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volume 20, numero 3, 2005

Microbiologia Medica 186

091

LA DETERMINAZIONE QUANTITATIVA DI HIV-1 DNA NEL FOLLOW-UP DEL PAZIENTE HIV-1 INFETTO

Vitone F., Gibellini D., Schiavone P., Bon I., Re M.C.

Sezione di Microbiologia, Dipartimento di Clinica Specialistica e Sperimentale, Università di Bologna,

Via Massarenti, 9, 40138 -Bologna

Introduzione: I continui progressi in campo biomolecolare

hanno permesso lo sviluppo di tecniche sempre più raffinate e sensibili, applicabili sia nella diagnosi d’infezione da HIV-1 sia nel monitoraggio del paziente infetto.

E’ ormai noto come nel follow-up del soggetto HIV-infetto, una corretta valutazione dello stato del paziente si basa su parametri immunologici (CD4) e sul dosaggio della carica virale nel plasma, che risultano, quindi, essere i marker di elezione per impostare una corretta terapia e valutarne l’effi-cacia nel tempo.

Oggi però si ritiene che ulteriori parametri virologici possa-no fornire utili indicazioni e contribuire ad una migliore comprensione della dinamica dell’infezione e della patoge-nesi dell’AIDS. Tra questi la quantificazione del DNA provi-rale rappresenta di certo un riferimento fondamentale per valutare la consistenza del reservoir virale, che di fatto costi-tuisce uno dei principali ostacoli all’eradicazione dell’infe-zione stessa.

Metodi: Per tale motivo abbiamo studiato la presenza di

HIV-1 DNA nei linfomonociti ottenuti dal sangue periferico di 104 pazienti HIV-1 sieropositivi mediante un saggio di PCR quantitativa real-time focalizzando, in particolare, la

nostra attenzione sui soggetti che presentavano livelli non evidenziabili di viremia plasmatica in almeno due prelievi sequenziali e su un gruppo di pazienti che avevano interrot-to la terapia antiretrovirale per un periodo variabile da 11 a 24 mesi.

Risultati: I risultati ottenuti sui soggetti con carico virale

costantemente non evidenziabile (<50 copie di HIV-1 RNA/ml) hanno messo in evidenza un carico di HIV-1 DNA significativamente più elevato nei soggetti “non responder” alla terapia e l’associazione tra un decremento significativo di HIV-1 DNA e un aumentato livello di cellule CD4+, nei soggetti che avevano risposto positivamente alla terapia retrovirale.

Conclusioni I dati ottenuti suggeriscono, pertanto, che la

determinazione del DNA viral load potrebbe rappresentare un ulteriore marker per valutare l’efficacia della terapia anti-retrovirale e al fine di disegnare e validare nuovi protocolli terapeutici.

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