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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Down by the Salley gardens my love and I did meet;

She passed the Salley gardens with her little snow-white feet.

She bid me take love easy, as the leaves grow on the tree;

But I, being young and foolish, with her I did not agree.

In a field by the river my love and I did stand,

And on my leaning shoulder she placed her snow-white hand.

She bid me take life easy, as the grass grows on the hills;

But I was young and foolish, and now am full of tears.

William Butler Yeats, 1889

I versi della poesia di Yeats sono presenti in filigrana dietro alla pittura. Parole, sillabe, singole lettere emergono come un canto lontano portato dal vento attraverso lo stormire delle foglie.

Ida Harm riesce a fondere poesia, arte e natura in immagini esteticamente rassicuranti che sembrano riaffiorare dai nostri ricordi. Pomeriggi estivi passati a leggere all’ombra di un grande albero, cullati da un dolce torpore; l’erba fresca sotto i nostri piedi arabescata da chiazze di chiaroscuro, il balugi- nare della luce del sole che a tratti illumina le pagine del libro.

Facendo tesoro dell’esperienza impressionista, Ida Harm dipinge a piccoli tocchi e con pennellate puntuali; le figure, prive di contorni, sembrano liquefarsi una nell’altra ed emer- gono per puro contrasto cromatico; i colori non sono reali ma realistici, traducendo sulla tela l’impressione della realtà così come “appare” ai nostri occhi e non come “è” in modo oggettivo.

Al centro della scena c’è l’albero, protagonista assoluto della pittura, a cui sovente fanno compagnia pochi segni antropi- ci: altalene, dondoli e panchine quasi a simboleggiare i due estremi della vita, infanzia e vecchiaia. Mentre la nostra vita corre velocemente da un estremo all’altro, quella dell’albero disegna una parabola ampia che abbraccia più generazioni unificandole sotto la sua silenziosa presenza di metafora viva.

La figura umana, iconograficamente assente, si percepisce nei dettagli; i rari oggetti e l’aspetto curato e non selvaggio della vegetazione alludono a una natura familiare e acco- gliente come quella dei boschi e delle campagne poco fuori città.

L’albero rappresenta la perfetta armonizzazione tra maschile e femminile, forza e delicatezza.

Un antico proverbio del Congo recita: “Le radici non sanno ciò che si propongono di fare le foglie”. Gli alberi di Ida Harm hanno radici che affondano nel terreno e chiome ampie e rigogliose come individui saldamente ancorati alla propria storia personale, agli affetti, alle esperienze vissute, ma con in testa un turbinio di sogni, idee, possibilità.

Coevo alla poesia di Yeats, che ha ispirato all’artista l’opera presentata in copertina, è un passo di Karl Marx nel secon- do libro del Capitale: “Lo sviluppo della civiltà e dell’industria in generale si è sempre mostrato così attivo nella distruzione dei boschi, che, al paragone, tutto ciò che essa fa invece per la loro conservazione e produzione è una grandezza assolu- tamente infinitesimale” (1885).

Nell’Anno Internazionale delle Foreste la celebrazione che Ida Harm dedica agli alberi sembra quasi una sorta di moni-

to, soprattutto se accompagnata dalle parole del filosofo tedesco, al rispetto e alla tutela del patrimonio di risorse e ricchezze costituito dagli alberi.

In molte culture dell’Africa l’albero è simbolo di nascita e, per gli Swahili, la vita dell’albero e quella del bambino per il quale viene piantato restano legate per sempre. Questa pratica ricorda l’usanza ebraica in epoca talmudica che consisteva nel piantare un cedro alla nascita di un maschietto e un pino alla nascita di una bambina; quando si sposavano, i sostegni della Khuppah (baldacchino nuzia- le) erano formati dai rami di questi alberi; ancora oggi molti ebrei usano far piantare un albero in Israele alla nascita del proprio figlio.

Infine ritengo significativo ricordare che in Italia esiste una legge, la 113 del 29 gennaio 1992, che prescrive ai Comuni di piantare un albero per ogni neonato.

Veronica Liotti

Ida Harm, Sally Gardens, 2011, tecniche miste su tela, cm 150 × 100

Pittrice e fotografa autodidatta, Ida Harm nasce a Venezia nel 1977. Attualmente vive e lavora a Padova.

Dopo una laurea umanistica a pieni voti e diverse espe- rienze all’estero, si avvicina al mondo dell’arte figurativa frequentando molti studi di artisti e corsi promossi da docenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia dove apprende l’uso di tecniche pittoriche naturali e antiche su studi dal vero.

Si apre un periodo proficuo in cui partecipa con successo a concorsi e fiere nazionali e internazionali di arte (Vienna, Innsbruck, Bolzano, Stoccarda, Padova, Brescia, Reggio Emilia, Pordenone, Cremona...).

Tra il 2005 e il 2011 lavora negli Stati Uniti e inizia una stretta collaborazione con la galleria Questarte di Venezia, tuttora in corso, che le consente di promuovere le sue opere attraverso mostre personali e numerose fiere d’arte.

A partire dal 2007 affianca all’attività di pittrice quella di fotografa.

Espone in diverse personali dedicate al tema degli Alberi e delle Foreste. Il 2011, Anno Internazionale delle Foreste, costituisce per “l’artista degli alberi”, un periodo di inten- so lavoro con numerose mostre ed eventi e con l’uscita del suo nuovo sito web (www.idaharm.com).

Tra le mostre più recenti segnaliamo: Trees, Gardens, Forests (personale), Galleria il Rustico, Rosolina (RO) (set- tembre 2011); Alberi, Boschi, Foreste (collettiva), Galleria Civica di Brunico-Casa Seebock, Brunico-BZ (agosto 2011); Alberi (personale), spazio espositivo Cremona- Books, Cremona (aprile 2011); Celebrating trees through art (personale), Galleria Civica di Brunico-Casa Seebock, Brunico-BZ (agosto 2010).

Ida Harm è un nome d’arte composto dall’accostamento dei nomi delle due nonne dell’artista, radici femminili della sua famiglia.

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