SCELTA RACCOLTA DB! ROMANZI
DI
CARLO PAOLO DI ROCK
Volume
116.VWWWA
PAOLO E IL SUO CANE
Vol. IV.
\
.
j*0"
Perdonami,
opovera
vittima,del più vile dei tradimenti.,KcckPaolo,Vcl. IV, pag.30.
PAOLO I IL m CMI
ROMANZO
% AI
CARLO PAOLO DI KOCK
Prima versione
italiana..MILANO
LIBRERIA DI
FRANCESCO SANVITO
SUCCESSOREALLADITTABORRONIE SCOTTI1862.
Tip.giiBoBiottidirctu da Fr.Gare»
PAOLO E IL SCO CANE
CAPITOLO XXIX.
CHAMOUREAU
MARITATO.Chamoureau
cosidesolatoquando
restòvedovo dellasua Eleonora, o che almenofacevasembiante d’esserlo,poichéi dolori verinon
giuocano com- medie, enon danno
lelorolagrimeamo’
dispet- tacolo,ma
ricercanoinvecelasolitudine etrovanoun
sollievonei ricordiloro;Chamoureau
hacom-
binate leseconde nozze,edè divenuto sposo di quelladonna, lecui bellezzegliavevanofattodar volta alcapo.Eglipossiede Analmente la bella Telenia,se però,si
può
dire di possedereuna donna quando
sidà a voisenza amarvi.
Iocredo che
non
sene abbiaaltro chel’usu- frutto.6
Inuovisposi
hanno
presoun
bell’appartamento invia Sainte-Lazare. „Telenia ha dichiaralo a suo marito ch’ella intende avercarrozza, equestisiinchina davanti asua moglieele dice: 1
—
Mia cara amica, noiavremo
tutto quello chevorrai...iomi
faròun
piacereedun
dovere disoddisfare tutte letuevoglie.—
Allora,signore, risposela bella bruna,voi comincerete dalnon
darmi piùdel tu...non
v’è cosapiùincivile cheil dar del tu alla propria moglie... eiocitengoall’educazióne,io...— Come, mia buona
amica, dopo tre giorni dimatrimonio... tu...voi volete...—
Sì, voimi
avete datodel tupertregiorni, è già troppo...veloripeto, signore, nell’alta so- cietàciònon
si usatra marito e moglie... vor- reste forseaverl’ariad’unpiccolo impiegato?...— Non
dicoquesto...ma
credevo...—
Finiamola... è deciso, voinonmi
daretepiù deltu.—
Come...nemmeno
neimomenti
feliciin cui la miatenerezza...— Oh!
tacete...basta...—
Diavolo! ciòmi
imbarazzeràassai!...Da
quelmomento
in poiChamoureau non
si permette più di daredel tu asua moglie; diri- cambio egli sta davanti a leicome un
allievo davantialsuo precettore, o piuttostocome un
soldatodavantialsuo ufficiale.Egli
non
osa piùparlare senza essere interro- gato,non
ha piùvolontà, opinioni, gusti, desideri, èsuamoglie chesi incarica diaveretuttequeste coseperlui.Come
generalmente accade delledonne che
hanno
tenutauna condotta molto libera, dacché7 è maritata,Teleniaaffetta
uo modo
divivereedun
contegnoassaisevero;ella èdivenuta pudica, aggrottalesopracciglia,seinsua presenzasidice qualche parolaun
po’allegra: e fauna
scena con suo maritosequestisipermette di riderne.Ella
non
va più al teatro del Palazzo-Reale;non comprende come
vipossanoesserdonne
chesipermettanoballare.
Tale èla signora di Belleville, poichéi nuovi coniùgi
non
rispondono più che a questonome
epiùd’una voltaTeleniahadettoasuo marito:
—
Badate,signore, che voi nou vi chiamate piùChamoureau...quando
vichiamano
con questonome non
rispondete... fate orecchie da mercante, continuatela vostra via.— Ma
pure,miabuona
amica, visono persone chemi
conoscono da molto tempo, e che sanno bene chemi chiamò
Chamoureau...— A
queste persone, diteuna
voltapersempre
chevoinon
rispondetechealnome
di Belleville...— Ce
ne son di quelli che credono che io abitia Belleville,e chesiaquesto quel chevoglio dire. .— Eh!
signore! cheviimporta di tutto ciò...quand’anche cessasted’esserel’amicod’unafolla diimbecilli dicuicomponevasialtrevoltelavostra compagnia, che maiecisarebbe?
— È
giusto... alloradecisamente non conosco più lemie
anticheconoscenze...ho una
bellafor- tuna...non debbo
piùfrequentare la stessa so- cietà...—
Ah! nondimeno'signore...visonodue
persone acuivipermetto ancora di parlare...edanche...se... vi aggrada... di riceverle... voi le potrete Evitareavenireda noi... a
me non
rincrescerà cheessevedano l’eleganza e la ricchezza della eostracasa...8
—
Benissimo, cara amica;equalisono questedue
personedievoi avete la bontà divolerri- cevere?—
IlsignorEdmondo
Didier e ilsuoamico
Freloctoon...— Sa mi
sembrache
prima di sposarmi, voimi
abbiateimpostodirompere
ognirelazioneeoo
questidue
signori...— Pnò
darsi,signore.« ch’ioabbia volutocosi inallora... al presente voglio altrimenti...Non
sonoliberadicambiare opinione?—
Oftlsì,siete...interamentelibera^.—
Questo Freluchonera, io lo so, il vostro intimoamico ed ionon
vivoglio privare della sua compagnia.— Ohi
granmercè... sposa adorata...sonoben
riconoscente...— Non
ditemi più diqueste parole... sposa adorata1... Ahi...sicrederebbe chenoi rappre- sentiamoun
dramma!... chiamatemi signora...e
nulla più.—
Benissimo,ciòbasta...signora...signoraenon
dicopiù.Alcuni giorni dopo quellaconversazione che deve dare un’idea del genere di gioie gustate da
Chamoureau
dopo che avevacessatod’essere vedovo, eglisitrova sui bastioni in faccia aFre- luchon.Questicominciadal ridere sottoalnaso delsuo anticoamico,chegli dice:
— Buon
giorno Freluchon... cosa èche ti fa ridere?— Eh
per bacco,latuaaria...e la tua nuova maniera... latuanuovafigura...poichétu haicam-
biato aochela faccia...—
Freluchon, tu vedi inme un uomo
assai fortunato...9
— Non
se ne dubiterebbea vederticammi-
nare...
—
Freluchon, iomi
sono riammogliato...la superba Teleniaèoramia
moglie...— Oh
lè perquestochetuhaiun
ariacosi al- legra,iocredevosulleprime chenon
fossecheuna
conseguenzadella tuabuona
fortuna...ma
tusei ammogliato...!doppiomotivo...—
Sì,Freluchon, losono!— Tu
lo seigiàstato,ma
tu potevi preten- derlo adesserloancora! tu ne aveviil diritto!...— Ah! mio
amico, sono il più fortunato degli uomini!...— Tu me
lo dicicome
se ripetessiuna fa- vola... Passandoma
voltail lupo...—
Infine,Freluchon, perchènon
vuoitu cre- dere cheiosia felice?.
— Eh mio
Dio1 son ben contentodicrederlo.Tanto meglio se cosìè... solamente,
come
ioco- nosco quelle signore...come
soche»una
voltache abbianotrovatoun uomo
percoprire leloro pas- satedissolutezze,prendono suessoun
imperotale da farlo divenirecretino...un
essereperfettamente ridicolo,io non sapevose questapartetiandasse acappello... è affare tuo...va*pure allegramente,mio
povero Chamoureau... eche...— Ahi
perdono...permettimi diosservarti...ti
debbo
avvertirecheiononmi chiamo
piùCha- moureau... oalmeno non
rispondo più aquesto nome...— Ah!
bah! forse che hai presoilnome
di tuamoglie...peresempio,ti chiami signora Te- lenia?— No;
orami chiamo
signoredi Belleville.— Che
significaquestanuova farsa?—
Significa chela mia moglie... làmia ma-
Koc.k.Paoloeilsuocane.Yol.4. 2
10
gnificasposa non
può
soffrire ilnome
di Cha-moureau...
Questa èuna sciocchezza...ma
per compiacerlaio presiilnome
dal luogo ove ebbi nascita,Belleville... enon
ciconoscono più che sotto a questo nome... signore esignora di Bel- leville...— Ah!
anche questa èbella!...ma dopo
di tuttofatti chiamar ancheRomolo
sevuoi...perme
è lostesso.
— Ah! non
è qui tutto, Freluchon...lamia
moglie cheèassai amabilecon me...senza che...—
Senza checiòappaia?—
No,voglio dire senza...metterci intenzione...mi ha
autorizzatoadinvitare te eEdmondo
Di- dier.— Ah!
ah! ah! di beneinmeglio!...— Che
c’è ora?— Ed
essaincarica tu di queste commissioni?—
Perchèno?
—
Povero^Chamoureau
!...—
DiBelleville, tenesupplico, Freluchon,di Belleville;ionon mi chiamo
più altrimenti!...— Ebbene mio
carosignoredi Belleville...poi- chése tunon
sei ancora signore son persuaso che lo diverrai...— Tu
locredi...— Tu
sei fatto perarrivare atutto... con l’a- iutodella gonnella dellatua sposa...— Come
dellasuagonnella?— 0
per meglio dire, della suainfluenza...Tu
ringrazierai la signoradi Belleville...da parte mia,non
pensodiapprofittare del dilei invito...—
Perchèdunque?
—
Siccome io sono distratto, avrei timore di sbagliarmi edi chiamarla signoraChamoureau;
sono sicuroch’ella
mi
farebbesubitometterealla porta!...il
— Che
cattiva ragione...—
In quanto adEdmondo
Didier... oh! quello là èun’altracosa...ionon
lovedo quasi mai...—
Sareste forseincollera?—'Niente
affatto;ma
egli è innamorato...ohi
assai seriamente innamorato questa volta,esic-
come
il suoidolo aiutaa Chelles egli ha preso un appartamento colàenon senemuove
più.—
Chelles...oh bella...l’oggetto dellasuapas- sione sarebbemai
unasignora alla qualeio feci comperareuna
casa a Chellesin primavera... la signoraDalmont
?—
Precisamente... cioènon èla signoraDal-mont
ch’egliama,ma
la suagiovane amica, una bella ragazzacheabitacon lei,lasignora Agata...— Ah!
benissimo... sì...-sì, mi ricordo, una bionda,assai bella infatti...Ahi
capiscoadessoperchè
eglisisia data tantapremura
di conchiu- derequell’acquisto...la signoraAgata gliaveva datonell’occhio.—
Per bacco...quando
i giovanisi mostrano così cortesi, così solleciti
, così servizievoli, si
può ben
essere certi che l’amore c’entra perqualche
cosa...— Dunque
tunon vedi piùEdmondo
?— Lo
vedoquando
vadoa trovarlo aChelles, alla sua campagna...ma
siccomeionon sonoin-namorato,
io, non ci vado dispesso... Vi èperòda
quelleparti una bella contadina... lasignora Toniettal...ma quando
si vuol riderecon lei...vi applica dei manrovesci... da farvi diventar scarlatto... Dietrociò,
mio
caro,non contaresulla visita diEdmondo... io lo ripeto, questa volta egliè
innamoratocotto...ma
questagiovanenon può
esseresua amante equindi...—
Quindila sposerà...12
— La
cosaandrebbeassaibenes’egliavesse an- corai60
milafranchi da lui ereditati... con que- sti sipuò
vivere;ma
di questasomma,
gli ri-mane
ben poca cosa... quanto alla signorina io credoch’ella non possegga altro che isuoi be- gliocchi...ma
questinon
bastano perfarbrodo...— Ohi
no... il danaro prima ditutto... èan- che lamassima
dellamia sposa...— Lo
credo...hadellefamose massime, latua sposa...Addiodunque Chamoureau
deBelleville...signore deldistretto... e dialtriluoghiche
non
voglionominare.Quando
tu avrai lostemma, io ticonsiglioafartfimettere alcune cornadicervo-
queste starannobenesulfondod’uno
scudo..Freluchonsi è allontanalo ridendo.
Chamoureau
loseguecoll’occhio e dicefrasè:— Che
indemoniato di Freluchon!èsempre
allegro lui...epurenon credoeh’ egliabbiatren- taduemila eduecentofranchi direndita. Alla fin fine sonoben contento che non venga in casa nostra.. sonosicuro chemi
chiamerebbeCha-
moureau... la fa a bella postai...Di ritornoa casasua,il marito siaffretta
ad
andare da sua moglie perinformarladell’incontro di Freluchon.Il
nome
dell’amico diEdmondo
attiratostol’at- tenzionediTelenia, laquale esclama:— Ebbene
Ii’avete invitatoavenirciatrovare...come
pure il suoamicoEdmondo?
—
Si,senza dubbio,hofattoquel chemi
avete detto,ma
essi non verranno nè l’uno nèl’altro...— Ahi
chivifacredere questo?—
Freluchon hapreso l’abitudinedi ridere alnasoditutti...eglimi
ha deriso sulmio cam-
biamento di nome... dice chesevenisse da noinon
potrebbe desistere dal chiamarmiChamou-
reau... capitebene ch’io non hoinsistito...
13
— Ma
il suo amico... il signorEdmondo
Di- dier?Oh!
quanto a questi,la è un altra fac- cenda!... egli haun amore
in capo...una pas- sione...oh!una granpassione.» badate, caraamica, voi lasciate cadere il libro che avevate fra le mani...—
Bene,signore...che importaillibro... con- tinuate...voi ditecheilsignor.Edmondo
èassai innamorato...come
di solito...qualchecapriccio peruna
crestaia... poichési dàaquestogenereil signore...
—
No... signora,questavoltaeglièinnamorato di una giovaneonesta...— Come
sapete voi ch’ellasia onesta?—
Perchè iola conoscevo... èuna bionda as- sai leggiadra.—
Voi laconoscete...chel signore...e voinon mi
avetemai
parlato diciò...— Ma
di che volevatevoi che viparlassi?—
Di questoamore
delsignorEdmondo
per la giovane chevoi conoscete... che voi trovate così bella...—
Ma, signora,ionon ve ne potevo parlare...perchè
non
ne sapevonullanemmeno
io... è Fre- luchon cheme
lo disse.—
Allora cosa dite voidiconoscere questagio- vane...nonsapete piùquelchevidiciate,signore...ah!
mi
fate impazientire...— Mia
cara amica... badate-... voi rompete i pizzi delle vostre maniche...listracciate...— Eh
! signore,non pensate ai miei pizzi...semo’ mi
piacesse dilacerarli...Ma
per Dio,raccon- tatemi esattamente checosavi hadettoilsignor Freluchon del suo amicoEdmondo...
parlater signore,ma
parlaledunque,
voi vedete che aspetto... ’44
Iq quei
momento
gli occhi di Telenia lancia- vano lampi ela loro espressione erasì lontana’dall’esser dolce,da farli parerbruiti persino a
Chamoureau.
Giammai
egli aveva veduto ilvolto dellasua superba sposa atteggiato auna
espressione così cupa, cosi feroce;egli non sisente sicuro,
ha
paura,e balbetta:
—
Signora, voimi
tur... tur... voimi
turba- te...che... che... che avetevoidunque?
Teleniasi sforzadi calmarsi erisponde:
— Ma
non honulla, signore; solamenteho male
ai nervi questamattina... elaminima
eosami
contraria... m’inquieta...sentiamo, viascolto.Chamoureau
racconta a sua moglie tuttociò che Freluchon gli ha detto riguardoalnuovo amore
diEdmondo.
Telenia haascoltato attentamente;ella procura dimoderarsi.di non lacerar più i suoi pizzi e risponde poi,con calma:
— Dunque
voiconoscevate queste signoreche
abitanoa Chelles?—
Si, caraamica, è permezzo mio
cheessehanno
comperata la casa delsig. Courtivaux...ventimila franchi, per quanto
mi
possoricordare.—
Chi sono quellesignore?—
Quella che ha fatto Tacquisto, la signoraDalmont,
è una vedova di25
a26
auni...dall’aspetto interessantee melanconico... di ri- strettafortuna,
me
lo hadetto ella stessa...La
sua giovaneamica... quella di cui èinnamoratoil sig.
Edmondo può
averedai sediciaidiciasette anni... èorfana,io credo...ma
che testa leggia- dra... beicapellibiondi... occhiazzurri... denti...—
Basta,signore!voi m’avetegià troppo van- tata questabellezza sorprendente... finiròcolcre- dere che nesiate innamorato anchevoi...— Ah
I sigoora, voisapete bene chenon m
ci sieteche voi lecui bellezzesuperiori...— E
il sig.Edmondo
ha preso unalloggio a Chelles, viabita ora...—
Sì,per esserevicinoa quellesignore...—
Dalle qualiè ricevuto?—
Naturalmente.Dopo
alcunimomenti
di silenzio, Teleniadice improvvisamente:—
Signore, tutte le persone dell’altasocietà,hanno una
campagna,una
villeggiatura ovevanno a passarela bella stagione... voinon
presumete, senza dubbio,eh’io voglia rimanertutta lastate rinchiusa inParigi...come
una mercantessadella stradadiSaint-Denis.—
Signora, iopenso... inverità, non saprei...farò ciòchevorrete..
—
Iovoglio una campagna... ne piglieremoin affitto una...—
Basta, caraamica, vado subitoad occupar-mene,
vado aleggere gli avvisi.— Non
datevi questa briga...dite solamente che si attacchinoi cavalliallacarrozza... noi vi- siteremo il luogoove cipiaceràd’andare.Ghamoureau
correadeseguiregli ordini disua moglie, cherimasta solaeinpreda allesue ri- flessioni dice:— Ahi
io la conoscerò questadonna
che tu ami,ingratoEdmondo,
esapròbene impedirei tuoi amori.La
signora Eloisache ha conservato il libero ingresso in casa della sua antica amjpa,poiché ha gran cura di chiamarlala signora diBelle- ville,si presenta inquel mentre a Telenia ele dicesommessamente:
—
Li ami, mia cara,scorgo abbassonellastra-16
dadavanti alla tua casa quel brutto
uomo
cheun
giorno è venuto da te, così mal vestito,
così lacero...che aveva
un nome
cosìstrano,Cro- que,senon m’inganno...— Ah!
tul’hai riconosciuto...—
Sì,quantunque
siavestitoun
po’megliodel- l’altra volta.,oh! egli hauna
di quelle faccie chenon
sidimenticano mai...sembra
una ci- vetta!...—
Croque ha ritrovatelemie
tracce... dice fra sè Telenia, euno
di questi giorni sipresen- teràancoraame...ebbene...pocome
neimporta...credo cheadesso
mi
potrògiovare di lui.CAPITOLO XXX.
LECILIEGIE
—
ILBURRONE.Edmondo
avea ben prestopostoad esecuzioneil suoprogetto.
L’indomani medesimo
delgiorno in cuiaveva pranzato in casadella signora Dalmont, egliera ritornato soletto aChelles; nonerasi presentato alledue
signore, poiché una seconda visita cosi pronta sarebbestataindiscreta;ma
aveva percorso tuttoilpaese e a pochissima distanza dallacasa dellasignora Droguet avevatrovatoun
bell’appar-tamento
civile daaffittarsi, giàammobigliato.L’appartamento sarebbebastato per alloggiare
una
famiglia, ederatroppograndeperun
giovane solo;ma
sipoteva entrarvi subito;e trovavasi acinque
minutididistanza dalla casa della signoraDalmont.
Edmondo non
avevaesitato;e stipulato l’af-' fitto inmille franchi perilrimanentedell’anno,uè
avea pagati metàincontantiaun
certosignorDurand,
proprietario di quell’immobile.Poi,
due
giorni dopo, il giovaneerasirecatoa trovarela signoraDalmont
dicendole:— È un
vicino chesi permette di venirea farvi visita e chese nonèimportuno,vidoman*
18
da ilpermessodi venire la seraa cantare o suo- nare il pianoqualche volta con voi.
— Come?
voi avete fissato dimora in questo paese? esclama Agatalasciandosi sfuggireunmo- vimento digioia.—
Sì,signora, unalloggio... cheappartiene aun
certo sig. Durand...edè vicino a quella si-gnora, nellacui casa Freluchon fu così mal ri- cevuto
quando
visirecò achiederedime
orsono alcunigiorni.— Ah
!conoscoquell’alloggio,diceOnorina,ma
puremi
sembra che sia troppo grande perun uomo
solo...—
Così! checosaimporta... d’altronde Frelu- chon verrà spessoa vedermi...e vi sifermeràa dormire...—
Credevo che questo paesenon glipiacesse...—
Visi abituerà... quantoame
più cistò e piùmi
piace.In ciò direglisguardidi
Edmondo
eranofissi sopra diAgata equestacomprendeva
assai bene perchè ilgiovanesi compiacesse tanto astare a Chelles.Tuttavia Onorina
non
ha veduto senza inquie- tudineEdmondo
veniread istallarsi vicioo a loro ed Agata che legge benissimo sulla fisionomia della suaprotettrice, le dicedopo lapartenza diEdmondo
:— Tu
hail’ariaseria,seria?... forse tirincre- sce cheilsignorEdmondo
abbia presounallog- gio in questo paese...mi
faila cera brusca...forsecheci ho colpaio?
— Tua
colpa...si, senzadubio, òcolpa tua...eppure ionon posso rimproverarti...
Ma
tu sai bene che questo giovaneè innamoratodi te... e chefu questo motivosolocheloindusseadallog-19 giare un appartamentoin cui abiterebbero dieci persone...
—
Mia buona amica, tigiuro cheil sig. Ed-mondo
nonmi
ha maidetto una parola chepo- tessefarmi credere...ch’egli pensava ame...— Lo
credo., d’altrondenon
è molto tempo ch’egliviene da noi...—
Forse tu credi che questo giovane sarebbe capacedi dirmidellecosesconvenienti? o forse jsuppqnicheioleascolterei?—
No... ilsig.Edmondo
ha l’ariaonestateglinon
ha cattive intenzioni, locredo...ma
l’amore èun
sentimento chenonsipuò
padroneggiare!,., se tuvenissi adamare
quell’uomo... ,—
Ebbene,echemaleci sarebbe,dacché tu pensiche anch’eglimi
ama,ei diverrebbe mio marito...— Tuo
marito... povera fanciulla... per mari- tarsibisogna avere almenodiche vivere...tunon hai nulla, tu!...ecredo che il sig.Edmondo
non abbia grancosa di più!...— Ma
pureegli èsempreassaielegante, assaiben
vestito... ha presoin affittopermille franchiV
appartamentodel signorDurand...—
Ciò provach’egli sa spendereassaibeneildanaro,
ma
non giàche ne sappiaguadagnare...Via... adesso non farmela tu la cera brusca...io sonola tua seconda madre, pensoal tuo avveni- re... alla tua felicitàfutura... tu nonsaraigià in collera
com me
perquesto?Per tutta risposta, Agatacorre a gettarsinelle braccia diOnorina dicendole:
—
Sii tranquilla; io non avròmai
segreti per te...Le due
amiche terminavano appena questocol- loquioquando
la vocedi Tonietta attirò la loro attenzione.20
Lalorofantesca parlavacon qualchedunoesem- bravaproferisse delleminacele: lostrepitoparti- va dalgiardino; le
due donne
vigiungonoben- tosto escorgonoToniettacheteneva strettoperuna gamba un
fanciullino arrampicato surun
ci- liegio echeseguitava a mangiarne quantunque losi tirasseperunagamba
perfarlo discendere dall’albero.— Ah
1ecco signora,esclamaTonietta,eccolo quellocheci rubaleciliegie; daalcuni giorniio dicevo frame: com’èche
le ciliegiespariscono e chelesignore non necolgono...dubitai di qual- checosa...mi
nascosiestetti inagguato... vidi questocattivomobile...il piccolo smarrito, che scavalcava ilvostro muro... là, rimpettoalcilie- gio... echepoisubitamente siarrampicava sul- l’albero...—
Ah, loriconosco,diceAgata, èquello che icseguiva la vacca...dicui tuavesti tantapaura.—
Perdiol.. eglinon safare chedelmale...questocattivo biricchino,
ma
iotiinsegnerò,io...E
già la contadina stava per battere il fan- ciullochestavasi quelo senza farmottoepareasi curasse benpoco di esserebattuto.Ma
con un gesto,Onorinaarresta Tonietta, poi va a sedersisopra una panca e fasegno al fan- ciullo diaccostarsi a lei.Questi esita,
ma
alla finesi decide, dopo aver gettatosopraToniettauno
sguardo feroce.—
Perchèvenitea prendermi le mieciliegie?dice Onorina con voce dolce eguardando senza collera illadroncello.
Questisembra sorpreso all’udirsiparlare senza far la voce grossa, china gliocchie finalmente risponde:
—
Cospetto!... ame
piacciono le ciliegie,
ame...
21
— Ebbene,
non laèquesta una ragione per prendere ciò che non vi appartiene ...per sca- valcareun
muro... sapete mo’ a che cosa vi esponete?... selaguardia campestreviavesse scor- to,viavrebbearrestato...avrebbe potuto condurvi inprigione... e vi avrebbero tenuto dentro per moltotempo
siccomeun
vagabondo... siccomeun
cattivosoggetto.— Ohi
iosono troppo piccino... non simet- tono inprigionei fanciulli piccini...—
Voiviingannate... son precisamente que-stiche sitengono nellecasedi correzione finché sieno divenuti grandi, acciò
non
continuino a' fareil vagabondo perle strade...—
-Ebbene
in prigione avrei giuocatocoglial- trifanciulli, poichévoi ditechece nesono...— No, non
avreste giuocato, perchèi biric- chini non si tengonoin prigione agiuocareedi- vertirsi...lisi costringe a lavorare... equelli che visi rifiutanosono castigati,messiapane edac- qua, e privati diogni compagnia...Ebbene,
via, riflettiamo... lepoche ciliegiecheavete mangiato valevano forse tutti questi castighi, acuiavreste potuto esporvi?...Ilpiccolo Emilio non risponde nulla, guarda Onorina prima disott’occhio, poi infaccia,
come
perassicurarsi cheella nonsi fabeffe di luie che gli haparlato sul serio.Senza dubbioil volto della giovine signoragli ispirafiducia poichéeglisembra riflettere, poi di lì adalcuni istanti,
mormora:
— Dunque
alloracome
bisogna fareper avere delleciliegie...in casa mia nonci sonociliegi...e
non mi
sidà denaro per comperarne...— Ebbene
,invece dirubare... cosa che sta assai malel... anchequando non
si tratta che22
di ciliegie,bisogna veniresemplicementeado-
mandarmene...
ed io non ve ne ricuserò mai, iof sopratulto,sesaprò che nonavetefattonuove cattiverie,come
lanciar sassi ad una vacca, per farla correretraverso i campi,arischio di far del maleamoltagente...ein ispecie aqualche povero fanciullochenon
avrebbe avutoiltempo
di fug- gire...Ahi
è così cattivoil far del male ai de- boli...eaquelliche non possonodifendersi...non ci sonochei cuori vili che fannoquesto...— Oh!
iomi
batto coi grandi,io.— Non
vi battete con nessuno e sarà assai meglio.Poi Onorina fa
un
segno ad Agataequesta che1*ha compreso,reca
un
paniere colmodi ciliegie.Onorina ne prende
due
manate, che presentaal fanciullo, dicendo:—
Tenete... poiché vi piacciono tantole cilie- gie... eccone.Il fanciullo la guarda conariadi sorpresa, bal- bettando:
—
To’...voime
ne regalate.—
Sì,ve ne regalo, acondizioneche nonme
ne ruberete più...
me
lo’promettete?—
Diamine... dalmomento
chevoime
nedate...non
ho
piùbisogno discavalcare ilmuro.E
il fanciullo,congiungendo ledue
mani, ri- ceveleciliegiechegli sondate elestringecon- tro il petto.Poisi guardaintorno, dicendo:
—
Posso andarmene, adesso?—
Senzadubio, siete libero...Andate...ma non
siatepiùcosì cattivo,einvecedi farviodiare datutti,procuratecheluttiviamino,
e vedrete checiò rendeassaipiù felice...— E
tuttimi
darannodelleciliegie?23
— Non
viprometto questo!...ma
sisaràbuoni convoi,quando
voisaretebuono
coglialtri...IlpiccoloEmilio non risponde più nulla;
ma
fa una piroetta e sela svigna gridandoaTo- nietta nelpassaredavanti alei:
—
Essavai megliodi voi, la signora!...—
Grazie! dicela giovanecontadinotta, sela signoradàle frutta atutticoloroche vengonoa rubargliene,nessunos’incomoderà piùa scalarei muri...
— E
che volevatedunque
che facessia quel ragazzo?—
Pareame
che egliavrebbe meritato delle sculacciate anzichédelleciliegie...—
Diconoch’eglisia assai cattivo...ma
tutti losgridano, tutti lomaltrattano...Ebbene
iovo- gliocercar dicorreggerloin altromodo.
—
Hai ragione, diceAgata,vaimegliola dol- cezza dellaviolenza.,holettoquesto nellefavole diLafontaine.Alcunigiorni dopo, essendosi
Edmondo
recato a Parigi,le dueamiche
sapevanoeh’einon
sa- rebbe venutoa trovarle,e tosto dopo il pranzo, Agata propone ad Onorina di andar a fare una lunga passeggiata.— Non
voglioandardallaparte della Torricella, diceOnorina,parrebbechenoicercassimoincon- traredinuovo
il proprietario, e giacché questo signorenon
ha stimato opportuno di venire ad informarsi se lo spavento dame
provatonon
avesseavuto altreconseguenze,mi
rincrescerebbe assaich’eici credessepremurose di rivederlo...Il
modo
concuiOnorinaaveapronunciate queste parole,lasciava trapelareun
lieveaccento didi- spetto,ma
Agatanon
vi ha postomente
e ri-sponde:
24
—
Dio buono, miacara amica, poiché questo signore nonama
la società,poichéeglifuggela gente,perchèvuoi tuch’egli venga a trovarci1?Ma
parmi nonsia questauna
ragione perchè ci priviamodelpiacere di fare una passeggiata da quella parteche più ci aggrada... Io,io volevo precisamenteandare dallaparte della Torricella...aNoisy le Grand...,poichésareicuriosa divedere quelburrone...quella crocepiantata nelsitoovefu trovatoungiovine morto... avròpaura...
ma non
importa, ho gran vogliadivederla...questastoria raccontata daldottore è semprerimastaimpressa nellamia memoria.Onorina, la cui risoluzione non
sembra
punto irrevocabile,risponde:— Ah!
se tu hai vogliadivedere quel burrone, quellacroce...infindeicontinon
è nostra colpa se quel signoreha ilsuopodere da quellaparte...e poi sarebbe ben stranoche noidovessimo incon- trarlo ancora...— Ohi
non èprobabile... .'•
— Ad
ognimodo,
se lo incontriamo, noinon
gli parleremo,capisci? cicontenteremo di salu- tarlo,
ma
senza fermarci.—
Peròseciparlasse, lui?— Oh
1 allora...*ma
egli non ci parlerà...poi- chéama
cosìpoco la società...—
Poniamoci invia... questa voltasperobene
chenon
verrà piùun’ altravaccaa spaventarci...Le
due amichesipongono
in via.Erano
lesette di sera,iltempo
era bello,ma
l’aria
un
po’ greve potevafartemereun
tempo- rale.Le
due giovani amiche non silascianointimo- rireda alcunenuvoletteoscureche spuntanosul- l'orizzonte.48
Ora saltellando,ora fermandosi percoglierfiori esse fanno lavia che le conduceaGournay;
tra- versato che ebbero quelpiccolo villaggio,Onorina dicealla suacompagna:
—
Adesso non bisognaseguire la stessa via dell’altra voltaecheci conduceverso l’abitazione di quel signore.Bisogna prendereun’altrastrada, ecco, questa qui.
— Ma
se ci perdessimo?—
Domandando....sitrovasempre... D’altronde, Noisy leGrand
è daquella parte.— Ma
nonè a Noisyche noivogliamo andare, èaquel burrone dov’è piantata la croceinme-
moria del povero giovane chevi fu assassinato...— Or
bene,quel burrone,dicono, èdicontro alla via checonduce a Noisy.—
No,é dicontroal parco del podere della TorriGeila...e questa stradace neallontana.— Tu
non nesai più di me... d’altronde do-manderemo.
Le due amiche
si inoltrano per lastrada ch’è loroignota,ma
cheèombreggiata in parte da bei noci, eda vecchie acacie.Dopo
avercamminato
alquanto, Onorina siferma:
— Come
fabuio... sarebbe forsegià notte?—
No, è il temporale... oh!come
si èfatto neroil tempo... se la tempesta ci sorprendesse qui,come
faremo?Non
vedo neppureuna
casa per cercarci ricovero.—
Ci ripareremosottouno
diquestimagnifici noci...— Oh
I no,quando
tuonanon bisognaripararsi sottoun
noce, èun albero che attira la fol- gore...Rock. Paoloeilsuocane.Voi. 4. 3
$6
— Come,
tuhai paura, Agata*., tucheseisem- precosìcoraggiosa1?— Un
temporalequando
si è inapertacam-
pagna, non ècosa chepiace...Ah,mio
Diol— Che
cos’è?— Ho
sentito una goccia...unagrossa goccia...— Camminiam
piùin fretta...Le
nostredue amiche accelerano il passoma
bentosto il temporalescoppia, la pioggia cade a dilùvio, edè lorogiocoforza il cercar ricovero sotto
un
grand’albero il cui denso fogliame le riparaquasi interamentedall’acquazzone.—
Noi non siamfortunate nelle nostrepasseg- giate... diceOnorina;non vogliopiùmetterpiedi fuoridelnostro giardino!...—
Bah!quando
è passata,noncisipensapiù...—
Ma,intanto questa non passa, e noi
siamo
mollo lontanedacasa nostra1Che
idea fuanche
la tuadi volerandarein
un
luogo che si dice pericoloso...—
Bella!eccocheadesso haipaura tu.— Almeno
non tuonasse!— Eppure
il tuonomi
sembra benpiù perico- loso diuna croce piantatain un burrone.— Ah!
chelampo!
èterribile!— È
spaventevole!— Parmi
chela pioggia cessialquanto.—
Riponiamoci in via.— Ah
! mio Dio,eccoche ora vienelanotte...seessa ci sorprendesse prima chenoi
giungiamo
aritrovar la nostrastrada?—
-Camminiamo... camminiamo... incontreremo bene qualcheduno checi mostreràla via.— Ah! come
lapioggia haresosdrucciolevoleil
cammino.
Adesso cascheremo e cosinon
cimancherà
più nulla.27
—
Diamociilbraccio eteniamoci ben salde.Le
dueamiche
si rimettono in via, ridendo quando rischiano di cadere; gettando grida di spaventoquando
i lampi illuminanolacampagna.Lapioggia non cadeva più che araregoccie,
ma
lanotte inoltravasi,epiù esse s’avanzavano piùdiveniva loro sconosciuto ilcammino.
Finalmente una contadina passa perlavia,cac- ciandoavantiasè un asino; lasuavista faget- tare
un
gridodi gioia alledue
giovani donne.— Buona
donna1...buona
donna!... la strada, di grazia,per andarea Chelles?
— Ah,
buono, voi glivoltate lespalle.'— Che
strada bisognaprendere, allora?—
Voltaleper questosentiero a sinistra... poi ancora asinistra ed arriveretea Gournay... al- lora...— Oh!
allora,grazie, sappiamo lavia.— E
di grazia,siamo moltolontane dalla croce delburrone?
— La
croce delburrone... Gesummaria!... vo- lete andareallacroce del burrone... di sera...e che cosa voleteandarea fareda quellaparte?—
Così,percuriosità...—
Grazie tante, voi sieteterribilmente curiose, allora...—
Ci sarebbeforsepericoload andar daquella parte?—
Caspita... certoèche nessunodelpaese vor- rebbe passare dalburrone, di sera...Quando
vi si passa vicino,sisentono gemiti, lamenti... Si-curamente
èil morto...—
Ionon credoai fantasmi,io...—
Si vedebene che non sietedelpaese...Del resto, prendendo lastradache vi mostro, sarete ,ben
costretteapassare... non perilburrone,ma
davanti l’ingresso...buona sera,signore.fr
28
•* * i , , *
—
Vorresteprestarciil vostroasino perritor- nare a Cheltes...vidaremo
ilprezzochevorrete...—
No, no,ionon prestoilmio
asinoalleper- soue che vogliono andarealla croce del morto...Grazie...epoi n*jppurGiuliacivorrebbeandare...
essa ricalcitrerebbe... Via,
cammina,
mia povera Giulia!...E
la contadina che ha datoallasuamagra
ca- valcaturailnome
di Giulia, s’allontana infretta cacciando bruscamente labestia innanzi asè.—
Adesso che sappiamo la strada, dice Ono- rina,affrettiamoci; poiché benpresto sarà notte affatto...—
Il tuono romoreggiaancora...— Non
è del tuono che ho paura,io...—
Crediforse allestorie diquella contadina, dei gemili che si sentono dalla partedel bur- rone—
Certo èchequando
noi ci passeremo da- vanti,io mi metterò a correre...Mio Dio, che oscurità!...—
Eccoci sopra una grande strada, almeno...Bisogna voltareancoraa sinistra.
—
Si vedea gran fatica,eio già mi sento stanca assai...— Ahi
cara amica, quel sentiero stretto fra quei due monticelli di terra... dev’essere quelloilburrone...
— Ebbene!
nonvorrai già entrarvi,perritardar di più...— Oh!
lene prego, soltantoun
minuto per vederquella croce...Non
so quel cheavvenga
dentrodi me,ma
sentocome
il bisogno di an- darvi... di pregare perl’infelice cheviha trovatolamorte...
—
Ma, Agata, tunon
hai il sensocomune.
Io non voglio fermarmi, io:29
— Ah!
ascolta...hai, sentito?—
No, nulla.—
Nulla?ascolta ancora... .Questa volta,
un
gemito assai prolungato sifa udiredistintamente.Onorinadivien tremante.
Ella vuole salvarsi,
ma
sisente venirmeno:
non
può
che appoggiarsial bracciodiAgata di-‘cendole:
...
— Tu
vedi bene,la contadina non ci ha in- gannate...Questo luogoè spaventevole...Mio Dio!pare che qualchedunocorra versodi noi,in que- stomomento...
—
Infatti...oh! non èuna
personache cam-mina
cosipresto. - . -Agata
terminava appena queste parole che giàAmico,
il belcanediTerra Nuova, le si trovava accanto.E dopo
aver fatto varii giri intornoalledue amiche come
per vedere seesseeranosole,ei ritornava afregarsi il capo contro le vesti della fanciulla, agitandolacoda,distendendolezampe
di dietro,fissando su di lei i suoi occhi pieni d’ intelligenza, per attestarlela gioiache provava nel rivederla.‘
— É
Amico!... è Amico!... esclama Agataac-carezzando
il cane.Oh
I adesso,io non ho piùpaura,
poiché senoicorressimo qualchepericolo eisaprebbe
ben difenderci.—
Infatti,è ilcanedel signorPaolo;ma
s’e- gli .è qui, il suo padrone non dev’ essere lon- tanò...—
In questomomento
il suo incontronon mi dispiacerebbepernullaallatto.Vedi mo’ Onorina,ecco Amico
chesiaddentra nel burrone... siar- resta, ritorna verso di noi... ritornaavanti.Cer-30
tameQle eici fasegno diseguirlo: Tieni dun- que.
— Ma
non vi sivede più,e questigemilicheabbiamo
udito...—
Ilcane ècon noi,ionon ho più paura.Onorinasilasciatrascinare per
mano
da Agata;ilcane
cammina
sempre innanzi a loro.Una
fìttatenebria regnava in quelcammino
tortuoso,
ma
non appenahanno
fattouna ventina di passi,unlampoabbagliante solcalenubieper- metteloro didistinguereperfettamenteglioggetti atrenta passi di distanza innanzi a loro.Allora esse scorgonoil proprietario dellaTor- ricellaginocchioni innanzi a
un
piccolocumulo
di terra posto all’un de’ fianchi della viaesul quale èpiantata una croce in legno.
Al vedere quellasingolare apparizione, le
due
donnesi sono fermatestringendosi lamano, poi Agatamormora
a bassa vocei—
Hai vedutolaggiù ?—
Si, èil signor Paolo;egli è ginocchioni innanzi alla crocepiantata su quel tumulo.— É
pur singolare!Che
cosamaipuò
faregli innanzi a quella croce?—
Sidirebbeeh’eipreghi, ch’eipianga;senti;senti... panniudirlo parlare.
Infatti, credendosi soliinquel luogo che gli abitanti deidintorni fuggono,sopratuttodi sera,
il padrone d’
Amico
lasciavasiin quelmomento
sfuggirequesteparole:
—
Perdonami,o poveravittima delpiùviledei tradimenti...Ah
! sealmeno avessi potutoadem-
pierei tuoiultimi voti..
Parmiche
tu mi potre-sti perdonarela tua morte...
Ma
fu impossibile,tuttelemiericercheriuscirono vanel...
—
Hai inteso?mormora
Onorinaallasuacom-
31
pagna
:egli ha detto:Tu
potrestiperdonarmila tua morte... èdunque
lui l’uccisore della per- sona che stasepolta sottoquella croce: ohi è spaventevolequesto...— Non
è possibile, diceÀgata:avremo
in- teso male... ,In quelpunto,
Amico
cheera ritornatoaccanto al suo padronesi poneaguaiolare,rimirandolo,ma
dolcemente, senza collera;era ilsuo solitomodo
diprevenireilpadroneeh’einon trovavasi più solo.— Come,
c’ègentequi?
esclama Paoloalzan- dosi precipitosamente,dove,Amico? dove?
Il caneraggiungeledue amicheche,tremanti, si tenevano a certadistanza, senza ardireavan- zarsi oindietreggiare, dacché avevano udite le parole pronunciate da quell’
uomo
misterioso.—
Come...sono donne!... esclama Paolofer-mandosi
innanzi ad Onorina ed alla suaamica...Ma,
è casoassai strano...per quantol’oscuritàmi
permette di distinguere... Parmi riconoscere le persone che hogiàricondottea Chelles,or sono alcunesettimane...—
Sisignore,siamonoi,risponde Agata cheper
la prima ha ripreso coraggio.Si, siamo noiche
ci troviamo qui e in grande imbarazzo;poiché
fummo
sorprese daltemporale, poidalla notte cisiamo smarrite enon soquel che sarebbe accaduto dinoi senza ilvostro cane....Egli ci ha incontrate riconosciute.... e noi l’
abbiamo
seguito senza sapere dovecicon- ducesse...— Ma
voi sietelungida Chelles enon
avete trovato unsitooveripararvi daltemporale?...—
Nuli’ altro fuorchédeigrandialberi...Sono
così deserti questiluoghi !...n
—
Forse lasignora sisenteindisposta?... .Queste parolesi dirigevano ad Onorioa che, pallida
come
uuastatua, non aveva ancorprofe- ritomotto, poichéricordavasi troppo benelepa- rolepronunciate da quel signore,quando
erede- vasisolo innanzi alla crocedelburrone. Tuttavia sentendosi urtata dallasuacompagna, la signoraBalmont
balbetta con vocealterata...—
No... signore,no... ionon sonoindisposta...solamente, fui atterrila;e...
—
Ellaha pauradeltemporale,affrettasiadire Agata, etesté mi ha confessatoche non poteva piùcamminare.— Oh
Itutto è passato, signore, e adessopossocamminare
benissimo...—
Signore, poiché ilcaso ha fatto che iovi incontrassi di nuovo mi permetterete diservirvi di guida perricondurvi sino alla vostradimora?
—
Oh, vi ringrazio,signore;ma
basteràche vogliatecondurci soltanto sinoalpontediGour- nay; poiché in verità, voipotreste formarviuna
stranaideadi noi trovandocisempre vaganti la seraper l’apertacampagna...esempre costrettea reclamareil vostro appoggio!...—
Quand’io possorendere un lieve servigio, osignora, il
mio
pensiero non va piùin là, e noncerco indovinareper quali circostanze que- sta occasionesi sia presentata...Adempio
almio
dovereagendo dital guisa evoi non mi dovete per ciò gratitudine alcuna...—
Mio Dio! credoche la pioggia ricominci!esclama Agata, in fedemia, ilsignore
può
pen- sarne tuttoquelche vuole,
ma
io sonben con- tentadiaverloincontrato e accetto ilsuobraccio conpiacere...*
E
la giovanecorre aprendere il braccio del signor Paolo.33' QuestiosservaOnorinalaqualedopo
un
istante«di esitanzasidecideinfine ad appoggiarsi all’al- tro bracciodelsignore,e tuttietresi ripongono in
cammino,
affrettando ilpasso, scortati dal fidoAmico.
Ma
il braccio di Onorina tremava permodo
sotto quello delsuocavaliere,chequesti bentosto le dice:— Come
tremate signora...èil freddo... olapaura
del temporale?ma
esso giàsidissipae voi arriverete acasa vostrasenza nessun cattivoin-1 cideote...
—
Sìsignore, èiltemporale... essomi
hatutta; sconcertata...
—
Appoggiatevidunque
su dime,
signora, parrebbe che voi abbialepaura-di stancarmi...e io visento appena...—
Noieravamoaffattosmarrite, quando, gra-1 zie al vostro cane, vi
abbiamo
scorto,soggiungef
Agata;
voi eravateinun
luogo assaideserto, o1 signore...
—
Sì signorina,però è vicino assai alla
mia
1 dimora.
—
Quel sentieroin cui eravatenon
èil bur-.rone... dov’ è piantata
una
croce?...Se
Onorina fossestata vicina ad Agata, essar
avrebbeurtatafortementeperfarlapentire della* sua
domanda; ma
la loroguida lesepara;ondef
non può
chelasciarsisfuggireunmovimento
con- vulsivocuitosto reprime fingendo aver datoun
1 passo in fallo.
—
Sì signorina,risponde il signorPaolod’un• tonoasciutto, è il burronedella croce.
—
Ci venne raccontata unastoria assai triste intornoaquella croce... ci fu dettocheun
gio-;
vaneera statotrovalo mortoinquelluogo...nove
34
o dieci anni fa, aquel checredo... èegli vero, signore ?
Onorina batterebbevolentieriAgatae sipone a tossirein
modo
da lacerarsi la gola.Il loro
compagno
risponde con accentocupo:«•— Signorina...quel fatto fu raccontatoanche ame...
— E
da queltempo
inpoi non sisono mai scopertigli assassini diquello sventurato?—
Gliassassini1esclama Paolo con voce forte edrizzando fieramenteilcapo.E
chivi dice,si-gnorina, chela persona trovata mortain quel luogo visia stata assassinata?
— Oh
!mio
Dio... nessuno, signore...nessuno.Dicevo questo... perchè la gente che racconta quellastoria...
— La
gentegiudica quasisempre
falsamente...essa
non
conosce maiil fondodellecose... esic-come
èpiùdisposta acredere il male chenon
il bene... basta che un forestiero venga trovato morto sur una viaperchèsi dica:L’
hanno
as- sassinato! Signorina, voisietemolto giovane an- cora...diffidatedeigiudizi della gente... voi avrete di sovente occasionedi riconoscernela falsità.—
Eccoilpontedi Gournay,diceOnorina,se orail signore vuole lasciarci...—
No,signora...ameno
chenon me
lo co- mandiate,non
vi lascerò... tremantecome
siete, di notte, inmezzo
allacampagna...ioviguiderò fino alla vostradimora.Onorina inchinasilievementeecontinuail
cam-
mino.Ma
adesso la viasi prosegueinsilenzio, per- chè Agata non osa piùparlaredopo lasdegnosa rispostaavutasi daPaolo.Si
giunge innanzi allacasadi Onorina.35
Paolosaluta lasignoradicendoloro:
—
Eccoci alla vostradimora,credo...—
Si, signore,non socome
ringraziarvi...— E
di che, signora?non
hofattocheilmio
dovere...—
Addio, Amico,addio,mio buon
cane!Il padrone edilcanesi sonoallontanati.
— Ah!
ti avrei battuta volentieri!diceOno-
rina ad Agata,quando
tu hai parlatoa quel- 1*nomo
dellastoriadellacrocei*
— E
perchèmo’?
Tedi benech’eglimi hari- sposto che ilgiovane trovatoin quel luogonon erastato assassinato...—
Poichéfului chelo uccise...tiparecheegli volesseconfessarquesto?—
Questo signore...un
assassino... via,non
è possibile...locredi tu forse,mia
buonaamica...—
Secredo... Diomio! nonso più che cosa,
credere,
ma
queleh’è certosi è cheio nonan-drò
mai piùdaquellaparte...Ma
via,andiamo
a letto...lospavento, 1’emozione, la stanchezza, iltemporale... non ne possopiù, e tu? . . i
— Oh
! iomi
dolgodi non essereandatasino alla crocedelburrone...avrei volutopregare per colui che riposain quel luogo...*
»
CAPITOLO XXX
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LA MALDICENZA.
Alcuni giornisono trascorsi dopola sera
me-
morabiledeltemporale;Onorina ed Agatahanno
giurato tra lorodi non direuna
sola parolasu ciòche videroed udironoquellasera, vicinoalla crocedel burrone.-Hannovi cosenelle qualila
menoma
indiscre- zioneèun
delitto, in quanto cheessapuò
avere le piùtristie più gravi conseguenze; ele pa- role proferite dal signoredella Torricellamentre
era inginocchiodavanti allacroce,eranodiquelle che duoleloaveruditeechesi procuradidimen-ticare. , - ì. • ?
Tuttavia, ledue
amiche
potevano ben parlarne fra di loro,elo facevano assaidi sovente.Agata,prendendo sempre la difesadi Paolo
,
esclamava:
—
No... quell’uomo
non èun
assassino ne sono convinta, io;e d’altronde l’esaltazione da lui mostrataquand’io dissi cheuno sconosciuto erastato assassinato nelburrone,ilcaloreconcui egli respinsequesta supposizionenon èprovaba- stantedella falsitàdi questa!—
Infatti...quel signoreparveferitodalletue37
parole...Ma
alloraperchè chiedere perdonoall’uc- ciso?...Quando
due uominisi sonobattuti leal-mente
in duello, non èun
delitto... il vinci- tore può deplorarelasuavittoria,ma
non neac- cusa sèmedesimo come
di un’azione delittuosa....
— Ma
possiam noi saperecome
èandata lacosa... - • 1 *
—
Senti, non parliamone più,questo èil mi- glior partito...—
Hai ragione,non
parliamone mai più.Ma
pureaccadevabendirarochelagiornatase-guente
trascorressesenza che Onorina perlaprima attirasse il discorso sul proprietario della Torri-cella. '* , . _
E dopo
averparlato di lui, la giovanevedova rimanevaalungo melanconicae pensosa. ,Àgata sene avvedeva,
ma
pure sarebbesiben guardata dalmuoverne
osservazione.alla dileiamica;
ledonne comprendono
ben prestoise- gretidelcuore e sanno quand’èchesidevefarvista di nonindovinarli. >
Edmondo
era ritornato a Chelles; egli aveva passati alcuni giorni aParigi perchè gli siera fatto sperareun
impiegoassailucroso inunacasa bancaria;ma
ilposto era statodato adun
altro,nè
per questo ilgiovanese u’era datopensierood
affanno. * - .Egliha aocora una ventina di mila franchi nel suoportafoglio:conquesti,con
un amore
nelcuor#econ una grande speranza divederlo condiviso,
un uomo
ha innanziasè tuttoun
avvenire di felicità.Una
mattina ledueamiche
lavoravanonel giarr dino epapàLedrux
stava sarchiando una allea,quando Onorina
diceimprovvisamente:— É
già moltotempo
che nonabbiamo
avuto38
visita daldottoreAntonio Beaubichon... sarebbe forse
ammalato?
Papà Ledrux, ci sapreste direcome
stia ildottor Antonio?— Oh!
si,rispondeilgiardiniere, l’ho incon- tratoappunto stamattinache andavadallasignora Droguet... La... la... laralà!...—
Allora è singolare ch’eglinon sia venutoa trovarci daquindici giorni in qua...— Ah
!caspita... forseanchelui diràcome
gli altri, che voi avete abbastanza gente senza di luiI...— Come
1 abbastanza gente... non capisco...Che
v’intendete dire, papàLedrux?
—
Io, nullaaffatto... prima di tutto, io... voi capitebene... ciò nonmi
riguarda...voi potreste ricevere incasa vostra deireggimenti interi...ne sietepadrone, padronissime,eiocertamentenon
vi trovereidaridirei...
Ma
sapete bene...vi sonosempre
persone chesioccupanodi ciòchenon
leriguarda... eche parlano... così, per ilgusto di parlare...e niente più...
—
Agata,capiscituqualchecosadiciò ch’egli dice?— Non
molto... solomi
sembra che lagente dicachenoiriceviamotroppe persone... è questo chevoletedire, papàLedrux?
*- Si... diconochevoi ricevete incasa vostra molti uomini...che ne avete fatti venire da Pa- rigi,senzacontare quelli diqui che vengono a passeggiola sera con voi... la...la lalaralà...
—
Intendi,mo’ Agata?chenedicitudiquesto?— Ahi
dicoche èun
orrore...chegliabitanti dellacampagna
sono ancorpiù malignidiquelli dellegrandi città... Tonietta,di’ tu, è veroche qui danoi vengonomolti uomini?— Ahi
ohibò, signorina,ionon
ho mai veduto39
*
venire alcuno, tranneil nostro vicino e ilsignor Edmondo... epoi due o trevoltequelsuoamico cheè cosìallegro,ilsignorFreluchon...
Ah
!che matto d’ungiovine cheè quello...— E
dovemai avete udito tutte queste cose sul nostroconto, papàLedrux?
— Ah
! diamine...sono parole...chesisentono dire da unaparte e dall’altra...non cisi fa at- tenzione,ma
puresisentono...Prima
di tutto, quand’iosto lavorandonel giardino dellasignora Droguet,ellaparlasemprede’suoivicini...el’altro giornosentivochedicevaallasignoraJarnouillard...o allasignoraRemplumè...
non mi
ricordo bene...anzi, credocheci fosserotutte etre...
Dunque
,
la signoraDroguet diceva:
—
Voi sapetecheilsignorDurand
haaffittato il bell’alloggioche possiedequivicino...quasiin faccia allamiacasa...ma
forse voi ignorateche egli loha affittatoa un giovaneelegante di Pa- rigi... cheè venutoad abitarvi da solo... senza domestici... èlamamma
Lupot, qui di contro, che gli fa damassaia...— E
checosa mai può farneun
giovanesolo di quella vasta abitazione, dove ci sarebbe da alloggiaredue
famiglie!preseadire la signora Jarnouillard.— Oh!
capite bene,signore mie,che per fareuna
spesa deltutto inutile, bisognavacheil gio- vane elegante avesse lesuebuone
ragioni.Questo signore è venuto adalloggiar qui,perchè è in intimirapporti colleduesignore... deila casaCour-tivaux...
Quando
siparla di voi,si dicesempre:lesignoredella casa Courtivaux, così perabitu- dine... perchè il signor Courtivaux ha abitato lungo tempo qui...
—
Benissimo,papà Ledrux,continuate.40
—
Sì, continuòadirela signoraDroguet,egli ci va la sera, lamattina... Di quale delle dueè inuamorato?non
losi sa...forse di tutteedue assieme1...— Oh!
mia cara amica!...—
Zitta, lascialocontinuare...— E
poi,diceva la signora Droguet, eglihaun
amico...ohe
dev’ essereun
cattivissimo sog- getto...è quegli cheuna sera, aora tardaassai, si è permesso di venir a battere alla portadella mia casa, perdomandare
senoiavessimo vedutoilsuo intimoamico
Edmondo
Didier...eciòcon un’ariabeffarda! impertinente!...cantarellando dei tra la là!— Ah
!che genteèmai questa!esclamò allorala signoraRemplumè,
comincio ad avere una tristaopinionedelle signoredella casaCour- tivauxl— Ma
non è tutto, riprese la Droguet:indovinatemo’ con chi le
abbiamo
vedute ritor- nare acasauna
sera... aora assaiinoltrata?—
Coidue giovanidi Parigi?—
Ohibò!essehanno
giàfattoaltreconoscenze qui...Sonoritornate, abraccetto, colsignor Paolo ecolsuo cane...—
Sarebbe maipossibile?— E
davano il braccioan»he al cane?— Non
dico che fosseroabraccetto col cane...dico soltanto che questi era della compagnia...
ed anche ultimamente, dopo quella seradeltem- porale... vi ricordate?
—
Semi
ricordo! ripigliò le Jarnouillard. lo che ho paura del temporale, avevo nascosto la testa inun
orcio da burro per non vedere ilampi!...
ma
l’avevo cacciatatroppo addentro,per cui,non
potendo più ritirarla, dicevoamio ma-
rito:Jarnouillard, rompi l’orcio, non possopiù liberarmiil capo...edegli
mi
rispondeva: sarebbe41 unpeccato, quest’orcioèancoraaffatto
nuovo
1...cosicché fuicostretta iostessaapicchiareilcapo
contro il muro...• 1
— Non
si tratta oradel vostro orcio!riprese conimpazienzamamma
Droguet...ma
di questi nuovi arrivali...Come
va, eh’essendo nuovi del paese, essisisieno di giàintimamente legaticol proprietario della Torricella.. con quest’uomotri- sto, quest’orco,chenon vuole vedere nessuno...ciò
mi
sembra piùchestraordinario...—
Diffatti, la cosaè benmisteriosa...—
Diteaddiritturasospetta...— Ah!
già!ogni simileama
ilsuosimile, co-me
diceil proverbio... l’orso della Torricella avrà trovatoquestedame
di suaconvenienza!...— Quanto
ame,ripreselasignoraDroguet,io houna
assai cattivaopinione dellepersone che abitano lacasa Courlivaux...—
Essanon è piùdelsignor Courtivaux,poi*ch’egli l’havenduta...
—
Questo non monta... d’altronde... noi non sappiamosequeste bellesignorel’abbianopagata questa casa... vi è tantagente checompera
eche poi nonpaga...Oh
!dopo diciò, vedete,io non ho potuto astenermidal frammettere una parola edal dire:Inquanto a questo, sonosicurissimo chela signoraDalmont
hapagato lacasa...ioho
veduto la lettera delnotaio chemi
ordinava di consegnare chiavi ed ognialtra cosa...—
Grazie, papàLedrux
, grazie dell’averci difeso...