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II. I Marchesi di Monferrato Guglielmo il Vecchio Giuditta di Babenberg (?1110–1191) (?1115 – >1168)

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II. I Marchesi di Monferrato

Guglielmo il Vecchio Giuditta di Babenberg (?1110–1191) (?1115 – >1168)

Guglielmo Lungaspada Corrado Adelaide Agnese Ranieri (?1145–1177) (?1146–1192) (?<1162–1233) (<1168) (?1162–1183)

Elena del Bosco (?) Bonifacio I Margherita d’Ungheria (1145?–1204) (?1150–1207) (?1175–1223?)

Beatrice Agnese Demetrio (< 1204) (< 1204) (?1205–1227)

Guglielmo VI Berta di Clavesana (1173–1225) (?1182–1224)

Beatrice (?1211/12–1274)

Bonifacio II Margherita di Savoia

(?1201/1202–1253) (?1124/1228– >1264)

Alasia Guglielmo VII (?1237–1284/1285) (?1240–1292)

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0. Introduzione

Il marchesato del Monferrato, illustre ramo della dinastia aleramica, i cui domini si estendevano tra i più importanti territori piemontesi, Alessandria, Asti e in parte di Torino, Cuneo, Vercelli, Pavia e Savona, conobbe, verso la fine del XII secolo e in gran parte del XIII secolo, un’eccezionale popolarità tra le file della poesia trobadorica.

Durante il periodo della fioritura trobadorica nel Monferrato (1177-1280),75 questa corte,

ramo della dinastia aleramica,76 è segnata da diversi contrasti interni, in primis il costante

attrito con il comune d’Asti e altri comuni limitrofi. Secondariamente è caratterizzata da un profondo ma anche turbolento rapporto con l’Oriente, per via di parentele che verranno acquisite nel corso del tempo. E soprattutto acquisterà molta rinomanza per le crociate che la vedono protagonista.

Quindi, quello presentato è un quadro politico molto travagliato dal punto di vista politico, ma sempre segnato, talvolta positivamente, talvolta negativamente, dai colori della poesia provenzale.

1. Guglielmo Lungaspada

Il periodo che vede alla corte Guglielmo di Monferrato, soprannominato Lungaspada probabilmente per il suo valore, non fu particolarmente prolifico dal punto di vista culturale e, del resto, questo personaggio ebbe anche una vita decisamente breve. Infatti, nacque intorno al 1145 e morì, probabilmente a causa di una malattia, nel giugno del 1177 ad Ascalona.77

E proprio l’Oriente e il marchesato di Monferrato saranno molto legati, anche in seguito alla morte di Guglielmo Lungaspada, o poiché già suo padre, Guglielmo il Vecchio aveva avuto stretti rapporti con l’imperatore bizantino Manuel I Comneno.

Il regno di Gerusalemme, allora sotto il regno non propriamente stabile di Baldovino IV per via della giovane età e soprattutto della malattia che lo affliggeva, era spesso costretto a richiedere aiuti dall’esterno. E fra questi aiuti emerge anche quello di Guglielmo Lungaspada, che credeva di poter trarre dall’unione con questo regno vantaggi, prestigio e

75 Si indicano queste date esclusivamente considerando gli anni che che vanno dalla prima (1177 – BdT

331.1) all’ultima attestazione trobadorica (1280 – BdT 248.79), cfr. Conclusioni.

76 I diversi rami di questa dinastia, i cui territori si estendono dal Piemonte e dalla Liguria, comprende, oltre

al ramo dei Monferrato, quello dei marchesi del Bosco e Del Vasto. Quest’ultimo dà origine al marchesato di Saluzzo. Per le origini e la storia di questa dinastia, cfr. Maestri 2005, pp. 9-14.

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successo, fattori necessari per emergere da un futuro incerto, causato soprattutto dal fallito assedio di Alessandria e dallo scontro di Legnano (29 maggio 1176).78

Entrambi gli episodi, evidenziando la sconfitta della parte imperiale in Italia, facevano anche emergere un futuro molto incerto per la corte di Monferrato.

Così all’inizio di ottobre del 1176,79 dopo essere stato accolto in Oriente da Baldovino IV,

poco tempo dopo sposò Sibilla, la sorella del re. Tuttavia questo matrimonio durò poco proprio per la precoce morte del marchese.

Come già accennato, è conservata un’unica composizione trobadorica (BdT 331.1) indirizzata a questo marchese di Monferrato. Scritta da Peire Bremon lo Tort, questa è una testimonianza preziosa in quanto mette in luce una corte che da lì a poco sarebbe stata una delle più importanti all’interno del panorama culturale italiano.

2. Corrado di Monferrato (1191-1192)

Corrado, nato verso il 1146 e morto assassinato nel 1192,80 risulta essere stato

maggiormente presente nei versi dei poeti occitani rispetto al fratello maggiore Guglielmo Lungaspada.

Durante questo periodo, così come accadrà anche in futuro, assistiamo a una serie di alti e bassi nei rapporti tra il marchesato e l’impero. Infatti, nonostante i marchesi fossero tradizionalmente filoimperiali, a periodi di stretta alleanza con la parte imperiale si alternano periodi di allontanamento dalla causa dell’impero.81

Comunque Corrado, come appare in alcuni documenti databili all’anno 1172 e 1178, risulta fedele all’imperatore. Infatti, nel 1172 è coinvolto con Federico I e i Comuni lombardi in un conflitto, dove risulta sicuramente dalla parte di Federico Barbarossa e il 3 gennaio del 1178 compare al seguito di Federico I ad Assisi.82 Tuttavia, anche se non se ne

conosce bene il motivo, in questo stesso anno, sembra esserci stata una brusca interruzione di rapporti con l’impero.

78 Settia 2004, p. 16. 79 Ivi.

80 Riley Smith 1983, p. 381.

81 Il marchese che vacilla maggiormente nella sua devozione all’impero è Bonifacio II, che sarà appunto

recriminato per questi motivi dai trovatori, cfr. Capitolo II, par. 5.

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In ogni caso questo rapporto verrà successivamente ripreso proprio grazie a una politica di riavvicinamento attuata per la corte di Monferrato dai due fratelli Corrado e Bonifacio I. Oltre a questa politica filoimperiale, Corrado sostenne molto anche l’impero bizantino e, del resto, anche lo stesso Isacco II Angelo, imperatore bizantino a partire dal 1185, cercò proprio in questa corte una forte alleanza. Questa vide il suo compimento nel matrimonio tra Corrado e la sorella di Isacco, Teodora.83

In seguito al matrimonio, Corrado fu militarmente impegnato a favore del cognato a causa di alcune rivolte. Tuttavia, per ragioni non meglio precisate, forse ostilità di partiti, mancanza dei dovuti privilegi o altro, egli abbandonò Costantinopoli e si diresse a Tiro. Questa città nell’ottobre del 1187 era rimasta l’unica ancora sotto il comando cristiano e pertanto si presentava una situazione davvero molto rischiosa e scoraggiante.84 Corrado,

grazie alle sue parentele, fu eletto a capo della città e fu proprio grazie a lui se in Palestina si riuscì a mantenere la presenza cristiana che garantì in questo modo la sopravvivenza del Regno di Gerusalemme per un altro secolo. Dopo un’iniziale rifiuto di “riconoscere” l’autorità del re di Gerusalemme Guido,85 fino ad allora (1188) prigioniero del Saladino,86

alla fine si trovò un accordo secondo il quale a Corrado furono consegnati i diritti di signoria sulle città settentrionali di Tiro, Sidone e Beirut.

Successivamente, nonostante diverse situazioni problematiche, si contrasse il matrimonio tra Corrado e Isabella, sorella di Sibilla e di Baldovino IV. Quando Riccardo Cuor di Leone si decise a proclamare Corrado re, questi pochi giorni dopo venne ucciso probabilmente da due assassini ismaeliti.87

In ogni caso quando egli morì, sua moglie Isabella era incinta di sua figlia Maria, che avrebbe a sua volta ereditato il Regno di Gerusalemme.

Con Corrado ci avviciniamo di più al mondo dei trovatori, grazie alle poesie di Bertran de Born e Peirol, che però, così come Peire Bremon lo Tort, non sembrano aver realmente soggiornato presso la corte monferrina. Bisognerà quindi attendere il periodo che ha per

83 Ibid., pp. 382-383. 84 Ibid., p. 383.

85 Guido era diventato re di Gerusalemme in seguito al matrimonio con Sibilla, sorella del re Baldovino IV, e

precedentemente sposa di Guglielmo Lungaspada, cfr. Settia 2004, p. 16.

86 Fu sultano d’Egitto, Siria e Hijaz dal 1174 al 1193. 87

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protagonista Bonifacio I di Monferrato per vedere il castello allietato e vivacizzato dalla musica e dalle parole dei poeti provenzali.

3. Bonifacio I di Monferrato (1192-1207)

Bonifacio I di Monferrato, nato verso la metà del XII secolo, probabilmente nel 1150 o 1152, come terzo dei figli di Guglielmo il Vecchio,88 è sicuramente il più importante

componente della dinastia anche dal punto di vista culturale. Ricordato soprattutto per la sua generosità e per le sue gesta dal celebre Raimabut de Vaqueiras e molti altri trovatori, durante questo periodo, tuttavia, la corte di Monferrato presenta una realtà politica non propriamente idilliaca. È, infatti, profondamente segnata da un profondo e costante contrasto con i comuni vicini, prima di tutto con Asti, poi Vercelli e Alessandria.89

Maestri lo presenta come un esperto ed audace uomo d’armi, un abile politico non solo nei rapporti con l’Oriente ma anche nelle complicate trattative con le repubbliche di Genova e di Venezia.90

In seguito alla partenza del fratello Corrado, ebbe il pieno e totale controllo del marchesato e dopo la morte del padre e l’assassinio del fratello Corrado, lo stesso Bonifacio I ed il figlio Guglielmo VI rimasero gli unici rappresentanti maschili della dinastia del Monferrato.91

Il conflitto con Asti rinacque in seguito alla sua decisione di farsi dare concessioni di castelli e borghi, come quella di Cossano Belbo e Loreto, in modo da consolidare la sua posizione nel Piemonte meridionale. Tuttavia già all’anno 1193 è ascrivibile un’alleanza con il comune d’Asti, dopo aver effettuato alcuni viaggi in Germania presso l’imperatore.92

E proprio in funzione di legato imperiale Bonifacio I partecipò alla campagna di conquista della Sicilia orientale (1194-1195).93 Per ordine dell’imperatore Enrico VI si decise di

sottoporre ogni conflitto tra Asti e Monferrato a una commissione arbitrale presieduta da

88

Per la datazione più generale, cfr. Linskill 1964, p. 8 e Goria 1971a, p. 118, mentre per la datazione più specifica, cfr. Maestri 2005, p. 15 e Maestri 2007, p. 1.

89 Goria 1971a, p. 118 e Maestri 2005, p. 15. 90 Maestri 2005.

91 Maestri 2005, p. 17 e Maestri 2007, p. 1.

92 Quest’alleanza durò poco, in quanto già al 9 maggio 1194, è ascrivibile un accordo difensivo contro il

Marchese stabilito tra i comuni di Asti e Vercelli, cfr. Goria 1971a, p. 120 e Maestri 2007, p. 2.

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Tommaso d’Annone. La sentenza, emessa ad Alba l’11 febbraio 1197, era a favore del marchese.94

Tuttavia, questi continui scontri conobbero un momento di interruzione nel momento in cui Bonifacio I venne nominato capo della quarta crociata (1202-1204) nell’agosto del 1201 a Soissons, in seguito alla morte di Tibaldo III di Champagne il 24 maggio 1201.95

Comunque già all’inizio del 1202 il marchese tornò in Italia, anche se rimase poco tempo nel Monferrato in quanto si spostò nuovamente a Roma, per accordarsi con il papa riguardo la quarta crociata (1202-1204).

Bonifacio I giunse a Venezia il 15 agosto, dove assunse il comando della spedizione; nomina più formale che effettiva, in quanto qualsiasi decisione era già stata presa dai più autorevoli fra i crociati. Tuttavia egli non partì immediatamente con la maggior parte delle armate ad ottobre, né partecipò all’impresa contro Zara, città che raggiunse solo a dicembre. 96

In seguito a diverse incursioni, Costantinopoli fu nuovamente riconquistata il 13 aprile 1204, ma poiché i Veneziani non volevano sul trono Bonifacio I, fecero in modo tale che la scelta ricadesse su Baldovino di Fiandra, mentre il marchese piemontese ottenne il territorio di Salonicco, dove fondò così il proprio regno.97

Dopo essere rientrato a Mosinopoli, decise di compiere un attacco nella zona dei monti Rodopi contro bande di predoni bulgari, durante il quale fu ucciso il 4 settembre del 1207.98

Bonifacio I fu certamente il marchese più celebrato e lodato dai trovatori, specialmente dal suo compagno d’armi Raimbaut de Vaqueiras, che ne esalta costantemente le gesta e mette in luce il marchese sempre sotto tonalità positive.

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Goria 1971a, p. 121.

95

Maestri 2005, p. 25 e Maestri 2007, p. 5. La quarta crociata (1202-1204) era stata bandita per volontà del papa Innocenzo III nel 1200, cfr. Maestri 2005, p. 21. Per uno studio approfondito della quarta crociata (1202-1204), cfr. Angold 1984, pp. 284-295 e Longnon 1978.

96 La ragione di questo comportamento non si conosce, cfr. Goria 1971a, p. 122.

97 Goria 1971a, p. 123, Maestri 2005, pp. 40-41 e Sakari 1994, p. 359. Goria spiega che «i veneziani […] non

intendevano vedere sul trono un potente feudatario dell’Italia settentrionale, parente di Filippo di Svevia e in buone relazioni con Genova»

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Al contrario, suo figlio Guglielmo VI, fu spiacevole protagonista di alcune composizioni poetiche, diversamente dal fratello Demetrio,99

pressoché assente nella produzione trobadorica.

Inoltre degne di notevole importanza sono anche la sorella Adelaide, moglie di Manfredi II di Saluzzo, celebrata in particolar modo da Peire Vidal e la figlia Beatrice, destinataria privilegiata di alcune poesie di Raimbaut de Vaqueiras.100

4. Guglielmo VI di Monferrato (1207-1225)

Guglielmo VI, nato verso il 1173,101 non conobbe la stessa fortuna del padre in ambito

poetico e, anche a livello politico, ebbe non poche difficoltà a gestire la corte di Monferrato, sempre alle prese con scontri e conflitti con i comuni limitrofi.

La sua presenza, insieme al padre, è indubbia in alcuni atti pubblici tra gli anni 1193, 1199 e 1202.102 In questo stesso anno, Bonifacio I promise di rispettare le tregue stabilite da

Guglielmo con Alessandria e Asti e gli obblighi da lui assunti per la difesa delle sue terre, lasciando così a Guglielmo VI il pieno governo del Marchesato.103

Il marchesato si trovava in condizioni poco stabili, a causa, da una parte, della crescente potenza dei Comuni cittadini e, dall’altra, dei debiti contratti da Bonifacio I.

Naturalmente il principale rivale del marchesato era sempre il comune di Asti, con cui da tempo era ormai in discussione il possesso di diversi territori, come ad esempio Castagnole delle Lanze o il feudo del Comitato di Loreto. Il che portò a diverse guerre, soprattutto fra gli anni 1203-1204, quando ad esempio Guglielmo VI si accordò con i comuni di Alessandria, di Alba e con altri marchesi aleramici contro Asti, città a sua volta supportata da Milano, Piacenza e Pavia. Alla fine Manfredi I Lancia, sotto approvazione di Guglielmo, vendette al comune di Asti Castagnole e le sue pertinenze del Comitato di Loreto.104

99

Demetrio nacque in seguito al matrimonio con Margherita d’Ungheria, la vedova di Isacco II Angelo, cfr. Maestri 2005, p. 94.

100 Maestri 2007, p. 4. 101 Settia 2003a, p. 761. 102 Ivi.

103 Venne delegato dal padre Bonifacio I al governo del marchesato prima della sua partenza per l’Oriente,

cfr. Maestri 2005, p. 18.

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Oltre a questi costanti scontri interni al panorama italiano e dopo essersi sposato con la lontana cugina Berta di Clavesana,105

Guglielmo VI si doveva occupare anche della quinta crociata (1217-1221) indetta da papa Innocenzo III e del resto anche gli stessi trovatori, tra i quali Elias Cairel o Taurel e Falconet, lo avevano più volte spinto a rivolgersi in Oriente, soprattutto per aiutare il fratello Demetrio che reggeva in maniera precaria il regno di Tessalonica, da tempo in crisi e bisognoso di aiuti.106

Papa Onorio III107 cercava di sistemare la situazione, ma allo stesso tempo stava

pianificando una spedizione in soccorso dei crociati in Egitto, che Guglielmo VI decise di guidare. Tuttavia, nel momento in cui lo stesso Demetrio si recò dal papa per chiedere aiuto, questa stessa spedizione fu rivolta non più in direzione dell’Egitto, ma verso il regno di Tessalonica.108

Tra il febbraio e l’aprile del 1221 Guglielmo VI era pronto a partire, non appena avesse stipulato un accordo con i suoi vicini nemici. Ma mentre ad ottobre riuscì a raggiungere un accordo con Novara, le cose andarono diversamente con Vercelli e Milano, ancora ostili nei suoi confronti.

Nonostante diversi e gravi problemi economici con conseguenti prestiti imperiali, al momento in cui la spedizione ormai ora pronta per partire, Guglielmo VI si ammalò e la partenza fu rimandata alla primavera del 1226.109

Tale ritardo influì pesantemente sull’impresa, che si rivelò disastrosa. Infatti, non solo Guglielmo VI morì, ma lo stesso esercito fu colpito da una grave epidemia che lo ridusse di numero, tanto che si sciolse senza poter raggiungere Salonicco.110

Il fratello Demetrio e il figlio Bonifacio II, presenti nella triste impresa, riuscirono a tornare in Italia e da allora in poi i marchesi di Monferrato non conobbero più le gloriose imprese d’Oriente.

105 Ibid., p. 762. 106 Ivi.

107 Fu eletto nel 1216 in seguito alla morte di papa Innocenzo III. 108 Settia 2003a, p. 763.

109 Ivi. 110

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5. Bonifacio II di Monferrato (1225-1253)

Bonifacio II di Monferrato, nato verso la fine del 1201 o l’inizio del 1202,111

è un personaggio che si può definire a tutti gli effetti opportunista ed ipocrita: legato dapprima all’impero, poi alla Lega Lombarda e successivamente al partito guelfo,112 egli non

rappresenta più una corte promotrice dei fondamentali valori di cortesia e fedeltà, valori presenti invece ai tempi dei suoi predecessori.

In seguito alla morte del padre Guglielmo VI, avvenuta il 17 settembre del 1225, Bonifacio II assunse il governo del marchesato.113

Inizialmente non ebbe ottimi rapporti con l’imperatore, in quanto non era in grado di saldare il debito contratto in precedenza dal padre e forse esistevano anche altre problematiche relative al potere.114

Pertanto Bonifacio II nello stesso anno del 1226 aderì alla Lega Lombarda. Ma già all’inizio del 1227, grazie alla mediazione operata dal papa Onorio III, si assistette, almeno temporaneamente, ad una riconciliazione tra l’imperatore e la Lega, che portò anche a un perdono da parte di Federico II al marchese.115

Oltre a queste incessanti e contraddittorie scelte politiche, si alternano sempre gli onnipresenti scontri e alleanze con alcuni Comuni italiani: costituì così un’alleanza astigiano-monferrina, un blocco antialbese e uno antialessandrino.

Nell’anno 1235 risulta colpito da una grave malattia, dalla quale però riuscirà a riprendersi, e, proprio nello stesso anno, e precisamente nel mese di Dicembre, risulta aver sposato Margherita di Savoia a Chivasso, dal cui matrimonio nacquero Guglielmo VII e Alasia.116

Si trova al seguito dell’imperatore, nonostante sempre precedenti contatti ed adesioni alla Lega Lombarda, nel febbraio del 1238 a Torino.117

E anche successivamente si dimostra molto vicino alla causa imperiale, prendendo parte ad un assedio voluto da Federico II il 31

111

Goria 1971b, p. 124.

112 Entrambe erano rispettivamente un’alleanza e una fazione antimperiale. 113 Settia 2003a, p. 763 e Goria 1971b, p. 124.

114 Goria 1971b, p. 124. 115 Ivi.

116 Goria 1971b, p. 125. Guglielmo VII: ultimo membro del marchesato che troviamo ancora citato in pochi

versi trobadorici, cfr. Capitolo II, par. 6.

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agosto 1239 nella città di Brescia, il quale assedio gli garantirà l’investitura dei feudi già tenuti dai sui antenati.118

Bonifacio II rimase fedele alla parte imperiale sino all’anno 1242 o almeno poco prima che terminasse, in quanto verso la fine di quello stesso anno, in cambio di elargizioni di denaro, i Comuni di Genova, Milano e Piacenza indussero Bonifacio II e altri marchesi della dinastia aleramica del Piemonte meridionale a passare alla parte guelfa. Così, nel gennaio del 1243, Bonifacio II e altri feudatari giurarono a Genova di muovere guerra contro i nemici della Chiesa e dei Comuni guelfi.119

Tuttavia, come già accaduto in passato e come accadrà ulteriormente in futuro, Bonifacio II cambierà nuovamente rotta, e nel 1245 ripassò alla parte imperiale come dimostra il fatto che a luglio dello stesso anno fosse presente a Torino dove, insieme al conte di Savoia, rese omaggio a Federico II, ottenendo nuovamente il perdono e acquisendo anche la reinvestitura dei feudi e la remissione del debito.120

Tale rapidità, ma anche e soprattutto leggerezza nel mutare le sue fedeltà ed alleanze gli assicurò da ogni dove offese ed ironie, che riecheggiano esplicitamente nei versi provenzali di Lanfranc Cigala (BdT 282.6)

Ulteriore testimonianza di questa disinvoltura si ritrova verso la fine del 1246, quando troviamo Bonifacio II nuovamente tra le file guelfe: conseguenza di tale scelta fu un’irruzione imperiale nelle sue terre limitrofe al territorio di Casale (estate 1248).121

Nonostante quest’incursione, già nello stesso anno, si assistette ad un’ulteriore riconciliazione tra Federico II e il marchese di Monferrato grazie alla mediazione di alcuni grandi feudatari dell’Italia occidentale, tanto che l’imperatore decise di consegnargli il castello di Verrua e gli promise altre concessioni.

Anche se probabilmente questa intesa fu momentanea, non si hanno molte notizie successive in merito alla vita di Bonifacio.122 Risulta semplicemente, in un documento del

12 giugno 1253, a Moncalvo per fare testamento, designando un Consiglio di reggenza per

118 Ivi. 119 Ivi.

120 In quell’anno Bonifacio II era ancora pubblicamente guelfo. Cfr. Ivi. 121 Ibid., p. 127.

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il figlio e per il pupillo Tommaso I di Saluzzo, raccomandando il primo alla protezione del Comune di Pavia e il secondo a quella di Asti.123

E morì proprio lo stesso giorno.

6. Guglielmo VII di Monferrato (1253-1296)

Se Bonifacio II di Monferrato fu altamente criticato e vittima di numerose invettive trobadoriche lo stesso non si può dire per suo figlio, che trovò ben poco spazio all’interno della poesia trobadorica. Viene citato in una sola poesia di Guiraut Riquier.

Nel periodo in cui vive Guglielmo VII, nato intorno al 1240,124 il Piemonte è caratterizzato

dal costante attacco del conte di Provenza Carlo d’Angiò, che era deciso e determinato ad estendere la propria egemonia in questo luogo. E, al fine di contrastare i piani angioini, il marchese strinse un’alleanza con il Comune d’Asti il 24 marzo 1260.125

Tuttavia, già pochi anni dopo il suo matrimonio combinato con Isabella, figlia del conte Riccardo di Clare, VI conte di Gloucester (28 marzo 1258),126 il marchese di Monferrato,

figura particolarmente abile e carismatica, si avvicinerà sempre di più a Carlo d’Angiò e alla Chiesa, nonché ai loro piani di egemonia in Italia ai quali aderì formalmente nella primavera del 1264.127 E, così, verso la fine dell’anno si recò in Provenza forse per

concordare le modalità della prossima discesa di Carlo in Italia.

Ciò nonostante, il potere crescente di Carlo d’Angiò, divenuto nel frattempo re di Sicilia (1266), lo portò, dal settembre 1270, ad aderire alla politica antiangioina di Alfonso X di Castiglia.128

Nel frattempo, oltre a politiche di avvicinamento a cardinali ostili a Carlo d’Angiò, Guglielmo VII, che era rimasto vedovo, progettò un ulteriore matrimonio con Beatrice, figlia di Alfonso X. Proprio quest’ultimo promise al marchese di Monferrato di fornirgli gli aiuti militari necessari al fine di raggiungere i loro obiettivi. E, allo scopo di rafforzare le

123 Ibid., p. 128. 124 Settia 2003b, p. 764. 125 Ibid., p. 765.

126 Questa unione era una mossa fondamentalmente di carattere politico che legava Guglielmo VII, così come

i Savoia, ai progetti imperiali perseguiti da Riccardo d’Inghilterra, cfr. Ivi.

127 Ivi. 128

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proprie alleanze, Guglielmo VII combinò un altro matrimonio: quello tra sua figlia Margherita e l’infante di Castiglia Giovanni, celebrato nel 1281 a Burgos.129

Tuttavia, nonostante le promesse di Alfonso X, Guglielmo si trovò da solo a contrastare Carlo d’Angiò, così che fu costretto a stabilire delle alleanze con le antiangioine Pavia e Asti, alleanza cui si unirà successivamente anche Genova, mentre l’aiuto spagnolo giunse solo nell’aprile del 1274.130 Nella battaglia di Roccavione del 10 novembre 1275, Carlo

d’Angiò subì una pesante sconfitta che lo portò a stringere accordi con Asti, Genova e lo stesso Guglielmo VII.131

Gli anni successivi furono molto positivi per Guglielmo VII che, dopo aver stretto accordi con il Comune di Vercelli, qui venne accolto come signore e capitano di guerra per dieci anni. Ottenne, inoltre, anche la capitania di Alessandria, Tortona, Pavia ed altre città del Settentrione.132 E questa immensa potenza del marchese venne ulteriormente confermata

quando venne nominato capitano di Milano nell’agosto del 1278, venendo designato, pochi mesi dopo, signore assoluto per dieci anni. Anche se ben presto questi momenti di espansione furono disturbati da una ripresa dei passati contrasti con Asti, negli anni seguenti i suoi domini continuarono a crescere, con Biandrate, Como, Crema, Soncino ed Alba.133

Tuttavia, nel giugno del 1284,134 per fronteggiare i contrasti con alcuni comuni, in primis

con Asti, cercò aiuti dapprima in Oriente, facendo sposare la figlia Violante con l’imperatore bizantino Andronico II Paleologo e poi in Occidente, con il matrimonio tra il figlio Giovanni e Bianca, figlia di Carlo II d’Angiò.135

Così decise di agire prima dei suoi avversari: saccheggiò all’inizio del 1290 il territorio astigiano, subendo però a sua volta attacchi nei suoi territori e nel Monferrato da parte dei

129 Ibid., p. 768. 130 Settia 2003b, p. 766. 131 Ivi.

132 Fra queste riconosciamo anche Milano, Vercelli, Novara, Asti, Alba, Alessandria, Torino, Genova,

Brescia, Lodi, Cremona, Como, Verona e Mantova, cfr. Settia 2003b, p. 766.

133 Ibid., p. 767.

134 L’anno 1284 fu un anno abbastanza turbolento per Guglielmo VII, a causa, da una parte, delle ostilità dei

comuni di Asti e del conte di Savoia, e dall’altra, per dei problemi avuti nella città di Milano che mettevano in pericolo la sua signoria su Vercelli, Alessandria, Tortona e Como, cfr. Settia 2003b, p. 767.

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Comuni di Alessandria, di Asti e del conte di Savoia. La conseguenza fu disastrosa perché venne fatto prigioniero dagli alessandrini e morì, ancora sotto la prigionia, il 6 febbraio 1292.136

Guglielmo VII, ultimo dei marchesi di Monferrato citato nel mondo trobadorico, testimonia il declino di questa corte che precedentemente avevo rappresentato un insuperabile modello culturale in tutto il panorama italiano.

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