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2.1 VINCOLI DI LEGGE E NORME TECNICHE

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2.1 VINCOLI DI LEGGE E NORME TECNICHE

VINCOLI PROGRAMMATORI E URBANISTICI

Il progetto dovrà essere redatto in conformità alle normative vigenti in materia di cui di seguito sono riportati i principali riferimenti, in questa sezione si trovano anche i testi che regolamentano la progettazione e realizzazione delle opere pubbliche, essendo tale l’oggetto della tesi.

Indicazioni a scala internazionale, nazionale e regionale

• Decreto ministeriale 2 aprile 1968 “Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell'art. 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765” (in Gazz. Uff., 16 aprile, n. 97);

• Legge 11 febbraio 1994, n. 109 “Legge quadro in materia di lavori pubblici” (in Gazz. Uff., 19 febbraio, n. 41);

• Legge 18 novembre 1998, n. 415 ”Modifiche alla l. 11 febbraio 1994, n. 109, e ulteriori disposizioni in materia di lavori pubblici” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 4 dicembre, n. 284);

• Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554 “Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni” (in Suppl. ordinario n. 66/L, alla Gazz. Uff. n. 98, del 28 aprile);

• Decreto Ministeriale 19 aprile 2000, n. 145 “Regolamento recante il capitolato generale d'appalto dei lavori pubblici, ai sensi dell'art. 3, comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni” (in Gazz. Uff., 7 giugno, n. 131);

• Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” (in Suppl. ordinario n. 239 alla Gazz. Uff., 20 ottobre, n. 245);

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• Legge Regionale Toscana 3 gennaio 2005, n. 1 “Norme per il governo del territorio” ( in B.U.R., 12 gennaio 2005, n. 2).

Secondo la normativa che regola il settore dei lavori pubblici ed in particolare la Legge 109/’94 , il progetto va redatto secondo tre progressivi livelli di definizione:

1. Progetto preliminare; 2. Progetto definitivo; 3. Progetto esecutivo;

La legge ed il regolamento stabiliscono, per ciascuno dei tre livelli, gli elaborati grafici e descrittivi richiesti. Le caratteristiche e gli specifici contenuti degli elaborati dipendono dal livello di definizione necessaria, di volta in volta, in rapporto alla natura ed alla tipologia dei lavori. Il responsabile del procedimento deve predisporre un documento preliminare all'avvio della progettazione (Dpp), nel quale sono indicate le esigenze da soddisfare, le norme tecniche da rispettare, i limiti economici; ad esso sono allegati tutti i documenti utili alla redazione del progetto. I progetti sono redatti nel rispetto degli standard dimensionali e di costo; devono rispettare il contesto in cui le opere sono situate, ed essere con esso compatibili. Tali condizioni di rispetto devono verificarsi anche durante i lavori di costruzione. La progettazione deve anche attenersi ai seguenti criteri:

- massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate nell'intervento; - economico riutilizzo dei prodotti degli scavi;

- minimizzazione degli effetti sull'ambiente delle attività operative;

- massima manutenibilità, durabilità e compatibilità dei materiali, sostituibilità degli elementi, controllabilità del comportamento dell'opera nel tempo.

Il cantiere e le attività di costruzione devono essere progettate in modo da evitare effetti negativi sull'ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio storico-artistico. A tal fine il progetto deve prevedere:

- viabilità di accesso ai cantieri, in modo tale da limitare sia l'interferenza con il traffico locale, sia i pericoli per persone e cose;

- accorgimenti atti ad evitare inquinamenti acustici, atmosferici, idrici e del suolo, nonché alterazione del regime idrogeologico;

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- la localizzazione delle cave necessarie e le eventuali necessità di ripristino ambientale a opere eseguite;

- i movimenti di terra e dei materiali da riutilizzare o portare alle discariche autorizzate; - lo studio e copertura finanziaria delle opere per il ripristino e per la eliminazione di

eventuali danni all'ambiente e al paesaggio derivati dall'attuazione dell'intervento;

- lo studio e la copertura finanziaria degli interventi per la conservazione, protezione e restauro del patrimonio artistico e storico.

I progetti sono redatti in modo da non pregiudicare l'accessibilità, l'utilizzo e la manutenzione degli impianti e servizi esistenti e devono essere redatti secondo criteri diretti a limitare i fattori di rischio per la sicurezza e la salute degli operai, degli utenti e della popolazione, sia durante la fase di costruzione, che nell'uso dell'opera eseguita. Tutti gli elaborati devono essere sottoscritti dal progettista o dai progettisti responsabili degli stessi.

Indicazioni a scala territoriale ed urbana

I lavori che interessano il recupero di un edificio del centro storico di Lucca meritano una riflessione approfondita che consenta di mediare tra le esigenze funzionali che si devono soddisfare e la necessità della conservazione di beni immobili ai quali si riconosce un valore storico.

Gli stessi strumenti regolatori urbanistici e edilizi sembrano in una qualche misura voler incoraggiare questa riflessione, riportiamo di seguito stralci tratti da tali strumenti che appaiono particolarmente significativi.

Il P.R.G.C. classifica tutto il centro storico di Lucca come zona A.1 e ne da descrizione nell’Art.16:

Art. 16 - Zone A.1 paragrafo a: Zona Storica interna alla fascia muraria:

Relativamente al Centro Storico inteso come l'area urbana circondata dalla Cinta Muraria, gli interventi edilizi ammessi, riferiti ad ogni singolo immobile, sono quelli di cui alla schedatura redatta ai sensi della L.R. n°59/80.

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Le destinazioni d'uso saranno definite a seguito di Piano Attuativo appositamente redatto e/o in mancanza di tali previsioni saranno ammesse destinazioni diverse da quelle in atto, previo parere motivato espresso con deliberazione del Consiglio Comunale.

Procedura d'intervento:

Nel rispetto di quanto stabilito dalla schedatura redatta ai sensi dell'art. 7 della L.R. n°59/80, riferito ad ogni immobile, sono consentiti:

- Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; - restauro risanamento conservativo;

- ristrutturazione edilizia ai sensi dell’art. 4 comma 2 lett. d) della Legge Regionale 52/99, limitatamente alle opere che comportino la riorganizzazione funzionale interna delle singole unità immobiliari, con modifiche agli elementi verticali non strutturali e fermi restando i caratteri architettonici e decorativi dell’edificio, nonché gli elementi costituenti arredo urbano.

Si considerano tali le opere finalizzate alla trasformazione e non riportanti: - demolizione e ricostruzione dell’intero fabbricato;

- demolizione e ricostruzione di pareti perimetrali costituenti facciate principali;

- incremento della superficie coperta o del volume urbanistico (esclusi i volumi tecnici, così come definiti dallo strumento urbanistico o, in assenza di specifica definizione, dalla Circolare Ministero LL.PP. 31/01/1973 n° 2474),

- incremento della superficie utile (ferme restando le eccezioni e precisazioni attinenti alla manutenzione straordinaria e risanamento conservativo);

- integrale demolizione dei setti murari portanti da terra a tetto (ferma restando l’ammissibilità di aperture o modifiche che non interessino le murature portanti nella loro interezza).

Rientrano in questa categoria di intervento le opere finalizzate al recupero edilizio di porzioni secondarie dell’edificio, superfetazioni, ampliamenti o aggiunte non organiche (sempre che legittime o comunque legittimate a seguito di condono edilizio) anche mediante un diverso accorpamento ma ferme restando la superficie coperta, la superficie utile ed il volume preesistenti.

Sono esclusi, dagli interventi di ristruttuazione edilizia come sopra definita, gli immobili oggetto di notifica ai sensi del titolo I° del Decreto Leg.vo 490/99 e/o parificati e classificati come soggetti a restauro risanamento conservativo o comunque già definiti di rilevante

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valore storico, artistico o ambientale; o che tale intervento sia escluso dalla scheda specifica di cui al comma 1°.

Gli interventi, di cui sopra, sono attuabili mediante intervento diretto subordinato al rilascio dell’autorizzazione edilizia ai sensi della L.R. 52/1999 a norma del precedente art. 3. Per interventi di grado superiore dovrà redigersi, ai sensi della L.R. n°59/80, un P.D.R..

Il Regolamento Edilizio fornisce altri vincoli, riguardanti sia aspetti generali che di stretta connessione allo specifico territorio (verranno esposti durante l’elencazione dei requisiti).

VINCOLI AMBIENTALI, PAESAGGISTICI, STORICO-ARTISTICI

Legislazione riguardante gli aspetti di impatto ambientale

• Legge 13 luglio 1966, n. 615 “Provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico” (in Gazz. Uff., 13 agosto, n. 201);

• Direttiva del Consiglio CEE del 27 giugno 1985, n.337 (85/337/CEE) "Valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati"; in particolare all’articolo n. 3 stabilisce che la valutazione dell'impatto ambientale individua, descrive e valuta, in modo appropriato, gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:

- l'uomo, la fauna e la flora;

- il suolo, l'acqua, l'aria, l clima e il paesaggio;

- l'interazione tra i fattori di cui al primo e secondo trattino - i beni materiali ed il patrimonio culturale.

• Legge 8 luglio 1986, n. 349 “Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 15 luglio, n. 162);

• Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988, n. 377

“Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale” (in Gazz. Uff., 31 agosto, n. 204);

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Legislazione riguardante gli aspetti paesaggistici e storico-artistici

• Legge 1 giugno 1939, n. 1089 “Tutela delle cose d'interesse artistico e storico” (in Gazz. Uff., 8 agosto, n. 184). Legge abrogata dall'art. 166, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 490;

• Legge 29 giugno 1939, n. 1497 “Protezione delle bellezze naturali” (in Gazz. Uff., 14 ottobre, n. 241). Legge abrogata dall'art. 166, d.lg. 29 ottobre 1999, n. 490

• Legge 8 agosto 1985, n. 431 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale. Integrazioni dell'art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616” (in Gazz. Uff., 22 agosto, n. 197);

• Legge 8 ottobre 1997, n. 352 “Disposizioni sui beni culturali” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 17 ottobre, n. 243);

• Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della l. 8 ottobre 1997, n. 352” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 27 dicembre, n. 302).

Legislazione inerente il risparmio energetico

• Legge 9 gennaio 1991, n. 10. “Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 16 gennaio, n. 13);

• Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 “Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 14 ottobre, n. 242);

• Decreto Ministeriale 13 dicembre 1993 “Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all'art. 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici” (in Gazz. Uff., 20 dicembre, n. 297);

• Decreto Ministeriale 6 agosto 1994 “Recepimento delle norme UNI attuative del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, recante il regolamento per il

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contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici, e rettifica del valore limite del fabbisogno energetico normalizzato” (in Gazz. Uff., 24 agosto, n. 197); • UNI 8211 “Edilizia- Impianti di riscaldamento ad energia solare - Terminologia,

funzioni, requisiti e parametri per l'integrazione negli edifici”;

• UNI 8477/1 “Energia Solare Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia -valutazione dell'energia raggiante ricevuta”.

Con la Legge 10/’91, il progettista è chiamato a considerare il rapporto del sistema edificio-impianto con il contesto ambientale non solo in termini di perdite di calore da parte dell'edificio, a cui sopperire con la progettazione architettonica e impiantista, ma sulla base di un bilancio complessivo che tenga conto dell'insieme dei fattori climatici e morfologici che sono in relazione con l'intervento architettonico. Per realizzare questo bilancio il progettista deve quindi valutare:

- fattori ambientali propri del sito (valori di temperatura irraggiamento solare, ventosità, umidità relativa, ..);

- fattori morfologici locali

- fattori tipologici dell'organismo architettonico e delle sue parti in funzione della destinazione d'uso

- fattori tipologici di interfaccia con il contesto ambientale dell'organismo architettonico e delle sue parti (guadagni solari, illuminazione naturale e protezione delle pareti vetrate, azione dei venti dominanti, ... )

- fattori tecnico-costruttivi (massa termica, ponti termici, fenomeni di condensazione, certificazione energetica dei componenti, ...)

- fattori impiantistici finalizzati all'efficienza energetica del sistema edificio-impianto e dei suoi sottosistemi e componenti (rendimenti dei generatori di calore e dei corpi scaldanti, recupero scarti di calore, utilizzo di fonti rinnovabili di calore, ...),

- fattori impiantistici finalizzati alla qualità ambientale (benessere termoigrometrico, qualità dell'aria, protezione dai rumori, ..).

Sono regolamentati dalla legge tutti gli edifici pubblici e privati di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazione, qualunque sia la loro destinazione d'uso.

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VINCOLI INERENTI LA SICUREZZA

Legislazione inerente la sicurezza statica per le costruzioni i cemento armato

• Legge 5 novembre 1971, n. 1086 “Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica” (in Gazz. Uff., 21 dicembre, n. 321);

• Decreto Ministeriale 14 febbraio 1992 “Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 18 marzo, n. 65);

• Decreto Ministeriale 9 gennaio 1996 ” Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche” (in Suppl. ordinario n. 19, alla Gazz. Uff. n. 29, del 5 febbraio);

• Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche” (in Suppl. ordinario n. 19, alla Gazz. Uff. n. 29, del 5 febbraio);

• Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996 “Norme tecniche relative ai "Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi” (in Suppl. ordinario n. 19, alla Gazz. Uff. n. 29, del 5 febbraio);

• Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” (in Suppl. ordinario n. 72 alla Gazz. Uff., 8 maggio, n. 105).

Normativa inerente la sicurezza da agenti atmosferici e naturali

• Legge 18 maggio 1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 25 maggio, n. 120);

• Raccomandazione CEE n. 90/143 "Protezione del pubblico contro l'esposizione al radon";

• UNI 7979 “Edilizia- Serramenti esterni (verticali) - Classificazione in base alla permeabilità all'aria tenuta all'acqua e resistenza al vento”.

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Normativa inerente la sicurezza nel normale utilizzo degli impianti

• Legge 1 marzo 1968, n. 186 “Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici” (in Gazz. Uff., 23 marzo, n. 77);

• Legge 6 dicembre 1971, n. 1083 “Norme per la sicurezza dell'impiego del gas combustibile” (in Gazz. Uff., 20 dicembre, n. 320);

• Decreto ministeriale 1 dicembre 1975 “Norme di sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi sotto pressione” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 6 febbraio, n. 33);

• Legge 18 ottobre 1977, n. 791 “Attuazione della direttiva del consiglio delle Comunità europee (n. 73/23/CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che devono possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione” (in Gazz. Uff., 2 novembre, n. 298);

• Legge 5 marzo 1990, n. 46 “Norme per la sicurezza degli impianti” (in Gazz. Uff., 12 marzo, n. 59). La legge è finalizzata al conseguimento della sicurezza degli impianti inseriti in edifici adibiti a uso civile (unità immobiliari o parte di queste destinate ad uso abitativo, a studio professionale o a sede di persone giuridiche private, associazioni, conventi e simili). Per conseguire tale risultato la legge impone il rispetto delle norme UNI-CEI. La legge si applica nel caso di installazione, trasformazione ampliamento e manutenzione di impianti di:

- riscaldamento e climatizzazione

- idrosanitari e di sollevamento dell'acqua

- trasporto e utilizzazione del gas all'interno degli edifici - protezione antincendio.

• Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1991, n. 447 ”Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990, n. 46, in materia di sicurezza degli impianti” (in Gazz. Uff., 15 febbraio, n. 38);

• Decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, n. 162 “Regolamento recante norme per l'attuazione della direttiva 95/16/CE sugli ascensori e di semplificazione dei procedimenti per la concessione del nulla osta per ascensori e montacarichi, nonchè della relativa licenza di esercizio” (in Gazz. Uff., 10 giugno, n. 134);

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• UNI-CIG 7129 "Impianti a gas di uso domestico alimentati a rete di distribuzioni. Progettazione, installazione e manutenzione" (e aggiornamenti).

In relazione alla legge 46/’90 e al D.P.R. 447/’91 il progetto deve contenere: - gli schemi dell'impianto;

- i disegni planimetrici;

- una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell'installazione (trasformazione o ampliamento);

- l'individuazione dei materiali e dei componenti da utilizzare (in conformità alle norme UNI e CEI);

- le misure di sicurezza e di prevenzione da adottare.

Legislazione inerente la sicurezza dei materiali

• Decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277 “Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell'art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212 “ (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 27 agosto, n. 200);

• Legge 27 marzo 1992, n. 257 “Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 13 aprile, n. 87);

• Decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246 “Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione” (in Gazz. Uff., 22 luglio, n. 170) in particolare l’Allegato A, requisiti essenziali ai quali debbono rispondere le opere, stabilisce che:

1) Resistenza meccanica e stabilità. Per soddisfare questa esigenza l'opera deve essere concepita e costruita in modo da sopportare i carichi prevedibili senza dar luogo a crollo totale o parziale, deformazioni inammissibili, deterioramenti di sue parti o degli impianti fissi, danneggiamenti anche conseguenti ad eventi accidentali ma comunque prevedibili.

2) Sicurezza in caso d'incendio. Per soddisfare questa esigenza l'opera deve essere concepita e costruita in modo da garantire, in caso di incendio: la stabilità degli elementi portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli

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occupanti; la limitata propagazione del fuoco e dei fumi, anche riguardo alle opere vicine; la possibilità che gli occupanti lascino l'opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo; la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.

3) Igiene, salute ed ambiente. Per soddisfare questa esigenza l'opera deve essere concepita e costruita in modo da non costituire una minaccia per l'igiene o la salute degli occupanti o dei vicini, causata, in particolare, dalla formazione di gas nocivi, dalla presenza nell'aria di particelle o di gas pericolosi, dall'emissione di radiazioni pericolose, dall'inquinamento o dalla contaminazione dell'acqua o del suolo, da difetti di evacuazione delle acque, dai fumi e dai residui solidi o liquidi e dalla formazione di umidità in parti o sulle superfici interne dell’opera.

4) Sicurezza di utilizzazione. Per soddisfare questa esigenza l'opera deve essere concepita e costruita in modo tale che la sua utilizzazione o il suo funzionamento non presentino dei rischi inaccettabili di incidenti come scivolamenti, cadute, colpi, bruciature, scariche elettriche, ferimenti a seguito di esplosioni ed altri prevedibili danneggiamenti alle persone che la occupano o che si trovano nelle sue prossimità. 5) Protezione contro il rumore. Per soddisfare questa esigenza l'opera deve essere

concepita e costruita in modo tale che il rumore percepito dagli occupanti o da persone trovatesi in sua prossimità sia mantenuto a livelli che non presentino minaccia per la loro salute e che non permetta loro di dormire, di riposarsi e di lavorare in condizioni soddisfacenti.

6) Risparmio energetico e isolamento termico. Per soddisfare questa esigenza l'opera ed i suoi impianti di riscaldamento, di raffreddamento e di aerazione devono essere concepiti e costruiti in modo tale che il consumo d'energia necessario all'utilizzazione resti moderato tenuto conto delle condizioni climatiche locali, senza pur tuttavia nuocere al comfort termico degli occupanti.

Legislazione inerente la sicurezza in caso di incendio

• Decreto Ministeriale 30 novembre 1983 “Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi” (in Gazz. Uff., 12 dicembre, n. 339);

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• Decreto Ministeriale 12 aprile 1996 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi” (in Suppl. ordinario n. 74, alla Gazz. Uff. n. 103, del 4 maggio); • Decreto Ministeriale del 09/04/1994: “Approvazione della regola tecnica di prevenzione

incendi per la costruzione e l'esercizio delle attività ricettive turistico-alberghiere.(Gazzetta Ufficiale Italiana n° 95 del 26/04/1994 e n° 116 del 20/05/1994) • Decreto ministeriale 6/107/2003: “Approvazione della regola tecnica recante

l'aggiornamento delle disposizioni di prevenzione incendi per le attivita' ricettive turistico-alberghiere esistenti di cui al decreto 9 aprile 1994. (Gazzetta ufficiale 14/10/2003 n. 239)

Come si vede la destinazione d’uso di attività Ricettive turistico-alberghiere è oggetto di una particolare attenzione da parte del legislatore nel nostro caso faremo riferimento a attività con le seguenti caratteristiche:

- attività di nuova costruzione;

- numero di posti letto maggiore di 25; - altezza antincendio inferiore a 24 m;

Legislazione inerente la sicurezza sul luogo di lavoro

• Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 12 luglio, n. 158);

• Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303 “Norme generali per l'igiene del lavoro” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 30 aprile, n. 105);

• Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 “Attuazione delle direttive 89/391/CEE , 89/654/CEE , 89/655/CEE , 89/656/CEE , 90/269/CEE , 90/270/CEE , 90/394/CEE , 90/679/CEE , 93/88/CEE , 95/63/CE , 97/42/CE , 98/24/CE , 99/38/CE e 99/92/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 12 novembre, n. 265).

Le misure generali di tutela, previste all’articolo n. 2 del D.Lvo n. 626/’94, per la protezione della salute e per la sicurezza dei lavoratori sono:

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a) valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza;

b) eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non è possibile, loro riduzione al minimo;

c) riduzione dei rischi alla fonte;

d) programmazione della prevenzione mirando ad un complesso che integra in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive ed organizzative dell'azienda nonché l'influenza dei fattori dell'ambiente di lavoro;

e) sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso;

f) rispetto dei princìpi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo;

g) priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; h) limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio;

i) utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici, sui luoghi di lavoro; l) controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi specifici;

m) allontanamento del lavoratore dall'esposizione a rischio, per motivi sanitari inerenti la sua persona;

n) misure igieniche;

o) misure di protezione collettiva ed individuale;

p) misure di emergenza da attuare in caso di pronto soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave ed immediato;

q) uso di segnali di avvertimento e di sicurezza;

r) regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine ed impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti;

s) informazione, formazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori ovvero dei loro rappresentanti, sulle questioni riguardanti la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro; t) istruzioni adeguate ai lavoratori.

VINCOLI INERENTI IL BENESSERE

Le indicazioni dettate dalle norme seguenti sono state esaminate nel dettaglio nel paragrafo relativo alla Classe di esigenza del Benessere.

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Normativa inerente il benessere termoigrometrico

Norme cogenti:

• Legge 9 gennaio 1991, n. 10. “Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 16 gennaio, n. 13);

• Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 “Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 14 ottobre, n. 242);

• Decreto Ministeriale 13 dicembre 1993 “Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all'art. 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici” (in Gazz. Uff., 20 dicembre, n. 297).

Raccomandazioni tecniche:

• UNI 7357 (FA 83/FA 101/FA 3) “Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento di edifici" (con aggiornamenti);

• UNI 10339 “Impianti aeraulici ai fini di benessere - Generalità, classificazione e requisiti”;

• UNI 10344 “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici”;

• UNI 10345 “Trasmittanza termica dei componenti edilizi finestrati. Metodi di calcolo”; • UNI 10346 “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Scambio termico tra terreno

ed edificio";

• UNI 10347 “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Energia termica scambiata tra una tubazione e l'ambiente circostante - Metodo di calcolo”;

• UNI 10348 “Riscaldamento degli edifici Rendimenti dei sistemi di riscaldamento -Metodo di calcolo”;

• UNI 10349 “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Dati climatici”;

• UNI 10350 “Edifici residenziali. Verifica igrometrica ai fenomeni di condensazione al vapore";

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• UNI 10379 “Riscaldamento degli edifici – Fabbisogno energetico normalizzato – Metodo di calcolo e verifica".

Normativa inerente il benessere igienico

Norme cogenti:

• Decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277 “Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell'art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212 “ (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 27 agosto, n. 200);

• Decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246 “Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione” (in Gazz. Uff., 22 luglio, n. 170).

• Decreto Ministeriale 17/12/1992 n. 564 ”Regolamento concernente i criteri di sorvegliabilità dei locali adibiti a pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande.”

• Circolare 07/01/1997 n.907 Linee guida per i requisiti minimi dei pubblici esercizi, ex art. 5 della legge n. 287/91. Linee guida istruzioni per l'organizzazione funzionale dei centri di produzione e confezionamento pasti per la ristorazione collettiva. (Gazzetta regionale 11/01/1997 n. 2)

Normativa inerente il benessere visivo - luminoso

• Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 12 luglio, n. 158);

• Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303 “Norme generali per l'igiene del lavoro” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 30 aprile, n. 105).

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Normativa inerente il benessere acustico

• UNI 8199 “Misure in opera e valutazione del rumore prodotto negli ambienti dagli impianti di riscaldamento, condizionamento e ventilazione”;

• UNI EN ISO 717-1:1997 “ Valutazione dell’isolamento acustico in edifici ed in elementi di edificio. Isolamento acustico per via aerea”;

• UNI EN ISO 3740:2002 “Determinazione dei livelli di potenza sonora delle sorgenti di rumore – Linee guida per l’uso delle norme di base”;

• UNI EN 12354-2:2002 “ Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti – Isolamento acustico al calpestio tra gli ambienti”.

VINCOLI INERENTI LA FRUIBILITA’

Le indicazioni dettate dalle norme seguenti sono state esaminate nel dettaglio nel paragrafo relativo alla Classe di esigenza della Fruibilità.

• Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384 “Regolamento di attuazione dell'art. 27 della legge 30 marzo 1971, n. 118, a favore dei mutilati e invalidi civili, in materia di barriere architettoniche e trasporti pubblici” (in Gazz. Uff., 22 luglio, n. 204);

• Legge 9 gennaio 1989, n. 13 “Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati” (in Gazz. Uff., 26 gennaio, n. 21); • Decreto ministeriale 14 giugno 1989, n. 236 “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire

l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 23 giugno, n. 145);

Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 “Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 27 settembre, n. 227).

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2.2 LE CLASSI DI ESIGENZE

La norma UNI 8289:1981 definisce sette classi di esigenze per l’attività edilizia al fine di rendere espliciti i bisogni dell’utenza finale tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito.

Il processo di programmazione edilizia, affrontato nel presente Documento Preliminare all’ avvio della Progettazione, dopo aver individuato obiettivi e vincoli del lavoro in esame, prende in considerazione le classi di esigenze, che verranno successivamente tradotte in requisiti tecnici specifici e misurabili, da riscontrare in sede di collaudo ed in fase di esercizio.

Classi di esigenze - UNI 8289:1981

1) Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio;

2) Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti;

3) Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività;

4) Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti;

5) Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio; 6) Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi

del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro;

7) Salvaguardia dell’ambiente: insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte.

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CLASSE DI ESIGENZA: SICUREZZA

Per la Classe di esigenza della Sicurezza, nel campo degli edifici ricettivi e per la distribuzione e la consumazione dei cibi, sono state individuate sette sottoclassi di esigenza.

1. sicurezza statica dell'organismo edilizio; 2. sicurezza dei materiali;

3. sicurezza agli agenti atmosferici e naturali; 4. sicurezza impiantistica;

5. sicurezza nei confronti degli incendi;

6. protezione degli occupanti dalle intrusioni esterne; 7. sicurezza sul luogo di lavoro;

1.Sicurezza statica dell'organismo edilizio

La sicurezza statica dell’edificio , trattandosi nel presente caso di un recupero edilizio, va perseguita attraverso una attenta analisi dello stato di fatto e dei vari eventi che hanno lo hanno determinato. In secondo luogo è necessario valutare come le nuove parti strutturali andranno a interagire con le strutture esistenti.

Particolare attenzione merita la valutazione della possibilità che persone, edifici o attività subiscano danni o modificazioni al verificarsi di un evento sismico. Un indice può essere fornito dallo studio della vulnerabilità sismica, che mira a descrivere da una parte la perdita o la riduzione di efficienza, dall'altra la capacità residua a svolgere ed assicurare le funzioni in caso di sisma. Nel caso degli edifici la vulnerabilità dipende dai materiali, dalle caratteristiche costruttive e dallo stato di manutenzione ed esprime la loro resistenza al sisma.

2. Sicurezza dei materiali

La sicurezza dei materiali si consegue mettendo i atto criteri di scelta che portino a un corretto utilizzo dei medesimi, secondo le condizioni effettive nelle quali essi verranno impiegati dal momento della messa in opera a quello della eventuale rimozione. Di particolare rilevanza è qui la valutazione dell’eventuale rilascio di sostanze nocive da parte di componenti e materiali edili. Da sottolineare anche l’importanza della messa in opera di

Sottoclassi individuate relative alla classe di esigenza: Sicurezza

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materiali o prodotti per l’edilizia, infatti proprio in questa fase per molti di essi si sviluppa in modo rilevante la propria azione tossica. In tutti i casi in cui si utilizzano materiali o prodotti capaci di emettere sostanze nocive nell'ambiente interno è indispensabile consigliare una maggiore ventilazione dell'ambiente. Al fine della sicurezza risulta anche indispensabile valutare il rilascio di sostanze tossiche in caso di incendio, che possono essere la maggior causa di decessi. Una scelta consapevole dei materiali, dati gli strumenti oggi a disposizione, può essere effettuata avendo cura di:

- raccogliere informazioni circa le sostanze componenti il materiale;

- raccogliere informazioni circa la potenzialità e le caratteristiche di emissione di alcuni tipi di materiali o manufatti;

- identificare la posizione del materiale o del componente nell' ambiente determinare l'estensione o la massa del materiale in funzione del volume dell'ambiente;

- verificare se gli occupanti possono trovarsi in prossimità del materiale;

- determinare l'estensione o la massa di materiali adsorbenti in funzione del volume dell'ambiente, quali tessuti e materiale cartaceo;

- identificare i materiali che richiedono prodotti umidi per la pulizia (in molti casi gli stessi prodotti per la pulizia possono risultare anch'essi fonte di inquinamento);

- verificare le possibilità di ventilazione dei locali.

Efficaci misure di prevenzione per garantire la qualità dell'aria interna devono essere prese in sede progettuale. I campi entro cui il progettista può operare sono:

- rispondenza del progetto ai requisiti igienico-sanitari vigenti in materia;

- scelta di componenti e materiali mirata al massimo contenimento del potenziale rilascio di sostanze nocive;

- attuazione di misure specifiche contro inquinamento da radon;

- progettazione di impianti di condizionamento o ventilazione secondo i requisiti richiesti dalla specifica destinazione d'uso, ponendo attenzione al numero di ricambi d'aria all'efficienza di ricambio d'aria, all'efficienza di ventilazione, all'efficienza dei sistemi di filtrazione, e progettando sistemi di distribuzione dell'aria locali tecnologici tali da essere facilmente ispezionabili e manutenibili;

- stesura di indicazioni o direttive contenenti procedure di manutenzione tecnologico-sanitarie del manufatto edilizio, di specifici componenti e/o dell'impianto di condizionamento/ventilazione.

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3. Sicurezza agli agenti atmosferici e naturali;

La sicurezza agli agenti atmosferici e naturali va perseguita prima di tutto per la fase di realizzazione dell’opera nella quale è più facile che fenomeni come l’infiltrazione della pioggia, le scariche atmosferiche e simili, determinino situazioni di rischio immediato per gli addetti ai lavori, o differito nel tempo andando a riguardare gli utilizzatori. L’opera finale deve essere progettata tenendo conto dell’entità dei fenomeni atmosferici ai quali sarà soggetta, in modo da tutelare se stessa e gli utilizzatori meccanico (azione del vento, della grandine, della neve), idraulico (azione della pioggia), elettrico (azione delle scariche atmosferiche e dell’elettricità statica).

4. Sicurezza impiantistica;

La sicurezza impiantistica si ottiene essenzialmente ottemperando ai numerosi obblighi di legge relativi a questo delicato settore. Di pari importanza però appare l’informazione e la comunicazione agli utenti del corretto modo di utilizzo degli impianti in modo da ridurre il rischio di danno che per sistemi di tale complessità appare comunque non eliminabile.

5. Sicurezza nei confronti degli incendi;

L’incendio è una degli eventi più dannosi e pericolosi per gli organismi edilizi e i loro fruitori. E’ oggetto di norme specifiche per la maggior parte delle tipologie edilizie nel tentativo di ottimizzare la sicurezza passiva (cioè l’insieme degli accorgimenti atti a evitare il verificarsi dell’incendio) e quella attiva (cioè l’insieme degli accorgimenti atti a limitare i danni una volta che l’incendio è divampato). Questo approccio è dovuto al fatto che gli i danni provocati degli incendi sono funzione strettissima del tempo di reazione da parte degli impianti, degli utenti, e delle squadre di soccorso. La progettazione dovrà dunque tenere particolare conto della “temporalizzazione dello spazio” nei confronti di questi eventi.

6. protezione degli occupanti dalle intrusioni esterne;

Questa sottoclasse mira a prevenire i danni che possono provocati dalla volontà umana. Anche in questo caso si devono mettere in atto sistemi di prevenzione (come alti cancelli e muri di cinta, avvertenze scritte che informino sui sistemi di protezione adottati, o altri deterrenti) e sistemi di protezione (come sistemi di larme o di video-sorveglianza).

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7.sicurezza sul luogo di lavoro;

La sicurezza sul luogo di lavoro riguarda prima di tutto la fase di realizzazione dell’opera e si consegue progettando i tempi e le modalità di realizzazione in modo da minimizzare i rischi dovuti soprattutto alla possibile compresenza di diverse figure professionali che possono interferire le une con le altre. La sicurezza sul lavoro deve essere garantita anche agli addetti alla gestione dell’opera, attraverso una metodico addestramento di tali soggetti e seguendo le varie norme e regolamenti in vigore.

CLASSE DI ESIGENZA: BENESSERE

Per Classe di esigenza relativa al Benessere, che può essere definito come la condizione in cui un individuo non è condizionato in nessuna maniera dall’ambiente in cui si trova, è stata suddivisa in cinque sottoclassi di esigenza.

1. benessere termoigrometrico; 2. benessere igienico e olfattivo; 3. benessere visivo;

4. benessere luminoso; 5. benessere acustico;

1. benessere termoigrometrico

La “macchina umana” ha , dal punto di vista termico, una esigenza fondamentale: mantenere la sua temperatura interna molto stabile, su valori di 37±0.5C. Allo stesso tempo il corpo produce costantemente calore, come risultato della sua attività metabolica. Per conseguire il benessere termico, il corpo deve quindi cedere all'ambiente questa quantità di calore: non di più, altrimenti la sua temperatura interna diminuirebbe, non di meno, altrimenti essa crescerebbe. Il corpo scambia calore l’esterno attraverso i noti meccanismi di conduzione (contatto con corpi a temperature diverse) convezione (contatto con un fluido, tipicamente l’aria, che movendosi “trasporta” il calore) e irraggiamento (il passaggio di calore che avviene dai corpi più caldi a quelli più freddi sotto forma di radiazione elettromagnetica infrarossa). Occorre tener presente tutti i fattori che influenzano questi aspetti, come l’attività

Sottoclassi individuate relative alla classe di esigenza: Benessere

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fisica svolta dagli utenti, la velocità dell’aria, l’irraggiamento solare, la temperatura delle pareti ecc..

Per conseguire il benessere termoigrometrico è necessario controllare anche un altro parametro: l’umidità relativa, cioè la quantità di vapore acqueo presente nell’ambiente. Questo perché l’umidità incide sul buon funzionamento del principale meccanismo di termoregolazione umana, la sudorazione, e così variando la sensazione di calore da parte dell’uomo a parità di condizioni termiche.

2. benessere igienico e olfattivo

Il benessere igienico e olfattivo si consegue valutando contromisure per eventuali emissioni inquinanti o odorose presenti nella zona dell’insediamento e progettando le varie funzioni dell’edificio con lo scopo di garantire la lavabilità delle superfici e il controllo di eventuali emissioni odorose tra i vari ambienti.

Questa sotto classe di esigenza è particolarmente rilevante per gli spazi destinati alla produzione o alla consumazione di cibi.

3. benessere visivo

Il benessere visivo e legato alla percezione umana della realtà visiva. Dipende dai colori, dalla forma sella struttura tenendo conto del campo visivo della persona. Per conseguirlo è necessario porre attenzione ad aspetti architettonici e estetici come le proporzioni, le distanze, i cambiamenti di prospettiva.

4. benessere luminoso

Per il benessere luminoso degli ambienti si fa riferimento alla definizione di prestazione visiva, ovvero concetto che riassume l'influenza che le condizioni di illuminazione hanno sulla velocità e sulla accuratezza con cui viene svolto il compito visivo desiderato. Tutti gli esperimenti mostrano che la prestazione dipende dalle seguenti grandezze: l'illuminamento sull'area di osservazione; il contrasto di luminanza e/o di colore tra dettaglio e sfondo; e le dimensioni angolari del dettaglio e la difficoltà del compito. Essendo la struttura in esame pensata per attività di studio, il benessere luminoso va preso in adeguata considerazione.

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Il Benessere acustico degli ambienti si persegue valutando le emissioni sonore (interne e esterne) che interessano la struttura, e cercando di renderle idonee in rapporto alle funzioni da svolgere. I parametri fisici da valutare per ogni ambiente sono:

- Intensità sonora (è il “volume” del suono e dipende dall’energia sonora liberata nell’ambiente dalla fonte e dal percorso che collega la fonte all’utente);

- Il tempo di riverberazione (è il tempo durante il quale il suono permane nell’orecchio dopo che la fonte sonora ha cessato l’emissione e dipende dalla geometria degli ambienti e dal potere fonoassorbente delle superfici interne);

- L’eco (è la ripetizione a intervalli regolari dell’impulso sonoro dovuta alla riflessione dell’onda da parte di una superficie. Dipende dalla geometria degli ambienti e dal potere fonoassorbente delle superfici interne);

Gli aspetti architettonici da tenere particolarmente sotto controllo sono: - la qualità acustica delle sale destinate all'ascolto;

- la trasmissione del rumore attraverso le pareti di separazione tra ambienti adiacenti; - la trasmissione del rumore di calpestio attraverso i solai;

- la riduzione del rumore generato da sorgenti esterne;

Gli obiettivi fondamentali della progettazione acustica di un ambiente destinato a funzioni specifiche sono:

- assicurare un livello sonoro adeguato in tutti i punti della sala; - eliminare, o ridurre a livelli accettabili, i rumori disturbanti; - garantire tempi di riverberazione ottimali.

In aggiunta a questi, la qualità di un locale va valutata tenendo conto di altri aspetti quali: intimità, calore, vivezza, diffusione, distorsione, disuniformità, ecc.

CLASSE DI ESIGENZA: FRUIBILITA’

Per Classe di esigenza relativa alla Fruibilità, definita come insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività si sono individuate tre sottoclassi.

1. abitabilità; Sottoclassi individuate

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3. visitabilità;

1. Abitabilità

L’abitabilità degli spazi va prima di tutto perseguita attraverso la conoscenza dettagliata dei dati antropometrici che riportano i manuali, comprendendo in tali dati sia le dimensioni fisiche statisticamente rilevanti (pari a circa il 95% della popolazione), sia le misure di ingombro e di accesso relative alla esplicazione di movimenti e attività usuali come: camminare, sedersi, lavorare, dormire, prendere, ecc. I criteri per garantire l’abitabilità sono poi presi in considerazione dai regolamenti edilizi, fatte salve più restrittive norme che riguardano altri aspetti.

2. Accessibilità

L’accessibilità da parte di tutti è qui riferita alle singole unità spaziali (camere, collegamenti, servizi ecc). Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l'edificio, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi e attrezzature resi accessibili in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia. L’accessibilità di uno spazio va perseguita eliminando le “barriere architettoniche”, dove per barriere architettoniche si intendono:

- gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;

- gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;

- la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque ed in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

3. Visitabilità

La visitabilità prende in esame il complesso dell’organismo edilizio e esprime l’esigenza che a tutti, compresi i portatori di handicap, sia assicurata la possibilità di fruire dell’organismo edilizio in maniera adeguata per quanto riguarda le funzioni individuali, l'accessibilità agli spazi di relazione e ad un numero adeguato di servizi igienici.

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CLASSE DI ESIGENZA: ASPETTO

Per la Classe di esigenza dell’ Aspetto, in un progetto di recupero si pone soprattutto il problema della conservazione delle caratteristiche della struttura e delle modalità percezione dei i nuovi apporti architettonici da parte dell’uomo. L’argomento è delicato e da sempre oggetto di discussione. Per il presente lavoro da realizzarsi nel centro storico di Lucca, fatti salvi gli obblighi di legge, si ritiene che il corretto approccio da perseguire sia quello di mantenere inalterata la percezione che si ha del complesso dall’esterno del muro di cinta. Questo comporta un mantenimento integrale degli elementi estetici dell’edificio principale e un restauro conservativo del muro di cinta (oggi in pessime condizioni). Per quanto riguarda gli edifici diroccati all’interno, va sottolineato che essi sono pressoché invisibili dell’esterno del fabbricato a causa dell’altezza del muro di cinta. Costatato inoltre l’avanzato stato di degrado e lo scarso valore di testimonianza storica, si ritiene di poterli ricostruire mantenendo inalterata la volumetria, compresa l’altezza linee di colmo.

CLASSE DI ESIGENZA: GESTIONE

Per ogni tipo di intervento, l’investimento per la realizzazione dello stesso dovrà tenere in considerazione non solo il costo di costruzione, ma anche quello di gestione per il ciclo di vita ipotizzato dell’opera, inteso come presunto periodo nel quale il prodotto mantiene un accettabile livello di funzionalità ed efficienza, nel nostro caso corrispondente a 25 anni. Si rende necessaria quindi una manutenzione con l’obiettivo di conservare il più possibile le caratteristiche originarie del prodotto edilizio, compatibilmente con le esigenze di garantire un equilibrio tra qualità funzionale, benessere per i fruitori e costo di gestione per il periodo di vita utile. Per questo la normativa rende obbligatoria la stesura, per il nostro intervento, del Piano di manutenzione, a cui si fa riferimento nella tabella seguente, che è il documento complementare al progetto esecutivo che prevede, pianifica e programma, tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi effettivamente realizzati, l'attività di manutenzione dell'intervento al fine di mantenere nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l'efficienza ed il valore economico. Il piano di manutenzione assume contenuto differenziato

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documenti operativi: il manuale d'uso, il manuale di manutenzione, il programma di manutenzione. Per la Classe di esigenza della gestione, sono state individuate due sottoclassi di esigenza:

1. manutenzione ordinaria; 2. manutenzione straordinaria;

1. manutenzione ordinaria

Secondo il Decreto del Presidente della Repubblica del 6 Giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia“, si intendono per "interventi di manutenzione ordinaria", gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti; in pratica la manutenzione ordinaria serve al mantenimento dell’efficienza delle funzioni esistenti. Generalmente gli interventi di manutenzione ordinaria sono richiesti a seguito di:

- attuazione di politiche manutentive ( manutenzione preventiva, ciclica, predittiva secondo condizione );

- rilevazione di guasti o avarie ( manutenzione a guasto o correttiva );

- esigenza di ottimizzare la disponibilità del bene e migliorarne l’efficienza (interventi di miglioramento o di piccola modifica che non comportano incremento del valore patrimoniale del bene ).

I suddetti interventi non modificano le caratteristiche originarie del bene stesso e non ne modificano la struttura essenziale, la destinazione d’uso; i costi relativi devono essere previsti nel budget di manutenzione.

2. manutenzione straordinaria

Secondo il Decreto del Presidente della Repubblica del 6 Giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia“, si intendono per "interventi di manutenzione straordinaria", le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni di uso. In pratica con la

Sottoclassi individuate relative alla classe di esigenza: Gestione

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manutenzione straordinaria si mira al recupero di funzioni perse o al rinnovamento di funzioni obsolete.

La manutenzione straordinaria prevede, invece, interventi non ricorrenti e di elevato costo, solitamente attribuibili ad imprevisti; anche per evitare questo tipo di interventi si redige il Piano di manutenzione.

CLASSE DI ESIGENZA: INTEGRABILITA’

Per il presente progetto l’integrabilità definita, lo ricordiamo, come “insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro” porta all’individuazione di due sottoclassi:

1. integrabilità delle funzioni e degli spazi ad esse associati;

2. integrabilità dei materiali

1. integrabilità delle funzioni e degli spazi ad esse associati;

Questa sottoclasse si riflette soprattutto nello studio dell’ ubicazione delle Unità Spaziali compatibilmente alle funzioni che vi si svolgono e alle relazioni tra gli stessi attraverso i percorsi interni all’edificio, come studiato successivamente attraverso l’analisi funzionale e più specificatamente attraverso la matrice di relazione.

2. integrabilità dei materiali

L’integrabilità dei materiali si persegue attraverso lo studio delle caratteristiche dei medesimi ed è di fondamentale importanza per un corretto svolgimento delle funzioni all’interno dell’edificio e per garantire ad esso un ciclo di vita pari a quello ipotizzato in fase progettuale.

CLASSE DI ESIGENZA: SALVAGUARDIA AMBIENTALE

Sottoclassi individuate relative alla classe di esigenza: Integrabilità

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Per la classe di esigenza della salvaguardia ambientale, tenuto conto delle specificità del presente problema, si sono individuate due sottoclassi:

1. Tutela paesaggistica 2. Tutela ambientale

1. tutela paesaggistica

Per quanto riguarda la classe di esigenza della salvaguardi ambientale, sia in ambito di ricerca scientifica e culturale che in ambito di ordinamenti normativi specifici, le azioni di tutela del paesaggio anticipano di mezzo secolo quelle rivolte alla salvaguardia dell'ambiente in generale. La tutela dell'ambiente, infatti, si è imposta solo negli ultimi anni come istanza primaria ed essenziale in riferimento ai settori dell'attività umana che hanno rivelato maggiore impatto ambientale, ma ha finito per affermarsi anche come esigenza da considerare e verificare in qualsiasi tipo di intervento, integrando e modificando profondamente la prassi progettuale.

La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) costituisce il più importante e diffuso tra gli strumenti tecnico-normativi messi a punto e regolamentati in vista dell'esigenza di salvaguardare gli ambiti di compatibilità delle trasformazioni ambientali, mediante un duplice ordine di operatività: consentire la valutazione preventiva delle ricadute ambientali degli interventi e predisporre strategie di limitazione degli eventuali danni e/o interventi compensativi del danno stesso. Accanto alla proclamazione di obiettivi e valori generali, l'Atto definisce alcuni interessanti aspetti procedurali di ordine amministrativo come:

- adottare un approccio sistematico e interdisciplinare al fine di assicurare l'uso integrato delle scienze sociali e naturali e delle tecniche progettuali nella pianificazione e nei processi decisionali in grado di influenzare l'ambiente umano;

- definire e sviluppare metodi e procedure che possano garantire che i valori e le bellezze ambientali presenti e non quantificabili, siano adeguatamente considerati nell'ambito dei processi decisionali unitamente agli aspetti tecnici ed economici;

- inserire in ogni raccomandazione o relazione sulle proposte di legge e negli atti federali rilevanti che incidano significativamente sulla qualità ambientale, una relazione dettagliata redatta dal funzionario responsabile contenente: l'impatto sull'ambiente dell'azione proposta, qualsiasi effetto negativo sull'ambiente che non può essere evitato nell'attuazione della Sottoclassi individuate

relative alla classe di esigenza: Salvaguardia ambientale

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proposta, le alternativa all'azione proposta e il rapporto tra l'utilizzazione locale a breve termine e la preservazione e miglioramento della produttività a medio termine e qualsiasi utilizzazione di risorse irreversibile e irreparabile che sia dall'attuazione dell'azione proposta.

2. tutela ambientale

Di importanza sempre maggiore negli ultimi anni anche lo studio dell’uso razionale dell’energia e delle risorse a cui il progettista deve fare attenzione fin dall’inizio della sua attività progettuale per una seria tutela dell’ambiente. L’aspetto del risparmio energetico è il terreno dove oggi si gioca il mantenimento delle condizioni climatiche mondiali e deve essere oggetto di attenzione a tutti i livelli di scala.

Nel progettare gli aspetti energetici dell'edificio sarà necessario considerare elementi di varia natura, tutti concorrenti al bilancio energetico del sistema edilizio-ambientale. Il primo di essi è l'aspetto delle dispersioni termiche invernali, affrontato dalle vigenti disposizioni normative nazionali e regionali. A causa della prolungata occupazione dell'edificio da parte degli operatori sarà necessario mantenere al suo interno una temperatura sufficiente al benessere, in relazione alle attività svolte. Il problema delle dispersioni termiche si pone anche in condizioni estive, quando si dovrà evitare che il calore accumulato dall'involucro per effetto dell'irraggiamento diretto sia trasferito agli ambienti interni, gravando sull'eventuale impianto di raffrescamento dell'aria. Il consumo energetico deve essere ridotto anche sul versante dell'energia elettrica, limitando l'uso dell'illuminazione artificiale e privilegiando quando possibile la luce naturale. Come principio guida si suggerisce il ricorso a soluzioni tipologiche, sistemi tecnici e impianti che riducano quanto più possibile l'entropia prodotta dal sistema, cercando di sfruttare gli apporti energetici naturali e minimizzando i flussi energetici uscenti.

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2.3 I REQUISITI RELATIVI AI VINCOLI

DEFINIZIONE DI REQUISITO

Il Requisito è , secondo la norma UNI 10838: 1999, la traduzione di un’esigenza in fattori tecnici e fisici misurabili, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in particolari condizioni d’uso e/o di sollecitazione; in pratica è ciò che si richiede ad un elemento edilizio perché abbia caratteristiche tali da soddisfare determinate esigenze nel contesto in cui si trova.

I requisiti sono perciò strettamente legati alle classi di esigenze e possono essere classificati in:

requisiti funzionali spaziali: traduzione di un’esigenza in fattori geometrico dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento di un elemento spaziale;

requisiti ambientali;

requisiti tecnologici: traduzione di un’esigenza in fattori tecnico- scientifici atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un subsistema tecnologico e/o di un elemento tecnico;

requisiti tecnici: traduzione di un requisito nelle caratteristiche intrinseche (chimiche, fisiche, meccaniche…) che devono connotare le parti componenti di un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

requisiti operativi: traduzione di un requisito tecnico in caratteristiche tecnico-dimensionali e di relazione che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

requisiti di curabilità: traduzione di un requisito tecnologico nelle caratteristiche funzionali alla durata e alla sua affidabilità che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso;

requisiti di manutebilità: traduzione di un requisito tecnico nelle caratteristiche di operabilità manutentiva che connotano un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso.

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L’ analisi delle esigenze e loro specifiche, e relativa traduzione in requisiti, svolta in fase di programmazione, ha lo scopo di soddisfare, oltre agli obiettivi stessi del processo edilizio, nel rispetto dei vincoli legislativi ed ambientali, le prestazioni attese dall’utenza. La definizione di Prestazione edilizia secondo la norma UNI 10838:1999 è infatti il comportamento reale dell’organismo edilizio e/o delle sue parti nelle effettive condizioni di uso e di sollecitazione; vengono classificate in prestazioni edilizie ambientali e tecnologiche.

Di seguito per ogni classe di esigenza (e relative sottoclassi) analizzata nel precedente capitolo verranno elencati i relativi requisiti necessari alla realizzazione edilizia in esame o le norme tecniche alle quali ci si dovrà riferire.

REQUISITI RELATIVI ALLA CLASSE DI ESIGENZA DELLA SICUREZZA

Classe di esigenza: Sicurezza

Sottoclasse 1: Sicurezza statica dell'organismo edilizio

Elementi tecnici Requisiti Rif. normativi

Strutture esistenti

Deve essere valutata la stabilità delle strutture esistenti anche in rapporto al loro stato di conservazione. Ove opportuno bisogna operare per migliorare la sicurezza statica complessiva dell’ edificio.

D.M.20/11/’87 D.M.14/09/’05 (Norm. tec. per le

costruzioni) Nuove strutture in cemento armato e relativi tamponamenti esterni.

Deve essere garantire la stabilità della struttura portante e di tamponamento dell’opera nell’intero ciclo di vita.

Deve essere garantita una adeguata risposta all’azione sismica.

L. 1086/’71 DM 14/09/’05 (Norm. tec. per le

costruzioni)

Nuove strutture in muratura portante armata

Deve essere garantire la stabilità delle strutture in muratura portante armata nell’intero ciclo di vita.

Deve essere garantita una adeguata risposta all’azione sismica.

D.M.14/09/’05 (Norm. tec. per le

costruzioni)

Sovraccarichi di esercizio

Strutture ricettive (ambienti non suscettibili di affollamento) Sovraccarico distribuito: 200daN/m2 Sovraccarico concentrato: 200 daN/m2; Sovraccarico lineare: 100 daN/m2.

Strutture per la consumazione cibi (ambienti suscettibili di affollamento) Sovraccarico distribuito: 300daN/m2

Sovraccarico concentrato: 200 daN/m2 ; Sovraccarico lineare: 100 daN/m2.

D.M.14/09/’05 (Norm. tec. per le

costruzioni)

Parti non strutturali dell’edificio, controsoffitti, tramezzature ecc..

Deve essere valutata la stabilità delle parti non strutturali nell’intero ciclo di vita. Deve essere garantita una adeguata risposta all’azione sismica.

D.M.14/09/’05 (Norm. tec. per le

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Classe di esigenza: Sicurezza

Sottoclasse 2: Sicurezza dei materiali

Elementi tecnici Requisiti Rif. normativi

Complesso dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera.

Le emissioni di sostanze nocive devono essere contenuti entro i valori massimi della concentrazione degli inquinanti presenti nell’aria degli ambienti interni e confinati.

Vedi tabelle T-1, T-2, T-3.

DLvo 277/’91 DPR 246/’93

TAB. T-1: Materiali a rischio in relazione ai vari sistemi tecnologici

SISTEMA

TECNOLOGICO MATERIALI A RISCHIO

Fondazioni -Insetticidi

-Trattamenti impermeabilizzanti del terreno derivati del petrolio -Umidità di risalita

Struttura - Prodotti di preservazione del legno

- Sigillanti - Collanti - Siliconi

- Membrane impermeabilizzanti - Composti smaltati

Isolamento - Isolante termico

- Isolante acustico - Isolante al fuoco

Interni finiture - Adesivi per pavimentazioni e moquette

- Rivestimenti resilienti per pavimentazioni - Moquette

- Rivestimenti per pareti - Adesivi

- Vernici - Coloranti - Partizioni

- Rivestimenti con pannelli - Arredo

- Controsoffitto

Impianti di climatizzazione ventilazione

- Isolante nei condotti - Sigillanti per i condotti - Trattamento chimico dell'acqua

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TAB. T-2: Caratteristiche del materiale che influenzano la qualità dell’aria

FATTORI ASPETTI CHE INFLUENZANO LA QUALITA’ DELL’ARIA

Costituzione chimico-fisica del materiale

- Materiale friabile

- Materiale contenete Composti Organici Volatili - Materiale contenente elementi naturalmente radioattivi - Materiale facilmente attaccabile da microrganismi - Materiale con spiccate caratteristiche di assorbimento

Condizioni che influen-zano il rilascio di sostanze

- Intensità della sorgente

- Condizioni microclimatiche favorevoli

Modalità di rilascio di

sostanze - Emissione lenta

Modalità di stoccaggio dei materiali

- Scarsa ventilazione prima della posa

Tecniche di posa - Posa ad umido

Posizione all'interno Dell’edificio

- Elevato rapporto tra estensione superficiale, area tras-versale o massa del materiale e volume dell'ambiente - Contatto diretto con flussi d'aria di ventilazione - Materiale non confinato

- Materiale a diretto contatto fisico con le persone

Comportamento del materiale in esercizio

- Effetti in condizioni di usura - Effetti in condizioni di frattura - Effetti in condizioni di sollecitazione

Comportamento del materiale in presenza di agenti aggressivi

- Effetti degli agenti atmosferici - Effetti degli agenti chimici

Comportamento in caso di incendio

- Emissione di gas tossici

Comportamento sotto sollecitazioni

- Rilascio di fibre e particolato

- Rottura delle strutture che realizzano il confinamento di materiali contenenti sostanze potenzialmente nocive

Ventilazione - Scarso numero di ricambi d'aria

Abitudini di vita - Lunghi periodi di permanenza nell'ambiente

- Settori di popolazione potenzialmente più a rischio

Cicli manutentivi - Scarsa o errata manutenzione

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TAB. T-3: Valutazione dei rischi legata all’utilizzo dei materiali

MATERIALI SPECIFICHE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Materiali lapidei naturali

Vi possono essere problemi legati all'emissività di radon da parte di rocce eruttive sia massive (granito, sienite, dioriti, gabbro, porfido, trachite, diabase, basalto, porfiriti) che detritiche (pomice usata come legante in calcestruzzi alleggeriti tufo). Misure di radioattività hanno però dimostrato ampi range di variabilità per rocce simili estratte in zone anche poco distanti tra loro. È stato inoltre rilevato che la pietra levigata ha una emissività notevolmente inferiore della pietra grezza.

Impieghi: strutturali, leganti, rivestimento

Valutazione del rischio: alta per pietre come tufo, peperino soprattutto se utilizzati in locali

non ventilati. Possibile aumento di radioattività se utilizzati in congiunzione con cementi pozzolanici. Tra le pietre da rivestimento è da segnalare il granito che in alcuni casi ha mostrato elevati livelli di radioattività.

Materiali ceramici

Ottenuti per cottura dell'argilla impastata con l'acqua. Il costituente principale è il silicato di alluminio idrato a cui sono aggiunti in varia percentuale carbonato di calcio (terrecotte e laterizi), quarzo, feldspato (porcellane, terraglie), allumina (grès). Durante il processo produttivo possono avvenire delle contaminazioni in funzione del tipo di combustibile utilizzato. Il contenuto di radioattività naturale è legato alle caratteristiche delle materie prime impiegate.

Impieghi: strutturali, rivestimento, sanitari.

Valutazione del rischio: non sussistono rischi associabili a questo tipo di prodotto durante la

sua vita in opera.

Calcestruzzi Costituenti base sono acqua e cemento (il più utilizzato è il tipo Portland) con l'eventuale aggiunta, in concentrazioni molto base, di additivi fluidificanti e/o ritardanti.

Impieghi: strutturali

Valutazione del rischio: crepe e fessurazioni nelle strutture che si realizzano specie se di

fondazione, possono costituire delle vie per la propagazione del gas radon. Alti livello di radioattività per i cementi contenenti pozzolana e derivati.

Malte per intonaci

Il componente principale è la calce miscelata con acqua e sabbie di idonea composizione e granulometria.

Impieghi: strutturali

Valutazione del rischio: il livello di radiazione, per altro basso,dipendedalle cave di

provenienza delle materie prime.

Sigillanti, siliconi

Materiali, presenti in forma liquida o semisolida, costituiti da una macromolecola di silicio e ossigeno o cloro, e radicali alchilici (etile, metile ecc.). Le soluzioni siliconiche possono essere trattate con resine sintetiche di vario tipo (alchidiche poliestere ecc.) per ottenere i corrispondenti copolimeri.

Impieghi: l'impiego dei siliconi è vastissimo. In edilizia si utilizza come sigillante, adesivo

con proprietà idrofughe, come additivo per vernici, smalti e prodotti impermeabilizzanti, come base per guarnizioni.

Valutazione del rischio: in forma fluida vi è una elevata volatilizzazione dei composti

organici durante la posa in opera. In forma elastomerica è caratterizzato da rilasci a emissione lenta nel tempo.

Figura

TAB. T-1: Materiali a rischio in relazione ai vari sistemi tecnologici
TAB. T-4: Concentrazioni massime di sostanze inquinanti per ambienti confinati

Riferimenti

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