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La Component Resolved Diagnosis nelladiagnostica allergologica pediatrica

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RIMeL / IJLaM 2009; 5 (Suppl.)

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Ricevuto: 15-07-2009 Pubblicato on-line: 11-09-2009

Corrispondenza a: Prof. Giovanni Melioli, Laboratorio Centrale di Analisi, Istituto G. Gaslini, Largo G. Gaslini n. 5, 16147 Genova. Tel. 010-5636832, fax 010-3994168, e-mail: giovannimelioli@ospedale-gaslini.ge.it

La Component Resolved Diagnosis nella diagnostica allergologica pediatrica

G. Melioli

a

, A.M. Riccio

c

, L. Marcomini

a

, A. Agazzi

a

, M. Tosca

b

, G.W. Canonica

c

a

U.O.C Laboratorio Centrale di Analisi,

b

U.O.C Pneumologia, Istituto G. Gaslini, Genova

c

Clinica Pneumologica, Università degli Studi, Genova

Riassunto

La Component Resolved Diagnosis (CRD), per la sua capacità di identificare a livello molecolare, un aller- gene associato ad una data patologia, ha un signifi- cato particolarmente importante in pediatria, dal momento che consente non solo di definire strategie terapeutiche adeguate, ma consente anche di inter- venire, in maniera efficace, in un sistema immune in rapida evoluzione. In particolare, quando la CRD in pediatria viene associata ad indagini che considerino anche la patologia infettiva delle vie aeree superiori, consente di modificare positivamente la storia natu- rale delle allergie respiratorie.

Summary

The Component resolved diagnosis in paediatric al- lergy diagnosis

For its characteristics of identifying the allergen at a mole- cular level, the “Component Resolved Diagnosis” (CRD) is particularly important during childhood. Indeed, it al- lows not only to establish a good and global therapeutic strategy, but also to efficiently support the evolution of the maturation of the immune system. This is particularly important when inhalant allergy is associated to infections of the upper respiratory airways, where an integrated the- rapeutic approach may result in a significant advantage for the small patients.

Key-words: ISAC, paediatrics, Flow-2-Cast, allergens, IgE.

La diagnostica allergologica in pediatria cade in un peri- odo di evoluzione non solo del bambino ma anche del suo sistema immune. E’ quindi necessario considerare che per i primi mesi, il neonato non è in grado di rispondere ad antigeni non-T dipendenti; successivamente, fino al ter- zo anno, la sua immunocompetenza è incompleta e pro- gredisce fino all’età della pubertà quando le modificazioni ormonali possono modificare numerosi aspetti della sua immunità umorale e cellulo-mediata. A questo si aggiunga che nell’età pediatrica, il piccolo paziente incontra per la prima volta moltissimi patogeni e per questo il suo sistema immune, da una parte, è orientato a difendersi contro i patogeni stessi, mentre dall’altra, a causa della patologia infiammatoria che contraddistingue, per esempio, le infe- zioni delle vie aeree, assistiamo ad una particolare morbili- tà legata a fenomeni allergici.

Il compito del medico di laboratorio, in questi casi, è quindi quello di utilizzare tutto l’armamentario diagnosti- co che ha a disposizione per consentire un inquadramento

accurato ed esaustivo del paziente pediatrico. E’ quindi necessario integrare i risultati ottenuti con le tecniche di diagnostica allergologica con i risultati della sierologia, del- la chimica clinica e dell’ematologia che ci consentono di inquadrare il paziente nella sua completezza.

La patologia allergica contempla differenti aspetti clinici:

allergie respiratorie, allergie alimentari, allergie professio- nali e allergie da farmaci.

La diagnostica allergologica dispone oggi di tecnologie sicuramente più avanzate di quelle di cui disponeva solo 5 anni orsono. Lo stesso si dica della diagnostica infettivolo- gica (per esempio, tutte le tecniche rapide per l’identifica- zione di virus respiratori mediante analisi degli acidi nuclei- ci). Quindi, se in passato, una semplice diagnosi allergologi- ca, almeno in pediatria, poteva essere adeguata, adesso un simile approccio è largamente insufficiente per inquadrare il paziente.

La diagnostica allergologica, nel caso delle allergie respi-

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ratorie, è costituita da indagini di primo livello (anamnesi e test cutanei), secondo livello (ricerca delle IgE specifiche usando antigeni estrattivi), terzo livello (ricerca di IgE spe- cifiche per antigeni purificati o ricombinanti, siano essi in provetta o in micro-array) e quarto livello (test funzionali, quali attivazione dei basofili).

L’integrazione dei vari livelli è legata all’approccio di te- rapia che viene previsto. Infatti, se per un trattamento far- macologico (anche di lunga durata) può bastare, in genere, una diagnostica di primo livello, se è previsto un approc- cio di immunoterapia sarà sicuramente necessaria una dia- gnostica di secondo livello, allo scopo di confermare la presenza di IgE specifiche per gli allergeni da sommini- strare. Quando, al contrario, la sintomatologia non può essere spiegata integralmente con le indagini di secondo livello, un approccio di terzo livello (che utilizza la strategia della Component Resolved Diagnosis – CRD), eventual- mente utilizzando test che prevedono uno screening mol- to ampio (come ISAC) potrà essere indicato. In questo caso, è importante segnalare che ISAC consente di ottene- re informazioni aggiuntive, rispetto ai test di primo e se- condo livello, in un numero veramente significativo di campioni. In particolare, le crossreazioni e la sensibilizza- zione ad allergeni “comuni” quali profiline, LBP e tropo- miosine vengono identificate in maniera accurata e questo, soprattutto nell’età pediatrica, consente di modificare stra- tegicamente le abitudini alimentari o le caratteristiche am- bientali o igieniche. I test di quarto livello sono più com- plessi e richiedono strumentazioni e conoscenze adeguate

per prendere decisioni che abbiano una valenza diagnosti- ca. Vanno quindi lasciati nelle mani degli specialisti allergo- logi, lasciando al medico di laboratorio l’incombenza di effettuarli e, soprattutto, di refertarli.

E’ peraltro indubbio che tanto più la diagnostica è det- tagliata, tanto più accurato è l’approccio terapeutico. Que- sto, infatti, potrà essere, come detto, farmacologico, im- munoterapico, alimentare e ambientale. Un’allergia agli al- lergeni degli acari richiederà un trattamento ambientale (ri- duzione dell’allergene), una terapia medica (steroidi locali, antistaminici), un’immunoterapia (per esempio, per os). Se un approccio di CRD identificasse anche un coinvolgi- mento delle tropomiosine, ecco che l’eliminazione degli allergeni presenti in alcuni cibi potrebbe essere determi- nante per l’efficacia del trattamento. Lo stesso dicasi per un’allergia alle graminacee che, se associata ad una positivi- tà alle profiline (altro esempio di valore aggiunto ottenuto con la CRD), determinerà scelte terapeutiche e, soprattut- to, scelte di immunoterapia estremamente specifiche.

L’evoluzione del sistema immune nei primi anni di vita,

associato alla frequenza di infezioni delle vie aeree superio-

ri e, spesso, alla famigliarità allergica, obbligano quindi a

strategie di diagnostica profondamente integrate nella pa-

tologia allergica pediatrica. Ad oggi, è il medico di labora-

torio il professionista che dispone delle conoscenze e della

tecnologia per integrare queste differenti problematiche,

avvicinandosi sempre di più ad un approccio personaliz-

zato della diagnosi, pur rimanendo all’interno di protocolli

scientificamente e operativamente rigorosi.

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