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Capitolo 9
Conclusioni
Nonostante i buoni risultati ottenuti con l’impiego delle ancore di sutura nel trattamento dell’incompetenza del LCA nel cane ci siamo posti il problema se fosse necessaria una rivalutazione di tutti i casi clinici con un netto spirito critico.
Uno dei punti più delicati di questa tecnica è risultato essere l’individuazione del punto d’infissione dell’ancora. È fondamentale, infatti, che la protesi sia posizionata nel condilo femorale laterale in modo che le suture innestate seguano la stessa direzione del fibre che costituiscono il LCA integro in modo da non alterare gli equilibri biomeccanici dell’articolazione femoro-tibio-rotulea. Nei casi finora trattati abbiamo preso come punto di riferimento per l’infissione dell’ancora la distanza tra la troclea e l’osso sesamoideo del gastrocnemio laterale. Non riuscendo, però, ad inserire l’ancora mai nel medesimo punto per tutti i casi. Forse, l’impiego di un particolare puntatore, potrebbe risolvere questo problema.
Altro punto critico, emerso dall’esame dei dati clinici in nostro possesso, è rappresentato dalla messa in tensione delle suture mediante nodo chirurgico. È stato, talvolta necessario, ricorrere allo scioglimento e alla riesecuzione del nodo in quanto permaneva positività alla manovra del cassetto anteriore testata in sede operatoria. L’esperienza ci ha indotto a compiere sempre meno errori, per cui abbiamo potuto stabilire che, per una maggior tenuta della protesi, è meglio eseguire il nodo in posizione laterale in prossimità del tunnel sulla cresta tibiale e che stabilizzare prima una sutura (Mersilene) e poi l’altra ci consente una maggior tranquillità sul grado di tensione da dare all’impianto.
La rottura delle protesi accertata si è riscontrata in solo due casi di cui uno a più di un mese di distanza dall’intervento, quando ormai il soggetto aveva ripreso completamente la propria attività, per cui tale evento può essere imputabile alla frizione esercitata dal tunnel osseo sulla sutura sottoposta a carico eccessivo che ne
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ha determinato il cedimento. Visto il rapido recupero post-operatorio, molti dei soggetti osservati vengono, infatti, troppo rapidamente lasciati a se stessi dai proprietari, cosa che può indurre una eccessiva attività locomotoria e determinare la rottura della protesi. Riteniamo infatti che il recupero post-operatorio deve essere il più graduale possibile sottoponendo l’impianto a carichi di entità crescente. Molto importante a questo punto può essere la terapia fisioterapica sia pre- che post-operatoria. In quanto l’ipotrofia muscolare può limitare il recupero funzionale dell’articolazione con lesione del LCA, come il mantenimento di una normotrofia muscolare può favorire un miglior contenimento del ginocchio nell’immediato post-operatorio.
Nonostante questa tecnica ci abbia affascinato sono possibili ulteriori miglioramenti. I buoni risultati ottenuti non devono arrestare il nostro studio ma devono stimolare la nostra ricerca verso nuove soluzioni che possano velocizzare la tecnica e permettere un sempre più rapido recupero del paziente.
Riuscire infatti a limitare la frizione dell’impianto all’interno del tunnel tibiale e determinare in maniera più accurata il punto di infissione dell’ancora ci potrebbe certamente consentire un ulteriore passo avanti per il perfezionamento di una tecnica che ha segnato un particolare novità nella chirurgia del ginocchio in presenza di rottura del LCA del cane.