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Politecnico di Milano

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Academic year: 2021

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(1)

Politecnico di Milano

Scuola di Architettura Urbanistica

Ingegneria delle Costruzioni

Laurea Magistrale in Architettura

Corso di Laurea Magistrale in

Progetto e Tutela per il Patrimonio

Costruito

Relatore Chiar.mo Prof. Davide Del Curto

Correlatore Dott. Arch. Giacomo Menini

Tesi di Laurea di

Daniele Rizzini, matricola 834830

#134 Hanul Solacolu.

Recuperare la memoria alterata di Bucarest

Anno Accademico

2016/2017

(2)
(3)

Alla mia famiglia, ai miei amici di Brescia,

Milano, Bucuresti, Cluj-Napoca

Alla pazienza dei miei docenti

(4)
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Indice delle figure Indice degli allegati Abstract

13 Introduzione

21 1. Inquadramento

29 1.1 Romania dalle origini a oggi 29 La campagna di Dacia 29 L’abbandono della provincia 30 I principati romeni

32 I moti rivoluzionari del 1821 33 Il 1848

35 La guerra di Crimea 36 Il regno di Romania 39 La Prima Guerra Mondiale 41 La Seconda Guerra Mondiale 43 La Romania comunista 47 La Rivoluzione del 1989 49 Dopo la Rivoluzione 52 1.2 Bucarest: storia di una capitale 52 Le origini

53 La città ottomana

53 Da città di confine a Capitale 61 La piccola Parigi

65 Verso il Movimento Moderno 71 La distruzione della città

82 1.3 Calea Mosilor la via del mercato fuori citta’ 82 La vocazione commerciale

(6)
(7)

87 L’architettura e le sue trasformazioni 107 La decadenza della via

111 1.4 Calea Moșilor n° 134, Hanul Solacolu: storia di un edificio 114 Cronologia

116 Periodo 1820-1948 153 Periodo 1948-1990 157 Periodo 1990-2016 163 2. Calea Moșilor e bucarest oggi.

168 2.1 Facciate in vetro, una memoria dimenticata 177 3. #134 Hanul Solacolu: il progetto

177 Analisi dello stato di fatto 179 Proposta progettuale

181 Il piano del sottotetto: la tecnologia in legno e paglia 183 L’intervento sulla facciata : recuperare la memoria alterata 186 conclusioni

189 elaborati Bibliografia Sitografia Ringraziamenti

(8)
(9)

1. pp.12, Carta della Grande Romania,1936. Immagine tratta da https://natalia-levitchii.wordpress.com,11 argumente ce demonstrează că suntem ROMÂNI. 17.09.2017

2. pp.18. Romania, inquadramento geografico. Immagine dell’autore 3. pp.18. Bucarest, i principali collegamenti. Immagine dell’autore

4. pp 20. Bucarest, planimetria, 1991. Archivio Universitatea de Arhitectură și Urba-nism „Ion Mincu”

5. pp.24 Evoluzione della città di Bucarest dal 1800 a oggi. Immagine dell’autore 6. pp.34 L’entrata di Solimano Pasha a Bucarest nel 1848, 21 agosto. Immagine tratta da https://en.wikipedia.org. 18.10.2016

7. pp.37 Il Principe Alexandru Ion Cuza, gospodar di Valacchia e Moldavia nel 1862. Immagine tratta da https://en.wikipedia.org. 18.10.2016

8. pp.38 Carlo I di Romania e la moglie Elisabetta. Immagine tratta da https:// en.wikipedia.org. 18.10.2016

9. pp.38 Immagine di carrozze a passeggio lungo Calea Victoriei nel 1913, fotografia

di Alex Gâlmeanu. Immagine tratta da http://www.b365.ro 18.10.2016.

10. pp.40 Re Ferdinando I passa in rassegna le truppe in partenza per il fronte. Im-magine tratta da http://www.istorie-pe-scurt.ro . Cum a intrat Romania in Primul Razboi Mondial/.20.10.2016.

11. pp.40 Truppe tedesche fotografate il primo giorno dell’occupazione di Bucarest il

7 dicembre 1916. Immagine tratta da http://www.istorie-pe-scurt.ro. Cum a intrat

Romania in Primul Razboi Mondial. 20.10.2016.

12.pp. 42. 15 Ottobre 1922, re Ferdinando I e la regina Maria di Romania

all’Incoro-nazione di Alba Iulia. Immagine tratta da https://www.fotoshooting.ro . Old

Bucha-rest photo archiv.e 20.10.2016.

13. pp.42 Ion Antonescu e Horia Sima, in uniforme da legionari, salutano con il

saluto fascista sotto il ritratto di Corneliu Zelea Codreanu a un raduno della Guardia di Ferro del 1940. Immagine tratta da https://it.wikipedia.org, Guardia di Ferro.

24.11.2016

14. pp.42 Fotografia del periodo 1940-’43 in cui la Romania è alleata alle potenze

dell’Asse. Immagine tratta da http://www.romania-actualitati.ro. 12.11.2016

15. pp.44 Immagine dell’Atheneul la mattina dopo i bombardamenti Alleati dell’agosto

1943. Immagine tratta da https://romaniadacia.wordpress.com. 12.11.2016

16. pp.44 La Sala del Trono del Palazzo Reale di Bucarest dopo i bombardamenti del

19 Agosto 1943. Immagine tratta da http://www.bucurestiivechisinoi.ro . Sala

tronu-INDICE DELLE FIGURE

(10)

lui sanctuarul profanat. 12.11.2016

17. pp.45 23 Agosto 1945: parata in onore della fine della Seconda Guerra Mondiale. I

ritratti di Attlee, del Re Mihai, di Stalin e Truman sono appesi alla facciata principale della Fundatiunea Universitara “Carol I”. Immagine tratta da https://romaniadacia.

wordpress.com. Bucharest bombing, the beginning of the end. 12.11.2016

18. pp.46 Ceaușescu fotografato nei campi di grano agli inizi degli anni Settanta. Im-magine tratta da https://ro.wikipedia.org. România_comunistă. 18.10.2016

19. pp.46 Il corteo in occasione di una manifestazione in onore del Presidente Nicolae

Ceaușescu. Ibidem.

20. pp.46 23 Agosto 1986, manifestazione per l’anniversario dell’Epoca d’Oro

inaugu-rata con l’avvento del Comunismo al potere. Immagine tratta da

http://www.muzeul-defotografie.ro Bucuresti in epoca de aur . 24.10.2016

21. pp48 La folla radunatasi nella piazza antistante il Palazzo Reale il 21 dicembre

1989. Immagine tratta da http://historyconflicts.com, The fall of Communism in

Romania. 25.10.2016

22. pp48. Immagine del dicembre 1989 : carri armati e manifestanti occupano la

piazza antistante il Palazzo Reale dopo i combattimenti dei giorni passati. Immagine

tratta da http://rezistenta.net, Ajun Craciun 1989 Bucuresti Revolutie . 25.10.2016 23. pp.51 Ricostruzione dell’aspetto della città nel periodo 1847-1854. Radu Oltean 24. pp.52 Veduta della città nel XVIII secolo. Immagine tratta da https://unknownbu-charest.com Bucharest in the pre modern period. The oriental city .24.10.2016 25. pp.54 Amedeo Preziosi, vista della Chiesa e della Torre Bărăția, 1868. Ibidem 26. pp.54 Vista della Chiesa Stavropoleos, 1868, Bucarest. Ibidem

27. pp.56 Il Grande Incendio del 1847. Immagine tratta da http://bindiribli.ro Istoria numelor cartierelor din Bucuresti 24.10.2016

28. pp.56 Mappa di Bucarest del 1852. Ibidem 29. pp. 57 Pianta della città nel 1886. Ibidem

30. pp. 58 Cassa di Risparmio, oggi sede della CEC Bank, Bucarest. Immagine tratta da http://www.peteava.ro, Vechiul Bucuresti. 22.10.2016

31. pp.58 Palazzo Sturdza seconda metà del XIX secolo, oggi demolito, Bucarest. Immagine tratta da https://www.historia.ro, Sectiune general, articol monumente deosebite din istoria Bucurestiului, 22.10.2016

31. pp. 58 Palazzo delle Poste, oggi sede del Museo Storico Nazionale, Bucarest. Ibi-dem

32. pp.60 Pianta della città nel 1900. Ibidem

33. pp.62 Al parco Kiseleff, agli inizi del XX secolo, Bucarest. Ibidem

34. pp.62 Cartolina di Bucarest, Bulevardul Academiei, poi Bulevardul Elisabeta, inizi

del XX secolo. Ibidem

(11)

inizi del XX secolo. Ibidem

36. pp.66 Bulevardul Magheru, Bucarest, 1935 ca. Immagine tratta da https://com-mons.wikimedia.org, 10.11.2017

37. pp.66 L’edificio per abitazioni Burileanu-Malaxa in Bulevardul Magheru, anni

Trenta. Ibidem

38. pp.68 Bulevardul I.Brătianu negli anni Trenta, sullo sfondo, a destra, la torre della

chiesa della Bărăţia. Immagine tratta da https://bucurestiulmeudrag.ro, Calea

Mosi-lor, 13.11.2017

39. pp.68 Bulevardul Magheru negli anni Trenta verso Piaţa Romana. Immagine tratta da https://commons.wikimedia.org, 10.11.2017

40. pp.69 Annuncio dell’abdicazione del Re Mihai I il 30 dicembre 1947. Immagine tratta da https://www.historia.ro, Sectiune general articol criminalul sistem comuni-st si documentul secret din 1947. 10.11.2017

41. pp.70 Casa Scântei, nel 1964, la statua di Lenin al centro della prospettiva

archi-tettonica. Immagine tratta da http://it.discover-bucharest.com, Storia di Bucarest

10.11.2017

42. pp.70 Veduta aerea della zona retrostante il Palazzo Reale negli anni

Settan-ta. Immagine tratta da https://ouatib.blogspot.it, Once Upon A Time in

Bucha-rest,16.11.2017

43. pp.70 La zona retrostante il Palazzo Reale negli anni Settanta, sgomberata dalle

abitazioni e dalle chiese preesistenti per lasciar spazio alla Sala Palatului (sulla sini-stra) e a blocchi residenziali di enormi dimensioni. Ibidem

44. pp.74 L’edificio Dunarea in Bulevardul Magheru, dopo il terremoto del 4 Marzo

1977. Ibidem

45. pp.74 L’inaugurazione della rete metropolitana M2 Piaţa Unirii – Pipera il

24.10.1987. Immagine tratta da https://www.historia.ro. Ceaușescu a descoperit in

1971 Solutia Progresului munca voluntara. 11.11.2017

46. pp.76 Il complesso architettonico della Casa Popurului e di Bulevardul Unirii. Im-magine tratta da http://www.fotografieaeriana.eu. Aerial pictures Unirii Square and People’s House Bucharest. 14.09.2017

47 pp.76 Prospettiva verso la Casa Popurului, oggi Palazzo del Parlamento. Imma-gine tratta da http://www.fotografieaeriana.eu Aerial pictures Unirii Square and People’s House Bucharest 14.09.2017

48. pp.81 Bucarest, Calea Moșilor, giugno 2016. Immagine dell’autore.

49. pp.84 Piața Sfântul Anton con bancarelle ed edifici commerciali a fine XIX secolo. Immagine tratta da http://www.bucurestiivechisinoi.ro, Hoinar pe vechea Calea Mosilor14.10.2016

50. pp.84 Da Piața Sfântul Anton iniziava Calea Moşilor. Ibidem

(12)

commercianti, carri e fiancheggiata da edifici dall’altezza massima di 2 piani. Ibidem

52. pp. 85 La chiesa di Sant’Antonio e la vecchia Piazza del Fiori nel XIX secolo. Ibi-dem

53. pp.86 Calea Moşilor prima delle distruzioni post 1977 Immagine dell’autore 54. pp.86 Calea Moşilor oggi, 2016. Immagine dell’autore

55. pp.90 L’immagine della fiera allestita a fine Ottocento. Ibidem

56. pp.90 Fotografia del 1935 del fotografoNicolae Ionescu, è visibile la

pavimentazio-ne in ciottoli di fiume e l’aspetto commerciale e rurale della strada. Immagipavimentazio-ne tratta

da http://www.bucurestiivechisinoi.ro Hoinar pe vechea Calea-Mosilor 11.01.2017. 57. pp.92 Il Magazzino COCOR negli anni Sessanta. Immagine tratta da http://www. istorie-pe-scurt.ro Pastile-de altadata 11.1.2017

58. pp.92 Il Magazzino COCOR oggi (2016). Immagine dell’autore

59. pp.92 Il complesso della chiesa e della torre della Bărăția nel 1900. Immagine tratta da http://www.istorie-pe-scurt.ro Pastile-de altadata 11.1.2017

60. pp.92 Il complesso della chiesa e della torre della Bărăția nel 2016. Immagine dell’autore

61. pp.92 La Biserica Sfântul Gheorghe Vechi (2016). Immagine dell’autore

62., 63. pp.94 Piața Volanta Sfântul Gheorghe (2016) sede di un mercato di frutta e

verdura e area parcheggio. Immagine dell’autore

64., pp.94 La chiesa come appariva all’inizio del XX secolo. Immagine tratta da https://www.fundatiacaleavictoriei.ro Bucuresti viata de acasa. 18.01.2017 65.pp.94 La chiesa come appare oggi (2016). Immagine dell’autore

66., 67. pp.94 Immagine della chiesa Razvan oggi, circondata da un’area adibita a

parcheggio sul sedime di precedenti edifici. Immagine dell’autore

68., 69., 70., 71. pp.96 Immagini della condizione dell’Hanul Polonez ngli anni

Settan-ta e oggi (2016). Immagine tratSettan-ta da http://www.bucurestiivechisinoi.ro, Hoinar pe

vechea Calea Mosilor14.10.2016

72., 73., 74. pp.96 Edifici del periodo interbellico si fiancheggiano lungo la Calea. Immagine dell’autore

75., 76., 77., 78. pp.98 Immagini di edifici lungo la Calea, realizzati non oltre il 1918,

a due piani, spazio commerciale al piano terra, impianto simmetrico e decorazioni eclettiche e influenze francesi. Immagini dell’autore

79. pp.98 Biserica cu Sibile, oggi. Immagine dell’autore

80. pp.101 Immagine dell’Hanul Solacolu nel 2016. Immagine dell’autore

81. pp.106 Edifici nel tratto di Calea Moşilor oggetto degli interventi a grandi scala

degli Anni ‘80. Immagine tratta da http://www.bucurestiivechisinoi.ro, Hoinar pe

vechea Calea Mosilor14.10.2016

82.pp.106 Una serie di blocuri all’intersezione con Bulevardul Carol I.Immagine trat-ta da http://www.muzeuldefotografie.ro, 29.11.2017

(13)

83. pp.108 Immagine degli anni Ottanta: la ridefinizione della Calea e lo spostamento

della chiesa Olari. Ibidem

84. pp.108 Vista aerea della via nel tratto tra Bulevardul Carol I e Piaţa Obor. Ibidem 85. pp.110 Immagine dell’inizio del XX secolo con gli edifici della Fiera allestita ad

Obor. Immagine tratta da http://metropotam.ro Locuri de-vizitat Atunci si acum

Targul din Afara si distractie la Mosi 29.11.2017

86. pp.110 L’aspetto dell’area della fiera adibita oggi a mercato cittadino permanente. Ibidem

87. pp.116 Il Piano Purcel per la città del 1789. Planul Purcel 1789, Archivio Universității de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

88. pp.116 Il Piano Ernst del 1791. Planul Ernst 1791, Idem

89. pp.118 Il Piano Borocczyn del 1852. Planul Borocczyn, 1847. Idem

90. pp.122 Il lotto occupato dall’Hanul Solacolu ai tempi del Piano Borocczyn del

1847. Planul Borocczyn, 1847. Ibidem

91. pp.125 Autorizzazione del 1859 per la realizzazione dell’attuale immobile,

scan-sione ad opera dell’autore. Originale presso Arhiva de arhitectura, Prop. Solacoglu,

http://arhivadearhitectura.ro Schite propr Solacoglu. 06.12.2016 .

92. 93 pp.126 Scansioni dei disegni allegati alla richiesta di progetto firmata da

J.Solakoglu nel 1859. Ibidem

94. 95. pp.127 Targa commemorativa posta dall’ambasciata bulgara a Bucarest. Im-magine dell’autore

96. pp.129 Il Piano Pappasoglu del 1871-1875. Archivio Universității de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

97. pp.129 Dettaglio del Piano : il lotto della proprietà Solacolu indicato come

“Fabri-ca de paste”. Archivio Universității de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

98. pp.133 Dettaglio del frontone della proprietà Tachiu Fidigiu. Immagine dell’au-tore

99. pp.134 Dettaglio della città nel periodo 1895-1899, rilevata dall’Institutul

Geogra-fic. Archivio Universitatea de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

100 pp.135. Il tram in Calea Moșilor. Immagine tratta da https://ouatib.blogspot.it, Once Upon A Time in Bucharest,29.11.2017

101. pp. 145 Fotografia dell’incendio della fabbrica post 1923. Archivio famiglia Solacolu.

102. pp. 146 Facciata su strada dell’edificio nel 1926. Archivio famiglia Solacolu. 103. pp.147 Annuncio del Centenario della Fabbrica Solacolu; 1928. Archivio fami-glia Solacolu.

104. pp.155 Dettaglio della città nel 1974, rilevata dall’Institutul Geografic. Archivio Universitatea de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

(14)

105. pp.164 Villa singola, Strada Cornelia n.ro 20, 2016, Immmagine tratta da www. facebook.com. Rezistența Urbană . 23.08.2017

106. pp.164 Edificio per abitazioni in Strada Valeriu Braniște. Ibidem 107. pp.164 Casa in Strada Sfânta Ecaterina 3. Ibidem

108. pp.164 Edificio residenziale, Strada Fruomoasa 42.Ibidem 109. pp.166 Casa G. Paucescu, 2016. Immagine dell’autore

110. pp.166 Edificio in Strada Maria Rosetti 38. Immagine dell’autore

111. pp.166 Il Teatrul Naţional nella forma iniziale secondo il progetto dell’architetto

Horia Maicu, 1973. Archivio Universitatea de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

112. pp.166 Il Teatrul Naţional dopo gli interventi del 1983-84 guidati dall’architetto

Cezar Lăzărescu. Archivio Universitatea de Arhitectură și Urbanism „Ion Mincu”

113. pp.171Casa Melik, 2016, Constantin Joja - Faţade de sticlă, secolele XVIII-XIX din România, edizione Simetria, 2003, pp.20

114. pp.171 Hanul Brâncoveanu, prima della sua demolizione, Idem, pp 23 115. pp.172 Hanul Elias: dall’alto, fotografia di C.Radu, 2011

116. pp.172 Hanul Elias: un dettaglio della scala d’angolo, Constantin Joja - Faţade de sticlă, secolele XVIII-XIX din România, edizione Simetria, 2003, pp.26

117. pp.172 Hanul Elias: un triplo ordine di finestre, Idem, pp28. 118. pp.172 Hanul lui Manuc: l’aspetto nel XIX secolo, Idem, pp. 40.

119. pp.172 Hanul lui Manuc: l’ordine di balconate chiuse da geamlâcuri , Idem, pp. 41.

120. pp.172 Hanul lui Manuc: la riapertura delle stesse dopo i restauri del 1970, Idem, pp. 44.

121. pp.172 Hanul Avram, Bucarest, Idem, pp. 49. 122. pp.174 Strada Șelari 7, Idem, pp. 92-93

123. pp.174 Casa in Strada Șelari 7, Idem, pp. 92-93 124. pp.174 Hanul cu Tei, Idem, pp. 94-95

125. pp.174 Casa in Strada Soarelui, Idem, pp. 104-105 126. pp.174 Casa in Strada Soarelui, Idem, pp. 104-105 127. pp.174 Casa in Calea Dudești, demolita, Idem, pp. 119 128. pp.174 Casa in Strada Mendeleev, Idem, pp. 120

129. pp.176 Immagine dalla corte interna dell’Hanul Solacolu. Immagine dell’autore 130. pp.176 Immagine dalla corte interna dell’Hanul Solacolu. Immagine dell’autore 131. pp.176 Immagine dalla corte interna dell’Hanul Solacolu. Immagine dell’autore 132. pp.178 Immagine di un’unità commerciale a piano terra, dalla corte interna. Im-magine dell’autore

133. pp.182 Immagine del piano terra del corpo Sud -Ovest. Immagine dell’autore 134. pp.184 Immagine della volta al piano terra dell’androne di ingresso Nord. Imma-gine dell’autore

(15)

135. pp.185 Immagine del telaio sopravvissuto della geamlac del corpo Nord-Est. Immagine dell’autore

136. pp.185 Vista da Sud -Est dell’ Hanul Solacolu. Sullo sfondo il Millennium Business

Center. Immagine dell’autore

Allegato a. pp.189 Planovolumetrico di confronto tra lo stato di fatto e lo stato di

pro-getto

Allegato b. pp.190 Planimetria dello stato di fatto del piano interrato Allegato c. pp.191 Planimetria dello stato di progetto del piano interrato Allegato d. pp.192 Planimetria dello stato di fatto del piano terra Allegato e. pp.193 Planimetria dello stato di progetto del piano terra Allegato f. pp.194 Planimetria dello stato di fatto del piano primo Allegato g. pp.195 Planimetria dello stato di progetto del piano primo Allegato h. pp.197 Planimetria dello stato di progetto del piano secondo Allegato i. pp.198 Planimetria dello stato di fatto del piano delle coperture Allegato l. pp.199 Planimetria dello stato di progetto del piano delle coperture Allegato m. pp.200 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto sezione AA Allegato m1. pp.201 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto sezione BB Allegato m2. pp.202 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto sezione CC Allegato m3. pp.203 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto sezione DD Allegato m4. pp.204 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto sezione EE Allegato m5. pp.205 Confronto tra stato di fatto e stato di progetto prospetto Sud Est Allegato n. pp.206 Immagine del prospetto su Calea Moșilor allo stato di fatto Allegato o. pp.208 Immagine del prospetto su Calea Moșilor allo stato di progetto Allegato p. pp.210-211 Immagini di dettaglio del secondo piano

Allegato q. pp.212-213 Immagini di dettaglio del secondo piano

Allegato r. pp.214 Immagine del dettaglio del prospetto allo stato di fatto.

Allegato s. pp.215 Immagine del dettaglio dell’intervento sul prospetto allo stato di

pro-getto.

Allegato t. pp.216-219 Analisi delle tipologie residenziali all’interno del progetto

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Bucarest nasce e si sviluppa nei secoli come città di confine, commerci e conquiste. Questo passaggio ininterrotto di popoli e dominatori lascia numerose tracce e in-fluenza la storia, lo stile e la cultura della capitale della Romania. Le principali arterie commerciali della città sono percorse da mercanti e viaggiatori sulla rotta Est-Ovest; i luoghi per la sosta e il ricovero delle merci, gli hanuri, rappresentano per più di tre secoli dei centri nevralgici nella città e oggi sono parte di un patrimonio architettoni-co che rapidamente sarchitettoni-compare a causa della architettoni-corsa verso una presunta modernità, che vede negli edifici scintillanti di vetro il simbolo tangibile di quel benessere e ricchezza che anni di dittatura hanno negato. La memoria della città viene alterata ogni giorno: demolizioni, aggiunte, sventramenti riducono il tessuto storico di importanza e di-mensioni, cancellano le tracce storiche o le modificano in maniera irreparabile. Cancellare (o alterare) il passato è una prassi molto diffusa a Bucarest: gli ottomani impediscono per secoli l’espressione di un’identità nazionale; dopo l’Unificazione, la città, desiderosa di sbarazzarsi del suo passato orientale, si orienta verso i modelli delle capitali Occidentali; di nuovo, con la fine della Monarchia, lo sforzo delle figure al potere si indirizza verso l’azzeramento dell’eredità aristocratica e borghese. Con la caduta della dittatura nel 1989, prevale la tendenza a nascondere il passato scomodo, esaltando ciò che è nuovo, moderno e tecnologico, senza possibilità di mediazione con l’esistente, comunista o borghese che sia. Un esempio è rappresentato da Calea

Moșilor, un tempo vivace arteria del commercio, lungo cui sorge l’Hanul Solacolu,

decadente rovina in attesa di essere risparmiata dalle demolizioni. Proporre un pro-getto di recupero per tale edificio significa superare la logica di speculazione edilizia che demolisce per ricostruire e così recuperare una parte della memoria della città, un frammento la cui storia particolare si fonde con quella della via e della capitale, dandole un punto di (ri)partenza verso il recupero del suo patrimonio e della sua identità dimenticata.

(18)
(19)

Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.

George Orwell

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Scrivere una tesi di architettura su Bucarest risulta una sfida se si osserva la città e la sua vita da un punto di vista tipicamente occidentale. La capitale della Romania è da sempre crocevia tra l’Est e l’Ovest, tra due mondi e due culture diversi e per secoli in contrasto, dai quali la città ha assorbito influenze, stili e modi che ha rimescolato, unito e fatto propri. Bucarest nasce e si sviluppa come città nel corso del XV secolo, quando l’Europa a Est assiste alla Caduta di Costantinopoli (1453) e a Ovest si iniziano a costituire i primi Stati Nazionali e ancora l’Italia è divisa in Principati e Signorie e si collo-ca in una posizione geograficollo-ca di confine tra il mondo orientale-islamico e quel-lo occidentale-cristiano. Guerre, conquiste, spartizioni, contatti commerciali e culturali hanno segnato il passato della città, le cui tracce principali sono riscon-trabili oggi nella sua forma urbana frammentata, nella sua architettura eclettica e nella sua atmosfera. Bucarest non rappresenta né una tipica città orientale né oc-cidentale, ma mostra l’influenza che subisce da entrambi questi mondi e a prima vista gli aspetti più complessi e i paradossi ne danno l’impressione di un mondo caotico e senza identità unitaria, dove tutto si mescola e si confonde senza logica.1

La città del passato si sviluppa a partire da diversi centri sparsi nella piana della Câm-pia Română compresi tra il corso del fiume Dâmbovița a sud e quello della Colentina a nord; le chiese e i caravanserragli utilizzati per la sosta delle carovane che com-merciano tra Istambul e i Regni cristiani rappresentano i diversi centri abitativi che, ingrandendosi, vanno a collimare con i vicini e formare in tal modo una città priva di un centro storico unico, ma definita da una serie di policentricità differenti. Buca-rest è caratterizzata da modi di vivere e abitare dai tratti musulmani, dalla religione ortodossa e da un’eredità latina forte che i secoli di dominazione non cancellano. Nel XVIII e XIX secolo la futura capitale rumena si allontana dall’influenza ottomana per affermare una propria identità nazionale e riuscire a ottenere l’indipendenza in segui-to a lotte e ribellioni ed è in questi secoli che l’influenza occidentale si fa più sentire; dalla metà dell’Ottocento, la capitale della neonata Romania viene riorganizzata se-condo modelli architettonici e urbanistici francesi, modelli importati da intellettuali e artisti, esuli ed espatriati che nel corso del secolo si erano recati a Parigi per formare

1 Țiganea O., Bucarest. La corsa verso il capitalismo; EAST: Europe and Asian STrategies n.ro 40 . Feb-braio 2012

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la propria educazione o per sfuggire a persecuzioni politiche. La città assume un aspetto più occidentale e i nuovi edifici e i palazzi del potere definiscono un aspetto urbano sempre più lontano da quello della città ottomana dei secoli precedenti. E’ il periodo di trionfo del neo rinascimentale, dei tetti alla francese, dell’eclettismo , delle ville con torrette, delle cupole e delle cariatidi, di architetture che si riferiscono ad esempi francesci, italiani e inglesi. La città assume il soprannome di “Piccola Pari-gi”, in riferimento alle influenze che la ridisegnano in quegli anni.

Il XX secolo porta con sé nuove influenze, trasformazioni e distruzioni, a partire dai progetti di grandiose architetture di ispirazione latina e dagli edifici glorificatori del potere del periodo interbellico, alle tragiche conseguenze delle due guerre mondiali che privano Bucarest di porzioni consistenti del suo patrimonio. Sono gli ultimi anni della capitale rumena intesa come capitale di uno Stato moderno orientato verso il mondo occidentale, dallo spirito borghese-capitalista e monarchico, che cerca di di-staccarsi dal passato di influenze turche e porsi al passo con le altre Nazioni europee. Bucarest si caratterizza in questa prima metà del secolo per la sua notevole apertura sociale e culturale verso l’Occidente, visibile nell’architettura

dell’epoca in cui è possibile ravvisare le culture francese, italiana e tedesca.2 Nel

perio-do tra la fine dell’influenza dell’Impero Ottomano e l’avvento del Comunismo a par-tire dal 1946 si è sviluppata una società e una forma di cultura che tenta di staccarsi da un passato di assogezione, recuperare le proprie radici e definire un nuovo mondo in cui ritrovarsi e con cui presentarsi al mondo. Questa importante eredità che ha dato carattere alla città della Belle Epoque e del periodo interbellico, ha definito la società e la sua mentalità, è oggi molto difficile da trovare e identificare, perché or-mai frammentata, trasformata e cancellata dal periodo comunista e oggi dalla corsa frenetica verso il capitalismo.

La Seconda Guerra Mondiale lascia dietro di sé una città di macerie e una società indebolita e soggetta al controllo delle forze sovietiche dell’URSS, che in meno di tre anni si impongono su ogni aspetto della vita della Romania, allineandola al blocco orientale dei Paesi a regime comunista. Bucarest cessa di essere la capitale del Regno di Romania e l’aristocratica “Piccola Parigi” per divenire il centro di rappresentanza e di espressione del Partito Comunista. Scompaiono le architetture espressione del-la borghesia ottocentesca, le chiese ortodossa, le abitazioni tradizionali contadine e ogni forma di espressione del passato. I dettami di Mosca guidano la definizione di

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una nuova città e una nuova società: edifici a blocchi in calcestruzzo sono ripetuti in serie lungo le principali arterie cittadine, nuovi quartieri sorgono dove un tempo erano ville o palazzi, distruggendo fisicamente ogni legame con la passata società socialista.

L’ascesa al potere di Nicolae Ceaușescu nel 1964 , Segretario generale del Partito Co-munista Romeno, segna la massima espressione di annientamento del passato e della Storia della città di Bucarest: piani grandiosi per la definizione di enormi progetti sconvolgono la capitale e cancellano le tracce della sua identità. Bucarest deve trasfor-marsi nella città simbolo della Romania comunista, in cui ogni memoria del passato deve essere annientato: la Chiesa, la Monarchia, la dominazione turca e persino la tradizione contadina del Paese vanno annientati o nascosti, dimenticati e trasforma-ti per asservire il nuovo potere. Questo programma culmina nella costruzione del grande centro civico il cui apice è rappresentato dall’atttuale Palazzo del Parlamento: un intervento urbano che ha cancellato tre quarti del centro storico di Bucarest, raso al suolo nel periodo tra il 1977 e il 1989, annientando l’aspetto passato della città e definendone un nuovo volto, completamente irriconoscibile se confrontato con le immagini di un secolo prima.

Da una posizione di totale apertura alle società e culture occidenta-li seguita alla occidenta-liberazione dall’influenza turca, Bucarest e la Romania soffre una fase di riorientamento forzato verso l’Est, verso l’Unione Sovietica e in-fine, sotto la dittatura di Ceaușescu (1964-1989), il più completo isolamento. Dopo la caduta del regime comunista nel 1989, Bucarest ritrova la libertà dal regime comunista e si avvia verso un altro ciclo di trasformazione urbana e architettonica, che tenta di fare i conti con il passato comunista, cancellarne alcune tracce e ricordi e avviarsi verso un futuro modellato su esempi occidentali, abbracciandone non solo i principi economici, ma anche sociali e culturali. E’ stata reintrodotta la proprietà privata, abolita nel 1948, per cui la città e il Paese sono stati frazionati in migliaia di realtà, ognuna amministrata secondo i gusti e le possibilità dei suoi attuali proprie-tari, in un frammentario quadro non uniforme. Questo approccio verso la proprietà privata ha influenzato tutte le azioni e i comportamenti nei confronti di qualunque trasformazione urbana della Romania postsocialista e, in questo senso, Bucarest ne è stata il principale esempio. La nuova società costituitasi dopo la Rivoluzione del 1989 si orienta sempre più verso la dimensione della vita privata, verso le scelte individuali dei singoli proprietari, indifferenti al contesto e al dialogo con le architetture circo-stanti o con lo spazio prossimo.

Quanto è eredità del passato viene, a seconda dei casi, preservato, demolito o rico-struito secondo il gusto e l’iniziativa del singolo privato; è discutibile la distruzione

(24)

di numerosi edifici del XIX secolo non iscritti nel registro dei beni sottoposti a tutela per lasciar spazio a complessi residenziali o finanziari a più livelli che non tengono conto del contesto storico né del rapporto con le architetture vicine, ma solo e unica-mente del profitto derivante dalla centralità del lotto e del valore finanziario dell’ope-razione.3 Bucarest oggi è un insieme dinamico di trasformazioni dello spazio urbano

e dei suoi vuoti urbani, un cantiere continuo in cui il patrimonio architettonico del passato è tutelato solo in parte, conservato o più semplicemente lasciato a se stesso, dove la realizzazione di opere e strutture moderne riguarda principalmente centri commerciali, centri finanziari e speculazioni residenziali secondo modelli dettati dallo spirito capitalista che viene dal mondo dell’Occidente.

Nella fase attuale, cominciata negli Anni Novanta, in qualunque area abitativa di Bu-carest si assiste a una serie di piccoli interventi frammentari e individuali sulle faccia-te dei grandi caseggiati ereditati dal periodo comunista: agiunfaccia-te, chiusura di faccia-terrazzi e balconi, diverse tipologie di serramenti, una moltitudine di colori e stili che hanno ignorato e e dunque cancellato il design originario della facciata.

La libertà di espressione e di creazione, con l’avvento del capitalismo, ha portato a un continuo processo di ricerca della identità architettonica e urbana. Le manifestazioni architettoniche di Bucarest si sono ispirate non solo all’Occidente, ma a tutto il mondo, sintetizzandone i movimenti e la direzione generale e creando interessanti esempi di architettura di buona qualità. Tuttavia, la tendenza a “edificare in grande”, ereditata dal passato, sembra essere perpetuata dagli attuali rappresentanti politici.4

La città oggi è divisa da grandi infrastrutture e progetti dalle dimensioni gigantesche adatte allo spostamento automobilistico, presenta un centro storico frammentato e in parte pedonalizzato per la gioia dei turisti e dei ristoratori, tutt’attorno un’estesa area residenziale con costruzioni della seconda metà dell’Ottocento in tristi condizioni soverchiate da caseggiati del periodo comunista. I nuovi interventi si concentrano in aree periferiche o sparse nel centro cittadino, senza connessione alcuna con il sub-strato storico e il passato del luogo.

Un triste esempio della situazione attuale è Calea Moșilor, arteria cittadina della

lun-3 Giuseppe Cinà , Bucarest dal villaggio alla metropoli. Identità urbane e nuove tendenze. Editore Uni-copli, Milano, 2005, pp 10-15

4 Țiganea O., Bucarest. La corsa verso il capitalismo; EAST: Europe and Asian STrategies n.ro 40 .

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ghezza di quasi 3km, che dal centro cittadino conduce alla zona del Mercato di Obor, anticamente fiancheggiata da edifici commerciali e residenziali, locande e magazzini dei ricchi mercanti ebrei ed armeni che abitavano nella zona, oggi desolata per la prima metà del suo tratto e occupata da enormi blocchi residenziali per la seconda parte. La strada è stata toccata dai progetti di sistemazione della città voluti all’epoca della dittatura, che ne ha ordinato la distruzione di tutti gli edifici nel tratto com-preso tra il Bulevardul Carol I e Obor, la parte più periferica della via. Gli edifici esistenti sono stati sostituiti da enormi caseggiati in calcestruzzo armato, anonimi blocchi residenziali uguali per chilometri, oggi visibili in ogni parte della città e in altre città della Romania, senza differenze. La prima parte della Calea è attualmente semi abbandonata, composta da edifici pericolanti, fatiscenti e abitati dagli strati più poveri della popolazione. Sono praticamente scomparse tutte le attività commerciali che prima la caratterizzavano e lo spazio urbano che prima era di scambio, incontro e socializzazione, oggi è inteso come semplice spazio di passaggio e percorrenza. La storia della via è stata annullata quando le proprietà private sono state naziona-lizzate, le famiglie dislocate e ricollate in altri alloggi, abitanti provenienti dalla cam-pagna sono state costrette a trasferirvi e le attività commerciali e imprese chiuse o trasformate secondo i dettami del Partito. La via oggi fa il conto con un passato ormai scomparso, che si presenta in forma di edifici fantasma, di deboli testimonianze di quella che era un tempo Calea Moșilor e che poco a poco scompare dove nuove co-struzioni e interventi edilizi sono messi in atto.

A metà del primo tratto della via, si trova l’Hanul Solacolu, rudere architettonico di un ricco edificio adibito a locanda e fabbrica di pasta alimentare, realizzato a metà XIX secolo e tra i più eleganti e ricchi della città. Danneggiato dai combattimen-ti tra tedeschi e rumeni nel corso della Prima Guerra Mondiale, dal terremoto del 1922 e dalla Seconda Guerra Mondiale, l’Hanul incarna l’intera storia della città ed emblematicamente del Paese. Da proprietà privata di una grande famiglia borghese capitalista, diventa di proprietà statale e assegnata a diverse famiglie locatarie di di-versa estrazione sociale, venendo così interessata da divisioni, aggiunte e modifiche nell’architettura originaria. Dopo la Rivoluzione l’Hanul è abitato da famiglie di etnia rom e lo stato di conservazione dell’edificio è quello di semirudere; a seguito di un incendio e del crollo delle coperture negli anni 2000 lo stabile è inagibile e inarresta-bile lo stato di degrado. Rientrata nel patrimonio della famiglia Solacolu, la propretà si trova allo stato di rudere e non permette un suo immediato riutilizzo, nonostante siano stati previsti vari progetti di recupero. Al numero 134 di Calea Moșilor oggi è visibile una facciata dall’intonaco scrostato e dai mattoni anneriti, dagli infissi ca-denti e dagli elementi decorativi degradati o caduti. Il crollo delle coperture lasciano

(26)

18

1844 - 1846

Il lotto è occupato dalla “Fabbrica del Dottor

Zucker” Moti rivoluzionari 1848 Rivolta dei Principati di Moldavia Occupazione russa Occupazione turca Repressione moti 1859 Data di costruzione edificio attuale Trattato di Berlino 1878

Guerra Russo- Turca [1877-78] Riconoscimento della Romania come Stato

indipendente. Regno di Romania 1878 1881 incoronazione Carol I 1911 Fratelli Solacolu sono

proprietari, l’edificio funziona come hanul e

fabbrica di pasta

Prima Guerra Mondiale 1914 -1918

Dichiarazione di guerra all’ Austria-Ungheria Paese conquistato per 2/3

Trattato di Bucarest [1918]

Incoronazione di Alba Iulia 1922

Incoronazione di Re Ferdinando

Grande Romania 1918 -1938

Ascesa del partito nazionalista della Guardia di Ferro

1928 Centenario della

Fabbri-ca di pasta "Fraţii A. ȘT. SOLACOGLU” Archivio fam. Solacolu

Reggenza 1927 -1930

Re Carol II abdica

1940 Un terremoto

danneg-gia la fabbrica e gli edifici della proprietà

Seconda Guerra Mondiale 1940 - 1945

La Romania si allea con la Germania Bombardamenti Alleati

Fine della guerra 1945 Occupazione sovietica Re Mihai è costretto ad abdicare Nasce la Repubblica Popolare Romena Cambio di alleanze 1944

L’Armata Rossa invade la Romania Re Mihai dichiara guerra

alla Germania e si schiera a fianco degli

Alleati. 1923 La fabbrica viene distrutta da un incendio Impero Ottomano Hanul Solacolu

Principati Uniti di Moldavia e Valacchia

Regno di Romania

Conferenza di Parigi 1856

Chiesta l'unificazione dei principati romeni

A. I. Cuza è eletto sovrano di Moldavia e

Valacchia

Fotografia dell’incendio, Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859

Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859 Archivio fam Solacolu. 1711 - 1856

1859 - 1861

1861 - 1947

PLANIMETRIA DELLA CITTA’ DI BUCAREST, 1991 EVOLUZIONE STORICA DELLA CITTA’ DI BUCAREST, 1800 - 2016

134

ANUL SOLACOLU

Bucarest Mosca Budapest Belgrado Sofia Istanbul Varsavia Budapest Mosca Kiev Chișinău Varsavia Belgrado Sofia Istanbul 1800 1900 1985 2000 2016 1844 - 1846

Il lotto è occupato dalla “Fabbrica del Dottor

Zucker” Moti rivoluzionari 1848 Rivolta dei Principati di Moldavia Occupazione russa Occupazione turca Repressione moti 1859 Data di costruzione edificio attuale Trattato di Berlino 1878

Guerra Russo- Turca [1877-78] Riconoscimento della Romania come Stato

indipendente. Regno di Romania 1878 1881 incoronazione Carol I 1911 Fratelli Solacolu sono

proprietari, l’edificio funziona come hanul e

fabbrica di pasta

Prima Guerra Mondiale 1914 -1918

Dichiarazione di guerra all’ Austria-Ungheria Paese conquistato per 2/3

Trattato di Bucarest [1918]

Incoronazione di Alba Iulia 1922

Incoronazione di Re Ferdinando

Grande Romania 1918 -1938

Ascesa del partito nazionalista della

Guardia di Ferro

1928 Centenario della

Fabbri-ca di pasta "Fraţii A. ȘT. SOLACOGLU” Reggenza 1927 -1930 Re Carol II abdica 1940 Un terremoto

danneg-gia la fabbrica e gli edifici della proprietà

Seconda Guerra Mondiale 1940 - 1945

La Romania si allea con la Germania Bombardamenti Alleati

Fine della guerra 1945 Occupazione sovietica Re Mihai è costretto ad abdicare Nasce la Repubblica Popolare Romena Cambio di alleanze 1944

L’Armata Rossa invade la Romania Re Mihai dichiara guerra

alla Germania e si schiera a fianco degli

Alleati. 1923 La fabbrica viene distrutta da un incendio Impero Ottomano Hanul Solacolu

Principati Uniti di Moldavia e Valacchia

Regno di Romania

Conferenza di Parigi 1856

Chiesta l'unificazione dei principati romeni

A. I. Cuza è eletto sovrano di Moldavia e

Valacchia

Fotografia dell’incendio, Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859

Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859 Archivio fam Solacolu. 1711 - 1856

1859 - 1861

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PLANIMETRIA DELLA CITTA’ DI BUCAREST, 1991 EVOLUZIONE STORICA DELLA CITTA’ DI BUCAREST, 1800 - 2016

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ANUL SOLACOLU

Bucarest Mosca Budapest Belgrado Sofia Istanbul Varsavia Budapest Mosca Kiev Chișinău Varsavia Belgrado Sofia Istanbul 1800 1900 1985 2000 2016

2. Romania, inquadramento geografico

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intravedere gli interni su cui si accumulano le macerie, crescono piante e nidificano volatili. Le due corti interne sono quasi completamente sommerse da cumuli di spaz-zatura e detriti, calcinacci ed elementi lignei di quello che un tempo era indicato tra i migliori hanuri della città.

Il destino dell’immobile è incerto e chiaro allo stesso tempo: seguendo la logica spe-culativa in atto a Bucarest negli ultimi 25 anni si può presupporre che l’intera pro-prietà verrà demolita e su di essa realizzato un edificio dalle forme moderne, senza salvare nulla di quanto esistente, eliminando così l’ennesima traccia storica presente nel tessuto della città sopravvissuta al XX secolo.

Oppure i timidi movimenti di risveglio del senso e del comportamento civico, or-ganizzati da architetti, artisti e storici, potranno sottrarre alla demolizione e alla di-struzione l’edificio? In questo modo soltanto si riuscirà a sottolineare e preservare la complessità della città e comprenderne e proteggerne la sua eredità, dando una nuova identità all’edificio e un nuovo volto a Calea Moșilor.

Nella pagina successiva: 4. Bucarest, planimetria, 1991

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Bucarest, città capitale della Romania, dopo la caduta della Cortina di Ferro nel 1989 ha iniziato un processo di sviluppo e riavvicinamento alle economie Occidentali. Un processo che ha rapidamente trasformato la città e il suo aspetto.

Questo evento ha spinto l’ex capitale socialista verso un moltiplicarsi di complessità spaziali comprendenti sia aspetti rurali che urbani, conviventi e contrastanti.

Dopo il 1989 forze centrifughe hanno generato rapide privatizzazioni, sub urbaniz-zazioni e una riduzione dello spazio pubblico, che hanno frammentato la gerarchia centralizzata imposta per anni dal regime comunista: ci si trova oggi in una fase di passaggio tra il passato e il futuro di crescita e nuovi paradigmi.

La città è probabilmente uno degli esempi più controversi e paradigmatici delle me-tropoli post-socialiste: centro dello sviluppo del capitalismo fino alla Seconda Guerra Mondiale, diventa lo spazio in cui il socialismo rappresenta se stesso nel corso dei quarant’anni successivi e infine il territorio del caotico sviluppo neoliberale. Nella città sono presenti caratteristiche e tracce di ogni trasformazione ed epoca: il suo svi-luppo accelerato si divide nelle due fasi, 1850-1930 e 1950-1989, ognuna delle quali ha lasciato importanti tracce nella metropoli e ne ha condizionato il volto, generando una sovrapposizione di frammenti di progetti urbani mai arrivati a una vera conclu-sione. Dopo il 1989, l’incapacità della città di produrre un nuovo sistema infrastruttu-rale e la sua scarsa attenzione per lo spazio pubblico hanno permesso il proliferare di una caotica speculazione edilizia e la perdita e impoverimento delle aree pubbliche. Bucarest è un esempio di città socialista che è stata in pochissimi anni colonizzata da investitori e società provenienti dal mondo Occidentale, e se fino a cinque anni fa la capitale sembrava ispirare diffidenza e preoccupazioni riguardo alle sue pro-blematiche, oggi mostra una stabile immagine del potere della diffusione dello stile di vita occidentale. Questa fase di transizione è un’opportunità per la formulazio-ne di paradigmi spaziali che possono essere importanti non solo per le altre città post-socialiste, ma in generale per le città europee. La città moderna attuale non è in grado di far fronte ai modi di produzione e di vita che si stanno evolvendo progres-sivamente in questi anni. La diminuita importanza dell’industria, la dissoluzione dei nuclei familiari e la crescita della mobilità legata all’automobile stanno influenzando enormemente sia le città occidentali come quelle dell’est Europa, dove queste pro-blematiche sono apparse in modo quasi improvviso dopo il 1989, generando visibili

(30)

conseguenze sulla morfologia delle città stesse.1

Bucarest è oggi un arcipelago di frammenti confusi in cui i blocchi residenziali di dimensioni impressionanti realizzati nell’Età d’Oro del periodo comunista si affian-cano a ville monofamiliari di inizio Novecento, a edifici per uffici e shopping mall di anni recenti

Questa situazione è vista spesso come “negativa, ma inevitabile” e perciò ignorata semplicemente , ma è il momento di riconoscere che le trasformazioni nei modi di produzione, della fruizione degli spazi aperti e pubblici e il cambiamento della mo-bilità chiedono alle città di trasformarsi anch’esse e stare al passo coi tempi. Questi cambiamenti sono maggiormente visibili nelle città post-socialiste perché investite da un rapido e improvviso sviluppo che ha pesato in un modo senza precedenti sulle dinamiche urbane.

Bucarest è sicuramente una delle realtà più periferiche e allo stesso tempo esemplari delle città europee, non solo perché luogo di transizione e trasformazioni repentine, ma soprattutto perché luogo di contatto e confine tra l’Est e l’Ovest, tra la cultura slava e quella latina, tra il cristianesimo e l’Impero ottomano.2

Scegliere Bucarest non è casuale: per il suo essere città dai molteplici e contrastanti aspetti, culturali, storici ed economici; per l’impoverimento delle sue caratteristiche territoriali e la frammentazione della sua morfologia urbana. Bucarest è un palinse-sto di evoluzioni palinse-storiche e interventi architettonici attuati dai più diversi attori che si sono alternati e succeduti sulla sua scena. Bucarest è infine una capitale europea, sebbene lo sia diventata solo a partire dalla metà del XIX secolo, definendo il suo ca-rattere nel corso di due secoli piuttosto che nel corso di un processo lungo centinaia di anni come per molte delle città capitali del resto dell’Europa, e questo fatto ha causato la confusa e rapida crescita della città, i suoi conflitti e contrasti così evidenti e prorompenti.

Di tutte le capitali post-socialiste, Bucarest è quella con la più piccola area urbana con le più alte densità e popolazione, fatto che la rende un caso critico per l’analisi delle trasformazioni post 1989.

1 G. Cinà, Bucarest dal villaggio alla metropoli : identità urbana e nuove tendenze, Milano UNICOPLI, 2005, pp 10-22

2 Matei Bogoescu, BUCHAREST 2025 A NEW PARADIGM, Master Thesis, Delft university of Technology, 2010

(31)

«Le politiche urbane del regime comunista hanno prodotto una

densificazione estrema nella maggior parte dei quartieri di

Bucarest. Sfortunatamente, l’evoluzione urbana durante il periodo

di transizione ha peggiorato la situazione portando a un’improvvisa

diminuzione della qualità della vita urbana a causa di ulteriori

densificazioni in quelle aree non toccate dalle trasformazioni

comuniste. Con una elevata popolazione compressa in una piccola

area urbana, vivere lo spazio è troppo poco. Abbiamo diritto a un

ambiente salubre ed ecologico. L’inquinamento riduce la nostra

speranza di vita e condiziona gravemente la qualità della vita in

città. Dobbiamo ripiantare quel milione e mezzo di alberi tagliati

nei passati 18 anni.»

«Circa il 70% degli abitanti di Bucarest vive in grandi complessi

residenziali costruiti durante il regime comunista. Le autorità

pubbliche si sono ritirate vergognosamente dall’incarico di gestione

di questi territori urbani e le associazioni di proprietari non hanno

le capacità di far fronte a tutti i problemi legati alle condizioni

di vita collettive. Le comunità di residenti sono caratterizzate da

una mixitè non funzionale e non formano una vera comunità

unita dagli stessi interessi e valori. […] Sono necessarie politiche

urbane per aumentare la qualità delle condizioni di vita collettive.

Dobbiamo mantenere la mixitè sociale e incrementare l’accessibilità

per prevenire la segregazione e la ghettizzazione attraverso misure

attive.»

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Il lotto è occupato dalla “Fabbrica del Dottor

Moti rivoluzionari 1848 Rivolta dei Principati di Moldavia Occupazione russa Occupazione turca Repressione moti 1859 Data di costruzione edificio attuale Trattato di Berlino 1878 Guerra Russo- Turca

[1877-78] Riconoscimento della Romania come Stato indipendente. Regno di Romania 1878 1881 incoronazione Carol I 1911 Fratelli Solacolu sono proprietari, l’edificio

Prima Guerra Mondiale 1914 -1918 Dichiarazione di guerra all’

Austria-Ungheria Paese conquistato per 2/3

Trattato di Bucarest [1918]

Incoronazione di Alba Iulia 1922 Incoronazione di

Re Ferdinando

Grande Romania 1918 -1938 Ascesa del partito nazionalista della Guardia di Ferro

1928 Centenario della

Fabbri-ca di pasta "Fraţii A. ȘT. Reggenza 1927 -1930 Re Carol II abdica 1940 Un terremoto

danneg-gia la fabbrica e gli Seconda Guerra Mondiale

1940 - 1945 La Romania si allea con la

Germania Bombardamenti Alleati

Fine della guerra 1945 Occupazione sovietica Re Mihai è costretto ad abdicare Nasce la Repubblica Popolare Romena Cambio di alleanze 1944 L’Armata Rossa invade

la Romania Re Mihai dichiara guerra

alla Germania e si schiera a fianco degli

Alleati. 1923 La fabbrica viene distrutta da un incendio Impero Ottomano Hanul Solacolu

Principati Uniti di Moldavia e Valacchia

Regno di Romania

Conferenza di Parigi 1856 Chiesta l'unificazione dei principati romeni

A. I. Cuza è eletto sovrano di Moldavia e

Valacchia

Fotografia dell’incendio, Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859

Archivio fam Solacolu. Rilievo del progetto,1859 Archivio fam Solacolu.

1711 - 1856

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ANUL SOLACOLU Bucarest Mosca Budapest Belgrado Sofia Istanbul Varsavia Budapest Mosca Kiev Chișinău Varsavia Belgrado Sofia Istanbul 1800 1900 1985 2000 2016

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Da sempre il rapporto tra Bucarest e il territorio ad essa circostante rappresenta una criticità per la città e già nel XVIIIsecolo i dominatori ottomani tollerano il ruolo di Bucarest come capitale della Valacchia in quanto è virtualmente impossibile da dif-endere a causa della sua sfavorevole posizione topografica. Nel mezzo della pianura dominata dal fiume Danubio, è vista come “la debole capitale”, che rapidamente si trasforma in un attivo centro di scambio e commercio nella prima metà del XIX secolo.3

La città appare fin dall’inizio come un errore morfologico in un territorio fortemente delineato da un sistema di fiumi che lo percorrono dalle montagne fino al Danubio; mentre altri insediamenti favoriscono un tipo di disposizione che segua il corso del fiume, la capitale è un agglomerato di elementi puntuali. Non ha mai avuto una vera relazione con il proprio territorio perché la sua anatomia si scontra con la logica degli insediamenti locali, in parte perché gli Ottomani preferirono impedire che la città sviluppasse relazioni con quanto la circondava, per proteggere così i propri interessi politici.

Ironicamente, l’unico tentativo per definire un controllo sul territorio circostante si ha verso l’inizio del XX secolo quando la monarchia rumena ordina la costruzione di un anello di fortificazioni tutt’attorno alla città, opera costosissima che avrebbe dovuto proteggere la capitale, chiudendola in un anello di 20 km di diametro. Questo complesso è la base del sistema anulare che serve la circolazione su ruota attuale ed è diventato il limite fisico di Bucarest. Questa costituisce la sua unica relazione con il territorio circostante e il paesaggio.

Durante il boom edilizio degli ultimi vent’anni, la fragilità della relazione tra Bucar-est e il suo territorio è diventato drammaticamente visibile in quanto da un punto amministrativo l’area metropolitana è impossibile da gestire e non forma un’identità giuridica unica, costellata di quartieri periferici, cresciuti senza un Piano e un pro-getto di controllo.

L’anello fortificato è solo l’ultimo di una serie di anelli che definiscono la forma del-la città che tuttavia non sono completi e generano una serie di problemi legati aldel-la viabilità non indifferenti e aumentano la congestione delle strade radiali che conver-gono verso il centro. Condizioni storiche hanno imposto a Bucarest la forma di città radiale che fino ad ora ha fallito nel definire una vera e propria relazione tra la città e il territorio.

3 G. Cinà, Bucarest dal villaggio alla metropoli : identità urbana e nuove tendenze, Milano UNICOPLI, 2005, pp.29-33

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La storia della Romania, nel corso della sua vicenda politica unitaria, è rimasta e rimane poco conosciuta al pubblico: la sua conoscenza è limitata alle opere storiche ed artistiche diffuse durante il regime comunista, che ha adattato al suo modello eco-nomico e politico un’immagine distorta sia sul piano culturale sia su quello storico. Gli storici romeni, seppure profondamente divisi sulla periodizzazione da dare alla storia del loro Paese1, hanno ravvisato gli elementi costitutivi dello Stato unitario nella tradizione storica, nel sentimento nazionale, negli interessi comuni della vita economica e soprattutto nella comunanza della lingua.1

L’introduzione della stampa e l’uso della lingua latina nella Chiesa e nell’ammini-strazione dello Stato hanno contribuito a rafforzare i rapporti commerciali tra le tre regioni principali di Moldavia, Valacchia e Transilvania. Insieme all’aspetto stretta-mente commerciale, si aggiunge un fondo culturale comune costituito dai costumi, dalle convinzioni religiose e dalle tradizioni popolari che, nonostante i secoli di divi-sione e denominazioni straniere, sono sopravvissute e si sono conservate fino a oggi.23

L’attuale Romania è stata una regione abitata da popolazioni Traciche fin dal 3000 a.C. le cui tribù autoctone si organizzano in un grande regno che ha il suo apice attorno al I secolo d.C. e definiscono se stessi Daci. L’avanzata dell’Impero Romano nei territori dell’odierna Romania porta alla guerra di conquista definita Campagna di Dacia, tra il 101 e il 106 d.C. sotto la guida dell’Imperatore Traiano. La Romania, assoggettata in breve tempo, diventa così una provincia romana. La presenza romana in questa zona di confine difficilmente difendibile e controllabile dura poco meno di tre secoli e la Dacia viene ben presto abbandonata alle invasioni dei popoli slavi. L’ondata delle invasioni barbariche, durata fino alla seconda metà del XIII secolo, ritarda la nascita di una formazione politica stabile . E’ solo fra il IX e il XIII secolo che in Moldavia, Valacchia e Transilvania, si formano dei piccoli principati, detti “vo-ievodati”, in lotta con i vicini Regno di Polonia e Regno d’Ungheria per una maggiore egemonia e autonomia.

1 I. Lupaş, I principali periodi della storia dei Romeni, Anonima Romana Editoriale, Roma 1930. 2 Scurtu-G. Buzatu, Istoria Românilor în secolul XX (1918-1948), Paideia, Bucureşti 1999 3 Florina Pop,De unde vine numele de România, https://www.historia.ro

„Numele de România s-a folosit pentru prima oară în mod oficial, în documente de stat, prin anii 1862-1866, pentru teritoriul rezultat din unirea Ţării Româneşti (Oltenia şi Muntenia, fără Dobrogea) şi Mol-dovei (partea central-apuseană-cu zona de la nordul gurilor Dunării-fără Bucovina şi fără cea mai mare parte din Basarabia). (…) Constituţia de la 1866 a consacrat numele de România. Numele de România a fost «inventat» sau folosit pentru prima oară de către un autor grec, Dimitrie Philippide, pe la 1816, când el publica la Leipzig lucrările Istoria României şi Geografia României, referindu-se în linii mari la spaţiul vechii Dacii traiane“

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L’avanzata in Europa dei Turchi dopo la Caduta di Costantinopoli (1453) minaccia la libertà delle terre rumene, che vengono assorbite nella sfera di influenza del sultanato ottomano. I turchi occupano stabilmente la regione fino alla fine del 1600. Durante questi oscuri anni i daci cominciano a chiamare la loro terra “Romania”, non più Dacia, ossia “Terra dei Romani” e questo anche per confermare la loro fedeltà all’Oc-cidente contro l’oppressore turco. All’inizio del 1700 l’Impero Ottomano si scontra con una nuova potenza emergente: l’Austria, alla quale i turchi, con il trattato di Pas-sarovitz del 1718, devono cedere alcune regioni romene. I Principati di Valacchia e Moldavia rimangono Stati vassalli della Sublime Porta fino alla metà del XIX secolo; il Principato di Transilvania, invece, è parte dell’Impero d’Austria fino al 1919. Con il declinare della potenza turca verso il principio del XVIII secolo, i Paesi rome-ni diventano campo di lotta fra i contrastanti espansiorome-nismi dell’Impero austriaco a ovest e di quello russo-zarista a est. Si diffondono nel frattempo le idee di libertà e di indipendenza proclamate dalla Rivoluzione francese e nel 1822 i Fanarioti, posti dal governo ottomano sui troni di Valacchia e di Moldavia, vengono sostituiti con prìn-cipi nazionali. Il risultato più interessante di questa particolare situazione giuridi-co - internazionale è determinato dall’introduzione del Regolamento Organigiuridi-co4, che

stabilisce la separazione dei poteri ed istituisce un’Assemblea generale, un Consiglio dei Ministri, un apparato burocratico, un sistema fiscale e un esercito estesi su tutto il territorio dei due Principati. Grazie ad esso si avvia un processo di trasformazione politica, che da un lato porta ad una maggiore concentrazione del potere nella clas-se dei nobili boiardi e dall’altra conclas-sente lo sviluppo dell’industria manifatturiera e imprenditoriale, unita a una maggiore circolazione di merci e persone. Aumenta il numero dei giovani, che si recano all’estero per studiare, soprattutto in Francia, dove conoscono l’ idee liberali e, una volta tornati in Patria, danno vita ai movimenti pa-triottici.5

La rivoluzione del 1848 risveglia anche nei romeni un sentimento nazionale, che pone le condizioni per l’abbattimento del dominio turco. Nel decennio successivo i contrasti tra la Russia e la Sublime Porta favorirono un processo unitario, che si concluse nella seconda metà del XIX secolo, quando si consolida l’idea di nazione e si afferma il progetto di uno regno indipendente. Nel 1858 le Grandi Potenze (Austria, Inghilterra, Prussia, Regno di Sardegna, Russia) decidono di sostituire ai vecchi

isti-4 I. C. Filitti, Domniile române sub Regulamentul Organic 1838-18isti-48, Socec-Sfetea, Bucureşti 1915. 5 A. Biagini, Storia della Romania contemporanea cit., pp. 16-18.

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tuti di tipo costituzionale una Convenzione e un nuova legge elettorale6. L’anno

suc-cessivo si realizza l’Unione dei Principati di Moldavia e di Valacchia, che costitusce nel 1862 lo Stato romeno7.

Divenuto un Regno con un proprio sovrano dal 1866, il Regno di Romania tenta di modernizzare la propria economia e colmare il divario creatosi con le Nazioni oc-cidentali in secoli di dominazione straniera. In questo processo unitario dove l’idea dominante è riunire sotto un’unica bandiera tutte le regioni popolate da romeni, la Romania incorpora la Bessarabia e la Bucovina prima parte dell’Impero russo, parte dell’area del Banato e la Transilvania, austro-ungariche, arrivando a realizzare quella che è definita la “Grande Romania”.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Paese entra nel blocco di influenza sovietico, vedendo a poco a poco scomparire ogni forma di libertà e autonomia. Il Paese viene amministrato secondo i dettami di Mosca e di quelli dei membri del Partito Comuni-sta. A metà degli anni ’60 emerge sulla scena politica la figura di Nicolae Ceauşescu che riesce a trasformare il suo ruolo di presidente in potere dittatoriale e totalitario, frenando ogni forma di sviluppo economico – culturale - sociale che non sia appro-vato dal governo. La Rivoluzione del 1989 e la fine del regime dittatoriale, segna per la Romania la fine di un’èra, il trapasso a un sistema politico pluralistico, l’ingresso nella NATO e l’avvio di un processo di modernizzazione per un avvicinamento ai modelli dell’Unione Europea8.

6 Convenţiune pentru reorganizarea definitivă a Principatelor Dunărene Moldova şi Valahia, pubblicata da Independenţa Belgică, Tipografia Buciumului Român, Iaşi, 1858.

7 A. Oţetea, Unirea Principatelor. L’unione dei Principati, in AA. VV., Studii privind Unirea Principate-lor Studi sull’Unione dei Principati, Bucureşti 1960;

D. Berindei, Il processo di unificazione dei Principati danubiani e l’avvio dell’unità nazionale, in AA. VV., Risorgimento. Italia e Romania 1859-1879. Esperienze a confronto, Centro di studi sull’Europa Orientale, Milano1992;

D. Berindei, Il secolo XX, in AA. VV., Una storia dei Romeni. Studi critici, Fondazione culturale Romena Centro di studi Transilvani, Cluj-Napoca 2003, pp. 264-270

8 F. Randazzo, a cura di, Romania-Italia-Europa. Storia, politica, economia e relazioni internazionali, Periferia, Cosenza 2003.

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Grazie ai ritrovamenti archeologici, è evidente che fin dall’Età del Bronzo l’area è stata abitata da popolazioni slave quali i Getae e i Daci, organizzati in piccoli inse-diamenti autonomi nella vasta piana ricca di corsi d’acqua. Alcuni storici sostengono che avessero traffici commerciali con i Greci e i Romani e le popolazioni della piana danubiana.

I Romani raggiungono il territorio della Romania, allora chiamata Dacia, negli anni compresi tra il 101 ed il 106 d.C., quando l’esercito romano, guidato dall’imperatore Traiano affronta e sconfigge l’esercito del re Decebalo a capo delle tribù locali.1

La campagna di Dacia comincia con una serie di incursioni a scopo intimidatorio nel territorio dei Daci il cui obiettivo è quello di vendicare le sconfitte subite un quindi-cennio prima, sotto l’imperatore Domiziano, e preparare la riconquista delle proprie terre. Successivamente Traiano continua le operazioni militari, occupando città e for-tezze e imponendo al re Decebalo la riduzione dell’esercito e una forma di rapporto di clientelato.

Umiliato, il re dei Daci riprende la guerra ma, sconfitto nei pressi di Sarmizegetusa dalle truppe romane si uccide per non cadere prigioniero dell’invasore, che occupa la Dacia in modo permanente, inglobandola nell’Impero. La Dacia diventa così a tutti gli effetti un territorio amministrato dall’Impero romano e assume il rango di provin-cia, si estende fino alla zona dell’attuale Transilvania e rappresenta un fondamentale avamposto romano nel mondo barbaro transdanubiano.

La presenza romana sul territorio dura fino al 271 d.C., anno in cui la provincia viene abbandonata dall’Impero per l’impossibilità di difenderla dalle numerose invasioni di tribù nomadi provenienti da nord.

Dopo l’abbandono della Dacia, i numerosi coloni e militari che vi sono stati stanziati si trasferiscono sulla riva destra del Danubio e si insediano nell’area a sud del grande fiume. I nuovi territori vengono quindi ribattezzati Dacia mediterranea e Dacia

ri-1 http://www.miraggi.it/storia/romansto.html , consultato il 24.09.20ri-16

1.1 ROMANIA: DALLE ORIGINI AD OGGI

. LA CAMPAGNA DI DACIA

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pensis, in ricordo della provincia abbandonata.

Dopo la ritirata dei Romani, la Dacia Traiana è invasa dai Goti e dai Carpi, ma rimane una continuità della popolazione daco-romana nonostante la partenza degli organi amministrativi della provincia. Inoltre la penetrazione della religione Cristiana di lingua latina nell’area carpatico-balcanica, oltre al continuo andirivieni di transu-manza dei pastori della zona tra i Carpazi ed il Danubio, dove ancora sorgevano le città romane, salvaguardano l’influenza romana della regione e la lingua stessa. Negli anni che seguono il 376 d.C. le tribù germaniche dei Goti sono sospinte all’in-terno dell’Impero romano d’Oriente dal sopraggiungere delle armate degli Unni, che dominano la regione fino alla morte di Attila avvenuta nel 453 d.C.. Dopo questa data nuove popolazioni si impongono nella regione: prima i Gepidi, poi gli Avari a partire dal 587 d.C. circa ed infine gli Slavi.

Tra il VII e il X secolo l’area sud dell’attuale Romania viene sottomessa al primo Im-pero bulgaro che all’apogeo del suo dominio si espande da Budapest al mar Nero, dal fiume Dnepr in Ucraina al mar Adriatico.

A partire dal X secolo sono attestate forme statali indicate con il nome di ducati, knjazati2 e voivodati3, designati perlopiù con il termine generico di “terre” (terreno,

possedimento). Le prime individuate in Transilvania e Dobrugia e nei territori a est e a sud dei Carpazi, i secondi nella zona dell’attuale Muntenia (o Grande Valacchia) nel sud del Paese.

La regione di Bucarest, la Valacchia, viene incorporata nell’area di influenza ottoma-na fin dal XIV secolo e il suo governo affidato a Principi romeni dietro giuramento di fedeltà alla Sublime Porta. Tra questi si ricorda Vlad Țepeș III l’Impalatore (1431-1476/7) che tenta di sottrarsi al dominio ottomano organizzando una rivolta contro i turchi, poi repressa nel sangue dopo la morte del principe. È sotto il suo governo che Bucarest viene nominata per la prima volta in un documento scritto, “cetatea București”, dove il sovrano risiede più spesso che non a Târgoviște, la capitale formale. La regione della Moldavia, schiacciata tra le pressioni ottomane e il nascente Impero russo, viene per secoli assoggettata a quest’ultimo, tranne che per un breve periodo durante il regno di Stefano il Grande (Ştefan cel Mare), alla cui morte però l’indipen-denza del regno non sopravvive.

Le battaglie guidate dai voivodi Mircea Il Vecchio (1386-1418), Vlad Ţepeş

(1456-2 Termine slavo che indica un grado nobiliare. 3 Da voievod, comandante.

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76/7) e Ştefan Il Grande (1457-1504) contro l’Impero Ottomano e i numerosi tenta-tivi di sottrarsi alla sua ingerenza permettono alla Valacchia (o Ţara Românească) e alla Moldavia di mantenere una certa autonomia come Stati vassalli, ma parzialmente indipendenti. Nel XVI secolo i due principati sono entrambi sottomessi al controllo del sultanato turco, e costretti a pagare imposte chiamate “capitolati” tributo annuale in denaro, prodotti agricoli e in termini di uomini per la leva militare. I principati romeni mantengono tuttavia la propria identità come Stato, conservando le proprie strutture politiche, militari e amministrative, le leggi e l’organizzazione sociale. Le comunità transilvane invece raggiungono un livello di organizzazione politica e militare relativamente alto, resistendo alle pressioni esercitate dagli Ugri tra il IX e l’XI secolo, ma alla fine sono costretti ad arrendersi. Si costituiscono in un unico voivodato, la Transilvania, posto sotto la sovranità magiara fino al XVI secolo. Nono-stante ciò, la regione mantiene la propria organizzazione, sotto la guida di un voivo-da. Per assicurare la difesa della frontiere di fronte alle incursioni di altre popolazioni (peceneghi, cumani e in particolare tatari), i re dell’Ungheria incoraggiano altri grup-pi etnici a stabilirsi in Transilvania, soprattutto sassoni.

Il collasso del Regno d’Ungheria a seguito della Battaglia di Mohács del 1526 in cui l’Impero ottomano sconfigge re Luigi II rende la Transilvania un Principato indipen-dente dall’Ungheria, ma allo stesso tempo la pone nel ruolo di Stato vassallo turco a partire dal 1541 con un regime politico simile a quello della Valacchia e della Mol-davia. Questa situazione permette il consolidamento delle relazioni economiche e politiche tra i territori romeni, favorite dall’unità linguistica e dallo spazio geografico, viste le tradizioni e le radici storiche comuni.

A partire dal 1593 Michele il Coraggioso (Mihai Viteazul o Mihai Bravu in rumeno) riunisce e guida, per un breve periodo di tempo, i tre principati romeni (Transilvania, Valacchia e Moldavia). Unitosi alla Lega Santa promossa da papa Pio V a fianco di Austria, Mantova, Ferrara e Spagna, vince le battaglie di Călugăreni e Giurgiu contro i turchi (1595), ottenendo nel 1600 l’indipendenza del Principato Unito di Valacchia, Moldavia e Transilvania che governerà per un anno intero fino al suo assassinio da parte dei suoi stessi boiardi.

Anche se il suo regno è di breve durata e storicamente l’unione dei tre principati non è determinante per gli equilibri europei, Mihai Bravu rappresenta per la storiografia rumena un antesignano dei successivi moti indipendentisti del XIX secolo e il suo regno il nucleo della Romania indipendente da dominazioni straniere.

La Transilvania torna sotto il dominio degli Asburgo nel 1699 (Pace di Karlowitz) e l’Impero austriaco riesce ad ottenere e inglobare anche alcune regioni della Valacchia e il nord-ovest della Moldavia, poi occupata dall’Impero russo nel 1812.

Moldavia e Valacchia rimangono per tutto il secolo sotto dominio turco e inizia per Bucarest quella che è definita come “epoca fanariota”, dal nome dei funzionari e

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