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DIATRIBA DAL LOVILLET FAÈNZA. del CONTE GIOSEFFANTONIO ARCHI D ISTORIA RAVENNATE MOCCLXVIII. IPPOLITO GAMBA GHISELLI. Su '<varj.

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(1)

DIATRIBA

del CONTE

IPPOLITO GAMBA GHISELLI

PATRIZIO RA VIGNANO Su

'<varj

Punti D’ ISTORIA RAVENNATE

POSTI IN DV BB

t0

DAL LOVILLET

r

Viaggiatore

Fiammingo,

IN FAÈNZA

Per

GIOSEFFANTONIO ARCHI MOCCLXVIII.

Co»licenzjtdt Sttpt riorii

(2)

A

Keverere glorìam •vitmm

,df*

hanc tffam feneButem, qua

hi

homìne

n>tnerab)lh

,

in

'UMus [aera

eji

.

Plin.

lib.

Vili. Epift. 24.

Vi fonoinfitticertibeicervelli', Cb'inpacb'orediventin LettetiU,

E

din liniiijoféconlorfivtlli Diquintilibrifurono flimpati ,

E

loiinno titvoltianebediquelli.

ChenelMondo giimmiinon fonoftiti

E

preffoleperfonedozjtj’**^*

In

gnn

creditofonquefticotili,

E

fpiceiino dottrinii tuttopifto ,

E

finne’eroeebjidotti* glierniiti,

£

fono' perlopìù^dottl da bifìo»

PaflcrotiiCanto V.ftanza S$. nella

yiu

diCicerone»

r

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(3)

ON

tutticoloro certamente, nellemani de’qualigiugnct»

quello noftro Opulcolo, fa- rannopienamenteinformatie delveromotivo,percuifono nate le controverfie, di cui dobbiamo trattare,e delfog- getto, eperfona,cheleha fu- feitate. Noi cifacciamo peròun debito precilò d' erudirneilPubblico, cdidarne quibrevemente

1’illoria. Quella farà un’Appendicedi quanto abbiamodetto nellaprefazionealle noftre Afewo- rie,lequalifonoftateda noi fcritteprecifamen- te perdiGnganno delle perfone,che eranoftatt-»

allucinatedalle belle impolhirede’nemici della gloria,edel

nome

de’Goti.

II.Lungi unquartodimigliodàlianollraCit- tàfivedeunIbntuofo Edificio,che ora c dellina- to ad ufodi Chiefa. Quello Edificio fi chiama aldid’oggilaChiefadi S.

M*rU

F^ofnda,cdè quellofielTo,chene’tempipiù antichilervi diSe- polcroa Tcodorrco primo

Re

de’Goti inItalia-

A

a Quello,

(4)

4

QuelloillultreMonarcifel'era innalzato viven*

doancora,l'ebbenenegli altitntanni del

Regno

l'uo,edopo morteviTiifolennemencedepofìcaco«

La

memoriad’un avvenimentosìcelebre è palPata dagenerazione ingenerazione fedelmente fìnoa*

dinoftri,etuttigli Scrittori,che hanno parlato diLèi,l’hanno autorizzata pervera. Solonell*

annoi7($5.unaperfona(Iraniera,che era penetra- tain’Ravenna,ebbeilcoraggiodiopporlialfen- timento di tutta 1Antichità, ed’ attribuireagli antichi Rimaniun’ opera,eh'èHata femore credu- taun lavorofattoaltempode'Goti. Taleper- donadiedeil

nome

diLovìllet,cfpacciò per

un

Viaggiatore, chevenendo dallepartipiùlon- tanedell'^/rm4gn4,veniva a contemplarelerarità deirÌ14//4. L'ignoranza,e la barbarie,trala

<)ualecredechevivcllelanazione de'Goti

,

die- deacodui il motivodi aedere,che ne'tempi lorononfipotelfeinnalzareunafabbrica rosi bel- la,epensò chelanelfadoveilepiùtoltoattri- buirea’Romani,fottol’Imperode’qualil’archi- tettura era neibore più vigotolo»

Le

novitàtem- pre piacciono, eloìpitito diallontanarlida ciò, chehannocredutogliantichi,foriaala gloria,e Jodudiodegl’ ingegnipiù luminolidiquellole-;

colo. Quindiè, che alcunimalpraticidellefto- tie,epoco fomiti di cognizioneli perl'uafero,

o

almenofinfero di perfuaderlì,che la nollra Ro- tondafolTerealmente unlavoro degliantichiRo- mani

.

111.MentrediciòfiparlavatraiRamenna/i,il chiarillìmoSig.

Lami

pubblicò una Lettera,che rifgaardava precifamentequellamateria.

Tale^

jcttcrafitrova

ad Tomo XXVil.

dellefue

No-

•,dl«

DigitizedbyGoogl(

(5)

velie léttéfdrié dell*andò^175^. aIla'Colonna197.

ed è datadaRavennafotteildì31.Gennaio dcU annoftcìfo,ecol

nome

fcgnatadel Loviltet.\

Le

Xemerarie dpreffioni, dicuieglififerve perpro- varelaVfitonda un edificio

Remano,

cffeleroal- tamenter onorede*^avtnttati.Benchélecole,che ilLovillct raccolfein quellalettera,nonmcritalTe- 10rifiellìone,noi ci

movemmo

acombatterne Itf ragioni.

La

patria gloria fudifeiàda noi folto 11tìnto

nome

diBodUZtfirU;e lotto quellofinto

nome

furiportatadalLamialla' col.244'»*79^‘

lanollra difefa. _

iV. Quella nolltaRilìmfla non fucertamente di grati,piacerealk'iaggìatcreFiammingo

.

Perche poncbbeeglicolada replicare in contrario,fiIde- gnò maggiormenteco’ I{avenriati

,

eteceperòcom- parire .contra.diLoroun,.altro pezzodi Lettera,

cheèriportato parimente'dal

tami

indatadi R.L miao'iln.39>.delle lue.Novelle dell’anno Qiiellaletteranonè

meno

arditadell’altn* At- taccacon una

fomma

impudenzavaripuntidi fio- riaRavennate,elelaprende principalmente cen- trailMaulolcodiGallaTlacidU- ì V.II^avennati rilguardaronocondifprezzo qac-

Aunuovi

infiliti del Lovillet,e nillunodiLorò

A

molfe afarglil’onored’unarilpoAa. Eglififi-

guròd’averlicon ciò intimoriti,,e cenfufi;onde Jprilfe.unaltropezzodiLettera, in cuirialfunfè nuovamente r argomento toccato nell’altro,cl,c_j rilguardalamolte,elafepoltura di CallaTlalU dia, e ne teceun quadro alTattrillo,tuttoche a- yelTcprefiicoloridalP. Domenicano, chenc’fuoifagri monumenti diAi/V<<i»o avevadi xiic materia

mq

molta modcftia, S<lerudizione

A

3 Pl'U-

(6)

parlato. Quello fecondòpezzo di Lettera'fileg- gepure nelle"^fovillcTofidnealn,5®- òcl mede- fimo anno1766.

.* j

VI.EleifrattantolaI{4vennaLtberdU d* Goti compoftadalSig»Conte I^naldoI^dfponiie ftam- pata in Ravenna per 1*ErededelLande,

Prima

della(uapubblicazioneilLovilletne diederaggna- glioalPubblico, e feceinferirenelleNovelleFio- rentineun Efirattodiquell* operetta, che

colmò

degli elogi più luminofi.

QiieK

Eftraito é'in fora

ma

diLetteradatada l^avenna li z8.‘Settembre xjSj.,epoi prodotta dal iaww' nel

Tomo XXVIIIl

delleVucTiovelleallacol.91-

E

perchè unapar- tefoladiquellaLettera fu inferita in quel Fo- glio,ilchiaro Editore ne diede l'altra fncceuiva- menteallacol.III.

^

VII.PubblicatachefulaI{itve»ndLebti^ta da*

Cote',noici

prendemmo

feriamente il pernierò<h confutarla.

Dopo

Io Audio,elafatica di qnafi

un

annociriufeìdimandatealleftampelenoftre Memorie fula Efitondd, ed il Sig.^rebin’ elegul 1*imprcflìoncinFdtnxA poco

meno

didue

mcn

* primadipubblicarfiquefteMemoriefifeceprecor- rereun Mdnifefto,ilquale fu poi riprodotto*in un Foglio del Carrier Letterdriodiqoeft*annomci.

defimo17Ò8.,

ma

condiverfealterazionidifenili enonpochierrori lafciativi correre,ed a bella-, porta intrufividal Loviilet,che fi-prefe ilpcn- fierodimandarloinyetttxjd cosialterato,e tutto diverlòda quello,chefiipotutodallaGazzettadi

Pefaro. .

Vili.Ilyid£gidtote

EUmmeugo

per altro alFettan.

dodinulla (àpere del noftroLibro,cercò di far giugnere allami una nuovaLettera centra dc‘l{ai yentia*

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(7)

•J

•ottindtl:QiieftaLettéraélapiò témérariaditutte lealtre.InclTaponeegli infèrie<Jivcriètradiatont volgari,elefpacciacomecofe credutedagliFu- diti. Vimifcbiaalcuni fatti di fioria,chenon hannoeccezione, e benché verillìmi,lifacorrere nelnumerodellefavole. ElTaè data da\avtnna ed ha luogo nella colon. 337.delle Novelle Tol- cane.

Dopo

quellailSignor

Lami

non ha volu- topubblicarepiù Lettere delUvìlltt% ond’egli ricorfe all’AutoredelCarrier Letteràrio.Del Rac- coglitorediquellifoglinonerailLovilUt troppo contento.

La

graziolaT^ovefU

,

eh'eraufeitapo- coprima contradiLuifuque’fogli medelimi,1 aveva lortemente fdegnato. Ciò nonollantc cer- còdifarfelo amico per giugnerea’fuoi difegni

.

bilogna,chelacofa andalTe bene per lui, poiché filiprincipiodiquell’anno1768. videunafu»

letteraflampata dalSig> )c datadaMantova tre meli dopolapubblicazionedelnollroLibro

.

Illovillet pretendeconquella Lettera digiullifi- carlìdaglienormisbagli,in cui è caduto,e li

opponeper fuadifefaal nollroLibro medefimo- TaleLetteranon andòfenza rifpolla.

Un

dotto Ravignanotrovò lafirada di farla penetrare in que’ medelimi fogli, e conyinfedifalfitàinmol- tiflìmi capi lefeufe mendicate del fuoNemico], chedopoquel temponon ha più apertabocca^

contra de’ ^àvennatl»

IX.AIfoloSignor Conte1{ln4ldobaffoni pre-

mendo

altamentel’onoredelLovillet,faltòlavo- glia divendicarlo, e di vendicare nel tempo

me-

defìmofeHello da^liattacchi,coniqualil’aveva-

mo

pertantepartiinvcHito nelle noflre Memorie fitlU^fitott44;

Uaa

letterafemplice deiSig.

Dot-

.

A#

(8)

•KBÌdntbi,i iatiun mefeprimidella pubblica- zione del noftroLibroa lui bafto per riprodnrfv traiLetterati. Tuttochetaleletteranonabbia altrodibuono,cheil

nome

diquel Letterato, celi lapoftillòd’alcune note,eiafeceftarapare-, nonha guariinVenezia-

Una

guerrieracontuta-.*

zionedi quellalettera.ediquellenoteefetpo- co dopofenza

nome

di Stampatore. Chila

com-

Dofe è certamenteunodeprimi Letterati dItalia

,

enoi dasìbelladifefariportiam tanta gloria,che compenfa abbondantementequanto hannodetto,

e

diranno di maledi noi,e delle operenoftre l mtfcbìniGenidel^fimani/mo- .

X La

LetteradelSig.Bidnebt,ele Ttfiilledel Sie Conte \4ponifonodate riportatenel

Tom.

3.degli EftratlidellaLetteratura Europead'

r

ver- donperl’anno1768.allapag-158. parag.Vi. L’

Autorediquelli E/lrattinon ne dice bene,

ma

non neha volutodirmale.Tuttalafua collera fiè «voltata contrailLibrodelleT(o-wW/edelchia- riflimo noftroSig.Dott. Zirardini,dicuiaffaipo- co onoratamentefiragionaallapag-274.paragrafi XII. INemicidiquefto gran Letterato, cheda Ravenna hanno mandato aMilano il giudiziodi quelfuo Libro,hannofinitodidilonorar tali£- Bratti,

E

chi potrà lorocredere,che un’Opera cosibella,laquale éfiataaccoltacontanto plau- fodall’ ItaliaErudita,fiaora diventata unR^toln cosiìnfelite, emalte{futodif»/è,che ilvirtua- fo Lettorefidebba vergognaredigettarvifovra uno ftuarioìVergognarefideve chiha.diftefoungiq- V diciofciocco esitemerario;emoltopiù vci*o- .gnare.fideve chi fenza leggerloprima1’halafcia- to incautamente ftampare* Edizioni magni-

DigitizGdbyGoogic

(9)

«uignificlie;

cM faMo

iLitri buoni.*

QueA’

^u«l

E

rcgiudizioddleperfoneignoranti.

Dunque

féil ,ibrodel Sig. J[madMccìt'ofTeAampato, come

è

quello delSig-Dott. Zir^rd/aì,farebbepuregli

un

Rotolainfelice,emal teffutadi cajef

Noi

ciere*

diamoperòindoverediripetereciòchefidice—

nellalettera

^nanimd

, che vafotto il

nome

di HicandraTUnemdca, e d’avvertir nuovamenteijl

Pubblico,chegliEftrattid’Tverdea,cioè per ciò che rilguardaiLibridicertiMonacidiRavenna, ede’loroFautori, cper ciòcherifguarda quelli delSig.Dott. Zirdrdinl,e de’ fuoi amici,

non

meritanoalcuna fede; anzi nonmeritano alcuna—*

fedenè

meno

perciò, che riguardai Libri di al- triPaefi,poiché riconofeiutimendaci,edolofìpec quelli,.che rifguardanoRavenna,edi fuoi Scrit-!

tori*,loiàranno fenza dubbio ancora per gliScriW tori dellealtre Città, di cui riceveranno nella ftefiamanieraglieAratti, eliAampcrannofenza leggerliprima didarli alla luce. Chi leggerà/•

Tavelle Letterdrie del chiariffimoSig. Ldmi,c le lue Letjamifull'dnticbitd Tafcane, chi IcgKrà le OlTervazionidell’eruditiflfìmo Sig.T^ojaalleLet- terediPapaVeldgìa,c chifinalmente leggerà lò ftelloSig.^mdduccinellafua Prelazioneal

Co^

mentariodiquelleficireNovelledi TcodofioTu- nìore,chefuronoprimailluArate dalSig. Zirardu fd, vedrà interamente fmentite le infuKé, emal ragionateaccufea luifattedai Raccoglitori,t-i Componitori degli EAratti d’Tverdan, ediqual pregio fieno, ediqualmeritoleOpered’unSog-, gettosiluminofo,che certamente meritava dalo- ro piùriflellìonc.

'

t XI,Qiialchctempo primaicheilCpntc

DigitizedbyGoogle

(10)

frcgiaffe

H

nòte lalettera

BUnMHé l

et»

c^par^

foinVentKj*un ragionamentobizzarroIulla’i\oro«- i* fatto a

nome

di Muffirò Danielle^ultore del BfTeoiorìco-Tale ragionamentoènel

Tomo

XIII;

degliOpufcoli,eileh arilTìmo Editore de’mede- fiminefanellafuaPicfazione gli elogj piu lu- minoil, che furonopoiinterilTìrai riportati ulti- inamentedalSig. Laminellefue Novelle. 11raf sionamento nonpuòeflcrpiù bello, ne piu glcv noloper noi; equantunqueperciòche fpettaal- laStona,e per ciò, cheriguardalamanieradi ele- vareilgran SalTo,chelaRotondaricopre,nonlià pienamenteverace,efifondiin{principi,che piCr namente non fonocerti,ciònonoftante perquel- lo,chefpetta all’architettura, è incomparabile, ficonvieneperfettamentecon quanto hadettolol- lamedefima1’erudito noftroSig.Conte C^mmillp MorlginellaLettera, che fuda noi riportata,C chefileggeintcrilfima alcapo XllI- noftre

Memorie.

....

XII-Noi abbiamoparlato finorade’ fcritti,e del- lecoledelLovillet.

Ora

direm qualche cofa di luimedefimo:anzifenzadareverun giudizio chi eglifia,diremoquello,chehannodettoglialtri delladiluiperfona. 11 Lovilletè unaMafchera ofeura, chegira,perlaRepubblica delle Lettere.

Parecchi B/ivennati pretendono d’averlaperfetta- mentericonofeiuta,e delcrivendqnegli abiti,ele Rattezze,ladicono ammantatadinero,e tutta(v- inilea quella,dicuicantavailPoetadiVemfcL^

alV.de*fiioiSermoni;

. . If'fnigerefi,buoe /«, Row4»e,eavtto

.

•XIILL’AutoredellaLetterainleritainun

|Uq

dklConitre

Lemrma

dell*anno alla pag.

Digìtizedbyt^ooglc

(11)

P>8*.37+- ùtóhotizìa.dell’«riginèi edei, motividelleqaeftioni,chefiagitavanotrai

•utnndiì,alTcrifcefrancamente, cheilZoviV/cfèhci Tdraiudita penetratoin:Europa,e difeefo ultima*

mentein1^4'veiiarf;lo tacciadiCUrUtdnaed’ /»*•

p9fiore\ diceoheaccefiafì.dtigrandilfima coleracon»

*foì{{^dvennaiii.per,,nonaveretra,dilorotrova- to alcano fpaccioallefue ciarlatanerie,pensòvea- dicarficon lefiieJetlere>infoienti,* e conchiude^ cheil'filo vero-

nome

è Ibbur^e che,raltro di Zovilletlo prelè.:neltrapafiare laFrancia '

Non

fonomancati per altroUominiraaliziofi,chehan-

no

giudicatoriTcrfi con tai

nome

voluto ofeura-

mente

indicareilP.Kj*bbttchecon anagramma.«i puro formalaiparola .

XIV.

Ildottifiìmo,£4w/ credetteavere(coperto' quello Maibhcrone'» Rapportandoegli gliargomcn-

*ideiCapitolidella libtrdtdidiGoti del

Conte

^iiidldoI^dfpoHttdàallovUletiltitolodi ftrepitofo,alludendo;allafua imptoprictà,C sfaccia-

«aggine, colla qualeinfulta

iR

4ve»»4ri,efoggiana

je

immediatamente,cheilLovUlttè,ilP.l^dbbi

i

c

fiottoquello

nome

haildetto Zainipubblicatei(|

apprelfo nelle fue."Rovellealtrelettere tutteuni- formialleprime,pienedi fielecontroiI{dvenndtiJ

£*

tlP. RwiiiunGeluica,cheritrovafì al.p'refente in^Mantova MaefirodiUmanità*

^

Che

chefiadi

ciòeh*,èfiatodetto,Ituttavia noi-non ^polliamo petfitaderci,cheI’autore dL;quelle lettereftampa- tecol

nome

dellovilUt, odelP.Rm66ì

'

fieno ve- ramentediquelloReligiofo, e piuttpfiocrediamo clTereparto di qualche.Ilionemico,ilqualeabbui conquello cercatodirenderlo odiofo àiR4

«cm4-

ri,e agli amatori.della verità, edifarlo compari- réignoj -

(12)

c-

reigiioràfitéuguiimcatc isfronutòinettaRepab-

blicadellelettere. . ^ <

'XV.' Molti'ancorahannocrodato coperto fotto quello

nome

di'Livilltc il.Sig.'Dott.Giovanni Bianchi,ilquale cMedico fùimariodi

Rimino

,

edilqualeliè fattoritrattarecon.,un cornoall*

orecchiòper' àftbmigliarfì' in'qualche'modo aGia- Mo Bifronte,coldicui

nome

fachiamare VUnco, 'Ilmotivodicrederlo'autore' delle ciancc delLtvilUtèI’avereglifoilenutoconun’ oftina»

2Ìone feniledi40.anniilBjnetdnifiHo.itlU Bpton- Ì4,raveremilantate per'luetutte' lecofe fcricte dalP. Bjibbi,edal Sig.ConteB/ifponi,e 1aver tacciatinoidi pocofpirito,edipoohillimacognl»

zione pereiTerlifattiacoiribatterr^il fotto fifinto'

nome

'di BadiaZefirU,

nome

die’egli, cheingrecoviiòl' dir vaeca.^

Noi

donaflìmoalU fua maniera dipenfare codeila.debolezzaindegna teramente d’ un'

uomo

della fuasfera,e fenzz farne alcun cafoci.ridelTìmofovra foventemente.

Anzi

elTcndonilSig,'Bianebipiccato'd’alcune e*

S

irelfioni,chenon

buttammoperluinella nolira odiaZtfiria,dichiaraifìmoalPubblicoini ilampa

«

chelacrede'nza' dimoltinonera ancora credenza ZIOlira, e<^henoinon

ardevamo

ilSig. Bianebi alTolutamente.AutoredelleLettere del LarviUet dejleAieimpoAure. IlSig-Bianchifièvcramen>

te^ahufato'e‘diquefta^noAra, dichiarazione, edel»

la'’llrntar’chf^abbiamomoAiiato per. lui, avendo fomentati i noAri nemici a^'ATtivere contro di noi,edato loro1’a AeniòdiAamparlettae,che certamenteun galantuomopar fuonon dovevaper- ttaettere,‘chefiAampaA'ero,

Ma

nei pienid’un Kcncr^odifpfezzq di fimiltprocedure riferviama

''

tutt»

I

Dlgitizedby

(13)

r** - tuttaintera1*eftimazione p«r

to

nome

nellaRepubblicadelle

L

^^ XVI.Airaipiù del.Sig.

Pf

dicaloAutoredelle

r**' aldolelé eLct- P.D.ìfiàoroBianchi

Monaco

Camald<Jele,e torediFilofofia

m

Ravenna.

nientef.é creduto quelpezzo

guardalamorte,e. lalepolturadiCai/- .

?glialtridue pezzi, che torinano1eftratto

deiu

B^ìvtnn*liberatada'Goti..N°‘

abbii’

iltortodicrederlo cosi privodi dirteleletterecosi (ciocche,meadzci

,

» ebenchéilcarteggio,eh’ eglih»co

noto

nemici, er occultaguerra,che fidice daluia * • abbia altamente adombratala maggior parte de, t{^vignanii ciònonoftantcquefte

"f"

ni,tali,checi polTanomoverea

lamentediquel Rcligiofo,e credere

m

luinalco-

ftolo(cioCchifTtmo MafeberoneFiMimlMff „i: a.

XVII. Qualunqueperò fiafi.il

X«w«<r,

e^ll fi*

unaperfonaeftrcmamenteignorante,che^nonc

i^

portadiriconolcere.

A

noi bafta di mettere

m

ita,ediconfutarenontutti,

ma

i

®"°Vn

«

madornali, ad oggettoch’ egliimpari ade(Tere

ina^

venire più cauto nello(icrivere,e

meno

ardito

m

de- cidere queftioni,di cuièonninamentea d'6'un;»

V

TutteleCittàhannodelle tradizionifalle,C volga- ri;moltediquefte tradizioni ha ancoraR4ve»»4,

alLmillétnontoccavadiraccorle tutte dalvolgo,e difpacciarleinfolcntemcnte,

come

cofecrMUte dar Cittadinteruditi.

Noi

daremoa quellano**™

futazioneiltitolodiDiatriba, perche

m

ertaliumi-^

cono inficmediverfe cofe, che non hannoalcuna relazionetradi loronèditempo, nedimat«ia,e' fcnc formaconacunpicciolcorpodi mifta iftoriaa

XVIU.

(14)

>1'

XVIII.

Noi

comincieremo dunque unatilc con-, futazlone daquanto ilLovilletictilfenellafeconda letteraconladatadiRimino,ovecon l'ommbdif- prezzo dice della CittàdiRavenna,cheaitempidi

Auguro

nonera,cheunnidodicapanne da pelea- tori,ccitaper prova, lenza vergognarfene,ilpaf- (onotiRìmo.diStrtbont nelLibro V. della Tua

Geo-

gritfià* Primadiconlìderare,come faremo inap.~

preHo,quello palFodiStrabont,chiediamoalLovil~

Ut,s't^lihalèttemaileletteredi , i

Com-

mentar;diCefàrt, cleVitedegl’Imperadoridi i'-ve- toniof Noidubitiamo, chenon abbia mai veduto talilibri,polciachè,leliavclTcletti,avrebbe im- parato daquelli, che Cefart

,

allorché prefìedeva alleGallie,primad’invaderelaRepubblica,fermol- fi.più d’una-volta-in,Ravenna,e légnatamente eh’egli fitrattenne in quellaCittà incl tempo,

che in:

Roma

trattavano quegli afiàri,da cui prefe pofeu il motivo diportarguerraallaReffa

,

Romana

Repubblica,edipalTare armato il Rubi- cone.

Da

Lucio Floro Lib-III.Hift.I{om.Cup.X.,

filapure, che già ancheprimaCelarefiera trat- tenuto in quellaCittà perfarlevediSoldatida ptevalerlene nelle guerrede’Galli; aberut funeCa.. fur

,

dice, ^.iveuuét ieliEluségeni

,

PolRbilc,che queirillullte

Capuano

avclFefceito un luogodi pcicatori, eunridottodivilicapanneper loggior- nare,ora permaturareiviifiioi valli.difegni,ed ora perfarlevediSoldati?Sicrede,eficredefon- datamente damolti,cheRavenna folle unadi quelleCittà, in cui Celare celebravaiCo/ivt/iti,

come

chiamavanodagliantichi. Sovradiciòfi

può leggere Tao/o Munu^io nella 'Lttteru X'^ìli.

delLibro

IX

,,laqualefudaluiindirizzataalni.>.

DigitizedbyGooglc

(15)

AroKoffìnell’anno Se ciò fui chinonve- de,cheRavenna nonpotevanoneffereancheal- loraunaCittàmoltoilluftre?

Ma

checheZìa di taliConvinti

,

certacolaè,che daquanto abbia-

mo

notato,pienamenterifulta, che Ravenna era benaltro allora,cheunridottodicapannepefca- reccie,

come

ignorantementeilLovilletha icritto

.

Ciò

fubenconoiciutodallodatoMémnzjo,che di quella Città rapporto a que’ tempi fcriife:

nuUum

intdTrovìncUpdrt» mtHiiut OppidHrntHm

•penio- Della nobiltàdiRavennane’ giorni della

Romana

Repubblicafihannomoltialtri rifcontri ,

efegnatamenteinCiteront nellaOrazioneprò

BaU

bo;

ma

iononvoglioperdertempo annoverando ognicofa

.

XIX.

Nei tempipoi,chevennero dopo,ùùlI che Augnilo,perelferpiù vicinoalleguerre,che fifacevano nellaPannonia,e nellaGermania,

A

portò da

Roma

oraaRavenna,ora aMilano,o- fa adAquileja: B^dvtnnam,

wl MedioUnum

,vtl tAqniltfdm nfqut db Urbe progreiient

,

diceSvetonh nelladiluiVitaalCdp.

XX- Anche

Augnilofa- ràflatoalparidiCelare amantede’pelcatori,

c

dellelorovilicapanne.

XX. Ma

vengalialluogo diStrabene,fucuiil Lovilletha prctefo di avereun gran fondamento

.

locredo, cheuntalluogo

non

liamai flato let- to da lui ne’librifleUìdiStrdbone

,

mentreelTo in vecedifavorirelafua ardita propofìeione èpiù d’ ogni altro attoa fmentirla. Eccoquantodill(

quello anticoGeografogiuflala verlìonedi

6

m- glielmoSiUndro:Urbiumi»pdludibut fitdrum

maxù md

eftF^vennd,totdligneiteonflansétdificìit ,dquit perfluatonarepiiuibHft yiéexpediunttur

,

laaltra

(16)

InaltriVtrfione poidielToGeografoufcitaprima diquella delSiUndrocosìètradottountalpaf)o:

Jnttr pdluies Urbs

maxima

l{ave>inapofité tft,tota lìintìscompailaadificiis»aquisdiffjtfa,pontibu/que ac Itmbitptragraté. Si vedechiaramente, chc_^

Strabonodà qui aRavennailtitolodiCittà gran- difTima, oalmeno rimettendofiallaverftone del SiUndro,diCittà

U pm

granded’ogni altra, che àitrovafTe tra le paludi diquell*ampia parted’

Italia,dicuiiviragiona-,eunataleCittàfarà potuta giudicare da alcunoun iemplice ridotto dt- capanneda pefcateri? Dicebensì lo AelPo

Geo- pafo

cheeratutta fabbricatadilegno,equcfto appuntofarà(latociò,che faputoG,nonlaco-

me,

dal Lovilltt(ilquale, fìccome (opraèrile-.

Tato,nonavràmailettoStrabono)1’hafattopre- cipltolamente aderire cheRavenna nonfodeallo- rafenonféunpicciqlluogodicapanne malfat-;

te. Ma-elferlefabbricheformatedilegniè egli unindiziobadantepercredere, che unaCittàlìa dipoca, anzi di niunaconfiderazione, comeap- punto(arebbeun rozzo ammaifodi capanneda_«

pefeatori? QuanteCittà d trovavanounavolta, etrovanoanchealdi d’oggi fabbricatedi le-

gno,

e ciònon odantemagnitiche, e nobilillimc?

Upfal per ragionediefempio, Hofta^Vittroburgo ,

Stokolmda principio,benchéprefentemente a re- lazione delnodroFrancefeo T^egrinel(ilo viaggio

-

fèttentrionale LetteraILnon abbiache poche caCci dilegname, yUnacapitaledellaLituania, e moltealtre Città del (ettentrionefonoelleno, luoghivili,ed ignobili, ed abitatifolamenteda

piinutagentaglia/ < ,

Hon ù

deecrederpcrò« cheRavenna,

..

"

“ bcnchq

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(17)

1

'17 benchéper atteftatodi,5/ratowfabbricatadi^eg^Oi nonavctlèEdi&ifbotuofì «ncoiadimattoni,c di

pietre. Oltre alla femplice•crifimilitudine, che f

unaCittà fecondo loftciloStrabaneriguatdevo- /

le,egrandenonpoceflemancareditalifabbi'chc ,

ho

unanobilprova inunpafTodi Vitruvioisb./'•

€dp.ÌX. già riportatodaaltri,ctraquellida!no- ftrochiarilfimo Dottor nell’Appendice alfuo eruditolibrodegliEdìfizJ profanidi^aven*

napag.177.,e pofeia dal dottilfimoPadreJacopo Btlgr^onella fuaDiffertaaione fui Tronodi“Hec- inno pag.if.ei6.OlTerva quivi Vitruvio

,

chel tXlnoè di tale natura, cheperleftclToIbprala terraquantoè poco durevole, altrettanto'lìmantiene forte conficcato fottodi elTain luoghi umidi, e paiudofì, eprincipalmente nei fondamenti delle fabbriche

,

lequalibenchédipefollcrmifiato,edenormero-- bullamentefoflenta,fenaa chegiammaiceda;ed in confermadi ciò feggiunge:tftantem maxime

i4confidtrareEavtnné,quodibiomnia operaCTpu- hticaCP*privata fub fundamentitejns generisbabent patos. Sein Ravennaai tempidiAugnilo

non

folleròfiateparecchiefabbrichegrandidipietra,o dicotto, Vitruvio,ilqualeficrede che vivdfe ap- puntoneitempidiAugullo,non avrebbe potuto

parlarenel

modo

che hafatto.

Non

voglio però 1

quitralafciare dinotare,comequello palio diVi- trnvioy e Taltro fiirrifcricodiStrabanelònofiati confidcratidaldottilfimoCiambatifta Morgagnior- namentofingolaiedellanoflra Italiain una Let- terainVitruviiloca<Tc.Iciittatralealtrel’anno 1711»alcelebreMarchcleToleni,cpiièIcnibrato ditrovareinelfitantacontrarietà, chefièindot- to afoipcttare,cheoyitìuvio non fiorine altri-

*

B

menti

I

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(18)

ìS

mrntia’ tempidi Augufto,'o chequell’intero patfo:tfi

auum

maxiiftetitonfìdirare\4venn^tre, iìaun’ aggiuntapofta'’daqualcheantico nel mar»

fiincdiVitruvìo, c (uccedivamenteiq altre copie inferita nel tefto."Le congetturediquefto

Va-

lentuomo Tono certamente plaufibili;ciònon o- dante potrebbero -quedi Autori conciliari tradi loro,dicendo,cheS'fraton*affcrilceedere dat^_^

tuttele fabbriche inRavennadilegno>perchéta- lieranoperlamaggiorparte, e Vitrnvitle fleffe fabbrichefoflcnute dai pali di %/ilno, intendendo non foJamentequelledipietra,odimattoni,

ma

'molte ancoradiquelledilegname,peredere collo- catefopraterrenopaludolò,e che potevaallevol- tereftarcoperto dallemaree,onde, -acciocché fof- féropiùconfidenti, e durevoli,potevano averleaf- ficuratcfu’dettipali»

XXII. Nellafua feconda letterailLowllet per renderepococredibile,che l’ImperadorOnorh ab- biaavutalepoltura inliaveana,hiegH ofato aderi- reche morìin . Anchequieglidàunaltro contrafegno dellalùaignoranza. Per affermare che Onoriomoriircin ,convienenonfolamcntenon aver lettogliantichiScrittori,

ma

anchenonav'et avutocognizione diciò,che abbiano fcrittoimi- glioriCriticide’tempinodri»

Che

quell’Impera- dorenon già inInatta,

ma

bensì inI{aventiater- minalfciluoigiorni,fiattedainprimo luogo da JiuiJo nc’ Fadiin talmodo: Marinìttno€T piodoto. H>s Colf. Honorhis^ugu/insrtttffit Ra- vinnéi.

E

chinonfa,che Idntjo é unofenttore,

chefiorìnel fécoloV.,cche

m

confeguenzadital cola, che feguìnelmedefimofecolo,nonpotènon

‘cdefcpienamenteinformato?

Lo

fteffoIdaaLfo/i fonfet-

(19)

.

confermadinuovo qne(laveritànellaftraCronaca

s

Honorius,dice,éQit trìctnnalibusfmt cW»r.

Anche

ncU’ anticaCronaca,che porca il

nome

®t Vrofpero

T

tronidata

m

loccda VieiròVitto,cr*- ftampata daaltri,leggiamo: HonorhisnAugnfttttHo-

wnnd

itfnnSMt. ParimentiErmannoContrattonel- lafuaCronacapabblicata dal Cauifinnel

tomo

VI.

dice: Honorius Octidentit Imperatorl{avenna mori- tur.

Che

Onoriola(cia(Ie diviverein an- chelenza quefte autorità,cheInnoctpreifce chia- ridìme,doveva dedurli dajrcifer certo, che inqoe-

Aa

ideilaCittà(iritrovavanell'annoantecedente -411.c cheiviInquell’annocelebròiTricennali,

come

conl’autoritàdimoiti Scrittorihadiraottra-

to

ilnoftro eruditi ifimoDottorZirardiui negliEii-

ftj

profanidiI{4v.(ib.ILcap.U. Doveva^ molto piùraccoglierficiònon (olamcnte

m

quell’anno.,

ma

ancoranel-léguentc415-, in quelloidei- lo,inCUIOnorio mori,poiché tuttele(ikleggifi ritrovano emanatein

R^vmna

,c niuna in ,

come

olseivò ancorailchiarillìmonodroRfijlJìHijt.

J{av-lib-ILpag.93.,ccrune oguunopuò molto beneconolcctc dal Coditi Tcodofianot cdaquellodi CiufUnìnno

.

XXIIL Ma

cheilLovilUtnonfiaricorfoa’

mo-

numentiantichi,enonne abbia fattoufo,non

d

maraviglia, avvegnaché da tutto il contedodelle luelettereapparilce,cheqiicitinonglifono punto famigliari, e chedimoltinonlàneppure,fiefiano flatinel

mondo

,edialtrinonlànéilmetito,sé laetà,edentro a qualioperefiritrovino.

Ma ^

benmaraviglia peraltro,che nonfienoaluinep-' purnotiìmiglioriScrittorimoderni,ononfappi^

IccoadoI«opportunità prcvaierlene}colàyeramcA'

'

b

t tc

,

(20)

te,chenon merita perdonoa chi pretende farda criticoed erudito. Potevaleggereil ncl!c_^

luenotealCardinalBdroHÌo,ovedeferìvendo la mortediOtorhIerive così;Mortmuiefi ,non utTbeophdnti<ToluSoif Wfctllé,qatmBaroniut ftqUHtustft ,fcribut,fed I^dvcnud,uttdm ia Fd^

fiifIddiil ,qudminCbronieoItiitur,idqueItittC«- ditìtTbtodofidoìboednno menfe^uguftoB^dvennu db eoddtd mdnìj'efìum fdtiunt,cnmnulldbocdnno

emijddicdntHr. Poteva leggeteilTiUemont,il quale parlandodelluogo, in cuimorìquell’impe- ratore, edellamalattia,per cuiceliò divivere, die’ egliHiftoir. detEmptt.art>6^.:ilmorut deUro- fified J{dvenne;e parlandodel(uofcpolcro lòg- gtunge:ouConmontre uèdumointdneor fon

Ton^

btdu ddntun Mdu/olee, onunCbapelle,qn’ondit dvoirbdttiepdr Tldcliie fd fotur> Poteva,

come

fi

èdetto,leggerelaCronologiadelCodiceTeodofidu»

compofiada JdcopoGottofredo,dellaquale in oggi fiprevalgonotuttiidottinelle cole del fecolo!»•

edibuonapartedel V. ,cd avrebbe trovato, che quelValentuomofa ivi moltoelattamente vedete,

come

Onoriomoriin1{dvenna,enongià in I^tud,

cheche abbia Icritto ilGrecoTtofdne ,

cosi egli ivipag. i9(. fecondo1’edizioAediLipfm: H«»o- riusImptrdtorbitColf-.,»mortuuteft,tefteSocrdte ìib,VII.tdp.1}.VrofptroCT Mdutllino,Cbronieo

0

FdftitIddtii,idque I{dvennd..Mele Tbeopbd-

ueiBipntd. Poteva finalmente, pertacerdimolti altri,leggereilMurdtori,dicui negliAnnalid’

Italiaall’anno 415. quelle fonoleparole:Teofunt ee-AutordellaMiftellddicono»cVegli

(Onorio)

moriin tfufepoltoinunMdufoleo prejfoil Corpodi

^

Titiro,

ma

per qutlchetoncerntììluogo

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(21)

il' itlU fM4mòrte',ni» merìtàne fede» •^nfpei ro Tiranel’afftrifcono defuntoinHfivenns,fi puòcrederedltrimenti,perche vifanleni pubblicate daLuiinquella Città adì9.^gofto,edeffenio egii mortofeigiornidopo,in

ù

poco tempononè verìfi- mile,che egli idropicofi faceffeportarea I{*ma.

Or

reggailLettore miaicontolidebbafaredellecenfure c critichediun

Uomo,

che 'non folamentenonfa far ufodegli antichimonumenti,

ma

di più non leggené

meno

ipiùaccreditati Scrittorimoderni

IXXIV. Con

la ftcffafranchezza edignoranza, concuiilLovilletha pretefodi farcredere defunto in

Roma

1’Imperadore Onorio, ha purvoluto dar ad intendere, cheGallaTlacìdia forella di quell' Augufto,eMadrediyalentintanoIII. (quella pia cioè edilluftreImperadrice, che da noificredelé- poltainquella noftra Città)Ha mortainFrancia

.

Cosiegliignorantifllmo d’ogni fatto fpettante alla ftoriapretendedefunto in

Roma

chiterminòiTuoi giornimoltolontanodaquellaCittà,evuole al contrario morti inaltreparti quelli,cheficuramen- temorironoin

Roma. Ma

doveha eglimai let-^

to cheGallaVladdiamoriffeinFrancia f Forfè nel Mexj^raifcrittore a lui più diletto?

Ma

io nonvoglioprendermilapena diricercarefe1’ab- bia detto;ilaegli,o nonlìaquelloeh*hafcritto fimile fciocchezza,a

me

poco importa. Il fattoè, chequeùaèuna folenneimpoflura,

ma

forfèan- chenonl’haIettainlibroalcuno,efe l’édor-

mendo

fognata

Comunque

ciòfìa,debboioinfe- gnargli, che quella PrincipefTafiniiTuoigiorni

non

già inFrancia,dove dopolamortedel fuoprimo Marito,Ataulfonon fifece vederemaipiù,

ma

bcnii inItalia tenell*AugnilaCittàdi

Roma

.

B

I

XXV. Di

(22)

XXV.

EKqocftìverità ci affhrur»-Uht^oScritto- re aleicontemporaneonellaInaCronacapag.itS.

nel

Tomo

II.dell’OperedelSìrmoitdo:

y

altntinia- ni ImoerdttrhmuterTUcidiamoritnrapniV^omatn.

Lo

ftélfovicnconfermatoda"Procopionelcap.IV.

deBello

V

Andai- ovefilegge:Bpmdextrem«m ditm tonftcitprìmumTidcidia,deìndeejfUFiliniyalentu nianns.

A

ontftifipuòaggiungereil noftro

^

tnelhnellaVitadiS.Giovanni^n^elopuCAp,VI.

ove egli fcnvc; GalUveronon vldìtnttemfiliè,

^hIa Ante aBpmAobiìtV.Cai.Decetnbrit, nel!qual piorno.Agnello Concorda con Trofpero nellaCrona- ca,ovelegna la mortedi"PUeidìA nelmedcftmo giornoV.avantileCalendediDicembre;efive- de però Tempre piòciò, che altrovefiè offervato, che .Agnello cioè ebbeavantigliocchi moltibuon»

documenti nello fcrivereilTuoPontificale,eche inconfeguenea merita tutta la fedeinnonpoche cofe.eIcgnatamente inquelle, chedaaltri piu antichidiluinon fonoefpreffamente coni radette.

XXVI.

Sin quiabbiamo citatiantichiScrittori ,

contraiquali nonv’ècertamenteautoritàdialtri antichi Scrittori,chefipoffarecare incontrario

.

Non

v’èdunqueda dubitare, cheilnoftroAvver- lariononfiacadutoancora quiinunosbaglioaffai groffolano.

Ma

iodi untalefuo sbagliomolto non mimaraviglierei,fc illuogo dellamortedi

GaUa

VUcidìA quanto ècerto per l’attcftaaione de- gliantichi,altrettantonon foffeanche certo prefH»

tuttiimiglioriScrittori moderni. Sidiaun*oc- chiataalTiUemontnellaftoria degl’Imperatori,al JiluratorinegliAnnalid Italia,eia moltialtri, che quinon voglio prènder lapenad’annovera- te,cfivedrà, che tattico ncotdementeferirono,

'

-

come

DigitizedbyCoogle

(23)

comeperTautoritàdegliantichinon potevano non fare,chelamortediG4//4VUcìdiafucccircinJ^o-

nu

,enonin Francia

,

fìcccmeil LovHlctfciocca*

Olenteha pretefo.

Mi

flupiicobensìgrandemente, cheuno,alquale é(aitatoincapodivolerfarlada erudito,edacritico,o nonabbia faputo,chefi trovinoal

mondo

sifatti autori moderni,o(e1*

hafaputo,nonabbiaavutoilbuongiudiziodicon- fultarli*

XXVII.

Conobbepoiil noAro Cenfore queAo enormeTuo sbaglio,

ma

ilconobbenongiàda sé AefTo,edallaletturade’miglioriScrittori,

ma

ben- sìdalla relazione,che aluitomamente nediedeit fedele,ed atuttinoto(iioCorrifpondente,eh' egli tiene inRavenna,da cuifu fenzadubbio avverti- to,cheiI{avenaafitralealtre feiocchezze,efpro- pofiti,cheavevanofeopertinellelueLettere, fi eranorififegnatamentediqueAa, dicreder cioè morta inFrancial’AuguAaGai/a Tlacidia.

Non

trovò allorailLovillecaltroripiegopercoprirlida- gliinfultì,che pertaleerroretemeva,chedifcrh>

verealSignorLamiun'altraLettera da Aamparfi inqualche foglio delie lue T^ovcHe

,

laquale po- tefferaffembrareunulteriore paragrafo della Lette- ragiàmolto prima Rampata,ediaccennarein talLettera,oparagrafo,comeeipur fapeva,che

<iigli-etichiScrittoriCalla Tlacidia diceva de- funta in

Rom

, citandoancoraalcunibuoniAu- tori moderni,che il diluiCorrifpondente aveva fornito anominarenelle difputeda lui malizio- famenteintentate conquelli,,che eranodifenti- mcnto contrario. Chi leggerà queAo pezzo del noftro Avverfario, cheli leggenelle T^ovelle del iamJptiot.lo, cooolcerà chiaramente,cheeffonon

Bf

fufcrit-

(24)

fufcrittocontcmporsnéàméntecolla fuddettaLet- tera, in cui Galla Tlatidiafiafferma

dduma

in trancia,c che in conlègucazaeffononè un pa- ragrafo fucceffivo dellamedcfiraa Lettera,

come

maliziofamenteloftefionoftro Avvcrlàrio havo- luto far apparire;

ma

che è unaLettera anatro nuova, c Icrittapofteriormenteda luiper rime- diareinparteall’errore,in cui eravergognola-

mentecaduto. .

XX

Vili. Qtiì potreidifpenfarmtditoccare co- faalcuna circaildubbio, fcla piùvolteloda- ta Imperatrice avelie (cpoltura inRavennanella Cappellade’ Santi T^aKAfio c Celfo, che è quella iftclla,laquale daaltri chiamofiìde’ Ss.Qerva- Jìoe Trotajìo,come, oflervòilnoftro Fabri nellc.^

SacrtMemoriediR4ve0»4par,Lpag,

.^

5* dubbiofugià promoftb anni Iònqdal dottiffimo P.

legranzADomenicanone’ fuoifarriMonumenti ticbidiMilano^cle diLui riflclfiontfurono

m

approdocopiate dalnoftro Critico nellacitataLct- tera riportatadalLami num- 50.lottoil diiz- Dicembre 1766.,conche eglidàfempre nuove riprovedell’aftio,e fuo cattivo talento contro que- ftanoftra Città.

E

quantunquelamiafolainten- zionefoffedimanifeftaregli erroriinnegabili,e groffolanidelmedefimo,e nondi fecoluidifpu- taredicofe, chenonfieno perfettamente certeed evidenti;tuttavia in riguardodelfuddettoPadre

^llegrancejt,ilqualequantunqueabbiaqui prefo a proteggere in favorede’fuoiMUanefi una caufa non buona,pure èunfoggettodimeritotale,che nullafiperdedicredito a difputare conlui difi- milipunti,ne dirò qualche cofa

'

XXIX.

Per provareadunqueilfuo affnnto, cio<

'< ' cb»

t

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(25)

chSilCorpodiGdlléTladdSÀnpofìInMilanoi diceildettoPadre, edopoluiil^LoviUet,

che>

GdlU

TUtidiaè Cepolta inMilanonella picciola Cbiefadi S.^AquiUno

,

ed adduce in provadici(V unpalTo diGaivaiin

FUmmé,

da cui quella Chiefaè chiamatala CapptlU dtlU e finotach^

queirAutorefiorinell’anno ijjo.

XXX.

Rifpondiamoprimieramente,che quelle pa- roledellaSlittanonelprimon dilor natura1*

tAugufia Galla Tlatidia ,c chelipolTonointenderci diqualunqueReginadi altritempi, laqualc.^' nonavelfeinoltre, comeebbeVlacidia, il ti^

loie piùillullredi^ugnjla.

XXXI.

Sirifponde

m

lecondo luogo, chefean-, che quelle parole dovelTero intendcrfidi quella Augulla,nonproverebbero ciònonollanteabba^' Hanza,eh’EllafolTc ivifepolta, potendo eflcrc^' Ratacosi chiamataquella Cappella, o Chiefuola' per altrimotivi,e precifamente perelfere Ha- ta da Leifabbricata,edinnalzataalcultoDivi-) no, come appuntolocredeilF-^lltgranKA.

XXXII.In terzoluogofirifponde, cheladetU tellimonianzaitroppo recente, e cheleella

me-

ritane qualche confiderazione,lameritaugualmen- te un’altra,che controalfentimentodeiMilancli abbiamoNoi Ravennatiinun

monumento

diquel aiedefimotempo,cioèdell’anno 1336.,in cui lì attellache inquellofielToanno due Fanefidi commilfionedi

Donna

Filippa moglie del fuSam-i pirolioffrironoinRavennaallaChiefadi Gallé Vlacidia 97.libbre dicera:obtuler»HtEccUfid Rr- gindGalla Vlacidia ,AugMfìa ccntum minustrib»!//*.

%rac etra. Quellodocumentoèriportatodal -

$\ftftt liiraiclltJueSforie daGirps

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(26)

lamo fAhri^ntWt

fdcrtMmtfU

ih

^vtnwé

p»%^

Z9?.» eda

Abramo

nfr’Aioi Annali

Tom.

Xiy. <*. i5Ji-».17-

^

qu» notare, chela

fuddcttanoftraChiefanonèinquel

documcmo,

indefinitamente chiamata Cl»Vyidr//4lUgÌM

,

ficcoma.-

nelpalToaddottodaiP. .Alltg,r4HXA*'dicelaChie*

faMilanefedi S. .Aquilino,

ma

inominataindi- vidnaimeote Cbitfddcllu^ginU' Gàlln PldciiidtAto- rufla

.

XXXIII.Sirecapure dalP-^«rsr-*»V»e.«Ja4.

LovilUt unpaliodicertaPergamena,chediceli del fecole..XI., in cui rapporto allafuddetta, Chiefa diS- Aquilinofileggevano quelle parole

:

ibiefì4rt4mdrmored,inquajdctt-Corpus ^tgiifM

CdlU

cum Aftuifo.

-XXXIV.

Ciduolegrandemente,chenonfitrr-i- Tiinquella nollraCittàilTurittllii,prelTo culi èiregillrataal riferiredegli Ayverlàrj talPerga- mena, echenonlapolfiamo.^inconfeguenaa c-.

faminàre perfettamente. Ciò nonollanteilpaf- fo dellamedefima riportato controdi noi, ben.

lungi dal porci in veruna apprenfione, ficcomeha creduto non già ilP. foggettodii moltamodellia,ma'lofciocchilfimo Lo^illet,fere*

ditada féballantcmente1’opinionede'MiUnefv,f elconvince fempte piùilCenlbredella filafocaiMr ignoranza.

Echi

èinaitjucl

Re

./fy}o//o,cheda- tai Pergamenas’ indica lepoltoconi la Regtnu.

GdlUf

Forfèilcelebre AftoifoVeede*Longobardi?

Ma

qual relazioneuntal

Re

,chevenneal.Mon-^

do

fol vari fecoli dopo,o altro

Re

di fimit

nome

,potè averemai conCUÌlu TUciiiu}»ondc_>

eiiere («coLei lepolto in una medefimaarca?

PwceiideilP.

uHegruHKA

shrigatfi.daqliegòìnt.

'4 ._ . broglio

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(27)

broglio colcredcfé'JcheZéfiulf»ivi'fi»Ratoferiti*

to invecedi cioèdiquell*xAuulfo

òt* Yiftgoti*chefu il primo Marito diGaUS;

TUtHid.

Ma

non tuttivorrannocrederetche I»

colpadi unerrore sifatto fiapuramente dichi fcriiTcquella Pergamena,e Vedeperdoognuno,' eh’ ellavienefubitoaperderenon pocodtauto, rità. Oltrea quello,untaleripiego del

V.jtU

ItgrantAè rarillìmo,mentreperdeterminarecott' qualchefondamento,che iTaivi Ratoma.

lamentefcritto invecedi»4unlfo,echefatta . talcorrezione,le Coleeammininobene,conver.

rebbeprimaaverprovato,che

^uutfo

marito di

GéiU

Tiécidimfoflemorto, o fepoltoinMilano.

Ma

doveilPadre otiletrAHK*hamailetto, che lofteflò%/t$AulfoIla Rato(épolto ioquella Cita tà? Ciòregiflrato nontrovali inalcun

monu*

mentonéantico,nè moderno*, ev* èoltreciò tutta1’apparenzaincontrario,fapendotì,chequel

Ke

fuuccil'oin Ifpagna,come attedanogli an«ii tichiinorici,Olimpitdor» cioè negli Eftratti db

Fofjo, GiorBAAde,edaltri. *i

XXXV.

Orailpenfarecol P.tAlUgmnxj^

,

ché.

TlaeidÌAritornandoin ItaliapoctalTedi colà it Cadaverediquelprimoliiomarito,edinoltre quellodel piccolo Figliuolo fepolto primat

come

fctive lo RedoOUmpiodoro, inBarcellona, è

un

mero,echimericofogno. Ella,uccilò che fuiA

S

uelkparti ,nonebbepiù nellemede,

me

podeRàalcuna Singerieoiche^ fucceUè im*i mediatamenteal

Trono

de’Vifigoti, fudiLei Reto, e crudele nemico,rilevandoli dallodato

^

UmpiadAro,chela facelfeunavoltacorrereapie*

di avanti il

Tuo

Cavallo-io..tsciuoiad.Altri gionleri

/

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(28)

lioniert pér il lungo'tratto di dodid miglia.

Non

édunquevcrinmilc, chequelloTirannole accordaneuntal trafporto. Uccifo poiindido*

pò pocotempo ilmedefimoSìHgirjco,glifuKcU ie

WdìlU

nel Regno,dacui infineGdìla

TU^

tiiid,finoalloratenutaquaficomeprigioniera,hi reftituitaadOntrh.

Ma

chicrederàche quello yt^dllidToleffcpermettere allamedefima il tral- portamentodel Cadavered’unode’

Re

Inoian- tccelTori^

Non

fupoco,cheCdlld "PldtìHd otie- ncITe per metrodellefuppliche,edelleminacele de’GeneralidelFratello lafua liberazione,ed erabenellaallora inaltro fiato,che dipenia- tealleceneri deldefunto Marito,ed ottenere licenzadivia fecoportarle;lacolaadunqueol- trechenon ha il minimo fondamento,non

e

neppnr verifìmile- ',

,

-

XXXVI.

V’é ancoradipiù.GdUdTldtìdid al- lorché

da,W4/;ù

fu refiituita adOnorio,ilche lèguìnell’anno41$.,dovevogliamonoi credere, che immediatamente trasferillèe fermallfeper Couiornarvi? Certamente in I{dvennd,cioèncl- la^ittì,doveritrovavaallora 1Augnilo luo Fratello,e doveè ficuro,eh’ella fitratteneva Dell* annofeguente417.,nel quale pafsòallefe- conde nozzeconCoftdnzjiConte,come fipuòrac- cogliereda quantofcrilfero ilGoto/redo^nellaCro- nologia del CodiceTcodofiano, ed ilMurdtori ne* Tuoi Annali all’anno417. Sedunquefivo- lellè ancorcrederecheGdlUVUtididritornando dalleSpagne portalTe(eco ilCadavere delfiiopri-

mo

Marito,renerebbe a(piegarliper qual moti- TO ella 1*avelTevoluto depofitareinMilano,e liQQpiuttofioio Ravenna, ovefacendolo turni»;'

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(29)

lare,1’avrebbefcmpré'avuto vicinò,'effendoque-' fta quellaCit:à,in cuifecondotutte leapparenb zeellaavrebbefattoTempreil foggiorno. Cer- tamentenon(iha,cheella portafle dipoiiti

Milano,comeneppure fifa, eh* ellaprimavifi- taflequellaCittàneifiloritorno in Italia.

XXXVII. Nè

fidica colP> ,4ltegr4nzA,che Cdll* TUcidiétprimaaffaidi cadere nelle mani de* Vifìgoti,e divenir loroReginae Spofadi mAUHlfoaveffe fattainnalzareinMilanolaChie- fadiS.Squittito,ondefiaverifìmile,cheinta- leChiefa ellavoleffetoltodcjpofitareil Cadave- re diquelfiloMarito.

Non

lolamente c incerto chetalChiefafofledaleiedificataprimadiqueltem- po,

ma

fipuòdubitaregrandemente,fé lamedefima fo^e veramentefabbricata dalei,

ci

Milanelì ad afièrmare quell* ultimacofanon hanno,che dellefemplicieleggerifTìme congetture, ficcome puòvederlipredolofleffoP.»4tlegrdHxj*

,

che di ciònonrecaalcunautenticodocumento. Siag- giunga, cherimarrebbepoianche a fpiegare, co-

me

il cadavere di un Ariano,qual fu veriftmil- mente^tanlfo,fivoleffe fepellireinunaChiefa Cattolica. Siconchiudedunque, che la fuddet- taPergamena,ficcomefifeorgefalfiflìmainac- cennarefepolto nell*avelloMilanefe giàmentova- to;il

Re

chiunqueeglifi fia,o fiacioè tAtdulf»

Re

de* Vifìgoti, o fia qualch’ altro, che Sifiolfo realmentefinominaffe,cosinonme- ritalaminima fedeinquantóalia fepoltura ivi accennatadiGdlUVtdciiU.

XXXVIII.

Ecco dunquerovefeiatoaffattoilgran fondamento,per cui1*ignorantiflìmo Lvoilltt gin- diava, che i J^dvtttnati avrebberoconcepita:.., grand!

(30)

erand'apprenfltìne.’

fingiamo, che di

Ztftolfotodi^taulftinquellaPergamenanonfi facciail minimo motto,liccWlatnedefi^non^

venga aperder toftoquel credito-,da cui per1*

accennata indicazionedel

nome

d' fa ella^

non può noninteramente cadere.

Noi

fofteniamo ciò

non

ottante,cheiMilanefidorranno Ibccombe- re in talquettione,e darlavinta

n

noi^aven»

ti4ti. QiTellaPergamena finalmente ancorchélofi, fefincerifllma,ancorchénon conteneife alcuna^

leggera colà, che laTendeffcfofpetta,non cht fi gravillìmosbaglio,che abbiamodi(opraofle»- Vato, nonè Inperioreal leccio XI-

,

comelo ftclTo P. s4lltir*nx,4conlelTa, néiMilanefi

pot

fonvantarealtrodocumentopiù antico* All' contronoi ^/ivennariabbiamo un tettimonioal*.

Vaipiùvetuftodiqifdche fia laPergamena

Mi*

lanefc,dacui ricaviamo,chelatradizioneconu fervalaIcmprcin quettaCittà,che nella Chiela cioè de’SantiT\(4a/<r/o,eCe(/ifottefepoftal*Au*

cutta Gdll4T/*tr>dr>i,correva findallèccio IX*

*Un

tale tettimonio civiene recato dal nottrb gnr//o,ilquale nellaVitadi S-Ciovaani^ngela^

pteCdp»VI.dopo averdetto, che Gatta

TladdU

'morì in

Roma,

e Ibggiunte alcune colèitteriche dique’tempi,cosìfenvc:ftpultatftGatta Tlatidì*

in MonafterioS-T^aìfjtrii,ut ajunt multi,antejtU

‘•tarium infraCancetlat, qui fuerunturei,<rqui uunc làpiiti'tffevideptur

.

Una

tradizione,che

^coni'ervavafiinRavennaavantilametàdellècolo ]X., nel qual tempo,Agnella fioriva, echenon

‘cominciò giàitnprovvilamente foltantoallora,é attaipiùdivenerazionediun*altra,-ilcui primo tifcontroiioQ è anterioreallècolo* XI.

XXXIX. Ciò

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(31)

XXXlX.'Cfò

fi>conobbs‘bemfnmo*dalP.

-granila,<iìquafc periTcaniàrcinpartela forziVii quefta'autorità ricorreadunaltro ripi€“

goa(Tatdebole,qualè quello difaroffervaffe,che Agnellonondilfepofitivamente,edifuafcienza,che 'CdlUVlitìàiafollefcpoltanella noftra Chiefa di S.'tfjiz.iirìo,

ma

firiportòallerelazionidialcuni,

mentreIcrilTe,nr djM»t multi} laddove'la;Perga-

mena

Milancfe'afferma dectfivamente,inqudjdctt Corpus I{egÌHd

GalU

tum^fge ^fìulpho.

^Un

tale ripiegoavrebbefiifficientepregio, allorché l’Auto- rediquellaPergamenafoHefiatounqualche dot- to, ed accurato Storico,dicuifipotcfte fupporre,

"cheavelieponderatecongiudizio: le.cofè,che feri- vo.

-Ma

talenonfiproveràgiammai,chefolTc,1*

•Autore di quella-Pergamena,e ciò prelcindendo ancora dal lunnotato gravilfimosbaglio diavere eglicreduto infieme lepoltocon Cdlld Vlatidid.il

Re

^A|iolfo,o%Atauifo;cofache lo dichiara im- mediatamente unSoggettodi tutt’altroinformato, chedellemateriediStoria. Se qualcunodi colo-

ro,da’ quali.Agnellofentiraccontare, che

GulU

Tldciiid era fcpolta nella ChieladiS.'^d^rio,ja- vellefcrittounaqualche fimilePergamena, oavef- felafciatealtrecartedisifattememorie, non-vi '€dubbio ch’eglipure, fìccomcerainternamente

perluafo,che Gdlld Tlacìdìd folTe fcpolta in

Ra-

venna,avrebbe dccifivamentetramandata con «11»

a’ pofierifattacola. Poveroè adunque il r^' piegodiricorrereallamanieraalTointa,concuifi parla nellaPergamena Milanefe. Ella finalmente

comepartodiunperfonaggio, chenonfu Storico diproiclfione,evillefeicento annidopolamorte diGdllé Pldtidià

,

adalno

non

può-fervire,chea provare

(32)

provarelatradizionede*Milanefi,laqualecorre-' vatraloronelfecoloXI,Diofacome,cheGal- id ‘Platina cioè avcHc avutoil fcpolcro in

qUelU

Città»

.

n

XL

Ciò pureficonobbeaffaibene dalP.,Alle- graftfjtt qualeperònonfi trattiene gran fatto lull’ideato ripiego, elo toccaiòlamcntedi volo:

laddoverignorantilTìmo LtvUletvi.fiferma fopra affailungamente,ene produceunparticolare ru- more,

come

quegli, che fenza impofturenon cou- fìdadi poter vincerlacaufa.

Ad

una tale tradi- zione pertantode’Milanefi ne opponiamo un’al- tra,e quellaaffaipiù anticadinoiV^ayennati,

td

in provadelladileiantichità citiamoil già rifie- rito paffodi,Ag»eUo. L’averegliulatequelle_»

efpreiTloni: «fajantmulti,favedere»che

non

erano aluicognite autentiche prove per affermare diproprio giudizio,che GallaPlaciiìafoffefepol- ta nelluogo daluiindicato.

Ma

ciò cheimpor- ta?

A

noiballa,eh’ eglici abbia manifellatala tradizione, che qui allora correva..

£

quellaco-

me

megliopotevaindicarlidalui,checolle iud- dette paroleIiirajunt multi

f

Sarebbe fiatofutfi- dentefeaveffedetto: ur ajunt quidamiorquanto piùdee ballare avendodetto: ut ajunt multif Quellinon già pori»',

ma

molti, chea’tempidi

^Aiutilo affermavano edere Calla Tlatidia fiatafc- polta in Ravenna nellaChiel'a diS.T^afjtrio, quantoè piùfacile,che aveffero intorno a ciò de’

lumi,diquelloche due(ecolidopo aver poteffe- ro in contrarioiMilanefi, giufia1' opinione de’

qualil’AutoredellaPergamena,dicuitrattiamo;, fcrtffeche Galla'Placidiafoffefepolta in queUit-.»

fi^ttù. SearimiliFergameoe, oMemotie ferùte

"

daper-

1

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(33)

da perfonc ofcurò e chenon hannoavutalatorte dimeritarliperaltrecolèil pubblicoconcetto di veritiere,eben informate,ftdoveifepreilar cieca fede, non v’è Chieia, o luogo,percosidire, nel

Mondo,

chenonmoilricartedi maggiore, o ininore antichità,coi^tenentiindicicopiofì di Re- liquie,diCorpiSanti,edialtri si fatti pregi,i

quali, ciònonoilante(malgradolafranca aderti- vaditalicarte)vengonoilpiu delle volte credu- titàvolofìemendacidagliEruditi.

XLL

Sciocchidìmaé poial(olitolàrifledìone del LoviUet,ebe nt'tempii’tinelloficreiev*tut- t» iolctmtnte,(cosi egliallacol.794*)

E

a’tempi dellaPergamena Milancfe,cioè nel fecoloXI*fi

credevaegli

men

dolcementeallecole,chedalvol- go nraccontavano? Egualmenteè(cioccaeteme- rariaancoraraltrariBeinone,cheiB^^vìgnanianche abantiqno hanno credutecofe chenon dovevano credere fien^Aun maturoefame.

E

iMilanelt lono ediIbli Rati ab antiquoeléntidaqueda inielicitàdi crede- rea colè,chenon dovevano credere? I Milanefi non meno, cheipopolid’ altreCittà hanno mol- te favole,che(parieuna voltatrailvolgo,corro-

no

tuttaviafra perfone

mcn

dotte,edilLovìllet, lè vuole,unbelcampohadimodrarela(iiarecon- dita evadaerudizione,opermegliodire,laluain- credibile Iciocchezza, clatuavoglia inlàziabiledi perdere, efar perdere iltempo, coll’annoverarle tutte in qualchevoluminolà Icrictuta,.ch3glipar- torirà,una famaiminortalc,nella Repubblica de’

(ciorchijoalmeno, in quella,degl’ignoranti,nella

^ale

a noilcmbra,ch’eglifolcuridifarlinome.'

Queda

famaper altrolel’cgià procurataed acquii Rata abbadanza conlemi|èrccolèda)uiptibblic.2«

C

te,

(34)

54

tc, partedellequali fono ftirte'da luiignorànre- mentedirettecontroalcunicerticapidiitoriadel- lanoftraCitta, e partefonoftateprefeda lui comevereed autentiche,quandoidottiI{4vt^nani lehannofempre riputate per tavole.

'

XLII.

Ma

pertornareiniftrada,è poi Cofa vew

tamentemirabile, cheil P»>Allegrénx^,tcon

Im

ilnoftrograncriticotaccianoanche in ciò confide• razionetulleparole del ,ilquale pureter ilie, ut tradunt,quaficheteil avelfédecifivamen- te parlato, e fenzaripori'arfiallatradizione,lacau- fa de’ f^itvennatitoik per.acquiftareunqualche

^lo

maggiore. SequellofolTepqllìbile,noi pqtrcifimo gettareinfaccia degliAvvetfarjun»autoritàalo- roignotad’unaltro Storico Ravennatepiu antica del Qiieftiè loSpreti',che fenza rip^tarfi a tradizione alcuna dice franca'mentc,chelaChi»- fadiS-Nazariofuabellaport a innalzataper-fé»

polcro diGallaTlaeidia,cosi «él*

dellef»efìorìepag.8.:inipfìus.A'ngitftafepHlcmm, tujut dibneCorpusfuperbijìma in/epultura marmo-

‘reolapidefpileniiiiffimefabrefaSla reennditumeffeter- nitur. IlI{pffipoi francamenteallerma, che Gal- la Vlacìiiatu fepoltain S,7^aK.<*rio<Ctlfo

,

e ciò inpiùluoghi;nellibro II.pag-107.fcrillei

Dhìt

étìam CP"Ceffoelegantifjimam exituxit^dj- tulam,,inquafepelirivelnit-,nel principiodelli- broIII.pag.115. Cujus 'Placìdia eadaverinD-

Hd-

jjtrii

ty

Ceifì setitonftituerat, fepultur^ traditum} e nellibroXI. pag.764,-parlando dell’anticacon- tuetuditic dei’I^avennati di aprire nelmefedi

Mag-

gio tutteleChiefe,dice:id etiamaMouatbisD.

yìtalis inSacellofitDivurum Ctlfì,in quoGallamVlacidìamfepultam dofuimus. Se ri»*

\

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Riferimenti

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