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SCELTA RACCOLTA DB! ROMANZI ROCK CARLO PAOLO DI. Volume 116. VWWWA PAOLO E IL SUO CANE. Vol. IV. Digitized by Google

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(1)

SCELTA RACCOLTA DB! ROMANZI

DI

CARLO PAOLO DI ROCK

Volume

116.

VWWWA

PAOLO E IL SUO CANE

Vol. IV.

(2)
(3)

\

.

j*0"

(4)

Perdonami,

o

povera

vittima,del più vile dei tradimenti.,

KcckPaolo,Vcl. IV, pag.30.

(5)

PAOLO I IL m CMI

ROMANZO

% AI

CARLO PAOLO DI KOCK

Prima versione

italiana..

MILANO

LIBRERIA DI

FRANCESCO SANVITO

SUCCESSOREALLADITTABORRONIE SCOTTI

1862.

(6)

Tip.giiBoBiottidirctu da Fr.Gare»

(7)

PAOLO E IL SCO CANE

CAPITOLO XXIX.

CHAMOUREAU

MARITATO.

Chamoureau

cosidesolato

quando

restòvedovo dellasua Eleonora, o che almenofacevasembiante d’esserlo,poichéi dolori veri

non

giuocano com- medie, e

non danno

lelorolagrimea

mo’

dispet- tacolo,

ma

ricercanoinvecelasolitudine etrovano

un

sollievonei ricordiloro;

Chamoureau

ha

com-

binate leseconde nozze,edè divenuto sposo di quelladonna, lecui bellezzegliavevanofattodar volta alcapo.

Eglipossiede Analmente la bella Telenia,se però,si

può

dire di possedere

una donna quando

sidà a voisenza amarvi.

Iocredo che

non

sene abbiaaltro chel’usu- frutto.

(8)

6

Inuovisposi

hanno

preso

un

bell’appartamento invia Sainte-Lazare.

Telenia ha dichiaralo a suo marito ch’ella intende avercarrozza, equestisiinchina davanti asua moglieele dice: 1

Mia cara amica, noi

avremo

tutto quello chevorrai...io

mi

farò

un

piacereed

un

dovere disoddisfare tutte letuevoglie.

Allora,signore, risposela bella bruna,voi comincerete dal

non

darmi piùdel tu...

non

v’è cosapiùincivile cheil dar del tu alla propria moglie... eiocitengoall’educazióne,io...

— Come, mia buona

amica, dopo tre giorni dimatrimonio... tu...voi volete...

Sì, voi

mi

avete datodel tupertregiorni, è già troppo...veloripeto, signore, nell’alta so- cietàciò

non

si usatra marito e moglie... vor- reste forseaverl’ariad’unpiccolo impiegato?...

— Non

dicoquesto...

ma

credevo...

Finiamola... è deciso, voinon

mi

daretepiù deltu.

Come...

nemmeno

nei

momenti

feliciin cui la miatenerezza...

— Oh!

tacete...basta...

Diavolo! ciò

mi

imbarazzeràassai!...

Da

quel

momento

in poi

Chamoureau non

si permette più di daredel tu asua moglie; diri- cambio egli sta davanti a lei

come un

allievo davantialsuo precettore, o piuttosto

come un

soldatodavantialsuo ufficiale.

Egli

non

osa piùparlare senza essere interro- gato,

non

ha piùvolontà, opinioni, gusti, desideri, èsuamoglie chesi incarica diaveretuttequeste coseperlui.

Come

generalmente accade delle

donne che

hanno

tenutauna condotta molto libera, dacché

(9)

7 è maritata,Teleniaaffetta

uo modo

divivereed

un

contegnoassaisevero;ella èdivenuta pudica, aggrottalesopracciglia,seinsua presenzasidice qualche parola

un

po’allegra: e fa

una

scena con suo maritosequestisipermette di riderne.

Ella

non

va più al teatro del Palazzo-Reale;

non comprende come

vipossanoesser

donne

che

sipermettanoballare.

Tale èla signora di Belleville, poichéi nuovi coniùgi

non

rispondono più che a questo

nome

epiùd’una voltaTeleniahadettoasuo marito:

Badate,signore, che voi nou vi chiamate piùChamoureau...

quando

vi

chiamano

con questo

nome non

rispondete... fate orecchie da mercante, continuatela vostra via.

— Ma

pure,mia

buona

amica, visono persone che

mi

conoscono da molto tempo, e che sanno bene che

mi chiamò

Chamoureau...

— A

queste persone, dite

una

voltaper

sempre

chevoi

non

rispondetecheal

nome

di Belleville...

— Ce

ne son di quelli che credono che io abitia Belleville,e chesiaquesto quel chevoglio dire. .

— Eh!

signore! cheviimporta di tutto ciò...

quand’anche cessasted’esserel’amicod’unafolla diimbecilli dicuicomponevasialtrevoltelavostra compagnia, che maiecisarebbe?

È

giusto... alloradecisamente non conosco più le

mie

anticheconoscenze...

ho una

bellafor- tuna...

non debbo

piùfrequentare la stessa so- cietà...

Ah! nondimeno'signore...visono

due

persone acuivipermetto ancora di parlare...edanche...

se... vi aggrada... di riceverle... voi le potrete Evitareavenireda noi... a

me non

rincrescerà cheessevedano l’eleganza e la ricchezza della eostracasa...

(10)

8

Benissimo, cara amica;equalisono queste

due

personedievoi avete la bontà divolerri- cevere?

Ilsignor

Edmondo

Didier e ilsuo

amico

Freloctoon...

— Sa mi

sembra

che

prima di sposarmi, voi

mi

abbiateimpostodi

rompere

ognirelazione

eoo

questi

due

signori...

— Pnò

darsi,signore.« ch’ioabbia volutocosi inallora... al presente voglio altrimenti...

Non

sonoliberadicambiare opinione?

Oftlsì,siete...interamentelibera^.

Questo Freluchonera, io lo so, il vostro intimoamico ed io

non

vivoglio privare della sua compagnia.

— Ohi

granmercè... sposa adorata...sono

ben

riconoscente...

— Non

ditemi più diqueste parole... sposa adorata1... Ahi...sicrederebbe chenoi rappre- sentiamo

un

dramma!... chiamatemi signora...

e

nulla più.

Benissimo,ciòbasta...signora...signorae

non

dicopiù.

Alcuni giorni dopo quellaconversazione che deve dare un’idea del genere di gioie gustate da

Chamoureau

dopo che avevacessatod’essere vedovo, eglisitrova sui bastioni in faccia aFre- luchon.

Questicominciadal ridere sottoalnaso delsuo anticoamico,chegli dice:

— Buon

giorno Freluchon... cosa èche ti fa ridere?

— Eh

per bacco,latuaaria...e la tua nuova maniera... latuanuovafigura...poichétu hai

cam-

biato aochela faccia...

Freluchon, tu vedi in

me un uomo

assai fortunato...

(11)

9

— Non

se ne dubiterebbea vederti

cammi-

nare...

Freluchon, io

mi

sono riammogliato...la superba Teleniaèora

mia

moglie...

— Oh

lè perquestochetuhai

un

ariacosi al- legra,iocredevosulleprime che

non

fosseche

una

conseguenzadella tua

buona

fortuna...

ma

tusei ammogliato...!doppiomotivo...

Sì,Freluchon, losono!

— Tu

lo seigiàstato,

ma

tu potevi preten- derlo adesserloancora! tu ne aveviil diritto!...

— Ah! mio

amico, sono il più fortunato degli uomini!...

— Tu me

lo dici

come

se ripetessiuna fa- vola... Passando

ma

voltail lupo...

Infine,Freluchon, perchè

non

vuoitu cre- dere cheiosia felice?

.

— Eh mio

Dio1 son ben contentodicrederlo.

Tanto meglio se cosìè... solamente,

come

ioco- nosco quelle signore...

come

so

che»una

voltache abbianotrovato

un uomo

percoprire leloro pas- satedissolutezze,prendono suesso

un

imperotale da farlo divenirecretino...

un

essereperfettamente ridicolo,io non sapevose questapartetiandasse acappello... è affare tuo...va*pure allegramente,

mio

povero Chamoureau... eche...

— Ahi

perdono...permettimi diosservarti...

ti

debbo

avvertirecheionon

mi chiamo

piùCha- moureau... o

almeno non

rispondo più aquesto nome...

— Ah!

bah! forse che hai presoil

nome

di tuamoglie...peresempio,ti chiami signora Te- lenia?

— No;

ora

mi chiamo

signoredi Belleville.

— Che

significaquestanuova farsa?

Significa chela mia moglie... là

mia ma-

Koc.k.Paoloeilsuocane.Yol.4. 2

(12)

10

gnificasposa non

può

soffrire il

nome

di Cha-

moureau...

Questa èuna sciocchezza...

ma

per compiacerlaio presiil

nome

dal luogo ove ebbi nascita,Belleville... e

non

ciconoscono più che sotto a questo nome... signore esignora di Bel- leville...

— Ah!

anche questa èbella!...

ma dopo

di tuttofatti chiamar anche

Romolo

sevuoi...per

me

è lostesso.

— Ah! non

è qui tutto, Freluchon...la

mia

moglie cheèassai amabilecon me...senza che...

Senza checiòappaia?

No,voglio dire senza...metterci intenzione...

mi ha

autorizzatoadinvitare te e

Edmondo

Di- dier.

— Ah!

ah! ah! di beneinmeglio!...

— Che

c’è ora?

— Ed

essaincarica tu di queste commissioni?

Perchè

no?

Povero

^Chamoureau

!...

DiBelleville, tenesupplico, Freluchon,di Belleville;io

non mi chiamo

più altrimenti!...

— Ebbene mio

carosignoredi Belleville...poi- chése tu

non

sei ancora signore son persuaso che lo diverrai...

— Tu

locredi...

— Tu

sei fatto perarrivare atutto... con l’a- iutodella gonnella dellatua sposa...

— Come

dellasuagonnella?

— 0

per meglio dire, della suainfluenza...

Tu

ringrazierai la signoradi Belleville...da parte mia,

non

pensodiapprofittare del dilei invito...

Perchè

dunque?

Siccome io sono distratto, avrei timore di sbagliarmi edi chiamarla signora

Chamoureau;

sono sicuroch’ella

mi

farebbesubitometterealla porta!...

(13)

il

— Che

cattiva ragione...

In quanto ad

Edmondo

Didier... oh! quello là èun’altracosa...io

non

lovedo quasi mai...

Sareste forseincollera?

—'Niente

affatto;

ma

egli è innamorato...

ohi

assai seriamente innamorato questa volta,esic-

come

il suoidolo aiutaa Chelles egli ha preso un appartamento colàenon sene

muove

più.

Chelles...oh bella...l’oggetto dellasuapas- sione sarebbe

mai

unasignora alla qualeio feci comperare

una

casa a Chellesin primavera... la signora

Dalmont

?

Precisamente... cioènon èla signoraDal-

mont

ch’egliama,

ma

la suagiovane amica, una bella ragazzacheabitacon lei,lasignora Agata...

— Ah!

benissimo... sì...-sì, mi ricordo, una bionda,assai bella infatti...

Ahi

capiscoadesso

perchè

eglisisia data tanta

premura

di conchiu- derequell’acquisto...la signoraAgata gliaveva datonell’occhio.

Per bacco...

quando

i giovanisi mostrano così cortesi

, così solleciti

, così servizievoli, si

può ben

essere certi che l’amore c’entra per

qualche

cosa...

— Dunque

tunon vedi più

Edmondo

?

— Lo

vedo

quando

vadoa trovarlo aChelles, alla sua campagna...

ma

siccomeionon sonoin-

namorato,

io, non ci vado dispesso... Vi èperò

da

quelleparti una bella contadina... lasignora Toniettal...

ma quando

si vuol riderecon lei...

vi applica dei manrovesci... da farvi diventar scarlatto... Dietrociò,

mio

caro,non contaresulla visita diEdmondo... io lo ripeto, questa volta egli

è

innamoratocotto...

ma

questagiovane

non può

esseresua amante equindi...

Quindila sposerà...

(14)

12

— La

cosaandrebbeassaibenes’egliavesse an- corai

60

milafranchi da lui ereditati... con que- sti si

può

vivere;

ma

di questa

somma,

gli ri-

mane

ben poca cosa... quanto alla signorina io credoch’ella non possegga altro che isuoi be- gliocchi...

ma

questi

non

bastano perfarbrodo...

— Ohi

no... il danaro prima ditutto... èan- che la

massima

dellamia sposa...

— Lo

credo...hadellefamose massime, latua sposa...Addio

dunque Chamoureau

deBelleville...

signore deldistretto... e dialtriluoghiche

non

voglionominare.

Quando

tu avrai lostemma, io ticonsiglioafartfimettere alcune cornadi

cervo-

queste starannobenesulfondo

d’uno

scudo..

Freluchonsi è allontanalo ridendo.

Chamoureau

loseguecoll’occhio e dicefrasè:

— Che

indemoniato di Freluchon!è

sempre

allegro lui...epurenon credoeh’ egliabbiatren- taduemila eduecentofranchi direndita. Alla fin fine sonoben contento che non venga in casa nostra.. sonosicuro che

mi

chiamerebbe

Cha-

moureau... la fa a bella postai...

Di ritornoa casasua,il marito siaffretta

ad

andare da sua moglie perinformarladell’incontro di Freluchon.

Il

nome

dell’amico di

Edmondo

attiratostol’at- tenzionediTelenia, laquale esclama:

— Ebbene

Ii’avete invitatoavenirciatrovare...

come

pure il suoamico

Edmondo?

Si,senza dubbio,hofattoquel che

mi

avete detto,

ma

essi non verranno nè l’uno nèl’altro...

— Ahi

chivifacredere questo?

Freluchon hapreso l’abitudinedi ridere alnasoditutti...egli

mi

ha deriso sul

mio cam-

biamento di nome... dice chesevenisse da noi

non

potrebbe desistere dal chiamarmi

Chamou-

reau... capitebene ch’io non hoinsistito...

(15)

13

— Ma

il suo amico... il signor

Edmondo

Di- dier?

Oh!

quanto a questi,la è un altra fac- cenda!... egli ha

un amore

in capo...una pas- sione...oh!una granpassione.» badate, caraamica, voi lasciate cadere il libro che avevate fra le mani...

Bene,signore...che importaillibro... con- tinuate...voi ditecheilsignor

.Edmondo

èassai innamorato...

come

di solito...qualchecapriccio per

una

crestaia... poichési dàaquestogenere

il signore...

No... signora,questavoltaeglièinnamorato di una giovaneonesta...

— Come

sapete voi ch’ellasia onesta?

Perchè iola conoscevo... èuna bionda as- sai leggiadra.

Voi laconoscete...chel signore...e voi

non mi

avete

mai

parlato diciò...

— Ma

di che volevatevoi che viparlassi?

Di questo

amore

delsignor

Edmondo

per la giovane chevoi conoscete... che voi trovate così bella...

Ma, signora,ionon ve ne potevo parlare...

perchè

non

ne sapevonulla

nemmeno

io... è Fre- luchon che

me

lo disse.

Allora cosa dite voidiconoscere questagio- vane...nonsapete piùquelchevidiciate,signore...

ah!

mi

fate impazientire...

— Mia

cara amica... badate-... voi rompete i pizzi delle vostre maniche...listracciate...

— Eh

! signore,non pensate ai miei pizzi...se

mo’ mi

piacesse dilacerarli...

Ma

per Dio,raccon- tatemi esattamente checosavi hadettoilsignor Freluchon del suo amico

Edmondo...

parlater signore,

ma

parlale

dunque,

voi vedete che aspetto...

(16)

44

Iq quei

momento

gli occhi di Telenia lancia- vano lampi ela loro espressione era lontana’

dall’esser dolce,da farli parerbruiti persino a

Chamoureau.

Giammai

egli aveva veduto ilvolto dellasua superba sposa atteggiato a

una

espressione così cupa, cosi feroce;egli non sisente sicuro

,

ha

paura,e balbetta:

Signora, voi

mi

tur... tur... voi

mi

turba- te...che... che... che avetevoi

dunque?

Teleniasi sforzadi calmarsi erisponde:

— Ma

non honulla, signore; solamente

ho male

ai nervi questamattina... ela

minima

eosa

mi

contraria... m’inquieta...sentiamo, viascolto.

Chamoureau

racconta a sua moglie tuttociò che Freluchon gli ha detto riguardoal

nuovo amore

di

Edmondo.

Telenia haascoltato attentamente;ella procura dimoderarsi.di non lacerar più i suoi pizzi e risponde poi,con calma:

— Dunque

voiconoscevate queste signore

che

abitanoa Chelles?

Si, caraamica, è per

mezzo mio

cheesse

hanno

comperata la casa delsig. Courtivaux...

ventimila franchi, per quanto

mi

possoricordare.

Chi sono quellesignore?

Quella che ha fatto Tacquisto, la signora

Dalmont,

è una vedova di

25

a

26

auni...

dall’aspetto interessantee melanconico... di ri- strettafortuna,

me

lo hadetto ella stessa...

La

sua giovaneamica... quella di cui èinnamorato

il sig.

Edmondo può

averedai sediciaidiciasette anni... èorfana,io credo...

ma

che testa leggia- dra... beicapellibiondi... occhiazzurri... denti...

Basta,signore!voi m’avetegià troppo van- tata questabellezza sorprendente... finiròcolcre- dere che nesiate innamorato anchevoi...

(17)

— Ah

I sigoora, voisapete bene che

non m

ci sieteche voi lecui bellezzesuperiori...

— E

il sig.

Edmondo

ha preso unalloggio a Chelles, viabita ora...

Sì,per esserevicinoa quellesignore...

Dalle qualiè ricevuto?

Naturalmente.

Dopo

alcuni

momenti

di silenzio, Teleniadice improvvisamente:

Signore, tutte le persone dell’altasocietà,

hanno una

campagna,

una

villeggiatura ovevanno a passarela bella stagione... voi

non

presumete, senza dubbio,eh’io voglia rimanertutta lastate rinchiusa inParigi...

come

una mercantessadella stradadiSaint-Denis.

Signora, iopenso... inverità, non saprei...

farò ciòchevorrete..

Iovoglio una campagna... ne piglieremoin affitto una...

Basta, caraamica, vado subitoad occupar-

mene,

vado aleggere gli avvisi.

— Non

datevi questa briga...dite solamente che si attacchinoi cavalliallacarrozza... noi vi- siteremo il luogoove cipiaceràd’andare.

Ghamoureau

correadeseguiregli ordini disua moglie, cherimasta solaeinpreda allesue ri- flessioni dice:

— Ahi

io la conoscerò questa

donna

che tu ami,ingrato

Edmondo,

esapròbene impedirei tuoi amori.

La

signora Eloisache ha conservato il libero ingresso in casa della sua antica amjpa,poiché ha gran cura di chiamarlala signora diBelle- ville,si presenta inquel mentre a Telenia ele dice

sommessamente:

Li ami, mia cara,scorgo abbassonellastra-

(18)

16

dadavanti alla tua casa quel brutto

uomo

che

un

giorno è venuto da te, così mal vestito

,

così lacero...che aveva

un nome

cosìstrano,Cro- que,senon m’inganno...

— Ah!

tul’hai riconosciuto...

Sì,

quantunque

siavestito

un

po’megliodel- l’altra volta.,oh! egli ha

una

di quelle faccie che

non

sidimenticano mai...

sembra

una ci- vetta!...

Croque ha ritrovatele

mie

tracce... dice fra sè Telenia, e

uno

di questi giorni sipresen- teràancoraame...ebbene...poco

me

neimporta...

credo cheadesso

mi

potrògiovare di lui.

(19)

CAPITOLO XXX.

LECILIEGIE

ILBURRONE.

Edmondo

avea ben prestopostoad esecuzione

il suoprogetto.

L’indomani medesimo

delgiorno in cuiaveva pranzato in casadella signora Dalmont, egliera ritornato soletto aChelles; nonerasi presentato alle

due

signore, poiché una seconda visita cosi pronta sarebbestataindiscreta;

ma

aveva percorso tuttoilpaese e a pochissima distanza dallacasa dellasignora Droguet avevatrovato

un

bell’appar-

tamento

civile daaffittarsi, giàammobigliato.

L’appartamento sarebbebastato per alloggiare

una

famiglia, ederatroppograndeper

un

giovane solo;

ma

sipoteva entrarvi subito;e trovavasi a

cinque

minutididistanza dalla casa della signora

Dalmont.

Edmondo non

avevaesitato;e stipulato l’af-' fitto inmille franchi perilrimanentedell’anno,

avea pagati metàincontantia

un

certosignor

Durand,

proprietario di quell’immobile.

Poi,

due

giorni dopo, il giovaneerasirecatoa trovarela signora

Dalmont

dicendole:

— È un

vicino chesi permette di venirea farvi visita e chese nonèimportuno,vi

doman*

(20)

18

da ilpermessodi venire la seraa cantare o suo- nare il pianoqualche volta con voi.

— Come?

voi avete fissato dimora in questo paese? esclama Agatalasciandosi sfuggireunmo- vimento digioia.

Sì,signora, unalloggio... cheappartiene a

un

certo sig. Durand...edè vicino a quella si-

gnora, nellacui casa Freluchon fu così mal ri- cevuto

quando

visirecò achiederedi

me

orsono alcunigiorni.

— Ah

!conoscoquell’alloggio,diceOnorina,

ma

pure

mi

sembra che sia troppo grande per

un uomo

solo...

Così! checosaimporta... d’altronde Frelu- chon verrà spessoa vedermi...e vi sifermeràa dormire...

Credevo che questo paesenon glipiacesse...

Visi abituerà... quantoa

me

più cistò e più

mi

piace.

In ciò direglisguardidi

Edmondo

eranofissi sopra diAgata equesta

comprendeva

assai bene perchè ilgiovanesi compiacesse tanto astare a Chelles.

Tuttavia Onorina

non

ha veduto senza inquie- tudine

Edmondo

veniread istallarsi vicioo a loro ed Agata che legge benissimo sulla fisionomia della suaprotettrice, le dicedopo lapartenza di

Edmondo

:

— Tu

hail’ariaseria,seria?... forse tirincre- sce cheilsignor

Edmondo

abbia presounallog- gio in questo paese...

mi

faila cera brusca...

forsecheci ho colpaio?

— Tua

colpa...si, senzadubio, òcolpa tua...

eppure ionon posso rimproverarti...

Ma

tu sai bene che questo giovaneè innamoratodi te... e chefu questo motivosolocheloindusseadallog-

(21)

19 giare un appartamentoin cui abiterebbero dieci persone...

Mia buona amica, tigiuro cheil sig. Ed-

mondo

non

mi

ha maidetto una parola chepo- tessefarmi credere...ch’egli pensava ame...

— Lo

credo., d’altronde

non

è molto tempo ch’egliviene da noi...

Forse tu credi che questo giovane sarebbe capacedi dirmidellecosesconvenienti? o forse jsuppqnicheioleascolterei?

No... ilsig.

Edmondo

ha l’ariaonestategli

non

ha cattive intenzioni, locredo...

ma

l’amore è

un

sentimento chenonsi

può

padroneggiare!,., se tuvenissi ad

amare

quell’uomo... ,

Ebbene,echemaleci sarebbe,dacché tu pensiche anch’egli

mi

ama,ei diverrebbe mio marito...

— Tuo

marito... povera fanciulla... per mari- tarsibisogna avere almenodiche vivere...tunon hai nulla, tu!...ecredo che il sig.

Edmondo

non abbia grancosa di più!...

— Ma

pureegli èsempreassaielegante, assai

ben

vestito... ha presoin affittopermille franchi

V

appartamentodel signorDurand...

Ciò provach’egli sa spendereassaibeneil

danaro,

ma

non giàche ne sappiaguadagnare...

Via... adesso non farmela tu la cera brusca...io sonola tua seconda madre, pensoal tuo avveni- re... alla tua felicitàfutura... tu nonsaraigià in collera

com me

perquesto?

Per tutta risposta, Agatacorre a gettarsinelle braccia diOnorina dicendole:

Sii tranquilla; io non avrò

mai

segreti per te...

Le due

amiche terminavano appena questocol- loquio

quando

la vocedi Tonietta attirò la loro attenzione.

(22)

20

Lalorofantesca parlavacon qualchedunoesem- bravaproferisse delleminacele: lostrepitoparti- va dalgiardino; le

due donne

vigiungonoben- tosto escorgonoToniettacheteneva strettoper

una gamba un

fanciullino arrampicato sur

un

ci- liegio echeseguitava a mangiarne quantunque losi tirasseperuna

gamba

perfarlo discendere dall’albero.

— Ah

1ecco signora,esclamaTonietta,eccolo quellocheci rubaleciliegie; daalcuni giorniio dicevo fra

me: com’èche

le ciliegiespariscono e chelesignore non necolgono...dubitai di qual- checosa...

mi

nascosiestetti inagguato... vidi questocattivomobile...il piccolo smarrito, che scavalcava ilvostro muro... là, rimpettoalcilie- gio... echepoisubitamente siarrampicava sul- l’albero...

Ah, loriconosco,diceAgata, èquello che icseguiva la vacca...dicui tuavesti tantapaura.

Perdiol.. eglinon safare chedelmale...

questocattivo biricchino,

ma

iotiinsegnerò,io...

E

già la contadina stava per battere il fan- ciullochestavasi quelo senza farmottoepareasi curasse benpoco di esserebattuto.

Ma

con un gesto,Onorinaarresta Tonietta, poi va a sedersisopra una panca e fasegno al fan- ciullo diaccostarsi a lei.

Questi esita,

ma

alla finesi decide, dopo aver gettatosopraTonietta

uno

sguardo feroce.

Perchèvenitea prendermi le mieciliegie?

dice Onorina con voce dolce eguardando senza collera illadroncello.

Questisembra sorpreso all’udirsiparlare senza far la voce grossa, china gliocchie finalmente risponde:

Cospetto!... a

me

piacciono le ciliegie

,

ame...

(23)

21

— Ebbene,

non laèquesta una ragione per prendere ciò che non vi appartiene ...per sca- valcare

un

muro... sapete mo’ a che cosa vi esponete?... selaguardia campestreviavesse scor- to,viavrebbearrestato...avrebbe potuto condurvi inprigione... e vi avrebbero tenuto dentro per molto

tempo

siccome

un

vagabondo... siccome

un

cattivosoggetto.

— Ohi

iosono troppo piccino... non simet- tono inprigionei fanciulli piccini...

Voiviingannate... son precisamente que-

stiche sitengono nellecasedi correzione finché sieno divenuti grandi, acciò

non

continuino a' fareil vagabondo perle strade...

-

Ebbene

in prigione avrei giuocatocoglial- trifanciulli, poichévoi ditechece nesono...

— No, non

avreste giuocato, perchèi biric- chini non si tengonoin prigione agiuocareedi- vertirsi...lisi costringe a lavorare... equelli che visi rifiutanosono castigati,messiapane edac- qua, e privati diogni compagnia...

Ebbene,

via, riflettiamo... lepoche ciliegiecheavete mangiato valevano forse tutti questi castighi, acuiavreste potuto esporvi?...

Ilpiccolo Emilio non risponde nulla, guarda Onorina prima disott’occhio, poi infaccia,

come

perassicurarsi cheella nonsi fabeffe di luie che gli haparlato sul serio.

Senza dubbioil volto della giovine signoragli ispirafiducia poichéeglisembra riflettere, poi di adalcuni istanti,

mormora:

— Dunque

allora

come

bisogna fareper avere delleciliegie...in casa mia nonci sonociliegi...

e

non mi

sidà denaro per comperarne...

— Ebbene

,invece dirubare... cosa che sta assai malel... anche

quando non

si tratta che

(24)

22

di ciliegie,bisogna veniresemplicementeado-

mandarmene...

ed io non ve ne ricuserò mai, iof sopratulto,sesaprò che nonavetefattonuove cattiverie,

come

lanciar sassi ad una vacca, per farla correretraverso i campi,arischio di far del maleamoltagente...ein ispecie aqualche povero fanciulloche

non

avrebbe avutoil

tempo

di fug- gire...

Ahi

è così cattivoil far del male ai de- boli...eaquelliche non possonodifendersi...non ci sonochei cuori vili che fannoquesto...

— Oh!

io

mi

batto coi grandi,io.

— Non

vi battete con nessuno e sarà assai meglio.

Poi Onorina fa

un

segno ad Agataequesta che

1*ha compreso,reca

un

paniere colmodi ciliegie.

Onorina ne prende

due

manate, che presentaal fanciullo, dicendo:

Tenete... poiché vi piacciono tantole cilie- gie... eccone.

Il fanciullo la guarda conariadi sorpresa, bal- bettando:

To’...voi

me

ne regalate.

Sì,ve ne regalo, acondizioneche non

me

ne ruberete più...

me

lo’promettete?

Diamine... dal

momento

chevoi

me

nedate...

non

ho

piùbisogno discavalcare ilmuro.

E

il fanciullo,congiungendo le

due

mani, ri- ceveleciliegiechegli sondate elestringecon- tro il petto.

Poisi guardaintorno, dicendo:

Posso andarmene, adesso?

Senzadubio, siete libero...Andate...

ma non

siatepiùcosì cattivo,einvecedi farviodiare datutti,procuratecheluttivi

amino,

e vedrete checiò rendeassaipiù felice...

— E

tutti

mi

darannodelleciliegie?

(25)

23

— Non

viprometto questo!...

ma

sisaràbuoni convoi,

quando

voisarete

buono

coglialtri...

IlpiccoloEmilio non risponde più nulla;

ma

fa una piroetta e sela svigna gridandoaTo- nietta nelpassaredavanti alei:

Essavai megliodi voi, la signora!...

Grazie! dicela giovanecontadinotta, sela signoradàle frutta atutticoloroche vengonoa rubargliene,nessunos’incomoderà piùa scalare

i muri...

— E

che volevate

dunque

che facessia quel ragazzo?

Parea

me

che egliavrebbe meritato delle sculacciate anzichédelleciliegie...

Diconoch’eglisia assai cattivo...

ma

tutti losgridano, tutti lomaltrattano...

Ebbene

iovo- gliocercar dicorreggerloin altro

modo.

Hai ragione, diceAgata,vaimegliola dol- cezza dellaviolenza.,holettoquesto nellefavole diLafontaine.

Alcunigiorni dopo, essendosi

Edmondo

recato a Parigi,le due

amiche

sapevanoeh’ei

non

sa- rebbe venutoa trovarle,e tosto dopo il pranzo, Agata propone ad Onorina di andar a fare una lunga passeggiata.

— Non

voglioandardallaparte della Torricella, diceOnorina,parrebbechenoicercassimoincon- traredi

nuovo

il proprietario, e giacché questo signore

non

ha stimato opportuno di venire ad informarsi se lo spavento da

me

provato

non

avesseavuto altreconseguenze,

mi

rincrescerebbe assaich’eici credessepremurose di rivederlo...

Il

modo

concuiOnorinaaveapronunciate queste parole,lasciava trapelare

un

lieveaccento didi- spetto,

ma

Agata

non

vi ha posto

mente

e ri-

sponde:

(26)

24

Dio buono, miacara amica, poiché questo signore non

ama

la società,poichéeglifuggela gente,perchèvuoi tuch’egli venga a trovarci1?

Ma

parmi nonsia questa

una

ragione perchè ci priviamodelpiacere di fare una passeggiata da quella parteche più ci aggrada... Io,io volevo precisamenteandare dallaparte della Torricella...

aNoisy le Grand...,poichésareicuriosa divedere quelburrone...quella crocepiantata nelsitoovefu trovatoungiovine morto... avròpaura...

ma non

importa, ho gran vogliadivederla...questastoria raccontata daldottore è semprerimastaimpressa nellamia memoria.

Onorina, la cui risoluzione non

sembra

punto irrevocabile,risponde:

— Ah!

se tu hai vogliadivedere quel burrone, quellacroce...infindeiconti

non

è nostra colpa se quel signoreha ilsuopodere da quellaparte...e poi sarebbe ben stranoche noidovessimo incon- trarlo ancora...

— Ohi

non èprobabile... .

'•

— Ad

ogni

modo,

se lo incontriamo, noi

non

gli parleremo,capisci? cicontenteremo di salu- tarlo,

ma

senza fermarci.

Peròseciparlasse, lui?

— Oh

1 allora...*

ma

egli non ci parlerà...poi- ché

ama

cosìpoco la società...

Poniamoci invia... questa voltaspero

bene

che

non

verrà piùun’ altravaccaa spaventarci...

Le

due amichesi

pongono

in via.

Erano

lesette di sera,il

tempo

era bello,

ma

l’aria

un

po’ greve potevafartemere

un

tempo- rale.

Le

due giovani amiche non silascianointimo- rireda alcunenuvoletteoscureche spuntanosul- l'orizzonte.

(27)

48

Ora saltellando,ora fermandosi percoglierfiori esse fanno lavia che le conducea

Gournay;

tra- versato che ebbero quelpiccolo villaggio,Onorina dicealla sua

compagna:

Adesso non bisognaseguire la stessa via dell’altra voltaecheci conduceverso l’abitazione di quel signore.

Bisogna prendereun’altrastrada, ecco, questa qui.

— Ma

se ci perdessimo?

Domandando....sitrovasempre... D’altronde, Noisy le

Grand

è daquella parte.

— Ma

nonè a Noisyche noivogliamo andare, èaquel burrone dov’è piantata la crocein

me-

moria del povero giovane chevi fu assassinato...

— Or

bene,quel burrone,dicono, èdicontro alla via checonduce a Noisy.

No,é dicontroal parco del podere della TorriGeila...e questa stradace neallontana.

— Tu

non nesai più di me... d’altronde do-

manderemo.

Le due amiche

si inoltrano per lastrada ch’è loroignota,

ma

cheèombreggiata in parte da bei noci, eda vecchie acacie.

Dopo

aver

camminato

alquanto, Onorina si

ferma:

— Come

fabuio... sarebbe forsegià notte?

No, è il temporale... oh!

come

si èfatto neroil tempo... se la tempesta ci sorprendesse qui,

come

faremo?

Non

vedo neppure

una

casa per cercarci ricovero.

Ci ripareremosotto

uno

diquestimagnifici noci...

— Oh

I no,

quando

tuonanon bisognaripararsi sotto

un

noce, èun albero che attira la fol- gore...

Rock. Paoloeilsuocane.Voi. 4. 3

(28)

$6

— Come,

tuhai paura, Agata*., tucheseisem- precosìcoraggiosa1?

— Un

temporale

quando

si è inaperta

cam-

pagna, non ècosa chepiace...Ah,

mio

Diol

— Che

cos’è?

— Ho

sentito una goccia...unagrossa goccia...

— Camminiam

piùin fretta...

Le

nostredue amiche accelerano il passo

ma

bentosto il temporalescoppia, la pioggia cade a dilùvio, edè lorogiocoforza il cercar ricovero sotto

un

grand’albero il cui denso fogliame le riparaquasi interamentedall’acquazzone.

Noi non siamfortunate nelle nostrepasseg- giate... diceOnorina;non vogliopiùmetterpiedi fuoridelnostro giardino!...

Bah!

quando

è passata,noncisipensapiù...

Ma,intanto questa non passa

, e noi

siamo

mollo lontanedacasa nostra1

Che

idea fu

anche

la tuadi volerandarein

un

luogo che si dice pericoloso...

Bella!eccocheadesso haipaura tu.

— Almeno

non tuonasse!

— Eppure

il tuono

mi

sembra benpiù perico- loso diuna croce piantatain un burrone.

— Ah!

che

lampo!

èterribile!

— È

spaventevole!

— Parmi

chela pioggia cessialquanto.

Riponiamoci in via.

— Ah

! mio Dio,eccoche ora vienelanotte...

seessa ci sorprendesse prima chenoi

giungiamo

aritrovar la nostrastrada?

-Camminiamo... camminiamo... incontreremo bene qualcheduno checi mostreràla via.

— Ah! come

lapioggia haresosdrucciolevole

il

cammino.

Adesso cascheremo e cosi

non

ci

mancherà

più nulla.

(29)

27

Diamociilbraccio eteniamoci ben salde.

Le

due

amiche

si rimettono in via, ridendo quando rischiano di cadere; gettando grida di spavento

quando

i lampi illuminanolacampagna.

Lapioggia non cadeva più che araregoccie,

ma

lanotte inoltravasi,epiù esse s’avanzavano piùdiveniva loro sconosciuto il

cammino.

Finalmente una contadina passa perlavia,cac- ciandoavantiasè un asino; lasuavista faget- tare

un

gridodi gioia alle

due

giovani donne.

— Buona

donna1...

buona

donna!... la strada, di grazia,per andarea Chelles

?

— Ah,

buono, voi glivoltate lespalle.'

— Che

strada bisognaprendere, allora?

Voltaleper questosentiero a sinistra... poi ancora asinistra ed arriveretea Gournay... al- lora...

— Oh!

allora,grazie, sappiamo lavia.

— E

di grazia,siamo moltolontane dalla croce del

burrone?

— La

croce delburrone... Gesummaria!... vo- lete andareallacroce del burrone... di sera...e che cosa voleteandarea fareda quellaparte?

Così,percuriosità...

Grazie tante, voi sieteterribilmente curiose, allora...

Ci sarebbeforsepericoload andar daquella parte?

Caspita... certoèche nessunodelpaese vor- rebbe passare dalburrone, di sera...

Quando

vi si passa vicino,sisentono gemiti, lamenti... Si-

curamente

èil morto...

Ionon credoai fantasmi,io...

Si vedebene che non sietedelpaese...Del resto, prendendo lastradache vi mostro, sarete ,

ben

costretteapassare... non perilburrone,

ma

davanti l’ingresso...buona sera,signore.

(30)

fr

28

* * i , , *

Vorresteprestarciil vostroasino perritor- nare a Cheltes...vi

daremo

ilprezzochevorrete...

No, no,ionon prestoil

mio

asinoalleper- soue che vogliono andarealla croce del morto...

Grazie...epoi n*jppurGiuliacivorrebbeandare...

essa ricalcitrerebbe... Via,

cammina,

mia povera Giulia!...

E

la contadina che ha datoallasua

magra

ca- valcaturail

nome

di Giulia, s’allontana infretta cacciando bruscamente labestia innanzi asè.

Adesso che sappiamo la strada, dice Ono- rina,affrettiamoci; poiché benpresto sarà notte affatto...

Il tuono romoreggiaancora...

— Non

è del tuono che ho paura,io...

Crediforse allestorie diquella contadina, dei gemili che si sentono dalla partedel bur- rone

Certo èche

quando

noi ci passeremo da- vanti,io mi metterò a correre...Mio Dio, che oscurità!...

Eccoci sopra una grande strada, almeno...

Bisogna voltareancoraa sinistra.

Si vedea gran fatica,eio già mi sento stanca assai...

— Ahi

cara amica, quel sentiero stretto fra quei due monticelli di terra... dev’essere quello

ilburrone...

— Ebbene!

nonvorrai già entrarvi,perritardar di più...

— Oh!

lene prego, soltanto

un

minuto per vederquella croce...

Non

so quel che

avvenga

dentrodi me,

ma

sento

come

il bisogno di an- darvi... di pregare perl’infelice cheviha trovato

lamorte...

Ma, Agata, tu

non

hai il senso

comune.

Io non voglio fermarmi, io:

(31)

29

— Ah!

ascolta...hai, sentito?

No, nulla.

Nulla?ascolta ancora... .

Questa volta,

un

gemito assai prolungato sifa udiredistintamente.

Onorinadivien tremante.

Ella vuole salvarsi,

ma

sisente venir

meno:

non

può

che appoggiarsial bracciodiAgata di-

cendole:

...

— Tu

vedi bene,la contadina non ci ha in- gannate...Questo luogoè spaventevole...Mio Dio!

pare che qualchedunocorra versodi noi,in que- stomomento...

Infatti...oh! non è

una

personache cam-

mina

cosipresto. - . -

Agata

terminava appena queste parole che già

Amico,

il belcanediTerra Nuova, le si trovava accanto.

E dopo

aver fatto varii giri intornoalle

due amiche come

per vedere seesseeranosole,ei ritornava afregarsi il capo contro le vesti della fanciulla, agitandolacoda,distendendole

zampe

di dietro,fissando su di lei i suoi occhi pieni d’ intelligenza, per attestarlela gioiache provava nel rivederla.

— É

Amico!... è Amico!... esclama Agataac-

carezzando

il cane.

Oh

I adesso,io non ho più

paura,

poiché senoicorressimo qualchepericolo ei

saprebbe

ben difenderci.

Infatti,è ilcanedel signorPaolo;

ma

s’e- gli .è qui, il suo padrone non dev’ essere lon- tanò...

In questo

momento

il suo incontronon mi dispiacerebbepernullaallatto.Vedi mo’ Onorina,

ecco Amico

chesiaddentra nel burrone... siar- resta, ritorna verso di noi... ritornaavanti.Cer-

(32)

30

tameQle eici fasegno diseguirlo: Tieni dun- que.

— Ma

non vi sivede più,e questigemiliche

abbiamo

udito...

Ilcane ècon noi,ionon ho più paura.

Onorinasilasciatrascinare per

mano

da Agata;

ilcane

cammina

sempre innanzi a loro.

Una

fìttatenebria regnava in quel

cammino

tortuoso,

ma

non appena

hanno

fattouna ventina di passi,unlampoabbagliante solcalenubieper- metteloro didistinguereperfettamenteglioggetti atrenta passi di distanza innanzi a loro.

Allora esse scorgonoil proprietario dellaTor- ricellaginocchioni innanzi a

un

piccolo

cumulo

di terra posto all’un de’ fianchi della viaesul quale èpiantata una croce in legno.

Al vedere quellasingolare apparizione, le

due

donnesi sono fermatestringendosi lamano, poi Agata

mormora

a bassa vocei

Hai vedutolaggiù ?

Si, èil signor Paolo;egli è ginocchioni innanzi alla crocepiantata su quel tumulo.

É

pur singolare!

Che

cosamai

può

faregli innanzi a quella croce?

Sidirebbeeh’eipreghi, ch’eipianga;senti;

senti... panniudirlo parlare.

Infatti, credendosi soliinquel luogo che gli abitanti deidintorni fuggono,sopratuttodi sera,

il padrone d’

Amico

lasciavasiin quel

momento

sfuggirequesteparole:

Perdonami,o poveravittima delpiùviledei tradimenti...

Ah

! sealmeno avessi potuto

adem-

pierei tuoiultimi voti..

Parmiche

tu mi potre-

sti perdonarela tua morte...

Ma

fu impossibile,

tuttelemiericercheriuscirono vanel...

Hai inteso?

mormora

Onorinaallasua

com-

(33)

31

pagna

:egli ha detto:

Tu

potrestiperdonarmila tua morte... è

dunque

lui l’uccisore della per- sona che stasepolta sottoquella croce: ohi è spaventevolequesto...

— Non

è possibile, diceÀgata:

avremo

in- teso male... ,

In quelpunto,

Amico

cheera ritornatoaccanto al suo padronesi poneaguaiolare,rimirandolo,

ma

dolcemente, senza collera;era ilsuo solito

modo

diprevenireilpadroneeh’einon trovavasi più solo.

— Come,

c’ègente

qui?

esclama Paoloalzan- dosi precipitosamente,dove,

Amico? dove?

Il caneraggiungeledue amicheche,tremanti, si tenevano a certadistanza, senza ardireavan- zarsi oindietreggiare, dacché avevano udite le parole pronunciate da quell’

uomo

misterioso.

Come...sono donne!... esclama Paolofer-

mandosi

innanzi ad Onorina ed alla suaamica...

Ma,

è casoassai strano...per quantol’oscurità

mi

permette di distinguere... Parmi riconoscere le persone che hogiàricondottea Chelles,or sono alcunesettimane...

Sisignore,siamonoi,risponde Agata che

per

la prima ha ripreso coraggio.Si, siamo noi

che

ci troviamo qui e in grande imbarazzo;

poiché

fummo

sorprese daltemporale, poidalla notte cisiamo smarrite enon soquel che sarebbe accaduto dinoi senza ilvostro cane....

Egli ci ha incontrate riconosciute.... e noi l’

abbiamo

seguito senza sapere dovecicon- ducesse...

— Ma

voi sietelungida Chelles e

non

avete trovato unsitooveripararvi daltemporale?...

Nuli’ altro fuorchédeigrandialberi...

Sono

così deserti questiluoghi !...

(34)

n

Forse lasignora sisenteindisposta?... .

Queste parolesi dirigevano ad Onorioa che, pallida

come

uuastatua, non aveva ancorprofe- ritomotto, poichéricordavasi troppo benelepa- rolepronunciate da quel signore,

quando

erede- vasisolo innanzi alla crocedelburrone. Tuttavia sentendosi urtata dallasuacompagna, la signora

Balmont

balbetta con vocealterata...

No... signore,no... ionon sonoindisposta...

solamente, fui atterrila;e...

Ellaha pauradeltemporale,affrettasiadire Agata, etesté mi ha confessatoche non poteva piùcamminare.

— Oh

Itutto è passato, signore, e adessoposso

camminare

benissimo...

Signore, poiché ilcaso ha fatto che iovi incontrassi di nuovo mi permetterete diservirvi di guida perricondurvi sino alla vostra

dimora?

Oh, vi ringrazio,signore;

ma

basteràche vogliatecondurci soltanto sinoalpontediGour- nay; poiché in verità, voipotreste formarvi

una

stranaideadi noi trovandocisempre vaganti la seraper l’apertacampagna...esempre costrettea reclamareil vostro appoggio!...

Quand’io possorendere un lieve servigio, osignora

, il

mio

pensiero non va piùin là, e noncerco indovinareper quali circostanze que- sta occasionesi sia presentata...

Adempio

al

mio

dovereagendo dital guisa evoi non mi dovete per ciò gratitudine alcuna...

Mio Dio! credoche la pioggia ricominci!

esclama Agata, in fedemia, ilsignore

può

pen- sarne tuttoquelche vuole

,

ma

io sonben con- tentadiaverloincontrato e accetto ilsuobraccio conpiacere...

*

E

la giovanecorre aprendere il braccio del signor Paolo.

(35)

33' QuestiosservaOnorinalaqualedopo

un

istante«

di esitanzasidecideinfine ad appoggiarsi all’al- tro bracciodelsignore,e tuttietresi ripongono in

cammino,

affrettando ilpasso, scortati dal fido

Amico.

Ma

il braccio di Onorina tremava per

modo

sotto quello delsuocavaliere,chequesti bentosto le dice:

— Come

tremate signora...èil freddo... ola

paura

del temporale?

ma

esso giàsidissipae voi arriverete acasa vostrasenza nessun cattivoin-

1 cideote...

Sìsignore, èiltemporale... esso

mi

hatutta

; sconcertata...

Appoggiatevi

dunque

su di

me,

signora, parrebbe che voi abbialepaura-di stancarmi...e io visento appena...

Noieravamoaffattosmarrite, quando, gra-

1 zie al vostro cane, vi

abbiamo

scorto,soggiunge

f

Agata;

voi eravatein

un

luogo assaideserto, o

1 signore...

Sì signorina

,però è vicino assai alla

mia

1 dimora.

Quel sentieroin cui eravate

non

èil bur-.

rone... dov’ è piantata

una

croce?...

Se

Onorina fossestata vicina ad Agata, essa

r

avrebbeurtatafortementeperfarlapentire della

* sua

domanda; ma

la loroguida lesepara;onde

f

non può

chelasciarsisfuggireun

movimento

con- vulsivocuitosto reprime fingendo aver dato

un

1 passo in fallo.

Sì signorina,risponde il signorPaolod’un

tonoasciutto, è il burronedella croce.

Ci venne raccontata unastoria assai triste intornoaquella croce... ci fu dettoche

un

gio-

;

vaneera statotrovalo mortoinquelluogo...nove

(36)

34

o dieci anni fa, aquel checredo... èegli vero, signore ?

Onorina batterebbevolentieriAgatae sipone a tossirein

modo

da lacerarsi la gola.

Il loro

compagno

risponde con accentocupo:

«•— Signorina...quel fatto fu raccontatoanche ame...

— E

da quel

tempo

inpoi non sisono mai scopertigli assassini diquello sventurato?

Gliassassini1esclama Paolo con voce forte edrizzando fieramenteilcapo.

E

chivi dice,si-

gnorina, chela persona trovata mortain quel luogo visia stata assassinata?

— Oh

!

mio

Dio... nessuno, signore...nessuno.

Dicevo questo... perchè la gente che racconta quellastoria...

— La

gentegiudica quasi

sempre

falsamente...

essa

non

conosce maiil fondodellecose... esic-

come

èpiùdisposta acredere il male che

non

il bene... basta che un forestiero venga trovato morto sur una viaperchèsi dica:L’

hanno

as- sassinato! Signorina, voisietemolto giovane an- cora...diffidatedeigiudizi della gente... voi avrete di sovente occasionedi riconoscernela falsità.

Eccoilpontedi Gournay,diceOnorina,se orail signore vuole lasciarci...

No,signora...a

meno

che

non me

lo co- mandiate,

non

vi lascerò... tremante

come

siete, di notte, in

mezzo

allacampagna...ioviguiderò fino alla vostradimora.

Onorina inchinasilievementeecontinuail

cam-

mino.

Ma

adesso la viasi prosegueinsilenzio, per- chè Agata non osa piùparlaredopo lasdegnosa rispostaavutasi daPaolo.

Si

giunge innanzi allacasadi Onorina.

(37)

35

Paolosaluta lasignoradicendoloro:

Eccoci alla vostradimora,credo...

Si, signore,non so

come

ringraziarvi...

— E

di che, signora?

non

hofattocheil

mio

dovere...

Addio, Amico,addio,

mio buon

cane!

Il padrone edilcanesi sonoallontanati.

— Ah!

ti avrei battuta volentieri!dice

Ono-

rina ad Agata,

quando

tu hai parlatoa quel- 1*

nomo

dellastoriadellacrocei

*

— E

perchè

mo’?

Tedi benech’eglimi hari- sposto che ilgiovane trovatoin quel luogonon erastato assassinato...

Poichéfului chelo uccise...tiparecheegli volesseconfessarquesto?

Questo signore...

un

assassino... via,

non

è possibile...locredi tu forse,

mia

buonaamica...

Secredo... Diomio! nonso più che cosa

,

credere,

ma

queleh’è certosi è cheio nonan-

drò

mai piùdaquellaparte...

Ma

via,

andiamo

a letto...lospavento, 1’emozione, la stanchezza, il

temporale... non ne possopiù, e tu? . . i

— Oh

! io

mi

dolgodi non essereandatasino alla crocedelburrone...avrei volutopregare per colui che riposain quel luogo...

*

»

(38)

CAPITOLO XXX

I.

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LA MALDICENZA.

Alcuni giornisono trascorsi dopola sera

me-

morabiledeltemporale;Onorina ed Agata

hanno

giurato tra lorodi non dire

una

sola parolasu ciòche videroed udironoquellasera, vicinoalla crocedel burrone.-

Hannovi cosenelle qualila

menoma

indiscre- zioneè

un

delitto, in quanto cheessa

può

avere le piùtristie più gravi conseguenze; ele pa- role proferite dal signoredella Torricella

mentre

era inginocchiodavanti allacroce,eranodiquelle che duoleloaveruditeechesi procuradidimen-

ticare. , - ì. ?

Tuttavia, ledue

amiche

potevano ben parlarne fra di loro,elo facevano assaidi sovente.

Agata,prendendo sempre la difesadi Paolo

,

esclamava:

No... quell’

uomo

non è

un

assassino ne sono convinta, io;e d’altronde l’esaltazione da lui mostrataquand’io dissi cheuno sconosciuto erastato assassinato nelburrone,ilcaloreconcui egli respinsequesta supposizionenon èprovaba- stantedella falsitàdi questa!

Infatti...quel signoreparveferitodalletue

(39)

37

parole...

Ma

alloraperchè chiedere perdonoall’uc- ciso?...

Quando

due uominisi sonobattuti leal-

mente

in duello, non è

un

delitto... il vinci- tore può deplorarelasuavittoria,

ma

non neac- cusa sè

medesimo come

di un’azione delittuosa...

.

— Ma

possiam noi sapere

come

èandata la

cosa... - 1 *

Senti, non parliamone più,questo èil mi- glior partito...

Hai ragione,

non

parliamone mai più.

Ma

pureaccadevabendirarochelagiornatase-

guente

trascorressesenza che Onorina perlaprima attirasse il discorso sul proprietario della Torri-

cella. '* , . _

E dopo

averparlato di lui, la giovanevedova rimanevaalungo melanconicae pensosa. ,

Àgata sene avvedeva,

ma

pure sarebbesiben guardata dal

muoverne

osservazione.alla dilei

amica;

le

donne comprendono

ben prestoise- gretidelcuore e sanno quand’èchesidevefar

vista di nonindovinarli. >

Edmondo

era ritornato a Chelles; egli aveva passati alcuni giorni aParigi perchè gli siera fatto sperare

un

impiegoassailucroso inunacasa bancaria;

ma

ilposto era statodato ad

un

altro,

per questo ilgiovanese u’era datopensiero

od

affanno. * - .

Egliha aocora una ventina di mila franchi nel suoportafoglio:conquesti,con

un amore

nelcuor#

econ una grande speranza divederlo condiviso,

un uomo

ha innanziasè tutto

un

avvenire di felicità.

Una

mattina ledue

amiche

lavoravanonel giarr dino epapà

Ledrux

stava sarchiando una allea,

quando Onorina

diceimprovvisamente:

— É

già molto

tempo

che non

abbiamo

avuto

(40)

38

visita daldottoreAntonio Beaubichon... sarebbe forse

ammalato?

Papà Ledrux, ci sapreste dire

come

stia ildottor Antonio?

— Oh!

si,rispondeilgiardiniere, l’ho incon- tratoappunto stamattinache andavadallasignora Droguet... La... la... laralà!...

Allora è singolare ch’eglinon sia venutoa trovarci daquindici giorni in qua...

— Ah

!caspita... forseanchelui dirà

come

gli altri, che voi avete abbastanza gente senza di luiI...

— Come

1 abbastanza gente... non capisco...

Che

v’intendete dire, papà

Ledrux?

Io, nullaaffatto... prima di tutto, io... voi capitebene... ciò non

mi

riguarda...voi potreste ricevere incasa vostra deireggimenti interi...ne sietepadrone, padronissime,eiocertamente

non

vi trovereidaridirei...

Ma

sapete bene...vi sono

sempre

persone chesioccupanodi ciòche

non

leriguarda... eche parlano... così, per ilgusto di parlare...e niente più...

Agata,capiscituqualchecosadiciò ch’egli dice?

— Non

molto... solo

mi

sembra che lagente dicachenoiriceviamotroppe persone... è questo chevoletedire, papà

Ledrux?

*- Si... diconochevoi ricevete incasa vostra molti uomini...che ne avete fatti venire da Pa- rigi,senzacontare quelli diqui che vengono a passeggiola sera con voi... la...la lalaralà...

Intendi,mo’ Agata?chenedicitudiquesto?

— Ahi

dicoche è

un

orrore...chegliabitanti della

campagna

sono ancorpiù malignidiquelli dellegrandi città... Tonietta,di’ tu, è veroche qui danoi vengonomolti uomini?

— Ahi

ohibò, signorina,io

non

ho mai veduto

(41)

39

*

venire alcuno, tranneil nostro vicino e ilsignor Edmondo... epoi due o trevoltequelsuoamico cheè cosìallegro,ilsignorFreluchon...

Ah

!che matto d’ungiovine cheè quello...

— E

dovemai avete udito tutte queste cose sul nostroconto, papà

Ledrux?

— Ah

! diamine...sono parole...chesisentono dire da unaparte e dall’altra...non cisi fa at- tenzione,

ma

puresisentono...

Prima

di tutto, quand’iosto lavorandonel giardino dellasignora Droguet,ellaparlasemprede’suoivicini...el’altro giornosentivochedicevaallasignoraJarnouillard...

o allasignoraRemplumè...

non mi

ricordo bene...

anzi, credocheci fosserotutte etre...

Dunque

,

la signoraDroguet diceva:

Voi sapetecheilsignor

Durand

haaffittato il bell’alloggioche possiedequivicino...quasiin faccia allamiacasa...

ma

forse voi ignorateche egli loha affittatoa un giovaneelegante di Pa- rigi... cheè venutoad abitarvi da solo... senza domestici... èla

mamma

Lupot, qui di contro, che gli fa damassaia...

— E

checosa mai può farne

un

giovanesolo di quella vasta abitazione, dove ci sarebbe da alloggiare

due

famiglie!preseadire la signora Jarnouillard.

— Oh!

capite bene,signore mie,che per fare

una

spesa deltutto inutile, bisognavacheil gio- vane elegante avesse lesue

buone

ragioni.Questo signore è venuto adalloggiar qui,perchè è in intimirapporti colleduesignore... deila casaCour-

tivaux...

Quando

siparla di voi,si dicesempre:

lesignoredella casa Courtivaux, così perabitu- dine... perchè il signor Courtivaux ha abitato lungo tempo qui...

Benissimo,papà Ledrux,continuate.

(42)

40

Sì, continuòadirela signoraDroguet,egli ci va la sera, lamattina... Di quale delle dueè inuamorato?

non

losi sa...forse di tutteedue assieme1...

— Oh!

mia cara amica!...

Zitta, lascialocontinuare...

— E

poi,diceva la signora Droguet, egliha

un

amico...

ohe

dev’ essere

un

cattivissimo sog- getto...è quegli cheuna sera, aora tardaassai, si è permesso di venir a battere alla portadella mia casa, per

domandare

senoiavessimo veduto

ilsuo intimoamico

Edmondo

Didier...eciòcon un’ariabeffarda! impertinente!...cantarellando dei tra la là!

— Ah

!che genteèmai questa!esclamò allorala signora

Remplumè,

comincio ad avere una tristaopinionedelle signoredella casaCour- tivauxl

— Ma

non è tutto, riprese la Droguet:

indovinatemo’ con chi le

abbiamo

vedute ritor- nare acasa

una

sera... aora assaiinoltrata?

Coidue giovanidi Parigi?

Ohibò!esse

hanno

giàfattoaltreconoscenze qui...Sonoritornate, abraccetto, colsignor Paolo ecolsuo cane...

Sarebbe maipossibile?

— E

davano il braccioan»he al cane?

— Non

dico che fosseroabraccetto col cane...

dico soltanto che questi era della compagnia...

ed anche ultimamente, dopo quella seradeltem- porale... vi ricordate?

Se

mi

ricordo! ripigliò le Jarnouillard. lo che ho paura del temporale, avevo nascosto la testa in

un

orcio da burro per non vedere i

lampi!...

ma

l’avevo cacciatatroppo addentro,per cui,

non

potendo più ritirarla, dicevoa

mio ma-

rito:Jarnouillard, rompi l’orcio, non possopiù liberarmiil capo...edegli

mi

rispondeva: sarebbe

(43)

41 unpeccato, quest’orcioèancoraaffatto

nuovo

1...

cosicché fuicostretta iostessaapicchiareilcapo

contro il muro... 1

— Non

si tratta oradel vostro orcio!riprese conimpazienza

mamma

Droguet...

ma

di questi nuovi arrivali...

Come

va, eh’essendo nuovi del paese, essisisieno di giàintimamente legaticol proprietario della Torricella.. con quest’uomotri- sto, quest’orco,chenon vuole vedere nessuno...

ciò

mi

sembra piùchestraordinario...

Diffatti, la cosaè benmisteriosa...

Diteaddiritturasospetta...

— Ah!

già!ogni simile

ama

ilsuosimile, co-

me

diceil proverbio... l’orso della Torricella avrà trovatoqueste

dame

di suaconvenienza!...

— Quanto

ame,ripreselasignoraDroguet,io ho

una

assai cattivaopinione dellepersone che abitano lacasa Courlivaux...

Essanon è piùdelsignor Courtivaux,poi*

ch’egli l’havenduta...

Questo non monta... d’altronde... noi non sappiamosequeste bellesignorel’abbianopagata questa casa... vi è tantagente che

compera

eche poi nonpaga...

Oh

!dopo diciò, vedete,io non ho potuto astenermidal frammettere una parola edal dire:Inquanto a questo, sonosicurissimo chela signora

Dalmont

hapagato lacasa...io

ho

veduto la lettera delnotaio che

mi

ordinava di consegnare chiavi ed ognialtra cosa...

Grazie, papà

Ledrux

, grazie dell’averci difeso...

ma

sappiatechele ingiuriee le dicerie diqueste

dame

pococ’importano!...

— Quando

sisa dinonaversi afarealcun rim- provero,non bisognafarcontodelle dicerie, della dellamaldicenzaI...

Delrestonoi oraci felicitiamo di

non

es- Kock. Paoloeilsuocane.Voi.4, 4

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