UNIVERSITÀ DI PISA
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’ENERGIA, DEI SISTEMI,
DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Edile
SCOGLIO DELLA REGINA
Progetto di recupero e
con redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento
CANDIDATO
Stefano Cumbo
Anno Accademico 2012
UNIVERSITÀ DI PISA
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’ENERGIA, DEI SISTEMI,
DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
orso di Laurea Specialistica in Ingegneria Edile-Architettura
Tesi di Laurea
SCOGLIO DELLA REGINA
Progetto di recupero e riqualificazione architettonica
con redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento
RELATORI
Prof. Arch. Luca Lanini
Prof. Arch. Domenico Taddei
Prof. Ing. Paolo Cioni
M.d’.A.
Andrea Martini
Anno Accademico 2012-2013
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’ENERGIA, DEI SISTEMI,
DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
Architettura
architettonica
con redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento
Luca Lanini
Domenico Taddei
Paolo Cioni
3
INDICE
INTRODUZIONE………5
CAPITOLO 1: LIVORNO E LO SCOLGLIO DELLA REGINA………6
1.1. Breve storia di Livorno ………...………6
1.2. Lo Scoglio della Regina: cenni storici ………..10
CAPITOLO 2: FASE PROGETTUALE………19
2.1. Analisi dello stato di fatto ……….19
2.1.1. Inquadramento del contesto ………..20
2.1.2. Rilievo architettonico e fotografico ………..26
2.2. Sviluppo dell’idea progettuale ………..32
2.3. Descrizione del progetto ………...39
CAPITOLO 3: LA SICUREZZA NEI CANTIERI EDILI………..42
3.1. Misure generali di sicurezza e protezione ………42
3.1.1. Principali fattori di rischio e relative misure di sicurezza ………42
3.1.2. Il cantiere e l’ambiente esterno ……….45
3.1.3. Misure di sicurezza e protezione per rischi connessi a lavori all’aperto ………53
3.1.4. Misure di sicurezza e protezione per rischi connessi all’utilizzo di macchine, utensili e impianti di cantiere ………...60
3.1.5. Misure di sicurezza e protezione per rischi connessi ai depositi di materiali pericolosi o inquinanti ………65
3.1.6. Servizi igienico assistenziali, organizzazione del cantiere, pronto soccorso e trattamento degli infortuni ………...…69
4
3.1.8. Dispositivi di protezione individuale ………77
3.1.9. Informazione e formazione dei lavoratori ………79
3.1.10. Documenti, procedure e modulistica ………..82
3.1.11. Gestione del P.S.C. ……….84
3.1.12. Normativa di riferimento ………86
3.2. Piano di Sicurezza e Coordinamento ………87
3.2.1. Introduzione ………87
3.2.2. Identificazione e descrizione dell’opera ……….88
3.2.3. Anagrafica del cantiere ………...88
3.2.4. Telefoni di emergenza ……….89
3.2.5. Caratteristiche dell’area del cantiere ………...89
3.2.6. Organizzazione del cantiere ………91
3.2.7. Informazioni di carattere generale ………..99
3.2.8. Fasi delle lavorazioni con analisi dei rischi ………..100
3.2.9. Cooperazione informazione e coordinamento ………..106
3.2.10. Gestione dei mezzi di protezione collettiva ………..110
3.2.11. Segnaletica di sicurezza ………112
3.2.12. Organizzazione dei servizi di emergenza e pronto soccorso …………113
3.2.13. Pianificazione dei lavori ………...115
3.2.14. Diagrammi di GANTT ……….117
3.2.15. Stima dei costi per la sicurezza ………128
3.2.16. Presa visione e accettazione ……….131
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INTRODUZIONE
La presente Tesi di Laurea tratta il progetto di recupero e riqualificazione architettonica dell'area denominata “Scoglio della Regina” di Livorno.
Il sito è localizzato all’inizio della passeggiata a mare e si inserisce in un complesso di interventi in gran parte già realizzati negli ultimi anni, finalizzati al recupero del lungomare cittadino, con interventi quali: il restauro della terrazza Mascagni, la realizzazione del parco commerciale delle Baracchine, interventi riguardanti la passeggiata del Viale Italia e la nuova viabilità, l’ampliamento dell’Acquario, il restauro e la riapertura del Grand Hotel Palazzo.
La proposta nasce come critica al progetto del Comune di Livorno che è in procinto di essere realizzato e che tende, per la destinazione delle funzioni che vi verranno inserite, a snaturare completamente la natura del luogo.
L’intento dello studio è, invece, quello di restituire alla città un’importante parte della propria storia, sia a livello architettonico che a livello sociale, riconsegnando a Livorno quel luogo che nacque come uno dei più importanti stabilimenti balneari nel 1846, dove l’aristocrazia andava a passare i propri periodi di villeggiatura. Ne deriva, pertanto, la necessità di recuperare anche la funzione sociale del luogo che dovrà tornare ad essere un punto di incontro della collettività.
Il progetto prevede, quindi, sia il recupero dei corpi di fabbrica esistenti da destinare all’accoglienza ed alla ricettività del turista moderno con una Suite Depandance del Grand Hotel Palazzo, un centro espositivo per mostre temporanee e un punto informativo, sia l’edificazione di nuovi volumi con funzione di ristorante, bar e gelateria.
L’idea progettuale si propone di recuperare conservativamente le preesistenze e realizzare le nuove edificazioni con strutture in vetro con il duplice scopo sia di permettere al fruitore di non perdere l’asse visivo verso il mare, sia di non rappresentare un elemento troppo invasivo nei confronti degli edifici storici.
La tesi è costituita da una prima parte di inquadramento storico-urbanistico del sito, da una seconda parte di progetto, comprensiva dell’analisi dello stato di fatto, e da una terza parte in cui viene redatto il Piano di Sicurezza e Coordinamento, strumento con il quale si tutela la sicurezza dei lavoratori in sede di cantiere per la realizzazione dell’opera
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1.
LIVORNO E LO SCOGLIO DELLA REGINA:
INQUADRAMENTO STORICO
1.1 BREVE STORIA DI LIVORNO
La città di Livorno deve le proprie origini al villaggio Cala Liburnia di epoca longobarda, siamo nel VI Sec. D.c. La vera storia di Livorno inizia, però, soltanto con la dinastia medicea nel XV secolo. Fino a quel momento Livorno è soltanto una semplice propaggine del porto di Pisa, ma quando, con il declino della Repubblica Marinara pisana, anche il dominio di Livorno passa in mano alla signoria fiorentina dei Medici, Livorno diventa lo sbocco al mare della città di Firenze e, di conseguenza, anche delle altre città da essa acquisite (Pisa, Arezzo, Cortona). Siamo nel 1406 ed è proprio sotto il potere dei Medici che il porto di Livorno, grazie ai commerci con paesi anche lontani, conosce una prosperità crescente, diventando anche sede di cantieri navali.
Nel 1420 l’intenzione progettuale dei fiorentini è quella di rendere Livorno “Castello forte”1
tramite la realizzazione di una torre di difesa e tramite il potenziamento economico del porto, incentivando, per prima cosa, l’accrescimento della popolazione: nel 1421 viene emanato dai fiorentini un bando che garantisca impunità e libero asilo ai banditi, condannati e multati2. Allo stesso tempo, viene iniziato il rimodernamento del complesso fortificato allora esistente.
Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, Firenze ritorna provvisoriamente alla Repubblica, i Medici vengono cacciati da Firenze. Il Castello di Livorno viene pertanto ceduto a Carlo di Valois di Francia e negli anni successivi deve affrontare una serie di guerre contro Pisa che si allea con Genova, Venezia, Siena, Milano e con l’Imperatore d’Austria. Per fronteggiare meglio i nemici, viene quindi innalzato in poco tempo un bastione di rinforzo a ridosso della Rocca Vecchia.
I Medici, restaurata la signoria nel 1512 grazie ad un’invasione spagnola, tornano in possesso di Livorno e, riconoscenti per la strenua difesa dimostrata a Firenze, donano ai livornesi uno stendardo bianco con la scritta Fides che viene issato sulla Fortezza e che ancora oggi è lo stemma della città.
1 Per approfondimenti si consulti: A. Brilli, Livorno Granducale. La città, il porto e i suoi contorni,
(1856), Città di Castello 1992.
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Livorno, negli anni successivi, continua a svolgere il proprio ruolo di rifugio sicuro dal mare. Dal 1530, oltre al rimaneggiamento della fortezza vecchia, il territorio della città di Livorno subisce dei cambiamenti radicali, principalmente in funzione difensiva; per esempio vengono scavati una serie di canali trasversali comunicanti tra loro, costituendo così la rete dei “fossi”, mantenuta in parte sino ad oggi. Il porto di Livorno prospera in questi anni, ma ancora non fa assumere alla città il ruolo di importante centro commerciale che avverrà nei secoli successivi, rimanendo quindi ora un centro di smistamento delle merci.
Gli ampliamenti della città di Livorno si devono principalmente al Granduca Cosimo I, primo Granduca di Toscana che regna dal 1537 al 1574; ecco che Livorno, verso la fine del XVI secolo diventa un porto fiorente, difeso sul lato mare dalla fortezza vecchia e, sul lato terra, dalle antiche mura pisane. Completate le opere difensive, Livorno è pronta per un ulteriore sviluppo: occorre, però, a questo punto, un modello urbano adeguato che soddisfi le esigenze di un centro in espansione, ormai divenuto di grande interesse economico.
Nel 1575, Francesco I de’ Medici incarica l’architetto di corte Bernardo Buontalenti per studiare un piano per lo sviluppo urbanistico della città di Livorno. Grazie, quindi, al progetto buontalentiano, la città è ora pronta ad accogliere nuovi abitanti e, come già accaduto nel 1421, lo scopo di aumentare la popolazione è raggiunto anche per via legislativa. Sotto Ferdinando I de’ Medici viene emanata, infatti, una legge che concede ad Ebrei, Greci, Armeni, Inglesi, Francesi, Alemanni e a tutti gli stranieri che si stabiliscono a Livorno e nelle immediate vicinanze ampie garanzie politiche, di culto, di professione religiosa ed agevolazioni fiscali. Si tratta delle famose Leggi Livornine del 1593 che danno modo a molti ebrei cacciati dalla penisola iberica di stabilirsi a Livorno per costituirvi un’importante comunità dedicata principalmente al commercio.
All’inizio del XVII secolo continuano le opere portuali esterne con la costruzione di una diga e lo scavo di una seconda darsena accanto a quella già esistente. L'abitato comincia a prendere la sua forma definitiva: Livorno viene proclamata ufficialmente “città” il 19 marzo 1606 con una cerimonia solenne nella Cappella della Fortezza Vecchia. Nel 1618 il Granduca Cosimo II istituisce il Porto Franco, rendendo così il porto di Livorno esente dal pagamento di tasse doganali per le merci stoccate nei magazzini urbani. Tutto questo dona ulteriore impulso al commercio. Cosimo II de’ Medici, succeduto a Ferdinando I, potenzia la Marina Mercantile e da Guerra e porta a conclusione il progetto portuale di Cosimo I grazie alla realizzazione di un molo, chiamato Molo
8
Cosimo (oggi Molo Mediceo). Il porto livornese, quindi, così strutturato, grazie alla sua posizione strategica in Italia e alla costituzione del Porto Franco, vive in questi anni una fase particolarmente florida: a un elevato traffico di merci e persone si aggiunge la grande importanza che assumono i mercanti stranieri, principalmente inglesi e olandesi. L’ultimo discendente della famiglia dei Medici, Giangastone, muore, però, senza lasciare eredi nel 1737. La casata medicea si estingue e Livorno, in base ad accordi internazionali, viene ceduta ai Lorena. Anche il porto, in questi anni, perde la propria posizione di scalo privilegiato del Mediterraneo.
Gli accordi internazionali nel 1737 stabiliscono che la carica di Granduca di Toscana venga assunta da Francesco Stefano di Lorena, marito della figlia dell'imperatore Carlo VI, Maria Teresa d’Austria. I Lorena regneranno sulla Toscana per oltre un secolo, non senza difficoltà, soprattutto nella fase iniziale. È solo dal 1765, infatti, che, nelle mani di Pietro Leopoldo di Lorena, il Granducato conosce una fase innovativa e di riforme. Durante i primi trent’anni del governo dei Lorena la città di Livorno viene comunque interessata da un ampio piano di sviluppo urbanistico ed economico, sulla scia delle idee ed esperienze innovative in atto in tutta Europa. La città perde quindi la sua antica immagine di città fortezza ed inizia ad espandersi verso l’entroterra, al di fuori della cinta muraria e in direzione sud lungo la costa.
L'insediamento di Pietro Leopoldo, secondogenito di Maria Teresa, segna quindi una svolta nella reggenza lorenese. Pietro Leopoldo viene nominato Imperatore nel 1790 come Leopoldo II d’Asburgo – Lorena e quando il Granducato passa in mano al figlio Ferdinando III si devono affrontare le agitazioni europee derivanti dalla rivoluzione francese.
La Toscana, nonostante stabilisca prontamente la pace con Parigi, non sarà però risparmiata dalle mire espansionistiche di Napoleone che infatti occupa Livorno nel 1796, sottraendola all'influenza britannica. Il dominio dei Lorena su Livorno, dunque, si interrompe. Le condizioni favorevoli per il porto e la città si mantengono per tutto l’ultimo decennio del secolo, fino al "blocco continentale" dei commerci imposto sotto l’occupazione francese.
Soltanto in seguito alla caduta di Napoleone, dopo un breve interregno borbonico, il Granducato di Toscana torna sotto l'egida lorenese. Ferdinando III si trova in questo momento a fronteggiare una situazione economicamente degradata a causa delle lunghe guerre e del blocco commerciale che Napoleone aveva imposto.
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Il Granduca Ferdinanado III muore di malaria nel 1824, lasciando il potere a Leopoldo II che sarà l'ultimo dei Lorena a governare la Toscana. Anche Leopoldo II si dimostra, al pari del padre, un sovrano mite e illuminato. Livorno conosce ulteriori sviluppi, soprattutto grazie all'ampliamento del porto e alla restaurazione del porto franco nel 1834, provvedimento voluto per combattere il fenomeno del contrabbando.
Dopo una breve pausa nel 1849, durante la quale il Granduca viene prima dichiarato decaduto e poi richiamato dal municipio di Firenze, è nel 1859, con la seconda guerra di indipendenza alle porte, che i Lorena terminano di fatto il proprio governo sulla Toscana. Leopoldo II si affretta a dichiararsi neutrale, ma non riesce a sfuggire alla dilagante ondata rivoluzionaria. Abbandona, quindi, il Granducato il 27 Aprile di quell'anno, abdicando ufficialmente il 21 Luglio. A lui succede il figlio Ferdinando IV che però non viene mai incoronato né mai si reca in Toscana, fino a che nel 1861 la Toscana verrà annessa al Regno d'Italia.
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1.2 LO SCOGLIO DELLA REGINA: CENNI STORICI
Livorno, agli inizi del Settecento, muta la propria identità: si distacca dall’immagine di città fortificata per acquisire crescente importanza dal punto di vista del viaggio e dello svago ed anche l’arte ne immortala il cambiamento.
Figura 1. O.Roselli, Veduta della città e porto di Livorno e sue adiacenze presa da Montenero, Roma 1800.
Archivio P.Frati.
L’immagine rappresenta, infatti, una nuova percezione della città: mostrando il mare ed il profilo della città, facendo progressivamente risalire lo sguardo, attraverso la campagna, verso il Santuario di Montenero, sembra un vero e proprio tributo a quel mondo di nuovi viaggiatori aristocratici presenti a Livorno tra Settecento ed Ottocento. A dimostrazione di ciò, anche il commediografo Carlo Goldoni3, ambienta nel 1745 a Livorno le sue tre commedie che riguardano la villeggiatura: Le smanie per la
villeggiatura, Le avventure e Il ritorno dalla villeggiatura.
3 Carlo Osvaldo Goldoni (Venezia, 25 febbraio 1707 – Parigi, 6 febbraio 1793) è stato drammaturgo,
scrittore, libbretttista e avvocato italiano, nonché padre della commedia moderna. Figura cruciale per la città di Livorno, a lui viene dedicato il teatro di origine lorenese perché proprio nella città labronica aveva messo in scena la commedia Tonin bella grazia ed ambientato le tre commedie sulla villeggiatura.
11
A metà del Settecento è, però, ancora la campagna ad essere luogo prediletto di passeggio. Nel primo Ottocento, poi, sulla collina di Livorno proliferano le ville signorili, residenze talvolta affittate per il periodo estivo ai forestieri che arrivano a Livorno per le bagnature4. Questo significa un’ulteriore svolta in direzione dell’immagine di una Livorno sempre più meta balneare.
In Europa, dal XVIII secolo, iniziano gradualmente ad imporsi alcune stazioni di moda per il viaggio ai bagni5 e, contemporaneamente, il nuovo modello di villa si distacca da quello di residenza di campagna per diventare sempre di più residenza di delizia; grazie a questi due fattori un vivace mercato di forestieri viene attratto dalla villeggiatura a Livorno.
A fine Settecento viene introdotta a Livorno la pratica della balneazione nell’acqua di mare, chiamata pratica del “bagno d’acqua salsa” che si sviluppa in concomitanza della diffusione di nuove pratiche igieniche nella città di età moderna. Inizialmente la balneazione ha chiare funzioni curative, grazie alle proprietà dell’acqua salata e questa pratica viene pertanto considerata come rimedio naturale per malattie nervose, cutanee e reumatismi. In questi anni, infatti, stazioni termali e stazioni balneari legittimano la pratica del viaggio basata sulla cura della salute6. Ecco che pratiche igieniche e intenti terapeutici sembrano quindi fondersi nella nascita e nella diffusione degli stabilimenti balneari.
Entrando nel dettaglio, la nascita degli stabilimenti balneari ed in particolare dello Scoglio della Regina ed il relativo toponimo, è da attribuire alla Regina Maria Luisa, allora regina d’Etruria, figlia del Re di Spagna Carlo IV, in quanto, nel 1806, fa scavare una piccola vasca quadrata su uno scoglio, allo scopo d’immergervisi nei mesi estivi7
. Originariamente la piccola vasca naturale viene protetta da semplici tendaggi e un sistema di canalizzazione ne assicura il continuo flusso dell’acqua di mare8
. Nel 1818 il medico francese Guigon considera Livorno come una comoda località per la pratica
4 Si consulti: F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Le smanie della
villeggiatura, Cinisello Balsamo 2001.
5 A. Savelli, Sociologia del Turismo, Milano 2012. 6 Ibidem, p. 119.
7
G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903
8 Si veda anche Op. Cit: F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Le smanie
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della balneazione marina9. Sarà proprio nel corso dell’Ottocento che Livorno diventerà luogo privilegiato per la villeggiatura.
Personaggi nobili che nei primi decenni dell’Ottocento frequentano Livorno sono, per esempio, Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e Governatrice della Toscana che nelle stagioni estive del 1811-1813 passa dei periodi di vacanza a Livorno, così come la Duchessa di Parma, Maria Luisa d’Austria che, nel 1816, viene a Livorno per fare i bagni di mare10.
Nel 1835 iniziano, inoltre, i lavori di ampliamento della strada litoranea che conduce al borgo di Ardenza, essi avvengono circa un anno dopo la costruzione della nuova cinta doganale che amplia l’area di porto franco. C’è, infatti, l’idea di aprire una via di passeggio lungo la costa in direzione della via dell’Ardenza. C’è da sottolineare anche il fatto che lungo la costa già da alcuni decenni si sono insediate sporadiche attività per la balneazione; la costruzione della passeggiata vuole inoltre essere una delle misure adottate dall’autorità cittadina per ovviare alla crisi economica del 1835 dovuta all’epidemia di colera. Nascono, pertanto, in questi anni, palazzi di grandi dimensioni allo scopo di offrire ai forestieri appartamenti già ammobiliati in affitto, siamo tra gli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento. Il maggiore impulso alla balneazione si ha, difatti, proprio in questo decennio a Livorno, quando nasce, come naturale conseguenza, a servizio della nuova città di vacanze che si va creandosi, una nuova tipologia architettonica che richiama un modello di edilizia urbana di derivazione neoclassica11.
Figura 2. Livorno, Veduta della passeggiata dei Cavalleggeri, 1852. Livorno, Biblioteca Labronica, Raccolta Minutelli.
9
P.Guigon, Mèmoire sur la topographiede Livourne et ses bains de mer, Livorno 1814.
10
E. Zucchi, Bagni di Mare a Livorno (Bagni, baracche e stabilimenti balneari) 1779-1939, Livorno 2013.
11
Si veda anche Op. Cit: F. Cagianelli, D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un'immagine. Le smanie
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Il vero momento di svolta per lo Scoglio della Regina si ha nel 1846, quando il medico elbano Cerbone Squarci trasforma lo Scoglio della Regina in un vero e proprio stabilimento balneare aperto al pubblico, strutturandone le forme sull’area circostante: il complesso occupa ora una piattaforma collegata alla terraferma grazie ad un piccolo ponte, transitabile dalle carrozze, a sei arcate. I camerini spogliatoio vengono realizzati in parte in muratura ed in parte consistono in strutture precarie fatte di legno e tendaggi, ne completa l’immagine una piazza alberata. Il complesso è in linea con lo stile nobiliare dell’epoca e risulta essere un luogo privilegiato grazie al suo affaccio sul mare, tanto da essere frequentato da celebri personalità del tempo come, per esempio, da Maria Luisa Arciduchessa d’Austria, Ferdinando III di Lorena, da letterati come Alessandro Manzoni, Aldo Palazzeschi e Sabatino Lopez. In molti si recano in quegli anni a Livorno non soltanto d’estate, ma anche nella stagione invernale per curarsi dall’asma grazie all’aria salsoiodica della città12
.
Lo Scoglio della Regina prende, quindi, il nome di Bagni Squarci in onore del Dottor Squarci che invia personalmente al Governatore di Livorno la richiesta di istituire una località ad uso di bagnature dove poter stabilire alcune baracche con una via di accesso al mare. Il 27 aprile 1846 il Granduca di Toscana concede quanto richiesto. I Bagni avranno un grande successo, data la vicinanza alla città, risultano perlopiù comodamente raggiungibili dai forestieri.
Figura 3. L’entrata dello stabilimento Balneare dello Scoglio della Regina. Foto Brogi.
12
E. Zucchi, Bagni di Mare a Livorno (Bagni, baracche e stabilimenti balneari) 1779-1939, Livorno 2013, pp. 51-59.
14 Figura 4. I Bagni dello Scoglio della Regina.
Figura 5. Lo Scoglio della Regina.
Nello stesso anno Vincenzo Pancaldi apre quello stabilimento balneare che diventerà nei secoli successivi il simbolo della Livorno balneare, i Bagni Pancaldi.
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In effetti, lo sviluppo dei Bagni a Livorno si deve anche alla messa in funzione, nell’Ottocento, della Strada Ferrata Leopolda di collegamento tra Livorno e Firenze. I cinque stabilimenti balneari che sorgono sulla costa livornese tra 1840-1847 (Bagni Squarci, Pancaldi, Acquaviva, Pejani e Roma) possono essere facilmente raggiunti dalle famiglie reali sia toscane che straniere. Nella seconda metà dell’Ottocento la vacanza a Livorno è, grazie a queste concause, di gran moda e l’economia della città può rinvigorirsi, dopo l’epidemia di colera, grazie ai villeggianti che frequentano la città, una clientela ricca e vivace che rende Livorno centro mondano della “Belle Èpoque”.
Le mutazioni intervenute nell’assetto urbano di Livorno a cavallo tra Ottocento e Novecento si esemplificano nei progetti edilizi che donano a Livorno un’immagine nuova di città di vacanze; dalla seconda metà dell’Ottocento la villeggiatura livornese è dinamica e fiorente, si crea, proprio in questo periodo, l’immagine di Livorno come città balneare.
La letteratura delle guide storiche di Livorno evidenzia come l’attenzione del viaggiatore tra fine Ottocento ed inizio Novecento si rivolga a tre stabilimenti in particolare: i Bagni Squarci, istallati sullo scoglio della Regina, i Bagni Pancaldi e i Bagni Palmieri. Questi spiccano tra gli altri per doti di eleganza e confortevolezza13. Il modello dello stabilimento balneare costituito di una
13
G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903. Figura 7. Manifesto con il programma delle feste a
Livorno nella stagione estiva. Livorno, Biblioteca Labronica.
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piccola isola unita alla costa da ponti carrozzabili, come un vero e proprio villaggio sull’acqua, domina, infatti, nel primo Novecento e ne caratterizza l’immagine urbana. Nel 1853 Luigi Fabbri, Gonfaloniere di Livorno, fa realizzare un vero viale a mare che unisce la città di Livorno con il piccolo sobborgo di Ardenza. La finalità è quella di creare una strada del passeggio lungo la quale sorgeranno giardini, villette, palazzine, parchi dei divertimenti (Terrazza Mascagni) che attirino i forestieri di ogni parte d’Italia “a passarci la bella stagione od a fare i bagni di mare”14
. Alla nascita degli stabilimenti balneari, urbanisticamente, corrisponde un’estensione lineare della città.
Nel 1856 lo Squarci chiede di poter estendere le baracche e nel 1866 viene autorizzato dal Municipio a costruire due casotti in muratura di forma quadrata da utilizzarsi come biglietterie.
Figura 8. I due casotti all’ingresso dei Bagni. Cartolina illustrata spedita nel 1903. Collezione Giorgio Centelli – Livorno.
Fino al 1879 lo Squarci apporta, quindi, delle migliorie.
17 Figura 9. Pianta dei Bagni Squarci nel 1872. CLAS,
Affari 1879, Bagni, baracche e stabilimenti balneari di Proprietà di società e di privati, Ins. Sep. 33.
Con la morte dello Squarci, nel 1884, i nuovi proprietari dello stabilimento balneare, la famiglia Rubera, fanno erigere una terrazza sul mare in continuazione dello stabilimento. Nel 1899 l’edificio principale risulta utilizzato come pensione per i bagnanti.
Nel 1920 viene eliminato il pontile in legno e le cabine vengono ricollocate sul piazzale antistante l’edificio del ristorante e, al lato del pontile d’ingresso, viene ricavata una piccola spiaggia.
Figura 11. Bagni dello Scoglio della Regina, cabine nel grande piazzale. Cartolina illustrata del 1924. Collezione Giorgio Centelli – Livorno.
Figura 10. Pianta dei Bagni Squarci. CLAS,
Affari 1879, Bagni, baracche e stabilimenti balneari di Proprietà di società e di privati, Ins. Sep. 33
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Nel 1924 la sezione di Livorno della Lega Navale Italiana vi fa costruire un porticciolo ad uso di rifugio delle imbarcazioni da diporto (Porto Nazario Sauro). Una parte del moletto del porticciolo viene costruita proprio sopra lo Scoglio della Regina.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il porticciolo viene utilizzato come approdo per le navi militari e gli edifici dello Scoglio usati come deposito di materiale bellico.
Lo stato di abbandono nel quale versa lo Scoglio della Regina nel Dopoguerra si protrae fino ai giorni nostri.
Figura 12. Foto scattata personalmente in data 23 settembre 2013.
Nel 2011 il Comune di Livorno indice un bando di gara per il recupero del sito, ed allo stato attuale lo Scoglio della Regina è destinato a diventare sede della Capitaneria di Porto e polo di ricerca scientifica dell’Università S. Anna di Pisa15
.
15
Per approfondimenti si consulti: http://start.e.toscana.it/comune-livorno/pleiade/pleiade?pagina=trattativa_partecipa&idT=9.
19
2.
FASE PROGETTUALE
2.1 ANALISI DELLO STATO DI FATTO
2.1.1 Inquadramento del contesto
Il complesso architettonico denominato “Scoglio della Regina” è inserito in un territorio lungomare interessato da un processo di riqualificazione (PIUSS) portato avanti dalla città di Livorno, nel corso degli ultimi due decenni. Esso è localizzato all’inizio della passeggiata a mare ed è inserito in un insieme di interventi in gran parte già realizzati, finalizzati al recupero del lungomare nel tratto urbano: il restauro della terrazza Mascagni, il parco commerciale delle Baracchine, la passeggiata del Viale Italia e la nuova viabilità, l’ampliamento dell’Acquario, il restauro e la riapertura del Grand Hotel Palazzo.
Questi elementi, insieme agli storici Bagni Pancaldi, costituiscono il contesto all’interno del quale si va ad inserire il progetto e con i quali andrà a dialogare.
Di particolare rilevanza sono: l’Hotel Palazzo, storica struttura ricettiva livornese di cui il progetto prevede la realizzazione di una Suite Depandance all’interno dello Scoglio della Regina e i Bagni Pancaldi, il più conosciuto degli stabilimenti balneari livornesi, che condivide la data di nascita proprio con quella dei Bagni Squarci, lo stabilimento sorto sullo “Scoglio della Regina” nel 1846.
Figura 13. Grand Hotel Palazzo. Foto scattata personalmente in data 23 settembre 2013.
Figura 14. Bagni Pancaldi. Foto scattata personalmente in data 23 settembre 2013.
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Analizzando lo stato di fatto si evince che il complesso architettonico, oggi formato da due edifici, si colloca su un piazzale posto sulla panchina affiorante e collegato alla linea di costa tramite un pontile in muratura.
Lo “Scoglio della Regina” consiste in una piattaforma di 5700 metri quadrati, su tale ripiano trovano collocazione due edifici: i “Bagnetti Caldi” ad un piano e il palazzo dello “Scoglio della Regina” con un’elevazione fino a quattro piani.
Negli anni Novanta il Comune ha realizzato un primo intervento di consolidamento della piattaforma, il restauro del complesso dei “Bagnetti Caldi” e del ponte.
Figura 15. Foto aerea del complesso dello Scoglio della Regina, Livorno.
2.1.2 Rilievo architettonico e fotografico
Sulla base dei disegni del rilievo geometrico forniti dal Comune di Livorno è stato effettuato il rilievo architettonico dell'area oggetto della tesi, controllando sul posto le dimensioni effettive con gli strumenti canonici del rilievo geometrico. Di seguito si riportano a titolo indicativo, vista la scala ridotta, le immagini dei disegni realizzati dello stato attuale dell'area. In calce saranno riportati alcuni scatti del rilievo fotografico eseguito nei diversi sopralluoghi necessari alle operazioni di rilievo geometrico e alla conoscenza sul campo dell'oggetto di studio.
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2.2 SVILUPPO DELL’IDEA PROGETTUALE
Il progetto di riqualificazione del complesso dello “Scoglio della Regina” prende vita dal desiderio di individuare una soluzione alla criticità di un'area dismessa all'interno del tessuto urbano di Livorno. L'abbandono dei fabbricati negli anni Cinquanta ha avuto come risultato la creazione di un vuoto funzionale, avendo il complesso perso improvvisamente il proprio ruolo e, di conseguenza, il prorpio significato.
Finora l'Amministrazione comunale, fatta eccezione per un intervento di consolidamento nel 1993, non ha colto l'occasione che il complesso, data la posizione all'interno della città, potrebbe offrire.
Nel 2011 il Comune di Livorno, recependo gli indirizzi del progeggo PIUSS della Regione Toscana, propone di realizzare un progetto di intervento sul sito per recuperare le preesistenze e integrarle con un massiccio nuovo volume, destinando i nuovi spazi a uffici per la Capitaneria di Porto e a polo di ricerca di robotica marina dell’Università S.Anna di Pisa.
L'obiettivo della Tesi è, pertanto, quello di proporre un progetto di recupero alternativo alla proposta dell’Ufficio Tecnico del Comune Livorno, per restituire l'identità formale che il luogo storicamente ha avuto e per porsi come ulteriore opera di riqualificazione del litorale livornese, oggetto negli ultimi anni di importanti interventi.
Lo “Scoglio della Regina” nasce e si sviluppa storicamente come luogo di ricreazione e aggregazione sociale, il fatto che dopo molti anni di totale abbandono il progetto che l’Amministrazione propone sia quello di snaturare completamente la natura del luogo, fa scaturire l’idea progettuale secondo la quale l’area dello “Scoglio della Regina” deve essere recuperata sia a livello funzionale, sia a livello sociale.
Per livello funzionale si intende destinare i volumi a servizi che sono a corredo di un luogo di ritrovo e svago come, per esempio, una piazza, mentre per livello sociale si intende restituire al sito il ruolo di punto di aggregazione di cui storicamente ha goduto. Si è ritenuto quindi opportuno intervenire sugli edifici preesistenti in maniera conservativa, ovvero riportandoli all’aspetto originario per destinarli a funzioni come suite depandance, sala espositiva, sala congressi e punto di informazione territoriale, che appunto si rivolgono alla collettività.
Coerentemente, sono stati previsti i nuovi volumi che, architettonicamente, vengono ideati come corpi trasparenti in vetro con duplice scopo di non imporsi sulla preesistenza e di non interrompere l’asse visivo verso il mare che circonda il sito.
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A livello funzionale queste nuove edificazioni sono destinate a ristorante, bar e gelateria. Preesistenze e architetture moderne si ricongiungono nel progetto per creare un luogo di ricreazione e aggregazione.
Gli spazi tra i vari edifici definiscono delle aree di socializzazione e il tutto è collegato da tre assi che dall’ingresso guardano verso il mare.
La proposta progettuale si è indirizzata, come già anticipato, verso due direzioni principali:
- il recupero conservativo delle preesistenze con l’intenzione di riportare gli edifici all’aspetto originale, ciò ha voluto significare, oltre a ripristinare, anche aggiungere allo stato di fatto dell’edificio dello “Scoglio” un volume con la destinazione di terrazza, come era visibile solo in alcune cartoline storiche;
- lo sviluppo dei nuovi volumi attraverso l’uso di ampie superfici vetrate conferiscono una caratteristica di trasparenza agli edifici con la duplice funzione di lasciare libero il campo visivo verso il mare e creare un netto distacco tra il nuovo e il già esistente. La ricerca formale si è focalizzata sullo sviluppo di tre elementi fondamentali, quali: la
trasparenza, lo stile di copertura e l’elemento strutturale.
Per quanto riguarda i primi due elementi sono stati identificati come esempi a cui ispirarsi e fare riferimento le seguenti opere architettoniche:
- Glass House di P. Johnson
- il padiglione Tedesco a Barcellona di L.M. Van Der Rohe - La Neue National Gallery di L.M. Van Der Rohe
- Il Reekside Residence di Bohlin Cywinski Jackson
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Figura 17. Padiglione Tedesco a Barcellona di L.M. Van Der Rohe
Figura 18. Neue National Gallery di L.M. Van Der Rohe
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Figura 20. Stazione dei pompieri (Basilea) Z. Hadid
Figura 21. Stazione di Strasburgo Z. Hadid
Le sopracitate opere sono accomunate sia dalla ricerca della permeabilità del volume sia da un tratto marcato in copertura, caratteristiche che si andranno a riproporre nei nuovi edifici del progetto.
Per quanto riguarda l’aspetto strutturale, sempre in riferimento alle nuove edificazioni, si è voluto privilegiare l’uso dell’acciaio di modo da avere maggiore libertà progettuale e, allo stesso tempo, una migliore resa estetica anche grazie all’uso di elementi ripresi da progetti di Z. Hadid dove la funzione della singola colonna viene suddivisa tra più colonnine ravvicinate che danno una maggiore impressione di permeabilità, senza diminuire la solidità della struttura.
Nel progettare gli spazi tra i vari edifici si è dato particolare importanza alla relazione del luogo con il contesto; ne è scaturito uno schema che predilige una distribuzione secondo tre assi visivi che dalla fine del pontile d’ingresso guardano verso il mare.
30 Figura 22. Schizzo preparatorio.
L’asse principale è quello centrale che attaversa tutto il lotto in direzione est-ovest e che verrà attraversato da una copertura in vetro con la duplice funzione sia come richiamo ai vecchi ombreggianti in tessuto che proprio in questo asse venivano sistemati per agevolare il passaggio dei bagnanti, sia come elemento di esaltazione della direzione principale all’interno del progetto.
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Il risultato di tutti questi elementi è il recupero e la riqualificazione di un luogo che va a sommare agli elementi storici propri del sito, elementi innovativi che si inseriscono in maniera rispettosa nel contesto, caratterizzandolo ulteriormente e, anzi, accentuando la natura socio-culturale dello “Scoglio della Regina”.
32 2.3 DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Si riportano di seguito una breve descrizione e i disegni del progetto di riqualificazione architettonica e funzionale dello “Scoglio della Regina”.
L’edificio principale prende il nome dal sito e sarà destinato alla funzione ricettiva di Suite Depancance dell’Hotel Palazzo, ovvero un distaccamento dell’albergo principale con la sola funzione di offrire appartamenti di lusso per una clientela particolarmente esigente.
In più nella parte ovest del palazzo, al piano terreno, viene prevista una sala congressi da 50 posti con accessi direttamente dal piazzale antistante l’edificio.
Al piano terreno trovano sistemazione la hall e i servizi della suite depandance e, come anticipato, la sala congressi.
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Al primo piano sono previste due suite di lusso (circa 50 mq. ciascuna) con accesso alla terrazza privata, il bar dell’albergo con terrazza, la sala internet e locali di servizio. Al secondo piano si trovano altre cinque suite di superficie leggermente inferiore a quelle del primo piano (35 mq. circa).
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Gli altri edifici preesistenti denominati “Bagnetti Caldi”
sono destinati, rispettivamente, uno a sede di esposizione temporanea di arte, l’altro a punto informativo della città di Livorno.
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Architettonicamente l’intervento si limita al recupero formale degli edifici, ripristinando in maniera quanto più possibilmente fedele al passato l’aspetto dei due corpi di fabbrica.
I nuovi edifici, posti sull’estremo ovest del lotto, sono destinati a funzioni di servizio per la piazzetta antistante e sono rispettivamente un bar e una gelateria.
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L’altra nuova edificazione che prevede il progetto è un ristorante per 50 persone che viene posizionato nella parte nord del lotto e che anch’esso, come i primi due edifici, viene realizzato in vetro e acciaio per dialogare formalmente con la copertura del passaggio, il bar e la gelateria.
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Caratteristica è la struttura delle colonne che, invece di essere costituite da un unico elemento tozzo, sono realizzate da quattro elementi snelli per dare una maggiore idea di trasparenza e leggerezza alla struttura.
38 Viste prospettiche Prospetto EST Prospetto NORD Prospetto SUD Prospetto OVEST
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3.
LA SICUREZZA NEI CANTIERI EDILI
Se in ogni ambiente di lavoro e per tutti i lavoratori sono indispensabili adeguate misure di prevenzione e tutela della sicurezza, quello del cantiere edile può essere senza dubbio annoverato tra i settori che più necessitano di accortezza, di vigilanza e dell’adempimento di ogni indicazione e dettaglio previsto dal testo unico sulla sicurezza sul lavoro, dalla normativa e delle prassi a esso correlate.
Il cantiere è storicamente un luogo di lavoro molto pericoloso, un luogo dove devono primeggiare e rendersi evidenti buone pratiche quotidiane, continue attenzioni da parte di ogni attore presente e operante. Dal lavoratore ai datori di lavoro, il committente e il responsabile dei lavori, passando per le figure addette alla sicurezza come l’RSPP fino ad arrivare al Coordinatore della sicurezza, professionista deputato ed eletto dalla norma alla conduzione organica e costante delle opere nel pieno rispetto della legge, della salute e della qualità del lavoro.
In Italia e in Toscana circa 1/10 degli infortuni sul lavoro accade nel settore dell'edilizia.
La frequenza, ovvero il rapporto tra numero di incidenti ed ore lavorate calcolate su elementi contributivi forniti dall'Inail, e la gravità degli infortuni, con esito in invalidità permanente o morte, è più alta in edilizia rispetto a tutti gli altri comparti produttivi.
I motivi dell'alta incidenza infortunistica sono diversi: organizzazione del lavoro
mancanza di idoneità tecnico professionale delle imprese e dei lavoratori autonomi carenza di formazione, informazione e addestramento delle maestranze
scarsa qualità della pianificazione della sicurezza, elemento fondamentale per affrontare la complessità della sicurezza nel cantiere
presenza consistente di lavoro irregolare
A questi aspetti del lavoro si rivolgono il D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81e il D.Lgs. 3 agosto 2009, n.106. Lo strumento principale individuato dalla normativa è il piano di
sicurezza e coordinamento nell'ambito del quale l'impresa valuta i rischi per i
lavoratori e appronta le misure preventive, tecniche e organizzative, per contenerli. Ai fini dell’efficacia preventiva, il PSC deve, quanto meno, essere:
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leggibile (e quindi comprensibile), dalle imprese, dai lavoratori autonomie dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS);
realizzabile, cioè traducibile concretamente dai responsabili tecnici delle singole imprese e dai lavoratori autonomi;
controllabile in ogni momento.
Dal punto di vista tecnico, il PSC deve inoltre risultare:
integrato con le scelte progettuali;
articolato per fasi lavorative ed eventualmente anche per sub-fasi quando necessario; la suddivisione dell’opera in fasi e sub-fasi di lavoro permette infatti di individuare più facilmente:
i rischi specifici e reali per quel contesto;
i momenti critici dovuti a lavorazioni interferenti; le modalità per eliminare o ridurre detti rischi;
quali soggetti abbiano in carico i suddetti obblighi di sicurezza; la stima dei costi della sicurezza;
sufficientemente analitico da individuare le tecnologie, le attrezzature, gli apprestamenti, le procedure esecutive e gli elementi di coordinamento tali da garantire la sicurezza per l’intera durata dei lavori;
utilizzabile dalle imprese per integrare l’addestramento dei lavoratori addetti all’esecuzione dell’opera.
Il PSC deve invece affrontare, per ogni fase operativa, in maniera prioritaria, i rischi più rilevanti e le situazioni più critiche realmente presenti, trovando soluzioni realizzabili nel campo delle procedure esecutive, degli apprestamenti, delle attrezzature e del coordinamento. A quest’ultimo riguardo, per le fasi di interferenza tra le lavorazioni, andranno definite anche le modalità e la cadenza degli interventi di coordinamento.
Per essere realmente utile deve poi essere comprensibile dai soggetti cui è rivolto, ricorrendo a soluzioni quali:
l’utilizzo di disegni ed indicazioni tecniche operative. Va prevista almeno una planimetria dell’area di cantiere con la disposizione degli spazi, la dislocazione delle attrezzature e degli apprestamenti; ove richiesto dalla complessità dell’opera, la planimetria è riproposta per ogni fase. Vanno previste eventuali sezioni significative dell’opera con l’indicazione degli apprestamenti necessari;
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la possibilità di dividerlo in schede specifiche ad uso delle singole imprese interessate che, pur avendo preso visione dell’intero PSC, consulteranno operativamente solo la parte di competenza.
In definitiva, il PSC fa è parte integrante del contratto d’appalto tra Committente e Impresa/e incaricata/e e va perciò sottoscritto da tutte le parti contraenti, comprese le eventuali imprese e lavoratori autonomi individuati successivamente. Inoltre, per presa visione è opportuno venga richiesta la firma anche del Direttore Lavori e del/i RLS, ove presente/i.
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3.1 MISURE GENERALI DI SICUREZZA E PROTEZIONE
Di seguito sono indicati i principali fattori di rischio presenti in cantiere, sottolineando che la magnitudine di rischio risulta in ogni caso condizionata dalle condizioni specifiche e contingenti del cantiere e che la contemporanea presenza di più fattori di rischio può agire come moltiplicatore del rischio stesso.
3.1.1 Principali fattori di rischio e relative misure di sicurezza
Rischio fisico
Seppellimento - sprofondamento
Si dovranno adottare tecniche di scavo adeguate alle circostanze, e tali da garantire anche la stabilità di edifici ed opere preesistenti.
Gli scavi dovranno essere realizzati e armati come richiesto dal progetto in relazione alla natura del terreno e alle altre circostanze influenti sulla stabilità comunque in modo da impedire slittamenti, crolli e da resistere a spinte pericolose, causate anche da piogge, infiltrazioni, cicli di gelo e disgelo.
La messa in opera manuale o meccanica delle armature dovrà, di regola, seguire immediatamente l'operazione di scavo. Dovranno essere predisposti percorsi e mezzi per il sicuro accesso ai posti di lavoro e per il rapido allontanamento in caso d'emergenza. La presenza di scavi aperti dovrà essere in tutti i casi adeguatamente segnalata.
Sul ciglio degli scavi dovranno essere vietati i depositi di materiali, il posizionamento di macchine pesanti o fonti di vibrazioni e urti, il passaggio e la sosta di veicoli.
Ove si operi sul fondo di uno scavo, dovrà essere prevista la sorveglianza di un addetto situato all’esterno dello scavo stesso.
Per i terreni lavorati a in trincea ed in rilevato devono essere effettuati dei controlli periodici
della stabilità del terreno, soprattutto a seguito di lavorazioni limitrofe con altri mezzi operativi.
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In caso di previsioni di forti precipitazioni, fango o di instabilità dovuta a lavorazioni limitrofe o ad incoerenza del terreno, le scarpate devono essere protette ed adeguatamente sostenute da armature o puntellamenti.
I lavori in scavi devono essere sospesi durante eventi meteorologici che possano influire sulla stabilità dei terreni; la stabilità delle pareti e delle protezioni dello scavo devono essere verificate prima della ripresa delle lavorazioni.
Prima dell’esecuzione di lavori di scavo dovranno essere individuate e segnalate le aree destinate allo scarico e/o deposito del materiale di risulta o di materiale destinato alla lavorazione.
L’impresa che dovrà effettuare movimentazioni e/o depositi indicherà nel POS le modalità per la realizzazione in sicurezza delle operazioni e le misure di coordinamento prescrittive per altre lavorazioni interferenti.
Nell’organizzazione dell’area di deposito di materiali sciolti (inerti o marino), dovranno essere analizzate:
• Le condizioni dei terreni e loro preparazione che dovrà essere adeguata ai carichi previsti;
• L’individuazione di aree differenziate per le diverse tipologie di materiale tenendo conto dei lavori da svolgere;
• Il dimensionamento delle aree relativamente alla quantità di materiale da depositare;
• Le modalità di accesso e circolazione nelle aree tenendo conto della loro evoluzione nel tempo;
• Le misure da prendere per evitare il franamento: natural declivio, armature e/o consolidamento;
• La segnalazione delle aree e gestione delle protezioni durante e dopo le operazioni di scarico;
• Il posizionamento di protezioni per le aree di deposito e la compattazione e sistemazione del materiale stesso dovranno essere fatti con continuità in relazione all’accumulo dei materiali, in modo da assicurare costantemente la stabilità dei materiali depositati.
In caso di posizionamento di mezzi in prossimità di dislivelli, per eseguire lavorazioni sia sullo stesso livello di posa del mezzo che su livelli diversi, i bordi di tale dislivello saranno adeguatamente segnalati e se necessario protetti dai rischi di ribaltamento nel vuoto.
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Piastre carrabili saranno poste in opera per garantire la stabilità su passaggi sconnessi o piccoli dislivelli che possono compromettere la stabilita dei mezzi in transito. In relazione ai lavori da eseguire ed alle condizioni al contorno (altre lavorazioni, operazioni di supporto alla produzione condizioni meteo/climatiche, presenza di scavi aperti ecc., ristrettezza dell’area di lavoro) l’impresa effettuerà la scelta dei mezzi idonei e ne organizzerà lo spostamento ed il posizionamento.
L’impresa che gestirà la mobilità in cantiere, indicherà nel POS le modalità di utilizzo prescritte per la stessa viabilità e le eventuali misure di coordinamento necessarie.
Annegamento
Nelle attività che espongono a rischi di annegamento dovranno essere prese misure adeguate ad evitare il rischio.
I lavori superficiali in prossimità di corsi o bacini d'acqua o in condizioni simili dovranno essere programmati prevedendo mezzi per la rapida evacuazione. Dovrà essere approntato un programma di pronto intervento per il salvataggio delle persone sorprese da irruzioni d'acqua o cadute in acqua e previste le attrezzature necessarie. Le persone esposte a tale rischio dovranno indossare giubbotti insommergibili. In caso di annuncio di eventi meteorologici che possano comportare rischi le attività lavorative dovranno essere sospese.
Cadute dall'alto
La caduta dall’alto è il principale fattore di rischio nel settore delle costruzioni. Le misure di prevenzione, atte a ridurre tale rischio, sono generalmente costituite da parapetti di trattenuta, applicati a tutti i lati liberi di travi, impalcature, piattaforme, ripiani, balconi, passerelle, passaggi sopraelevati, scavi, ecc.
Qualora risulti impossibile l'applicazione di tali protezioni dovranno essere adottate misure collettive o individuali atte ad arrestare, con il minore danno possibile, le cadute. A seconda dei casi possono essere utilizzate: superfici di arresto costituite da tavole in legno o materiali semirigidi; reti o superfici di arresto molto deformabili; dispositivi di protezione individuale (cinte di sicurezza) assicurati a punti di aggancio preventivamente individuati.
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Lo spazio corrispondente al percorso di caduta (mai superiore ad 1.50 m.) dovrà essere reso preventivamente libero da ostacoli che possano interferire con le persone in caduta.
Durante le fasi di allestimento e di smontaggio delle opere provvisionali dovrà essere previsto l'utilizzo d'idonei DPI opportunamente vincolati.
Per i lavori in altezza (di norma con un dislivello di altezza superiore a 2 m o in condizioni particolari ) dovranno essere utilizzati impalcati di piattaforme di lavoro, trabattelli e ponteggi.
L’impresa che dovrà effettuare lavori in altezza indicherà nel POS le modalità per la realizzazione delle operazioni in sicurezza.
I ponteggi che superano i 20 m di altezza o che presentano difformità dagli schemi di montaggio previsti nei documenti di omologazione devono essere corredati da progetto esecutivo firmato da tecnico abilitato.
L’impresa avrà obbligo di mantenere sempre efficienti le prescritte misure di sicurezza.
Calore - incendio- esplosione
Nei lavori effettuati in presenza di sostanze combustibili, infiammabili e/o esplosive, dovranno essere adottate le misure atte ad impedire i rischi conseguenti, nell’oggetto: - le attrezzature e gli impianti dovranno essere di tipo idoneo all'ambiente in cui si dovrà operare e alle attività che si dovranno svolgere;
- deve essere valutata la presenza di macchine, motori e fonti di calore eventualmente preesistenti negli ambienti;
- non dovranno essere contemporaneamente eseguiti lavori la cui interferenza possa innescare esplosioni od incendi;
- gli addetti dovranno portare calzature ed indumenti che non consentano l'accumulo di cariche elettrostatiche o la produzione di scintille;
- nelle aree a rischio dovranno essere predisposti estintori idonei per la classe di incendio prevedibile;
- dovrà essere vietato l’accumulo di materiali infiammabili nelle aree soggette a rischio;
- in prossimità degli accessi e nelle aree a rischio dovranno essere posti cartelli indicanti il pericolo.
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Durante le operazioni di taglio e saldatura deve essere impedita la diffusione di particelle di metallo
incandescente al fine di evitare ustioni e focolai di incendio. Gli addetti devono fare uso degli idonei dispositivi di protezione individuali.
Tutte le lavorazioni a rischio di incendio dovranno essere effettuate disponendo in prossimità estintori adatti per tipo e quantità allo specifico intervento.
Urti - colpi - impatti - compressioni
Le attività che richiedono sforzi fisici violenti e/o repentini dovranno essere eliminate o ridotte anche attraverso l'impiego di attrezzature idonee alla mansione o con una diversa organizzazione del lavoro.
Punture - tagli - abrasioni
Per ridurre il rischio di punture, tagli, abrasioni , il personale deve essere dotato di attrezzature idonee al lavoro da svolgere e saperle usare correttamente utilizzando gli attrezzi opportuni per eseguire l’attività .
Al termine del lavoro deve essere effettuata un‘accurata pulizia del posto di lavoro allontanando residui taglienti, facendo uso di mezzi meccanici o adeguati DPI.
Vibrazioni
Qualora non sia possibile evitare l'utilizzo diretto di utensili ed attrezzature che trasmettano vibrazioni e che possano comportare danni temporanei e/o permanenti all'operatore, le attrezzature stesse dovranno essere dotate di soluzioni tecniche che riducano il rischio (es.: manici antivibrazioni, dispositivi di smorzamento, ecc..) ed essere mantenute in stato di perfetta efficienza. I lavoratori addetti dovranno essere sottoposti a periodica sorveglianza sanitaria e dovrà essere prevista la turnazione tra gli operatori.
Scivolamenti - cadute a livello
I percorsi pedonali interni al cantiere o di accesso all'area di lavoro dovranno sempre essere mantenuti sgombri da attrezzature, materiali, ecc. ed in condizioni di perfetta percorribilità.
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Le piste carrabili ed i percorsi per la movimentazione meccanica dei carichi dovranno essere previste in modo da evitare le interferenze con le piste pedonali e con le aree in cui si trovano le maestranze.
Tutti gli addetti dovranno indossare calzature idonee in relazione all'attività svolta. I percorsi per la
movimentazione dei carichi ed il dislocamento dei depositi devono essere scelti in modo da evitare quanto più possibile le interferenze con zone in cui si trovano persone.
Elettrocuzione, folgorazione
L'impianto elettrico e di messa a terra di cantiere dovrà essere progettato da professionista abilitato ed installato da ditta abilitata ai sensi della L. 46/90 che dovrà rilasciare, al termine dell’installazione, la prescritta dichiarazione di conformità. L’impianto elettrico dovrà essere regolarmente mantenuto, sempre a cura di ditta abilitata, ed utilizzato in maniera propria, nel rispetto di norme comportamentali prescritte dall’Appaltatore.
Radiazioni non ionizzanti
I posti di lavoro in cui si effettuano lavori di saldatura, taglio termico e altre attività che comportano l'emissione di radiazioni e/o calore dovranno essere opportunamente protetti, delimitati e segnalati. I lavoratori addetti dovranno far uso di idonei DPI (occhiali con filtri specifici, guanti termici, cuffie di protezione del cuoio capelluto ecc..)
I lavoratori presenti nelle aree di lavoro dovranno essere informati sui rischi in modo tale da evitare l'esposizione accidentale alle radiazioni suddette con particolare attenzione alle radiazioni di tipo ultravioletto e ai raggi laser.
Rumore
Nell'acquisto/utilizzo di attrezzature, impianti e macchinari, occorre prestare particolare attenzione alla silenziosità d'uso. Le attrezzature dovranno essere correttamente mantenute e utilizzate, in conformità alle indicazioni del fabbricante, al fine di limitarne la rumorosità.
I rischi derivanti dall’esposizione a rumore, valutati ai sensi del D.L. 277/91, dovranno essere ridotti al minimo, in relazione alle conoscenze acquisite in base al
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progresso tecnico, mediante misure tecniche, organizzative e procedurali concretamente attuabili, privilegiando gli interventi alla fonte.
Cesoiamento - stritolamento
Il cesoiamento e lo stritolamento tra parti mobili di macchine e parti fisse delle medesime o di ostacoli, dovrà essere impedito limitando con mezzi materiali il percorso delle parti mobili o segregando stabilmente la zona pericolosa.
Qualora ciò non risulti possibile dovrà essere installata una segnaletica appropriata e dovranno essere osservate opportune distanze di rispetto. Dovranno essere disposti comandi di arresto di emergenza in corrispondenza dei punti di potenziale pericolo, tali dispositivi dovranno essere sempre mantenuti funzionanti. In ambienti ristretti dovranno essere predisposti, e segnalati, percorsi sicuri per il transito delle persone.
Caduta di materiale dall'alto
Le perdite di stabilità incontrollate di materiali e attrezzature in deposito o nel corso di maneggio e trasporto manuale o meccanico devono, di regola, essere impediti mediante la corretta sistemazione degli stessi o attraverso l’adozione di misure atte a trattenere i corpi in relazione alla loro natura, forma e peso.
Quando i dispositivi di trattenuta o di arresto risultino mancanti o insufficienti, dovrà essere impedito l'accesso involontario alle zone di prevedibile caduta, segnalando convenientemente la natura del pericolo. Tutti gli addetti dovranno sempre fare uso dell'elmetto di protezione del capo.
I percorsi di cantiere e le aree di lavoro non dovranno interferire con attività a rischio di caduta materiali oppure essere protette mediante idonee coperture.
I lavoratori devono essere dotati di borse porta attrezzi o spostare le piccole attrezzature in secchi robusti, profondi e capienti o in carriole dopo averli assicurati contro il rovesciamento.
Investimento
Per l'accesso al cantiere degli addetti ai lavori e dei mezzi dovranno essere predisposti percorsi sicuri. Dovrà essere comunque sempre impedito l'accesso di estranei alle zone di lavoro.
All'interno del cantiere la circolazione degli automezzi e delle macchine semoventi dovrà essere regolata facendo riferimento alle norme di circolazione stradale e la
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velocità dovrà essere limitata a seconda delle caratteristiche e condizioni dei percorsi e dei mezzi (se non altrimenti normato, 20 Km/h per i mezzi gommati e 15 Km/h per i mezzi cingolati).
Per l'accesso degli addetti ai rispettivi luoghi di lavoro dovranno essere approntati percorsi sicuri e, quando necessario, separati da quelli dei mezzi meccanici.
Le vie d'accesso al cantiere, e quelle corrispondenti ai percorsi interni, dovranno essere illuminate secondo le necessità diurne o notturne e mantenute costantemente in condizioni ottimali di percorribilità.
Circolazione dei mezzi d’opera
Nell’ambito del POS l’impresa che inizia i lavori dovrà presentare, al CEL e alla DL, un piano di circolazione.
Il piano comprenderà la regolamentazione delle aree interne al cantiere, gli accessi le piste e le aree di circolazione esterna.
Nel suddetto piano dovranno essere definite ed attribuite in accordo con le diverse fasi operative le prescrizioni inerenti la circolazione di pedoni e mezzi, la segnaletica da realizzare per le aree e piste di cantiere in accordo con quanto contenuto nel PSC. I bordi delle piste situati a fianco di scarpate scavi e fossi, o corsi d’acqua dovranno essere muniti di parapetti e di segnaletica di sicurezza.
Ogni variazione al piano approvato dovrà essere preliminarmente concordata con il CEL.
Movimentazione manuale dei carichi
La movimentazione manuale dei carichi dovrà essere ridotta al minimo e razionalizzata al fine di non richiedere un eccessivo impegno fisico del personale addetto.
In ogni caso è opportuno ricorrere ad accorgimenti quali la movimentazione ausiliata o la ripartizione del carico.
Il carico da movimentare dovrà essere facilmente afferrabile e non dovrà presentare caratteristiche tali da provocare lesioni al corpo dell'operatore, anche in funzione della tipologia della lavorazione.
50 Polveri - fibre
Nelle lavorazioni che comportano l'emissione di polveri o fibre, la produzione e/o la diffusione delle stesse dovrà essere ridotta al minimo utilizzando tecniche e attrezzature idonee.
Le polveri e le fibre captate e quelle depositatesi dovranno essere sollecitamente raccolte ed eliminate con i mezzi e gli accorgimenti richiesti dalla loro natura.
Qualora la quantità di polveri o fibre aerodisperse superi i limiti tollerati e comunque nelle operazioni di abbattimento, raccolta ed allontanamento delle stesse, dovranno essere forniti ed utilizzati indumenti di lavoro e DPI idonei alle fibre/polveri prodotte.
A seconda dei livelli di esposizione il personale interessato dovrà essere sottoposto a sorveglianza sanitaria.
Getti - schizzi - proiezione di schegge
Nei lavori che possano dare luogo a getti o schizzi o proiezione di schegge, dovranno essere adottati
provvedimenti atti ad impedirne o limitare la propagazione nell'ambiente di lavoro e a circoscrivere la zona di intervento.
Gli addetti dovranno utilizzare i DPI appropriati alla natura dei materiali.
Nelle fasi di getto dei calcestruzzi i lavoratori dovranno utilizzare guanti ed occhiali di protezione.
Insufficiente illuminazione
Tutte le attività devono essere illuminate naturalmente o artificialmente in maniera da assicurare una sufficiente visibilità.
Nella organizzazione del lavoro occorre tenere conto delle fonti di luminosità, artificiali e non, anche in funzione delle possibili condizioni ambientali al fine di evitare abbagliamenti o disturbi visivi.
Rischio chimico
In fase progettuale non sono conosciuti gli specifici prodotti che l’appaltatore utilizzerà in fase realizzativa pertanto è possibile fornire indicazioni del tutto generali sui prodotti da utilizzare quali l’utilizzazione di prodotti meno nocivi, l’informazione
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e formazione del personale, il reperimento delle informazioni necessarie sui prodotti (schede prodotto).
L’appaltatore nel proprio POS dovrà nel caso di utilizzo di prodotti chimici almeno: • indicare i motivi della scelta del prodotto che utilizzerà giustificandone eventualmente la mancata
sostituzione con prodotti meno pericolosi;
• indicare le soluzioni tecnico organizzative adottate per limitare l’esposizione ai prodotti chimici;
• indicare i livelli di esposizione (TLV, TWA, STELL) a cui fa riferimento e la procedura per la
misurazione dei livelli;
• indicare gli interventi di informazione e formazione previsti/erogati per i lavoratori esposti;
• mettere a disposizione del CEL e delle autorità di controllo le schede prodotto dei prodotti utilizzati il CEL potrà richiedere in qualsiasi momento rilievi strumentali all’Appaltatore per verificare l’esposizione ai prodotti chimici utilizzati.
Fumi - nebbie - gas - vapori
Nei lavori che possono dar luogo, tenendo conto del tipo di lavorazione, dei prodotti utilizzati e dell’ambiente circostante, a sviluppo di gas, vapori, nebbie, aerosol e simili, dannosi alla salute, dovranno essere adottati provvedimenti atti a impedire che la concentrazione d'inquinanti nell'aria superi il valore massimo tollerato indicato nelle norme vigenti. I mezzi normalmente utilizzati per la diminuzione della concentrazione sono la ventilazione forzata o l’aspirazione localizzata seguita da abbattimento.
Dovrà comunque essere organizzato il rapido deflusso del personale per i casi di emergenza.
Catrame - fumo
Nei lavori a caldo con bitumi, catrami, asfalto e simili dovranno essere adottate misure contro i rischi di: traboccamento delle masse calde dagli apparecchi di riscaldamento e dai recipienti per il trasporto; incendio; ustione; diffusione di vapori pericolosi o nocivi.
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Gli addetti allo spargimento manuale dovranno fare uso di occhiali o schemi facciali, guanti, scarpe e indumenti di protezione. Tutti gli addetti dovranno comunque utilizzare i DPI per la protezione delle vie respiratorie ed essere sottoposti a sorveglianza sanitaria.
Rischio cancerogeno
Si intendono per agenti cancerogeni:
• le sostanze a cui nell’allegato I delle Direttiva CEE 67/548 è attribuita la menzione R45: «Può provocare il cancro»; o la menzione R49 «Può provocare il cancro per inalazione»;
• i preparati su cui deve essere apposta l’etichetta con la menzione R45 ed R49 a norma dell’art. 3 della Direttiva CEE 88/379;
• le sostanze, i preparati o i processi di cui all’allegato VIII del D.L. 626/94, nonché le sostanze o i preparati prodotti durante un processo previsto nell’allegato VIII del D.Lgs. 626/94.
La normativa prevede che il datore di lavoro eviti o riduca l’utilizzo di agenti cancerogeni sul luogo di lavoro.
Il datore di lavoro dovrà evitare l’utilizzo di agenti cancerogeni sul luogo di lavoro ovvero, quando ciò non sia possibile, questo dovrà avvenire in un sistema chiuso. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile, il datore di lavoro dovrà procedere affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia il più basso e coordinarsi con il medico competente al fine di adottare ogni precauzione od accorgimento ritenuto utile allo svolgimento in sicurezza delle mansioni impartite. In ogni caso, nelle lavorazioni in cui si preveda l’uso di tali agenti dovrà essere privilegiata la turnazione delle maestranze impiegate.
Pertanto se è accertata la presenza di agenti cancerogeni dovrà essere effettuata una attenta valutazione dei rischi ai sensi dell’art.4 del D.Lgs. 626/94 e del Titolo VII del medesimo decreto, con la successiva definizione e adozione delle più appropriate misure preventive e protettive, di concerto con il medico competente dell’Appaltatore.
Amianto
Per le attività edili che possono comportare per i lavoratori una esposizione ad amianto dovranno essere seguite le prescrizioni contenute nel D.Lgs. 277/91.