• Non ci sono risultati.

L’interesse linguistico di questa ricerca è invece a un tempo semantico e pragmatico.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L’interesse linguistico di questa ricerca è invece a un tempo semantico e pragmatico. "

Copied!
8
0
0

Testo completo

(1)

INTRODUZIONE

In questa ricerca intendo analizzare una tipologia specifica di conversazione, la conversazione psicoterapeutica, quella cioè che si svolge durante la seduta psicoterapeutica tra psicoterapeuta e paziente. Si tratta di una forma di conversazione speciale, con caratteristiche proprie (cfr. Labov, Fanshel 1977;

Viaro, Leonardi 1990; Bercelli, Leonardi, Viaro 1998; Peräkylä et alii 2010a), che la distinguono da un lato dalla conversazione ordinaria (che prevede specifici meccanismi di competenza comunicativa, cui tutti ci rifacciamo, delineati dall’analisi della conversazione a partire dal classico articolo di Sacks, Schegloff, Jefferson 1974) e da un lato da altre forme di conversazione istituzionale (ad esempio, cfr. Drew, Heritage 1992; Orletti 2000; Heritage, Maynard 2006; per il rapporto con altre forme di intervista d’aiuto: Labov, Fanshel 1977: 30-31).

Nonostante l’oggetto della ricerca sia una specifica tipologia di conversazione, l’approccio utilizzato non sarà di tipo conversazionale (intendendo in questo contesto sia la classica conversation analysis sia la discourse analysis), se non, come vedremo, in pochi momenti dell’analisi e funzionalmente ad altri scopi.

L’interesse linguistico di questa ricerca è invece a un tempo semantico e pragmatico.

Semantico perché, a partire da una visione della seduta psicoterapeutica come situazione comunicativa standard con caratteristiche ricorrenti e generalizzabili, lo scopo è quello di ricostruire, attraverso la semantica da loro espressa, la concettualizzazione che i due interagenti, il terapeuta e il paziente, hanno della stessa psicoterapia.

Nella letteratura non psicologica sulla psicoterapia (e anche in alcuni casi di

metariflessione condotta al di fuori dei propri presupposti teorici psicologici: si

vedano i lavori sulla conversazione in terapia di Giampaolo Lai, ad esempio Lai

(2)

1976; si vedano anche i testi citati in Labov, Fanshel 1977: 19-23), il fatto che si possa parlare di due ruoli, le cui caratteristiche ritornano e sono riconoscibili indipendentemente dai singoli individui che contingentemente li incarnano, è un presupposto di tutti gli studi sulla conversazione psicoterapeutica e su altre conversazioni istituzionali citati sopra, ma anche, più in generale, un dato accettato ormai da tempo nella riflessione sulla psicoterapia, come si può vedere in questa utile esplicitazione:

«The definition of therapeutic roles attempts to minimize the social identities of patient and therapist. The social definition of the therapeutic situation is designed to make all of the actors’ roles other than the therapeutic roles relatively insignificant.

The patient in therapy is expected to enter a temporarily defined “patient role”

which may or may not affect the other roles he might occupy in the social system.

At any rate, his other roles are defined as irrilevant to his role in therapy, and whether he be a doctor, bank clerk, or tool maker, his therapeutic role receives similar definition, that of seeking help from a supposedly expert person who is defined as capable of providing such help.» (Mechanic 1961: 194)

Ricostruire la “concettualizzazione” dei due interagenti significa qui (secondo una visione ormai diffusa, cfr. Violi 1997) cercare di delineare schematicamente quella struttura mentale di un individuo che può essere concepita a un tempo come, da un lato, base semantica con cui egli dà senso alle proprie espressioni linguistiche e interpreta quelle altrui e, dall’altro, come schema percettivo con cui legge la realtà e agisce in essa. Si tratta di quella che Patrizia Violi chiama visione «esperienziale»

della semantica:

«L’opzione esperienziale sottende una lettura triadica del segno linguistico che non

si risolve nella bidimensionalità di un sistema linguistico separato e separabile dal

non linguistico. La triangolazione del segno tuttavia non implica né un oggettivismo

metafisico né una concezione del linguaggio come rispecchiamento. Nell’accezione

di realismo che intendo sostenere il significato si riferisce non a una realtà

metafisicamente assunta, ma alla nostra esperienza della realtà, esperienza

(3)

complessa e multidimensionale, insieme fenomenologica e percettiva, culturale, intersoggettiva e sociale. È la sua natura esperienziale che rende la semantica della lingua inseparabile dalle conoscenze del mondo: gli schemi e le strutture attraverso cui diamo senso alle espressioni della lingua non sono diversi da quelli con cui diamo senso al nostro essere e agire nel mondo.» (Violi 1997: 211)

Con questo criterio come guida, sia i significati espressi sia i comportamenti comunicativi in genere mostrati in seduta saranno analizzati per ricostruire la concettualizzazione della psicoterapia che hanno gli interagenti (ma come vedremo tra breve, in particolare, il paziente), concettualizzazione intesa come semantica ma che non ci stupiremo se si rivelerà anche corrispondente alla percezione (psicologica) di quell’evento da parte di quell’individuo. In questo compito, sono favorito dal fatto che in questo tipo particolare di evento comunicativo, l’evento stesso (una conversazione) coincide come raramente accade con la comunicazione che avviene in esso, e spesso con la comunicazione su di esso, con i comportamenti del paziente che ricadono direttamente sotto la lettura ermeneutica della “quête”

semantica intrapresa dal terapeuta, andando a comporre un quadro complessivo in cui significati e azioni si intrecciano indissolubilmente, favorendo un’analisi come quella qui proposta.

La concettualizzazione semantica espressa dai due ruoli sarà ricostruita attraverso i concetti di frame e di script, i più adeguati a rappresentare una concettualizzazione complessa e ricca di relazioni interne di una situazione che è, a un tempo, legata a un preciso contesto, definita da scopi inscritti e che prevede aspetti di consequenzialità temporale-causale.

I concetti di frame e script verrano per prima cosa introdotti al fine di proporre un breve excursus della loro storia che, più che mirare a una dettagliata completezza, cerca di introdurne gli aspetti più utili alla loro applicazione in questo contesto, o di datare, nella storia del pensiero scientifico, alcuni aspetti che sono poi emersi nelle versioni che più hanno influenzato l’applicazione che ne sarà fatta qui (Barsalou per il frame e Schank e Abelson, con qualche modifica, per lo script).

L’interesse pragmatico di questa ricerca, cui accennavo sopra, è intrecciato

indissolubilmente a quello semantico: non è possibile ricavare la

(4)

concettualizzazione dell’evento secondo gli interagenti senza prendere in considerazione l’aspetto pragmatico della comunicazione scambiata.

L’individuazione di molti elementi che andranno a occupare dei tasselli essenziali del frame e dello script che rappresentano la psicoterapia è possibile attraverso il riconoscimento di significati impliciti ricavabili solo grazie alle conoscenze o all’osservazione del contesto discorsivo e/o di considerazioni testuali che abbraccino lo scambio tra paziente e terapeuta nella sua massima ampiezza (nella singola seduta, o quando possibile considerando l’insieme di sedute più ampio a disposizione che coinvolga gli stessi individui).

Le produzioni linguistiche degli interagenti da cui ricavare elementi semantici saranno considerate, sì, da un lato come frasi (sentences), prodotte riferendosi a una grammatica e a un codice, ma dall’altro, più ampiamente, come enunciati (utterances), il cui significato può essere ricavato attraverso una pragmatica inferenziale (fondata cioè sul paradigma griceiano; cfr. Sperber, Wilson 1986: 21- 31; Bertuccelli Papi 2000: 38-44) incentrata sul modello esperienziale sopra citato, oltre che su dimensioni ulteriori essenziali nella produzione e determinazione del significato, tra tutte quella conversazionale (l’analisi di alcune sequenze di turni permette di ricostruire il contesto, il cotesto e molti contenuti impliciti)

1

e quella sociale (in particolare i fenomeni di cortesia, cfr. Brown, Levinson 1987 e il modo in cui sono reinquadrati in Bertuccelli Papi 2000: 75-87).

Più in generale, la ricostruzione semantico-pragmatica che è l’obiettivo di questa ricerca è una sfida alla ricostruzione continua del contesto dell’interazione, nella misura ogni volta necessaria alla comprensione della dimensione del significato scambiata tra gli interagenti osservati, un contesto da valutare secondo livelli diversi e a partire da un lato da conoscenze acquisite sulla situazione psicoterapeutica ma in parte dalle stesse tracce che esso lascia nei meccanismi di significazione attivi nella conversazione (per le dimensioni elencate di seguito, cfr.

Bertuccelli Papi 2000: cap. 4): il contesto linguistico (cotesto), il contesto enciclopedico, condiviso o meno, quello percettivo del setting stesso dell’interazione, quello strutturato dagli stessi frames e scripts la cui ricostruzione è

1. L’analisi dei turni conversazionali è a sua volta facilitata da conoscenze della situazione in atto:

l’approccio, in questo senso, più che quello strettamente conversazionale è quello della discourse

analysis, come già delineata in Labov, Fanshel 1977: 26-27.

(5)

lo scopo di questa ricerca, e poi quello dato dalle emozioni in gioco (in parte generalizzabili quantomeno per il ruolo del paziente), dagli scopi, dai valori e dalle convenzioni socio-culturali che determinano gli stessi ruoli e gli atti linguistici che possono essere loro attribuiti.

La ricostruzione ottenuta non illustrerà la concettualizzazione della psicoterapia tout court: frames e scripts sono strumenti di rappresentazione semantica che necessitano sia stabilito il punto di vista da cui sono descritti.

Pertanto, l’obiettivo è quello di ottenere una doppia rappresentazione, dai punti di vista del terapeuta e del paziente.

I diversi ruoli e le diverse conoscenze in campo dei due protagonisti necessitano di percorrere strade diverse per questa ricostruzione. Più in particolare, il fine di questa ricerca è soprattutto quello di ricostruire la concettualizzazione della psicoterapia dal punto di vista del paziente, per almeno due motivi. Il primo è il carattere inedito, a mia conoscenza, di questo tentativo: le ricerche di carattere linguistico, pragmatico o microsociologico si sono in genere soffermate o sulle dinamiche interattive del dialogo tra i due interagenti (cfr. Labov, Fanshel 1977) o sul ruolo del terapeuta, come nel caso esemplare delle “regole della direttività”

individuate da Viaro e Leonardi (1990: 87-88), che enucleano i diritti del terapeuta nella conversazione psicoterapeutica tipica della tecnica standard (in psicoterapia sistemico-familiare) proposta dalla Scuola di Milano.

L’altro motivo per privilegiare la ricostruzione della concettualizzazione del paziente rispetto a quella del terapeuta deriva dalla possibilità di utilizzare strumenti semantico-pragmatici per leggere una situazione comunicativa poco esplorata con mezzi analitici di questo tipo (spiegherò tra breve perché questo tipo di attenzione al testo della conversazione sia legato particolarmente al ruolo del paziente e in misura minore a quello del terapeuta). Il risultato vorrebbe anche essere una proposta, un modello, ovviamente perfettibile, di lettura semantico-pragmatica di situazioni comunicative in genere che siano definite da contesti, scopi e ruoli specifici, ovvero per le quali sia possibile ipotizzare dei tratti costanti nel modo di essere concettualizzate, vissute, e necessariamente quindi anche espresse semanticamente.

La concettualizzazione del paziente viene dunque esplorata con una vera e

propria analisi dei dati raccolti appositamente per questa ricerca: un corpus (infra,

(6)

cap. 3, § 1) di registrazioni (su supporto audio e in alcuni casi video) di sedute psicoterapeutiche. La raccolta non è stata senza difficoltà, sia per motivi di privacy sia per il disinteresse di molti psicoterapeuti (e di interi approcci in particolare) nei confronti della registrazione delle sedute, che invece alcuni approcci psicoterapeutici utilizzano frequentemente.

Ricostruire la concettualizzazione del terapeuta sarebbe compito molto più arduo a partire dalle sedute: sia perché queste sono strutturate, come vedremo, in modo che sia molto spesso il paziente a parlare e raccontare, sia perché, per gli scopi che lo muovono, il terapeuta non esplicita molte delle sue concettualizzazioni, quando perché si tratterebbe di un modo di interazione inadatto al tipo specifico di conversazione, quando, più strategicamente, perché potrebbe invalidare alcune delle mosse atte a ricavare informazioni dal paziente o più in generale a procedere nel percorso terapeutico.

La concettualizzazione della psicoterapia dal punto di vista dello psicoterapeuta è stata dunque ricostruita in base ai suoi modelli ideali di riferimento: i testi e manuali scientifici che spiegano come i principi psicologici teorici di un determinato approccio psicoterapeutico vengono messi in pratica nella effettiva psicoterapia condotta con il paziente. Con un’analisi semantica operata su questi testi, ho ricavato, con inevitabili interpretazioni, che ho sempre segnalato quando mi sembrassero porre accenti diversi sulla struttura degli eventi rispetto all’esposizione originale, e necessarie semplificazioni, i frames e gli scripts che il terapeuta, nella misura in cui una terapia è strutturabile e prevedibile, e nella misura in cui il singolo terapeuta si attiene alla “teoria della pratica”, dovrebbe avere come modello di riferimento per la propria condotta professionale. Queste rappresentazioni permettono, da un lato, di avere un modello che per quanto sia soggetto alla variabilità dell’applicazione (dallo stile soggettivo di conduzione alle modifiche anche diffuse portate alla pratica) è un riscontro oggettivo e teoricamente fondato di come dovrebbe essere condotta la seduta, dall’altro, di individuare degli elementi essenziali o caratteristici della psicoterapia su cui focalizzare l’attenzione indipendentemente dal punto di vista da cui la si voglia osservare.

2

2. L’utilità di focalizzare l’attenzione su alcuni elementi rilevati dall’osservazione della

conversazione psicoterapeutica dal punto di vista della stessa teoria psicologica, ma allo stesso

(7)

Nel corpus ho raccolto sedute appartenenenti a due indirizzi teorici, quello sistemico-relazionale e quello dei costrutti personali, secondo criteri che saranno esposti meglio più avanti (infra, cap. 3, § 2), e le concettualizzazioni “ideali” dello psicoterapeuta di ognuna di queste teorie sono state dunque ricavate dai rispettivi, più importanti o più diffusi, manuali di pratica terapeutica. È importante sottolineare che la differenza teorica, per il punto di vista del paziente, non è stata considerata rilevante. Per il punto di vista del paziente, dunque, sarà ricostruita la concettualizzazione della psicoterapia tout court, perché nella misura in cui il suo ruolo è generalizzabile questi non sceglie il terapeuta cui affidarsi in base alla teoria cui questi fa riferimento.

Ciononostante, non è possibile affermare che i risultati ottenuti siano generalizzabili anche ad altri approcci, anzi è necessaria la cautela di presupporre che la concettualizzazione emergente dal comportamento comunicativo del paziente, nonostante in parte sicuramente preesistente alla terapia, sia in parte influenzata e, in una misura difficile da prevedere, determinata dallo specifico approccio attivo nella terapia in corso.

Un ulteriore limite di questa ricerca è che essa presuppone una sincronicità della concettualizzazione del paziente che è del tutto fittizia: vista l’eterogeneità del corpus che sono riuscito a raccogliere, e vista la mole di lavoro che avrebbe necessitato uno scopo del genere, non ho potuto individuare delle fasi in cui tale concettualizzazione prende forma, che potremmo identificare con il fenomeno dell’accettazione progressiva da parte del paziente delle regole comunicative della psicoterapia. Devo però dire che un risultato che può dare più di qualche spunto di riflessione in questo senso è la costruzione dello script della psicoterapia dal punto di vista del paziente così come è stato qui affrontato: una successione di fasi

“logiche” di graduale ingresso nel ruolo di paziente, nella terapia e nelle dinamiche di interazione con il terapeuta che questa prevede (infra, cap. 3, § 3.4).

tempo di analizzare questo evento da un punto di vista esterno a tale teoria, è già avvertito in Labov, Fanshel: «As we already noted, we have learned a great deal from the observations of the therapist herself during playback; these often represent specific applications of the theoretical perspective that we find in a number of texts. The psychotherapeutic literature is rich in its discussion of the issues, strategies, and theoretical applications of the events perceived in the therapeutic interview by the analysts. But the terms, units, and element perceived are often the product of considerable analysis, and the questions raised are internal to the particular theory»

(1977: 13).

(8)

Ricapitolando, il testo è così strutturato: il primo capitolo introduce il concetto di “script”, illustrando brevemente alcuni momenti storici della sua teorizzazione, partendo da Schank e Abelson che lo hanno elaborato e soffermandosi in seguito su alcuni autori che hanno offerto alcuni elementi teorici ulteriori, utili all’applicazione del concetto come è proposta in questa ricerca. La seconda parte del capitolo sviluppa un fine a mia conoscenza inedito, essendo dedicata all’applicazione del concetto alla psicoterapia, prima sistemica e poi dei costrutti personali, elaborando così la concettualizzazione ideale dal punto di vista del terapeuta secondo le modalità già discusse.

Il secondo capitolo ha una struttura analoga al primo, questa volta trattando del concetto (iperonimo rispetto a “script”, secondo il punto di vista qui adottato) di

“frame”, individuandone i momenti storici salienti fino ad arrivare a Barsalou, che verrà preso a modello per l’applicazione successiva, che occupa la seconda parte del capitolo, in cui appunto si delineano i frames che individuano gli elementi della psicoterapia prima secondo la teoria sistemica e poi secondo quella dei costrutti personali.

Il terzo capitolo è quello che pertiene il paziente, e pertanto contiene come detto l’analisi dei dati contenuti nel corpus originale raccolto per questa ricerca: le registrazioni di conversazioni psicoterapeutiche reali, analizzate per ricavare gli scripts e i frames che rappresentano la concettualizzazione della psicoterapia comunicata dal paziente. Seguiranno alcune conclusioni dove saranno commentati i risultati delle analisi contenute nei tre capitoli.

3

3. Ringrazio per avermi aiutato nella compilazione del corpus: Fabrizio Bercelli, Erica Costantini,

Carmen Dell’Aversano, Massimo Giliberto, Maurizio Viaro; Rodolfo de Bernart; per l’ispirazione

e la guida di sempre: Pierangiolo Berrettoni; per avermi instradato nella direzione che ha preso

questa ricerca: Marcella Bertuccelli.

Riferimenti

Documenti correlati

As we will see below, the growing level of risk in lending to companies and the consequent increase in banks’ provisions, in a situation of low profitability and varying

During an endoscopy of a low-risk patient, surgical mask, gloves, disposable hairnet, protective eyewear, waterproof disposable gowns should be worn, while during an examination of

- camera positions are known (extrinsics) What remains is just DENSE matching... The very regular camera placement helps the stereo matching Result: fast, precise and

Nell’esercizio di una funzione nomopoietica, piuttosto che nomofilattica [la Cassazione prima tempio, poi fabbrica 2 (come conferma il numero della sentenza, in rapporto alla data

diversamente abili;.. • controllare l’assoluta libertà del Web, evitando che essa venga limitata da interessi di qualsiasi genere. Motto del W3C è infatti: “Leading

- Trovare il ranking ottimale delle pagine del sito di e-commerce, in linea con il contesto dell’utente. Obiettivo

In Necessità della teoria Gregotti muove proprio da una considerazione critica sulla produzione teorica degli anni Sessanta in Italia, collocandola dopo la crisi delle istanze

Stabilito il numero N R di ricevitori da utilizzare e la ridondanza prevista per il rilievo è necessario pianificare il numero, la sequenzialità e la