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MOBBING: ESPRESSIONE DI AGGRESSIVITÀ SOCIALE E RITO SACRIFICALE

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Academic year: 2022

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MOBBING: ESPRESSIONE DI AGGRESSIVITÀ SOCIALE E RITO SACRIFICALE

Dr. Luigi Spadarotto

Il fenomeno “Mobbing” mettendo in evidenza i soprusi e le angherie sistematicamente inflitte ad un membro di una organizzazione, in ragione della sua presunta eterodossia ideologico - comportamentale (adesione dichiarata e testimoniata a sette esoteriche, abbigliamento bizzarro o grottesco, atteggiamento remissivo e costantemente impacciato, recalcitranza petulante alle direttive gerarchiche,ecc.) o in seguito al rifiuto di accondiscendere a pratiche sconvenienti o licenziose estranee ai doveri contrattuali, ma imposte con le minacce o il ricatto, riecheggia, in versione post industriale, quel fenomeno ben più stagionato della formazione del

“Capro espiatorio”

In entrambi i casi ci sembra di intravedere, sotto le diverse intestazioni, il medesimo meccanismo canalizzatore : far pagare a un debole il prezzo delle ingenuità, delle soperchierie o delle contraddizioni, anche plateali, commesse dai potenti o da coloro che vogliono sostituirli ad ogni costo.

Quadro Di Riferimento Psicodinamico Preliminare

Nelle comunità organizzate pervase da intense emozioni e nelle quali vigono regole restrittive, è probabile che emerga la figura emblematica del capro espiatorio.

Esso rappresenta la vittima sacrificale sostitutiva del ruolo dominante, ossia di quella posizione di potere che da tempo immemorabile, e con svariate denominazioni, impone la sua volontà ai sottoposti usando con accortezza la violenza, l’abuso o la minaccia.

Attraverso la repressione della vittima sacrificale o la sua persecuzione si ripete simbolicamente l’assassinio originario e mitico del padre-padrone col quale la discendenza sottomessa intende impadronirsi del potere per farlo proprio.

Per garantire la continuità e l’ordine nella comunità umana un Tabù ha impedito che l’omicidio in generale e l’eliminazione fisica delle autorità sovrane in particolare, fossero i metodi più economici di soddisfare i bisogni di rivalsa di una fazione assoggettata e insofferente.

I contestatori indomiti vanno pertanto inconsciamente alla ricerca di un sostituto pertinente capace contemporaneamente di rispecchiare la figura

Psicologo del Lavoro e Psicoterapeuta, Professore a contratto di Psicologia del Lavoro e della Organizzazione presso l’Università di Pavia

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della autorità odiata e quella esecranda di un bersaglio abietto, al fine di giustificarne la repressione e di alleggerire la coscienza del senso di colpa.

Il Capro espiatorio e, in senso lato il Mobizzato, sono coloro che pagano inconsapevolmente per un malfatto commesso da altri.

SITUAZIONI SOCIO - ORGANIZZATIVE CHE PRELUDONO O FAVORISCONO L’EMERGENZA DEL CAPRO ESPIATORIO

1° Situazione

Una posizione intangibile di potere (ossia non sostituibile o avvicendabile con formule o procedure universalmente condivise e adottate) viene investita da una pretesa sovvertitrice, posta in essere da un gruppo di sottoposti, al fine di por fine alla sua presunta oppressione o ad un sistema corrotto o inefficace di gestione cui essa darebbe vita.

Se la rimozione del potere vigente si rivela inattuabile le energie emotive attivate in concomitanza al progetto sovversivo vengono opportunamente convogliate sul Capro espiatorio allo scopo di offrire un valido surrogato alla aggressività frustrata.

2° Situazione

Sentimenti diffusi di disagio, inquietudine, incertezza si trasformano in impeto sadico per colpire chi, con la sua estraneità o il suo disadattamento, è considerato simbolicamente colpevole della situazione sociale generatrice delle emozioni sgradevoli.

In questo frangente si avvia un procedimento ultrasemplificato grazie al quale si rende verosimile l’equazione irrealistica e paralogica tra l’evento sociale insopportabile e un soggetto connotato di tratti anticonformisti o estremi.

Per esempio si può eleggere Capro Espiatorio, scatenando disinvoltamente nei suoi confronti comportamenti persecutori, colui che con la sua denuncia metta a repentaglio gli equilibri di potere esistenti e riveli la fondatezza delle contraddizioni che reggono quell’equilibrio (a livello macroscopico un esempio di contraddizione di questa fatta è sostenere contemporaneamente lo sviluppo economico basato inequivocabilmente sullo sfruttamento intensivo delle risorse planetarie, l’equilibrio ecologico e la salubrità dell’ambiente e lo sviluppo della natalità; a livello aziendale l’incongruenza si prefigura nel proclamare nello stesso tempo e con pari foga la necessità di assicurare la soddisfazione sul lavoro, l’inevitabilità di rendere instabili le posizioni lavorative, di esibire un’ immagine aziendale pubblica improntata alla trasparenza e alla utilità sociale della propria impresa.

AZIONE PERSECUTORIA E MANCATO SOSTEGNO DEI TESTIMONI

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Uno degli aspetti più sconcertanti che accompagnano le molestie o le angherie perpetrate nei confronti dei soggetti perseguitati è il distanziamento psicologico ed emotivo degli altri membri della organizzazione. Anzi esso, da alcuni studiosi, è stato considerato una condizione tipica del fenomeno Mobbing e a maggior ragione della designazione di un capro espiatorio.

Senza entrare troppo nel merito e indugiando nel paradigma psicodinamico, sembrano esservi almeno due spiegazioni di questo inquietante evento che lascia la vittima esterrefatta e completamente disarmata.

La prima, abbastanza scontata, è riconnessa alla evenienza che la denuncia dei maltrattamenti percepiti sollevata da un collega del mobizzato e la relativa protesta per quanto di ignobile sta accadendo, possa trasformarsi in una ritorsione del Persecutore potente nei confronti del denunciante, reso reo di aver messo impunemente in piazza aspetti disdicevoli del contesto organizzativo causando, come conseguenza, un danno collettivo spesso irrimediabile.

La ritrosia a testimoniare apertamente la riprovazione per quanto di indecoroso si sta attuando dentro le mura aziendali, si può anche cogliere nell’interesse personale dei testimoni a proteggere comportamenti scorretti da essi stessi commessi in azienda e di cui è a conoscenza il Capo angariante, ma la cui segretezza ha costituito fino a quel momento la base di un tacito patto con l’autorità costituita.

In situazioni più maliziose si può verificare come siano gli stessi Superiori a favorire i piccoli illeciti tra i dipendenti al fine di porli perennemente sotto implicito ricatto, ricavandone una inveterata favorevole omertà.

In ogni caso la presenza di una vittima palese e socialmente designata allontana la possibilità di essere a nostra volta l’olocausto per propiziare l’intransigente severità o l’arbitraria volontà della autorità incombente.

La seconda spiegazione attiene sia all’inconscio bisogno di individuare un bersaglio alla aggressività coagulata in seguito alla impossibilità tecnica di ribellarsi ai metodi di gestioni intransigenti o vessatori, generalmente usati nei confronti di pressoché tutti i dipendenti; sia all’impulso sempre inconscio di distruggere l’emblema incarnato delle parti sconvenienti e ripudiate della personalità dei membri della organizzazione. Costoro intravedono, nella prospettiva dell’appagamento inconsapevole, la possibilità di annichilire, utilizzando la figura del Mobizzato o del Capro espiatorio, quanto di riprovevole alberga all’interno delle loro personalità.

In definitiva, prescindendo dalle origini psicobiologiche della distruttività umana e dal faticoso tentativo prodotto dalla società di sublimarla nelle dimensioni artistiche, culturali, filantropiche.ecc., si può notare come l’incremento delle vittime di persecuzione sistematica, durevole e attuata con la tacita complicità dei compresenti all’interno delle più svariate

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organizzazioni, renda quanto mai impellente, a nostro avviso, interventi legislativi, contrattuali ed educativi veramente efficaci.

L’efficacia qui caldeggiata non starebbe tanto nel dettato delle disposizioni, quanto nella capacità e nella volontà di coloro che, coraggiosamente, intendono metterle realmente in pratica.

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