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Rave party: mondo dello sballo e della trasgressione, della droga e della musica elettronica, dell illegalità e delle anime perdute;

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Academic year: 2022

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Rave party: mondo dello sballo e della trasgressione, della droga e della musica elettronica, dell’illegalità e delle anime perdute; un fenomeno che, negli ultimi anni, si è diffuso a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo un numero sempre più alto di giovani. Per questo Lecconotizie ha deciso di fare un tour all’interno di questo universo parallelo talvolta legato a tragedie del fine settimana catalizzando l’attenzione dei media.

Il suo dilagare impone una riflessione lontana da ogni forma di pregiudizio, che permetta di esplorare il “paese dei balocchi” e capire cosa spinga i giovani ad appropriarsi di spazi fatiscenti alle periferie delle città, come capannoni industriali in disuso, per trascorrere il weekend tra droga e musica. Ci aiuteranno, in questa ricerca, due ventenni residenti in provincia (che chiameremo rispettivamente A. e L.) assidui frequentatori di questi raduni, una ragazza di 27 anni (per noi R.) “raver” da parecchi anni, e un ventinovenne, anch’esso residente nell’hinterland lecchese (che chiameremo, M.) che ha da tempo accantonato questa esperienza.

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I quattro concordano sul fascino ammaliante dei rave party: “Il rave è libertà – spiega A. – è un luogo aperto, pieno di gente che vuole solo divertirsi e buona musica, uno spazio totalmente in mano a noi ragazzi, dove tutto è legale e non ci sono controlli o buttafuori, né selezione all’ingresso, tantomeno si paga per entrare”.

“ Le feste erano, e in parte sono ancora, una terra di nessuno – ci dice R. – un posto distaccato dalla realtà pur facendone parte; un luogo in cui le regole, se di regole si può parlare, sono dettate dai partecipanti stessi. Uno spazio in cui quasi tutto è lecito e in cui potersi esprimere senza vincoli o inibizioni, ballare, sballare, instaurare nuove relazioni, fare arte, musica…stare con gente che condivide i tuoi ideali, un modo per stare insieme e sentirsi tribù”.

E c’è anche la droga.. è così facile da acquistare? “Beh la droga c’è – continua A. – basta farsi due passi per incontrare molti venditori; generalmente per comprarla ci rivolgiamo ai camper parcheggiati all’interno della festa, che appartengono agli organizzatori o a

persone più esperte. Ci si fida di più, perché se ti fanno il pacco sai dove andare a lamentarti, inoltre ci sono molti spacciatori occasionali che allungano le sostanze con il taglio, e non sai mai che ti capita tra le mani; i camper sono meglio organizzati, spesso espongono pure il listino prezzi della loro mercanzia”.

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e ci porta a stare bene insieme. Certo, è possibile partecipare ad una festa senza usare sostanze, ma sono pochi quelli che lo fanno e solitamente ricorrono all’alcool”.

In tutto ciò, non si capisce come le forze dell’ordine permettano questo libero smercio di narcotici e perché non impediscano tali raduni: “Alle volte ci

provano – ci risponde M. – soprattutto prima che inizi la festa, quando ancora c’è poca gente e gli organizzatori stanno montando l’impianto audio; entrano nello stabile e sequestrano tutto. Cercano di agire velocemente, perché con il passare delle ore il posto si riempie di ragazzi e diverrebbe troppo rischioso per loro fare irruzione; spesso si limitano a stare di pattuglia all’esterno, e capita che segnino le targhe delle auto posteggiate o chiedano i documenti ai ragazzi di passaggio. E’ comunque difficile per loro localizzare il luogo esatto dove si terrà la festa”.

In effetti, gli organizzatori e il loro “pubblico”si muovono quasi fossero gruppi di cospiratori, per sviare l’attenzione delle autorità: “Noi stessi non sappiamo con precisione dove si terrà la festa – spiega A – se non poche ore prima che essa abbia inizio. Solitamente riusciamo a venirne a conoscenza tramite passa parola o attraverso siti internet poco noti, oppure ancora tramite volantini distribuiti durante la festa precedente. In ogni caso, su queste locandine è riportata solo la provincia dove ci sarà il ritrovo e alcuni numeri di cellulare a cui rivolgersi; è grazie a questi recapiti che sappiamo con certezza come rintracciare la festa, anche se vengono accesi solo quando tutto è stato preparato”.

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Come anticipato, i rave party hanno luogo in aree periferiche delle città, e sono scelti spesso in base a determinate distinzioni culturali che differenziano i raduni, e in questo la musica gioca un ruolo chiave: “Per semplificare,

diciamo che ci sono due tipologie di rave – ci dice L – i tekno e i goa. La differenza è proprio la musica elettronica che viene suonata, seguita da gruppi diversi di ragazzi: da una parte la tekno, molto più veloce e potente, dall’altra la goa, che invece è musica da viaggio.

Generalmente i party tekno avvengono in capannoni industriali abbandonati, mentre i goa in boschi o prati fuori città. C’è differenza anche sul genere di droga usata da uno e l’altro gruppo: i primi prediligono gli eccitanti (MDMA, anfetamine, cocaina) spingendo al massimo l’effetto, i secondi ricercano invece il viaggio mentale, e si fanno di LSD o altre sostanze allucinogene”.

Un’altra caratteristica dei rave party è la loro durata, e anche in questo dimostrano di non avere nulla a che fare con la tradizionale serata in discoteca: “Una festa può durare dalle 24 alle 72 ore – ci conferma R. – Si balla fino all’alba dopodiché, chi ci riesce, si appisola in tenda, in macchina o nei prati. Il problema sono le droghe, ti fanno ballare tutta notte e anche al mattino ti rendono difficile dormire; per ovviare al problema alcuni fanno uso di oppiacei, che rilassano e fanno da contrappeso alle droghe eccitanti”.

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E l’abbassamento dell’età anagrafica dei partecipanti ai raduni, è un altro punto sul quale i quattro concordano: “Fino a qualche anno fa – continua ancora M. – si poteva trovare gente tra i 19 e i 30 anni, poi hanno iniziato a partecipare anche i quindicenni!”

“Ora essere raver è di moda – concorda R. – penso che semplicemente questa figura abbia preso il posto del frikkettone, del punk, del truzzo, del dark… è solo un modo nuovo, e sconosciuto ai genitori di oggi, per trasgredire alle regole. Ovviamente la moda svuota molto di contenuto il mondo dei free party, e punta tutto, ancora una volta, alla commercializzazione e alla mercificazione delle nostre idee”.

Questa evoluzione è sintomo di un fenomeno in continua espansione tra i giovani, che raduna spesso migliaia di persone in una sola serata, le quali danno vita ad un vero e proprio villaggio autogestito: “Soprattutto nelle feste più grandi – spiega A. – in molti si piazzano con la propria bancarella per vendere di tutto, dai braccialetti agli alcoolici, dalle sigarette ai panini, c’è chi addirittura prepara il caffè; ci si può vivere di questo e c’è gente che lo fa, intere famiglie che si spostano da un party all’altro estraniandosi dalla società e seguendo una propria controcultura”.

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Ci troviamo così di fronte ad una vera e propria utopia che diventa realtà, ma che, a volte, presenta il conto da pagare: “Ho seguito le feste, praticamente tutti i weekend, per tre anni di fila – ci racconta M. – il rave in sé era diventata la vera droga, tornavo a casa la domenica sera e già pensavo di ripartire il sabato dopo, credevo che davvero non ci fosse nulla di più bello e per il quale valesse la pena vivere.

Però, con il tempo, ho iniziato ad accusare i primi segni di stanchezza fisica, perché bruciavo le ore di riposo nel weekend e non avevo modo di recuperarle in settimana; ma soprattutto hanno fatto capolino le prime paranoie mentali, che hanno cominciato a mettere in dubbio piccole e grandi cose della mia vita. La sintonia, che avevo trovato con me stesso e con gli altri, era d’un tratto sparita e aveva preso il suo posto l’insicurezza totale. E’ stato un periodo durissimo, nel quale ho dovuto lottare ogni giorno con le mie paure e i miei fantasmi; ero ad un passo dalla pazzia”.

“Ora sto bene – conclude M. – e mi rendo conto che si stia meglio senza tutto questo. Ma è un’esperienza che non rinnego, perché mi ha fatto conoscere emozioni mai provate prima, e che mai riproverò nella vita. Lo rifarei, magari con un po’ più di coscienza…”

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