Dispensa I. (I
/
dellaParte Prima
) Prezzo L.2, IO
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LE ROVINE
DI
POMPEI
DISEGNATE E DESCRITTE
DAGL' INGEGNERI
GIUSEPPE SOLARI
Professore del Reale Istituto di Belle Arti in Napoli
EUGENIO LEONE
INTRODUZIONE o CENNO STORICO
N.A P O L
ICAV. G. DE ANGELIS EFIGLIO, TIPOGRAFIDIS.M. ILREd'iTALIA
Portamedina
allaPignasecca,44
MDCCCLXXV
C
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LE ROVINE
DI
POMPEI
PARTE PRIMA
THE GETTY RESEARCH INSTITUTE LIBRARY
Halsted VanderPoel Campanian
Collection724
(Pompei)SOLARI
G. Le Rovine diPom-
pei. Napoli, 1875-78 (Introd. e Casa Pompeia- na) -ir%4° Cartonato, pp.
48 +
50, con tavoleParte
I.LE ROVINE DI POMPEI Tav.
I.FRONTESPIZIO
LE ROVINE
DI
POMPEI
DISEGNATE E DESCRITTE
DAGL' INGEGNERI
GIUSEPPE SOLARI
Professore del Reale Istituto di Belle Arti in Napoli
ED
EUGENIO LEONE
PARTE PRIMA
NAPOLI
STABIL. TIPOGR^DEL CAV.
G.DE ANGELIS E FIGLIO PORTA MEDINA ALLA PIGNASECCA
4 4MDCCCLXXY
Gli autorisi
riservano
laproprietà
letterariaed
artisticasecondo
lalegge ed
itrattatiinternazionaliGIUSEPPE FIORELLI
CHE RIANIMA COLLA SCIENZA
POMPEI QUESTO LAVORO
OFFRONO
GLI AUTORI.
6
zelle
ed
altrioggetti di simil
fatta,che vi sono
statiscoperti
,
rendono più vivo questo sentimento.
Vedi
ilForo
cìpilecogli ampli suoi
portici, làsitrattavano
gli affaridimaggiore importanza;
là ilpopolo scorgeva
lestatue de-
gl'illustri
maggiori, Scaltro, ^ansa, Sallustio e
d'altribenemeriti
cittadini. Itempli coi vestiboli ed
altaririchiamano alla immagi- nazione
ilsacerdote con
lasua lunga veste che bruciava
isacri incensi, ed
ilpopolo che silenziosamente ascoltava l'inno cantato
agliDei dalle ingenue giovanette. Si ammirano
i teatriin cui
ilpopolo assisteva ai pubblici spettacoli:
«non mancano che gli
attorti)
disse Schiller — La fantasia
citrasporta
allerappresenta- zioni delle tragedie di Escliilo, di Sofocle e di Euripide, ed a quelle delle commedie di Aristofane e
diMenandro.
Ilgrandioso anfiteatro, nel quale
ilPompeiano
siricreava alla vista dei com-
battimenti dei gladiatori
, cirappresenta
la terribilescena di san- gue sparso a
dilettodel popolo. Le case in cui tutto era lusso ed eleganza
, lepareti svariatamente dipinte
, ipavimenti
diprege- voli musaici
,e
lecolonne
tinteda vivi colori
, cidanno
lapiù esatta idea del gusto dei Pompeiani — Per ogni dove
sirinven- gono fauni, baccanti, ninfe, danzatrici, vasi e candelabri eseguiti
con tanta grazia ed arte, da essere
imitatidai moderni
artisti.Osserva
ilcubicolo
,santuario
dell'amore
,ove
labella
rispettoagli altriche inseguitoverrannopubblicati,può
ammirarsilafantasia degli antichi artisti nel rappresentare cose chimeriche, e la loro maestria nel dare ad ctsctale aspettodi verità,da
far credere vere certe mostruosità di cui la naturanon
ciha
dato esempi.La
sfinge risale allapiùremota
antichità: essavenivaadoperata per rappresen- taregliarcani egli enigmi, e fu in millemodi
descritta e railif^urata duipodi
e dagliartisti,come
asuo luogovedremo.
7
Pompeiana s'addormentava su
lettodi porpora, rischiarata dalla pallida luce che tramandava
ladorata lucerna. Ammira
iltriclinio,
ove
leseducenti giovinette della Campania eseguivano a suon di nacchere
lesvariate danze, mentre
iconvitati bevevano
in onor degli Dei, e
lasala faceva eco
allebacchiche canzoni.
Quali rimembranze poi non
sihanno e quante idee non
sirisvegliano alla mente, allorquando percorresi
laVia
delleTombe
tutta
fiancheggiata da monumenti sepolcrali
!Brevi
iscrizionian- nunziano
alpasseggiero
ilnome di colui che da
tantisecoli vi giace in eterno riposo.
Or volendo rendere più popolare
laconoscenza di queste preziose rovine che danno agio non solo a potere studiare
l'ar- chitettura dei Romani e degli antichi abitatori della Campania, ammirarne
lesculture ed
i dipinti,ma anche a conoscerne
lavita pubblica e privata,
cisiamo determinati a mettere alla luce un'opera di non molta mole che, quantunque economica, pur desse discreta idea dei monumenti di Pompei. Quest'opera
sicom- porrà di due
parti.Ravviseremo nella prima
\eporte,
lestrade
,
le torri
Q
lemura che cingono
la città,e poscia
templi,fori, terme,
teatri,anfiteatro e tombe. Nella seconda parte esporremo e sontuose e modeste
abita{ioni,botteghe, alberghi, molini, forni, termopolii e diverse
officine.Dei vari
edifizidaremo
lepiante,
lesezioni,
levedute,
iparticolari e qualche restauro; ed inoltre verranno dise-
gnati ed
illustrati glioggetti che in
essifurono rinvenuti come:
statue,armi,
tripodi,strumenti da
sacrifi{io,monete, strumenti di Musica
e di Chirurgia, candelabri, lucerne,
vasi,oggetti pre{iosi ecc. ecc.; e
nulla sarà trasandato affin di rendere compiuto
ilnostro desiderio.
8
Non è però nostro intendimento di fare un lavoro archeolo- gico
,ma
taleche accoppiando
l'utileal dilettevole, possa esser
lettoe compreso da
tutti.Se questa nostra opera sarà ben accolta dal pubblico,
ciripu-
teremo veramente soddisfatti di avere
così,per una piccolissima parte, contribuito a rendere più popolare ed universale
lacono- scenza di queste importanti rovine,
lequali mentre sono interes- santi per
gliarcheologi, danno
agli artistiesempi pregevolissimi, ed incantano ed allettano chiunque vi rivolga lo sguardo.
Grifo.
2.
—
8rlfo.Questo
favolosomostro
fu dagli antichi raffiguratocon
latesta ele ali diaquila, col corpo elezampe
di Icone,unendo
cosi Tagilità alla forza—
Ilgrifoeraadoperato
come emblema
divigilanza, evenivascolpitosulletombe,
quasi percustodiregliavanziiviracchiusi.Cose
assai strane emeravigliose leggonsiin Plinio ed in Pausania riguardo ai combattimenti di questomostro
con elefanti, leoni, tigri, serpi, e specialmente cogliArimaspi,uomini
diun
solocchio.Le
ali,la testa,ilpettoe lezampe
anteriori del grifo, in questa pittura,sono
colordioro,ilresto delcorpoè colordibronzo.Centauro
con Baccante.I NTRODUZ IONE
L.
'Abella e
fertileCampania che Bulwer
(i)chiamò «Fiore del giardino del mondo»
siestendeva, nel tempo degli antichi
Romani, fra
ilmar Tirreno e
lemontagne del Sannio, ed era bagnata ad oriente dal Silaro (Se
le),e ad occidente dal
Liri.3.
—
Centauro con Baccante. Giovailricordare che dal miticomatrimonio
del figlio d'Issionecon
le cavalle della Tessaglianacquero
i Centaurimetà uomini
emetà
cavalli, e leCentauressemetà donne
emetà
cavalle. ICentauri, cheOmero chiamò
bestiemontanesche,
eranoavidia dismisura delvino, e tutti deditiarapir donne. Dai primiuomini
che furonovistia cavallo, edalla superioritàche avevano
rispettoaipedoni,venne
probabilmente originata e l'ideadiquestimostriequella loroforza.In questa pittura èper l'appunto
un
rattoche
l'artistaPompeiano
volle rap- presentare: ilrapitorenon
fumolto
fortunatonellagalanteintrapresa, poichéassai(i) Alla fine di ciascuna parte saranno date le citazioni.
10 INTRODUZIONE
Questa
terra-celebre per
gli squisitivini e
frutti,forma un
ridente giardino, ove da per tutto verdeggiano colline e campi.
Tra pampinose
vitie boschetti di cedri e di aranci
siammira
il
golfo di Stabia, Sorrento, Capri sede voluttuosa di Tiberio, Posilipo,
labella Napoli ed
ilVesuvio, terrore della Campania.
Sorprendente è
ilpanorama
!Quale incanto provi allorché sorge
il
sole dalle montagne di Amalfi e di Salerno, e coi suoi raggi in-
dora
levette dei monti
!Assai delizioso è
ilsoggiorno in questa terra
d'amore
:ogni sasso, ogni ruscello rammenta
iprimi poeti e
leantiche favole
:scorgonsi
icampi Flegrei, ove
gliarroganti
figlidella Terra assa- lirono
ilCielo; son questi
i lidiove approdarono
gliArgonauti e lo sventurato Ulisse.
«
Bisogna aver
vistiquesti luoghi incantati
,dice Breton
(2),per
farsiun' esatta idea di questo paradiso meraviglioso
,che
ildestino avea situato così vicino ad una delle bocche
dell'inferno
».
Antichissima
cittàosca fu Pompei
(•),e sedeva sopra amena
collina
allefalde del Vesuvio
(*•).Vetusta fama celebra
gliOpici ossia
gliOsci che sembrano fossero
stati gli stessiche
gliAusonii.
Essi furono
iprimi popoli che abitarono Pompei;
e,vivendo in varie e piccole borgate, non furono capaci di difendersi allor-
malconciofu dalla bella evoluttuosa Baccante. Costei inginocchiata sulla
groppa
delCentauro
gliha
legate lemani
aldorso,con
lasinistra lotienepeicapelli, econ
l'astadeltirsolosferza, losprona, edinmilleguise lo tormenta. Il
Centauro ha
la partecavallinacolor baiodorato, che abilmente si fondecon
la tinta del dorso:ilfondo
sucui è dipinto è nero.Questa
pitturaornavaun
triclinio dellacasa suburbanadelta diGccrone.
(*)Il
nome
diPompei
vuoisi di originegreca, TO/ATèow, e derivato dall'essereun
luogoatto a spedireiprodotti della terra e dell'industriamerce
leacque
delfiumeSarno
(3). IlSolino(4)seguendo
le tradizionimitiche la dice fondatada
Ercole,e cosidenominata
dallapompa che
questifacevaneltrasportare dallaSpagna
inItaliaibuoiche avevatoltia Gcrionc.
(••)Il Fiorelli nella Descrizionedi
Pompei
scrivecheaUn
centinaio emezzo
diINTRODUZIONE II
che vennero
assalilidai Tirreno-Pelasgi
(5),che
risultativitto-
riosiunirono Pompei
alleloro dodici
città ,formando una
repubblica federale, detta Na{ione Campana, di cui Capua fu
lacittà
capitale.
4.
—
Sileno.I
vincitori poi furon
vintinell'anno 424 avanti
l'è.v. dai Sanniti
, iquali in una
festa litrucidarono,
siresero padroni
diCapua
(6),e vi restarono fino
al3o8 allorquando
la flottaromana
si
recava a Pompei, guidata da Publio Cornelio, per danneggiare
i
campi nucerini
(7).famigliegiunte su questo colle,irrigato
ad
oriente dalSarno
ead occidente bagnato dalmare,locircondaronodiun
fosso, ene
diviserol'areatrailoro capi, aciascuno de' quali toccaronoinsortedue
jugeriditerra»,4.
—
Sileno. Questa statua di bronzo alta 53 centimetri, rappresenta il più vecchiodei satiri nello statodi ebbrezza, Sileno,compagno
ed educatore del dio Bacco.Dallasuafacciaapparel'allegriaprodottadalmolto
vino.Ha
folta edispida barba,orecchie acuteecoda
dicapra,sorreggecon
la sinistrauna
serpe, nellecui12 INTRODUZIONE
Nacque contesa, per cagione dei
Sidicini,tra
iSanniti ed
iCampani,
iquali incapaci di difendere
laloro patria
sirivolsero
aiRomani, e questi condottisi nella Campania, trovarono grande resistenza, difendendo
iSanniti
leloro conquiste per 74 anni, ma
infine
iRomani riuscirono
vittoriosi.Il
nome di Pompei ricompare nella Storia romana
altempo
della guerra
sociale,quando
levarie
cittàsisollevarono per
otte-nere l'uguaglianza coi loro dominatori, e Roma temendo allora gravi
disastri,spedì
Siilache preso d'assedio Stabia,
sirivolse contro Pompei, disfece
gli esercitinemici
,e nella
lottaCluenzio
,
capo dei Sanniti
,rimase
estinto.In seguito
Siilafu costretto di togliere l'assedio da Pompei, e di andare in Roma per
lesom- mosse suscitate dal tribuno P. Sulpicio.
Siila
mandò poco dopo a Pompei (an. 80 avanti Te. v.) una
colonia militare comandata da suo nipote Publio
Siila,e
la cittàassunse
ilnome di Colonia Ueneria Cornelia ^onipeii dal nome
della principale Deità del paese,
1)611113Fisica
,e da quello della famiglia del Dittatore
;e dovettero
iPompeiani dividere
leloro terre coi coloni romani,
iquali poi pretesero
l'uso del portico della
città,e d'intervenire
alleelezioni dei magistrati
(8).Da ciò
spire
ed
appoggiataalletrepalmette, venivaforsecollocataqualche cestacon
fiorio
frutta che adornardoveva
lamensa
delriccopompeiano,
edilvecchiosatirodavacon
lasua presenzamaggior
brioal notturnofestino.IlSilenoche
Ruckert
disseappartenerealla stirpe trace, vien descrittoconun
carattere burlesco, tutto dei satiri, ed
amante
della scienza.Conoscendo
egli leumane
miserie, dette aMida
re deiFrìgii larisposta: '<O
pazzo e sciaguratofiglio ditristissimofato,o'tuche passivelocecome
ilgirardiun
giorno,achemi
vaipro-mettendo
cotcstericchezze,per obbligarmiadirtiquelloche sarebbe tuo prò igno- rare?n ben
vivere sta nelnon
apprendere la propria sventura:che
certamente meglio tornerebbe all'uomo non
nascere,o almeno dopo
natoall'istante morire».Questo
simulacroefraipiù pregiati rinvenuti inPompei,
e che ora conscrvansi nelMuseo
Nazionale.INTRODUZIONE 13 nacquero
forticonlese, ed
ilSenato, giudicò a favore dei Pom-
peiani.
Ilcapo della colonia, Publio
Siila,accusato
alSenato
come promotore del dissidio avvenuto tra
iPompeiani ed
icoloni romani, avrebbe certamente sofferto una condanna, se non fosse stato difeso da Cicerone.
Nell'anno 41 avanti
l'è.v. Augusto
stabilìin Pompei una nuova colonia di veterani
,formandone un borgo detto Pagus Augustus Felix Suburbanus.
Neil' anno 5g
dell'Era volgare, mentre
sidavano
nell'anfi- teatro di Pompei
glispettacoli dei gladiatori
offertida Livineio Regolo, avvenne una contesa fra
iPompeiani ed
iNucerini,
sipassò
allearmi, ed
iprimi riuscirono
vittoriosi.Il
senato ordinò che per dieci anni non fossero dati spettacoli di sorta alcuna.
Icapi della sedizione furono
esiliati (9).5.
—
Caricatura fatta dai Pompeiani.Nella Strada di Mercurio
siosservò una caricatura
{Jìg.5) allusiva a questo
fattocon
laseguente iscrizione: Campani
viatoriauna cum Nucerinis
peristis— Campani insieme ai C^iicerini per una sola
vittoria periste.5.
—
Caricaturafatta daiPompeiani.Con
questi sgorbisivolle forserappresentare nellafiguraa destraun
gladiatorearmato
di scudo, che vittoriososcende igradini dell'anfiteatro, epelsegnodellavittoriaportanelladestraun ramo
dipalma;sivolle poi coitrattiasinistraindicareun
vincitoreche trascinaun
prigioniera.14 INTRODUZIONE
In una casa nella strada
dell'anfiteatro
sirinvenne nel
1869 un dipinto
{fig-.6
)rappresentante
lamemorabile
rissatra
iPom-
peiani ed
iNucerini.
, , ,
e ^
2^^
6.
—
Rissa tra iPompeiani ed
i Nucerini.La
cittàdi Pompei era molto frequentata dai Romani.
IviCicerone passava
l'està,e compose, per l'istruzione
disuo
figlio, iltrattato Degli
Ufficied
altreopere, e pochi anni dopo
lamorte
diCesare, vi riceve a pranzo Ottaviano Balbo suo procuratore, ed
iConsoli Irzio e Pansa — Claudio che fu poscia imperatore
si ritiròin Pompei per vivere sconosciuto, essendo jxjrseguitato da Tiberio, e suo
figlioDruso vi mori strangolato da una pera che per tra- stullo gettava
inaria, e cercava di raccogliere con
labocca —
Il6.
—
Rissa trai Pompeiani ed i Nucerini.Questo
dipintoe disomma
importanza poiclìcesprimelasanguinosarissa traiPompeiani
edi Nuceriniavvenutanell'anfi- teatro;ma
per Tcsccuzionenon
e dialcunpregio, anzi mostra l'imperizia dell'ar- tista,elapocaconoscenzadiprospettiva e di disegno.ScorgeM
nelmezzo
Tanfìtcatro,covertodal velario,con
lascala adue
braccia,INTRODUZIONE 15
celebre scrittore di favole, Fedro,
rifugiossipure nella medesima
città,
minacciato da Tiberio e da Seiano.
Nell'anno 63
dell' e.v. un orribile tremuoto distrusse in gran parte Pompei, Ercolano, Stabia, Relina ed Oplonti — Seneca cosi
cinarra
ilfunesto avvenimento
(io).«Pompei, celebre
cittàdella Campania, intorno
allaquale
lariva di Sorrento e di Stabia da una parte, e quella di Ercolano
dall'altra, formano col loro incurvamento un golfo ridente, è stata rovinata, ed
iluoghi contigui molto maltrattati da un
tre-muoto accaduto nel verno, vale a dire in una stagione, che
inostri antenati cr edeano esente da pericoli di
talsorta — Fu
ai 5di febbraio, sotto
ilconsolato di Regolo e di Virginio, che
laCam-
pania,
laquale era stata sempre minacciata
,ma almeno senza alcun danno, e sol travagliata dal timore fino a quel momento, venne devastata da questa violenta scossa della terra. Una parte della
cittàdi Ercolano è stata
distrutta,e ciò che ne rimane non è ancora sicuro. La colonia diNuceria
fu,se non rovesciata, almeno malconcia. Napoli ha
soffertedelle perdite piuttosto particolari che pubbliche, e fu lievemente tocca da questo gravissimo flagello —
Molte case di campagna risentirono delle scosse senza
eflfetto.infondo le
mura
dellacittàcondue
torri, e nel lato destroun
pubblico edifizio, sullacui facciataprincipalesileggonole seguentiiscrizioni.D.
LVCRETIO FELCITER
(sic)CATPIw
OYAAeNTI OIOYCTW NHP *HAIKIT(£p
Abbozzò
l'artistasu questodipintovarii spettatoriinrissa tra loro,edalmodo
di vestire
emerge
chiaro che appartenevanoallaplebe: scorgonsicombattentisullemura
della città,nell'arena, suigradinidellacavea, nell'ambulacro che circonda ivomitorii, efuoridell'anfiteatroove traglialberi,lebarraccheeletende, innalzate per quel giornodi festa, s'inseguono esiferiscono.
16 INTRODUZIONE
Si aggiunge che un gregge di 600 pecore rimase
estinto,che
lestatue furono spezzate, e che dopo di questo avvenimento funesto
si
videro errare pei campi persone alienate e prive di
sensi. »7,
— Veduta
delForo
civile.Nerone nel momento della catastrofe trovavasi cantando in Napoli, ed avvertito, non volle mettersi in salvo, se non ebbe prima terminato
il trillodi una sua aria favorita.
I
Pompeiani, cessato ogni pericolo,
siposero a far risorgere dalle macerie
ladistrutta patria
,ed allorquando vivevano tran-
quilli ,conoscendo per sola tradizione
leeruzioni del Vesuvio, questo seppellì Pompei, Stabia, Oplonti, Retina ed Ercolano
sotto monti di scorie, ceneri e piccole pietre pomici dette
lapilli.Questa eruzione accadeva
ai23 di agosto ncU' anno 79 del-
l'e.
V. poco dopo
ilmezzodì, e durò
tregiorni
(*).(*)
Vogliono
gliscrittoriche
ilVesuvioavesse eruttatoanche prima
deitempi diTito;e fissanoleeruzionimoltisecoli innanzila caduta di Troia.Nelle caverne di questo
ignìvomo monte,
prodotte dai fuochi sotterranei, ilIKTRODUZIONE 17
Plinio
ilgiovane in due
lettere direttea Tacito narra
talesventura
(ii).Chiedi (dice nella prima), eh'
io tiscriva della morte di mio
zio,
affinchè tu possa tramandarne con maggior verità
ilcaso
aiposteri, ed
io tene son riconoscente, imperciocché quando da
tefosse celebrata, gloria immortale
levien proposta. Quantunque
egli sia
perito colla distruzione di bellissime
terre,di popoli, di
cit- tà,caso memorabile
!,quasi perchè sopravvivesse
;quantunque molte ed imperiture opere
egliabbia
scritto,pure alla perpetuità diluì, molto r eternità degh
scrittituoi sarà per aggiungere. Al certo stimo beati coloro cui
gliDei fecero dono di oprar cose degne
di
Storia o di scriverne
,ma beatissimi quelli cui
1'uno e
1'altro concessero. E fra questi ultimi sarà mio zio, e pe'suoi
librie pei
tuoi.Volentieri quindi imprendo a fare ciò che m' ingiungi, anzi
io tene supplico.
gladiatoreSpartacosi rifugiò coisuoi compagni, allorché venne inseguito dal
Con-
soleGlodio Glabrio; ed assediato in quel luogo, scese inosservato insiemecoisuoi dallaparte opposta del
monte,
naturalmente tagliata a picco e didifficileaccesso, mediante scale fatte con tralci di viti,
piombò
sul console, disfece i nemici, e s'impadronì delcampo.
Gliantichi
romani
adoraronoGiove
col titolo diVESVVIO
e diSVMMANO
come
rilevasi da varie iscrizioni in quelle vicinanze trovate:lOVl
VESVVlO SAC
EXSYPERANTISSIMO.
lOYI
SVMMANO
D, D.
Tavola cronologica delle varie eruzioni
A. 79
18 INTRODUZIONE
Egli era a Miseno comandante l'armata.
Ildì nono delle ca- lende
disettembre
all'ora VII del mattino, mia madre
glidice che apparta nube
digrandezza e forma non mai veduta. Egli avea preso sole ed or
sirinfrescava
,sendosi già sdigiunato a
letto,e studiava. Dimanda allora
lescarpe, ascende un poggio onde più quel miracolo poteasi vedere.
Nube (incertamente dai lontani discernibile da qual monte, poi
8.
—
Effigie diuna donna
e diuna
fanciulla.seppesi dal Vesuvio), sorgea non d'altra forma esimiglianza che d'un pino; perocché come d" altissimo tronco slanciato in
alto,spandeasi poscia
inparecchi rami. Credo perchè spinta da recente forza, perdendola
poi,infiacchita o vinta dal proprio peso nello
8.
—
Effigie di unadonna
e diuna
fanciulla.Volgeva
il luglio dell'anno i863,quando
nell'eseguireuno
scavo lungo il vico, ora detto degli scheletri, sirinven- nero varii oggetti di argento, epoco
lungi osservossiun
foro che dava inun
vuoto. Allora il eh. Fiorelli, fatto sospendere il lavoro, fé colarvi del gesso liquido, e pocodopo
tolte le ceneri, e rotta quellaforma
derivante dallaparziale distruzione di alcuni colà sepolti, si riebbero i corpi diun uomo
e di tredonno
nella
medesima
posizione, in cui spiravano stra;;iati Q soffocati dallaceneree dallo rpefìtiche esalazioni del Vesuvio.Presentiamo nella fìg. 8
due
di questi corpi, cioèuna donna
eduna
fanciulla, probabilmentemadre
e figliuola. Il getto perònon
riuscìmolto
preciso,come
gli«Uri, le cui effìgie in seguito sono delineate.
Queste
effigie unitamente alle altre poscia ottenute,$on conservatenelMusco
di
Pompei,
(x)nvicn qui notare che nell'eseguire questi getti i cranii « gli avanzi dello OftM
rimangono
nel gesso incastrati al proprio posto.INTRODUZIONE 19
spazio vanìa
,candida ora
,or crassa e maculata
,secondo che
di
terra o cenere pregna.
Grande spettacolo, degno
d'esser contemplato più da vicino dall'uomo sapientissimo
!Egli ordina
siappresti una liburnica: a
me permette, se
ilvoglio, di andar seco. Risposi voler piuttosto studiare
:per caso
egliaveami dato da scrivere. Uscendo
dicasa
9.
—
Effigie diun uomo.
riceve
letterada Nasco da Retina,
atterrito dall'imminente peri- colo, perchè
la villasua sottostava
,ned altro scampo avendosi che nelle navi,
ilpregava di liberarlo da tanta ruina. Modifica allora
ilsuo disegno, e ciò che con grand' animo aveva divisato,
compie più largamente.
Mena quadriremi; va non pure a Retina
,ma a molti
(era assai frequentata
laspiaggia per sua amenità
)apporta aiuto. Si
affrettaverso dond'
altrifuggono, e dritto volge
ilcorso ed
iltimone ov' è
ilpericolo, e cosi franco
ditimore, che
tutti icasi di
9.
—
Effigie di un uomo. Straziante a guardarsi è questa effigie ricavata collo stesso procedimento nell'anno 1868 nella casa di <£M. Gavio T^ufo.L'espressione di quella figura dimostra abbastanza quali angosce e qualitor- menti abbia colui sofferto.
Oh
1 Se egli potesse parlare. Quanti misteri ci rivelerebbe, e quali cose nar-r rerebbe a noi dell'esizio della patria sua e dei suoi amici!20 INTRODUZIONE
quel disastro,
tutti gliaspetti,come aocchiavali
lidettava e notava.
Già
sullenavi cadeva cenere, e quando più accostavasi, più calda e densa; già pomici negre, arse ed infrante
pietre;già formasi una
secca, e
laruina del monte impedisce
l'approdo.
Ristato
eglialquanto, se dar indietro,
alpilota che a ciò con- sigliavalo dice:
«
Fortuna è pei forti: pira a Pompeiano
».A Stabia era costui, e diviso dal seno intermedio, imperciocché nella costa dolcemente ricurva,
ilmar s'interna. Quivi benché non ancor vicino
ilpericolo, pure grande essendo, e se crescesse pros-
lo.
—
Effigie diun uomo.
simo, Pompeiano
lesue masserizie avea portate sulle navi, pronto a fuggire se mutasse
ilvento che favorevolissimo aveavi spinto
mio
zio.Questi abbraccia
iltrepidante Pompeiano
,lo consola
,
lo esorta, e per lenire
iltimor
dicostui colla propria sicurezza,
glidice d'apprestargli un bagno. Bagnatosi,
sicorica, cena, è
ilare, o,ciò che è pur ammirabile, ne
fasembianza. Intanto per
lafalda del monte Vesuvio larghissime fiamme ed incendii riluce- vano,
ilcui fulgore e chiarezza dalle notturne tenebre era accre- sciuto. Mio zio diceva, per rimedio alla paura, esser
villeche ardevano abbandonate e diserte per trepidanza dai campagnuoli.
lO.—Efflgie di un uomo.
Questo
gettoeseguitocon grande precisione nell'anno 1873, ci dà il simulacro diun uomo
chesembra non morto
,ma dormente
;un
perizoma gli cinge le reni e lo ricopre.Nudo
nel rimanente del corpocome
gli«Uri, attesta la stagione estiva in cui
b
catastrofe avvenne.INTRODUZIONE 21
Quindi
sipone a
lettoe dorme profondamente, imperocché
ilrespiro, che per
lacorpulenza
di luiera grave e sonoro, s'udìa
da quelli che guardavano sulla porta di casa. Ma
l'atriodonde
entravasi nell'appartamento già cosi
dicenere e pomici eruttate s'empiva, che
s'eglifosse rimaso
dipiù nel cubicolo non sarebbe potuto uscirne. Svegliato da costoro, esce, va da Pompeiano e dagli
altriche avean vigilato
:consultano in comune se rima- nere
incasa o vagare
all'aperto
;imperciocché da frequenti e
fortiscosse
lacasa ondulava,
equasi sommossa dalle fonda-
li.
—
Effigie diun uomo.
menta di qua di
làparea spìnta e respinta. All'aperto, benché
leggiere e corrose, pure era a temersi
lacaduta delle pomici.
Paragonati
i pericoli,elegge questo
: eglivinto da ragione,
gli altridal timore. Sul capo legansi guanciali con bende
,riparo
allecose cadenti. Giorno era ancora altrove; quivi
lapiù densa e scura delle
notti,pur diradata da molte e diverse
facie da splendori. Piacque andare
allido e veder da presso che cosa permetteva
ilmare, ma
iltrovarono gonfio ed avverso. Là sovra
vii
lenzuolo sdraiato chiese più volte acqua fresca e ne bevve.
H.
—
Effigie di un uomo. Puossi da quest'altro simulacro rilevare qualistrazii soffrirono gl'infelici pompeiani allorché la patria loro fu distrutta.E
importante in esso l'osservare quelle pieghe cheavvolgonoparte delcorpo, le quali ci fanno riconoscereuna
subucula (camicia) tirata in su.22 INTRODUZIONE
Poi
lefiamme, e di queste
l'odor di zolfo foriero,
gli altrivol- gono in
fiiga,eccitano
lui.Sostenuto da due servi surse, e tosto ricadde, come sospetto, soffocato dalla densa caligine, che
glichiuse
ilpetto che aveva invalido,
strettoper natura ed ansante.
Quando
sirivide
laluce
(efu
ilterzo dì dopo
lamorte di
lui) ilcorpo fu trovato
intatto, illeso,e vestito com'era, e parea più
linuomo addormentato che morto. Mia madre ed
iointanto era-
vamo a Miseno. Ma di ciò nulla
allaStoria; né tu altro da me
saper volesti che di sua morte. Perciò fo punto. Aggiungerò solo d'aver tenuto dietro a tutto ciò che m'avvenne od avvenne, e che più vero è ricordato od aveva udito. Tu
scegli lepiù importanti: altro è scrivere una lettera, altro
laStoria, altro all'amico, altro a
tutti.Addio.
Nella seconda
letteradice poi cosi
:Tu dici che indotto dalla
letterache a tua richiesta
ti scrissisulla morte di mio
zio,desideri sapere quai timori non solo, ma
ancora quali casi
soffersia Miseno, ciò che cominciai a dire e poi trascurai.
Quantunque l'alma à orror di ricordarlo, Comincerò.
Partito lo
zio,com'era rimaso, seguitai a studiare. Feci
ilbagno, cenai: ebbi breve ed irrequieto sonno. Da molti giorni
si
sentìa tremar
laterra, ma non dava spavento, perchè
solito inCampania. Però
inquella notte tanto ingagliardì, che non pur muovere parea, ma sconvolgere ogni cosa. Irrompe mia madre
nei mio cubicolo, mentre m'alzavo per isvegliarla, se mai dor- misse. Sedemmo nello spianato che per piccolo spazio dal mare
la
casa divide. Non so se debba appellar costanza od impru- denza (avevo i8 anni!): domando
illibro di T. Livio, e quasi per ozio leggo,
e,come avea comincialo, fo appunti. Quand'ecco un amico dello zio che da Spagna a
luivenia, come vede me
e mia madre seduti, e me leggere, riprende
lei diabbandtmo,
INTRODUZIONE 23
me d'Indifferenza. Ciò non pertanto non alzo
gliocchi dal
libro.Era pur giorno da un'ora, ed ancor dubbia e languida
laluce.
Già scosse
lecase circostanti, benché noi
inaperto luogo, ma
non ampio, pur grande e certo era
iltimor della rovina. Parve
allora dover uscire della
città.Ci segue
l'attonitovolgo; prefe- riscono
l'altrui alproprio consiglio (ciò che nella paura pare prudenza!), e con imttiensa calca ne spinge ed incalza. Usciti
^fuor dell'abitato
cifermiamo.
Ivimolte cose mirabili, molte paure!
i
carri ordinati per seguirci, quantunque in pianura, rinculavano, né per pietre che
lipuntellavano teneansi fermi. Inoltre
ilmare
parea riassorbirsi e pel tremito della terra esser respinto. Certo
il
lido erasi allargato e mohi pesci sulle sécche arene giaceano.
Dall'altro lato una nube atra ed orrenda, rotta da
strisce difoco:
torte e vibrate
inlunghe forme infiammate guizzavano,
similia
folgori,ma più grandi. Allora quello stesso amico più acre ed istantemente dice
:se tuo
zio,se tuo
fratellovive, vi vuol
salvi;se
perì,volle voi
superstiti;dunque perchè non fuggire
?Rispon- diamo non avremmo provveduto, nemmanco deliberato circa
lanostra salvezza, incerti della sua. Non
ristapiù
oltre:s'invola, e con precipitosa fuga dal pericolo
si distoglie.Non molto dopo
quella nube discende sulla terra, copre
ilmare, involve Capri, l'asconde, e Miseno dalla vista ne
toglie.Allora mia madre mi
prega, scongiura, comanda che ad ogni modo fuggissi
:poterlo
iogiovane,
leie dagli anni e dal corpo grave contenta morire, non cagion di mia morte. Ed io non voler salvezza se non colla sua:
laprendo per mano e ad affrettare
ilpasso
lacostringo.
Già piove cenere, sebben rara fino allora. Guardo, e densa
cali-gine da tergo era imminente, e, qual torrente dilagandosi per terra,
e'inseguìa. Divergiamo, dico, mentre ancor
ci sivede, per non essere stramazzati e calpestati nelle tenebre dalla turba
fuggente.
Seduti appena
,ecco una notte non qual senza luna
,o
24 INTRODUZIONE
nuvolosa, ma quale
inchiuso loco a lume spento. Udivi gemiti
di donne, strida di
fanciulli,clamori d'uomini. Altri
iparenti,
altri i figliuoli, altri iconiugi a gran voce chiamavano e ricono- sceansi
allevoci. Questi
lapropria, quegli
lasventura de'suoi compiangeva. Altri per timor della morte,
lamorte stessa invo- cava. Molti verso
gliDei levavan
lemani, molti negavanli e quella eterna e ultima notte
almondo crédevano. Né mancaronvi
di coloro che con
fintie
falsiterrori
iveri pericoli accrescevano;
né di quelli che, pur falsamente,
aicreduli annunziavano essere
stati
a Miseno e
talcasa essere minata,
tal'altraardere. Un poco
schiarì
,ma non di giorno
ciparve indizio
,sibbene di fuoco
soprav vegnente. Potrei gloriarmi che non un gemito
,non un
12.
—
Effigie diuna
donna.lamento
in tantipericoli mi sfuggì, se non avessi creduto me con
tutti,
tutto con me misero, fosse
i:>erperire: sollievo pure della mortalità
!Finalmente quella caligine diradandosi quasi
infumo o
innube svanì. Poco dopo fu giorno: apparve
ilsole, ma
pallido come in
eclissi.Ai trepidanti sguardi tutto parve cangiato
12.—
Effigiediuna donna. In questo simulacrofelicemente eseguito, distinguonsi con asiai precisione le belle fattezze diuna
donna. Osservasi l'avanzodella subu- cula sulle spalle, ed il perizoma che le cinge le reni.Nella catastrofe sorpresa
V
infelice si stesebocconia terrapermetterein salvo la bellezza del suo volto; e fcccsi allora difesa dellaschiena dalla materie lanciate dal Vesuvio,ma
senzascampo
alcuno la misera trovò la morte.INTRODUZIONE 25
e coperto d'alta cenere qual neve. Ritornati a Miseno,
ristoraticiin certa guisa, passammo una notte dubitando e sospesi fra spe- ranza
etimore: questo prevaleva, imperciocché
iltremor della terra continuava. Parecchi forsennati
iproprii e
glialtrui mali deridevano. Noi però benché esperti del pericolo e tementi
altrinuovi, non deliberammo
disalvarci, finché non avessimo avuto nuova dello
zio.Questa leggerai
innessun modo degna di Storia, e dovrai imputarlo a
testesso che
ilrichiedesti
,s^ di
letteraindegna
tipare. Addio.
i3.
—
Effigie diun
cane.Finita r eruzione
, ilmare che giungeva sotto
lemura
diPompei, erasi
ritirato,e
la città sitrovò per
lasua posizione
13.
—
Effigie di un cane.Questo
getto si ottenne sul finire dell'anno 1874non
lungi dalla casa detta del J'aiino. Essoriuscì
molto
preciso, e basti ildire chealle estremità dellezampe
distinguonsi i cuscinetti plantari. Nellabocca poi evvi inca- stratoun
dente canino, e sul collare osservansi delle macchie diun
verde chiaro dovute all'ossido prodotto dadue
bottoni di bronzo.Tal cane, forse
un
veltro, a giudicare dalla testaallungata e dallegambe
alte e snelle, allorché era nello stato agonizzante anelò e si contorse.26 INTRODUZIONE
coperta da ceneri e
lapilli,in varii
strati,per una altezza di circa 6 a 7 metri
(*).L' Imperatore Tito che in quel tempo governava
,mostrò gran zelo ed energìa per
laricostruzione delle distrutte
città.Egli recossi a visitare quelle desolate contrade,
e,nominati cura-
tori
all'opera taluni personaggi consolari
sceltia sorte, destinò
i
beni di coloro che eran morti senza eredi a ristorare
idanni causati dall'eruzione ai viventi
(12).Varii autori, e tra questi Ignarra e Laporte-Dutheil asseri-
rono che
la cittàdi Pompei non fu intieramente distrutta dalla eruzione del 79; ma invece da quella avvenuta nell'anno 472;
e dissero essere stata questa
cittàriedificata durante l'impero
diTito. Furono indotti ad opinare in
talguisa dal vedere
ilnome
di Pompei segnato sulla mappa (la Peiitingeriana*), ove sono segnate
lestrade dell'impero romano. Conviene però osservare che negli scavi
sin'ora eseguiti non
siè rinvenuta medaglia o
iscrizione che possa
attribuirsiad un'epoca posteriore
al79; e che se
ilnome di Pomj")ei leggesi nella Tabula 'Peuthìgeriana non
sideve intendere
dell'antica
città,bensì del borgo che surse fra
^Bosco Ideale e ^Bosco Tre Case, che fu pure denominato Pompei, e venne distrutto nelle successive eruzioni del medesimo vulcano
(**).(*)Questistrationdeggianti secondolanaturadell'anticosuolo sottoposto, giac- ciononelseguente
modo
: i.*stratonmet.o.25 dicenerevulcanica; 2.» str. mct. 2,60 dilapilli; 3.» str. met. 0,07 dicenerevulcanica; 4.* str. mct. 0,08 di lapilli; 5.* str.met. o,5odi cenerevulcanica;6.*str. met. 0,20dilapilli;7.* str. mct. 1,40di cenefe vulcanica; 8.* str. met. 1,60 di terra vegetale che copre la
sommità
degli edilìzi.*) Sotto tal
nome
va conosciutauna Tavola
eseguita a Costantinopoli sottouno
dei Teodosi. Essa fu scoperta a Spira nell'anno 15oo, e lasciata in eredità a Pcutinger daCorrado
Celtcs.Tale
pianta fu donata allaBibliotecadiVienna
nel 1714dalPrincipeEugenio.(**)
Le
rovinediquestovillaggio furono scoperte sotto Carlo HI; sirinvennero candelabridibronzoe svariati oggetti: le caseavevano
lamedesima
distribuzione diquellediPompei, peròl'architettura elepittureeranodiun
gustoassaidegenerato.INTRODUZIONE 27
Forse a questa novella Pompei alludeva
ilmonaco Mar-
tino
(i3)allorché narrando di Sicardo, principe di Benevento nelPanno 838, accennava ad un Pompeio campo che da Pompeja,
città
della Campania allora deserta, aveva preso
ilnome
: inT^ompeio campo qui a ^ompeia urbe Campaniae
,nunc deserta
nomen
accepit.14.
— Vaso
di bronzo.Dopo quest'epoca
ilnome di Pompei restò per lunga pezza dimenticato: solo
ilSannazzaro nell'Arcadia ne parla
(14);ma
14.
—
Vaso di bronzo. Disomma
eleganzaèquestovase dettocon greco vocabolo Crater;lemodanature
egliornati, screziati dilaminettediargento, sonocon grazia evarietà eseguiti: da questolavorosipuò
rilevare con quale precisione fosse l'arte embletica conosciuta dagli antichi.Chi avesse vaghezza di ravvisare in ogni antico oggetto Simboli o allegorie diverse
, potrebbe scorgere in quei mostricini alati, che sostengono il vaso, dei seguaci del dio
Bacco
o forse ilnume
stesso; né recar deve maraviglia il vedere queste figurine fornite di ali, poiché, al dir di Pausania, fuBacco
dagli antichi spesse volte così raffigurato, volendo forse alludere alla potenza del dolce liquore28 INTRODUZIONE
quella, come osserva
il Fiorelli,non fu che una poetica finzione, poiché
inquel tempo
lasepolta
cittàper nulla era
stalascoperta.
jh
, zf15.
— Marte
e Venere.Circa un secolo dopo Giulio Cesare Capaccio nella Historia Neapolitana
{i5),fa menzione delle rovine trovate dal 1594
aldell'ebbrifestante
nume
chelamente
degliuomini
solleva,come
le ali innalzano gli uccelli.Questivasifuron costruiti di materia diversa, dalia creta sino ai più preziosi metalli, e diversa fu pure la loro
forma
, secondo il gusto dell'artista;ma
per appartenere a quella specie di vasi che gli antichichiamavano
cratere,dovevano
avereuna
bocca di molta larghezza. Servivano nei banchetti per mescervi il vino coiracqua,d*onde
poi il coppiere attingeva coi nappi il liquore eriempivai bic- chieri dei commensali.Questo
vaso, dell'altezza di cent. 67, ora si conserva nelMuseo
Nazionale.•5.
—
Marte e Venere. Fra i varii dipinti che ci attestano le diverse azioni diINTRODUZIONE 29
1600, allorché
ilConte
diSarno Muzio Tuttavilla fece costruire dall'ingegnere Domenico Fontana un acquedotto per portare
leacque
allaTorre dell'Annunziata. Per
lacostruzione di questo acquedotto, detto comunemente /o550 del conte,
sidovè attraver- sare
tutta la cittàdi Pompei;
gliscavi furono eseguiti a guisa di lunghe grotte, poi chiuse a misura che ciascuna porzione del ca-
io.
— Vasca
dimarmo.
naie era compiuta. Nello scavare s'incontrarono e case e templi,
come pure due
lapidi,Puna sacra alla Venere Fisica Pompeiana,
e Paltra che portava scolpito
ilnome di un pompeiano Pontefice e Prefetto dei
fabri.Posteriormente
ilMacrini, allorché nell'anno lógS scrisse Marte
èpregevole quellocheinquestavignettapresentiamo.Essoraffiguragliamori di questo dio con Venere, amori noti all'Olimpo e resi celebri in Grecia.Con
graziaveggonsidisposti nel dipintoichiari eleombre
, e con molta natu- ralezza segnate le pieghe del peplo giallastro che in parte copreladea dell'amore, ed in parte il sasso ove siede il dio della guerra.La
forza vintadallabellezzafusempre
ilsoggetto gradito dagli antichi, e molti volumi occorrerebbero per esporre le favole e le opere, ove èsempre
ricordato che « la beltà vai più degli scudi e delle aste; e cheuna
beltà vince ed il ferro stesso edilfuoco».16.
—
Vasca diMarmo. Questa
vasca è elegantissima per la forma, ed è ricca di vaghissimi ornamenti scolpiti con arte e maestria.Gli antichi le adoperavano nei triclini, nelle terme, e piene
d'acqua
lustrale solevano disporle innanzi ai templi.Questa vasca, alta 70 centimetri, è ora consevata nel
Museo
Naz.30 INTRODUZIONE
un libro sul Vesuvio, affermò che Pompei doveva esser situata nei luogo detto
laCimta, ossia V antica
città,ove
eglistesso aveva riconosciuto intere case, avanzi di grandi mura ed alcuni
portici.Di
tuttequeste parziali scoperte non
sifece gran conto.
Ma nel
i°aprile 1748 avendo alcuni contadini, nello scavare
inquel
sito,rinvenuto diversi antichi
oggetti, ilRe Carlo
III,ordinò di seguitare
gliscavi acquistando quei terreni ove era sepolta Pompei. Così allora veramente
la cittàfu
restituitaalla luce e riconosciuta.
gj
,»^
,(.'ì
17.
— Amorino
ai giuochi circensi.Dapprima
gliscavi procedettero assai lentamente ed alla ventura
;talvolta ricoprendosi anche nuovamente col terreno quegli
edificidonde
siera estratto quanto vi
sitrovava di pre- zioso. Poscia durante
ilregno
diGioacchino Murat
essifurono
17.
— Amorino
aigiuochi circensi. Cupidìneschiamarono
gli antichi quei fan- ciullctti alati che in millemodi
raflìguravano per indicare le attitiuiini siaddic
divinità sia degli uomini. Tanti erano questi leggiadri amorini, Tmli delle ninfe,
quante
erano le cose che agliuomini
talentavano; e furon dagli antiJii .mistiINTRODUZIONE 31
proseguiti con miglior ordine e più regolarmente: allora con sag- gio consiglio fu scavato tutto
ilgiro delle mura, per determinare r estensione ed
ilcircuito
dell'antica
città.Finalmente allorquando dopo
il 1860
ladirezione degli scavi venne affidata
all'illustre Fiorelli, ilavori furono menati innan-
zi
alacremente, e l'opera per
laprima volta condotta con un
concetto
scientifico,e con un disegno ordinato.
Ildotto uomo
nella Descriiione di Pompei
(16)dà piena contezza del metodo da
luitenuto nel seguitare
gliscavi
,che è pregio
dell'opera qui
riferire.«
A me parve di dover tenere un modo diverso nella sco- perta della sepolta
città.Essendone
l'area,rinchiusa dal muro
di cinta, spartita in nove segmenti da due cardini e due decu-
mani
(*),che
s'incrociano mettendo capo
alleporte, opinai che giovasse scavare successivamente ognuno di questi segmenti, e completarne lo sgombro
,prima di passare oltre alla ricerca
rappresentatiora intenti aisacrifizi, portando le corone e le bende de'misteri, or dediti alla caccia
od
allapesca, ed ora in varie guise affaccendatiperlecampestri occupazioni. Intalmodo
lagrecafantasiaanimò
l'universocollabellezzadelleninfe e degli amorini.Sopra
un
intonaco color giallo, nel tablino della casa detta del Questore, è dipintauna
rappresentanza de'giuochi circensi, e veggonsi quattro bighe tirate dagazzelleeda cerve guidate daputtinialati.La
bigadicervecheinquesta vignetta presentiamo,sembra
che abbiacompiuta
laprima
corsa, e s'incammini
per darcominciamento
all'altro giro.Con
espressioneveggonsi segnatelecervee l'alato auriga: lemosse
sono assai vive ed ardite.Gli alberi dipioppo cheosservansidelineati,figuranola
meta
intorno alla qualesi aggiravano i cocchi.
Questo
era ilpunto
più difficile della corsa; poiché o per l'avvicinarsitroppoallameta, o perl'ombrarsidei corsieri,erafacileche il cocchio ribaltasse; e questo andar sossopra Sofocle eDemostene chiamarono
naufragio equestre.(*) Vedi la pianta tav. III.
32 INTRODUZIONE
di
localitàadiacenti, solo così potendosi ottenere
laconti
niiitàdegli
edifiziscoperti, ed evitare lo accumulamento di terreni interposti.
i8.
—
Naiade.f,Sé.5
.^ «
Laonde mi diedi a distruggere
imonticelli
dipomici e di ceneri
,che trovavansi disseminati
nell'ambito degli scavi
18.
—
Naiade. Questa statua alta met. 1,20, ora conservata nelMusco
Nazio- nale, rappresentauna
fanciulla assisa su diuno
scoglio, in atto di togliersi ilsandalo, e poggiata col braccio sinistro su di un'urna. Ella adornava
una
fonte, eTacqua
scaturiva dalKurna chevedesi perforata: portiamo opinione chetallavoro sia copia di qualchebuon
originale eseguito da greco artista.Volle l'autore raffigurare in questo
marmo una
di quelle deità originatedalla personificazione e deificazione della natura, opera della santa fantasia greca.Gli storici dei tempi favolosi, i poeti, dissero che queste leggiadre ninfecura e tutela
avevano
delle limpideacque
dei fiumi e delle fonti. Quivi faceandimora;quivi aspettavano il loro
vago
garzone persommergerlo
fra gliamplessi nelle linfe purissime.INTRODUZIONE 33 anteriori, ed a completare
lascoperta di taluni
edifiziin parte rimasti inesplorati, perché creduti poco fruttuosi in oggetti
diqualche importanza. Nel quale ingrato lavoro di dodici anni,
19.
— Vaso
di bronzo.se non rinvenni moltissimi preziosi monumenti
,ebbi però a costatare più volte
ilmodo diverso con cui
iPompeiani peri- rono:
altritrovandone schiacciati nelle case
,dalla caduta dei
soffittio delle mura;
altrisopraffatti nelle vie da esalazioni mefi- tiche, che togliendo loro
ilrespiro, ne fecero venir meno
lavita, per cui
distesiin terra sembrano trapassati in placido sonno;
altrifinalmente affogati nei
lapilli,che penetrando da
19.
—
Vasodi bronzo.Elegantissimoperlaforma
èquesto vasodi bronzo,alto 19 centimetri e conservato nelMuseo
Naz.: irami
di alloro che lo circondano son cesellati,e di bronzo parimenti è la pantera che vi serveda manico.Tal
vasodovè
al certo essereadoperato per contenereildolce liquoredi Lieo, altrimenti l'artistanon
vi avrebbe raffigurata quella ingorda belva tanto avida di vino, e creduta, secondo le antiche favole,nudrice di Bacco.La
sua espressione ed il suo atteggiamento, reggendosi collezampe
anteriori sull'orto del vaso, pare che mostrinoappunto
lagrande aviditàchesenteper il liquore in esso contenuto.E
siamo indotti a credere così, sapendoquanta
cura ponessero gli artisti, perchè ogni oggetto rispondesse pienamente all'uso cui era destinato.34 INTRODUZIONE
pertutlo con
leacque, e ricolmando ogni vuoto, avevano impe-
dita
lafuga a chi pure avrebbe potuto altrimenti salvarsi.
)^^Q r
iH-ki»
20.
—
Oggetti preziosi.«
Nell'attribuire un numero di ordine a questi nove segmenti, avuto riguardo alla giacitura di
essi,relativamente
aidue car-
20.—
Oggettipreziosi.Deivarioggetti d'oro,chepresentiamoinquestavignetta, e tutti conservati nelMuseo
Nazionale, il più importante è l'armilla raffiguranteun
serpe che si ravvolge a spira: i suoi occhi sono di argento.L' uso dellesmaniglio risale alla più
remota
antichità; e secondoMenandro
(da Esichio) questiornamentiusatidalledonne
greche,percingersile bracciaedipolsi, venivandetti serpi, perchène
imitavano laforma. Tale usanza pervenne aiGreci dagli Egizii, i quali in grande riverenza tenevano lo bisce; e poi giunse sino aiRomani.
Nel
mezzo
del braccialettoabbiamo
delineatoun
anelluccio che èpure
informa
di serpentello, eche per la sua picciolezza fa credere di essere appartenuto a qualche giovinetta. Chi sa chenon
fosseuno
di quei regali di nozze, annuii sponsalitii, che lo sposo faceva alla sua fidanzata?Presso gli antichi popoli delgentilesimoilserpente erasimbolodellaprudenza;
sicché il più bel
dono
che potessefarsiad una
fanciulla,erauna
bisciadipregevole metallo, perchesempre
lerammentasse
l'anticoadagio: Siiprudente cotne un ser- pente^ ed ingenua cotneuna
colomba.INTRODUZIONE 35
dini ed
aidue decumani della
città,credetti che primo dovesse reputarsi quello, posto a destra del cardine primitivo, e secondo
21.
—
Testa di Medusa.r
altro,che vien dopo ad oriente
;imperocché furono con lo stesso andamento numerate dai Sanniti
le torri,che di tratto
Semplice,ma non
privo di eleganza è l'orecchino da cuipendono due
perle.Tal
foggia è ricordatada Omero;
poiché leggesinella Iliade,che Giunone,allorché recossi sulmonte
Ida per distogliere Giove dal favorire i Troiani. . .
Ai
benforati orecchi Igemmati
sospesee rilucenti Suoiciondolia
tregocce.Lo
spillo che vedesi a sinistra dellasmanigHa, raffiguraun
fanciuUettocon ali di nottola che regge colla destrauna
patera e colla sinistraun
bicchiere: il suo petto é ornatoda due
ghirlande di grappoli d'uva. Pare chel'artista abbiavoluto simboleggiare in questo puttinoun
Geniobacchico: le ali di pipistrello furon poi aggiunteperamuleto
controilfascinooper esortarecoleicheusavatale spillo,eche«
Era
nei bei lavori diMinerva
istrutta »di esser
sempre
devota aBacco
,rammentandole
il severo castigo che ebbero le figliuole diMinia,anche valentinelricamare e tessere, per aver profanate lefeste di quel Dio che fuArmiger
Veneris,21.
—
Testadi Medusa.Questa
testa scolpitainmarmo
lunense, destinata forse per antefissa diqualche sepolcro,ha
perciuffodue
ali,ha
crinisconvolti edue
bisce bizzarramenteattortigliate all'intorno,aggruppando
lelorocodeal disotto delmento.L'artista espresse questa bella esventurata donna,
non
convulsa e nelcolmo
dellosdegno,
come
moltisipiacqueroeffigiarla;ma
inmodo
che nell'ira siscorgesse dalsuovoltoladignitàcheconviensi a regalfigliuola.3G INTRODUZIONE
in tratto vedonsi addossate al muro di cinta, ed
inmodo quasi simile ordinate
leRegioni
nell'ambito della Roma di Augusto.
•/£>>
22. Baccante.
Epperò continuando con la medesima progressione, l'ultimo o
ilnono di questi segmenti, che con classica nomenclatura appellerò
La
testa diMedusa
furaffigurata dagliantichi sugliscudi dei guerrieriperincu- tereai nemici spaventoeterrore; suimarmi
degliavelli,affinchè gridasse vendetta controcoluichenon
rispettava ladimpra
degli estinti; evenne
altresì scolpitasui templie sugli utensili usati nelle sacrecerimonie, per minacciadipunizionea chi osasseprofanarelacasa degli Dei;rammentando
inparitempo
qual severocastigosi ebbe la figliuola diForco
allorché, rapitada
Nettuno,violò ilTempio
di Minerva,dando
orìginealcaval-pcgaseo.22.
—
Baccante. Quest'erma, ora conservata nelMuseo
Nazionale, è eseguita ametà
delveroinmarmo
grechetto, le cui cave, al dir di Pausania, eranopresso Olimpia dcirElidcnelPeloponneso.Dalvoltodiquesta