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L'innovazione al femminile nelle Alpi

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Academic year: 2021

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21 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

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L'innovazione al femminile nelle Alpi

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r i 1 , , [ , l ì i . r b i r r r i l e . { l 1 t i . r u t r r r ' . r c u r ; , ì i I r r ì e r i t r ( r , r n r l , ' t o l l r r r ( ) r i z z r r r t r l i r < l i t , ' r e , i t ì , r r l r l i z i o t r t n . r " i r r e I i ( l I \ l J \ e 7 S S S 9 5 6 7 7 ì ( ' I I ) a l . r z z o l l . r l b i V i a C a i r o ì ì , l l ì l ( r l l ' l ( ì c t r t r a \ \ ' \ \ \ \ - c i ( l ( ) n . i n l ì ) i n l ì r ( a e i < L r r r . i n l ì r l ì i n i t o t l i s t a m p a r ( ' n c l m c s c < l i n o v t ' n l l r r t ' 2 0 1 0 tl a E i t l o n s r ' l ' G c n o v a I c < l i z i r > n c . T u t t i i ( l i r i t t i r i s c r v a t i

. Clof lana"()ri7.7.onlî'li" E<ìizionc (ligitalc "bo<l-X" *

. Gralìca c La\'()ut: "COlxright i!'r 2010 eidOn l,/rllcrrr s.r.l. All righls rcscrVt'<l." ' ln.rmaginc in coPcrtiua: Altrcrto l)i Gioia, llrian<,'on 2 ( X ) l l

' [)t'r or<linarc c()l)ic (li qLl('st() l i l ) r ( ) : i n l ì r ( r t ) c i < l o n . i n l ì r

l \ i ( , l t t i l a r i p r o < l p z i o n c , p r r z i a l t c t r r t a l t , c l l ì r r u . r t . r r o t r < l u a l s i . r s i t t ì c 7 7 ( ) . D l e ( \ ' ù l ì i ( 1 ) e ( l e l c t t r ( ) Ì ì l ( r ) , ì r l l . r p r , s t n t c o l ) ( r i \ ( l ì 7 . ì I . r p r c l t n t ì u J u t o r i r z . ì / i ( ) t ì ( t l e l l ' l t t l i t t ' r c '

&

èidon lllr<io,ri

a cura di Federica

corrado

Ri-abitare le Alpi

(3)

ì

, , 1 ' , l l i l : t,lliti:ìrlril r ] 1 r t l

I r r r l i c e

, I r llul.,erto

Garnbino

l'AI{TE I - Creatività, innovazione e impresa nei territori alpini

I rcrritori alpini tra marginalità

e innovazione

\ ( r'so

nuove politiche di sviluppo

13

,li l:crlerica Corrado

lrrrrovazione

territoriale

ed erbe alpine in Val Varaita

35

li Marco Cauallero e Alberro Di Gioia

l]innovazione

al femminile nelle Alpi

55

r/i Federica Corrado e Valentina Porcellana

"Donne in campo": marginalità

e strategie

clelle

donne in un'agricoltura

di monragna

67

di Claudia Marchesoni e Giorgio De Ros

PARTE II - Nuovi abitanti per una rinascita delle Alpi

Abitare le Alpi tra sponraneismo

e politiche rerritoriali

87

di Federica Corrudo

Nuovi abitanri in una zona di media valle

di Marie Christine Fourny ftrad. it. di Valentina Porcellana)

I nuovi abitanti. Nuovi protagonisri delle dinamiche territoriali di alcune aree alpine di Giacomo Pettenati

La rivincita delle Terre alte di Maurizio Drmatteis Autori

1 0 3

125

139

t 4 8

(4)

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**.

$l

Linnovazione al femminile nelle Alpi

di Federica Corrado e Va/entina Porce/lanat

l Un potenziale creativo al "fèmminile" nelle Alpi

considerando i territori alpini come laboratori sperinrert:rli di svi-luppo, è possibile analizzare il potenziale crearivo delle donne che vi abirano in relazione all'affermarsi di modelli i''ovativi. I. euc-st'ottica, è necessario renere conro di due aspetri: il primo riguarda il fatto che le società montane sono considerate tradizionalmente al maschile. Sebbene, nelle diverse fasi storiche, la donna abbia semore conrribuito artraverso il proprio lavoro a definire I'idenrità monra-na, con un ruolo rurr'altro che secondario e marginale, la figura pre-dominante è sempre rimasta quella del montanaro dedito al lavoro della terra e all'allevamenro e impegnato nella gestione politica del territorio. Come si afferma nel Terzo Rapporto CIPRA (2007), di solito le donne lavorano in silenzio: è quindi necessario "provocare una rorrura con quesre abirudini" e fàr ernergere il ruolo fondanre delle donne e, in particolare, la loro capacità di azione nel sostegno sociale.

Il secondo asperto riguarda I'idea che la montagna sia un ambiente statico, poco incline al cambiamenro rispetro ai conresri urbani. In realtà, nelle Alpi (e nella monragna in gcnere) agisce un Ienro, ma continuo adattamenro del territorio agli eventi esterni: ciò ha per-messo la soprawivenza dell'uomo anche in ambienti naturali molto difficili. Le donne, in realtà, hanno sempre guardato in questa di-rezione creando un nesso sapiente rra identità e innovazione. Nesso che oggi si ritrova in molte nuove - o meglio rinnovare - attività che si stanno sviluppando in montagna grazie alla forza creatrice di alcu-ne donalcu-ne e al loro desiderio di non rinunciare a vivere alcu-nei territori in

'

S c b b c n c il r c s t o s i r i l f r u r r t > d c l l a v o r o c o n r r r n c d c ì l c d u e a u t r i c i , s i d c v e , r C o r r a d o F. il p.rrrgrafì> I c l . r P o r c c l h n . r V i l I'arrtrrfo t.

(5)

cui sono nate o in cui hanno scelto di abitareì. Come afferma Enrico Camanni (2007) "la tradizione non si può congelare, ma appartiene a una realtà culturale in continuo divenire attraverso scambi, condi-zionamenti e contributi esterni".

Le attività innovative avviate dalle donne di montagna risultano es-sere strettamente legate, anche se in vario modo' alle caratteristiche del contesto alpino in termini di risorse naturali (foresce, clima, ac-qua, ecc.), storico-architettoniche (cascine, borghi, villaggi), cogni-tive (saper fare locale, conoscenza di antichi mestieri e tradizioni, ecc.). Si tratta dunque di innovazioni che mettono in evidenza una certa capacità creativa "alpina', una "intelligenza territoriale collet-tiva", espressione di una "alpinità" non tanto ereditata quanto piut-tosto costruita attraverso una nuova rerritorialità, un'inclinazione all'innovazione quale motore per lo sviluppo (Fourny' 2004). In territorio alpino sono in atto innovazioni al femminile che vanno considerate, in un processo di sviluppo locale, come dinamiche mi-cro-territoriali, legate a singoli attori o, al pir), a piccole comunità. Si tratta di dinamiche di innovazione, essenzialmente di tipo bottom up, che generano processi virtuosi di sviluppo territoriale di livello micro, ma sono in grado di arrecare benefici di tipo economico, am-bientale, sociale, culturale al territorio circosranre. Si tratta comun-que di dinamiche che mettono in evidenza il potenziale creativo femminile delle e nelle Alpi, operando così "una rivoluzione portata dall'informazione", cioè dal passaggio di flussi di informazioni e di pensieri che transitano costantemente attraverso le Alpi e vengono ri-elaborati dagli abitanti stessi attraverso una forza creatrice, questa volta tutta interna alle Alpi stesse (Raffestin, 1999)'

I l)cr avcre un'idea dellc proltcssioni delle donnc tli montagna si veda il sito ww.donnedimonta-gna.it, un ncrwork di studio, conosccnza c scanrbio infornrale di infbrnuzioni creato dal Centro < l i F . c o l o e i a A l p i n r p c r l e d o n n c ' c h c v i v o n o t l a v o r l n o i n t r r o n t a g t r r '

5 6

2. Di quale marginalirà parlianro?

o s s e r v a n d o l a f i g u r a d e l l a d c l n r r : r . l i r r r o r r r , r g r r i l ( 1 . : r r ì r . r r r l i l r . r l i r ì t . i r r n o v a z i o n e , s i e v i n c e u n r u o [ o 1 ì t t i v ( ) c c r c r r t i v o i l t ' l l r r r l < , r r n r r t . l r c . r . i r . s c c a t r a s f o r m a r e i n r i s o r s a la m a r g i n r r l i t e f ì s i c r r , c c r > n o r n i c a c s o c i r r l e e partire dalle proprie idee, dai proPri saperi c clai ruoli rivesriti nella quotidianità (moglie, madre, figlia, lavoratrice, ecc.). In questa s6da, essa parte in certo senso awantaggiata, in quanto spesso conosce già forme di marginalirà legate al genere. come affermaro nel rerzo Rapporto CIPRA (2007), essendo la politica alpina cararterizzata dal prevalere di uomini, è necessario "uno sviluppo in cui le donne siano maggiormenre rappr€senrare nelle funzioni sociali',.

Al di là di questo asperro, se concordiamo con I'idea che la donna è portatrice di una forza creatrice e innovativa e, in tal senso ouò conrribuire srabilmente allo sviluppo della moderna economia al-pina, allora la marginalirà della donna che vive nelle Alpi va oggi discussa all'interno dell'applicaz-ione dei princìpi di coesione sociale n e i r e r r i t o r i m o n t a n i .

La marginalità della donna non sra tanto nel vivere in un territorio tradizionalmente considerato marginale, ma nel vivere una situa-z-ione di n-rargine a livello di servizi offerri a supporro dei suoi ruoli di madre e figlia (assenza di asili, scuole, ma anche istituti di alta formazione, centri di assisrenz-a per anziani, luoghi di ritrovo per {-.iovani e anziani) e dei suoi ruoli di lavoratrice e imprenditrice. Questi ruoli, legari nella sostanza a scelre che ricadono in parte nelle politiche infrastrurturali e dei servizì, in parte nelle politiche sociali c del lavoro, necessirano di trovare spazio nelle agende politiche per Irr montagna.

servizi e occupazione risultano essere serrori strategici nella defini-zione di una coesione territoriale e vengono considerati all'interno tlella Dichiarazione temarica "Popolazione e cultura" collegata alla ( lonvenzione delle Alpi come obiettivi di azioni e misure necessarie l)cr rispondere agli asperti di qualità della vita, pari opportunità e

(6)

fl

T

i

t

sviluppo economico al fine di garantire uno sviluppo equilibrato che tenga conto dei diversi gruppi sociali e offra a tutti le medesime opportunità. Di fatto, però, a fronte di un impegno così importante non si fa esplicito riferimento alle esigenze della donna che vive la montagna.

Nel caso della programmazione europea a sostegno dell'imprendito-rialità femminile, la questione ha assunto due prospettive: la prima riferibile all'iniziativa comunitaria Equal, per contrastare, attraverso la cooperazione transnazionale, tutte le forme di discriminazione e ineguaglianza nell'accesso al mercato del lavoro. In Equal, però, non c'è uno specifico riferimento ai territori montani. La seconda p r o s p e t t i v a , l e g a t a a l l a p r o g r a m m a z i o n e p e r l o s v i l u p p o d e i t e r r i t o r i montani (Interreg) o rurali (Leader), sostiene l'avvio di nuove inizia-tive di sviluppo territoriale, ma senza riferimenti all'imprenditoria femminile. Le due prospettive, dunque, non vedono mai integrarsi la donna e la montagna.

La situazione reale, che rimane implicita nei documenti, nelle azio-ni e nelle dichiarazioazio-ni ufficiali, vede invece la donna che vive in montagna protagonista di processi di sviluppo grazie alle proprie capacità creative, ad una intelligenza territoriale, ad un orientamen-to all'innovazione.

Per riuscire a inserire questo potenziale creativo femminile nelle po-litiche per la montagnrr ò' trecessario procedere con misure legislative adeguate, sia :r livcllo curopco, sia a livello nazionale, che vadano incontro alla cepacità cli innovaz-ione delle e nelle aree montane. Tra le possibili [)r()lx)stc: I'etrivaz-ione di forme di finanziamento speci-fìc<1, c,rn l':rvvio rli lorrrrc cli rnicro-credito in area alpina che tenga-l ì ( ) ( ( ) r ì t ( ) ttenga-l r ' tenga-l p o t t ' r r z i r t tenga-l c c r e a t i v o e s p r e s s o d a l l e d o n n e ; i n v e s t i m e n t i n t ' l r n , r r r ( t ' r r i r r r r ' r r t o i l c i s c r v i z i te r r i t o r i a l i : s i t r a t t a d i m a n t e n e r e u n o \ r . ì r ì ( 1 . ì r ' ( l n r i r r i r r r o r l c i s e r v i z i d i b a s e , d a l l e s t r u t t u r e s c o l a s t i c h e , a i rt'rr rzi strt io.;rssistcnz.iali e sanitari, alle infrastrutture viarie urllizzate , r r r . l r . . . l , r r r r r c f [ì c i e n t e s e r v i z i o d i t r a s p o r t o p u b b l i c o .

( . ) r r r ' s r i r is r r l t r r n o c s s c r c e l e m e n t i d a c u i n o n s i p u ò p r e s c i n d e r e p e r f a r e

sviluppo sostenibile, uno sviluppo sostenibile anche per le donnc.

3. Un'idea per lo sviluppo locale

Per analizzare le esperienze imprenditoriali di donne che sorro r.rrrrc o hanno scelto di vivere in montagna, i racconti di vita son. .scrrbrari metodologicamenre adarti per rintracciare le cosiddetrc "l'^r.rrc pra-tiche" e iniziare a costruire una sorra di "database" dclle esrrcrienze f e m m i n i l i d i i m p r e s a n e l l e valli alpine (Bertaux, 1999). I. L,rr l.'go e empatico incontro, a\.venuro nel febbraio 20 10, trica Luzarini, contitolare con la cugina Marzia dell'attività artigianale "ro mangio gofri", ripercorre le tappe che hanno porraro alla decisione di met-tersi in proprio. Le due giovani donne, madri di due figli ciascuna, vivono a Castel del Bosco, borgata monrana di Roure, in Val Chi-sone. Qui hanno impiantato un laboratorio in cui preparano parte dei prodotti che vendono sul furgon e atffezzato,la "gofreria ambu-lante". Racconta Erica:

Lidea di fare i gofri ci è venuta perché ci siamo accorre che c'era mercato. Era una consapevolezza che avevamo, avendo collaborato per lungo tempo con la Pro Loco. Poi quando hai 24-25 anni, ti rendi conto che forse hai I'età per merrere su qualcosa di tuo. Noi abitiamo in una valle con molte aziende che sranno morendo, quin-di c'è un problema quin-di lavoro e poi noi avevamo I'esigenza quin-di fare qualche cosa di indipendente. Perché noi siamo fatte così, siamo creative, da sempre.

Diversi racconti di donne imprenditrici che stiamo raccogliendo

lelle vxlli ei.*1n,:rt e valdostaner fanno esplicito riferimento ad

A l l ' i n r . r r r o d c l p r o g c r t o J i , i * . . ' [ ) o n r r t , A l p i . i r r n o v a z i o r r c ' . . r o r r l i n a r o J . r F c J c r i c . r ( ì o r r : J , , e Valentina Porccllana. Il progctto, chc vcclc il f,rttivo coinvolginlcnro dclh Canrcra cli (lomnrcr-c i o d i ' l b r i n o , è f ì n a l i z z a t o a l l ' r n : l i r i q t r r l i r r r i v r d(lomnrcr-cl por(lomnrcr-cnziaL (lomnrcr-cr(lomnrcr-carivo d(lomnrcr-clle dolne (lomnrcr-ch(lomnrcr-c abitano n e l l e v a l l i l l p i n e p i c m o n t c s i , c o n Prrritolrrc .,rrenri.rne .rl rcrrirorio nronrarìo della provincia dr Tori no.

(7)

tl

t

I

i

:.

un desiderio

profondo di autonomia,

acquisito

in fìrmiglia graz\e

a

q u a l c u n o c h e h a t r a s m e s s o l o . . s p i r i t o i m p r e n d i t o r i a l e ' ' . N e l c a s o d i

Erica e Marzia, questa

figura è rapPresentata

dalla nonna Nina'

clas-se lg26 donna forte e ip".bi".h.'

,,otto"ante I'opposizione

della

famiglia, awiò in giout"tù un'attività

commerciale' Una fr'erezza'

quella conquistata

con il proprio lavoro' che la nonna

ha saputo

i.rfondere,

fin dall'infanzia'

alle nipoti'

Questo è quello che

ci ha insegnato

nostra nonna' nella vita

quori-diana come nel lavoro: ""ett

iidipendenti economicamente'

" Mia

nonna ci ha sempre insegnato

- prrma alle sue figlie' poi alle sue

nipoti - ad essere

intraprJndenti'.Noi abbiamo preso

la sua ricetta

dei gofri, lei ci aiuta ""to'"'

a volte' a fare le caiette'

["'l Io e mia

cugina abitavamo nella stessa

casa

di Roure' a Castel del Bosco' io

al primo piano, Marzia al secondo

e vicina mia nonna' È lti the h"

cresciuto

in noi q.tt"o spirito di indipendenza'

Anche da piccole'

lei non era una ai qttllt apprensive'

t'oltu" che facessimo

da sole'

Mi" non.r" me lo dice:

ult-m"tst" dicevano

semPre

che voi eravate

indipendenti

rispetto alle altre e fàcevate

tutto da sole''

Come spesso

accade

ascoltando

storie <li donne' il momento della

maternità coincide tot t"t" svolta

anche di tipo professionale'

Ad

una gravida.r," 'pt"o segue la

fuoriuscita dal mercato del lavoro'

Nel caso delle due tigt""lt"*ce'

la condivisione

della gravidanza

le

riawicina tra loro ;;Î i";gt della

loro infanzia' Dopo esperienze

di

studio e lavoro al di fuori lella

ualle

e all'estero,

i nuovi ritmi dettati

dalla maternità richiedono un

ripensamento

degli

impegni.prece-denti; si risveglia

in loro il desiderio' mai assopito

del tu.tto' di "fare

impresa"

per poter gestire

meglio il tempo e la vita familiare'

Intravista

Ia possibiìità

di costruire

un Progetto autonomo' scelto

il

settore

i., ..ri i.,u.,ti" if f "p'lt

capitale

"t'"

doutt dipendere

dagli

aiuti familiari' Ie due tttgitt

individuano nel servizio

"Mettersi in

proprio", attivato alt"

p'"ouit'cia

di

'Ibrino'

uno strumento

utile per

60

progettare concretamente la proprla lmpresa'

A b b i a m o c o n r a t r a r o i l M I P ( M e t t e r s i I t r l ) r o P r i r r ) d t ' l l : r l' r < ' r ' i r r . i ' r ' l i T o r i n o e a b b i a m o i n i z i a t o a m e t t e r c g i i t t r n b t t s i t t c ' s s P l : t l t to t l l o t t l e questo ci ha facilitato ad accedere ai fitlrrlrzirttrtc'ttti Pcl lc ilrrllrcse Femminili e per le zone svantaggiate 4c. Ablri:rr1ìo iniz.into il pro-getto nel ZOO4 e dopo sette-otto nrcsi siarr]o partite' Ncll'ottobre 2 0 0 4 a b b i a m o i n c o m i n c i a t o a c o n t í ì l t l r e i p r i m i [ o r n i t o r i d i m e z z i ambulanti. Prima ci siamo chiesre dove fare i gofri' se in una sede fissa o ambulante: quella ambulante ci sen'rbrava pirì adatta al pro-dotto, perché i gof.i ormai si mangiano anche per strada' quindi il mezzo ambulante ci permetteva di andare dal cliente e dava I'idea di prodotto di strada, fatto sul momento' [" '] Lazienda viene costi-,l-ri," n"l maggio 2005 e il furgoncino arriva nell'ottobre dello stesso anno. Da maggio a ottobre t"nno fatto tutto I'allestimento della goFreria

"*bJàn... Ci siamo rivolte ad un'azienda di Arezzo che li ,.-br",r" affidabile. Il furgone è ben strutturato, ci lavoriamo in due, una fa andare cinque gàfri.t. nel periodo di massima produ-zione e I'altra farcisce.

un prodotto considerato "tradizionale" nella cucina valligiana, pro-dotto povero delle cucine familiari, viene riproposto con gli stessi ingredienti, nìa con I'innovazione della distribuzione: un prodotto frÀco da asporto che giunge su un furgo ne atuezzato direttamente dalle valli.

Noi a fare i gofri in questo modo siamo le uniche' che io sappia' e I'idea innovativa è di fare un prodotro di qualità su questo mezzo am-bulante, perché il mezzo ambulante si associa a quello dei paninari' quindi d.l prodotto schifido. Invece il nostro è un prodotto fresco e le farciture arrivano tutte da produrtori del territorio' così come i orodotti di contorno' come le bevande' ["'] Anche le bombole del gas le prendiamo da un fornitore di Roure! Noi una cosa così non

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i'avremmo potuta fàre da altre parti. Il gofri è un prodotto dell'alta Val Chisone: se noi fossimo state a Torino non saremmo srate cre-dibili, secondo me. Il fatto di fare i gofri e pot€r rispondere che ve-niamo da Roure è un valore aggiunto, è una questione di credibilità. Adesso che le persone non si fidano più dei prodotti che acquistano, la gente dice nAh, siete proprio del posto dei gofri,. È come dire faccio il crudo di Parma a Pinerolo, invece... Dà piir credibilità, pir) sostanza a quello che stai acquistando, perché quando veniamo a To-rino la gente chiede uMa c'è la neve?,, nSiete in montagnalr.

Il contesto alpino, dunque, non è soltanto uno sfondo nella vira delle due imprenditrici. Esse hanno scelto di tornare a vivere nel paese in cui erano nate, di recuperare un saper fare imparato in quel luogo e puntare su un prodotto la cui immagine è fortemente legata alla valle. Questa appartenenza oggi è considerata un "marchio di qualità" che facilita I'incontro con il cliente (Papa, 2002).

C'è una storia dierro al prodotto. E poi nostra nonna ci ha raccon-tato perché facevamo il gofri. Il gofri non è nato come prodotto di strada, si è trasformato negli anni Ottanta. Prima mia nonna lo faceva in casa, sulla stufa, d'inverno. Lultima volta in cui panifica-vano in inverno era novembre, poi non si poteva piìr perché c'era la neve, mettevano il pane nelle pantelere, nel fienile, perché così si manteneva più fresco. perché era nella parte piri alta e ventilata. Per avere qualche cosa di più morbido che accompagnasse le pietanze facevano il gofri sul fuoco. Quindi è nato come accompagnamento alle pietanze, non come dolce e neanche farcito. Era proprio come un pane. Invece poi negli anni Ottanta è stato riscoperto dalle Pro Loco della valle, quindi si vedevano queste file di gofriere che prepa-ravano i gofrri per i ruristi estivi. E allora di lì è stato un po'scoperto con.re prodotto di strada.

"C'è una storia dietro al orodotto,,, dice Erica. Ed è una storia che

6 2

supera la trasmissione familiare e incontra i clienti che si nutrono anche di questo contorno immateriale, di un immaginario che lega il prodotto fresco e genuino alla montagnaidealizzara. Come scrive Cristina Grasseni, ula capacità di reinventare se stessi come custodi della diversità cr,rlturale potrebbe rivelarsi Lln nuovo saper fare: sce-gliendo spregiudicatamente il proprio ruolo come moderni e ben informati imprenditori della località, (Grasseni, 2007). Il territorio entra a far parte del prodomo, così come il prodotto è parte del territorio. E coloro che lo vendono possono giocare questa carta oggi vincente, specie per quanto riguarda i territori alpini. Dalla marginalità geografica, attraverso i canali del commercio e dell'in-Formazione, compresi qr.relli virtuali del web, i prodotti "locali" e gli imprenditori capaci possono diver-rrare centrali nell'immaginario del Denessere.

Per me è una cosa naturale fare le cose che faccio. A volte mi rendo conto che non è per tutti così, molti si stupiscono. Il fatto che il gofri piacesse, lo sapevano in tanti, ma non ho mai capito perché la gente non abbia pensato di fare un "gradino" in più per arrivare a fare una cosa del genere. Da quando siamo nate noi, I'abbiamo scrit-to anche nella newsletter di agosscrit-to, abbiamo dascrit-to da riflettere ad al-cune persone della valle e si sono aperte due o tre gofrerie fisse, non ambulanti. E questo è interessante e ce ne diamo un po' il merito!

Saper fare impresa significa anche comunicare il proprio prodotto. Erica e Marzia, dunque, attraverso il loro "saper fare femminile" (preparare i gofri di fronte al cliente, scegliere le materie prime con cura, raccontare Ia sua storia) fanno quello che loro stesse defini-scono "marketing del territorio", portando la "valle al di fuori della valle". Limmagine della donna che cuciner, che ha cura dell'alimen-tazione, che sa scegliere i prodotti è una garanzia per il cliente che è ancora legato a quest'inÌmagine femminile. Ma l'innovazione sta anche nel "saper far impresa di questo sapere", uscendo dalla

(9)

tl

sticità e guzrdagnando con profèssionalità la stima dei clienti, anche al di fuori del proprio contesto territoriale.

Noi giriamo nella provincia di Torino, 90-98o/o, ma siamo state anche ad Arezzo, Milano, Chambery, Viareggio. Ci sono i comuni che organizzano delle manifestazioni dove prevedono dei mercati enogastronomici, artigianali. [...] A me girare piace, vai sempre in posti nuovi, incontri gente nuova. A volte è anche bello girare fuori dalla provincia perché c'è gente a cui puoi raccontare che cos'è il prodotto. Economicamente, però, può essere un problema perché non conoscono il prodotto e quindi è piu difficile venderlo. Invece in montagna, dove lo conoscono, si vende da solo'

Lesigenza della commercializzazione del prodotto ha portato le due imprenditrici a impiantare a Roure un laboratorio: oltre a servire come dispensa e appoggio per I'attività della gofreria mobile, Eri-ca e Marzia pensano all'opportunità di diversifiEri-care I'attività. Da una parre punrano su un altro prodotto fresco da proporre ad una cerchia locale di clienti, dall'altra al confezionamento dei gofri per espanderne il mercato. Linvestimento di risorse, economiche' uma-ne e creative, pare, uma-nel caso di Erica e Marzia, sostanzialemente ri-pagato dal mercato.

Adesso puntiamo ad enrrare in grossi punti vendita con il gofri. Con Marzia si diceva che si dovrebbe fare un consorzio dei prodotti di montagna che ci aiuti un po'a vendere. [...] Forse nel futuro vor-remmo anche una sede fissa della gofreria, dove possiamo vendere anche le cajette. Torino è troppo Iontano per noi' Pinerolo potrebbe essere piir accettabile, ma gli affitti sono molto cari e i locali non hanno sempre le caratteristiche che ci servono. Quindi alla fine per noi sarebbe meglio a Roure, tanto abbiamo visto che la gente si sPosta.

Per due giovani imprenditrici il futuro è una scommessa stimolante.

6 4

Vivere e lavorare

in montagna

ha dimostrato

di dare i propri fiutri

a c o l o r o c h e si mettono in gioco e invesror.ro

u n c a p i r a l e

u m a n o d i

esperienza,

coraggio

e creatività.

Ed essere

donne pare un elemento

vincente

in pirì, almeno nella loro famiglia.

Siamo anche

state fortunate.

A noi il lavoro piace,

ci crediamo,

ma

magari

anche

altre aziende

hanno quesre

cose,

ma non hanno la

for-tuna che abbiarno

avuto noi, inconrrare

le persone

giuste.

La gente

giovane

sa che per andare

avanti deve mettersi

in gioco, che non ha

mai finito di imparare, che deve uscire dal suo per andare avanri,

devi dare stimolo alla menre.

Alrrimenri ri fermi. Le famiglie ci

so-stengono,

soprattutro

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