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Quali sono le colture più redditizie?

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Academic year: 2022

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Quali sono le colture più redditizie?

written by Carlos Arija Garcia | 06/09/2021

Da che cosa dipende il guadagno nel settore agricolo? Che cosa può rendere economicamente di più in base al lavoro che c’è dietro?

Passione per i prodotti della terra? Viviamo in un Paese talmente fertile che, per fortuna, quantità e qualità non mancano. E nemmeno la varietà, vista la diversità di clima da Nord a Sud. Ora, un conto è comprare e consumare frutta, verdura o legumi oppure andare nei negozi specializzati ad acquistare delle piante ornamentali già pronte per essere curate a casa o in giardino. Un conto è piantare delle erbe aromatiche in qualche vasetto per condire carne, pesce o verdure. Un conto, ancora, è tenere un orticello con qualche pianta di pomodori, di insalata, zucchine, ecc. E un conto ben diverso è rendere redditizia questa passione. Se non si vuole proprio farla diventare un mestiere, è possibile almeno arrotondare lo stipendio in modo più o meno sostanzioso, a seconda del tempo che si intende dedicare a questa attività e del terreno a disposizione. Volendo farlo, quali sono le colture più redditizie?

Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Prima, però, occorre capire a quale mercato ci si vuole rivolgere. Ci sono delle zone in cui, ad esempio, la domanda di tartufo può

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essere più alta rispetto ad altre perché più utilizzato nella cultura gastronomica di quei territori. Dopodiché, vanno tenuti in considerazione il lavoro e gli investimenti che si vogliono fare per portare avanti l’attività: alcune colture richiedono uno sforzo maggiore di altre, anche a livello economico, per cui sarà necessario un livello di produzione alto per compensare le spese.

Vediamo di seguito quali sono le colture più redditizie di questi tempi e quanto possono fruttare.

Colture redditizie: da che cosa dipende il guadagno?

L’abbiamo appena accennato: quando ci si chiede quali sono le colture più redditizie si deve pensare alle variabili che possono condizionare il guadagno.

Una di queste, come si diceva, è il mercato a cui chi vuole avviare un’attività agricola vuole rivolgersi. Occorre, pertanto, prima ancora di piantare il primo seme, fare una ricerca di mercato sulla zona in cui si vuole vendere il prodotto, a livello provinciale, regionale o nazionale.

Piante, ortaggi o erbe medicinali si consumano in maniera diversa, ad esempio, in Alto Adige rispetto alla Sicilia, perché la tradizione culinaria è diversa. Se l’intenzione del futuro agricoltore sarà quella di lavorare per una determinata area, dovrà fare una scelta di produzione specifica per quel territorio. Se, invece, ha i mezzi per rivolgersi a tutto il Paese, sarà inevitabile avere una produzione più vasta (il che, ovviamente, comporterà maggiori costi).

Altro elemento da non trascurare prima di partire è proprio quello legato ai costi.

A seconda del tipo di coltura che sulla quale si vuole guadagnare, ci vorrà più o meno personale, serviranno attrezzature meccaniche per la semina, la cura e la raccolta, ecc. Automatizzare la lavorazione è un investimento iniziale non indifferente ma, a lungo andare, potrebbe rivelarsi una scelta giusta perché accorcia i tempi e la fatica, oltre a far risparmiare sul personale.

La ricerca di mercato di cui si parlava poco fa può portare a decidere anche quando si può osare con i prodotti, per così dire, «alternativi» o, comunque, non propri della nostra tradizione. È il caso delle piante o dei frutti esotici, che corrono il rischio di rimanere legati ad una moda passeggera.

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Colture redditizie: il tartufo

Chi ama il tartufo sa che non è proprio un prodotto molto economico. Si tratta di una coltura molto pregiata ed altrettanto redditizia, ma non adatta a qualsiasi zona: occorre un terreno molto calcareo, con un ph compreso tra 7 e 8, con reazione alcalina, dove non manchi l’aria ma che sia privo di ristagni d’acqua.

Il tartufo è molto ricercato anche all’estero, quindi l’export di questo prodotto può essere un buon affare, sempre che ci si dedichi alla sua coltura con professionalità e costanza. E con tanta pazienza: coltivarlo oggi significa cominciare a commercializzarlo tra circa una decina di anni. Pertanto, coltura redditizia sì, ma a lungo termine.

Ci sono diverse qualità di tartufo: bianco, uncinato, nero, bianchetto, ordinario.

Quello bianco è sicuramente quello più caro (e, quindi, quello che può rendere di più): un pezzo tra i 20 ed i 49 grammi può essere venduto a circa 2.000 euro al kg. Pertanto, 20 grammi di tartufo bianco possono costare, più o meno, 40 euro.

Colture redditizie: lo zafferano

Altra coltura redditizia per eccellenza, perché non proprio economica, è quella dello zafferano. La sua coltivazione, però, si presenta davvero faticosa: chi pensa al guadagno facile con questa spezia, meglio che cambi mestiere: probabilmente – secondo gli addetti ai lavori – si tratta dell’attività più impegnativa in termini di ore di lavoro in rapporto alla superficie del campo.

Ci sono due modi di rendere quella dello zafferano una coltura redditizia: vendere la spezia così come la conosciamo (gli stimmi gialli che accompagnano il risotto alla milanese, ad esempio) e vendere il bulbo. Fare entrambe le cose ottimizza il guadagno.

Il prezzo, come si diceva, è piuttosto elevato: a seconda della qualità, un grammo di zafferano può costare dagli 8 ai 30 euro, mentre per i bulbi gli agricoltori pagano tra i 15 ed i 25 euro al chilo. Il privato che vuole metterlo nel proprio orticello può anche comprarne di meno, ad un costo di circa 0,50 euro l’uno.

Si pensi, però, che per ottenere un guadagno ci vuole un lavoro pesante. Per rendere l’idea:

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da ogni bulbo si ottengono mediamente da 2 a 5 fiori;

per ottenere un grammo di zafferano ci vogliono tra 120 e 150 fiori (da raccogliere a mano, ogni mattina all’alba).

Facendo due conti, con 1.000 bulbi avremo al massimo 5.000 fiori (considerando fino a 5 fiori per ogni bulbo), da cui verranno ricavati circa 33 grammi di zafferano.

Che, venduto a 30 euro al grammo (per citare il costo più alto) fa più o meno 1.000 euro. Ora, si consideri il lavoro che c’è dietro, i costi fissi di produzione, ecc. Più si lavora, più si guadagna, questo è certo.

Colture redditizie: le piante officinali

La crescente attenzione verso i prodotti naturali ha portato in auge il consumo di piante medicinali e piante di essenza, oltre a quelle aromatiche. In Italia, il clima è propenso ed i benefici che offrono sono notevoli. Si parla di liquirizia, lavanda, camomilla, zenzero, timo e basilico. Ma anche di mirtillo nero o di vite rossa, di finocchio e di aloe, di melissa e di coriandolo.

Conviene in partenza puntare su superfici non troppo grandi (al massimo 5mila metri quadri) e sulle 8-10 piante più richieste sul mercato, come quelle citate.

Colture redditizie: il ginseng

Ormai in qualsiasi bar si trova come alternativa al caffè tradizionale o al caffè all’orzo quello al ginseng. Si tratta di un investimento che può trasformarsi in una coltura redditizia di alto livello: si pensi che un terreno di poco più di 4.000 metri quadri può avere un valore di circa 100mila euro.

Come per il tartufo, anche per il ginseng occorre tanta pazienza: la pianta cresce lentamente ed il raccolto può avvenire dopo 6 o 7 anni. Inoltre, richiede un terreno fresco con piovosità media. Ma si consideri che nulla si butta via: anche radici e semi vengono rivenduti.

Colture redditizie: il bambù

In pochi la identificano con l’Italia, ma la pianta del bambù può crescere nel nostro Paese e diventare davvero una coltura molto redditizia. Inoltre, non

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richiede particolari cure. Viene utilizzata come elemento ornamentale e nei materiali ecosostenibili, ma anche nei settori del tessile e dei cosmetici.

Per rendere l’idea, un ettaro di piantagione di bambù gigante a produttività non intensiva può far guadagnare mediamente ogni anno fino a 22mila euro. Se la piantagione è a produttività basso-intensiva, la cifra si raddoppia, mentre una coltura di bambù gigante a produttività medio-intensiva può rendere in un anno fino a 80mila euro.

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