Capitolo 6
6. Conclusioni
Il lavoro svolto in questa tesi ha avuto lo scopo di caratterizzare i depositi vulcanici analizzati da un punto di vista litostratigrafico, chimico e geocronologico.
Le vulcaniti studiate appartengono ai cicli oligo-miocenico (rappresentato nei fogli Villacidro e Senorbì) e plio-pleistocenico (foglio Mandas).
Il vulcanismo oligo–miocenico è rappresentato dal distretto di Serrenti–Furtei, caratterizzato da prodotti esplosivi (principalmente depositi di caduta, flusso piroclastico), colate laviche e duomi e sub-vulcaniti, con associate intercalazioni di rocce epiclastiche e sedimentarie.
Accanto a queste vulcaniti si hanno prodotti lavici e piroclastici di modesta estensione ricollegati a manifestazioni vulcaniche sottomarine del post-Miocene inferiore, già note nel settore da studi precedenti (Pecorini, 1966; Maccioni, 1969; Assorgia et alii, 1994). Il vulcanismo esplosivo generalmente è legato alla dinamica dei duomi, la cui attività sembra essere rappresentata da una serie di eruzioni intermittenti che non permettono di avere una eruzione continua e di grande volume.
Questo tipo di attività potrebbe essere dovuta al fatto che il volume del magma emesso è molto piccolo rispetto a quello presente nella camera magmatica.
Gli studi precedenti hanno evidenziato la possibile presenza di strutture calderiche che allo stato attuale sono soltanto ipotizzabili ma non sono state individuate con certezza dall’analisi dei depositi.
Il distretto di Serrenti-Furtei a partire dal Miocene è stato sede di una intensa alterazione idrotermale che ha interessato gran parte dei depositi vulcanici.
Le analisi chimiche sono state effettuate soprattutto sui prodotti effusivi, che hanno evidenziato un affinità calcoalcalina con composizioni variabili da andesiti ad andesiti basaltiche.
Secondo quanto emerso dagli studi precedenti legati alla geodinamica, queste vulcaniti sono state collocate all’interno di un vulcanismo orogenico tipico dei margini convergenti.
Queste considerazioni hanno trovato una conferma nelle considerazioni sulle analisi degli elementi maggiori e degli elementi in traccia fatte in questa sede.
Correlazioni stratigrafiche basate su analogie litologiche e composizionali con altre vulcaniti della Sardegna suggeriscono che il vulcanismo nell’area di Serrenti-Furtei sia avvenuto durante il periodo dall’Oligocene superiore al Miocene (Pecorini, 1966), in accordo con alcune età K/Ar che variano tra 25.5±1.1 e 23.6±0.9 Ma (Oligocene inferiore) (Beccaluva et alii, 1985, ricalcolati da Savelli et
alii, 1979).
La misura radiometrica dell’età del campione AE210 (28.16±0.39 Ma), appartenente all’unità MMN, conferma queste considerazioni.
Le Lave dell’unità BSU sono rappresentate da depositi riferibili al periodo post-Miocene inferiore, pertanto sarebbero successive al vulcanismo esplosivo del distretto di Serrenti -Furtei
La misura radiometrica del campione EM049, rappresentativo di questa unità, ha dato un valore dell’età che effettivamente collocherebbe queste vulcaniti nel periodo miocenico.
Tuttavia il valore ottenuto, ricavato dalla media pesata su alcuni step (19.7±4.1 Ma) è poco attendibile, come evidenziato sia dall’errore relativo che dall’impossibilità di determinare una retta di isocrona.
Il vulcanismo plio-pleistocenico è rappresentato nel foglio Mandas dalla formazione di depositi di lave basaltiche in espandimenti che spesso coprono grandi areali evidenziando la notevole fluidità di queste lave.
Le osservazioni litologiche e stratigrafiche hanno evidenziato la presenza di strutture rappresentate da plateau basaltici in associazione a depositi di scorie e lapilli (cinder cones).
L’insieme dei prodotti dei vari affioramenti sono riconducibili ad altrettanti apparati vulcanici, dove talvolta si possono riconoscere strutture di vulcano a scudo.
Le analisi chimiche hanno permesso di collocare i prodotti di questa attività all’interno delle serie alcaline, alcaline-transizionali e subalcaline, in accordo con quanto emerso dagli studi precedenti. Il vulcanismo intraplacca tipico di questi prodotti è stato evidenziato soprattutto nell’analisi degli elementi in traccia.
I numerosi studi a carattere geocronologico sulle vulcaniti plio-pleistoceniche della Sardegna hanno collocato l’inizio di questa attività a circa 5-5,03 Ma (Capo Ferrato, nel Sarrabus).
La datazione radiometrica effettuata sul campione BP159, rappresentativo dell’unità (BAS), ha dato un valore di 5.85±0.32 Ma, che collocherebbe l’inizio di questa attività nel Miocene sup, ma il dato non risulta attendibile essendo stato calcolato su un singolo
step a causa della mancanza di un plateau e di una retta di isocrona.
I numerosi problemi riscontrati nella misurazione dei due campioni rappresentativi delle unità BSU e BAS sono dovuti soprattutto alla bassa percentuale di Ar radiogenico, legato ad un basso contenuto in potassio.