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L Medicina Generale: non solo carenza di programmazione, ma di vocazione

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a p p u n t i

12 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 6 - settembre 2018

L

a carenza di Mmg può esser frutto di un’errata preceden- te programmazione e regole di accesso alla graduatoria, nonché tempistiche di emanazione delle zone carenti, ma sono tutte tecni- calità risolvibili.

Il vero cambio sta nell’offrire più pre- stigio alla Medicina Generale italiana (MG), attrarre giovani con possibilità di carriera, insegnamento, tutele previdenziali e adeguate retribuzioni.

C’è inoltre bisogno di una strategia di comunicazione che veicoli mes- saggi verso i cittadini e gli studenti, potenziali futuri medici, in cui si ri- badisca che: “il vostro medico di fa- miglia non stampa ricette, ma è pa- gato per prendere decisioni come avviene per ogni lavoro intellettuale.

Vi permette di prendere le giuste decisioni per la vostra salute, di sce- gliere quale indagine è necessaria per fare diagnosi, quale specialista consultare se necessario. È un lavo- ro difficile e ben remunerato, di re- sponsabilità, che si avvale della col- laborazione di altri professionisti e/o amministrativi. E, soprattutto, è un medico di fiducia che per legge non esegue ordini di alcuno e che, pur ispirandosi a principi di buona ge- stione delle risorse in sanità, non può anteporre logiche di budget alla vostra salute”.

Lo studente in Medicina deve sape- re che esiste la possibilità di insegna- re per chi ne ha la vocazione, come tutor post lauream, oppure durante il corso di formazione specifica in Me- dicina Generale e nei corsi universi- tari dove attivati. Senza dimenticare di divulgare il fatto che vocazioni in- formatiche, di organizzazione, ge- stione, sindacali o specifiche relative ad aree cliniche di particolare interes- se trovano oggi collocazione e svi- luppo nell’area delle cure primarie.

þ Soluzioni attuali e rischi

Allargare i cordoni dell’accesso alla facoltà di Medicina e alle graduato- rie di Medicina Generale potrebbe essere rischioso in rapporto ai livelli di qualità dell’assistenza erogata.

Lo stesso dicasi per l’aumento del massimale. A tale riguardo porrei al- cune riflessioni. In alcune zone a popolazione sparsa già attualmente i cittadini debbono compiere decine di chilometri per recarsi dal proprio medico. Quando i medici dell’area di riferimento supereranno il massi- male anche per deroga territoriale ci saranno cittadini senza medico.

Questi cittadini cresceranno di nu- mero e nell’immediatezza le Regio- ne potrebbero, nel pieno rispetto dell’ACN, bandire zone straordinarie

di assistenza primaria e garantirla con attività programmate della me- dicina dei servizi: medici che come normato sono scelti dalla graduato- ria aziendale che comprende, per ul- timi, i non formati e neolaureati. Uno scenario del tutto legale e plausibile.

Una situazione tampone in cui, di fatto, viene meno il rapporto fiducia- rio col medico e che potrebbe pro- tarsi per lungo tempo in assenza di vocazioni per la MG. Alcuni pazienti avrebbero un medico scelto da loro, altri no. Una deriva che forse giove- rebbe alle casse regionali, ma cree- rebbe le premesse per medici di se- rie b in fila per essere sanati.

Se da un lato la riduzione dei Mmg crea meno concorrenza e maggio- re facilità di acquisizione di scelte, dall’altro lo scenario che ne derive- rebbe appare rigido, obbligato, ri- stretto e non favorevole a chi co- me medico ama essere scelto e seguito dalle persone che conti- nuano a sceglierlo nel tempo.

Il tirocinio presso il Mmg coinvolge un professionista giovane ma or- mai già orientato. Senza paura di ri- cadere nei dipartimenti universitari ed esserne fagocitati dovremmo avvicinare gli studenti al terzo- quarto anno di studi universitari: at- tirare giovani menti più che elargire titoli accademici.

Il vero cambio di passo sta nell’offrire più prestigio alla Medicina Generale italiana, attrarre i giovani con possibilità di carriera, insegnamento, tutele previdenziali e adeguate retribuzioni

Giuseppe Mittiga - Medicina Generale, Roma

Medicina Generale: non solo carenza

di programmazione, ma di vocazione

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