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Strada dei Parchi: scrive a Zingaretti e D'Alfonso su messa in sicurezza A24-A25. Il TAR dà ragione all'azienda

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Egregio Signor

Presidente della Regione Lazio Dott. Nicola Zingaretti

Via Cristoforo Colombo n. 212 00145 Roma

Egregio Signor

Presidente della Regione Abruzzo Dott. Luciano D’Alfonso

Viale Bovio n. 425 65124 Pescara

con la presente sottopongo alla Sua cortese attenzione una questione che non può attendere oltre soluzione, considerata la delicatezza degli interessi coinvolti.

Come Lei sa, con nota del 7 aprile u.s., Strada dei Parchi S.p.A. ha trasmesso per la relativa approvazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il progetto esecutivo degli interventi di messa in sicurezza urgente dei viadotti delle autostrade A24 e A25. Trattasi, come Ella ricorderà, di opere di manutenzione straordinaria tese a sostituire gli appoggi ammalorati degli impalcati, onde evitare che in caso di nuovi eventi sismici si crei quel pericoloso disallineamento del manto stradale noto come “effetto scalino”. In data 14 aprile u.s., la Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali-Ufficio Territoriale di Roma- ha autorizzato, con nota prot. n. 6767, il concessionario all’avvio dei lavori di messa in sicurezza urgente, quantificando il relativo importo in euro 164 milioni (a fronte di un importo indicato dalla concessionaria in 194 milioni), senza tuttavia indicare la relativa copertura finanziaria. Conseguentemente, in data 06/05/2017, Strada dei Parchi S.p.A. ha consegnato all’appaltatore i lavori; allo stato attuale, dunque, i lavori di messa in sicurezza urgente dei viadotti sono in corso, ma rischiano di fermarsi per i motivi che verranno nel prosieguo esaminati.

Preme sottolineare preliminarmente come gli interventi in discorso si siano resi necessari e non più procrastinabili a seguito dell’inerzia del Ministero concedente nella definizione della procedura di aggiornamento del Piano Economico e Finanziario (PEF) della concessione, malgrado il periodo regolatorio sia scaduto da circa quattro anni e nonostante la Società concessionaria avesse proceduto, già in data 11/10/2013, con la trasmissione alla Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali della proposta del nuovo piano. In esso avrebbero trovato la propria

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sede tutti gli interventi di adeguamento strutturale previsti dal Legislatore nella legge di stabilità per il 2013 (art. 1, comma 183, legge 24 dicembre 2012, n. 228), sicché le criticità che oggi ci troviamo ad affrontare avrebbero già trovato una soluzione da tempo, se solo la parte pubblica avesse proceduto entro i termini di legge.

La tempestiva approvazione del nuovo PEF avrebbe inoltre consentito alla concessionaria di reperire sul mercato dei capitali le risorse necessarie per finanziare gli investimenti; di converso, l’attuale assenza dello strumento di programmazione, e delle coperture finanziare che in esso avrebbero trovato sistemazione, impedisce alla concessionaria di continuare durevolmente ad operare per la salvaguardia delle opere d’arte, se non attingendo alle somme già accantonate per il pagamento delle annualità 2015 e 2016 del corrispettivo di concessione, nonché alle somme che si renderanno progressivamente disponibili per il pagamento delle annualità 2017 e 2018. Si tratta di somme versate su un conto vincolato, la cui utilizzazione le banche finanziatrici non autorizzeranno fintantoché non avranno ricevuto l’assenso del Concedente. In alternativa, l’unica leva attivabile per attuare gli investimenti sarebbe quella tariffaria, con conseguente inasprimento dei pedaggi.

Per le ragioni sopra esposte, Strada dei Parchi S.p.A. ha chiesto al Ministero di utilizzare le somme desinate all’estinzione delle annualità onde evitare il blocco dei lavori già avviati. Al riguardo è opportuno evidenziare come titolare delle somme vincolate al saldo del corrispettivo di concessione sia il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in forza del disposto dell’art. 25, comma 4, del decreto legge n. 69 del 2013, convertito nella legge n. 98 del 2013, ai sensi del quale il Ministero, già subentrato ad Anas nelle funzioni di concedente a partire dal 1°ottobre 2012 (ex art. 36, dl n. 98 del 2011, conv. in l. n.111 del 2011, nonché ex art. 11, comma 5, dl n. 216 del 2011, conv. in l. n. 14 del 2012), assume altresì “le situazioni debitorie e creditorie” relative alle funzioni predette, nonché l’eventuale contenzioso sorti alla medesima data. Nonostante il tenore della disposizione citata, il Ministero continua a sostenere la tesi di Anas circa la perdurante titolarità in capo a quest’ultima del credito relativo corrispettivo concessorio, asseritamente escluso dal trasferimento ope legis dei poteri e dei diritti del Concedente al dicastero; ciò avviene malgrado il Tribunale di Roma, con due pronunciamenti conformi emessi in sede cautelare, abbia statuito in merito alla titolarità ministeriale del summenzionato credito.

L’atteggiamento del Ministero sopra tratteggiato è alla base del provvedimento, n. prot.

6767 cit., con il quale, come ricordato, in data 14 aprile u.s., la Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali-Ufficio Territoriale di Roma- ha autorizzato il concessionario all’avvio dei lavori di messa in sicurezza urgente. Tale provvedimento presenta plurimi profili di illegittimità, in relazione a parametri convenzionali, legislativi e ai principi generali dell’ordinamento, per i quali è attualmente pendente un ricorso dinanzi al Tar del Lazio. Fra i motivi di gravame dedotti dalla ricorrente Strada dei Parchi S.p.A. è la violazione dei principi di contabilità pubblica in materia di copertura degli atti amministrativi di spesa, essendosi il provvedimento impugnato limitato a condividere “in linea tecnica " gli interventi progettati dalla concessionaria, senza indicare la relativa copertura finanziaria. Copertura la cui individuazione a cura dell’Autorità amministrativa è necessaria in quanto trattasi di interventi di manutenzione straordinaria- eccedenti il limite di spesa annua di cui all’all. F alla convenzione, relativo alla manutenzione ordinaria, nel cui alveo l’Amministrazione intimata ha inopinatamente ricondotto gli

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interventi di messa in sicurezza urgente- , e, soprattutto, a cagione del fatto che, in mancanza del PEF, la Società concessionaria è impossibilitata ad attingere al mercato dei capitali per il reperimento delle necessarie risorse finanziarie. Stante quest’ultimo rilievo, nel ricorso, attualmente allibrato al R.G.N. 4335/2017 presso la sezione I del Tar per il Lazio- sede di Roma-, è altresì proposta domanda di condanna del Ministero intimato al pagamento di una provvisionale non inferiore a euro 164 milioni, pari all’importo dei lavori di messa in sicurezza urgente, così come quantificato dalla competente Direzione Generale del dicastero resistente, da attingersi, preferibilmente, alle somme già accantonate per il pagamento delle annualità 2015 e 2016 e a quelle che si renderanno in seguito disponibili per l’estinzione delle altre annualità.

Nelle more del giudizio instaurato presso il Tar, la Camera dei Deputati, il 1° giugno u.s., ha approvato, nell’ambito della conversione in Legge del decreto legge n. 50 del 2017, attualmente all’esame del Senato, un testo, che si allega, che ripristina, del tutto inopinatamente, la titolarità del corrispettivo di concessione in capo all’Anas e destina ai lavori di messa in sicurezza urgente soltanto due annualità, per un importo complessivo di 112 milioni, di molto inferiore alla quantificazione operata dal Ministero concedente, e di gran lunga inferiore all’importo quantificato dalla concessionaria, pari a euro 194 milioni.

Non vi è persona di buon senso che non noti l’irrazionalità di un impianto normativo che prima trasferisce le funzioni di concedente, e le relative situazioni debitorie e creditorie, dall’Anas al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, completando la trasformazione della prima in una società concessionaria in house dello Stato, e poi, per motivazioni contingenti di asserita tenuta del bilancio di quest’ultima, riporta in capo ad essa la titolarità di un credito che secondo la legislazione vigente, così come acclarato dalla magistratura ordinaria, non è più di sua competenza. Il tutto avviene in spregio alle più elementari considerazioni attinenti alla salvaguardia dell’incolumità pubblica, le cui ragioni impellenti impongono di liberare immediatamente le risorse già disponibili onde evitare il blocco dei cantieri già avviati. Preme sottolineare ancora una volta che a tutto questo non si sarebbe giunti se solo il Ministero, già nel 2013, avesse ottemperato agli obblighi di legge e di convenzione che gli imponevano di concludere entro i sei mesi antecedenti la scadenza del periodo regolatorio la procedura di aggiornamento del PEF.

Le considerazioni che precedono impongono che la Regione, il cui vertice esecutivo è da Lei autorevolmente presieduto, levi alta la sua voce, in considerazione del fatto che le autostrade A24 e A25 corrono per grande parte della loro estensione nel Suo territorio, fungendo da insostituibile arteria di collegamento fra la sponda adriatica e quella tirrenica, nonché per l’attuazione degli interventi di protezione civile in territori-quali quello laziale e abruzzese- che hanno dimostrato più volte, purtroppo, la propria vulnerabilità ad eventi calamitosi.

La manovra in atto in Parlamento è palesemente incostituzionale, poiché mira ad incidere su una serie di controversie giudiziarie in corso (oltre a quella incardinata presso il giudice amministrativo, anche quella avviata presso il Tribunale di Roma su opposizione al decreto ingiuntivo n. 145677/16 del 14/06/16, richiesto da Anas per il pagamento dell’annualità 2015) in cui è parte un’amministrazione dello Stato, risolvendola a favore di quest’ultima. Ma oltre che illegittima dal punto di vista costituzionale, essa è altresì inopportuna dal punto di vista politico,

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poiché sottrae alle Regioni Lazio e Abruzzo risorse che sono generate dai rispettivi territori, rivenienti dagli utenti laziali e abruzzesi delle autostrade A24 e A25 che ogni giorno pagano il pedaggio per percorre le due arterie, e che meritano di viaggiare in condizioni di sicurezza. E’

altamente inopportuno sotto il profilo del merito politico che i denari pagati sotto forma di pedaggio dagli utenti di questi territori siano sottratti alle esigenze di cura di una infrastruttura critica che li attraversa, per destinarli ad un ente di Stato al fine di soddisfare insussistenti esigenze di bilancio di quest’ultimo, quando in gioco è l’incolumità delle persone.

Signor Presidente, voglia scusarmi per il tempo sottrattoLe dalla lettura di questa missiva, ma, mi creda, il tempo delle mediazioni è finito. E’ giunta l’ora, per le ragioni su esposte, che anche la Regione da Lei guidata porti all’attenzione del Legislatore gli interessi pubblici di cui essa è centro istituzionale di riferimento.

Voglia gradire i miei saluti più cordiali,

STRADA DEI PARCHI S.p.A.

L’Amministratore Delegato (Ing. Cesare Ramadori)

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