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Tutto è pronto: venite alle nozze!

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Academic year: 2022

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Anche per chi parteciperà alla messa, il foglietto è l’occasione per leggere e meditare le letture prima della celebrazione o per continuare la preghiera personale a casa dopo la messa, nel corso della settimana.

Tutto è pronto: venite alle nozze!

XXVIII domenica del Tempo ordinario - Preghiera a casa

Vi invitiamo a mettere nell’angolo della preghiera un cestino contenente un pezzo di pane. Quando tutto è pronto uno della famiglia guida il momento introducendolo col segno della croce.

G. Siamo riuniti insieme nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen

G. Nel vangelo che ascolteremo ritorna il tema della chiamata. Non più la chiamata a lavorare nella vigna, ma l’invito alle nozze, la chiamata a prendere parte al banchetto della vita, che Dio stesso ha preparato per tutti noi. Una chiamata rivolta a ciascuno, un banchetto in cui c’è posto per tutti. A noi viene solo chiesto di indossare la veste della festa, della gratuità e della solidarietà. Anche oggi il Signore rinnova il suo invito: accogliamolo con gioia e responsabilità.

Breve silenzio Preghiamo.

Padre buono, che inviti tutti alle nozze del tuo Figlio, donaci la sapienza del tuo Spirito,

perché non approfittiamo del tuo amore

e testimoniamo in modo credibile la gioia del vangelo.

Lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Amen.

Sono riportate tutte le letture della messa. Nel caso in cui siano presenti alla preghiera dei bambini, potete scegliere se leggerle tutte o solo quelle che ritenete più opportune.

Dal libro del profeta Isaìa (25,6-10a)

Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre.

Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio Dal salmo 22

Rit: Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Rit.

(2)

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. Rit.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (4,12-14.19-20)

Fratelli, sorelle, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli.

Amen. Parola di Dio

Rendiamo grazie a Dio Alleluia, alleluia. Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo

illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Parola del Signore Lode a te, o Cristo

Riflessione (chi guida la preghiera può commentare il vangelo con sue parole oppure leggendo la riflessione che segue) Gesù continua a parlarci del Regno di Dio, facendo ricorso a tante immagini, sempre molto ricche. Questa volta paragona il regno ad una festa di nozze. Una festa pronta, ricca di cibi, bevande, musiche e canti. Una esperienza pacificante, dove non si deve fare altro che aderire, rispondere positivamente ed entrare nella sala. La fede, in fondo, non è che questo: dire il proprio “sì” a qualcosa che ci è offerto, che non domanda

“test d’ingresso”, meriti da mostrare, numero minimo di messe partecipate…

“Tutto è pronto” è il grido del re. Non manca nulla, se non la presenza degli invitati. L’unica assenza è la mia, la tua. Dipende da noi decidere. Ci chiede solo un “sì”.

Eppure, ancora una volta la parabola di Gesù ci sorprende. Ancora una volta troviamo persone che rifiutano, rinunciano, si arrabbiano, addirittura reagiscono con violenza. Gli invitati uccidono coloro che portano l’invito; e la risposta del Re nei loro confronti è altrettanto dura e quasi sproporzionata. Da ultimo il Re caccia l’invitato privo del vestito da festa.

Come mai Gesù non rinuncia a parole così dense e ad immagini così forti?

(3)

Se il Regno di Dio è una festa di nozze, dove tutto è pronto e non occorre guadagnarsi l’invito, è anche vero che tocca a noi dire il nostro “sì” o “no”. E quel “sì” – o “no” sono risposte serie, importanti, decisive.

Quando Gesù usa parole così dure verso di noi vuole richiamarci alla serietà della offerta e – quindi – della risposta. Davanti alla offerta del Regno non si può restare indifferenti. Occorre essere consapevoli di cosa significa dire di “sì” e quali conseguenze comporta nella nostra vita.

Talvolta, infatti, ci sono situazioni della vita che ci sfuggono e che – alla fine – rimpiangiamo per non averle comprese, o vissute come avremmo dovuto o voluto. Altre, invece, per le quali siamo pronti ad usare tutte le nostre energie, per poi scoprire che non esigevano così tanto impegno.

La nostra vita è così preziosa e importante che domanda di viverla profondamente, sapendosi interrogare su cosa vale e cosa no. Dove impiegare le nostre energie migliori per gustare fino in fondo la bellezza della nostra esistenza?

Gli invitati che rifiutano l’invito perché sono più attenti ai propri affari, non si rendono conto di cosa viene offerto loro. Sottovalutano la importanza e la eccezionalità del dono.

Così anche l’invitato cacciato via perché privo del vestito nuziale. Questa immagine, vuole ricordarci che occorre essere consapevoli di cosa significa entrare nel regno e domanda a noi di “indossare il vestito adeguato” e non semplicemente aggregarci alla folla che viene spinta nella sala. Non siamo comunità di credenti semplicemente perché, come tanti, siamo stati battezzati (la veste bianche potrebbe richiamarci il battesimo); perché – assieme agli altri – andiamo a messa tutte le domeniche. Entrare alla festa ci chiede di essere coscienti di cosa significa per noi.

Ma l‘annuncio più bello di questo vangelo è che tutti – davvero tutti – sono invitati: buoni e cattivi, poveri e ricchi, grandi e piccoli, malati e sani. Nessuno è escluso dalla festa, a meno ché non si autoescluda perché rinuncia o sottovaluta la offerta.

Quindi, questa parabola ci parla – nello stesso tempo – di dono gratuito e di responsabilità. Se Dio offre gratuitamente il suo regno, a noi la responsabilità di prendere coscienza della sua offerta e di rispondere seriamente, sapendo assumere le conseguenze belle e insieme impegnative del vangelo. Di saper vestire cioè il vestito da festa, l’unico adeguato ad esprimere il nostro convinto e pieno “sì”.

Silenzio

Preghiere dei fedeli

G.: Alle preghiere rispondiamo: Venga il tuo regno, Signore!

Per la nostra comunità: invitata al banchetto di nozze dell'Agnello, sappia tessere ogni giorno l’abito della carità perché ogni uomo possa partecipare alla festa della vita, preghiamo.

Per tutti noi: quando facciamo della carriera, del profitto, degli interessi personali l’orizzonte assoluto della nostra esistenza, ricordaci Padre che il senso vero della vita si compie nella festa della fraternità, della condivisione e della gratuità, preghiamo.

Per il cammino di pace tra i popoli: ogni uomo scopra negli altri dei fratelli e delle sorelle, si impegni a favore della giustizia e apra cammini di disarmo e di riconciliazione, preghiamo.

Per i catechisti, gli animatori e i genitori che all’inizio del nuovo anno pastorale vengono interpellati sul loro ruolo educativo: compiano la loro missione facendosi testimoni dell’amore del Padre a cui sta a cuore la vita di ognuno, preghiamo.

Preghiamo ancora il Signore.

Davanti a te, Signore, ci ricordiamo di chi soffre a causa della malattia.

Ci ricordiamo di chi continua a morire nel mondo a causa del Coronavirus.

(4)

Martedì 13 ottobre ore 20:00 in Basilica Preghiera sul Vangelo

della domenica ore 21:00 in Basilica

Incontro genitori dei ragazzi di terza, quarta

e quinta elementare.

Giovedì 15 ottobre in Basilica

ore 18:15 Preghiera del vespro ore 18:30 messa

Sabato 17 ottobre Colletta alimentare presso la Coop di San Cesario

a sostegno dei progetti di Caritas e Solidarietà in rete 25 Ottobre: Domenica del mutuo

Le offerte saranno destinate al pagamento della rata del mutuo Ci ricordiamo di chi è vittima della discriminazione, della violenza e dell’immigrazione.

Preghiamo per chi è disoccupato e per chi vive in difficoltà economiche.

Ci ricordiamo di tutti i missionari e testimoni del vangelo.

Preghiamo per le nostre famiglie.

Si possono aggiungere altre preghiere.

Momento celebrativo

Mentre tutti sono seduti, chi guida la preghiera prende in mano il cestino del pane e dice:

Anche il Signore ci invita al suo banchetto. In attesa di celebrare l’eucaristia insieme alla nostra comunità parrocchiale, spezziamo il pane e lo condividiamo tra di noi come segno di comunione nella memoria della Pasqua di Gesù. Facciamo questo per esprimere il nostro desiderio di partecipare alla festa che il Signore ha preparato per noi.

Preghiera di benedizione del pane Preghiamo.

Signore, anche oggi tu ci chiami al tuo banchetto.

Benedici noi e sii benedetto per questo pane:

concedici di condividerlo nella comunione

in attesa di celebrare l’Eucaristia nelle nostre comunità.

Per Cristo nostro Signore. Amen

Chi guida la preghiera spezza il pane e lo porge ai familiari o ai presenti intorno al tavolo, che lo mangiano insieme in silenzio.

Se siamo soli, spezziamo il pane e ne mangiamo un pezzo in silenzio.

Padre nostro

G. Benediciamo il Signore.

Rendiamo grazie a Dio.

G. Il Signore ci doni discernimento spirituale secondo la sua Parola.

Amen.

L’articolo della settimana

Non andremo più “a messa”…

andremo all’incontro…

di Jean-Luc Lecat in “www.garriguesetsentiers.org” del 30 settembre 2020 (traduzione: www.finesettimana.org) Andare a messa ogni settimana era un obbligo sotto pena di peccato mortale. E andare a messa resta un segno caratteristico del cattolicesimo. Le occasioni di messa sono molteplici e molti sono i cristiani che sentono il bisogno di andare a messa e che “vogliono” una messa.

Quando si tratta di un avvenimento importante della vita, nonostante tutto, si vorrebbe proprio una

“messa”… che sia per un matrimonio o per un funerale, ma anche per una commemorazione o un anniversario… Ma questo bisogno di “messa” non rischia di essere fuori posto e terribilmente lontano dalla fede in Cristo? Spesso, infatti, l’andare a messa è vissuto da chi lo richiede come una festività ben organizzata, senza rischi, perché molto inquadrata nel suo svolgimento praticamente fisso, un momento per dare solennità, adattabile ad una situazione particolare grazie all’aggiunta di alcune parole scelte e, per di più, con una piccola aura di mistero un po’ magica. Ma una cosa così non è forse la caricatura di un incontro di stile evangelico e di vita condivisa? Anche se posso ammettere, certo, che anche in quelle celebrazioni possa passare lo Spirito…

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La messa non dovrebbe essere un momento in cui si realizza quel momento rinvigorente, ricco di vita e di comunicazione, che potrebbe far pensare ad un lieto momento vissuto insieme e dare lo slancio sufficiente per ripartire nel vortice della vita?

Per questo motivo, vorrei tanto che non si parlasse più di “messa”, perché questa parola rappresenta, nelle nostre teste, in quelle dei nostri contemporanei e, pare, anche in quelle di molti celebranti, una cosa preconfezionata, che non è affar nostro, ma solo dei preti! Preferirei che non dicessimo più “andare a messa”… Perché non diciamo invece: “abbiamo un appuntamento”, “andiamo all’incontro”? Andiamo a preparare la nostra festa di domenica prossima, andiamo a vivere “il nostro ritrovarci domenicale”, andiamo a condividere la gioia di quella coppia che si sposa, il dolore di quella famiglia in lutto, l’allegria di quei giovani che vogliono celebrare la vita…

È solo un modo di giocare con le parole? È una semplice questione di vocabolario? o non potrebbe essere un reale cambiamento di mentalità e di atteggiamento? Ogni volta che ci ritroviamo, c’è un incontro che possiamo vivere, ci uniamo a persone alla ricerca della vita, veniamo ad ascoltare, a tentare di comprendere e di reagire alle parole di Gesù, a quelle di donne e di uomini di Dio che lo hanno preceduto, a quelle di amici che lo hanno scelto come maestro di vita… Insieme, veniamo a cercare di comprendere, di inserirci…

Ci saranno tempi di silenzio, momenti di ammirazione, istanti di preghiera, condivideremo un pasto e spezzeremo il pane e berremo il vino come ha fatto Gesù un tempo con i suoi amici… e insieme metteremo in comune, nel tempo che ci sarà dato, gioie, dolori, preoccupazioni, interrogativi, progetti e passioni, speranze e scoraggiamenti… le nostre vite, insomma!

Credo che dobbiamo completamente riconsiderare e reinventare questo tempo di incontro tra di noi e con tutti coloro che avrebbero voglia di unirsi a noi. Mi sembra indispensabile rompere quel rito, fisso per definizione, che chiamiamo “messa”. Dobbiamo continuamente ritrovare la vita, ri-immaginare il nostro modo di stare insieme, di nutrirci di Gesù e della sua parola. Assumiamoci il rischio di osare, di vivere un tempo reale di vita, attorno a quello che è il cuore della nostra fede, perché questa fede diventi viva nel cuore delle nostre vite. Facciamo un sogno! E se questo incontro diventasse un vero appuntamento di persone in carne ed ossa, con tutto il peso della loro umanità, un momento nutriente, rinvigorente e fonte di gioia...

Per continuare a riflettere…

Safet Zec, considerato dalla critica internazionale pittore e incisore di straordinario talento, è artista schivo e solitario, che ha vissuto in prima persona il dramma dello sradicamento e dell’esilio. Fuggito dalla sua Bosnia travolta negli anni Novanta da una guerra fratricida, ha trovato rifugio con la famiglia in Italia, diventata una seconda patria. Risiede a Venezia, dove vive e lavora.

L’opera «Mani per il pane» è un dipinto su tela di forte impatto emotivo legato al tema del cibo e della condivisione. L’artista raffigura braccia e mani disperate tese fino allo spasimo verso il pane per chiedere aiuto, giustizia, libertà, misericordia.

Di fronte a questo grido, Dio non rimane indifferente: lui invita tutti alle nozze, lui desidera che ogni uomo possa partecipare al banchetto della vita. Lui chiede a noi di essere messaggeri di fraternità che invitano tutti alla festa della giustizia e della pace.

Come scrive papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti” (n. 8): “Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. Tra tutti: «Ecco un bellissimo segreto per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme». Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”.

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