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27 novembre Veglia di preghiera per la vita nascente

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27 novembre 2010 Veglia di preghiera per la vita nascente

1. Alla soglia dell’Avvento e con lo sguardo intensamente luminoso rivolto verso il Natale del Signore, ci troviamo qui a celebrare una solenne "Veglia di preghiera", convocati da un pressante invito del Santo Padre Benedetto XVI e in comunione di fede con tutte le Chiese particolari sparse nel mondo intero.

E’ sempre bello e ricco di risonanze sostare insieme in preghiera nella nostra Cattedrale, segno di unità e di fraternità. Vi sono grato della vostra numerosa presenza che dice quanto stia a cuore il tema della “vita nascente” a tutti noi. Per questo intendiamo "ringraziare il Signore che, con il dono di tutto se stesso, ha dato senso e valore a ogni vita umana e per invocare la sua protezione su ogni essere umano chiamato all'esistenza" (cfr. Lettera della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti e del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 14 giugno 2010).

D’altra parte ci è molto chiara la ragione motivante della

“convocazione” universale voluta dal Papa. Assistiamo con tristezza e dolore alla deturpazione e allo scialo della vita. Per questo noi, che siamo il “popolo della vita”, intendiamo riunirsi e pregare insieme per dire la nostra fede nella vita e per consolidare un impegno a difendere e custodire il dono della vita, essenziale per tutti.

Perché siamo ben consapevoli che la vita non viene dell’uomo ma è dono del “Dio amante della vita”, desideriamo proclamare nella fede che la vita rende visibile e tangibile la mano creatrice di Dio, tanto da rivelare la sua “immagine” e la sua “somiglianza”, e rende responsabile l’uomo per quanto attiene alla sua deliberata coscienza.

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2. Se il Santo Padre in persona, nella sua illuminata e lungimirante paternità, invita i cattolici a rivolgere al "Dio della vita" una preghiera incessante "per la vita nascente", significa quanto sia urgente da parte nostra la presa di coscienza, considerata l'attuale condizione culturale e sociale protesa a negare i valori "non negoziabili" della vita inerenti all’integrità della persona e alla salvaguardia della famiglia.

Immersi come siamo e forse anche travolti da una conclamata visione materialistica e consumistica della vita stessa, non ne avvertiamo le conseguenze letali e narcotizzanti rispetto al valore assoluto e irrinunciabile deposto nel disegno di Dio circa la persona umana.

In realtà ogni giorno siamo spettatori impotenti di fronte a legislazioni lesive della sacralità e inviolabilità della vita, dal suo nascere al suo naturale tramonto, di fronte ad interventi in ambito della bioingegneria e delle nuove neuroscienze tesi a manipolare l'integrità e la dignità della persona umana, di fronte ad una tempesta mediatica che propina modelli di vita neopagani, privi di riferimenti etici, trasgressori dell’intangibilità della vita umana.

3. In questi complessi contesti che riguardano la vita, vengono a nodo le aporie delle culture della modernità relativista e nichilista, sostanzialmente negatrici della trascendenza e del destino ultimo dell’uomo. Allora il problema che ci assilla è l’uomo, considerato nella sua identità e finalità. E’ la cosiddetta “questione antropologica”. Essa evidenzia l’attuale passaggio culturale poiché pone in discussione la natura stessa dell’uomo sottoposto a drammatici cambiamenti sul suo stesso essere.

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Di fatto oggi si tende a ritenere, da diversi punti di vista scientifici e culturali, che l'uomo sia fine a se stesso, e definisca se stesso riducendosi nell’orizzonte dell'immanenza, rifiutando il senso e il valore della sua destinazione trascendente: un uomo come una pura casualità biologica.

Di conseguenza la vita viene considerata un "prodotto" dell'uomo e non un "dono" di Dio, come se tutto dipendesse dall'arbitrio umano e non avesse alcuna relazione con Dio. La mentalità positivista, condotta al suo estremo, inclina a negare l’intangibilità e la sacralità della vita.

In tal senso Dio resta in esilio, fuori dall’orizzonte umano, non necessario all’uomo. Perciò la vita appare "sempre più posta, come afferma Benedetto XVI, dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo".

Da questo prospetto osserviamo come "la fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni, la possibilità della clonazione e dell’ibridazione umana nascono e sono promosse nell'attuale cultura del disincanto totale" (cfr. Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 74-75, 2009).

Di qui non possiamo non sentirci investiti da una grave responsabilità – soprattutto i medici e i ricercatori, impegnati in una diuturna applicazione di scoperte biologiche – nel proteggere la vita da possibili strumentazioni. Inoltre di fronte a noi si aprono "scenari inquietanti per il futuro dell'uomo" che si aggiungono "alla diffusa piaga dell'aborto" e alla "sistematica pianificazione eugenetica delle nascite" (ivi).

4. Il servo di Dio Giovanni Paolo II, nell’Enciclica “Evangelium vitae”, attraverso la sua voce autorevole e di pastore universale, ci ha esortato a “difendere e promuovere, venerare e amare la vita” e

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questo si rivela essere “un compito che Dio affida a ogni uomo” (n.

42). Il Papa delinea un “codice” morale che abbraccia i diversi aspetti dell’azione per salvaguardare la vita. Ad essi dobbiamo porre la massima attenzione e il più efficiente impegno.

La ragione profonda e imprescindibile di questo "compito", consiste nel fatto inconfutabile di essere stati noi i destinatari della vita e dunque posti come "custodi" in merito alla sua tutela, alla sua salvaguardia, alla sua cura. La vita ci è data e non la si è data, ma quando è in noi, dobbiamo amarla e rispettarla, nella sua identità e finalità.

Di conseguenza ci sentiamo impegnati a prendersi cura di tutta la vita e della vita di tutti (Giovanni Paolo II, EV, 87-91) soprattutto là dove viene sistematicamente calpestata e negata da pratiche ispirate da una cultura di morte e da comportamenti che insidiano la dignità e la bellezza della vita.

5. La difesa della vita richiede un soprassalto di coscienza capace non solo di "indignarsi" di fronte all'abuso della vita in funzione del piacere fine a se stesso o in rapporto a finalità strumentali e meramente economiche, ma di spingere ad un’azione competente per impedire usi incongrui della vita e per aiutare chi, trovandosi nell'angoscia di perdere la vita, la possa ritrovare, sostenere e custodire con amore.

Per ognuno di noi, l’aiuto alla vita richiede un nuovo slancio di generosità, oltre l’indifferenza e gli egoismi che allignano in noi, al fine di disporre ogni sostegno e mezzo atti a custodire la vita. Val bene dunque risvegliare in noi una responsabilità individuale e sociale tale da sentire il dovere di un impegno più concreto e fecondo di bene.

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6. In questa santa Veglia di preghiera ci affidiamo fiduciosi alla Vergine Maria, la madre del figlio di Dio. Invocata in questo inizio del tempo dell'Avvento, sia sul nostro orizzonte di vita come la "stella del mattino" che illumina i nostri sentieri, le nostre intenzioni, il nostro cammino verso il Natale.

+ Carlo, Vescovo

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