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TUMORE IDRORAOHID1ANO CONGENITO ALLA REGIONE LOMBARE
RICOPERTO A GUISA
DICQ9A
DA UN’ AMPIA E LUNGA CHIOMA
COMPRESSIONE E GUARIGIONE DEL TUMORE
E DI ALCUNI CASI DI PARTI PURE TRIGEMINI
NOTE
Del Prof
;FRANCESCO RIZZOLI
BOLOGNA
Tipi Gamberini e Panneggiarli 1877
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^
4
ZtaJ Bullettino delle Scienze
Mediche
diBologna
Serie 5.Voi XX1IL
I
I
(
TUMORE
IDRORACHIDIANO CONGENITO ALLA REGIONELOMBARE
RICOPERTO A GUISA DI CODADA
UN’ AMPIA E LUNGA CHIOMA.COMPRESSIONE E GUARIGIONE DEL TUMORE.
Fra
i casi ditumori
idrorachidiani congenitida me
osservati
havvene uno veramente
curioso avente sua se- de nella regione lombare, al quale era sovrappostauna
ciocca di
morbidi
e fini capelli, che ora convertita in un’ampia
elunga
chioma, a guisa dicoda
dai lombiscendendo
in bassogiunge
fino ai popliti.Questa
stranaanomalia
fuda me
riscontrata nella fanciulla che oggi, o Colleghi, sottopongo al vostro esa-me
(1),non
solo perchèconfermare
possiate che in essa lei si è ottenuta ia guarigione dell’idrorachidianotumo-
reda
cui era affetta,ma
altresì acciocché vi sia po- sta sott’ occhio la singolareanomalia
che in essa ri- scontrasi.La
fanciulla chiamasi Ida Baiesi, enacque
nelLuglio
(1) Essa fu presentata alla Società Medico-Chirurgica di Bologna
nella Seduta scientifica deili 27 Maggio 1877.
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1871. I suoi genitori sono robusti; la
madre
che è un’or- tolanaha
partorito altre sette volte. Nelprimo
parto sisgravò di
una bambina
chemorì dopo
20 giorni, negli altri sei partiebbe
tremaschi
e trefemmine
e tuttiben
complessi.Mentre
trovossi incinta dell’ Idanon
ebbe ne patemi, ne spaventi, e la gravidanza,come
lealtre, giun- se verso il suo termine senza che ladonna
ne soffrisse, soltanto nelnono mese
sentì forti dolori alle reni.La bambina
presentossi col vertice allo stretto superiore, iltravaglio del parto durò 10 ore e procedette del tutto con regolarità
compresa
la espulsione della seconda.E
sebbene tosto che la
bambina
fu uscita dal senomaterno
si mostrasse debitamente sviluppata e vigorosa, notossi però in lei in corrispondenza all’ inferiore regione dei lombi
una tumidezza
delvolume
e dellaforma
diun ovo
di gallina, molle, ricoperta dal
derma
bensì inalterato,ma adorno
della anzidetta ciocca di capelli.Io la vidi quindici giorni
dopo
la sua nascita e dalmio esame
risultò evidente quellatumidezza
essere co- stituita daun tumore
idrorachidiano svoltosi e sporgente attraverso la quarta e quinta vertebra dei lombi,mentre
poi i sovrastanti finissimi capelli di colore biondastro e similissimi a quelli del capo, erano allora soltanto della lunghezza di circa otto centimetri. Si noti inol- tre che
mentre mancavano
del tutto i processi spinosi delledue
accennate vertebre, sentivansi al destro lato dellemedesime
le corrispondenti porzioni divise di anello spinte all’ infuori.E
ciò poteasi ripetere dalnon
essersi insieme fuse posteriormente le
due metà
di esse vertebre,motivo
per cuiquando
cominciò a formarsi in quel punto 1’ esuberante raccolta sierosa, che ricoperta dagli inviluppi spinali riesci a spingersi attraverso le superstiti aperture vertebrali, costrinseella purele corri- spondenti porzioni di archi vertebrali del lato destro a5 rivolgersi allo infuori, per cui le estremità puntute di quegli ossei
monconcini
con facilità poteano essere di- stinte al di sotto delderma.
Il
tumore
idrorachidiano poi scorgevasi trasparente, equando
labambina
era incalma
esplorandolo, e colle do- vute cautele insinuando il dito nei trattoove
le verte- bre erano divise, poteasi allora rendersi sicuri che attra- verso quelle vertebrali discontinuitànon
faceva ernia1’ inferiore porzione dello spinale midollo.
E
ciò stimai conveniente di ben precisare per potere stabilire assen-natamente
il partito cui in questo caso speciale conveni-va
meglio appigliarsi.Di simili ernie ne
troviamo
variesempi
descritti an- che dal Morgagni (1), e parecchivennero pure
esposti da au- tori moderni. In Italiadifatti il Gherini ebbe l’opportunità diesaminare una
spina bifida diafana permancanza
della pelle evoluminosa
per deficienza della porzione anulare di più vertebre dorso-lombari, nella quale il midollo col-1’ origine dei nervi spinali
protuberava
nel sacco stesso e traspariva dallemeningi
(2).Il Sangalli in
un
fetorinvenne una
sacca divisa indue
porzioni laterali la cui base trovavasi alla nuca.Detta sacca all’esterno era costituita dalla cute poi dal tessuto cellulare sòttocutaneo indi dalla
dura madre
del midollo. Sul fondo della sacca eraviun
foro circolare ot- turatoda un
bernoccolo rivestitoda due
sottilimembra-
nelle, al pari del midollo spinale e che si
conobbe
for-mato
dallo stesso midollo che perV
indicato foro si era spinto verso la sacca. Quivi il midollo spinaleappena
sotto il midollo allungato,formava un
ginocchio, oduna
(1) De sedibu? et causis morborum ec.
(2) Gazzetta Medica Italiana, Lombardia, 1876.
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curva
molto sentita,mentre
poi i nervi cheandavano
alle estremità superiori ed inferiori erano normali.
Io poi parecchi mesi or sono nel cadaverino di
un neonato
affetto datumore
idrorachidiano alla inferiore regione della colonna vertebrale,ho
potuto rilevare che alla estremità dello spinale midollo invece della conti- nuazione della coda equina erasi formatauna
escrescen- za a guisa dimoncone,
grossocome una
fava, il quale protuberava da un’ apertura esistente fra 1’ ultima ver- tebra e F osso sacro. Sezionato trasversalmente questomoncone
videsi al microscopio formato da tessutounien- te e danumerosi
cordoni nervosi.Per
fortuna nella nostra Idamancando non
soloqual- siasi indizio che potesse far sorgere il sospetto della pre- senza di porzione del midollo entro F idrorachidiano tu- more,ma
invece rinvenendosi iltumore
stessoovunque
trasparente e in niunpunto
della sua interna superficieapparendo
qualsiasi linea o stria opaca che denotare po- tesse vasi o nervi diun
certo calibro diramantesi entroil
medesimo,
e per di più la cute che lo rivestivaman-
tenendosi integra, sarei stato per questo tentatodi lascia- re iltumore
in balìa della natura, nella speranza cheda
sola,
come
in altri sebbene rarissimi casi è avvenuto, potesseimpedirne
Faumento
o procurarneanche
la gua- rigione (1).Ma
veduto di poiavendo
che iltumore
via via ingrandiva e che la vittoria le sarebbe stataalmeno
in parte contrastata dalla sporgenza allo infuori deimon-
coni spettanti agli aperti anelli vertebrali, stimai perciò cosa acconciail soccorrerlacon appropriato
mezzo
di cura.(1) Il (xlierini di recente riferì un caso diguarigioneradicale spon- tànea di una spina bifida osservata in una giovane contadina di 19 anni.
Contribuzione alla Chirurgia sui bambini. Gazzetta Medica Italiana, Lombardia, 1876.
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Se non
che postamente
alla indicata disposizione dei vertebralimonconi non mi parve
conveniente in questo caso di attenermi almio
processooperatorio, sebbene perdue
volte 1’ abbia posto felicemente in pratica (1), e delmedesimo
siansi di poi giovaticon
esitonon meno
feliceil Dott. Gregorio Marinelli chirurgo primario in
Pergola
(2),il Dott. Luigi Nicoli medico-chirurgo primario inCrevalco- re (3), ed il Prof. Francesco
Parona
chirurgo primarioa Novara
(4).E
di vero questo processo (checome
rilevasi dalla qui annessa figura,la quale rappre- senta
un
caso ditumore
idrora- chidianosvoltosi alla regione cer- vicale collo stes- soprocessoda me
operato), e che consistenelloap- plicareal
pedun-
|
colood alla base del
tumore un mio
particolareschiacciatore, col quale si riesce a porre e
mantenere
esat-(1) Bullettino delle Scienze Mediche di Bolngna, 1869, 1871.
(2) Builetiino delle Scienze Mediche, 1875. Tumore idromeningeo
4 craniale congenito. In questa Nota vi è inserita una lettera del Dott.
i Marinelli diretta al Prof. Rizzoli colla quale dà la Storia di un tu-
more idrorachidiano daspina bifida operato felicemente collo schiaccia- tore dello stesso Rizzoli.
(3) Bullettino delle Scienze Mediche, 1876.
(4) Annali Univ. di Medicina, Voi. 235, Anno 1876.
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tamente
a scambievole contatto in ogni puntoed in linea retta le interne pareti deltumore
in corrispondenza alle aperte vertebre, per queltempo
chepuò
richiedersi ac- ciocché di esse pareti si ottenga lareciproca adesione,non
avrebbe potuto nel caso nostro essere applicato inmodo
da ottenerne 1’ indicato
completo
e profondo contatto, in causa della sporgenza allo infuori deimonconi
de- gli aperti anelli vertebrali,motivo
per cui dovetti pensare a qualche altro ripiego.In simili casi infatti nei quali
non
solohavvi
deficienza di sviluppo negli archi delle vertebre,non
solomancano
i processi spinosi vertebrali,
ma
ad un’ apertura più 0meno
rimarchevole diuna
o più vertebre aggiungesi la sporgenzaall’ infuori dei superstitimonconi
degliarchi vertebrali stessi,oltrecchèconviene
cercare,come
già sag-giamente
avvertì l’ illustre Professore Palasciano, con mezzi opportuni di ottenere lascomparsa
del liquido che neltumore
rinviensi, è in paritempo
indispensabileil respingere, il porre in
buona
direzione, lo accostare1
monconi
stessi, acciocché il risultato della cura possa aversi completo.Si fu per questo che affine di ottenere nell’ Ida la de- siderata guarigione
mi
attenni adun
processo dicom-
pressione, chementre
poteva valere a favorire 1’ assor-bimento
dell’umore
nell’ idrorachidianotumore
raccolto, servisse altresì a respingeregradatamente
colle dovute cautele allo interno ed a porre innormale
direzione idue
cedevoli pezzetti di anelli vertebrali sporgenti.A
questo fine adattai sultumore un
cuscinetto for-mato
diuna
lamina dipiombo convenientemente
imbot- tita e modellata in guisa da poterecomprimere
in ogni suopunto
debitamente il tumore, e quel cuscinetto fu s perciò tenutofermo
in quel postomediante una
cintura 11 dicuoiomoderatamente
stretta,inculcando poi allamadre
di0 9 andarla
man mano
stringendo qualora si rallentasse, eguardando
bene che labambina non
avesse in guisa alcuna a patirne.Con
talemezzo
semplicissimo, chevenne
assaibene
tollerato, nel corso poco più di
un anno
iltumore
del tuttoscomparve
le porzioni dianelli vertebrali sporgentisi abbassarono, si posero in
normale
direzione, e le su- perstiti porzioni apertedelle
due
corrispondenti vèrtebre si obliterarono profondamente,come
orapure
riscontrasi,median-
te
un
tessuto fibroso as- sai consistente.Ottenutasiquesta
gua-
• rigione, icapelliforman-
ti quella ciocca di poi
ognor
più allungarohsi,si resero
maggiormente
fitti,
mantennero come
icapelli del capo il colore castagno e
formarono
così un’ampia
e lun-ga
coda che sorgendodal- la regionelombare
a gui- sa dimezza
luna acon-
vessitàin alto,scendeoralungo
le reni ricoprendole vertebre in cui ebbe sede Y idrorachidiano tu-
more
eposciasormontan-
do
le natiche e dirigendosisempre
più in basso giunge10
fino ai popliti. Questa
chioma
peròove
trae la sua origi-ne
presenta i capelli che laformano maggiormente
fìttie
molto
più copiosi che in basso, ed in, alto trasversal-mente misura
15 centimetri.La
lunghezza poi di la coda è di32
centimetri. Collo scorrere deltempo
la chio-ma
continua a crescere, per cui nel corso di questi ulti-mi
tre mesi si è allungata didue
centimetri.La
fanciulla mantiensi sanissimae benissimo conformata, gli artisono
regolari e tondeggianti, e robustissimimantengonsi
an- che gli inferiori.Una anomalia
di questo genere così spiccatanon
so se sia statada
alcuno osservata.Narra
il Morgagni (1)che
una donna
dell’ età di 36 anni,magra grandemente,
eda
lungotempo
estenuata perfatichesuperiori alle sue forze e perun
cattivonutrimento avea
abortitoun
fetomostruoso
di sessofemmineo, compiuto
che fu il quintomese
di gravidanza. Oltre allamal ferma
salute delladonna
essaavea
per maritoun uomo non
robusto ed an- che torpido. Di più affermava chemolto prima
dell’abor- to era stata spaventata insogno
dall’ apparizione diuna
figura del pari mostruosa.11 feto abortito, oltre varie altre anomalie,
non avea nè
fronte,nè
capo al di là delle sopraciglie,mostrava
ilnaso depresso, la bocca aperta, piccole orecchie che toc-
cavano
le spalle, la destra delle qualimolto
inclinata in basso,mancava
il collo ed ilmento,
ed inferiormente il collo tutto adun
tratto sicongiungeva
col petto. Imu-
scoli dell’
addome
e gliintegumenti comuni non
copri-vano
che in piccola parte V anteriore regione delventre,ma
questa era quasi tutta rivestita dauna membrana
floscia e distesa a guisa di
una gran
borsa.Entro
questa(1) De sedibu6 et causis morborum. Epistola 48.
Il
membrana,
trasparente, per la suasottigliezza, sivedeva- no
il fegato e gli intestini pendenti al di fuori.La
regione poi del dorso era guernita di peli e nella parte superiore di questa regione inmezzo
alle spalle sivedeva una
lunga e profonda fessura apertacome
un’al- tra bocca e formata dalle vertebre che in quella partesi dividevano.
Alquanto
sopra questa fessuranasceva
dal-l
1 occipite
con
larga baseuna
specie dimuscolo
a su- perficie piana libero nel resto eche
se si fosse disteso in avanti copertoavrebbe
in parte gli occhi ed il naso, ed al contrariosesi fosse arrovesciato all’ indietro avreb-be
coperto il dorso fino ai lombi.Questo muscolo
poi era similissimo alla lingua diun uomo
adulto e in figura e in grossezza, dal che potrassiagevolmente
farsi un’ idea della piccolezza di quellamostruosa
abortita creatura.Il Dott. Berardi poi
narra
(1) cheda
Sebastiano eda
Teresa coniugiPezzotti diAncona,
genitori sani e ro- busti di bella enumerosa
figliuolanzanasceva
sui primi giorni dell’anno
1855una bambina nonimestre bene
co- stituita e nutrita, vispa, vigorosa, presentando facilimo-
vimenti di ogni parte del corpo quelli inclusivi delle e- stremità inferiori,
non avendo
altro vizio tranne la de- formità diuna
lungacoda
estesa sèi pollici che dallapunta
del sacro e coccigescendeva
in basso. Questacoda
pelosa nel dorso,come
rilevasi dalla figura chene
dà ilBerardi stesso, nell’ atto del defecare offriva nella sua ra- dice oscuri
movimenti
di elevazione. Iltumore
era nella sua origine rigonfio e largo 2 pollici, edopo
essere sor- to dallapunta
del sacro e dal coccige,scendendo
in bassodiminuiva
digrossezzagradatamente
fino allasua estremità(1) Memoria sopra una neonata colla coda per spina bifida. Ancona 1855.
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inferiore laquale perirregolare assottigliamentosi mostra-
va
contorta e piegata dal lato dellamaggiore
densità del- la pellesimulando
di essere in contrazione. Iltumore
era fluttuante e molle.La
pelle che lo ricopriva, sebbene intatta, pure in qualchepunto
era sì trasparente ed ir-regolarmente assottigliata da farne
temere
la rottura.Il Berardi curò il
tumore mediante punture
ripetute di tratto in tratto e lacompressione
eseguita con circolare fasciatura. Nel corso di alcuni mesi esso Berardi riescito essendo ad obliterare iltumore
idrorachidiano lo recise in vicinanza alpunto
di sua origine, e cosi otten- neuna
completa guarigione.Ognuno
vede lagrande
differenza che passa fra idue
casi testé menzionati di spina bifida associata alla presen- za di peli e l’anomalia da
me
osservata, per cui sarebbe forse stato biasimevole ilnon renderne
informati i cul- tori delle ScienzeMediche
e Naturali.DI TRE GEMELLI SOPRAVVIVENTI E DI ALCUNI CASI DI PARTI PURE TRIGEMINI.
Parecchie settimane or
sono
trovai alla porta dellamia
casaun mucchio
di gente che con meraviglia osser-vava
tre fratelli trigemini grandicelli chemi attendevano
in
un
collamadre,
la quale ame
conducevali, perchè es- sendo malati di coclussia pertinace e straziante, a lei suggerissi qualche rimedio da lorosomministrare
affine di liberarlida
si penoso malore.Salite che
avemmo
insieme le scale ed introdotti cheli ebbi in
una camera
delmio
studio,dopo
averli atten-tamente
esaminatinon
solo feci quelle prescrizioni che poteano servire a guarirli dalla coclussia,ma mi
diedi altresìpremura
di raccogliere quelle particolarità che in caso cotanto raro di fratelli trigemini sopravviventi po-tevano
meritare particolare considerazione.Dirò
adunque
che quei tre fratellininacquero da Car-
lotta Santini sposa ad
Antonio
Saguati.Sono
dessi con- tadini e lavorano nelComune
diSacerno un
predio del Sig. Raffaele Masetti.Tanto
il maritoquanto
la moglie mostransi di forte costituzione e questa conta ora34
anni.Rimase
essa incinta più volte. Nella suaprima
gravidan- za si sgravò atermine
e felicemente diun maschio
ilquale prese il latte dalla
madre
ed ora è affetto da tuber- coli alle ossa diuna gamba.
Inuna seconda gravidanza
la Carlotta si
sgravò
diuna bambina
chemorì dopo
18 mesi.Rimasta
incinta per la terza volta partorì 1’ ottoAgosto
1874 i tre gemelli.Da
seimesi
poi allattaun
bambino
robustissimo frutto diuna
quarta gestazione.14
La
gravidanza trigemina giunse essapure
al suo ter-mine
e vistosissimo era ilvolume
del ventre.Come
nelle altre così in questanon ebbe
ladonna
a patire,sesi ec- cettuino quegl’ incomodi cheerano
conseguenza dello straordinariovolume
assunto dall’ utero. Entrata la don-na
in soprappartodurò
ilmedesimo
poco più di un’ orai feti si presentarono colla testa e
dopo
la loro espul- sione dal senomaterno
escirono insieme riunite le tre placente.La
puerpera si trovò bene per tre giorni,ma
giunta che fu al quartovenne
presada
gravissima metrorragia che a stento si arrestò colle applicazioni di ghiaccio, e la perdita disangue
fu tale da tardaremolto ma
molto ladonna
a riaversi. Il latte per altrosi presentò in discretaabbondanza
per cui lamadre
allattòdue
de’ suoi figliuoliil terzo fu affidato ad
una
nutrice. L’ allattamento poinon
potè essere protratto al di là di sei mesi sia per la superstite debolezza dellamadre
sia per lamancanza
dimezzi
acconci aricompensare
la nutrice.Quando
i trebambini
nacquero erano abbastanzabene
sviluppati,ma
per la scarsa copia di latte preso e pel successivonon
sufficiente nutriente alimento si resero deboli.Quantunque
ora abbiano quasi quattro annimi- surano
in altezza fra i 76 e i 78 centimetri,hanno
poi la testa piuttosto piccola, emolto
fra lorosi rassomiglia- no.La
colonna vertebrale è regolare, il ventre piuttosto tumido, gliarti sottilie deboli, e soltanto da parecchi mesisi
reggono
da sè in piedi ecamminano,
parlano inmodo da
farsi bene intendere emostrano una
discreta intel- ligenza.Coi rimedifatti loro apprestareessendo giàitre fratelli guaritidellacoclussia, e trovandosiabbastanzainforze,
mi
occupo perciò oradi quellacurachepuò
rendersiacconciaamaggiormente promuovere
il regolare sviluppo del loro15
! corpo, acciocché a suo
tempo
possano rendersi capaci dijsostenere fatiche
anche
laboriose.Ora
giacchéme
sene
offre 1* opportunità esporrò al- cuni particolaririguardanti
altri parti trigeminida me
osservati.
Una
giovane sposa, giornaliera, robusta, abitante allaCà
delVento
nell’Appodiato
S. Egidio, la qualeavea
già partorito felicementedue
volte, rimasta essendo dinuovo
incinta, durante lagravidanza
fu travagliatada
vomiti,da
ansia di respiro eda
difficoltà dicamminare
in ispecial
modo
sul fine dellagravidanza
istessa incau-
sa dell’enorme volume
assunto dall’ utero. Presa dai do-lori di parto in
tempo
debito, sisgravò
in brev’ora didue bambine
dimediocre volume,
le quali eransi presen- tate allo stretto superiore col vertice, chemorirono
nel- l’atto del parto.Le
placentenon
escirono ed i recisifuni- coli,sebbene non
allacciati,non
diedero sangue.Non
es- sendovi perditasanguigna
la levatricenon
pensò a sol- lecitare la espulsione delle secondine, e ladonna
nulla soffrendo, consigliolla ad attendere,sperando
che la espul- sione dellemedesime
avesse luogoda
sé, e dalla puer- pera si licenziò.Passarono
cosi otto giorni nel qualtempo
il ventre delladonna mantennesi
gonfio, gonfiore che fu attribui- to soltanto allo arresto delle placente nella matrice,mentre
poi dallepudende
poco ed atrosangue cominciò
poscia a scaturire.Presa la
puerpera da un
forte accesso di fred-do
cui susseguì calore febbrile e senso di dolore allo ad-dome,
ilmarito
dellamedesima
si recò allo SpedalePro-
vinciale eRicovero ove
io era allora Assistente, per invitarmi a visitarla.Prevedendo
si trattasse diun
casograve
ed essendo l’ora della visita del mattino,mi
ap- profittai della presenza del Prof. Baroni per pregarlo a16
recarsi esso pure dalla paziente, ed Egli di
buon
grado vi si prestò.Trovammo
ladonna
già in preda a fenomeni dime.
troperitonite, e fatte ledovuteesplorazioni ci
accorgemmo
cheun
terzo feto si trovava tuttavia nascosto nell’utero.E
siccome 1*orificio uterinomantenevasi ampiamente
aperto cipotemmo
senza dubbio assicurare cheesso feto ancora rinchiuso nel proprio sacco presentavasicol vertice allo stretto superiore.Non
potendosi perciò trovare ostacolograve alla estra- zione delmedesimo
dal senomaterno
il Prof. Baroni1’effettuò
rompendo
daprima
il sacco edeseguendo
laversione podalica, operazione che riesci speditissima
non
soloma
permise di estrarreuna bambina
viva, del che molto cirallegrammo pensando
essere invecemorte
le altre suedue
sorelline nel nascere otto giorni innanzi, equantunque
fossero state dallamadre
senza aiuto par- torite.Ad
onta che la matrice presa fosse da contrazioni,molto sangue da
essa colandoconvenne
ricorrere al di- stacco ed alla estrazione delle seconde le quali erano at- tigue fra loro enon
piccole.Dopo
ciò siprovò
qualche stento ad arrestare del tutto lo sgorgo sanguigno.Fatalmente la metroperitonite, che era già in corso, si fece di poi tanto grave da togliere in pochi giorni la vita alla puerpera. Della
bambina non
ebbi più notizie.Un
altro caso di parto trigemino fuda me
osservato inuna donna
bolognese dell’età di 25 anni, dibuona
costituzione, cheaveva
partorito a termine un’altra vol- ta.La
gravidanza era giunta senzamolto incomodo
al settimo mese. Presa dai dolori di parto si sgravò nello spazio di un’ ora di tre feti vivi chemorirono dopo
po-chi istanti.
Due
di essi si presentarono allo stretto supe- riore colle natiche, il terzo col vertice.Quantunque dopo
17 la loro espulsione
non
si legassero i recisi funicoli dal lato della placentanon
ebbesi daimedesimi sgorgo
di sangue.Le
placente furono espulsecontemporaneamente
pocodopo
T escita dei feti. L’ utero però stentando a debitamente contrarsi ilsangue
entr’ esso sofFermossi ed ingrumi
si convertì per cui fu d’uopo
parecchie volte svuotarlo.Finalmente
essendosi la matricedebitamente
contratta nuli’ altro ebbesi più a paventare ed il puer- perio progredì collamassima
regolarità.I tre feti poi col
consentimento
dei genitorivennero
dame
inun
cogli inviluppi collocati nelMuseo
di Oste- tricia, essendone allora il Direttore,ove
pure si conser-vano
(1).Finalmente
fu del parida me
osservatoun
parto tri-gemino
inBologna
inuna giovane
sposa cheavea
parto- rito e felicemente tre altre volte.La
quartagravidanza
fu penosissima, il ventre crebbe a dismisura.Giunta
atermine
partorì nello spazio di sette ore trebambini
be- ne sviluppati, presentaronsi tutti è tre allo stretto supe- riore col vertice, e ciascuno rinchiuso inun
proprio sac- co.Morirono
essi fra i quattro e sei giornidopo
la nascita.Escito che fu il
primo
feto dall’ uteromi
accorsiche sangue
in copia spandevasi dal funicolo reciso e pen- dente dallaseconda
che fui quindi costretto di al- lacciarlo.Lo
stesso dovetti fare pel funicolopure
reciso appartenente alla placenta del secondo nato. Espulso che fu il terzo le placentevennero
subito e in blocco e- spulse.G) Vedi il Catalogo delle preparazioni esistenti nel Museo di Oste- tricia della Università di Bologna.
18
L’ utero si contrasse assai bene, poscia i lochi cola-
rono
regolarmente e ladonna
presto fu in condizione di potere attendere alle proprie incombenze.Osservate le seconde avendole vedute aderenti
r una
all’altra volli iniettarle in cera e ciò feci
spingendo
Y in- iezione nei vasi del funicolo appartenente al feto che pelprimo
era escito. Vidi cosi,come può
rilevarsi osser-vando
le stesse placente ridotte a secco eda me
collocate nello stessoMuseo
diOstetricia (1), che lemedesime
era-no
fra loro in direttacomunicazione
vascolare. Ciò servi a dare manifesta ragione della perditasanguigna
che ebbe luogo dai recisi funicoli pendenti dalle rispet- tive placente, e per cuiconvenne
stringerli con lega- ture.(1) Vedi lo stesso catalogo ove si trovano pure placente di gemelli parimenti iniettate in cera, e nelle quali havvi del pari fra loro comu- nicazione vascolare.