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Il settore del legno e mobilio in Provincia di Pisa: quale integrazione con la filiera della nautica da diporto?

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(1)

Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana

Il settore del legno e mobilio in Provincia di Pisa:

quale integrazione con la

filiera della nautica da diporto?

Ottobre 2006

I R P E T

(2)

RICONOSCIMENTI

La ricerca curata da Lorenzo Bacci, è il risultato dell’impegno del seguente gruppo di lavoro:

- Stefano Casini Benvenuti (Dirigente Irpet);

- Lorenzo Bacci (Ricercatore Irpet);

- Silvia Ghiribelli (Servizio Statistco Irpet);

- Simone Casini (Koinè MultiMedia).

Sebbene la ricerca nel complesso sia frutto di un lavoro di equipe i singoli capitoli possono essere attribuiti come segue:

Capitolo 1: Lorenzo Bacci e Stefano Casini Benvenuti;

Capitolo 2: Lorenzo Bacci;

Capitolo 3: Lorenzo Bacci e Simone Casini;

Conclusioni: Lorenzo Bacci e Stefano Casini Benvenuti.

Il piano di campionamento per l’indagine telefonica ed il suo riporto all’universo sono stati curati da Silvia Ghiribelli.

Le interviste telefoniche sono state realizzate dal Centro Indagini Statistiche dell’Ufficio di Statistica del Comune di Firenze.

Le interviste dirette alle imprese del legno e mobilio coinvolte nella filiera nautica sono state realizzate da Koinè MultiMedia sotto la direzione di Simone Casini.

L’allestimento grafico è stato curato da Elena Zangheri (Servizio Editoriale Irpet).

Un primo ringraziamento va alla Provincia di Pisa che ci ha dato l’opportunità di effettuare uno studio di grande interesse anche per gli spunti teorici che ne emergono. In particolare desideriamo ringraziare Letizia Antoni che è stata il nostro referente e la nostra interfaccia nei rapporti con le imprese e l’amministrazione provinciale.

Abbiamo poi un debito di riconoscenza verso tutte le imprese che hanno partecipato alla nostra indagine ed in particolare verso quelle che, dopo aver partecipato alla rilevazione telefonica, hanno acconsentito a sostenere anche un intervista diretta. Ci auguriamo che i risultati del nostro studio possano da loro essere condivisi e soprattutto che gli eventuali interventi che potranno seguire a questa riflessione siano loro utili nel prossimo futuro.

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Indice

INTRODUZIONE 5

1.

IL QUADRO EVOLUTIVO DEL SETTORE LEGNO E MOBILIO NEI DATI DISPONIBILI 7

1.1 Il quadro attuale 7

1.2 L’evoluzione di lungo e medio periodo 11

1.3 Il quadro evolutivo recente: un approfondimento sul comparto artigiano 12

1.4 Conclusione: andamenti differenziati all’interno del settore? 18

2.

LO STATO DI SALUTE DEL COMPARTO LEGNO E MOBILIO NELLA PROVINCIA DI PISA E LA SUA INTEGRAZIONE DI FILIERA CON LA CANTIERISTICA DA DIPORTO. I

RISULTATI DELL’INDAGINE DIRETTA (TELEFONICA) 19

2.1 Obiettivi dell’indagine 19

2.2 L’indagine campionaria 19

2.3 Lo stato di salute del settore le recenti dinamiche in termini di fatturato 21 2.4 Lo stato di salute del settore le recenti dinamiche in termini di addetti 25 2.5 L’integrazione del legno e mobilio nella filiera nautica: la dimensione del fenomeno 27 2.6 Lavorare con i cantieri della nautica da diporto “fa bene” alle imprese del legno e

mobilio? 28

2.7 I diversi modi di stare dentro alla filiera produttiva 30

2.8 Diversi vantaggi a seconda dei diversi modi di stare dentro alla filiera produttiva? 32 2.9 I contenuti e le forme dei rapporti di filiera: cosa forniscono le imprese del legno e

mobilio ai cantieri ed in che modo si realizza la fornitura? 34

2.10 Partecipazione a consorzi e percezione dei principali elementi di difficoltà del settore 36 3.

FORME, MODALITÀ E CONTENUTI DELLE RELAZIONI FRA IMPRESE DEL MOBILIO E

CANTIERI NAUTICI 39

3.1 Metodologia e finalità dell’indagine 39

3.2 Localizzazione delle imprese oggetto della ricerca 39

3.3 Tipologia di prodotto e fasi/lavorazioni effettuate nell’ambito della filiera nautica 43 3.4 Formazione, istruzione ed età degli operatori appartenenti alla filiera 44

3.5 Livello tecnologico delle imprese appartenenti alla filiera 47

3.6 Attività conto terzi per i cantieri nautici ed attività in conto proprio 48

3.7 I rapporti con i cantieri committenti: quali, quanti e dove 50

3.8 I rapporti con i cantieri: rapporti diretti e tramite intermediario 52 3.9 I rapporti con i cantieri: caratteristiche e contenuti della collaborazione 55 3.10 I rapporti con i sub-fornitori di secondo livello (ovvero i fornitori dei fornitori dei cantieri) 60

3.11 Cambiamenti indotti dalla partecipazione alla filiera nautica 62

3.12 Prospettive e strategie future 65

CONCLUSIONI 71

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(5)

INTRODUZIONE

L’oggetto della ricerca è l’analisi dei settori del legno e del mobile nella provincia di Pisa con particolare riferimento alla loro integrazione nella filiera della nautica locale e non.

L’obbiettivo finale è quello di arrivare a: tracciare un quadro generale dello stato di salute delle imprese del legno e mobilio, capire se ed in quale misura questo possa esser stato influenzato dallo sviluppo di relazioni intersettoriali con il settore della cantieristica da diporto, valutare in prospettiva quali possano essere gli spazi futuri per un ulteriore crescita della filiera.

A tal fine è risultato necessario articolare la ricerca in tre fasi in sequenza. I capitoli in cui è organizzato il rapporto ricalcano sostanzialmente i risultati ottenuti nelle tre parti della ricerca.

Nella prima fase si è realizzata una breve ricognizione delle caratteristiche e dell’evoluzione di medio e lungo periodo del settore legno e mobile pisano nel confronto con il dato nazionale e regionale. Nella ricostruzione delle vicende più recenti del settore (anni 2000-2005) si è cercato di individuare quali fossero le peculiarità evolutive del settore nella provincia di Pisa e quali le ragioni del suo comportamento differenziale. Quella di un felice “matrimonio” fra imprese del legno-mobilio e comparto della nautica da diporto appare fin da subito come una chiave di lettura promettente.

Nella seconda fase si definiscono in confini quantitativi dell’integrazione di filiera ed i suoi effetti sulle imprese che direttamente o indirettamente vi partecipano. Non avendo alcuna informazione a priori riguardo i nominativi di coloro che lavorano per committenti del settore nautico abbiamo realizzato una indagine telefonica, su di un ampio campione di imprese (circa 400), statisticamente rappresentativo del settore. Le informazioni acquisite, opportunamente riportate all’universo, hanno permesso di realizzare un quadro complessivo e dettagliato dello stato di salute del settore, delle modalità di rapporto al mercato delle imprese (conto proprio, conto terzi ecc.), delle caratteristiche delle imprese e delle loro performance. Si è inoltre cercato di tratteggiare quali siano i principali problemi sentiti dalle imprese del legno e mobilio e quale sia il loro grado di soddisfazione e conoscenza degli strumenti e delle politiche di supporto esistenti.

Individuate le imprese che realizzano prodotti utilizzati dai cantieri è stato possibile verificare quali siano le differenze strutturali (dimensioni, tipo di prodotti forniti ecc.) e di crescita (occupazionale e di fatturato) delle imprese a seconda che esse partecipino o meno alla filiera nautica ed a seconda del ruolo da esse assunto nei confronti dei cantieri (fornitori diretti o indiretti). In tal modo è stato possibile verificare se ed in quali casi avere rapporti con imprese della cantieristica rappresenti un vantaggio per gli operatori del legno e mobilio. L’indagine telefonica è poi risultata strumentale ad individuare un elenco di nominativi di imprese inserite nella filiera nautica dai quali estrarre un campione qualitativo da sottoporre ad interviste dirette in profondità.

Nella terza fase si sono realizzate una serie di interviste dirette (oltre una trentina) con questionario strutturato alle sole imprese del legno e mobilio che, direttamente o indirettamente, lavorano con i cantieri. Quest’ultima fase dell’indagine ha mirato a capire se le relazioni di fornitura sono orientate nel senso della collaborazione oppure in modo gerarchico; se vi è scambio di informazioni o si tratta di mera esecuzione di lavorazioni, se i rapporti sono esclusivi o vi sono casi di pluri-committenza; se le relazioni sono dirette o mediate da intermediari e in tal caso per quali motivi e in quali forme; quanti sono i livelli della catena di subfornitura; se i rapporti con i cantieri cambiano a seconda del ruolo delle imprese lungo la catena di subfornitura; quali sono le conseguenze sperimentate dalle imprese a seguito della

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collaborazione con la nautica da diporto; quali mutamenti e futuri sviluppi sono attesi; su quali elementi di forza puntano le imprese; quali difficoltà stanno oggi fronteggiando e quali sentono più stringenti per il futuro.

Nelle conclusioni ripercorriamo i fatti principali emersi nelle singole parti della ricerca e ricucendo gli spunti interpretativi via via emersi proponiamo una lettura di sintesi ed alcuni brevi e generali suggerimenti di policy.

(7)

1.

IL QUADRO EVOLUTIVO DEL SETTORE LEGNO E MOBILIO NEI DATI DISPONIBILI

1.1

Il quadro attuale

I settori del mobile e del legno rappresentano per la provincia di Pisa una quota non indifferente della propria struttura manifatturiera. I dati più recenti al riguardo (Asia 2003) segnalano una consistenza di circa 1060 imprese che danno lavoro a poco meno di 4460 addetti (Tab. 1.1).

Nello specifico si tratta di circa 430 imprese del comparto del legno (con circa 1.560 addetti) e di quasi 640 imprese del mobilio (con poco meno di 2.900 addetti).

Rispetto al complesso delle attività manifatturiere della provincia i settori in questione rappresentano circa il 20% delle imprese e poco più del 10% degli addetti complessivi; tale fatto evidenzia chiaramente una dimensione d’impresa nel settore decisamente inferiore alla media manifatturiera (circa 8 addetti per impresa a nella provincia e 6,6 in Toscana).

Analogamente a quanto si registra nella maggior parte dei settori tradizionali della Toscana la dimensione media di tali imprese è in effetti molto contenuta e supera di poco i quattro addetti per unità produttiva (la dimensione nel settore del mobilio, pari a 4,5 addetti è leggermente superiore a quella del comparto del legno 3,7 addetti).

Tabella 1.1

IMPRESE, ADDETTI E DIMENSIONE MEDIA DELLE IMPRESE- SETTORI DEL LEGNO E MOBILIO IN PROVINCIA DI PISA

Imprese Addetti Dimensione media

Legno 427 1.561 3,7

Mobilio 639 2.897 4,5

Legno e Mobili 1.066 4.458 4,2

La forte leggerezza del sistema produttivo locale è confermata da una lettura delle imprese e dell’occupazione per classi di addetti (Tab. 1.2). Quasi il 59% delle imprese ha meno di due addetti e poco meno del 20% si colloca nella classe immediatamente superiore (3-5).

In termini di addetti la frammentazione appare meno accentuata dato che le imprese locali che raggiungono una certa consistenza pur essendo poche nel complesso sono comunque piuttosto numerose e danno lavoro ad una quota consistente di lavoratori (le imprese con più di 20 addetti sono 22, occupano più di 710 addetti, ovvero circa il 15% del totale del settore).

Tabella 1.2

IMPRESE, ADDETTI E DIMENSIONE MEDIA DELLE IMPRESE- SETTORI DEL LEGNO E MOBILIO IN PROVINCIA DI PISA

Addetti Imprese

Legno Mobilio TOTALE Legno Mobilio TOTALE

1-2 23.6 17.3 19.5 64.9 54.5 58.6

3-5 17.7 16.7 17.1 17.6 21.1 19.7

6-9 19.4 18.4 18.8 9.4 11.9 10.9

10-19 23.6 31.3 28.6 6.3 10.3 8.7

20-49 10.3 11.8 11.3 1.6 1.9 1.8

Oltre 50 5.2 4.4 4.7 0.2 0.3 0.3

TOTALE 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0

(8)

Le imprese del legno mostrano in media una maggior leggerezza di quelle del mobilio e presentano un maggior peso sia in termini di addetti che di imprese nelle classi dimensionali inferiori. Al tempo stesso, tuttavia, nella classe dimensionale più elevata sono proprio le imprese del legno ad essere più numerose.

Sul piano territoriale, come mostrato dal cartogramma seguente (Fig. 1.3) dove sono state geo-referenziate le singole imprese del legno e del mobilio, i due settori mostrano una certa diffusione su tutto il territorio provinciale. Anche se le imprese dei settori in questione sono presenti praticamente in tutti i comuni della provincia resta di fatto che esse tendono a raggrupparsi attorno a due nuclei distinti: da un lato il polo di Cascina-Vicopisano; dall’altro quello di Lari-Ponsacco.

Figura 1.3

IMPRESE DEL LEGNO E DEL MOBILIO NELLA PROVINCIA DI PISA. 2003 Stella gialla = impresa del legno; Cerchio verde = impresa del mobilio

La concentrazione in due sistemi di piccola impresa appare più chiara se si focalizza l’attenzione sulla parte centro settentrionale del territorio della provincia e si evidenziano le sole imprese con più di tre addetti (Fig. 1.4).

(9)

Figura 1.4

IMPRESE DEL LEGNO E DEL MOBILIO (CON PIÙ DI 3 ADDETTI) NELLA PROVINCIA DI PISA. 2003 Stella gialla = impresa del legno; Cerchio verde = impresa del mobilio

Le imprese non micro tendono a concentrarsi ulteriormente nell’area di Ponsacco e Perignano (Lari) e fra Cascina e Vicopisano lungo la statale 67 individuando due sistemi di piccola e media impresa distinti seppur non molto distanti l’uno dall’altro.

I cluster di Cascina-Vicopisano e quello di Ponsacco-Lari rappresentano rispettivamente il 29 e il 26% delle imprese del comparto legno e mobile ed il 28 e 32% degli addetti.

Nonostante una ovvia integrazione lungo la filiera produttiva del settore del mobilio con quello del legno le due aree in questione appaiono comunque nettamente più importanti nel settore del mobilio rispetto a quello del legno.

Complessivamente considerati i due cluster rappresentano infatti il 70% dell’occupazione provinciale nel settore del mobilio e “solo” il 43% in quello del legno.

Tabella 1.5

IMPRESE, ADDETTI - SETTORI DEL LEGNO E MOBILIO NEI PRINCIPALI CLUSTER DELLA PROVINCIA DI PISA Valori assoluti

Imprese Addetti

Legno Mobili TOTALE Legno Mobili TOTALE

Ponsacco-Lari 73 203 276 346 1.088 1.433

Cascina-Vicopisano 76 231 307 324 941 1.266

Resto Provincia 278 205 483 891 868 1.759

TOTALE PROVINCIA 427 639 1066 1.560.8 2.897 4.458

Valori percentuali

Imprese Addetti

Legno Mobili TOTALE Legno Mobili TOTALE

Ponsacco-Lari 17.1 31.8 25.9 22.1 37.6 32.2

Cascina-Vicopisano 17.8 36.2 28.8 20.8 32.5 28.4

Resto Provincia 65.1 32.1 45.3 57.1 30.0 39.5

TOTALE PROVINCIA 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0

(10)

Nonostante l’area di Perignano (Lari)-Ponsacco sia più orientata sul versante della commercializzazione del mobile e quella di Cascina-Vicopisano abbia una vocazione più produttiva, i due cluster non appaiono troppo diversi in termini di composizione settoriale al loro interno.

Nel polo di Ponsacco-Lari il legno rappresenta in termini di addetti poco più del 24% del comparto ed il mobile il restante 76%; in quello di Cascina-Vicopisano il mobile ha un peso appena inferiore 74%.

Per evidenziare ulteriori differenze settoriali ed analizzare con maggior dettaglio la composizione interna del comparto del mobile facciamo riferimento ai dati dell’ultimo censimento dell’industria (Anno 2001)1. Nella tabella seguente (Tab. 1.6) scendiamo quindi da un livello di maggiore dettaglio settoriale all’interno del mobilio.

Al di là di differenze marginali -il cluster di Ponsacco-Lari vede al suo interno un maggior peso dell’imbottito mentre in quello di Cascina-Vicopisano ha una incidenza maggiore la produzione di sedie- le due realtà locali presentano forti caratteristiche in comune.

In entrambi i casi la specializzazione principale è rappresentata dalla produzione di “altri mobili in legno” mentre risultano pressochè assenti da un lato i mobili da cucina (che nel resto della provincia rappresentano circa un quinto del settore) dall’altro i mobili per ufficio che, pur presenti hanno un peso assai inferiore rispetto alla media provinciale.

Tabella 1.6

ADDETTI DEL MOBILE PER GRUPPO DI ATTIVITÀ ECONOMICA E PRINCIPALI CLUSTER DELLA PROVINCIA DI PISA. 2001

Addetti CIS 2001 Valori Assoluti

Cascina-

Vicopisano Ponsacco-Lari Resto Provincia TOTALE

PROVINCIA TOSCANA Valori Assoluti

Sedie e sedili 97 30 2 129 432

Divani e poltrone 76 139 109 324 4.085

Mobili metallici per uff. e negozi 4 7 37 48 1.129

Mobili non metallici per uff. e negozi 65 5 65 135 1.337

Mobili per cucina 4 4 156 164 1.407

Altri mobili in legno 715 931 433 2.079 6.656

Altri mobili in giunco e vimini 3 4 0 7 57

Materassi 0 0 4 4 488

TOTALE MOBILIO 964 1.120 806 2.890 15.591

Composizione %

Sedie e sedili 10,1 2,7 0,2 4,5 2,8

Divani e poltrone 7,9 12,4 13,5 11,2 26,2

Mobili metallici per uff. e negozi 0,4 0,6 4,6 1,7 7,2

Mobili non metallici per uff. e negozi 6,7 0,4 8,1 4,7 8,6

Mobili per cucina 0,4 0,4 19,4 5,7 9,0

Altri mobili in legno 74,2 83,1 53,7 71,9 42,7

Altri mobili in giunco e vimini 0,3 0,4 0,0 0,2 0,4

Materassi 0,0 0,0 0,5 0,1 3,1

TOTALE MOBILIO 100 100 100 100 100

1 Dovendo a tale fine scendere al livello della quarta cifra della classificazione delle attività economiche abbiamo preferito utilizzare una fonte, quella censuaria, che anche se più datata appare sicuramente più accurata dal punto di vista settoriale.

(11)

1.2

L’evoluzione di lungo e medio periodo

Prima di ad analizzare le vicende recenti del settore pare opportuno passare brevemente in rassegna l’evoluzione dello stesso nel lungo periodo (ultimo trentennio).

Analogamente a quanto accaduto in molti settori tradizionali il comparto del mobilio e, con un decennio di ritardo, quello del legno hanno visto una progressiva riduzione della loro consistenza a livello provinciale e nei due cluster evidenziati.

Tale fatto può essere ricondotto, almeno in parte al processo di crescente terziarizzazione dell’economia che, fra il 1981 e il 1991, ha visto l’occupazione nel comparto manifatturiero contrarsi in Italia del 16,9% (Toscana -24,6%; Pisa -26,6%) .

Tuttavia anche rispetto a molti settori tradizionali, anche a quelli più pesantemente incisi come l’abbigliamento, il mobile pisano subisce una riduzione molto più accentuata che, nell’arco di un trentennio, segna il suo passaggio dal ruolo di settore trainante dell’economia locale ad un ruolo di comprimario rispetto agli altri settori di specializzazione. Nell’arco dell’ultimo trentennio il comparto del mobilio pisano si è infatti ridotto di circa tre quarti in termini di occupazione e di poco più della metà in termini di unità locali delle imprese.

A livello nazionale la vicenda si declina in modo del tutto diverso e dopo una fase di intenso sviluppo negli anni ’80, legata all’emersione di nuovi sistemi produttivi specializzati nel mobilio specie nel meridione, sperimenta un calo sia in termini di occupati che di addetti ma molto più contenuto (poco più del -5% di addetti, ma del -35% in termini di unità locali).

In questo contesto di fortissima riduzione del mobile in provincia di Pisa solo il cluster di Lari-Ponsacco spunta risultati che, seppur negativi, appaiono leggermente più contenuti.

Tabella 1.7

EVOLUZIONE DI LUNGO PERIODO DEI SETTORI LEGNO E MOBILIO Variazioni decennali 1971-1981; 1981-1991; 1991-2001. Dati censuari confrontabili

ADDETTI UNITÀ LOCALI

MOBILI 71-81 81-91 91-01 MOBILI 71-81 81-91 91-01

Cascina-Vicopisano -41,3% -22,6% -25,7% Cascina-Vicopisano -19,8% -30,8% -27,5%

Ponsacco-Lari -12,2% -20,7% -17,4% Ponsacco-Lari 3,0% -16,6% -12,8%

Resto provincia -28,8% -21,8% -29,0% Resto provincia -10,3% -9,4% -12,7%

Totale Provincia -29,3% -21,7% -24,2% Totale Provincia -12,0% -21,3% -18,7%

TOSCANA -12,2% -18,3% -19,9% TOSCANA -5,2% -11,5% -6,2%

ITALIA 20,7% -3,5% -1,7% ITALIA 16,4% 11,6% -45,4%

LEGNO 71-81 81-91 91-01 LEGNO 71-81 81-91 91-01

Cascina-Vicopisano 171,6% -22,3% -17,2% Cascina-Vicopisano 237,9% 2,0% -28,0%

Ponsacco-Lari 340,3% -12,9% 12,1% Ponsacco-Lari 182,6% 9,2% -9,9%

Resto provincia 3,9% -26,5% -4,7% Resto provincia 3,0% -33,9% -6,1%

Totale Provincia 39,0% -23,6% -5,1% Totale Provincia 24,4% -24,0% -11,1%

TOSCANA 19,6% -29,1% -3,0% TOSCANA 20,8% -26,7% -7,9%

ITALIA 4,1% -43,0% -7,4% ITALIA 133,5% -72,0% 24,6%

LEGNO E MOBILI 71-81 81-91 91-01 LEGNO E MOBILI 71-81 81-91 91-01

Cascina-Vicopisano -28,0% -22,5% -23,7% Cascina-Vicopisano -8,6% -25,5% -27,6%

Ponsacco-Lari -0,3% -19,6% -12,6% Ponsacco-Lari 15,8% -12,1% -12,2%

Resto provincia -17,9% -23,8% -19,1% Resto provincia -2,4% -24,7% -9,1%

Totale Provincia -17,4% -22,3% -18,7% Totale Provincia -1,4% -22,3% -16,0%

TOSCANA -0,4% -23,1% -12,9% TOSCANA 8,5% -20,4% -7,1%

ITALIA 8,0% -23,5% -7,2% ITALIA 1,6% -27,8% -14,5%

(12)

Confrontando le variazioni di addetti ed unità locali nei due cluster del mobile emergono sentieri di aggiustamento diversi nei due casi.

A Cascina-Vicopisano nel primo decennio la dimensione media d’impresa diminuisce, segnalando un tentativo di tenuta del sistema che riduce ulteriormente la dimensione delle singole imprese, poi nei due decenni successivi la dimensione aumenta lasciando intravedere una selezione che colpisce soprattutto le imprese del mobilio meno strutturate.

Nel caso di Ponsacco e Lari la storia e parzialmente diversa: nel primo decennio, prosegue la proliferazione dal basso delle imprese del mobile (la cui numerosità continua a crescere anche se gli addetti diminuiscono), poi si osserva una tendenza alla riduzione media della dimensione con una ulteriore frammentazione del tessuto produttivo.

Sul versante del legno, come accennato, il calo del settore interviene invece con un decennio di ritardo. Negli anni ’80 e ’90 la consistenza occupazionale del settore si riduce ma in misura assai meno rilevante che in quello del mobile (nell’ultimo ventennio l’occupazione nel legno cala in provincia del 28,7%) e la variazione negativa appare in provincia assai più contenuta rispetto sia alla Toscana che alla media nazionale.

Anche in questo caso l’area che meno contrae l’occupazione nel settore è quella di Lari- Ponsacco che, nell’ultimo decennio, segna addirittura una aumento (+12,1%).

1.3

Il quadro evolutivo recente: un approfondimento sul comparto artigiano

Dal momento che, come illustrato in tabella 1.8, sia nel mobilio che, a maggior ragione nel legno, il peso dell’artigianato sul totale delle imprese appare rilevante (nel complesso dei due settori l’artigianato rappresenta circa l’82% delle imprese ed il 62% degli addetti), utili informazioni sullo stato di salute del settore e sulle sue caratteristiche di funzionamento possono essere derivati dai dati dell’Osservatorio Regionale sull’Artigianato.

Tabella 1.8

INCIDENZA % DEL COMPARTO ARTIGIANO IN TERMINI DI ADDETTI ED IMPRESE NEI SETTORI DEL LEGNO E DEL MOBILE Dati censuari Anno 2001

Imprese Addetti

Prov. Pisa Toscana Prov. Pisa Toscana

Legno 86.2 90.3 69.1 73.3

Mobili 79.2 82.2 58.2 51.5

TOTALE 81.8 86.5 61.9 61.4

L’Osservatorio conduce semestralmente un’ampia indagine campionaria sulle imprese artigiane di tutti i settori a livello regionale. Laddove il piano di campionamento lo consenta è possibile avere informazioni, statisticamente significative, anche per provincia a livello di singoli settori. Va da sé che tanto maggiore è il livello di dettaglio e tanto più ampi sono i margini di errore relativi alle stime.

Pur con queste cautele l’incrocio fra settore del mobilio e territorio provinciale pisano è considerato significativo; di seguito riportiamo le stime effettuate nelle ultime indagini.

Prima di passare ad illustrare le performance delle imprese occorre sottolineare che le imprese artigiane del mobilio presentano una distribuzione dimensionale ancor più leggera della media manifatturiera (Tab. 1.9). A livello regionale le imprese artigiane con al più 2 addetti rappresentano oltre il 62% del totale nel comparto del legno e mobilio contro il 53% del totale

(13)

manifatturiero. Dal momento che, come più volte sottolineato nelle analisi dell’Osservatorio, sono proprio le micro imprese a subire maggiormente l’attuale situazione di difficoltà dovremmo attenderci nel caso del mobilio una performance del settore peggiore della media.

Tabella 1.9

DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE ARTIGIANE PER DIMENSIONE AZIENDALE IN TOSCANA Distribuzione percentuale per numero di addetti (stime ORTA) al 31/12/04

Settori 1 2 3 4-5 6-9 >=10 TOTALE

Cantieristica 33.0 20.5 16.8 12.0 6.5 11.3 100

Legno mobili 41.2 21.4 12.8 9.7 9.2 5.7 100

TOTALE MANIFATTURA 29.7 23.6 13.2 13.2 12.0 8.4 100

Allo stesso tempo i risultati delle imprese artigiane sono generalmente migliori all’aumentare dell’ampiezza del mercato di sbocco ed al crescere della quota di fatturato realizzata direttamente sul mercato finale. Anche in questo caso il fatto che quasi l’80% del fatturato del settore si realizzi a scala locale/regionale suggerisce performance minori della media (Tab.

1.10). Viceversa la minor dipendenza da commesse conto terzi potrebbe condurre a migliori risultati. Si consideri però che a livello di manifattura nel complesso (il dato provinciale non è disponibile con dettaglio settoriale) la quota di fatturato conto terzi è in provincia di Pisa leggermente superiore rispetto alla media regionale (49.8% contro 43.9%)

Tabella 1.10

COMPOSIZIONE % DEL FATTURATO NEL 2004 PER COMPARTO DI ATTIVITÀ E MERCATO DI SBOCCO Media regionale

Mercato di sbocco Tipologia di clientela Settori

locale/ regionale nazionale extra

regionale estero mercato finale c/terzi subfornitura TOTALE

Cantieristica 58.9 37.9 3.1 45.2 54.8 100

Legno e mobili 79.2 14.4 6.4 64.0 36.0 100

TOTALE MANIFATTURIERO 71.5 17.3 11.2 50.4 49.6 100

Le considerazioni fin qui svolte sembrerebbero da un lato suggerire una probabile maggior difficoltà per le imprese artigiane del settore del legno e mobilio rispetto alla media manifatturiera, dall’altro elementi specifici di preoccupazione proprio per le imprese della provincia di Pisa2.

Come evidenziato nel grafico (Graf. 1.11) tali elementi di preoccupazione trovano un riscontro limitato nelle stime dell’andamento del fatturato artigiano.

Pur collocandosi all’interno di un quadro di forti difficoltà, in cui la manifattura artigiana vede ridursi il fatturato in tutti gli anni successivi all’espansione culminata nel 2001, il comparto del legno e mobili presenta difatti un profilo evolutivo leggermente meno negativo.

2 Questi spunti di lettura debbono tuttavia essere considerati con cautela dal momento che, come visto in precedenza, il settore del legno e mobilio presenta in provincia di Pisa caratteri strutturalmente diversi rispetto a quanto riscontrato nella media regionale: in primo luogo per quanto attiene al mix settoriale, dato che i due poli produttivi si concentrano soprattutto sui mobili in legno (cucine escluse), in secondo luogo per la dimensione delle imprese (non solo artigiane) che tendono a concentrarsi nella parte centrale della distribuzione per classi (fra i 3 ed i 20 addetti).

(14)

Grafico 1.11

TASSI DI VARIAZIONE ANNO SU ANNO DEL FATTURATO DELLE IMPRESE ARTIGIANE- PROV DI PISA E TOSCANA

Di particolare interesse infine l’andamento specifico di Pisa nel settore del legno e mobilio:

eccezion fatta per il picco negativo in corrispondenza del 2002, il settore mostra in provincia, un andamento nettamente migliore della media manifatturiera e, soprattutto, più elevato, fino a spuntare incrementi positivi negli ultimi due anni, della media del settore a livello regionale.

Tale peculiare andamento del settore risulta ulteriormente confermato se dal fatturato passiamo a considerare l’andamento degli addetti (Graf. 1.12). La migliore performance del settore all’interno della provincia rispetto alla media regionale risulta difatti ancor più evidente con risultati positivi, in termini di crescita occupazionale, che pongono il comparto in netto contrasto con quanto accade sia nella media manifatturiera che con l’andamento del settore nel resto della regione.

Grafico 1.12

TASSI DI VARIAZIONE ANNO SU ANNO DEGLI ADDETTI DELLE IMPRESE ARTIGIANE. PROVINCIA DI PISA E TOSCANA

Quali sono le ragioni di tale comportamento virtuoso rispetto a quanto accade nella media regionale del settore? A quali peculiarità organizzative del settore all’interno della provincia sono riconducibili?

-4 -2 0 2 4 6

2000 2001 2002 2003 2004 2005

Pisa - legno e mobili TOSCANA - legno e mobili Pisa - tot. manifatt. TOSCANA - tot. manifatt.

-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8

2000 2001 2002 2003 2004 2005

Pisa - legno e mobili TOSCANA - legno e mobili Pisa - tot. manifatt. TOSCANA - tot. manifatt.

(15)

Una ipotesi di lavoro, destinata ad essere sottoposta a verifica nella fase di analisi sul campo, è che il settore del legno e mobilio della provincia abbia realizzato nel tempo una crescente integrazione con il settore della cantieristica e che conseguentemente sia stato trainato dal buon andamento di quest’ultimo.

Come evidenziato nel grafico seguente, che riporta le variazioni anno su anno (a prezzi correnti) delle esportazioni, il settore della cantieristica è fra quelli che meno sembrano risentire del recente quadro recessivo e che, nonostante le difficoltà poste dal rallentamento delle economie europee e dal versante del cambio, spunta comunque risultati positivi negli ultimi anni.

Grafico 1.13

TASSI DI VARIAZIONE ANNO SU ANNO DELLE ESPORTAZIONI TOSCANE Valori correnti

Tale conclusione è poi ulteriormente supportata dal fatto che, in presenza di un andamento del fatturato delle imprese del legno e mobilio in aumento (almeno nella componente artigiana) le esportazioni di tali settori (Graff. 1.14 e 1.15) presentano un andamento negativo nel corso degli ultimi due anni. Tale fatto sembra così confermare che la maggior produzione delle imprese locali si orienta ad un mercato interno, dove la committenza della cantieristica potrebbe svolgere un ruolo di traino.

Grafico 1.14

EXPORT MOBILIO. PISA - TOSCANA - ITALIA Variazioni a prezzi correnti

-15 0 15 30 45 60

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Cantieristica TOTALE MANIFATTURA

-20 -10 0 10 20 30 40

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Pisa Mobili TOSCANA Mobili ITALIA Mobili

(16)

Grafico 1.15

EXPORT LEGNO. PISA - TOSCANA - ITALIA Variazioni a prezzi correnti

Altro segnale coerente è che nonostante la crescita del settore della cantieristica le importazioni di legno e mobilio non sono cresciute negli ultimi anni (Graff 1.16 e 1.17): il maggior fabbisogno di arredi e di parti in legno da parte dei cantieri toscani e non sembra quindi provenire da produzione interna.

Le considerazioni tutto sommato positive fin’ora fatte non possono però essere estese all’andamento del settore nel suo complesso.

Grafico 1.16

IMPORT MOBILI. PISA - TOSCANA - ITALIA Variazioni a prezzi correnti

-40 -20 0 20 40 60 80

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Pisa Legno TOSCANA Legno ITALIA Legno

-20 0 20 40 60 80

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Pisa Mobili TOSCANA Mobili ITALIA Mobili

(17)

Grafico 1.17

IMPORT LEGNO. PISA - TOSCANA - ITALIA Variazioni a prezzi correnti

Anche il settore del mobile, come del resto l’intera industria manifatturiera regionale e nazionale, sta infatti attraversando una fase di grave difficoltà. In linea generale, questo comparto ha manifestato una evoluzione ciclica più accentuata di quella dell’intera industria manifatturiera: una crescita più forte alla fine del decennio precedente, una caduta maggiore in quest’ultimo quadriennio (Graf. 1.18).

In particolare, nell’area pisana, in quest’ultimo periodo il peso del valore aggiunto prodotto dal settore sul totale dell’economia passa dal 2,8% del 1995 al 2,2% nel 2004. L’andamento del settore, peraltro, è anche peggiore di quello, non particolarmente brillante, osservato a livello regionale a segnalare una difficoltà che ha quindi anche elementi di specificità per l’area pisana.

Grafico 1.18

VALORE AGGIUNTO DEL SETTORE LEGNO E MOBILIO3 Tassi di variazione su anno precedente

Vale quindi anche per l’industria del legno e dei mobili la considerazione, sostenuta da tempo per l’intera economia toscana (ma non diversamente per l’intera economia italiana), di problemi strutturali legati soprattutto alle difficoltà di competere sui mercati internazionali ed alla debolezza della domanda interna.

3 In realtà quello che qui riportiamo non è totalmente attribuibile al legno e mobilio dal momento che nella nuova classificazione adottata dall’ISTAT quest’ultimo è inserito nella voce “altre attività” assieme ad altre voci tra le quali alcune particolarmente importanti per la Toscana come ad esempio l’oreficeria.

-20 0 20 40 60 80

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Pisa Legno TOSCANA Legno ITALIA Legno

80 90 100 110 120

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Pisa - TOTALE

Pisa - manifattura Pisa - Legno e mobili

80 90 100 110 120

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Toscana - TOTALE

Toscana - manifattura Toscana - Legno e mobili

(18)

Le difficoltà del settore sono in parte da collegarsi con le difficoltà della domanda finale particolarmente rilevante nel settore del mobile (il legno ha infatti una destinazione più intermedia).

Tabella 1.19

LA DOMANDA DI LEGNO E MOBILI IN ITALIA Peso % per componente della domanda

Legno Mobili

Impieghi intermedi 80.0 7.6

Spesa per consumi finali delle famiglie 12.0 49.4

Investimenti fissi lordi 1.2 10.9

Oggetti di valore 0.0 2.9

Variazione delle scorte 0.4 -0.5

Variazione delle scorte e oggetti di valore 0.4 2.4

Investimenti lordi 1.6 13.3

Esportazioni 6.3 29.7

TOTALE IMPIEGHI AI PREZZI D'ACQUISTO 100.0 100.0

1.4

Conclusione: andamenti differenziati all’interno del settore?

L’andamento del settore del legno e del mobilio nel complesso considerato (componente artigiana e industriale) non sembrerebbe coerente con i segnali positivi osservati sul versante artigiano.

Questa differenza di comportamento suggerisce che all’interno del settore siano in atto dinamiche decisamente differenziate: la componente industriale del settore dovrebbe infatti spuntare risultati negativi che compensano l’andamento positivo, modesto in termini di fatturato ma rilevante in termini di occupazione, rilevato nel comparto artigiano.

Prime verifiche effettuate sulla base delle stime della produzione industriale (che fotografa i risultati delle imprese con almeno 10 addetti) curate da Unioncamere e Confindustria, sembrerebbero confermare, specie per l’ultimo anno, questa lettura del settore legno e mobilio in provincia di Pisa.

In conclusione il settore del legno e mobilio nella provincia di Pisa presenta un quadro generale di complessiva difficoltà dovuto da un lato alla caduta di esportazioni che ha interessato l’intera economia nazionale, dall’altro alla stagnazione dei consumi interni imputabile al rallentamento dell’economia nazionale.

Nonostante questo quadro di difficoltà generalizzate si rinvengono comunque nel settore tracce di comportamenti virtuosi che, contrariamente a quanto osservato nella generalità dei casi (dove le maggiori difficoltà sono imputabili alle imprese di minore dimensione), sembrano più diffuse proprio nella componente artigiana del settore.

Come accennato in precedenza una possibile chiave di lettura del successo di parte del settore potrebbe essere legata alla sua vicinanza (in termini fisici, ma anche di competenze accumulate) alla cantieristica da diporto, uno dei pochi settori di successo presenti oggi in Toscana; si tratta di una potenzialità che può costituire in parte un mercato di sbocco alternativo a quello tradizionale del settore del mobile.

Questa ipotesi di lettura dovrà naturalmente essere ulteriormente affinata sulla base di indagini empiriche che da un lato confermino l’esistenza di relazioni di filiera del tipo ipotizzato, dall’altro, mettano in evidenza le possibilità ed i meccanismi atti a favorire un ulteriore sviluppo di questi legami intersettoriali.

(19)

2.

LO STATO DI SALUTE DEL COMPARTO LEGNO E MOBILIO NELLA PROVINCIA DI PISA E LA SUA INTEGRAZIONE DI FILIERA CON LA CANTIERISTICA DA DIPORTO. I RISULTATI DELL’INDAGINE TELEFONICA

2.1

Obiettivi dell’indagine

Il settore del mobile, come del resto l’intera industria manifatturiera regionale e nazionale, sta attraversando una fase di grave difficoltà; la caduta delle esportazioni da un lato e la stagnazione della domanda interna a seguito delle difficoltà dell’economia nazionale hanno fortemente inciso sulla capacità di crescita del settore.

Nonostante il quadro di complessiva difficoltà del settore del legno e mobilio si rinvengono, tuttavia, in provincia di Pisa tracce di comportamenti virtuosi che, contrariamente a quanto osservato nella generalità dei casi (dove le maggiori difficoltà sono imputabili alle imprese di minore dimensione), sembrano più diffuse proprio nella componente artigiana del settore.

Una possibile ipotesi di lettura, avanzata nella fase di analisi desk, è che almeno parte del settore, segnatamente quella artigiana, si sia progressivamente legata, in una logica di filiera, ad uno dei settori più dinamici della Toscana negli ultimi anni: quello della cantieristica.

La vicinanza (in termini fisici, ma anche di competenze accumulate) dei cantieri (da diporto) alle imprese del legno e mobilio della provincia, potrebbe aver garantito a quest’ultime opportunità e sbocchi di mercato alternativi a quelli tradizionali del settore del mobile.

Per validare questa ipotesi di lettura e cercar di capire quale sia l’attuale livello di integrazione di questi settori lungo una filiera produttiva l’unica possibile strada è stata quella di rivolgersi direttamente alle imprese con una indagine sul campo.

Il questionarioche nel corso del mese di Aprile è stato sottoposto a 400 imprese del legno e del mobilio ha mirato a raccogliere informazioni non solo sul grado e sulle modalità di integrazione fra imprese della nautica ed imprese del legno e mobilio ma anche sul generale stato di salute del comparto.

2.2

L’indagine campionaria

Il primo passo per l’individuazione del campione è stato di depurare l’universo di riferimento da quelle attività che avevano minor attinenza con il comparto della nautica e quindi minori probabilità di essere coinvolte all’interno della filiera. A tal fine sono state escluse: per il settore del legno le attività di lavorazione della paglia e la produzione di imballaggi, per quello del mobilio la produzione di mobili per ufficio, di mobili da cucina e la produzione di materassi (per un totale di circa 70 imprese). Così ridotto l’universo oggetto di indagine non supera le 1000 imprese. Dalla sua analisi preliminare appare poi evidente che le imprese di più piccola dimensione rappresentano la maggior parte del tessuto produttivo. Le imprese con un solo addetto rappresentano circa il 37% del totale imprese, se a queste si aggiungono quelle con due e tre addetti si arriva a coprire oltre il 70% delle imprese.

Stratificando l’universo per dimensione e settore esso appare così composto:

(20)

Tabella 2.1

POPOLAZIONE DELLE IMPRESE PER SETTORE E DIMENSIONE AZIENDALE

Legno Mobilio TOTALE

1--2 add 271 333 604

3--5 add 65 125 190

6--9 add 37 65 102

10-19 add 21 53 74

20 add e + 7 17 24

TOTALE 401 593 994

Considerata la ridotta dimensione dell’universo e la sua articolazione in strati si è ritenuto necessario garantirne una copertura campionaria più elevata dell’usuale (quando i singoli strati sono poco numerosi diviene necessario aumentare il numero di osservazioni per garantire una significatività delle stime): si è quindi deciso di realizzare 400 interviste pari ad oltre il 40%

dell’universo4. La distribuzione del campione estratto è risultata la seguente:

Tabella 2.2

DISTRIBUZIONE DEL CAMPIONE PER DIMENSIONE E SETTORE

Legno Mobilio TOTALE

1--2 add 56 127 183

3--5 add 22 79 101

6--9 add 17 37 54

10-19 add 6 39 45

20 add e + 5 12 17

TOTALE 106 294 400

Appare evidente che il grado di copertura (Tab. 2.3), specie per le classi dimensionali più alte sia molto consistente e ben rappresentativo (la quota non coperta dipende pressoché esclusivamente dai rifiuti di intervista). Viceversa nelle classi più piccole il grado di copertura è più contenuto, ma la dimensione assoluta dello strato garantisce probabilità di errore contenute.

Tabella 2.3

GRADO DI COPERTURA DEL CAMPIONE PER DIMENSIONE E SETTORE

Legno Mobilio TOTALE

1--2 add 20,7 38,1 30,3

3--5 add 33,8 63,2 53,2

6--9 add 45,9 56,9 52,9

10-19 add 28,6 73,6 60,8

20 add e + 71,4 70,6 70,8

TOTALE 26,4 49,6 40,2

4 Dato che alcuni strati, specie nelle dimensioni più elevate risultano poco numerosi e richiedono quindi un maggior livello di copertura (per garantire un’adeguata numerosità nella cella campionaria) e considerato che in genere le imprese di dimensioni più ridotte tendono ad avere una varianza di comportamenti piuttosto ridotta si è deciso di sovracampionare gli strati con aziende di dimensione più strutturata e sottorappresentare le imprese di minor dimensione. Visto poi che le imprese con più di 5 addetti sono circa 200 e quelle con 3-5 addetti circa 190, piuttosto che individuare un campione “classico” con sostituti (improponibile vista l’esiguità di alcune celle) si è preferito procedere nel modo seguente: 1) contattare tutte le imprese con oltre 5 addetti (presumendo un rifiuto del 50% le interviste ipotizzate sono circa un centinaio); 2) dedicare le restanti 300 interviste alle imprese di minor dimensione; 3) dare maggiore rilevanza al settore del mobilio piuttosto che a quello del legno.

(21)

L’unico strato che presenta qualche elemento di insoddisfazione è rappresentato dalla classe 10-19 nel comparto del legno dove la copertura del 28,6% appare piuttosto ridotta. Pur con questi limiti il livello di rappresentatività del campione appare piuttosto solido.

Nel prosieguo illustriamo i risultati dell’indagine opportunamente riportati all’universo.

Quando incroceremo un numero di variabili troppo elevato per garantire la significatività statistica delle stime, ci limiteremo a commentare i dati campionari (senza riporto all’universo) specificandolo puntualmente.

2.3

Lo stato di salute del settore le recenti dinamiche in termini di fatturato

Innanzitutto vediamo quale tipo di dinamica di fatturato hanno sperimentato le imprese nel periodo 2003-2005 (Tab. 2.4).

Le imprese che dichiarano un risultato stabile (tra +5% e -5%) sono circa il 58% del totale;

ciò sottolinea una scarsa dinamicità nel corso degli ultimi 2 anni.

Le imprese con un andamento del fatturato positivo (18,6%) sono relativamente meno numerose di quelle con risultati negativi (23,5%) denunciando uno stato di difficoltà diffuso in parte del sistema. Anche se la maggior parte delle imprese ha risultati stabili o positivi il fatto che poco meno di un quarto di esse denunci un calo di fatturato nell’ultimo biennio denota comunque una situazione di sofferenza.

Tabella 2.4

NUMERO DI IMPRESE PER ANDAMENTO DEL FATTURATO E SETTORE Composizione %

Legno Mobilio TOTALE

a) forte crescita 0,0 1,1 0,7

b) crescita 16,7 18,9 18,0

c) stabile 62,0 55,0 57,8

d) calo 19,6 18,8 19,1

e) forte calo 1,8 6,2 4,4

TOTALE 100,0 100,0 100,0

Forte crescita= oltre +25%; crescita fra +5 e +25%; stabile fra +5% e -5%;

calo fra -5 e -25%; forte calo= meno del -25%

Distinguendo per settore, quello del mobilio presenta i risultati più variabili dal momento che la quota di imprese con fatturato stabile è minore che nel legno (legno 62%; mobilio 55%). Nel mobilio quindi sia la frequenza delle imprese con risultati positivi (20,0%) sia quella di casi di calo di fatturato (25,0%) è superiore rispetto al resto del comparto (legno: in crescita 16,6%; in calo 21,3%). In ogni caso il confronto fra imprese con fatturato in crescita e in calo segnala una situazione di difficoltà sia nel settore del legno che in quello del mobilio: il fatto che in quest’ultimo le imprese con fatturato in forte calo siano più numerosi induce a ritenere che le criticità siano leggermente più accentuate.

L’andamento del fatturato appare solo in parte collegato alla dimensione delle imprese in termini di addetti (Tab. 2.5). Mentre sulle classi estreme appare evidente un legame diretto e positivo fra dimensione e performance (le imprese più piccole presentano risultati in calo più numerosi di quelli positivi, quelle oltre 20 addetti, viceversa, casi di crescita molto superiori a quelli di calo) per il resto l’evidenza empirica riscontrata non mostra regolarità molto nette, salvo il fatto che le imprese con risultati negativi sono sempre leggermente più numerose di quelle con risultati in crescita.

(22)

Tabella 2.5

NUMERO DI IMPRESE PER ANDAMENTO DEL FATTURATO E DIMENSIONE PER ADDETTI Composizione %

Classe di addetti Forte

crescita Crescita Stabile Calo Forte calo TOTALE

1-2 0,5 14,6 62,3 18,3 4,3 100,0

3-5 0,0 22,9 53,8 16,4 6,9 100,0

6-9 2,0 22,8 41,9 31,3 2,0 100,0

10-19 1,9 19,4 54,8 22,1 1,9 100,0

20 e + 0,0 42,9 50,0 0,0 7,1 100,0

TOTALE 0,7 18,0 57,8 19,1 4,4 100,0

Le performance delle imprese, come vedremo, appaiono più strettamente legate alle modalità di rapporto con il mercato. A tale riguardo alle imprese è stato chiesto di specificare se operano con:

a) Vendita sul mercato finale con marchio proprio;

b) Vendita senza marchio proprio alla distribuzione commerciale;

c) In subfornitura/conto terzi per imprese industriali;

d) Su commessa per (clienti) committenti individuali.

Dal momento che le imprese possono presentare contemporaneamente diverse modalità di rapporto con il mercato di seguito presentiamo la percentuale di esse che ha dichiarato di lavorare secondo ciascuna delle quattro modalità specificare (Tab. 2.6). Va da sé che trattandosi di una domanda a risposte multiple le percentuali indicate non sommano a cento per colonna.

Tabella 2.6

NUMERO DI IMPRESE PER SINGOLA MODALITÀ DI RAPPORTO CON IL MERCATO Valori %. (risposta multipla)

Si No TOTALE

Vendita sul mercato con marchio proprio 18,7 81,3 100,0 Vendita senza marchio a distribuz.commerciale 22,9 77,1 100,0 Subfornitura/conto terzi per imprese indust. 64,8 35,2 100,0 Su commessa per clienti/committ. individuali 72,0 28,0 100,0

Come legittimo attendersi nel caso di una popolazione di imprese in cui la distribuzione dimensionale è fortemente spostata sul versante delle micro imprese, le modalità di rapporto con il mercato prevalenti sono quelle delle commesse per clienti individuali (circa il 72%) e della subfornitura (circa il 65%). Le imprese che dichiarano di operare sul mercato con marchio proprio sono poco frequenti (meno del 19%); leggermente più numerose quelle che lavorano senza marchio per la distribuzione commerciale (circa 23%).

Incrociando le singole modalità di rapporto con il mercato con l’andamento del fatturato osserviamo alcune interessanti regolarità.

In questa prima fase (Tab. 2.7) mettiamo in relazione gli andamenti del fatturato con il fatto che le imprese seguano o meno ciascuno degli approcci al mercato separatamente considerato.

In altre parole gli incroci presentati in tabella 2.7 sono realizzati senza tener conto che le imprese possono operare contemporaneamente secondo più tipi di rapporto con il mercato (questo accade nel 57% delle aziende intervistate). Questo primo approccio vuole dare solo un segnale relativo a come i singoli modi di rapportarsi al mercato, in se considerati, influenzano le performance di vendita. Una lettura più articolata e rigorosa viene proposta più avanti.

(23)

Tabella 2.7

NUMERO DI IMPRESE PER SINGOLA MODALITÀ DI RAPPORTO CON IL MERCATO E ANDAMENTO DEL FATTURATO Composizione %

Marchio

proprio Distribuz.

commerciale Subfornitura Cliente

individuale TOTALE

a) Forte crescita 2,5 0,0 1,0 0,9 0,7

b) Crescita 23,7 19,1 22,5 17,1 18,0

c) Stabile 43,5 66,8 57,2 58,9 57,8

d) Calo 26,5 12,8 15,8 19,4 19,1

e) Forte calo 3,9 1,3 3,5 3,7 4,4

TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Rispetto ai risultati dell’insieme delle imprese (colonna totale) si osserva che:

• Le imprese che operano (anche) con marchio proprio sul mercato finale sono quelle che presentano risultati stabili in assoluto meno di frequente (43% dei casi) e per le quali i risultati positivi (26,2%) tendono ad essere più numerosi. Al tempo stesso questa modalità si associa anche a vari casi di insuccesso (oltre il 30,4%). Questo tipo di rapporto col mercato si configura come quello più rischioso ma con possibilità di rendimento più elevate.

• Il ricorso alla distribuzione commerciale (senza marchio proprio) tende a stabilizzare il risultato più che in tutti gli altri tipi di rapporto. I risultati positivi superano nettamente quelli di calo (19,1% contro 14,1%) ma si tratta di risultati di crescita più contenuti. A questa modalità operativa si associa quindi un minor rischio di insuccesso ma anche risultati di crescita più modesti (e più sicuri).

• Le imprese che lavorano in subfornitura presentano uno scarto positivo rilevante fra casi di successo e di calo: i primi (23,5%) sopravanzano nettamente i secondi (19,3%); al tempo stesso la frequenza delle situazioni di stabilità resta comunque ragguardevole (57,2%).

• Nelle imprese che lavorano su commessa di clienti individuali la situazione è molto simile alla subfornitura salvo il fatto che i casi di calo (23,1%) sono più frequenti di quelli di successo (18,0%).

Per tenere in considerazione la possibilità che le imprese adottino contemporaneamente più strategie di rapporto al mercato, dopo aver provato a considerare tutte le possibili combinazioni (nel campione se ne riscontrano 16 con frequenze che pur diverse non fanno emergere casi principali), abbiamo cercato di ridurre la casistica definendo le seguenti tre modalità di rapporto con il mercato:

(CP) Imprese conto proprio = Imprese che operano sul mercato finale con marchio proprio + imprese che vendono alla distribuzione commerciale senza marchio proprio.

(CT) Imprese conto terzi = Imprese che lavorano in subfornitura per imprese industriali + imprese che lavorano su commessa per clienti individuali

(MIX) Imprese in regime misto = Imprese che lavorano sia in conto proprio che in conto terzi come sopra definiti.

Il fatto di aver accorpato le aziende che lavorano in subfornitura per imprese industriali a coloro che lavorano su commessa di clienti individuali può apparire discutibile in termini generali. Una impresa di subfornitura dovrebbe tendenzialmente presentare alcune capacità relazionali con la committenza industriale (in termini di capacità di realizzare i prodotti secondo le specifiche fissate dal committente, oppure di progettare assieme a questi il prodotto, e di realizzare la produzione nei tempi e nei volumi richiesti) che non necessariamente sono presenti nell’artigiano che lavora su commessa del cliente individuale. Tuttavia se ci si cala nel contesto settoriale analizzato e si considera che la maggior parte delle imprese hanno micro dimensioni (oltre il 61% ha 1-2 addetti e circa il 19% 3-5 addetti) e che le micro dimensioni caratterizzano

(24)

sia chi lavora in subfornitura sia chi lavora su commessa del cliente individuale (le imprese con 1-2 addetti rappresentano il 58% di quelle in subfornitura ed il 68% di quelle che lavorano su commessa di clienti individuali) la semplificazione adottata non appare più come una forzatura.

Inoltre si tenga conto che fra le imprese che dichiarano di operare in subfornitura circa il 70% (il 69,9% del campione) dichiara anche di lavorare per clienti individuali.

La distribuzione delle imprese così classificate (Tab. 2.8) vede una assoluta preponderanza delle imprese che operano in conto terzi (58,5%) seguita da coloro che lavorano in regime misto (31,4%) e da una piccola percentuale di imprese conto proprio (10,0%)

Tabella 2.8

NUMERO DI IMPRESE C/TERZI, C/PROPRIO E IN REGIME MISTO Valori %

Percent

CP 10,05

CT 58,54

MIX 31,41

TOTALE 100,00

Il legame fra modalità di rapporto al mercato e performance appare ora piuttosto netta (Tab. 2.9):

Tabella 2.9

NUMERO DI IMPRESE CT, CP E MIX, DINAMICA DEL FATTURATO Valori %

Andamento fatturato CP CT MIX TOTALE

a) Forte crescita 1,8 0,8 0,0 0,7

b) Crescita 17,3 18,4 17,4 18,0

c) Stabile 65,2 57,1 56,7 57,7

d) Calo 12,4 18,9 21,9 19,2

e) Forte calo 3,4 4,8 4,0 4,4

TOTALE 100 100 100 100

• le imprese conto proprio presentano i risultati più stabili ed al contempo la frequenza di fatturati in crescita (anche elevata) più alta (19,0); i casi di calo di fatturato sono i meno frequenti in assoluto (15,8%). Il contatto diretto col mercato, anche in condizioni di generale difficoltà economica, continua ad essere premiante e garantisce sia fatturati positivi più frequenti della media sia casi di calo meno numerosi. Le imprese conto proprio sono anche quelle dove la dimensione, pur restando ridotta, appare un po’ più consistente (le imprese CP con più di 5 addetti sono circa il 27% del totale, quelle con 10 addetti e più circa l’11% dei casi): la dimensione d’impresa pur non essendo una condizione sufficiente a conseguire risultati migliori appare comunque come un requisito importante.

• Le imprese CT mostrano una minor stabilità dei risultati ed un leggero squilibrio fra numero di imprese in crescita ed in calo di fatturato. La frequenza di casi di crescita (19,2%) è paragonabile alle imprese conto proprio ma i casi di calo (23,7%) sono molto più numerosi.

E’ la parte del sistema dove la variabilità dei risultati appare maggiore anche in conseguenza, come vedremo, del tipo di committenza (oltre il 60% delle imprese che lavorano per i cantieri sono imprese CT).

• Per le imprese che lavorano in regime misto (MIX) i risultati stabili sono i meno frequenti.

Rispetto alle imprese CT dove i casi di imprese in crescita ed in calo di fatturato sono leggermente squilibrati (i primi sono inferiori ai secondi di circa 4,4 punti), nelle imprese

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