domanda territoriale esterna, possono essere di tre tipi (cfr. JARACH D., Il piano di marketing territoriale esterno, in VALDANI, ANCARANI, op. cit., 2002):

- Bisogni di base: sono quelli che devono assolutamente essere soddisfatti dal territorio affinché esso possa essere almeno preso in considerazione dall'investitore (disponibilità di manodopera, condizioni di stabilità politica e sociale, etc.);

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