Capitolo 4
Possibili correzioni degli indicatori della povertà
monetaria per l’Italia.
4.1 Possibilità teoriche di correzione e limiti operativi.
Lo scopo di questo studio consiste nel vedere come sia possibile modificare i risultati ottenuti mediante le indagini sulla povertà, mettendo in particolare risalto le cosiddette “spese difensive”. Come già spiegato precedentemente, in Italia le stime sulla povertà si basano sulla spesa complessiva per consumi delle famiglie rilevata dall’Istat; per giungere alle opportune valutazioni, i dati raccolti dai Comuni attraverso l’autocompilazione di un diario e attraverso un’intervista diretta vengono esaminati da personale esperto per accertarsi che le operazioni di raccolta dati siano state svolte secondo i giusti criteri e per rilevare le eventuali anomalie.
Ogni famiglia facente parte dell’indagine, estratta in modo casuale dal totale delle famiglie residenti nel Comune campione, deve annotare giornalmente le spese effettuate per generi di consumo frequente mediante un questionario chiamato Libretto degli acquisti; la famiglia deve inoltre redigere il Taccuino degli autoconsumi per indicare eventuali beni autoprodotti e consumati nel periodo di riferimento. Successivamente alla compilazione di questi due strumenti di raccolta dati viene realizzata una intervista da parte del rilevatore comunale il quale rileva, attraverso un questionario denominato Riepilogo delle spese familiari, notizie socio-demografiche circa i componenti della famiglia, notizie e spese per l’abitazione, spese per mobili e apparecchiature per la casa, per la salute, per abbigliamento e calzature, per trasporti e comunicazioni, per istruzione, tempo libero e altri beni e servizi.
Terminata questa fase i questionari vengono consegnati all’Istat in modo da poter essere utilizzati per la costruzione delle stime; per fare questo viene realizzato un apposito tracciato record in cui viene indicata la posizione, l’ampiezza del campo in
bytes, il nome e il contenuto informativo di ogni variabile. Sarà proprio attraverso lo studio approfondito delle variabili contenute nel tracciato che sarà possibile costruire nuove e alternative stime sulla povertà.
Prima di affrontare questo problema è opportuno sottolineare che l’Istat, nel determinare la spesa familiare, esclude le voci di spesa relative al Mutuo per acquisto di abitazioni e alla Restituzione di prestiti, contratti con banche, società finanziarie, ecc. che vengono considerate come forme di investimento, e per tanto estranee al concetto economico di consumo; inoltre per la determinazione della linea di povertà vengono escluse, oltre alle voci sopra elencate, anche tutte quelle relative alla manutenzione straordinaria dell’abitazione nonché quelle relative ai premi pagati per assicurazioni vita e rendite vitalizie.
Il primo passo che è stato effettuato in questo studio è quello di cercare tra le variabili contenute nel tracciato record quelle che, sia in base alle ricerche canadesi e americane, sia per personali considerazioni, possono essere trattate in modo diverso rispetto a quanto fatto dall’Istat, determinando in questo modo diverse linee di povertà e conseguentemente differenti risultati.
In particolare sono state oggetto di analisi quelle variabili che non rientrano pienamente nel concetto economico di consumo, in quanto possono essere considerate come spese difensive o forme di investimento, anche se a volte la divisione nell’una o nell’altra categoria non è assoluta. Tra le variabili osservate troviamo:
La manutenzione ordinaria
La variabile relativa agli asili nido, baby sitter , ecc
La variabile relativa all’assistenza per disabili e anziani non autosufficienti L’intera sezione 5 relativa alla salute
Alcune delle variabili relative all’istruzione Alcune delle variabili relative al trasporto
Alcune variabili relative alle spese periodiche ed eccezionali Le variabili relative ai beni durevoli dei consumo
L’idea di fondo per modificare la linea di povertà ufficiale è quella per cui sarebbe necessario dedurre dalla spesa complessiva per consumi quella relativa ai beni durevoli di consumo, le spese relative alla manutenzione delle abitazioni, le spese mediche sostenute dalla famiglia di tasca propria, quelle relative all’istruzione e alla cura dei figli, le spese legate al pendolarismo e quelle relative alle assicurazioni; successivamente occorrerebbe aggiungere a questo aggregato la stima dei servizi resi dai beni durevoli di consumo posseduti dalla famiglia. Per cui:
spesa per il benessere corrente = spesa complessiva per consumi - spesa per beni durevoli di consumo - spese di manutenzione delle abitazioni – spese mediche -
spese per istruzione e cura dei figli – spese legate al pendolarismo – spese per assicurazioni +
stima dei servizi resi dai beni durevoli di consumo.
Purtroppo non è stato possibile fare uso di tutte le variabili sopra elencate a causa di problemi legati alla metodologia di rilevamento; ad esempio, per quanto riguarda le voci relative ai trasporti non è possibile sapere quale sia la parte di tali spese che è stata sostenuta per motivi di lavoro, quale invece la parte sostenuta per motivi diversi; per tanto anche se concettualmente sarebbe stato giusto sottrarre dal consumo la quota di tale spese relative al pendolarismo, in concreto ciò non è stato possibile per la mancanza di dati più accurati.
Una volta individuate le variabili su cui poter lavorare, il secondo passo è stato quello di costruire diverse linee di povertà a seconda di varie ipotesi per osservare come di conseguenza variano anche i vari indici come l’incidenza e l’intensità. In particolare sono state costruite tre differenti linee di povertà (più quella Istat) che riflettono tre distinte ipotesi:
Ipotesi 1 : : dalla spesa familiare costruita dall’Istat vengono sottratte solamente le spese legate alle abitazioni (manutenzione ordinaria1 e assicurazione).
Ipotesi 2 : dalla spesa familiare costruita dall’Istat vengono sottratte le spese per le componenti legate alla salute e per l’assicurazione malattia.
Ipotesi 3 : dalla spesa familiare costruita dall’Istat vengono sottratte le spese effettuate per le voci relative alla manutenzione ordinaria, sia per l’abitazione principale sia per l’eventuale abitazione secondaria, le spese per le voci relative all’istruzione dei figli e alla cura degli stessi nonché degli anziani e dei disabili non autosufficienti, quelle relative all’assicurazione malattie e per l’abitazione principale e secondaria e tutte le spese legate alla salute.
Una volta realizzate le nuove linee di povertà, un ulteriore passo è stato quello di sottrarre da ciascuna delle tre la somma relativa all’acquisto dei beni durevoli di consumo, attribuendo solo la stima dei servizi resi da tali beni secondo una opportuna quota d’ammortamento. Nonostante i risultati ottenuti abbiano fornito ampio materiale per interessanti discussioni circa il cambiamento del numero e della composizione dei poveri, c’è da constatare che anche in questo caso per mancanza di sufficienti dati in sede di rilevamento, non è stato possibile considerare questa ipotesi in quanto le informazioni a nostra disposizione fanno riferimento al costo totale del bene acquistato dalla famiglia, ma non si specifica, e ciò è fondamentale, se il bene è stato pagato in un’unica soluzione o a rate. Questo determina un grave problema: il fatto che non sia possibile costruire opportune quote d’ammortamento da applicare a quelle famiglie che possiedono il bene ma non lo hanno acquistato durante il periodo del rilevamento. I risultati ottenuti in base a personali ipotesi, anche se degni di attenzione, non hanno un grado di attendibilità tale da poter far parte di questo studio; tuttavia rimane la convinzione che la strada intrapresa sia la più giusta da seguire qualora da altre fonti sia possibile ricavare maggiori e più dettagliate informazioni.
1
L’Istat considera già i consumi al netto delle spese per la manutenzione straordinaria in quanto le considera di diversa natura (ammortamento ) rispetto a quella ordinaria.
Per la realizzazione di questo lavoro ci si è avvalsi oltre che del file standard sui consumi delle famiglie 2004, anche dei dati Istat riguardanti la povertà relativa in Italia sempre nello stesso anno. Per poter eseguire il miglior confronto possibile tra i risultati derivanti da questo studio e quelli ufficiali, abbiamo seguito la stessa procedura impiegata da quest’ultima, ossia sono stati calcolati gli indicatori di povertà relativa non solo a livello nazionale, ma anche per ripartizione geografica. Per ciascuna delle tre diverse linee di povertà costruite in base alle ipotesi sopra citate, è stata calcolata:
9 L’incidenza di povertà relativa alle famiglie e alle persone (percentuale). 9 L’intensità della povertà.
9 Il numero di famiglie e perone povere.
9 La composizione percentuale di famiglie e persone povere. 9 L’incidenza di povertà relativa per ampiezza.
9 L’incidenza di povertà relativa per tipologia familiare. 9 L’incidenza di povertà relativa per titolo di studio.
9 L’incidenza di povertà relativa per condizione e posizione professionale.
4.2 La povertà relativa in Italia nel 2004 secondo le statistiche ufficiali.
Prima di poter comparare i risultati ottenuti attraverso la nostra indagine con quelli pubblicati dall’Istat, è necessario presentare un breve quadro della situazione italiana nel 2004.
Le famiglie residenti in Italia che vivevano in condizioni di povertà relativa erano circa 2 milioni 647 mila, equivalenti all’11,7% delle famiglie italiane, per un totale di 7 milioni 588 mila individui, pari al 13,2% dell’intera popolazione.
La soglia convenzionale di povertà relativa, che per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media pro-capite nel Paese, era uguale a 919,98 euro.
L’intensità della povertà, che misura di quanto in percentuale la spesa media delle famiglie definite povere è al di sotto della l.p., si presentava pari al 21,9%.
I dati ottenuti a livello nazionale tuttavia non sono altro che il risultato di situazioni molto diverse a livello territoriale: l’incidenza di povertà variava infatti tra un minimo del 4,7% al Nord ad un massimo del 25% per il Mezzogiorno, mentre l’intensità da un minimo del 16,7% del Centro ad un massimo del 24% nel Mezzogiorno.
Gli indicatori utilizzati, oltre che a riflettere differenze territoriali, sono validi strumenti per effettuare confronti all’interno dei diversi gruppi familiari per poter capire come varia la povertà al variare delle caratteristiche delle famiglie povere e conseguentemente per identificare le soluzioni migliori per risolvere il problema. In questo modo, ad esempio, è possibile scoprire che la presenza di un elevato numero di figli, in particolare minori, si associa a livelli di povertà più elevati della media; inoltre come uno si può aspettare, e i dati in questo senso lo confermano, 1) possedere un titolo di studio elevato è connesso a bassi livelli di povertà (4,6%) mentre tra coloro che non possiedono nessun titolo o hanno un titolo di scuola elementare le percentuali sono 4 volte maggiori (19,3%), 2) la percentuale di famiglie povere tra quelle con membri esclusi dal mercato del lavoro risulta la più elevata: 28,9% mentre le famiglie con a capo lavoratori autonomi o dipendenti sono meno toccate dal fenomeno: 7,5% e 9,3%, 3) critica è la condizione degli anziani soprattutto quando in famiglia ne sono presenti più di uno (17,3%).
Un dato che rimane pressoché costante, qualunque sia la caratteristica di riferimento considerata per l’analisi dell’incidenza, è che i tassi più elevati sono sempre in corrispondenza delle regioni del Mezzogiorno, ciò porta alla conclusione che gli eventuali programmi per combattere la povertà dovranno essere rivolti soprattutto in queste zone.
Quando si parla di povertà è doveroso anche tenere conto di come la ricchezza di un paese, sia essa rappresentata dai redditi o dai consumi, è distribuita all’interno del paese stesso, cioè occorre misurare la disuguaglianza.
Tra le misure sintetiche di concentrazione la più conosciuta è il coefficiente di Gini: questa misura può variare da 0, quando tutti i redditi (consumi) sono uguali tra loro, a 1, quando tutto il reddito (consumo) è concentrato nelle mani di un solo individuo. In Italia il coefficiente di Gini, calcolato sulla base dei dati relativi al consumo forniti dall’Istat, è pari allo 0,331; a livello territoriale i valori variano dallo 0,289 del Centro allo 0,314 del Nord. Questo è un dato che resterà costante anche nelle altre Ipotesi, infatti all’interno delle tre ripartizioni geografiche il valore del coefficiente più basso è sempre in corrispondenza delle regioni centrali, il valore più alto al Nord, mentre il Mezzogiorno si arresta a metà strada.
4.3 Analisi empirica: misure di povertà ricalcolate in base alle correzioni proposte.
Ipotesi 1
In base alle correzioni effettuate alla spesa familiare calcolata dall’Istat, risulta che la nuova linea di povertà per l’anno 2004 è pari a 908,63 euro, circa 10 euro meno rispetto alla soglia ufficiale. Adottando la nuova l.p. derivante dall’introduzione dell’Ipotesi 1, in base alla quale occorre sottrarre alle voci previste dall’Istat quelle relative alle abitazioni, è stato possibile ricalcolare i tassi di incidenza e di intensità della povertà, pari all’11,51% e al 21,61%, perciò inferiori rispettivamente dello 0,21% e dello 0,29% rispetto a quelli ufficiali. Queste modifiche determinano nel 2004 una diminuzione del numero di famiglie e persone povere all’interno di ciascuna categoria territoriale. In particolare il cambiamento sembra rivolgersi particolarmente al Sud visto che i cambiamenti maggiori nella composizione percentuale riguardano soprattutto questa zona dove si assiste ad un aumento del numero di famiglie e persone povere rispettivamente pari allo +0,3% e +0,17% mentre sia al Nord che al Centro il numero tende a diminuire anche se in percentuali minori.
Rispetto al dato ufficiale l’incidenza di povertà relativa è lievemente minore sia per le famiglie che le persone, e il fatto che la diminuzione sia costante nei due gruppi
(-0,2%) indica il fatto che le famiglie che non fanno più parte della categoria dei poveri hanno una ampiezza pari alla media italiana. A livello territoriale anche in questo caso, e sarà una costante per l’intero studio, i cambiamenti di maggior rilievo si hanno in corrispondenza delle regioni del Mezzogiorno.
Altrettanto poco significative da un punto di vista analitico sono le differenze riguardanti l’intensità della povertà che, come già detto, misura di quanto, in percentuale, la spesa delle famiglie povere è mediamente al di sotto della linea di povertà, che per questa ipotesi si attesta ad un valore di 908,63 euro.
Tavola 1 a). Numero di famiglie e persone povere disaggregate per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 1.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale. 2
Numero di unità Italia Nord Centro Sud
Famiglie povere 2.626.821 502.309 311.999 1.812.513
-47.073 -9.979 -12.446 -24.647
Persone povere 7.467.864 1.247.834 800.317 5.419.713
-119.986 -23.381 -22.260 -74.346
Composizione percentuale Italia Nord Centro Sud
Famiglie povere 100 19,12 11,88 69 100 -0,08 -0,22 +0,3 Persone povere 100 16,71 10,72 72,57 100 -0,09 -0,08 +0,17 2
Le percentuali relative all’Italia si ottengono eseguendo una somma aritmetica dei valori delle tre ripartizioni geografiche.
Tavola 2 a). Ricostruzione dell’incidenza e della intensità della povertà in base all’ipotesi 1.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media.3
Incidenza della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 11,51 4,57 6,99 5,15 24,63 -0,21 -0,09 -0,28 -0,35 -0,33 2,47 3,03 4,02 8,31 2,05 Persone 12,98 4,82 7,25 4,73 26,33 -0,2 -0,08 -0,15 -0,27 -0,36 2,47 3,03 4,02 8,31 2,05
Intensità della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 21,61 17,37 16,78 17,39 23,61
-0,29 -0,07 -0,08 +0,43 -0,37
1,23 1,39 1,18 1,55 0,96
In contro-tendenza rispetto all’Italia c’è la Toscana in quanto la variazione dell’incidenza rimane in media con gli altri dati, mentre per l’intensità si ha un valore di segno opposto e pari allo +0,43% che indica un impoverimento maggiore delle famiglie povere se si applicasse questa ipotesi.
Il coefficiente di Gini in questo caso è pari allo 0,329 quindi leggermente inferiore rispetto al dato non modificato. Variazioni altrettanto marginali si hanno per le tre ripartizioni geografiche con valori pari allo 0,312 per il Nord, 0,286 per il Centro e 0,308 per il Mezzogiorno.
Le caratteristiche delle famiglie povere.
Per quanto riguarda le caratteristiche delle famiglie povere, l’introduzione dell’Ipotesi 1 ha come effetto principale quello di far diminuire l’incidenza di povertà relativa per ciascuna categoria di ampiezza familiare; gli unici dati che fanno registrare un lieve aumento dell’incidenza si trovano in corrispondenza delle famiglie più numerose (5 o + componenti) al Nord e al Centro, mentre al Sud si
3
Le percentuali relative all’Italia si ottengono eseguendo una media ponderata dei valori delle tre ripartizioni geografiche.
assiste ad una diminuzione abbastanza netta rispetto agli altri due tanto da far attestare il valore medio al -0,43%. Il dato relativo alle regioni del Mezzogiorno non è spiegato dal fatto che per le famiglie più numerose si ha una contrazione delle spese minore rispetto alla media del valore del Sud, in quanto accade il contrario (0,73% contro una media dello 0,96%).
Anche in questo caso la differenza media dei valori italiana rispetto al dato ufficiale risulta essere molto influenzata dai cambiamenti derivanti dal Sud, infatti delle 5 categorie di cui è composta l’ampiezza familiare in Italia, 4 sono inferiori alle corrispondenti categorie del Sud, solo per le famiglie di due componenti la percentuale italiana è più alta rispetto a quella del mezzogiorno (-0,15% contro -0,11%).
Passando allo studio dell’incidenza di povertà relativo alla tipologia familiare riscontriamo, a livello nazionale, una quasi totale diminuzione della povertà, fa eccezione la categoria dei monogenitore (+0,03% rispetto al dato ufficiale). Tuttavia le riduzioni dell’incidenza sono modeste tanto che la differenza più marcata è dell’ordine dello 0,42% (persona sola con 65 anni e più). Per incontrare dati più significativi occorre spostarsi alle varie ripartizioni geografiche: se al Nord riscontriamo una sostanziale indifferenza alle correzioni apportate, dato che la situazione maggiormente modificata ha uno scarto dal dato ufficiale dello 0,18%, situazioni diverse sono presenti invece al Centro e al Sud.
In particolare sembra che al Centro l’effetto dell’ipotesi 1 abbia la conseguenza di migliorare la situazione delle persone più anziane, infatti assistiamo ad una abbassamento4 dell’incidenza di povertà delle persone sole con 65 anni e più e delle coppie in cui la persona di riferimento ha più di 65 anni, rispettivamente dello 0,77% e del 1,02%; in entrambi i casi inoltre il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa media totale ha valori superiori alla media (1,9% contro 1,1%), questo può portare alla conclusione che tale correzione porta alle famiglie con persone di riferimento anziane benefici dovuti, forse, al fatto che queste hanno terminato il loro percorso relativo all’acquisto della casa.
4
Abbassamento non estremamente significativo da un punto di vista strettamente aritmetico, ma relativamente importante rispetto agli altri dati.
Tavola 3 a). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per ampiezza, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 1.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Ampiezza della famiglia Italia Nord Centro Toscana Sud
1 componente 9,08 4,44 5,94 7,22 20,61 -0,32 -0,16 -0,46 -0,38 -0,39 1,27 1,32 1,43 2,6 0,94 2 componenti 10,65 4,59 7,93 4,47 24,29 -0,15 -0,01 -0,37 -0,53 -0,11 1,47 1,55 1,67 2,18 1,03 3 componenti 9,87 3,49 6,41 4,04 22,54 -0,23 -0,11 -0,09 +0,04 -0,36 1,23 1,42 0,91 0,99 1,03 4 componenti 14,31 5,3 7 5,28 25,96 -0,19 -0,2 -0,1 -0,5 -0,24 1,06 1,2 0,89 0,73 0,96 5 o + componenti 23,47 9,12 10,22 3,06 35,43 -0,43 +0,02 +0,02 +0,06 -0,77 0,94 1,3 0,7 0,63 0,73
Tavola 4 a). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per tipologia familiare, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 1.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Tipologia familiare Italia Nord Centro Toscana Sud
persona sola con meno di 65 anni 4,21 2,04 * 2,1 10,65
-0,09 -0,06 * -0,01 -0,15
1,1 1,16 1,07 1,67 0,95
persona sola con 65 anni e più 13,28 6,62 9,23 10,79 27,61
-0,42 -0,18 -0,77 -0,7 -0,59
1,48 1,53 1,93 3,43 0,94
coppia con p.r. con meno di 65 anni 5,4 1,64 * 3,01 15,7
0 -0,16 * +0,01 0
1,19 1,17 1,42 1,31 1,03
coppia con p.r. con 65 anni e più 14,83 7,21 10,18 3,58 30,84
-0,27 +0,01 -1,02 -1,11 -0,06
1,78 2,01 1,97 3,37 0,93
coppia con 1 figlio 8,88 3,09 5,31 2,96 21,47
-0,22 -0,11 -0,19 +0,01 -0,43
1,31 1,47 1 1,05 1,09
coppia con 2 figli 13,76 4,86 6,27 4,16 25,22
-0,14 -0,14 +0,07 -0,57 -0,18
1,07 1,21 0,95 0,74 0,96
coppia con 3 o + figli 22,41 7,93 * 0 32,5
-0,29 +0,13 * 0 -0,6
0,89 1,08 0,66 0,76 0,79
Monogenitore 12,83 5,81 7,93 8,52 25,17
+0,03 +0,11 -0,37 0 -0,03
1,2 1,39 1,15 0,96 0,88
p.r .= persona di riferimento; * dato mancante o non significativo a motivo della scarsa numerosità campionaria.
La ricostruzione dell’incidenza della povertà con la nuova ipotesi indica ancora una volta un abbassamento dei tassi quando le caratteristiche della persona di riferimento siano il titolo di studio o la condizione professionale. L’unica eccezione fa capo al lavoratore autonomo al Nord in cui si riscontra un lieve aumento (+0,05%).
Le differenze maggiori si rinvengono soprattutto al Centro al Sud, mentre al Nord le variazioni rispetto ai dati ufficiali sono più contenute; i dati che presentano maggiori cambiamenti sono tutti relativi alle regioni del mezzogiorno con indici superiori alla media nazionale e alle famiglie del Centro con p.r. non avente titolo di studio o solo quello elementare (-0,72%). In tutti questi casi la spiegazione non deriva da una diversa allocazione delle risorse monetarie familiari dato che il rapporto spesa corretta-spesa media non indica grandi scostamenti dalla media. Grandi trasformazioni non si hanno neppure se si analizza la persona di riferimento in base alla condizione o alla posizione professionale; a livello nazionale l’unica variazione si ha per le famiglie in cui la p.r. è in cerca di occupazione, infatti si ha una riduzione dell’incidenza di povertà pari al 0,76%, valore che deriva per la quasi totalità dal mutamento in atto nelle regioni meridionali (-0,79%).
Così come accade per i dati Istat, anche nel caso dell’Ipotesi 1, nel complesso le famiglie di lavoratori autonomi sono meno toccate dal fenomeno della povertà e ciò porta anche ad avere meno diversità rispetto ai dati ufficiali; non è un caso invece che alle famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione sia associato il livello massimo di disuguaglianza rispetto alle indagini ufficiali, in quanto è anche la situazione di maggior disagio economico dato che più di una famiglia su quattro può essere classificata come povera.
In generale possiamo affermare che la costruzione della nuova linea di povertà, attraverso la detrazione dalla spesa per i consumi delle famiglie delle voci relative all’abitazione, che abbiamo chiamato Ipotesi 1, ha come effetto quello di produrre un miglioramento nella situazione nazionale, attraverso l’abbassamento sia dell’incidenza che dell’intensità della povertà. Tale miglioramento è inoltre
universale nel senso che 1) non è una prerogativa di una certa tipologia di famiglia, ma si riscontra in ogni nucleo familiare indipendentemente dall’ampiezza, dal tipo di lavoro o dal titolo di studio della persona di riferimento, 2) avviene in ogni ripartizione geografica, anche se tra queste è al Mezzogiorno che i vantaggi sono principalmente marcati.
Tavola 5 a). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per titolo di studio e condizione, posizione professionale5, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 1.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media. (valori %)
Titolo di studio Italia Nord Centro Toscana Sud
Nessuno-elementare 18,99 8,52 12,08 5,39 35,39 -0,31 -0,08 -0,72 -2,95 -0,31 1,37 1,55 1,31 2,15 1,1 Media inferiore 12,1 4,49 7,73 6,71 25,36 -0,2 -0,01 -0,07 -0,29 -0,34 1,02 1,24 0,81 1,03 0,73
media superiore e oltre 4,38 1,51 2,59 1,54 11,13
-0,22 -0,19 -0,01 0 -0,37
1,3 1,4 1,32 1,35 1,03
Condizione e posizione Italia Nord Centro Toscana Sud
Professionale Dipendente 9,1 3,33 4,84 2,73 20,11 -0,2 -0,17 -0,06 -0,11 -0,39 1,05 1,08 1,11 0,84 0,97 Autonomo 7,4 2,05 2,36 2,31 19,62 -0,1 +0,05 0 0 -0,18 1,22 1,57 0,8 1,01 0,75 In cerca di occupazione 28,14 * * 2,97 37,71 -0,76 * * 0 -0,79 0,99 1,19 1 1,38 0,87
Ritirato dal lavoro 12,95 6,07 9,34 5,83 27,6
-0,15 -0,1 -0,51 -0,65 -0,2
1,57 1,7 1,49 2,49 1,17
5
Sia il titolo di studio che la condizione e posizione professionale, sono caratteristiche che fanno riferimento alla persona di riferimento.
Ipotesi 2.
Lo scopo che ha portato alla realizzazione della seconda ipotesi è vedere quali possano essere gli effetti sulle famiglie e sulle persone povere qualora la linea di povertà venga costruita in maniera alternativa, non tenendo conto nella spesa media mensile procapite della quota destinata all’acquisto di tutti quei beni legati alla salute (medicinali, dentisti, visite mediche,occhiali da vista, protesi, assicurazioni malattie, etc.).
In base alle deduzioni apportate all’indagine sui consumi del 2004, la nuova linea di povertà risulta pari a 882 euro, inferiore non solo a quella dell’Istat, ma anche a quella calcolata precedentemente.
La Tavola 1 b) mostra che il numero di famiglie povere si riduce di circa 25 mila unità a livello nazionale, ma ciò che risalta, e avverrà sono per questo caso, è che questa diminuzione non è geograficamente concorde in quanto al Nord si ha un aumento delle famiglie povere pari a 436 unità, mentre al Centro e al Sud il numero di nuclei familiari al di sotto della nuova l.p. sono effettivamente calati.
Tuttavia al Nord il numero di persone povere è inferiore rispetto al dato ufficiale così come avviene nelle altre ripartizioni geografiche, nonostante che il numero di famiglie sia aumentato. Questa situazione anomala si può spiegare anche con l’aiuto della Tavola 3 b) in base alla quale è possibile notare che l’incidenza della povertà per i nuclei familiari formati da uno o due componenti aumenta, laddove quella per i nuclei più numerosi diminuisce; per tanto tra le famiglie povere dell’Ipotesi 2, rispetto a prima, molte saranno composte da pochi elementi, mentre quelle più numerose tendono ad sopravanzare la linea di povertà.
Per ciò che concerne la variazione della composizione percentuale rispetto al dato ufficiale, sia al Nord che al Sud si ha una riduzione, oltre che del numero di famiglie, anche del numero di persone povere; al contrario al Centro tale variazione compare con il segno negativo sia per le famiglie che per le persone (-0,36% e -0,08%).
La piccola variazione che si assiste al Nord per quel che riguarda la variazione del numero di famiglie povere ovviamente si ripercuote sui dati relativi all’incidenza: infatti a fronte di nessuna variazione dal lato delle famiglie, si ha invece una diminuzione della povertà tra le persone, questo conferma quanto detto precedentemente.
Altro dato importante che riguarda la prima delle ripartizioni geografiche prodotte, è che sebbene a livello nazionale la variazione dell’incidenza e dell’intensità della povertà siano concordi (rispettivamente -0,09% e -0,28%), questo non avviene per le regioni del Nord dove l’intensità aumenta dello 0,42% denotando un inasprimento delle condizioni di coloro che si trovano sotto la linea di povertà; negli altri due casi contrariamente sia incidenza che intensità sono più bassi rispetto ai corrispondenti dati Istat, al Centro l’incidenza diminuisce più di quanto non faccia l’intensità, al Sud accade l’opposto.
Il coefficiente di Gini in questo caso, diversamente dall’Ipotesi precedente, ha un valore superiore rispetto allo stesso coefficiente costruito coi dati Istat, e pari allo 0,334. Questa tendenza si riflette anche a livello regionale infatti in ciascuna delle tre ripartizioni i valori del coefficiente aumentano: 0,321 al Nord, 0,292 al Centro e 0,311 al Sud.
Tavola 1 b). Numero di famiglie e persone povere disaggregato per ripartizione geografica in base all’ipotesi 2.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale.
Numero di unità Italia Nord
Centro Sud Famiglie povere 2.648.307 512.724 311.722 1.823.862 -25.587 +436 -12.724 -13.298 Persone povere 7.441.199 1.250.915 801.628 5.388.655 -146.651 -20.300 -20.949 -105.404
Composizione percentuale Italia Nord
Centro Sud Famiglie povere 100 19,36 11,77 68,87 100 +0,16 -0,33 +0,17 Persone povere 100 16,81 10,77 72,42 100 +0,06 -0,08 +0,02
Tavola 2 b). Ricostruzione dell’incidenza e della intensità della povertà in base all’ipotesi 2.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media. (valori %)
Incidenza della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 11,61 4,66 6,99 5,11 24,78 -0,09 0 -0,28 -0,39 -0,18 6,57 5,85 8,22 11,93 6,47 Persone 12,93 4,83 7,26 4,66 26,18 -0,27 -0,7 -0,14 -0,34 -0,52 6,57 5,85 8,22 11,93 6,47
Intensità della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 21,62 17,82 16,8 17,47 23,51
-0,28 +0,42 -0,1 +0,51 -0,49
Le caratteristiche delle famiglie povere.
La prima caratteristica che la Tavola 3 b) indica, e che la differisce dall’ipotesi precedentemente esaminata, è che l’incidenza di povertà, una volta sottratta la spesa pagata di tasca propria dal cittadino per esigenze mediche, varia in maniera non uniforme all’interno delle diverse categorie: infatti possiamo trovare casi in cui l’incidenza aumenta fino ad un massimo del 1,79%, altri in cui diminuisce del 1,23%, mentre prima si era registrato una diminuzione costante all’interno di ogni gruppo.
A livello nazionale livelli di povertà superiori a quelli calcolati dall’Istat si hanno solo in presenza delle famiglie composte da uno o due componenti, mentre per i nuclei più numerosi la situazione tende a migliorare. Tuttavia all’interno delle varie ripartizioni geografiche si assiste anche a situazioni contrastanti: per il caso delle famiglie di un componente mentre al Centro la variazione rispetto ai dati ufficiali è negativa (-0,74%), a cui si associa una differenza tra la spesa sottratta per la correzione e la spesa media, inferiore alla media del settore (-0,67%), al Sud si ha una variazione positiva del +1,09%, dato che trascina la media italiana.
Più le famiglie si fanno numerose più le differenze si fanno marcate a qualsiasi livello territoriale: nei nuclei familiari di tre componenti, nelle regioni del Mezzogiorno si verifica una diminuzione della povertà pari ad un punto percentuale; ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che la spesa ricalcolata per questa tipologia è abbastanza simile alla spesa media calcolata dall’Istat, il che comporta un valore inferiore alla media, del rapporto tra spesa corretta–spesa media (2,9% contro 3,65%).
Da un punto strettamente algebrico il dato che offre il cambiamento più significativo è quello relativo alle famiglie più numerose (-0,69%): anche in questo caso tra Centro e Sud i risultati portano a conclusioni discorde, valori positivi per il primo, negativi per il secondo; questo è dovuto, almeno in parte, a causa dei
differenti comportamenti di spesa tra le due zone: al Centro rapporti tra spesa media sottratta per la correzione e spesa media, superiori a ciò che avviene in media nella stessa ripartizione, al Sud risultati opposti.
Il fatto che tale rapporto sia superiore alla media significa che la quantità di denaro impiegato per l’acquisto di beni/servizi legati alla salute da parte di quel tipo di famiglia è superiore a quanto fatto in generale, il che comporta un abbassamento di posizione all’interno del segmento raffigurante la linea di povertà, con conseguente peggioramento della situazione.
Più accentuate rispetto ai dati ufficiali sono le differenze riguardanti le varie tipologie familiari: ciò avviene in maniera quasi sistematica per le regioni del Mezzogiorno, anche se non mancato casi interessanti sia al Nord che al Centro. Come già dimostrato in precedenza, livelli di povertà superiori si riscontrano in corrispondenza delle persone sole o delle coppie in cui il capo famiglia è un anziano; in entrambi i casi è principalmente al Sud che l’evento assume i contorni più ampi visto che l’aumento dell’intensità di povertà è superiore al 1,7%; fatto che è dovuto essenzialmente ad un cambiamento netto nella quota di spesa effettuata dalle famiglie, infatti il rapporto tra la spesa media sottratta per effettuare la correzione e la spesa totale media genera percentuali ben al di sopra della media sia italiana che della singola ripartizione ossia 6,04% e 5,74% contro una media del 3,65 per il Sud.
Questa situazione è la conseguenza delle maggiori esigenze sanitarie che si riscontrano negli anziani, le persone che più di altro fanno uso di medicinali, hanno bisogno di ricoveri, visite, ecc.
Tuttavia se per il caso della coppia con p.r. con 65 anni e più, l’andamento è più o meno concorde in ogni parte dell’Italia, ciò non avviene per la persona sola dato che al Centro si assiste al fenomeno contrario, con una diminuzione del livello di povertà dell’ordine di un punto percentuale, e questo nonostante che la nuova tipologia di spesa segua, anche se in maniera meno netta, quanto fatto al Sud.
Nei restanti casi, nonostante qualche eccezione, l’andamento nelle varie ripartizioni geografiche segue l’evoluzione intrapresa in Italia, ossia un generalizzato
miglioramento delle condizioni di povertà; ancora una volta sono quasi sempre i tassi relativi al Meridione a solcare la strada con differenze percentuali rispetti ai dati Istat vicine o superiori al 1%, mentre in nessun’altra zona si raggiungono tali valori. L’andamento intrapreso è in parte confermato dal terzo rapporto utilizzato nelle varie tavole; difatti a livelli di povertà inferiori rispetto ai dati ufficiali, corrispondono differenze meno accentuate nei comportamenti di spesa destinati ai consumi, il che porta a percentuali inferiori alla media.
Interessante è notare la situazione della Toscana in quanto la maggior parte delle volte la ricostruzione dell’incidenza di povertà, sia per ampiezza sia per tipologia familiare, porta a risultati in controtendenza con quanto avviene a livello italiano. In generale, il calcolo della povertà all’interno delle varie tipologie familiari, sia per ampiezza che per struttura, attraverso l’introduzione delle nuove ipotesi ha come effetto principale quello di variare, in maniera abbastanza sensibile, la situazione del Mezzogiorno, che pertanto appare la zona dove l’utilizzo di beni/servizi legati alla salute, e pagati di tasca propria dai cittadini, abbia un riscontro maggiore. Per quanto concerne le altre due zone geografiche ciò porta a risultati variabili, sia tra loro sia a livello nazionale, e in particolare solo per alcuni casi specifici la situazione tende a variare in maniera sostanziale, caso che vale soprattutto per il Nord dove i mutamenti di un certo spessore sono sporadici.
Tavola 3 b). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per ampiezza familiare, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 2.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Ampiezza della famiglia Italia Nord Centro Toscana Sud
1 componente 9,51 4,62 5,66 6,86 22,09 +0,11 +0,02 -0,74 -0,74 +1,09 3,98 4,18 2,94 3,11 3,93 2 componenti 10,99 4,85 8,53 4,65 24,63 +0,19 +0,25 +0,23 -0,35 +0,23 4,8 5,17 3,92 4,19 4,5 3 componenti 9,65 3,55 6,08 4,73 21,9 -0,45 -0,05 -0,42 -0,27 -1 4 4,5 3,82 3,69 2,9 4 componenti 14,04 5,05 6,77 4,32 25,67 -0,46 -0,45 -0,33 -1,46 -0,53 4 4,11 3,34 3,4 3,58 5 o + componenti 23,21 8,82 10,68 3,06 34,97 -0,69 -0,28 +0,48 +0,06 -1,23 3,74 4,25 4,4 4,33 3,02
Tavola 4 b). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per tipologia familiare, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 2.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Tipologia familiare Italia Nord Centro Toscana Sud
persona sola con meno di 65 anni 4,05 1,78 * 2,1 10,87
-0,25 -0,32 * +0,01 +0,07
2,67 2,79 2,07 2,52 2,99
persona sola con 65 e più 14,23 7,2 9,04 10,17 29,96
+0,53 +0,4 -0,96 -1,32 +1,76
5,6 5,95 4,11 3,65 6,04
coppia con p.r. con meno di 65 anni 5,16 1,6 * 3,01 14,71
-0,24 -0,2 * +0,01 -0,99
4,16 4,59 3,19 3,63 3,35
coppia con p.r. con 65 anni e più 15,9 7,84 11,21 3,96 32,69
+0,8 +0,64 +0,01 -0,73 +1,79
5,92 6,43 4,7 4,67 5,74
coppia con 1 figlio 8,57 3,16 4,7 3,81 20,68
-0,53 +0,04 -0,8 +0,86 -1,22
4,02 4,47 3,83 3,83 2,99
coppia con 2 figli 13,5 4,48 6 3,05 25,07
-0,4 -0,52 -0,2 -1,68 -0,33
3,77 4,17 3,28 3,25 3,52
coppia con 3 o + figli 21,75 7,75 * 0 31,75
-0,95 -0,05 * 0 -1,35
3,83 4,16 4,92 6,06 3,05
Monogenitore 12,69 6,02 8,23 8,52 24,27
-0,11 +0,32 -0,07 0 -0,93
3,98 4,41 3,5 3,31 3,54
p.r .= persona di riferimento; * dato mancante o non significativo a motivo della scarsa numerosità campionaria
Per quanto riguarda la ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa alle caratteristiche del titolo di studio e della condizione e posizione professionale della persona di riferimento, registriamo un andamento non uniforme all’interno di ciascuna ripartizione geografica; se infatti l’introduzione dell’Ipotesi 1 aveva fatto registrare un miglioramento delle condizioni economiche all’interno di ciascuna categoria, ora notiamo che in alcuni casi c’è stato un cambiamento vantaggioso (famiglie in cui la p.r. ha almeno un titolo di studio delle scuole medie inferiori, nei casi di lavoratori autonomi o dipendenti o ritirati), in altri un peggioramento (famiglie in cui la p.r. non ha titolo di studio oppure è in cerca di occupazione). I cambiamenti più rilevanti a livello nazionale si riscontrano per le famiglie con p.r. lavoratore autonomo e in quelle in cui il p.r. è in cerca di occupazione, rispettivamente con una variazione percentuale rispetto ai dati ufficiali del -0,79% e -0,56%, in entrambi le situazioni il rapporto spesa media sottratta per la correzione e spesa media totale presenta valori inferiori alla media nazionale, in linea con quanto dovrebbe accadere a livello teorico.
Un dato interessante, che conferma quanto dedotto dalla tavola precedente, è l’aumento delle famiglie povere quando la persona di riferimento si è ritirata dal lavoro, ossia le famiglie con a capo una persona anziana: nonostante la variazione rispetto al parametro Istat non sia estremamente ampia, si assiste ad un mutamento nei livelli di consumi molto più elevato rispetto alla media dato che il rapporto tra la spesa destinata ai beni/servizi legati alla salute e la spesa totale media è superiore al 1% (5,25% contro il 4,13% nazionale).
E’ curioso notare l’andamento dell’incidenza al Nord: infatti per quasi tutte le varie caratteristiche della persona di riferimento si assiste a variazioni percentuali rispetto ai dati ufficiali molto contenute; l’unico valore superiore a quelli o del Centro o del Sud si ritrova per le famiglie in cui il p.r. è un lavoratore autonomo, qui infatti il valore al Nord è dello -0,41%, contro il -0,25% dello stesso dato riferito al Centro. Degno di nota è anche il comportamento della Toscana in cui si registrano solamente variazioni negative rispetto ai dati Istat, con conseguente miglioramento
dell’incidenza di povertà qualora si volessero applicare le correzione previste dall’Ipotesi 2.
Tavola 5 b). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per titolo di studio e condizione – posizione professionale, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 2.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media. (valori %)
Titolo di studio Italia Nord Centro Toscana Sud
Nessuno-elementare 19,5 8,77 12,34 8 36,35 +0,23 +0,17 -0,5 -0,34 +0,65 4,88 5,28 4,15 4,36 4,67 Media inferiore 11,87 4,32 7,56 6,98 24,99 -0,43 +0,02 -0,24 -0,02 -0,71 3,97 4,51 3,43 3,41 3,25
media superiore e oltre 4,31 1,67 2,48 0,74 10,68
-0,3 +0,01 -0,12 -0,8 -0,8
3,84 4,21 3,44 4,28 3,29
Condizione e posizione Italia Nord Centro Toscana Sud
professionale Dipendente 9 3,38 4,76 2,73 19,75 -0,3 -0,12 -0,14 -0,11 -0,73 3,52 3,81 3,43 3,57 3,02 Autonomo 6,71 1,59 2,11 2,28 18,8 -0,79 -0,41 -0,25 -0,03 -1,1 3,64 4,19 2,97 3 2,89 In cerca di occupazione 28,29 * * 2,97 38,25 -0,56 * * 0 -0,25 3,51 4,61 2,43 1,69 3,14
Ritirato dal lavoro 13,45 6,52 9,49 5,41 28,71
+0,35 +0,32 -0,36 -1,07 +0,86
Ipotesi 3.
L’ultima della tre Ipotesi adottate è quella che, almeno in linea teorica, dovrebbe racchiudere le maggiori differenze in quanto la correzione rispetto all’indagine sui consumi delle famiglie riguarda non solo le voci di spesa presenti nell’Ipotesi 1 e nell’Ipotesi 2 ma anche alte variabili presenti nel tracciato record. Questo fa sì che linea di povertà, calcolata dividendo la spesa totale per consumi riclassificati per il numero di abitanti presenti in Italia, risulti la più bassa tra quelle calcolate in precedenza, con un valore pari a 866,02 euro.
La nuova l.p. determina un abbassamento del numero di famiglie e persone povere all’interno di ciascuna ripartizione geografica, tuttavia tale diminuzione è meno evidente al Nord infatti dal punto di vista della composizione percentuale si ha un variazione positiva rispetto al dato ufficiale pari allo 0,45% circa sia per le famiglie che per le persone, laddove sia al Centro che al Sud si hanno solo valori negativi. Ciò nonostante tra Centro e Sud si rileva una situazione contraria: nelle regioni centrali diminuiscono, in maniera relativa, molto più le famiglie povere che le persone, mentre nel Mezzogiorno il fenomeno è quello opposto; questo sta a significare che i nuclei familiari che al Centro si spostano idealmente nella parte destra della linea di povertà, sono composti da pochi componenti, mentre al Sud le famiglie che migliorano la propria condizione sono principalmente quelle più numerose.
La stessa circostanza può essere letta anche attraverso la Tavola 2 c) in quanto l’incidenza di povertà, che è più bassa sia a livello nazionale che regionale, tende ad avere al Centro differenze maggiori per le famiglie (-0,54%) che non per le persone (-0,35%), mentre, come ricordato in precedenza, accade il contrario al Sud (-1,04% e -1,49%).
Interessante notare è che a livello nazionale l’intensità della povertà per le famiglie segue l’andamento dell’incidenza (per entrambe una variazione rispetto ai dati Istat del -0,4%), questo andamento è presente all’interno della seconda e terza ripartizione geografica (oltre alla Toscana), contrariamente a quanto avviene al Nord dove abbiamo risultati discordi: l’incidenza diminuisce, anche se con valori
inferiori alla media, l’intensità aumenta. La presenza di questi dati porta alla conclusione che sebbene il numero di famiglie povere sia diminuito, la condizione di quelle che ancora sono toccate dal fenomeno della povertà è peggiorata in quanto la loro spesa risulta, in termini percentuali, e rispetto ai dati ufficiali, maggiormente al di sotto della linea di povertà.
Tavola 1 c). Numero di famiglie e persone povere disaggregato per ripartizione geografica in base all’ipotesi 3.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale.
Numero di unità Italia Nord
Centro Sud Famiglie povere 2.568.300 503.372 301.643 1.763.284 -105.594 -8.916 -22.803 -73.876 Persone povere 7.208.164 1.240.990 778.320 5.188.855 -379.686 -30.225 -44.257 -305.204
Composizione percentuale Italia Nord
Centro Sud Famiglie povere 100 19,6 11,74 68,66 100 +0,44 -0,39 -0,05 Persone povere 100 17,22 10,8 71,98 100 +0,47 -0,04 -0,43
Tavola 2 c). Ricostruzione dell’incidenza e della intensità della povertà in base all’ipotesi 3.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media.
Incidenza della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 11,26 4,58 6,76 5,24 23,96 -0,44 -0,12 -0,54 -0,26 -1,04 9,68 8,3 10,44 8,67 9,91 Persone 12,53 4,79 7,05 4,9 25,21 -0,67 -0,11 -0,35 -0,1 -1,49 9,68 8,3 10,44 8,67 9,91
Intensità della povertà (%) Italia Nord Centro Toscana Sud
Famiglie 21,43 17,77 16,39 16,47 23,34
-0,43 +0,33 -0,51 -0,49 -0,66
5,86 6,47 5,29 5,83 5,05
In quest’ultima ipotesi il coefficiente di Gini si assesta in una posizione di mezzo tra l’Ipotesi 1 e l’Ipotesi 2, infatti il relativo valore è 0,332 quasi identico al coefficiente calcolato utilizzando i dati non corretti. In particolare al Centro e al Mezzogiorno i valori sono uguali o molto vicini mentre al Nord il dato è relativamente più distante (0,320) rispetto alla stesso misurato con i dati ufficiali. I valori relativi al rapporto tra spesa media sottratta per la correzione e spesa totale media, presenta valori più elevati rispetto alle Ipotesi precedenti in quanto la quantità di spesa detratta per la costruzione della nuova linea di povertà è maggiore. In particolare l’Ipotesi 3 altro non è che l’unione tra Ipotesi 1, Ipotesi 2 più altre poche voci che non è stato possibile aggregare insieme in quanto di diversa natura : Ipotesi 3 = Ipotesi 1+ Ipotesi 2 + voci rimanenti.
Le caratteristiche delle famiglie povere.
La situazione italiana attraverso lo studio dell’incidenza di povertà relativa per ampiezza e tipologia familiare appare generalmente migliorata se comparata ai dati
ufficiali; questo è vero nella quasi totalità dei casi, le uniche eccezioni riguardano quelle tipologie familiare composte da una persona sola con più di 65 anni e quelle coppie dove la persona di riferimento ha più di 65 anni.
Da quanto detto in precedenza non sorprende neppure che le differenze percentuali rispetto ai risultati pubblicati dall’Istat siano superiori a quanto fatto registrare dalle Ipotesi 1 e 2, perché adesso abbiamo due situazioni concatenate.
Quando queste situazioni sono concordi avremo un aumento o una diminuzione della povertà, in valore assoluto, maggiore rispetto alle Ipotesi prese singolarmente, quando invece sono di segno opposto, occorre vedere quale delle due prevale e il ruolo giocato da quelle poche variabili in più che entrano nella terza Ipotesi.
Per quel che riguarda l’Italia e l’ampiezza familiare, registriamo un tendenziale miglioramento delle condizioni all’aumentare del numero dei componenti: se infatti l’incidenza delle famiglie composte da una sola persona diminuisce dello 0,13%, quelle formate da tre componenti si riduce dello 0,74%, fino ad arrivare al -1,44% dei nuclei familiari più numerosi.
Lo stesso trend è seguito, anche se in maniera meno evidente, dall’incidenza relativa per tipologia familiare dove le variazioni più importanti si hanno in presenza di coppie con uno, due o tre figli.
Non sempre ciò che avviene a livello nazionale trova riscontro nelle singole ripartizioni geografiche, se è vero infatti che nella maggior parte dei casi le tre suddivisioni sono concordi, è altrettanto vero che non mancano circostanze in cui i dati sono contrastanti; ciò è dovuto essenzialmente alla presenza dell’Ipotesi 2 in quanto dallo studio effettuato in precedenza si riscontrava una diminuzione globale dei tassi d’incidenza qualora si applicassero le detrazioni presenti nell’Ipotesi 1. Questa è la ragione per cui le variazioni relative ai tassi ufficiali sono più contenute nel caso di famiglie poco numerose: per quel che concerne i nuclei familiari composti da un solo componente si registra al Centro una sensibile diminuzione dell’incidenza pari al 1% circa, al Sud invece si assiste ad una variazione positiva rispetto ai dati ufficiali pari allo 0,61%, dovuto soprattutto all’effetto della deduzione delle spese legate alla salute; il risultato finale è che l’incidenza di
povertà per tale tipo di famiglia a livello nazionale, si abbassa solamente dello 0,13% rispetto a quanto previsto dall’Istat.
Laddove la tendenza delle varie Ipotesi è concorde, così come l’andamento delle ripartizioni geografiche, allora i valori subiscono i maggiori cambiamenti: per le famiglie di tre, quattro o cinque componenti le variazioni al Sud raggiungono livelli elevati pari rispettivamente al -1,83%, -1,76% e -2,45% perché sia nella prima che nella seconda Ipotesi si era raggiunto un miglioramento delle condizioni economiche; questo, unito al fatto che anche nelle altre due suddivisioni territoriali è accaduto una cosa simile, seppur in maniera meno consistente, ha portato all’abbassamento dei livelli di povertà per quei particolari tipi di famiglie.
Per quel che riguarda lo studio dell’incidenza all’interno delle varie tipologie familiari, il dato che inizialmente rende possibile una prima riflessione è quello relativo alle famiglie formate da una persona sola con più di 65 anni: la povertà per questa categoria aumenta, anche se solo dello 0,22%, contrariamente a quanto avviene nella quasi totalità dei casi; assistiamo inoltre all’interno delle regioni centrali e del meridione un fenomeno uguale e contrario che porta da un lato ad un abbassamento dell’incidenza di povertà pari al -1,3%, dall’altra ad un innalzamento della stessa, della medesima percentuale (+1,31%).
La concretizzazione del segno positivo a livello nazionale è dato in parte dal contributo delle regioni del Nord (+0,19%), in parte dal fatto che le famiglie del Sud, rispetto a quelle del Centro, sono numericamente più numerose, per tanto, quando applichiamo la media ponderata, queste tendono ad avere un peso preponderante nei confronti del risultato finale.
Occorre annotare che la stessa situazione si era verificata all’interno dello studio dell’Ipotesi 2, mentre nel primo caso le due ripartizioni avevano lo stesso andamento; tuttavia essendo maggiormente preponderanti le variazioni subite nel secondo caso studiato, ciò a portato alle conclusioni appena fatte.
Stessi esiti, per uguali motivazioni, si hanno in corrispondenza dell’altra circostanza in cui si realizzano variazione positive rispetto al dato ufficiale, ossia per la coppia con persona di riferimento oltre i 65 anni.
Da notare che per entrambe le tipologie chiamate in causa si hanno rapporti spesa media sottratta per la correzione e spesa totale media, molto superiori alla media nazionale (8% circa di fronte ad una media italiana del 5,86%); in particolare sono gli unici casi che prevedono questa caratteristica, visto che all’interno delle altre tipologie nessuna supera tali valori medi.
La causa che porta a simili effetti è il peso, che si riscontra per le categorie dei più anziani, relativo alle spese riguardanti l’acquisto dei beni/servizi legati alla salute, che porta ad avere una quota di spesa per effettuare la correzione più bassa, con conseguente innalzamento di tutto il rapporto6.
Le stesse considerazioni espresse per l’incidenza della povertà relativa all’ampiezza familiare, in particolare quando i componenti sono superiori a due, si riscontrano anche per le coppie con uno, due o tre figli: le variazione negative rispetto ai risultati Istat sono infatti molto simili. Sono soprattutto i miglioramenti che si concretizzano al Sud ad innalzare i tassi nazionali dato che si raggiungono punte del -2,3% e del -2,25% a fronte di una media italiana del -0,94% e -1,48%.
6
Il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media è calcolata nel seguente modo: (spesa totale Istat/N°abitanti – spesa totale Ipotesi x/N°abitanti) / spesa totale Istat/N°abitanti. La seguente formula può essere semplificata ottenendo così:
(spesa totale Istat – spesa totale Ipotesi x) / spesa totale Istat. Tanto minore è la spesa totale Ipotesi x, tanto maggiore risulterà l’intero rapporto.
Tavola 3 c). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per ampiezza familiare, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 3.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Ampiezza della famiglia Italia Nord Centro Toscana Sud
1 componente 9,27 4,51 5,41 6,57 21,61 -0,13 -0,09 -0,99 -1,03 0,61 5,71 5,98 4,82 5,98 5,84 2 componenti 10,64 4,65 8,02 5,08 24,09 -0,16 0,05 -0,28 0,08 -0,31 6,56 7,02 6,01 6,93 5,69 3 componenti 9,36 3,47 6,11 4,39 21,07 -0,74 -0,13 -0,39 0,39 -1,83 5,78 6,53 5,17 5,23 4,36 4 componenti 13,58 5,14 6,87 4,75 24,44 -0,92 -0,36 -0,23 -1,03 -1,76 5,4 6 4,7 4,81 5,02 5 o + componenti 22,46 9 9,82 4,52 33,75 -1,41 -0,1 -0,38 1,52 -2,45 5,62 6,51 6,38 5,68 4,56
Tavola 4 c). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per tipologia familiare, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 3.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto, in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale.
Tipologia familiare Italia Nord Centro Toscana Sud
persona sola con meno di 65 anni 3,89 1,78 * 2,1 10,36
-0,41 -0,32 * +0,01 -0,43
3,87 4,06 3,16 4,19 4,1
persona sola con 65 e più 13,92 6,99 8,7 9,69 29,51
+0,22 +0,19 -1,3 -1,8 +1,29
7,97 8,41 7,07 7,61 7,63
coppia con p.r. con meno di 65 anni 4,8 1,48 * 1,78 13,97
-0,64 -0,28 * -1,22 -1,73
5,44 5,86 4,77 5,32 4,4
coppia con p.r. con 65 anni e più 15,5 7,5 10,69 5,1 32,27
+0,43 +0,3 -0,51 +0,41 +1,37
7,99 8,79 7,06 8,52 6,75
coppia con 1 figlio 8,17 3,07 4,43 2,96 19,64
-0,94 -0,13 -1,07 +0,01 -2,25
5,85 6,57 5,15 5,1 4,5
coppia con 2 figli 13,02 4,67 6,12 3,55 23,72
-0,88 -0,33 -0,1 -1,18 -1,68
5,42 6,08 4,83 4,74 4,96
coppia con 3 o + figli 21,22 7,63 * 0 30,76
-1,48 -0,17 * 0 -2,34
5,63 6,53 6,85 7,75 4,6
Monogenitore 12,49 5,91 7,69 8,52 24,16
-0,31 +0,21 -0,61 0 -1,04
5,63 6,28 5,07 4,52 4,85
p.r .= persona di riferimento; * dato mancante o non significativo a motivo della scarsa numerosità campionaria
La ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per titolo di studio e condizione – posizione professionale ha la proprietà di migliorare la situazione nazionale per ciascuna caratteristica, tranne che per i ritirati dal lavoro dove la situazione è pressoché costante nonostante sia associata a rapporti tra spesa media sottratta per la correzione e spesa totale media, decisamente superiori alla media nazionale (7,23% contro 5,86%).
Quest’ultima particolarità si rileva in ognuna delle tre ripartizioni geografiche sebbene al Centro si riscontri una variazione negativa rispetto ai dati ufficiali pari allo 0,87%, ciò spinge a cercare altrove le cause che hanno determinato tale miglioramento; i dati del Nord e del Mezzogiorno sono tali però da compensare questo miglioramento e spingere la media italiana ad un valore prossimo allo zero (+0,03%). Questa situazione è dovuta principalmente al peso che le spese mediche pagate di tasca propria cagionano tra le persone più anziane, le quali in genere sono anche quelle che si sono ritirate dal mondo del lavoro.
Tra gli altri risultati degni di attenzione ci sono quelli relativi alla situazione delle famiglie in cui la persona di riferimento possiede un titolo di scuola media inferiore, quando è un lavoratore autonomo o quando risulta in cerca di occupazione; in ognuno di questi contesti il cambiamento rispetto ai calcoli effettuati dall’Istat raggiunge percentuali prossime all’1% e oltre.
Ad influire maggiormente su questi conteggi è la situazione delle regioni del Sud: in tutti e tre i casi visti infatti si registra un mutamento dell’indicatore previsto pari al -2% con quote di spesa destinate ai consumi riclassificati inferiori alla media del settore (4,2% circa a fronte del 5,05%).
Tavola 5 c). Ricostruzione dell’incidenza di povertà relativa per titolo di studio e condizione – posizione professionale, disaggregata per ripartizione geografica, in base all’ipotesi 3.
Sotto ciascun valore, in neretto sono riportate le differenze rispetto al dato ufficiale, in corsivo il rapporto tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media.(valori %)
Titolo di studio Italia Nord Centro Toscana Sud
Nessuno-elementare 19,14 8,64 12,12 8,2 35,64 -0,16 0,04 -0,68 -0,14 -0,06 6,72 7,34 6,01 7,27 6,09 Media inferiore 11,37 4,28 7,32 7,19 23,73 -0,93 -0,02 -0,48 0,19 -1,98 5,4 6,25 4,56 4,78 4,28
Media superiore e oltre 4,13 1,6 2,28 0,74 10,28
-0,47 -0,05 -0,32 -0,8 -1,22
5,72 6,18 5,34 6,14 4,95
Condizione e posizione Italia Nord Centro Toscana Sud
professionale Dipendente 8,66 3,23 4,74 2,66 18,96 -0,64 -0,27 -0,16 -0,18 -1,54 5,08 5,46 4,93 4,82 4,46 Autonomo 6,45 1,85 2,12 2,31 16,95 -1,05 -0,15 -0,24 0 -2,95 5,4 6,28 4,39 4,64 4,19 In cerca di occupazione 26,87 * * 2,97 36,01 -2,03 * * 0 -2,49 4,62 5,97 3,63 3,07 4,1
Ritirato dal lavoro 13,13 6,31 9,03 5,75 28,26
0,03 0,11 -0,87 -0,73 0,46
Delle tre Ipotesi costruite, quella che si avvicina maggiormente all’idea di fondo di questo studio è ovviamente l’ultima, in quanto la spesa per consumi delle famiglie è sottoposta al maggior numero di cambiamenti, coerenti con quanto spiegato nei primi capitoli.
Sebbene i dati abbiano confermato una certa variazione sia dell’incidenza che dell’intensità della povertà, e nonostante le correzioni apportate siano gran parte di quelle in linea teorica possibili, tuttavia è da sottolineare il fatto che molte altre modifiche sarebbero potute essere realizzate.
Purtroppo a causa della mancanza di talune informazioni necessarie per alcuni capitoli di spesa presenti nel tracciato record, non è stato possibile disaggregarli maggiormente per seguire le strade intraprese da altri paesi, quale ad esempio il Canada e gli Stati Uniti d’America.
In mancanza di ulteriori metodologie di rilevamento le correzioni possibili non saranno applicabili, a meno di non ricorrere a procedure di imputazione o stima indiretta (come potrebbe accadere per i beni durevoli di consumo).
Un’analisi sperimentale che potrebbe disporre tutti le informazioni del caso, porterebbe a trovare un altro scenario della povertà rispetto a quanto mostrato dall’indagine ufficiale dell’Istat.
Tavola 5. Linee di povertà 2004 in base a quattro diverse ipotesi e relativa incidenza a livello nazionale.
Tra parentesi troviamo il rapporto, espresso in percentuale, tra la spesa media sottratta per la correzione e la spesa totale media.
l.p. Istat l.p. ipotesi 1 l.p. ipotesi 2 l.p. ipotesi 3
919.98 908,63 (1,23) 882 (4,13) 866,02 (5,86)
Incidenza Incidenza Incidenza Incidenza
Famiglie % Famiglie % Famiglie % Famiglie %
Grafico 1. Confronto tra le varie linee di povertà.