PARTE PRIMA
1. INTRODUZIONE
I tumori del testicolo sono piuttosto rari, solo l’1-5% delle neoplasie maschili e il 5% dei tumori urologici [1]; ma la giovane età in cui tendono a manifestarsi e gli straordinari progressi nelle possibilità di cura che si sono ottenuti negli ultimi anni, dovuti alla combinazione dei miglioramenti nelle tecniche diagnostiche e terapeutiche, chemioterapia e chirurgia, hanno ridotto la mortalità fino a valori inferiori del 10%.
Più del 5% dei casi sono bilaterali. Nel 95% dei pazienti l’istologia rivela un tumore a cellule germinali caratterizzato da uno specifico marker genetico (copie soprannumerarie del braccio corto del cromosoma 12) [1,2].
La possibilità di guarigione nei pazienti a buona prognosi è così alta che attualmente l’attenzione dei clinici è rivolta all’ottenimento di possibili riduzioni di morbilità mediante cambiamenti dei protocolli terapeutici.
Il 95% dei tumori del testicolo deriva dall’epitelio germinale. I seminomi costituiscono la frazione più numerosa, seguiti dai carcinomi embrionali, i teratomi e dai coriocarcinomi.
L’età della maggiore incidenza è tra i 15 e i 25 anni per i tumori non-seminomatosi e da una fascia d’età di circa 10 anni superiore per i seminomi. In questa fascia d’età il cancro al testicolo è la neoplasia più comune; l’estrema rarità dei tumori testicolari e la rapida crescita che spesso li contraddistingue fa si che, fino
a prova contraria, ogni massa testicolare di recente insorgenza debba essere considerata maligna.