INTRODUZIONE
Meridel Le Sueur: “a seed buried underground”. L’idea di dare questo titolo alla tesi mi è stata offerta dalla lettura di un articolo di Blanche Gelfant1, in cui l’opera di Meridel Le Seur viene descritta come un seme che per lungo tempo è rimasto “sepolto sottoterra” lontano dagli sguardi del pubblico e che invece merita di essere portato alla luce non solo per l’alto valore letterario, ma anche perché descrive con occhio critico e riflessivo uno dei periodi più contraddittori della storia americana: gli Anni Trenta.
Meridel Le Sueur è un’autrice che ha percorso con la propria vita e le proprie opere quasi tutto il secolo scorso, ma che, seppur riconosciuta durante gli Anni Trenta come una delle scrittrici della sinistra letteraria dotate di maggior talento, è stata riscoperta solo negli Anni Sessanta e Settanta con il sorgere dei primi movimenti femministi. Sebbene sia poco conosciuta in Italia, l’autrice è stata, invece, oggetto di numerosi studi critici nell’ambito della critica letteraria e femminista americane. La sua riscoperta ha messo in evidenza il fatto che Meridel Le Sueur ha scritto moltissimo e, anche se non esiste ancora una bibliografia completa delle sue opere a causa dell’irreperibilità o, addirittura, della distruzione di alcuni testi, si possono contare nove raccolte di reportage e short stories, oltre cento scritti divisi tra articoli, saggi, reportage e racconti, quattro romanzi, sette libri per bambini, una raccolta di poesie e numerosi testi non raccolti in volumi.
Insomma un vero e proprio seme capace di dare frutti di incredibile
1
VI
bellezza in grado di durare ben più dello “span of one man’s life”2.
Quella del “seed buried underground”, suggerisce Gelfant, è inoltre una delle immagini preferite dall’autrice, convinta del fatto che il potere, in ogni sua forma, venga dal basso, che la vita sorga dalle viscere della terra e che qualunque cosa venga sommersa (o piantata, o sepolta) prima o poi debba risorgere e dare i suoi frutti. Allo stesso modo questo contributo si propone di valorizzare l’opera ancora inedita di Meridel Le Sueur e di far emergere l’eccellente dote di questa scrittrice di celare significati intensi dietro parole apparentemente semplici.
Il presente lavoro ha lo scopo di delineare la figura di Meridel Le Sueur come scrittrice e come attivista, e di analizzare la sua opera e la sua poetica a partire dal commento critico-stilistico di alcuni testi di cui si propone, infine, una traduzione.
La tesi è strutturata in quattro capitoli: nel primo si offrono dei cenni bio-bibliografici sulla scrittrice, nonché un quadro generale riguardante il contesto sociale, politico e culturale nel quale si inserisce. Il secondo e il terzo capitolo presentano un’analisi critico-stilistica dei testi tradotti, nutrita della lettura del materiale bibliografico reperito e della mia personale percezione rispetto alla poetica dell’autrice. In particolare nel capitolo due analizzo i tre reportage “Women on the Breadlines”, “I Was Marching” e “The Dark of the Time”, evidenziandone tematiche e tratti stilistici prevalenti; nel capitolo tre prendo in esame le short stories tradotte svolgendo un’analisi in parallelo della tematica portante. L’ultimo capitolo, infine, riassume i tratti stilistici dell’autrice emersi dall’analisi dei testi presi in esame, descrive le difficoltà incontrate nel corso della traduzione, e delinea l’approccio traduttivo scelto per condurre il lavoro.
2
M. LE SUEUR, “Corn Village”, in Salute to Spring, International Publishers, New York 1940, pp. 7-25, qui p.7.