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P Olio di palma: tanto rumore per nulla?

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30 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIII numero 6 - settembre 2016

A ggiornAmenti

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artendo dall’assunto che l’o- lio di palma ha elevati conte- nuti di grassi saturi, la valuta- zione del suo impiego alimentare dovrebbe prendere le mosse pro- prio dai dati aggiornati relativi al rapporto tra assunzione di grassi saturi e salute.

Spiega Andrea Poli, della Nutrition Foundation of Italy (NFI): “I dati più recenti suggeriscono che il consu- mo alimentare di grassi saturi, che è stato molto a lungo demonizzato, correla in realtà in maniera piuttosto debole con il rischio coronarico” e, sembra, anche per la mortalità per tutte le cause (Siri-Tarino et al. Am J Clin Nutr 2010; 91: 535-46; De Souza et al. BMJ 2015; 351: h3978).

Queste evidenze si affiancano a quelle che dimostrano come il con- sumo di grassi saturi sia uno dei principali determinanti dei livelli di C-LDL. “È un dato che si fa un po’

fatica a spiegare - approfondisce Poli - che forse può avere un suo razionale nel fatto che i saturi au- mentano anche la frazione anti-ate- rogena HDL”.

Sull’olio di palma si hanno a disposi- zione ulteriori dati che potrebbero contribuire a spiegare questo feno- meno e che riguardano il suo meta- bolismo, per cui anche se l’olio di

palma è molto ricco di acido palmi- tico (grasso saturo), in realtà la quota che viene assorbita è relati- vamente piccola.

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¼ Documento EFSA

Se dal punto di vista fisiologico l’olio di palma non sembra quindi destare particolari preoccupazioni, bisogna tuttavia tenere conto che l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha di recente pubblicato un documento che ha aggiornato le conoscenze su tre “contaminanti di processo” che si formano durante la raffinazione degli oli (palma soprat- tutto) a temperature superiori a 200°C. Si tratta di glicidolo, 3-mono- cloropropandiolo (3-MCPD) e 2-mo- nocloropropandiolo (2-MCPD).

“Il glicidolo - spiega Corrado Galli (Dipartimento di Scienze Farmaco- logiche e Biomolecolari, Università di Milano) - è stato giudicato un potenziale genotossico/canceroge- no e quindi ad esso si applica la determinazione del Margine di Esposizione (MoE), il cui valore è calcolato facendo il rapporto tra la dose più bassa dotata di effetto cancerogeno e il dato di esposizio- ne umana reale alla sostanza. Per il glicidolo, tale rapporto è stato au-

mentato a 25.000, rispetto al valore di 10.000 generalmente adottato da EFSA, per motivi metodologici.

Per il 3-monocloropropandiolo non si hanno invece evidenze di geno- tossicità, quindi si determina la DGT (Dose Giornaliera Tollerabile), applicato ai contaminanti alimenta- ri, che definisce il limite di consu- mo ritenuto senza rischio per la sa- lute dei consumatori”.

Nel caso del 2-monocloropropan- diolo (2-MCPD), EFSA ha invece precisato che le informazioni oggi disponibili non consentono di sta- bilire una DGT.

“Complessivamente - conclude Poli - si può forse dire che un consumo di olio di palma contenuto, com’è in Italia, sia poco diverso rispetto all’ap- porto degli altri saturi dell’industria alimentare e che i saturi siano meno pericolosi di quanto non si sia imma- ginato nel tempo. Una maggiore at- tenzione al trattamento termico di questi prodotti eliminerà probabil- mente le criticità che sono emerse relative alla loro sicurezza”.

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