L’accoglienza delle differenze e specificità culturali e religiose
nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali della Regione Lazio
Raccomandazioni per gli operatori sanitari da parte delle comunità religiose
Con il supporto
Centri
35 8 129 14 16 1820
2326 2932 INDICE
Premessa Introduzione
Perché queste raccomandazioni Buddhismo
Comunità Bahá’í Comunità Sikh Cristianità:
Chiesa Cattolico-Romana Chiese della Riforma
aderenti al Consiglio Ecumenico delle Chiese Chiesa Ortodossa Romena
Unione Italiana
delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno Ebraismo
Induismo Islam
LL’’A AC CC CO OG GLLIIEEN NZZA A D DEELLLLEE D DIIFFFFEER REEN NZZEE EE SSPPEEC CIIFFIIC CIITTÀ À C CU ULLTTU UR RA ALLII EE R REELLIIG GIIO OSSEE N
NEELLLLEE SSTTR RU UTTTTU UR REE SSA AN NIITTA AR RIIEE O OSSPPEED DA ALLIIEER REE
EE TTEER RR RIITTO OR RIIA ALLII D DEELLLLA A R REEG GIIO ON NEE LLA AZZIIO O
PPR REEM MEESSSSA A
La ASL Roma E, in collaborazione con l’Associazione “Religioni per la Pace”- Sezione Italiana, il Tavolo Interreligioso di Roma, l’AVO - Associazione Volontari Ospedalieri, l’Associazione Ascoltare-le- sofferenze, l’Associazione Dare Protezione, Cittadinanzattiva - Tri- bunale per i Diritti del Malato, l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria e con il supporto di CESV-SPES - Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio, insieme con rappresentanti delle diverse Re- ligioni, ha elaborato nel corso del 2010 un progetto relativo all’Ac- coglienza delle differenze e specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, che ha trovato una prima sperimentazione nella creazione di un “Laboratorio per l’ac- coglienza delle specificità culturali e religiose” e che come primo obiettivo ha affrontato gli aspetti umani e spirituali presenti al mo- mento dell’accoglienza nelle varie fasi dell’assistenza durante la de- genza in ospedale.
I contenuti emersi e il relativo progetto sono stati presentati all’in- terno di un convegno organizzato dal Laboratorio e realizzato il 14 dicembre 2010 presso l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria sita nel Complesso Monumentale del Santo Spirito.
Il progetto, che presenta il più ampio obiettivo del miglioramento della qualità dell’accoglienza dei servizi sanitari e del rispetto dei Diritti dei cittadini nelle politiche a tutela della salute pubblica, evi- denzia la necessità di proporre e realizzare modalità di accoglienza, orien- tamento ed assistenza ai cittadini, con particolare riferimento agli aspetti relazionali e alle differenze culturali e confessionali, che rap- presentano le fondamenta di una cultura dell’umanizzazione delle cure e dell’assistenza.
Va inoltre rilevato come la ASL Roma E è particolarmente sensibile al riconoscimento e rispetto dei Diritti delle persone malate, confor- memente con la tradizione di accoglienza dell’Ospedale Santo Spi- rito, che sin dal 727 d.C. riceveva i pellegrini che giungevano a Roma per recarsi alla tomba di Pietro. In seguito a incendi e saccheggi il complesso monumentale S. Spirito fu ricostruito da Papa Innocenzo III, che lo destinò dal 1198 all’assistenza degli infermi e al manteni- mento dei poveri e dei proietti (bimbi abbandonati dalle loro madri), e gli venne attribuito il nome di Santo Spirito in Saxia, che a tutt’oggi conserva. In linea con questa tradizione di accoglienza, confermata nel corso dei secoli dalla qualità dell’assistenza fornita, nel 2009 la ASL Roma E ha adottato la Carta Europea dei Diritti del Malato, con una applicazione progressiva dei 14 diritti in essa descritti.
Il progetto ha avuto il patrocinio dall’Ordine dei Medici di Roma, dall’Associazione Medici Cattolici Italiani, dall’Associazione Medica Ebraica d’Italia, dall’Associazione Medici Stranieri in Italia, dal- l’IPASVI - Federazione Nazionale Collegi Infermieri e dalla TECA - Tutela Etica per la Cura e l’Assistenza.
Alessandro Bazzoni e Luigi De Salvia
IIN NTTR RO OD DU UZZIIO ON NEE
La necessità di rendere gli interventi relativi alla malattia più attenti ai contenuti psicologici, culturali, spirituali e religiosi del paziente e dei suoi familiari, rappresenta un tema sempre più sentito e attuale nel dibattito nazionale. Tale dibattito è sempre più arricchito di aspetti e di interrogativi, per la presenza di un numero in continua crescita di cittadini e di famiglie migranti nella società italiana, per questo motivo oramai definibile come multiculturale e plurireli- giosa.
La scelta ufficiale dell’adozione di un modello interculturale, pre- sente in leggi e documenti nazionali e comunitari da oltre dieci anni, rende ancora più cogente la questione dell’accoglienza e della cura dei pazienti migranti nelle strutture sanitarie, facendo emergere la necessità d’individuare modalità d’interventi caratterizzati e defi- niti secondo un approccio non solo umanitario ma anche e soprat- tutto interculturale e spirituale.
La presenza di milioni di migranti su tutto il territorio nazionale, agisce da stimolo per gli Enti pubblici operanti nel settore sanitario a promuovere il benessere non solo fisico dei cittadini, ma altresì nel costruire le condizioni per l’uguaglianza di opportunità, con l’as- sunzione delle responsabilità per il rispetto delle Leggi e dei Diritti Umani per tutti e dei Doveri di Accoglienza e Solidarietà per i mi- granti.
Questo progetto concretizza un percorso di riflessione, di proposte d’interventi e di iniziative miranti alla costruzione di un modello di
“buone pratiche”, caratterizzate dal riconoscimento dell’importanza del rispetto delle radici culturali, della spiritualità e delle diverse ap- partenenze religiose di ciascun individuo, e delle persone malate in particolare.
È stato da noi scelto un approccio pluralista ed interculturale in cui l’ascolto, la conoscenza, la comprensione e il confronto rivestono un ruolo essenziale, sia all’interno del gruppo promotore del progetto, sia nei confronti di tutti i soggetti interessati.
Il successo, sinora ottenuto da questo approccio dimostra come esi- sta la possibilità effettiva di un dialogo tra religioni e culture, o anche tra religiosi e laici di diverso orientamento, non solo su temi cruciali relativi alla pace, ma anche su aspetti relativi alla salute, alla malat- tia, alla sofferenza ed alla morte.
Perché questo sia possibile, è necessario accogliere e comprendere i diversi linguaggi, passare da un linguaggio all’altro con l’accetta- zione che nessun linguaggio è autorizzato a disprezzarne un altro, ma deve riconoscerne gli intenti e il modo di presentare e ponderare i contenuti e la cultura sottostante.
In ambito sanitario, il dialogo tra linguaggi diversi presenta la sfida di comprendere non solo i fatti, ma la realtà della persona che ci sta di fronte, il suo “mistero”. Allora il linguaggio medico e scientifico dei fatti concreti, seppur necessario, non basta più. Occorre utiliz- zare il linguaggio che chiamiamo del cuore, della simpatia ed em- patia, dell’amore. E come afferma un filosofo moderno, Bernard Lonergan: “un tempo si diceva che la conoscenza precede l’amore… ma c’è un’eccezione a questa regola, quando le persone si innamorano, e questo in- namorarsi è fuori proporzione rispetto alle sue cause, alle sue condizioni ed occasioni, ai suoi precedenti. Perché innamorarsi è un nuovo inizio, un eser- cizio di libertà verticale, nel quale il mondo di ciascuno di noi sperimenta una nuova organizzazione nell’incontro con il mondo dell’altro. E ciò è par- ticolarmente vero nel caso di quella conoscenza speciale che è l’incontro con il mistero più profondo, che Tillich definisce il mistero di Dio, che spesso av- viene nell’incontro con la vita nella sue forme trascendenti, con la malat- tia e la morte.”
Il dialogo tra i linguaggi presenti nelle diverse culture, religioni e tradizioni spirituali consente di conseguire una integrazione delle diverse prospettive che garantisce la dignità umana nella persona ma- lata in qualunque contesto sanitario essa venga accolta. Come af- ferma il Card. Carlo Maria Martini, “…procedendo sulla via del dialogo e comprensione tra le differenti culture e religioni, si possono trovare le pro- fonde motivazioni di quella comprensione, di quella fiducia reciproca di cui sentiamo la grande importanza nella nostra attuale situazione..”
La realizzazione di tale approccio implica l’assunzione di un metodo partecipativo in cui l’elaborazione del progetto e l’attuazione degli interventi si configurano come un percorso “a piccoli passi” per co- struire un patrimonio sociale, culturale e spirituale a disposizione di tutte le persone interessate, con particolare riferimento agli ope- ratori sanitari, ai responsabili delle comunità religiose, delle asso- ciazioni culturali, agli amministratori locali e ai cittadini tutti.
Alessandro Bazzoni e Luigi De Salvia
PPEER RC CH HÈÈ Q QU UEESSTTEE R RA AC CC CO OM MA AN ND DA AZZIIO ON NII
Le raccomandazioni, che qui presentiamo, ricevute dalle principali tradizioni religiose, offrono un’importante strumento di prima co- noscenza per tener conto delle differenze culturali e religiose in am- bito sanitario, che potrà facilitare gli operatori sanitari in una relazione con i cittadini malati basata sulla comprensione profonda ed il reciproco rispetto.
Le raccomandazioni vengono presentate in forme grafiche legger- mente diverse tra loro, nel rispetto delle differenze di sensibilità e linguaggi delle diverse tradizioni, che abbiamo voluto riportare fe- delmente in questa sede e sono presentate in ordine alfabetico, a sot- tolineare simbolicamente la pari dignità nella differenza delle religioni.
Per informazioni riguardanti altre comunità religiose non incluse in questo progetto rivolgersi a
B
BU UD DD DH HIISSM MO O
Il Buddhismo è un’esperienza panasiatica diffusasi progressiva- mente dall’India sua terra di origine al Sud est asiatico, dalla Cina fino all’estremo oriente.
Dall’incontro dell’esperienza spirituale del Buddha con le diverse espressioni socio-culturali dei paesi in cui il suo insegnamento si è diffuso, è nato un fenomeno religioso ricco e complesso con una serie di riti, cerimonie, feste, culti, che caratterizzano la vita quoti- diana dei buddhisti e che si differenziano rispetto alle regioni di pro- venienza.
Daremo quindi delle indicazioni generali, lasciando al contatto di- retto con i pazienti e a successivi approfondimenti le indicazioni più specifiche, ricordando che nel nostro paese, oltre ai buddhisti ita- liani, generalmente si riferiscono alle istituzioni sanitarie i buddhi- sti provenienti dallo Sri Lanka, dalla Thailandia e in parte dalla Cina.
La gestione delle cure
Non ci sono indicazioni generali né divieti. Per i trapianti vi sono posizioni diverse secondo le tradizioni: in caso di donazione si pre- vede in ogni caso la piena consapevolezza e responsabilità del do- natore, trasmessa mediante una dichiarazione precisa.
Le differenze di genere
Non vi sono richieste particolari, salvo mantenere sempre rispetto per il pudore nella sfera personale.
La gravidanza e il momento del parto
Spesso le donne arrivano dal sanitario solo alla fine della gravi- danza, ma si nota un progressivo avvicinamento alle strutture anche
nel corso dei nove mesi di gestazione. Va sempre rispettato il pudore della donna, che preferisce essere accudita da personale femminile.
L’uomo di solito non è presente al parto.
Le norme alimentari da rispettare nei menu
Secondo le regioni asiatiche di provenienza o i contesti europei si seguono abitudini alimentari diverse, ma non ci sono proibizioni.
Viene sconsigliata solo l’assunzione di bevande alcoliche e sostanze intossicanti.
L’assistenza spirituale e religiosa durante la degenza
Per il buddhista la malattia va accettata e vista come un’occasione per praticare la propria fede, offrendo la propria sofferenza per aiu- tare gli altri e/o propiziare una migliore rinascita.
Si può sostenere il malato favorendo la presenza di monaci o assi- stenti spirituali che con l’ascolto, le preghiere e semplici riti, per esempio prima di un intervento chirurgico, aiutano il malato.
Si possono vedere piccoli oggetti cultuali vicino al paziente: imma- gini, reliquie, scritti, o sentire la ripetizione di mantra (preghiere) in continuum.
Le esigenze relative ai momenti di preghiera
Un luogo semplice, luminoso e silenzioso in cui si possa andare a meditare/pregare è più che sufficiente.
I riti funebri
La morte è l’atto fondamentale della vita in quanto prelude alla pos- sibilità di una rinascita positiva rispetto alla liberazione. Vi è una grande attenzione al passaggio, che non si conclude con l’arresto car- diaco, ma richiede più tempo per far sì che il principio cosciente si allontani dal corpo.
Per i paesi del sud est asiatico (Sri Lanka e Thailandia) i monaci ac-
compagnano il morente con preghiere (pirit). Per la Cina e il Giap- pone i monaci officiano il rito funebre preferibilmente prima della morte cerebrale e successivamente restano a vegliare il corpo con i parenti stretti. Per la tradizione tibetana non si dovrebbe manipo- lare il corpo per 72 h.
Informazioni e approfondimenti www.buddhismo.it
C
CO OM MU UN NIITTÀ À B BA AH HÁ Á’’ÍÍ
Nascita
Non ci sono esigenze particolari.
Rapporto con la corporeità
I bahá’í danno importanza alla purezza e alla castità. Pertanto nel rapporto con la corporeità si suggerisce la semplice precauzione di essere attenti alle comuni regole del pudore.
Alimentazione
I bahá’í non assumono assolutamente nessun tipo di bevanda al- coolica. Evitano scrupolosamente gli alcoolici anche nei cibi, com- presi i dolci. I bahá’í digiunano, cioè si astengono da cibi e bevande dall’alba al tramonto, dal 2 al 20 marzo. Non sono però tenuti a di- giunare se le condizioni della loro salute lo sconsigliano.
Gestione della salma
Come tutte le religioni, anche la Fede bahá’í presta il massimo ri- spetto alle salme. Si richiede che le salme siano lavate rispettosa- mente, possibilmente profumate con acqua di rose e avvolte in un telo di stoffa bianca mai usata prima. In genere i familiari forniscono loro stessi il telo nel quale avvolgere la salma del loro congiunto. La salma non deve essere cremata. Deve essere sepolta, possibilmente in terra, a non più di un’ora di viaggio dai confini del comune nel quale è avvenuto il decesso.
Festività
Le festività bahá’í sono le seguenti:
21 marzo, festa del Naw-Rúz, il capodanno bahá’í;
21 aprile, festa del Riḍván, dichiarazione di Bahá’u’lláh, fondatore della Fede bahá’í. Questa festività dura fino al 2 maggio, ma solo altri due giorni sono solennizzati;
29 aprile, nono giorno del Riḍván;
2 maggio, dodicesimo giorno del Riḍván;
23 maggio, dichiarazione del Báb, precursore di Bahá’u’lláh;
29 maggio, ascensione di Bahá’u’lláh;
9 luglio, martirio del Báb;
20 ottobre, nascita del Báb;
12 novembre, nascita di Bahá’u’lláh.
Devozione
I bahá’í sono abituati a pregare tutti i giorni. Sarebbe quindi molto apprezzato un apposito spazio tranquillo, nel quale i pazienti bahá’í possano svolgere questa loro abituale pratica quotidiana senza es- sere disturbati da rumori o andirivieni di persone. Dato che i bahá’í credono nell’unità delle religioni, quello spazio può essere condi- viso con i seguaci di altri credi.
Informazioni e approfondimenti www.bahai.it
C
CO OM MU UN NIITTÀ À SSIIK KH H
Preghiere
Per i pazienti che desiderano pregare è necessaria una zona riser- vata, pulita e non maleodorante, per pochi minuti, soprattutto al mattino. I pazienti Sikh hanno l’obbligo di tenere il capo sempre co- perto e non possono tagliarsi i peli del corpo. Quando questo do- vesse essere assolutamente necessario per motivi di salute, bisogna ottenere il permesso specifico del paziente stesso.
Ministro di culto
Consentire al paziente di contattare un ministro di culto per le sue esigenze religiose. L’accesso è garantito da precise norme di legge.
Lavaggio delle mani e dei piedi
I pazienti desiderano lavare le mani e i piedi prima delle preghiere;
possono farlo al bagno, se non deambulanti sono sufficienti una ca- raffa ed una bacinella.
Alimentazione
I Sikh sono strettamente vegetariani e non mangiano carne, pesce, uova e alimenti che contengano anche parzialmente questi alimenti.
Il cibo non deve essere cotto in contenitori contaminati da questi ali- menti. Rifiutano ogni genere di alcoolici e per le medicine come gli sciroppi contenenti alcool, devono essere avvisati in modo specifico.
Nei limiti delle prescrizioni terapeutiche, consentire alimenti portati da casa.
Decesso
Nella religione Sikh la morte è una tappa della vita e viene vista come naturale processo dell’esistenza ed è attribuibile alla volontà del Creatore. Proprio per questo si dovrebbe evitare di esprimere sgomento, disapprovazione, dolore ecc. in modo eccessivo. Pre- ghiere ed inni sulla transitorietà dell’esistenza verranno recitati du- rante la cremazione e le ceneri del defunto sparse nel fiume più vicino. Nei giorni successivi viene letto il libro sacro per intero.
Informazioni e approfondimenti Bhai Hari Singh Khalsa [email protected]
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CR RIISSTTIIA AN NIITTÀ À C
CH HIIEESSA A C CA ATTTTO OLLIIC CO O--R RO OM MA AN NA A
Il Cristianesimo considera l’essere umano nella sua unicità e nell’in- scindibilità delle sue molteplici dimensioni (fisica, psichica e spiri- tuale) e considera la vita della persona come un bene sacro ed indisponibile.
Il prendersi cura della persona nella sua interezza in condizioni di maggiori fragilità, quali la malattia, l’inizio vita ed il fine vita, rap- presenta l’attualizzazione del messaggio evangelico che intende in- vitare ciascuno a non restare indifferente verso “l’altro” che gli è dato di incontrare ed a condividerne le difficoltà.
Pertanto quello che ci si attende dagli operatori sanitari, nelle varie figure professionali sia istituzionali sia di volontariato, è un’acco- glienza basata su una relazione autentica che diventa terapeutica nella misura in cui riesce a comprendere con empatia quanto espresso dal paziente, sia in modo implicito che esplicito. L’autenti- cità della relazione libera anche l’operatore dal logoramento di una prassi ripetitiva e demotivata, che potrebbe diventare insostenibile, perché svuotata di senso umano e professionale.
La coscienza, ispirata e sostenuta saldamente dai principi evange- lici, determina e orienta scelte indirizzate alla salvaguardia e alla di- fesa della vita in tutte le sue varie fasi, dal concepimento alla fine, affermandone cosi il valore e il primato.
La persona nella sua globalità viene posta al centro del progetto as- sistenziale, che mira a difenderne la dignità, a prescindere dalla sua condizione sociale, etnica e religiosa. Tale approccio onora la per- sona nella fase di malattia, soprattutto quando questa riveste carat- tere invalidante ed evolutivo.
La Speranza, dimensione insopprimibile che abita nel cuore del- l’uomo, si alimenta e trova le sue motivazioni proprio nella rela- zionalità, che assume un ruolo insostituibile nel rapporto operatore sanitario-paziente.
Accanto alle piccole speranze quotidiane, che passano attraverso la fiducia che ogni operatore con la sua competenza professionale offre, c’è la Speranza che si alimenta nella preghiera che ciascuno, secondo i propri specifici linguaggi religiosi e le proprie sensibilità, rivolge al Signore della vita, e che il Cristianesimo, in una visione di libertà di coscienza e rispetto assoluto, favorisce e condivide.
Per quanto riguarda le esigenze religiose del paziente ricoverato, la chiesa cattolica si affida all’opera di cappellani, che sono ministri or- dinati, ma possono essere coadiuvati anche da religiosi/e consa- crati/e o fedeli laici designati dal servizio pastorale diocesano.
Questi assistenti religiosi si preoccupano di esprimere vicinanza umana nel momento del dolore e dei drammatici interrogativi di senso che si pongono nella condizione di malattia, di affiancare la preghiera e di somministrare i sacramenti, quando richiesti dal pa- ziente stesso o dai familiari, qualora l’interessato non potesse farlo in prima persona.
Informazioni e approfondimenti
“Carta per gli operatori sanitari” della Chiesa cattolica
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CR RIISSTTIIA AN NIITTÀ À C
CH HIIEESSEE D DEELLLLA A R RIIFFO OR RM MA A A AD DEER REEN NTTII A
ALL C CO ON NSSIIG GLLIIO O EEC CU UM MEEN NIIC CO O D DEELLLLEE C CH HIIEESSEE
Le Chiese protestanti o evangeliche sono sorte nel XVI secolo, 31 ot- tobre 1517, in seguito alla predicazione di Martin Lutero. Teologo agostiniano e profondo conoscitore della Bibbia, egli sosteneva la necessità della riforma della Chiesa cristiana seguendo la Bibbia, tor- nando cioè alla Chiesa apostolica. Egli e i suoi seguaci si definirono
“evangelici” per rilevare il ritorno al Vangelo. Furono detti “prote- stanti” (Spira 1529) perché dichiararono davanti all’Imperatore il di- ritto di predicare liberamente la parola di Dio.
Sono fondamentali ed esclusive per la fede cristiana la persona e l’opera di Gesù Cristo, morte e risurrezione (Credo apostolico). I sa- cramenti del Battesimo e dell’Eucarestia o Santa Cena, i due soli isti- tuiti da Cristo, sono segni della grazia divina. Tutti i cristiani riconoscono l’autorità della Bibbia, ma per i protestanti essa è il ri- ferimento esclusivo in materia di fede. Le Chiese protestanti, pre- senti in tutto il mondo, sono numericamente la seconda famiglia delle Chiese cristiane.
Il momento dell’accoglienza del paziente in ospedale
Per un paziente protestante non ci sono particolari esigenze. Impor- tante potrebbe essere nella scheda di ricovero segnare che il malato/a è di confessione protestante.
La gestione delle cure (interventi e terapie non permesse)
Non ci sono particolari cure che la religione protestante neghi o im- ponga al paziente, se non il coinvolgimento nella cura e il rispetto delle sue volontà.
Le differenze di genere
Anche sulle differenze di genere non ci sono particolare indicazioni da fornire.
La gravidanza e il momento del parto
Nel caso della gravidanza e del parto un atteggiamento accogliente e rispettoso, del resto dovuto a tutte le pazienti, è fortemente consi- gliato.
Le norme alimentari da rispettare nei menu
Non ci sono norme religiose, mentre come qualsiasi altro ricoverato il/la paziente potrebbero fare richiesta di un menu vegetariano.
L‘assistenza spirituale e religiosa durante la degenza
Normalmente un/una paziente protestante richiede l‘assistenza di un/una pastore/a o un/una diacono/a della sua chiesa/comunità e non desidera essere interpellato da un sacerdote.
Le esigenze relative ai momenti di preghiera
I protestanti non hanno esigenze di spazi per pratiche o luoghi spe- cifici di culto.
I riti funebri
I familiari provvederanno all’organizzazione del funerale; in caso di mancanza di familiari, rivolgersi al pastore iscritto presso i registri dell’ospedale.
Informazioni e approfondimenti www.chiesavaldese.org
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CR RIISSTTIIA AN NIITTÀ À C
CH HIIEESSA A O OR RTTO OD DO OSSSSA A R RO OM MEEN NA A
I Padri del IV secolo fondano il loro insegnamento sull’uomo quale
“immagine” di Dio e “somiglianza”(che è contemporaneamente il modo di essere dell’Immagine e la finalità dell’esistenza umana), at- traverso l’anima e il corpo. E ciò fa dell’uomo non solo una parte del mondo, ma anche la sintesi del mondo. Egli non è una sintesi “in piccolo” del mondo (microcosmo), altrimenti, questa qualità, se- condo S. Gregorio di Nyssa, la avrebbero “ugualmente anche i topi e le zanzare” (Della creazione dell’uomo, XVI, PG 44,184 AB).
L’uomo è coscienza della creazione, capace di contemplarlo e anche di determinarlo. Attraverso la sua libertà, l’uomo può definire il de- stino supremo del cosmo e perciò egli è, per i Santi Padri, anche un macrocosmo e il mondo può divenire, attraverso lui, un macroan- thropos.
La solidarietà dell’uomo con tutti i livelli della creazione significa una misteriosa risonanza tra uomo e cosmo: il creato intero è chia- mato ad eternizzare la relazione con Dio, ma il suo senso non si po- trebbe realizzare se non nella misura in cui l’uomo si impegna in una esistenza teocentrica. Infatti, questo sforzo dell’uomo lo fa salire verso Dio attraverso il cosmo come su una “scala di Giacobbe”, e il cosmo sale verso Dio attraverso e nell’uomo”(Della creazione del- l’uomo, XVI, PG 44, 177-180A)
Alcuni padri del IV secolo riconoscono la vocazione cosmica del- l’uomo quale sacerdote e imperatore o padrone di esso, mediatore tra esso e Dio. Il destino dell’uomo determina il destino del mondo (Rom. 8, 19-21). Perché l’uomo è al contempo miscrocosmo e micro- theos, sintesi dell’universo e immagine di Dio e perché Dio, per tra- sfigurare il creato si è fatto Uomo, l’uomo è l’asse spirituale di ogni
essere creato.
Una caratteristica essenziale del cristianesimo è che l’uomo aspetta quello che Dio gli ha preparato come un’ultima realtà, il Suo Regno,
“la vita che verrà”, dove tutto il creato sarà trasfigurato.
La tendenza umana prevalente nella società contemporanea seco- lare è quella di non pensare alla morte e di coprire la realtà attra- verso vari sotterfugi. La malattia, l’impotenza e la debolezza nelle quali il malato si trova aumentano ancora di più la paura e la soffe- renza. In questo momento di difficoltà, l’uomo ha bisogno più che mai del sostegno e del conforto degli altri. Soprattutto oggi, quando così tante persone muoiono da sole, lontano dalla fami- glia, finendo la loro vita in una stanza d’ospedale sconosciuta e fredda. Anche se la loro capacità di comprensione si manifesta a ma- lapena o sembra essere completamente sbiadita, la sola nostra pre- senza al loro capezzale, tranquilla, affettuosa, attenta, è assai utile.
L’Eucarestia
La Chiesa Ortodossa Romena ha ordinato sacerdoti incaricati in modo particolare per la cura spirituale negli ospedali. Nella tradi- zione liturgica della Chiesa ortodossa ci sono due funzioni reli- giose per coloro che sono sul letto di morte, insieme con altri servizi di consulenza spirituale per i cristiani. La più importante è l’Eucarestia.
La comunicazione tra medico e paziente
Il servizio medico ed infermieristico deve seguire non solo l’obiettivo im- mediato di ridare e di migliorare la salute del corpo, ma deve sforzarsi così che, attraverso una stretta collaborazione con il paziente e la Chiesa, possa fornire le condizioni ottimali per la crescita spirituale del pa- ziente in ogni momento della sua vita. Ciò significa la guari- gione delle malattie, e in caso di morte, la riduzione del dolore con i mezzi appropriati per consentire al paziente di affidarsi a Dio con
fede e speranza, attraverso la preghiera, la confessione e la comu- nione.
La necessità e l’importanza della comunicazione nella medicina sono sostenute anche dalla professione medica, nella quale si deve fon- dere la “tradizione asclepiana” - di promuovere l’importanza della conoscenza e degli aspetti tecnici, e la “tradizione samaritana” - la quale promuove la compassione del medico verso i suoi pazienti, la buona relazione tra medico e paziente, e il carattere umanistico della medicina.
In pratica, se si incorporano le peculiarità familiari, sociali, psicolo- giche e spirituali del paziente nel contesto generale della sua malat- tia, si consente che il rapporto medico-paziente divenga una autentica relazione terapeutica, che mira come scopo finale alla cura e al trattamento del paziente nel suo complesso.
Informazioni e approfondimenti www.sfantul-panteleimon.org
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CR RIISSTTIIA AN NIITTÀ À U
UN NIIO ON NEE IITTA ALLIIA AN NA A D DEELLLLEE C CH HIIEESSEE C CR RIISSTTIIA AN NEE A
AV VV VEEN NTTIISSTTEE D DEELL 77°° G GIIO OR RN NO O
Sorta nella prima metà del XIX secolo negli USA, questa comunità di tradizione protestante è arrivata in Italia nel 1864.
“Avventista” significa: “Colui o colei che attende l’avvento di Cri- sto”. Gesù stesso aveva annunciato che sarebbe ritornato su questa terra per mettere fine al male e per inaugurare un mondo nuovo.
Ben consapevoli che si tratterà di un evento storico e reale, gli av- ventisti non conoscono “giorno e ora” (Matteo 24,36) della sua rea- lizzazione, ma vivono la loro spiritualità nell’attesa positiva di questo evento.
Secondo il comandamento biblico (Esodo 20,8-11), essi osservano il sabato come giorno sacro di riposo, dedicandosi al culto spirituale, a opere di bene e astenendosi dalle attività secolari.
Sin dalle sue origini, la Chiesa avventista ha sviluppato una parti- colare attenzione all’equilibrio della persona adottando uno stile di vita sano e sobrio.
Il momento dell’accoglienza del paziente in ospedale
Anche se gli avventisti preferiscono utilizzare rimedi naturali, se è necessario un ricovero, non hanno particolari esigenze. Qualora il fedele avventista lo desideri, potrebbe essere segnalata nella scheda di ricovero la sua confessione religiosa.
La gestione delle cure (interventi e terapie non permesse)
Non ci sono particolari cure che la fede avventista neghi o imponga.
Come tutti gli altri, i pazienti avventisti chiedono che l’Ospedale ga- rantisca serietà, cura e rispetto per le diversità.
Le differenze di genere
Per gli avventisti, uomini e donne hanno pari dignità, essendo stati creati entrambi ad immagine di Dio. Per loro, le scelte sessuali del- l’individuo non debbono in alcun modo pregiudicare né il rispetto né le cure necessarie da riservargli.
La gravidanza e il momento del parto
La Chiesa avventista raccomanda alla donna in gravidanza di colti- vare uno spirito positivo e fiducioso in Dio, per accompagnare nel modo migliore il nascituro nella vita che lo attende. Rispetta anche qualunque decisione presa dalla donna che riguardi le modalità del parto.
Le norme alimentari da rispettare nei menu
Gli avventisti ritengono più adatta alla natura dell’essere umano un’alimentazione lacto-ovo-vegetariana. Si astengono dal mangiare carni che la Bibbia (Levitico 11) considera “impure”, cioè non adatte all’alimentazione - come maiale, coniglio, cavallo - e pesci che non hanno pinne e squame quali, ad esempio, crostacei e frutti di mare.
Si astengono anche dall’uso di alcool, tabacco e ogni tipo di droga.
L‘assistenza spirituale e religiosa durante la degenza
Normalmente un/una paziente avventista richiede l’assistenza di un/una pastore/a o di un/una responsabile locale.
Le esigenze relative ai momenti di preghiera
Gli avventisti non hanno esigenze particolari per i loro momenti di preghiera, se non un po’ di silenzio o un luogo dove poter meditare e pregare.
Festività
Osservano il sabato come giorno sacro di riposo.
I riti funebri
Un ministro di culto avventista officerà la cerimonia funebre. I fa- miliari provvederanno all’organizzazione del funerale. In mancanza di questi ultimi, rivolgersi al pastore iscritto presso i registri dell’
Ospedale.
Informazioni e approfondimenti www.avventisti.it
EEB BR RA AIISSM MO O
Preghiere
Per i pazienti che desiderano pregare è necessaria una zona riser- vata, pulita e non maleodorante, per pochi minuti, soprattutto al mattino. Alcuni pazienti preferiscono tenere il capo coperto, in modo particolare per la preghiera e per consumare il pasto.
Ministro di culto
Consentire al paziente di contattare un ministro di culto per le sue esigenze religiose. L’accesso è garantito da precise norme di legge.
Lavaggio delle mani
I pazienti desiderano lavare le mani prima dei pasti; possono farlo al bagno, se non deambulanti sono sufficienti una caraffa ed una ba- cinella.
Alimentazione
Gli ebrei consumano cibo kasher. Molti pazienti desidereranno cibo esclusivamente kasher, mentre altri si asterranno da taluni cibi proi- biti, in particolare maiale e crostacei. Altri, in assenza di cibo kasher, gradiranno cibi vegetariani. È bene comunque consultare il paziente sulla sua osservanza delle regole alimentari e permettergli di confe- rire con il dietista dell’ospedale. Nei limiti delle prescrizioni tera- peutiche, consentire alimenti portati da casa.
Sabato
Il Sabato inizia dal tramonto del venerdì e dura sino alla sera del sa- bato. I pazienti potrebbero desiderare accendere due lumi all’inizio del Sabato e celebrarne l’inizio con vino o succo d’uva kasher e pane, e potrebbero richiedere che i parenti provvedano a ciò. Di Sabato è
proibito il lavoro, ed in questa categoria sono incluse anche la scrit- tura e l’accensione della luce. Di Sabato non andrebbero effettuati interventi non urgenti. Se ci sono moduli da sottoscrivere, consentire una delega o prepararli dal giorno prima. In caso di dimissione di Sabato, consentire al paziente di rimanere sino a sera (anche senza letto) o lasciare fino a sera i suoi effetti personali che non può tra- sportare. Le stesse regole valgono negli altri giorni festivi.
Pasqua
Durante la Pasqua ebraica (della durata di 8 giorni, normalmente in Aprile) è vietata l’assunzione di cibi lievitati ed il pane è sostituito dal pane azzimo. Questa festività è molto sentita. Il paziente po- trebbe fare richiesta che i parenti possano portare cibo speciale, in particolare per la cena tradizionale che si svolge la prima e la se- conda sera della Pasqua.
Digiuno dell’espiazione
Il Kippur, giorno dell’Espiazione (in data mobile tra settembre e ot- tobre), è dedicato al digiuno e alla preghiera. Questa giornata è molto sentita anche dagli ebrei non propriamente religiosi.
Decesso
Secondo la tradizione il morente non andrebbe lasciato solo, per cui i parenti potrebbero esprimere il desiderio di passare assieme a lui gli ultimi momenti della sua vita. Il morente dovrebbe recitare la confessione dei peccati ed una dichiarazione di fede. Sarebbe op- portuno a tale scopo contattare un rabbino. Avvenuto il decesso, an- drebbero chiusi la bocca e gli occhi del defunto e le sue braccia andrebbero distese lungo il corpo. Le salme andrebbero coperte in- teramente con un lenzuolo.
Sepoltura
La legge ebraica raccomanda la sepoltura prima possibile. Per l’ac- certamento del decesso e la rapida inumazione si può procedere al- l’ECG piatto per 20 minuti, senza attendere 24 ore.
La procedura è approvata dalla legge e garantita da normativa re- gionale.
Autopsia
Secondo la normativa religiosa ebraica è assolutamente proibita, e, a parte casi eccezionali, andrebbe evitata.
Informazioni e approfondimenti
Ufficio Rabbinico della Comunità Ebraica di Roma tel. 06/68400651-2; fax 06/68400655;
[email protected] AME - Associazione Medica Ebraica
Siamo a disposizione per ogni problema e in particolare per supporto deci- sionale per casi e procedure speciali ed eccezionali
IIN ND DU UIISSM MO O
L’insieme delle tradizioni degli aspetti culturali e dei rituali che, pure indipendenti l’uno dall’altro, sono uniti da principi comuni, globalmente forma quel mondo chiamato “induismo”. Con il ter- mine induismo non s’intende un’unica struttura religiosa, ma una miriade di fedi, culture e filosofie, a volte anche distanti teologica- mente tra loro, ma con principi di convergenza comune.
Queste differenze si riscontrano nella ritualistica e nella prassi reli- giosa a seconda delle regioni dell’India e a seconda della tradizione familiare.
È dunque molto difficile dare delle linee guida di comportamento verso un induista.
La recente presenza dell’induismo in Italia e la sua connaturata na- tura poliedrica, la frammentazione organizzativa, l’assoluta reti- cenza al proselitismo e la forte concezione della libertà di coscienza, legata alla responsabilità personale, fanno di questa religione un in- sieme di tradizioni non omogenee o facilmente omologabili.
Le indicazioni fondamentali sono le seguenti:
1) il rapporto con il nucleo familiare è molto importante, infatti molti riti possono essere svolti dalla famiglia stessa. Il nucleo familiare sarà dunque il più importante veicolo che fornirà le indicazioni della tradizione e di tutte le osservanze. Chi opera nel settore sanitario dovrebbe impegnare le sue risorse per umanizzare i rapporti con il paziente e i suoi familiari, per comprendere le sue idee, le sue esi- genze e rispettare le sue credenze.
2) nell’induismo si dà molta importanza alla responsabilità indivi- duale e alla scelta di coscienza, visto che la figura del “sacerdote”
non è mai di “mediatore” con Dio. Il rapporto con il Divino è stret- tamente individuale e personale.
Dunque, esigenze come cibo vegetariano, strumenti religiosi, prati- che ritualistiche o meditative o altro sono sempre, assolutamente, soggettive.
La gestione delle cure (interventi e terapie non permesse) Vale sempre il principio di scelta individuale.
Le differenze di genere
Questo tema ricopre un aspetto molto importante nell’assistenza e nella cura della persona. In particolare le donne dovrebbero essere assistite, lavate ecc, da donne.
L’attenzione nella cura del corpo che viene richiesta nei confronti delle donne indiane, dovrebbe essere estesa alle donne in genere, nel momento in cui gesti intimi potrebbero ferire gravemente la di- gnità della persona.
La gravidanza e il momento del parto
Molte sono le cerimonie che accompagnano le varie fasi della gravi- danza e i primi giorni di vita.
La famiglia provvederà secondo la propria tradizione.
Le norme alimentari da rispettare nei menu Non tutti gli indù sono vegetariani.
L’assistenza spirituale e religiosa durante la degenza Generalmente non è richiesta.
Le esigenze relative ai momenti di preghiera
Un luogo di silenzio e preghiera potrebbe essere gradito.
I riti funebri
I riti funebri si possono riassumere in 4 stadi:
a. rituali di adorazione o preghiera quando la persona è sul letto di morte;
b. riti che accompagnano la disposizione del corpo;
c. riti che accompagnano l’anima nella sua trasformazione e dipartita;
d. riti in onore dei padri.
Degno di nota potrebbe essere il fatto che questi riti (eccetto la cre- mazione del corpo) possono essere celebrati in luoghi differenti da dove si trova il corpo.
Informazioni e approfondimenti www.hinduism.it
IISSLLA AM M
L’Islam non si rappresenta come una nuova religione, ma si situa nel solco del monoteismo abramitico che lo connette alla Rivelazioni precedenti, fatte a Mosè per gli ebrei e a Gesù per i cristiani. Islam vuol dire pacificazione, armonizzazione al disegno della creazione, voluta dal Signore di tutti i mondi: “Allah” vuol dire “il Dio” ed è assolutamente l’Unico Dio; non è né maschio né femmina e non può essere raffigurato in alcuna maniera. Allah ha eletto l’essere umano, una creatura nata dal fango, come Suo vicario sulla terra. Non ci sono intermediari fra Allah e ciascun essere umano, non ci sono preti, monaci, o speciali santi, ognuno è sacerdote di se stesso.
Allah ha scelto Muhammad, 15 secoli fa nella città di Mecca, come strumento per far pervenire a tutta l’umanità il suo messaggio; l’ul- tima rivelazione ci viene tramandata attraverso il Corano, il libro sacro. L‘Islam è imperniato su cinque pilastri: 1) la shahada (la te- stimonianza di fede, ossia che non c’e altro dio se non Allah e che Muhammad è il Suo profeta), che ogni genitore pronuncia al neo- nato; 2) le cinque preghiere quotidiane; 3) la zakat, ossia che una parte della propria ricchezza, annualmente, deve essere data ai po- veri; 4) il digiuno durante il mese di ramadan, che corrisponde al 9°
mese del calendario lunare islamico; 5) il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.
Tuttavia è importante sottolineare come sia da escludere qualsiasi coercizione nell’esecuzione dei riti e come vi siano delle deroghe, come nel caso del digiuno, se si è malati, anziani o troppo piccoli, se si è in viaggio o se la credente sia incinta. Nell’Islam vengono de- cretati poi una serie di interdetti che ogni buon musulmano osserva, fra cui il divieto di mangiare carne di maiale e suoi derivati, di bere sostanze alcooliche, di dare o pretendere soldi ad interesse e di avere
rapporti sessuali se non col proprio coniuge. Inoltre ci sono alcune raccomandazioni, fra le quali il mangiare carne macellata secondo il rituale islamico e che pertanto la rende halal (lecita ai musulmani), cosi come alla donna di curare la decenza nel suo abbigliamento.
È ovvio che nell’ospedale il personale di assistenza sanitaria e i me- dici debbano porre attenzione a salvaguardare la dignità della de- gente musulmana e del suo senso del pudore, assai diverso dallo standard comune. Sempre più musulmane preferiscono essere vi- sitate da medici donne.
La presenza dei musulmani negli ospedali italiani è sempre cre- scente, come evidente effetto dell’immigrazione. Spesso i malati pro- venienti dall’estero, di fronte all’istituzione sanitaria, si ritrovano soli nelle loro sofferenze, senza famiglia o connazionali amici. Uno dei punti salienti delle pluralità religiose è quello di rassicurare il pa- ziente sul rispetto, da parte dell’ente ospedaliero, dei suoi diritti di culto. Del resto è la Costituzione a garantire la libertà religiosa in Italia. Conoscere l’orientamento verso la Mecca nella stanza in cui si trova il malato immobilizzato, oppure in una eventuale sala in cui poter pregare, dovrebbe essere uno dei capisaldi di questo atteggia- mento, così come il facilitargli l’abluzione e dargli la chiara indica- zione che il cibo da ingerire o le medicine siano halal (lecite).
Il bisogno di fiducia
Nella situazione in cui viene a trovarsi qualunque degente, anche quello di fede islamica, è normale sentire il bisogno di fiducia, otte- nere risposte positive alle richieste: ad esempio le preghiere si svol- gono ad orari stabiliti, per cui il malato può domandare l’orario mensile delle preghiere; di considerarsi protetti, laddove a mancare sia in particolare la cerchia dei familiari, qualora la malattia fosse grave, pensare che sarà sepolto secondo il rito islamico.
La malattia
L’annuncio stesso della malattia è un momento particolare, al malato il futuro pare incerto e si fa breccia un senso di angoscia, tutto cam- bia: il suo rapporto col corpo, la sua autonomia, i suoi progetti di vita; occorre ad ogni paziente un tempo di reazione in cui adattarsi alla nuova situazione che stravolge le sue relazioni sia familiari che lavorative. La nozione stessa di malattia si trova citata 25 volte nel Corano, con una distinzione tra le afflizioni del cuore (in un senso fi- gurato effetto di un allontanamento da Dio) e quelle del corpo. Nel Corano è scritto «Prendete sostegno nella pazienza e nella pre- ghiera» (Sura.2 .45). La malattia viene vista come una prova per la propria devozione, che è in grado di farci passare ad uno stadio su- periore di comprensione. Nell’Islam, testimoniare questa totale ade- sione alla volontà di Dio è uno dei meriti per accedere all’agognato Paradiso. Del profeta Muhammad ci vengono riportate queste pa- role: «Anche il semplice pungersi con una spina fa valere presso Allah la cancellazione di una parte dei peccati». Questa capacità di pazientare e di sopportare la malattia quale occasione di purifica- zione costituisce per il paziente musulmano, e per chi gli è intorno, uno dei segni della fede, radicato dalla convinzione profonda che solo in Allah c’è la grandezza (Allah u akbar), permettendogli allo stesso tempo di rafforzare il suo morale. Nella sura 17 al versetto 82 si legge «Quel che facciamo discendere del Corano è guarigione e misericordia per i credenti».
Le visite e i volontari
È così possibile farsi un’idea dell’importanza nell’Islam della visita ad un sofferente, considerata dall’Islam allo stesso livello di un do- vere religioso, tanto per la persona malata che per coloro che si re- cano in visita; non solo quale eccellente fattore di conforto
“terapeutico”, ma anche come espressione della fraternità e di mi- sericordia di una dimensione comunitaria pienamente vissuta.
Del Profeta viene riportato la sua ammonizione sui 6 doveri che ogni musulmano deve adempiere nei confronti del suo fratello nell’Islam:
1) salutarlo quando lo incontra; 2) accettare i suoi inviti; 3) dare dei consigli se ne ha bisogno; 4) aggiungersi nelle Lodi ad Allah quando vengono fatte; 5) visitare le persone in afflizione; quando il musul- mano visita un suo fratello malato fino a quando sta presso il suo letto viene trasportato nel giardino del paradiso; 6) seguire il corteo funebre di una persona deceduta.
Le condizioni della vita moderna determinano anche per i musul- mani la necessità e la volontà di svolgere il lavoro prezioso del vo- lontariato. Per molte di quelle ragioni esposte sopra, sono sempre più numerosi coloro che affiancano le strutture di cura con l’assi- stenza di servizi religiosi, forniscono copie del Corano e, come si è visto sopra, assicurano anche la sua recitazione e quella di specifiche invocazioni per i non arabofoni.
La purificazione della salma
Ottemperare all’inumazione del defunto secondo i riti islamici con la purificazione della salma. Questo lavaggio deve essere compiuto tre volte, da uomini per gli uomini e da donne per le donne, in stato di purificazione (questa osservanza di genere non si adotta per i mi- nori e i neonati come anche per il coniuge) e, comunque, in un nu- mero strettamente necessario, rimuovendo ogni sporcizia, come ad esempio sangue, anche con sapone, e togliere eventuali dentiere, poi avvolgere il defunto in un telo di tessuto bianco e seppellirlo con la testa verso la Mecca.
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Nati nel 1998, i Centri di servizio per il volontariato del Lazio Cesv e Spes sostengono e qualificano l’azione delle organizzazioni di volon- tariato che operano nel Lazio, iscritte e non iscritte al Registro regionale del volontariato, attraverso la promozione di azioni innovative e con servizi e consulenze gratuiti. Sono presenti sul territorio con una rete di sportelli e punti informativi, aggregati attorno alla sede centrale di Roma e quattro Case del volontariato provinciali.
Le attivitá dei Csv
La filosofia operativa di Cesv e Spes è quella di aggiungere valore alle risorse esistenti sul territorio, attraverso un lavoro a rete che per- metta alle esperienze e al patrimonio del volontariato di valorizzarsi e diffondersi fra i gruppi e le associazioni. Le organizzazioni di vo- lontariato possiedono, infatti, specifiche competenze, relativamente ai propri ambiti di intervento, che possono contribuire ad un reci- proco arricchimento delle esperienze in corso.
Consulenza e assistenza
Servizi gratuiti di orientamento, consulenza e supporto su:
Atto costitutivo, statuto, bilancio, iscrizione al registro regionale.
Assicurazioni, formulari e scadenze, convenzioni.
Normativa di settore, obblighi di privacy, sicurezza sui luoghi di lavoro.
Organizzazione e gestione dell'associazione, disciplina del lavoro.
Assistenza amministrativa e contabile.
Finanza e raccolta fondi.
Bilancio sociale.
Comunicazione e marketing sociale.
Catalogazione e archiviazione dei documenti.
Formazione
Realizzazione de percorsi ed eventi formativi e affiancamento qua- lificato delle organizzazioni di volontariato attraverso:
Corsi, seminari e incontri di approfondimento, sia su tematiche di settore che su aspetti tecnico-gestionali generali (contabilità, alfabe- tizzazione informatica, normativa ecc.).
Consulenze e sostegno nella progettazione, promozione, organizza- zione e gestione delle attività formative di associazioni, gruppi di associazioni o volontari e di reti tematiche.
Formazione dei responsabili, degli operatori locali di progetto e dei giovani avviati ai progetti di Servizio civile nazionale.
Logistica
Nella sede centrale e nelle Case del volontariato è possibile utiliz- zare telefoni, fax, fotocopiatrice, computer, stampanti, sala riunioni, videoproiettore, registratore, lavagna luminosa, navigazione in in- ternet, ecc.
Sono inoltre a disposizione delle organizzazioni strutture e stru- menti per la realizzazione di eventi e manifestazioni all'aperto.
Comunicazione, informazione e documentazione
Informazioni, dati, stimoli e supporto attraverso una serie di stru- menti e servizi:
Bimestrale di approfondimento "Reti Solidali".
Notizie di settore, newsletter, approfondimenti monografici.
Collana di pubblicazioni sulla normativa ed altre tematiche di set- tore rivolte al mondo del volontariato.
Portale del volontariato del Lazio www.volontariato.lazio.it.
Ricerche, studi, approfondimenti e diffusione dati sui temi del vo- lontariato.
Banca dati associazioni.
Mappe territoriali e settoriali delle organizzazioni.
Centro documentazione su volontariato e terzo settore.
Progettazione
Competenze e strumenti utili a:
Individuazione delle fonti di finanziamento.
Costruzione dei percorsi progettuali volti alla partecipazione a bandi (nazionali, locali, pubblici e privati).
Sportello europa, formazione, individuazione fonti di finanzia- mento, ricerca partner, gruppi di lavoro, tutoraggio ed assistenza tecnica nella progettazione, nella gestione e nella rendicontazione.
Accompagnamento alla co-progettazione dei servizi socio-sanitari nell'ambito dei piani di zona (legge n. 328/2000).
Progetti innovativi e sperimentali.
Reti tematiche regionali, luogo privilegiato di confronto e progetta- zione sociale.
Promozione e orientamento
Azioni mirate a diffondere la conoscenza e la pratica del volonta- riato attivo, le buone prassi, la cultura della solidarietà attraverso:
Attività di orientamento per individui e gruppi interessati ad impe-
gnarsi nel volontariato.
Promozione del volontariato tra i giovani.
Realizzazione di progetti “Scuola e volontariato”.
Pubblicazione, in ogni provincia, del catalogo annuale “Cambiando Registro. Proposte delle associazioni di volontariato per gli studenti delle scuole”.
Promozione di reti tematiche locali ed europee.
Organizzazione di eventi e manifestazioni rivolte alla cittadinanza in tutte le province del Lazio e in collaborazione con altre associazioni e reti tematiche.
Servizio civile nazionale.
Reti tematiche
I Csv promuovono una nuova forma di collaborazione nel volonta- riato, attraverso la costituzione di aree tematiche e la progettazione sociale. Le aree tematiche, con il pieno coinvolgimento delle asso- ciazioni, individuano ed analizzano i bisogni del volontariato di set- tore, ne approfondiscono i temi e le problematiche, promuovono progetti di rete ed occasioni di confronto con le esperienze di altre re- gioni, progettano percorsi formativi e forme di comunicazione ed informazione, formulano proposte mirate a soddisfare bisogni di specifici servizi.
Con la collaborazione:
Associazione “Religioni per la Pace”- Sezione Italiana Tavolo Interreligioso di Roma
AVO - Associazione Volontari Ospedalieri Associazione Ascoltare-le-sofferenze
Associazione Dare Protezione
Cittadinanzattiva - Tribunale per i Diritti del Malato Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria
Con il patrocinio di:
Ordine dei Medici di Roma Associazione Medici Cattolici Italiani
Associazione Medica Ebraica d’Italia Associazione Medici Stranieri in Italia IPASVI - Federazione Nazionale Collegi Infermieri
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