• Non ci sono risultati.

Capitolo IV Gerardo da Cremona

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Capitolo IV Gerardo da Cremona"

Copied!
46
0
0

Testo completo

(1)

Capitolo IV

Gerardo da Cremona

In ciò che segue, analizzerò la figura centrale di questo elaborato, il chierico Gerardo da Cremona, autore di numerose traduzioni in lingua latina, una delle personalità di spicco, nella Toledo della metà del XII secolo.

4.1 La vita

Gerardo nacque a Cremona intorno al 1114, dove visse fino al compimento degli studi in filosofia, raggiungendo il livello di magister

artium144; la sua passione per le scienze si manifestò molto presto, tanto

che essa, lo spinse fino in Spagna alla ricerca dell' Almagesto di Tolomeo. Data l'impossibilità di reperire tale opera in Italia, e deluso dall'arida filosofia italiana, in cui non trovò grandi menti a cui fare riferimento, decise di trasferirsi a Toledo dove sperava di trovare l'opera o almeno una copia della sua versione araba. Una volta riuscito a trovarla, imparò l'arabo e intraprese la traduzione latina del testo

et de langue vernaculaire en latin, in Contamine G. (a cura di), Traduction et traducteurs en Moyen Âge. Actes du colloque international du CNRS organisée a Paris, Institut de recherche et d'histoire des textes, les 26-28 mai 1986, Paris 1991,

pp. 193-206.

144 Nelle università medievali il titolo di magister artium veniva conferito a coloro che terminati i loro studi nelle Arti liberali del Trivio e del Quadrivio, divenivano insegnanti. Era il titolo accademico più alto dell'epoca, il passo successivo alla nomina di « baccelliere delle arti ».

(2)

tolemaico145. Dopo questo lavoro, Gerardo decise di dedicare tutta la sua

vita a un'imponente attività di traduzione che, in pochi anni, mise a disposizione una settantina di opere di ogni genere, che spaziano dall'astronomia alla medicina, alla filosofia, alla logica fino all'alchimia. Divenne perfino canonico della cattedrale di Toledo e pare avesse svolto il mestiere di insegnante pubblico146. Gerardo aveva un animo umile ed è

proprio a causa di questa sua qualità che quasi tutte le sue traduzioni sono anonime, e questo ha adombrato tantissimo la sua figura nei secoli. Dopo la morte – avvenuta nel 1187 – i suoi socii redassero, però un documento, che è di fondamentale importanza se si vuole affrontare lo studio della figura gerardiana, un documento che come avanza Pizzamiglio:

« […] potremmo (...) denominare Memoriale gerardiano »147

Questo documento è articolato in Vita, Commemoratium librorum ed

Eulogium e presenta rispettivamente una serie di informazioni

145 L'Almagesto era stato tradotto anche in Sicilia, dal greco in latino, nel1160. Si è soliti affermare che Gerardo ultimò la sua versione dall'arabo nel 1175 e che non fosse a conoscenza della traduzione anonima dal greco, peraltro migliore. In realtà, la data esatta della traduzione di Gerardo potrebbe essere molto anteriore al 1175. Cfr. Lemay R., Gerard of Cremona in (a cura di) Gollispie C.C.,, Dictionary of

Scientific Biography,. Vol.15 (Supplement 1), Charles Scribner's Sons, New York,

pag.174

146 Pizzamiglio P., Vita e opere di Gerardo da Cremona secondo un antico memoriale in (a cura di) Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona, Libreria del Convegno editrice, Cremona, 1992 . pp 3-7

(3)

biografiche, un elenco delle traduzioni e un breve componimento in esametri. La presente testimonianza, unica nel suo genere, riveste una importanza straordinaria e, nella parte nota come Commemoratio

librorum, rimedia al problema, altrimenti insormontabile, delle

attribuzioni delle traduzioni. L'elenco non è completo, ma, grazie ad una minuziosa analisi stilistica, è oggi possibile ascrivere a Gerardo altre traduzioni. Pur non essendo molte, le notizie che abbiamo riguardo la vita di Gerardo ci sono state tramandate tramite alcuni documenti ufficiali del tempo e attraverso l'analisi dell'Eulogium nominato poco sopra è stato possibile derivarne di nuove, non solo dal punto di vista biografico, ma anche per quanto riguarda la sua opera di traduttore. La presenza di Gerardo a Toledo è avvalorata, per esempio, dai documenti presenti nel cartolario della cattedrale dove, fra il maggio 1157 ed il marzo 1176, compare qualche componente che fa riferimento, proprio, a Gerardo. Nel primo documento egli sottoscrive con l'appellativo di «magister

Gerardus» una costituzione promossa dal vescovo Giovanni II (1152 –

1166) 148. Abbiamo invece un secondo documento del marzo del 1174 il

quale viene siglato da Gerardo con la formula:

« Ego G.(eraldus) dictis magister confirmo.» 149

148 Hernández F.J., Los cartularios de Toledo: catálogo documental, Fundación Ramon Areces, Madrid, 1985. pag.119

(4)

Prima abbiamo citato l'elogio che i socii di Gerardo scrivono al momento della sua dipartita, ora ne citiamo il testo, così come ci viene riportato nell'opera dello studioso Baldassarre Boncompagni (Roma 1821 - Roma 1894):

« Gerardus nostri fons, lux, et regula cleri, Actor consilii, spes et solamen egeni, Voto carnali fuit hostis spirituali,

Applaudens hominis splendor fuit interioris. Facta viri vitam studio florente perhennant. (sic) viventem famama libri quos transtulit ornant. Hunc sine consilio genuisse Cremona superbit.

Tolecti vixit, Tolectum reddidit astris. Deo gratias. » 150

Cosa è possibile quindi evincere da questo elogio? Innanzitutto, da qui abbiamo la certezza che egli terminò gli studi in filosofia, approfondendoli il più possibile tramite le conoscenze rimaste ai latini, sappiamo poi che fu condotto a Toledo, ivi operò in modo prodigioso,

datato 1° marzo 1176, « Ego Geraldus dictis magister confirmo. »

150 Boncompagni B., Della vita e delle opere di Gherardo Cremonese traduttore del

secolo duodecimo e di Gherardo da Sabbionetta astronomo del secolo decimoterzo. Notizie raccolta da Baldassarre Boncompagni. Dagli atti dell'Accademia Pontificia de' nuovi Lincei. Anno IV, sessione VII del 27 giugno 1851, Tipografia delle belle

(5)

redigendo molte opere di traduzione, visse poi tutto il resto della sua vita a Toledo, e vi morì nel 1187.

4.2 Le opere

L'enorme quantità di opere tradotte da Gerardo ha, tuttavia, suscitato qualche dubbio sull'autenticità del suo lavoro. Infatti, è sembrato improbabile che un solo uomo avesse potuto portare a termine un'impresa di tale entità e proprio per questo viene considerato come il più grande traduttore di tutti i tempi; ecco come lo descrive George Sarton:

« Egli rappresenta la cristianità - la parte più progressista di essa, la cristianità occidentale - e lui ci rammenta del fatto che la progressività consisteva per la maggior parte in una riunione sapiente dei frutti della cultura musulmana. […] Tuttavia, è stato forse il più grande traduttore di tutti i tempi, come nessun uomo ha mai trasmesso una così grande massa di cultura straniera al suo popolo, che merita pienamente di essere ricordato nel nostro lavoro. Egli è una figura simbolica della cristianità contemporanea e della sua dipendenza da fonti arabe, come abbiamo sperato

(6)

e desiderato trovare. »151

Nel paragrafo precedente abbiamo parlato del Memoriale gerardiano e della sua tripartizione; ora, per proseguire nel nostro discorso, dobbiamo fare riferimento alla sua seconda parte, la Commemoratium librorum, l'elenco di traduzioni, redatto dai socii gerardiani, che secondo la critica storica è parso affidabile, anche se con qualche incertezza rispetto ad alcune opere attribuite al traduttore. Riporterò di seguito l'elenco delle traduzioni gerardiane suddivise per materia così come sono riportate nell'opera di Michael McVaugh152, semplificato attraverso i titoli

utilizzati da George Sarton nella sua catalogazione; farò inoltre riferimento a un altro elenco a ripartizione tematica, ovvero quello di Richard Lemay.

Dialettica

1. Aristotele, Analitici secondi

2. Temistio, Commento agli analitici secondi di Aristotele 3. Al-Fārābī, Sul sillogismo

151 Sarton G., Introduction to the History of Science. Vol. II. From Rabbi ben Ezra to

Roger Bacon, Carnagie Insitution of Washington, The Williams & Wilkins

Company, Baltimore 1927 pag. 279

152 McVaugh M., A list of tranlations made from arabic into latin in the twelfth

century: Gerard of Cremona (ca. 1114-1187), in (a cura di) E Grent, A Source book il Medieval Science, Cambridge/Mass, Harvard University Press, 1974, pp. 36-38

(7)

Geometria

4. Euclide, Elementi 5. Teodosio, Sulla sfera

6. Archimede, La misura del cerchio

7. Aḥmad ibn Yūsuf, Sugli archi simili: epistola 8. Menelao. Sulla sfera

9. Thābit ibn Qurra, Sulla divisione delle figure

10. Banū Mūsā, Libro dei tre fratelli: Muhammad, Ahmad, Hasan 11. Aḥmad ibn Yūsuf, Sulla proporzione e sulla proporzionalità:

epistola

12. Ibn Adalbāqi, Commento al libro X degli elementi di Euclide 13. Al-Kwarizmi, Algebra

14. Abū Bakr, Libro delle misure

15. Al-Nairizi, Commento agli Elementi di Euclide 16. Euclide, Dati

17. Diocle, Degli specchi 18. Al-Kindī, Ottica

19. Euclide, Sulle divisioni delle figure

20. Thābit ibn Qurra, Libro sulla bilancia romana o statera

(8)

21. Al-Farghānī, Libro sulla complessiva scienza delle stelle e sui

principi dei movimenti celesti.

22. Tolomeo, Almagesto

23. Gemino di Rodi, Introduzione alla metodologia sferica di

Tolomeo

24. Geber o Jabir ibn Aflaḥ, Astronomia 25. Māṣḥa'allāh, Sul moto della sfera celeste 26. Teodosio, Sulle case zodiacali

27. Ipsicle, Sugli ascendenti dei segni zodiacali

28. Thābit ibn Qurra, Esposizione dei termini dell'Almagesto 29. Thābit ibn Qurra, Sui movimenti di progressione e di recessione 30. Autolico, La sfera in movimento

31. Abū 'Abdallāhdh ibn Mu'ād, Tavole astronomiche 32. Abū 'Abdallāhdh ibn Mu 'ād, Sull'aurora e il tramonto

Filosofia (naturale)

33. ps. Aristotele, Libro delle cause 34. Aristotele, Fisica

35. Aristotele, Il cielo e il mondo

36. ps. Aristotele, Sulle origini della natura e dei quattro elementi: trattato primo

(9)

37. Aristotele, Sulla generazione e corruzione delle cose 38. Aristotele, Metereologia: i primi tre libri

39. Alessandro di Afrodisia, Sul tempo. Sui sensi. Sull'aumento e

incremento che avvengono nella forma e non nella materia

40. Al-Fārābī, Commento alla Fisica di Aristotele

41. Al-Kindī, Le cinque essenze: causa, materia, forma, tempo,

spazio

42. Al-Fārābī, Catalogo delle scienze

43. Ya'qub al-Kindī, Sul sonno e sulla visione

Medicina

44. Galeno, Elementi

45. Galeno, Commento al libro di Ippocrate sul regime delle malattie

acute

46. ps. Galeno, Sui segreti della medicina 47. Galeno, Sui temperamenti

48. Galeno, Sui mali di un temperamento squilibrato

49. Galeno, La medicina coi semplici: ( i primi cinque libri ) 50. Galeno, Sui giorni critici

51. Galeno, Sulle crisi

(10)

53. ps. Ippocrate, Libro della verità 54. Isḥāq al-Isrā'īli, Elementi

55. Isḥāq al-Isrā'īli, Sulla descrizione e sulla definizione delle cose 56. Abū Bakr al-Rāzī, Libro di Mansur

57. Al-Rāzī, Libro delle divisioni: ( in 154 capitoli ) 58. Al-Rāzī, Breve introduzione alla medicina

59. Ibn al-Wāfid, Libro dei medicinali semplici e dei cibi: ( parziale ) 60. Yaḥyā ibn Sarafyun, Breviario o Pratica

61. Albucasis o Abū'l-Qasim al Zahrāwī, Chirurgia: ( gli ultimi tre libri )

62. Al-Kindī, Sulle gradazioni dei medicinali composti 63. Avicenna o Ibn Sīnā, Canone

64. Galeno, Piccola arte medica, con il commento di 'Ali ibn Ridwan

Alchimia

65. Jabir ibn Ḥayyān, Libro dei settanta capitoli 66. ps. Rāzī, Libro sugli allumi e sui sali

67. ps. Rāzī, Libro sulla pace delle luci Geomanzia

68. Libro della geomanzia sulle arti divinatorie

(11)

70. Libro sui segni degli àuguri

71. Libro di al-anwa': calendario

Questa lista presenta tre caratteri distintivi principali, che rendono Gerardo diverso dagli altri traduttori della sua epoca, caratteri che sottolineano l'originalità del primo rispetto ai secondi. In primo luogo, la quasi totalità delle opere tradotte da Gerardo sono composte da trattati scientifici, matematici, astronomici, medici, ed alchemici. Il punto fondamentale, tuttavia, è nella sezione « Filosofia », nella quale possiamo notare che i testi tradotti hanno tutti come argomento comune la filosofia della natura, e quindi testi che configurano come appartenenti alle scienze naturali. Questi due fattori, considerati insieme, ci fanno capire che vi era in Gerardo un'intenzione mirata a contribuire alla rinascita degli studi scientifici. In secondo luogo, la lista presenta come secondo carattere fondamentale la presenza di tre grandi traduzioni, effettuate su tre rispettive opere fondamentali nel pensiero antico, insieme ad un certo numero di lavori che potremo tranquillamente racchiudere nel termine di « opere aristoteliche » riguardanti la filosofia naturale: la Fisica, il trattato Sul Cielo e il Mondo, Sulla generazione e la corruzione, e le

Metereologiche. Infine, la terza caratteristica della lista redatta dai socii

(12)

tre riportati nella sezione « Dialettica »153. La classificazione delle opere

effettuata da Michael McVaugh, risulta essere la più attendibile e ricorre con più frequenza negli studi storici sul personaggio di Gerardo e sulla sua lunghissima produzione letteraria. I testi sono suddivisi per area tematica, con un'evidente attenzione per la scienza medica154

Come possiamo vedere dall'elenco precedente, la produzione di Gerardo è stata molto ampia e vasta, tanto da farci credere che egli non possa aver lavorato completamente da solo:

« Gerardo non lavorò da solo per produrre una simile massa di traduzioni, che coprono praticamente ogni camo del sapere: filosofia con le opere di Aristotele e ello pseudo-Aristotele, a cui si aggiungono alcuni filosofi arabi; matematica, geometria, ottica e catottrica, scienza dei pesi; astronomia e astrologia [...] medicina, con trattati galenici e pseudo-galenici, alcuni trattati di Rāzī, il manuale di chirurgia di Abū al-Qāsim al Zahrāwī e l'enorme Canone (Qānūn) di Avicenna; alchimia, geomanzia e altri tipi di divinazione, e infine il Liber

153 Hugonnard-Roche H., Les oeuvres de logique traduites par Gérard de Crémone, in (a cura di) P. Pizzamiglio, Gerardo da Cremona, Libreria del Convegno editrice, Cremona, 1992.

154 Come sottolinea il Saranelli infatti, grazie a Gerardo la medicina greca entra in Europa vivificata, arricchita e rinnovata dagli arabi. Cfr Saranelli Tommaso, La

(13)

Anoe, il cosiddetto Calendario di Cordova, un composito monumento della cultura e della tradizione araba e mzarabe. Secondo Daniele di Morley, il grande traduttore è stato aiutato da un mozarabico nome Galippo, con cui lo stesso Daniele era solito disquisire: "Galippo mixtarabe interpretante, Almagesti latinavit". Queste informazioni si adattano piuttosto bene allo stile traduttivo di Gerardo, molto letterale e con interpretazioni stereotipate. Egli aveva imparato l'arabo, ma probabilmente non è stato abbastanza sufficiente a soddisfare il suo stesso ambizioso programma; è probabile infatti che arruolò non solo Galippo ma anche altri interpreti per accelerare il lavoro. Gerardo e "archidiaconus Dominicus" (Gundisalvi) sono entrambi nominati in un documento dagli archivi del capitolo Toledo, datato 1176 - subito dopo che Gerardo aveva completato la sua traduzione dell'Almagesto. La loro presenza simultanea in Toledo suggerisce la possibilità di connessioni tra i due traduttori, o, più precisamente, tra le due squadre di traduttori. »155

155 D'Alverny M. T., Translations and Translators in (a cura di) D' Alverny M. T., La

transmission des textes philosophiques et scientifiques au Moyen Age, Ashgate

Publishing Limited, Galliard (printers) Ltd, Great Yarmouth, Norfolk, Great Britain, 1994, pp. 453-454

(14)

Abbiamo accennato questo già nel capitolo precedente, quando, parlando dell'opera di Gundisalvi, l'abbiamo comparata a quella di Gerardo, tuttavia, per fare questo salto all'indietro è necessario ritornare su di un elemento della nostra bibliografia, di cui abbiamo già discusso, ovvero del resoconto di Daniele di Morley (1140 – 1190 ca.), riportat nella sua opera Philosophia; da questa testimonianza si apprendono alcune informazioni rilevanti su Gerardo:

« Cum vero predicta et cetera talium in hunc necessario evenire in Ysagogis Japharis auditoribus suis affirmaret Girardus Tholetanus, qui Galippo mixtarabe interpretante Almagesti latinavit, obstupui ceterisque, qui lectionibus eius assidebant, molestius tuli eique velut indignatus Homiliam Beati Gregorii, in qua contra mathematicos disputat, obieci. »156

La notizia che si evince da questa testimonianza, è la presenza di un certo « Galippo mixtarabe », un mozarabo, che aiutava Gerardo nella traduzione dell'Almagesto interpretandolo dall'arabo. Consideriamo ora il 156 Maurach G., Daniel von Morley, ‘Philosophia’, «Mittellateinisches Jahrbuch», 14

(15)

verbo « interpretare », e colleghiamolo al passaggio precedente, anch'esso già citato, in cui Daniele di Morley ci racconta di aver appreso le scienze degli Arabi grazie al lavoro di mediazione svolto da Galippo, il quale esponeva i contenuti nel dialetto di Toledo:

« [...] quod a Galippo mixtarabe in lingua Tholetana didici […] »157

Questi due passi, considerati insieme, ci dicono che può ritenersi un dato certo l'esistenza di Galippo. Ma non ci è comunque chiarito se egli avesse aiutato Gerardo con la traduzione di altre opere; questo è decisamente probabile, anche perché tramite questo, saremmo in grado di spiegare la poderosa ed imponente opera di traduzione gerardiana, che di fatto si consumò nel giro di pochi anni. Gerardo era a conoscenza della grave carenza di fonti, in Europa ed è possibile del resto, che egli volesse tentare a colmare le lacune,relative a geometria ed astronomia, tramite la traduzione degli Elementi di Euclide e dell'Almagesto di Tolomeo. Possiamo quindi ascrivere al progetto culturale gerardiano, una fisionomia di stampo arabizzante, più che una sistematizzazione a livello enciclopedico, tesi sostenuta da Pizzamiglio, il quale scrive:

(16)

« (…) sembra profilarsi nella forma di uno scibile universale, ma controllabile, conoscitivamente anche da un solo individuo: la figura del sapiente arabo. »158

Questo, certo, non ci impedisce di apprezzare comunque l'opera gerardiana, anche perché ad essa si deveno molte delle conoscenze dalle quali si è sviluppata successivamente la filosofia medievale d'Occidente. Altri studi hanno dimostrato invece che Gerardo lavorò da solo, infatti, il suo metodo di traduzione, detto metodo « a calco » (verbum de verbo), si oppone decisamente a quello che abbiamo descritto nel capitolo precedente, parlando di Gundisalvi e Avendauth; anzi Gerardo inaugurò un metodo diverso e nuovo rispetto alla precedente tradizione. La tecnica gerardiana, infatti, elimina uno dei due personaggi, coinvolti nel procedimento di traduzione che vedono coinvolti Ibn Dawd e Gundisalvinus. Inoltre, è da considerare, tramite l'analisi degli scritti che abbiamo a disposizione,che se il vocabolario di Gundisalvi proviene dalla lingua romanza, quello di Gerardo da Cremona proviene dall'arabo e dal greco, e sarà proprio il secondo idioma a lasciare l'impronta nelle traduzioni gerardiane. Infatti, in Gerardo, sarà il greco che stabilirà la parola giusta, la versione latina perfetta. È per questo che, secondo 158 Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona nella tradizione ammanuense e tipografica.,

(17)

Théry, è possibile definire Gerardo come:

« […] iniziatore delle traduzioni critiche (…) » 159

Scegliendo un esempio pratico tra tutti quelli possibili, è esemplare la traduzione del De intelletto di Alessandro d'Afrodisia. In questo caso Gerardo tiene davanti agli occhi la traduzione araba fatta dal testo greco, teoria confermateci dallo studio di Théry. Infatti, nella traduzione dell'opera di Alessandro troviamo una nota, su cui lo studioso pone l'accento:

« Dixit Isaac in hoc loco (Deficit aliquid de libro greco per quem correximus istum) : Non autem ob hoc quod nos intelligimus illam (…) »160

Gerardo si serve del testo greco per correggere o comprendere il testo arabo e confronta il testo antico con la traduzione araba. Grazie a questo episodio veniamo a conoscenza del fatto che a Toledo erano presenti anche opere scritte in greco.

159 Théry R.P.G., Op. cit. pag. 50

160 Théry R.P.G., Autor du decret de 1210: 2.Alexandre d' Aphrodise: apercu sur

l'influence de sa noétique, in Le Saulchoir Kain: Revue de sciences philosophiques et theologiques, 1926. pag.77

(18)

« L'opera ingente e, in generale, ben attenta del traduttore Gerardo da Cremona segnala l'apogeo del gruppo toledano e del movimento delle traduzioni arabe, le quali fin da quel momento potevano offrire infatti all'Europa di fine XII secolo e gli inizi del XII alle giovani università i frutti più rilevanti della scienza greco orientale, che dovevano fecondare il pensiero europeo. »161

Queste sono le parole con le quali lo studioso Josè Maria Millás Vallicrosa ci descrive e commenta la portata delle traduzioni effettuate da Gerardo. Come abbiamo visto prima nella lista redatta dai socii, le aree tematiche di cui si è occupato il traduttore sono vaste ed ognuna rappresenta una lacuna nel patrimonio latino dell'epoca. Non potendo trattare in questa sede di tutte le opere presenti nella lista, ho preferito occuparci di tre aspetti della produzione gerardiana ovvero: la logica, la medicina e l'astronomia. Ognuno di questi ambiti ha una propria e specifica importanza, infatti, la logica precede le altre due, in quanto, secondo Gerardo, essa era la scienza primaria con la quale è possibile accedere alle altre, essa è la scienza del linguaggio e del 161 Millás Vallicrosa J.M., La corriente de las traducciones cientificas de origen

(19)

ragionamento scientifico, con questa, infatti, è possibile esprimere più facilmente i concetti delle materie ed essa subordinate. Per quanto riguarda la medicina, invece, le opere tradotte da Gerardo, sono state utili ai Latini; diciamo anche che ho posto la medicina come il secondo tra i grandi rami tematici di Gerardo, anche per dare una sorta di continuità con quanto detto, nel capitolo precedente riguardo all'Italia meridionale, alla scuola di Salerno ed alle traduzioni di Costantino l'Africano. Sebbene divisi da profonde distanze geografiche, i traduttori medievali seguirono tutti, bene o male, lo spirito del tempo storico a cui appartenevano. In ultimo, ma non per importanza, tra le opere tradotte da Gerardo troviamo l'astronomia; infatti è qui che troviamo la traduzione dell'opera che spinse il traduttore ad intraprendere il suo viaggio in terra iberica, l'Almagesto di Tolomeo, il più grandioso trattato di astronomia scritto nell'antichità.

Da ciò che abbiamo appena detto, si intuisce benissimo l'inserimento di Gerardo in quel secondo filone di traduzioni, che nasce e si sviluppa nel Basso Medioevo. Nella seconda metà del XII secolo, Toledo è animata da un indirizzo filosofico scientifico, di cui Gerardo è il più grande esponente.

(20)

4.2.1 Le traduzioni gerardiane sulla logica

Le prime tre opere riportate nella lista delle traduzioni di Gerardo, fanno capo all'area tematica della Dialettica. Si tratta di trattati di logica e sono: gli Analitici secondi162 di Aristotele, il Commento sugli Analitici

secondi163, composto nel IV secolo dal commentatore greco Temistio, ed

infine un trattato di logica e filosofia il cui autore è al-Fārābī, intitolato

Sul sillogismo164. Riprenderò per approfondirlo il discorso fatto nel

paragrafo precedente. L'importanza di questi trattati sta proprio nel far entrare il lettore o lo studioso che se ne serve in un andamento di carattere più scientifico, fornendo al suddetto le differenti forme del sillogismo, le regole dei differenti tipi di argomentazione, e sopratutto dell'argomentazione dimostrativa che caratterizza per l'appunto la conoscenza scientifica. All'epoca di Gerardo le opere di Aristotele, sulle quali si basò lo studio della logica erano accessibili nelle antiche traduzioni greco latine che fece Boezio (Roma 475 d.C – 23 ottobre 525 d.C), ad eccezione degli Analitici Secondi, poiché all'epoca se ne aveva solamente un testo incompleto e corrotto. Si è certi, comunque, che Gerardo abbia lavorato su questa opera tramite la versione araba del commento all'opera scritto da Temistio, versione ad oggi è perduta, ma la

162 Vedi Appendice A pag. 211 163 Vedi Appendice A pag. 213 164 Vedi Appendice A pag. 213

(21)

sua esistenza ci è attestata tramite le ricerche bibliografiche arabe165. Ma

è probabile che Gerardo non utilizzò una sola versione per redigere la sua traduzione sugli Analitici Secondi. Sono state le ricerche di Lorenzo Minio-Paluello a decretare il fatto che tanto Averroè quanto la traduzione latina di Gerardo, si fondano entrambe sulla versione araba fatta da Abū Bishr Mattā166. Tuttavia le ricerche su questa opera, sono relativamente

recenti; Henri Hugonnard-Roche167, afferma che la pubblicazione, che

risale al 1984, di alcune importanti parti in arabo del Grande Commento di Averroè sugli Analitici Secondi ci ha permesso di studiare, per la prima volta ed in modo più approfondito, il confronto tra il testo arabo ed il testo latino di una traduzione gerardiana; da questo composto è risultato quanto fosse letterale il suo metodo di traduzione. Questa ipotesi è confermata anche da Burnett:

« È con Gerardo che il metodo letterale della traduzione trova il suo esponente più rilevante. Gerardo non ha lasciato alcuna traccia dei suoi dei metodi e degli scopi della sua opera di traduzione, ma i suoi lavori ci

165 Peters F.E., Aristoteles Arabus. The Oriental translations and commentaries of the

Aristotelian Corpus, Leiden, 1968, pp. 17-18.

166 Minio-Paluello L., Note sull'Aristotele latino medievale: IV., La tradizione semitico

latina del testo dei Secondi Analitici, in Rivista di Filosofia Neo-Scolastica, 43, 1951 pp 97-124

167 Hugonard-Roche H., Les ouvres del logique traduites par Gérard de Crémone in Pizzamiglio P. (a cura di), Gerardo da Cremona, Cremona 1992.

(22)

forniscono di per sé sufficiente testimonianza della sua tecnica. Con Gerardo da Cremona il periodo di traduzioni raggiunge la sua piena maturità. »168

Gerardo, quindi, rispetta in modo molto rigoroso quelle che sono le posizioni e l'ordine della parole nell'originale arabo, utilizzando a volte piccoli accorgimenti sintattici che nel complesso alterano, sebbene in quantità minima, il significato generale del teso. Certi cambiamenti sono più che altro presenti proprio nelle opere di argomento logico studiate appunto da Hugonnard-Roche. Questi piccoli adattamenti portarono Gerardo a creare un piccolo vocabolario: viene a costituirsi un lessico tecnico, di cui il traduttore fa ampio uso per redigere anche le traduzioni successive, scrive, infatti, Hugonnard-Roche:

« Naturalmente, il lessico di Gerardo contiene dei termini usuali del vocabolario latino della logica, come

demonstratio (burhan = apodeixis, inductio ) (istiqra = epagoge), propositio (qadiya o muqaddama = protasis),

positio ( wad = thesisi) o petitio (musadara = aitema) (…) D'altre espressioni, comunque modellate dall'arabo sono

168 Burnett C., Some comments on the translating of works from arabic into latin in the

mid-twelfth century in Orientalische Kultur Und Europäisches Mittelalter, Walter de

(23)

proprie di Gerardo. Citiamo ad esempio, sillogismus

compositus ( qiyas mu talif = syllogismos), judicium

(hukm = apophansis), radix posita (asl mawdu =

hipothesis), malitia sillogismi ( su al-qiyas = paralogismos) ».169

L'estratto mostrato sopra ci mostra in ambito pratico, quanto detto sul metodo di traduzione di Gerardo. Ci sono stati casi in cui il traduttore creò dei neologismi per esprimere al meglio quello che i filosofi arabi avevano scritto nelle loro opere; dice, infatti, Hugonnard-Roche che il lessico costruito da Gerardo è totalmente dipendente dalle fonti arabe.

La scelta di Gerardo di quali opere di logica tradurre ci permette di comprendere meglio il resto della sua scelta di traduzione, ovvero quella relativa alle opere scientifiche. Minio-Paluello descrive Gerardo in come un :

« avventuriero e pioniere della cultura scientifica e filosofica »170.

169 Idem pag. 45.

170 Minio-Paluello L., Aristotele dal mondo arabo a quello latino, in Settimane di

(24)

Le opere di logica, occupano nel curriculum di Gerardo, un posto predominante, poiché egli considera questi testi propedeutici ai latini, per rendere loro accessibili quei trattati dove sono esposte le teorie scientifiche.

4.2.2 Le traduzioni gerardiane sulla medicina.

La medicina è la seconda grande area tematica delle traduzioni gerardiane sulla quale ci soffermeremo. Perché la medicina? Analizzando le traduzioni di gerardiane delle opere di medicina è possibile stabilire un parallelo con alcune cose dette nei capitoli precedenti. La medicina è un ambito in cui i Latini mancavano di testi, un problema che emerse e di cui si cercò la soluzione molto prima, con appunto la scuola di Salerno e le opere tradotte da Costantino l'Africano Ma il contributo apportato da Gerardo alla scienza medica fu grande ed importante: egli tradusse una ventina di opere, e da questo fatto si può evincere quanto l'interesse per questa materia fosse forte nel traduttore cremonese. All'epoca di Gerardo molte opere di Galeno non erano note in latino. Costantino l'Africano aveva tradotto principalmente delle opere di Ippocrate, ma è con Gerardo che Galeno viene messo in primo piano. La lista delle traduzioni gerardiane riporta otto opere di Galeno, ma a questo contributo di Gerardo non viene spesso riconosciuta l'importanza dovuta, poiché

(25)

queste traduzioni si perdono nella grande varietà delle sue traduzioni. Ma, in realtà, sono traduzioni molto valide in quanto complete di molti elementi delle metodologie terapeutiche. È quindi chiaro che è possibile fare un parallelo tra Gerardo e la scuola salernitana. Gerardo di tradurre le opere mediche tra le più originali e le più tecniche. Il principale apporto toledano, e quindi di Gerardo alla scienza medica fu quello di far conoscere le opere di Avicenna e di. Rhazès (Rey, 865 - 930)171, due

grandi figure della medicina araba. Traducendo questi due autori, Gerardo cercò di introdurre nel mondo latino, non solo la conoscenza delle opere mediche antiche, anche le acquisizioni teoriche della medicina araba, principalmente per quello che riguarda l'aspetto della patologia. Per quanto riguarda l'opera di Avicenna ed il suo rapporto con Gerardo, ne troviamo una qualche spiegazione negli studi già citati della D'Alverny172, nelle quali ella afferma che è grazie a Gerardo che

171 Abu Bakr Muhammad ibn Zakaniyyāʾ, conosciuto in Occidente, con la latinizzazione di Rhazes, fu uomo di grande cultura scientifia, interessato particolarmente alla medicina, ma vicino anche alla scienza chimica e alla filosofia, Famoso per essere stato a capo dell'ospedale di Baghdad, dove praticò la professione di medico e ebbe l'opportunità di studiare molti casi clinici. Grande erudito della corte abbaside, è autore di opere importante come il Kitāb al.hāwī fī tibb Il libro che

raccoglie notizie sulla medicina ed il Shikūk ' alā Jālīnūs Dubbi su Galeno. Dipinto

come un miscredente, egli professava una 2medicina spirituale, la quale prescinde dalla rivelazione coranica. Lo studio di Dominique Urvoy, lo definisce come uno dei liberi pensatori, dell'Islam. Cfr. D'Ancona C., Al-Kindī e la sua eredità, in D'Ancona C., Storia della filosofia nell'Islam medievale. Vol I., Piccola Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi Editore, Torino,2005; Urvoy D., Les penseurs libres dans l'Islam

classique. L'interrogation sur la religion dans l'Islam classique, Albin Michel, Paris

1996.

172 D'Alverny M.T., Avicenne en Occident, Librairie Philosophique J. Vrin, 6, Place de la Sorbone V, Paris, 1993.

(26)

dobbiamo la traduzione delle cinque parti del Canone173 avicenniano.

Altra opera di Avicenna tradotta da Gerardo è il Kitāb al Shifaʾ ( Il libro

della guarigione), si crede che Gerardo fu aiutato in questa impresa dal

mozarabo Galippo, che abbiamo già trovato nella citazione che ne fa Daniele di Morley. Per quanto riguarda, invece, il secondo autore, ovvero, Rhazès, Gerardo tradusse il Liber ad Almansorem. E' possibile quindi vedere nel cremonese un progetto che puntò ad allargare la poca conoscenza dell'ambito medico del mondo latino, orientandosi verso la traduzione di opere a carattere pedagogico. Questo ci viene confermato anche dalle altre piccole traduzioni intraprese da Gerardo, come, ad esempio, i trattati Degli elementi e Delle definizioni d'Isaac Isreaeli (855 – 955 ca.), opere che aprirono la strada allo studio di argomenti più particolari nelle questioni mediche. Troviamo anche in Gerardo la traduzioni di testi che si riferiscono alla pratica chirurgica, come, ad esempio, il teso di Ablbucasis (Cordova 936 – 1013 ca.) la Chirurgia174.

4.2.3 Le traduzioni gerardiane sull'astronomia.

Arriviamo adesso all'astronomia ovvero quella che può essere definita, la materia che spinse Gerardo sino al centro della Spagna, alla ricerca dell'antico testo tolemaico. Parlando delle traduzioni di argomento 173 Vedi Appendice A pag. 216

(27)

astronomico, dobbiamo anzitutto fare di nuovo riferimento alla citazione di Daniele di Morley, il quale come si è già potuto vedere, ci ha parlato di una lezione tenuta da Gerardo su argomenti astronomici, nello specifico, sull'Introductorium maius, opera dell'astrologo arabo Abu Ma'shar175. Ma

la produzione gerardiana su questo tipo di traduzioni è comunque vastissima e raccoglie molti testi astrologici e astronomici sia greci che arabi. Tra i testi greci in rilievo Paul Kunitzsch, nel suo saggio176, evidenzia: i Metereologici177 e il De caelo178 di Aristotele;

mentre tra testi arabi, De orbe di Mashallah (740 – 815 ca.)179, il Libro

delle nozioni elementari intorno alla scienza degli astri di al-Farghani

(IX sec.)180, le opere di Thabit ibn Qurrá181 (836 – 901) Liber de

175 Ja'far ibn Muḥammad al-Balkhī, visse a Baghdad. Inizialmente faceva parte della scuola islamica dell Hadit e contemporaneamente ad al-Kindī sviluppa l'interesse per l'astrologia. La sua opera più conosciuta è il Kitāb tahāwīl sisū al-'ālam,testo in cui egli descrive la natura dell'anno solare determinato dall'oroscopo e che si proponeva come manuale per gli astrologi. Cfr. Pingree D. Abu Ma'shar al-Balkhī, Ja'far ibn

Muḥammad in Dictionary of Scientific Biography vol 1. New York, Charles

Scribner's Sons,1970, pp.32.39.

176 Kunitzsch P., Gerard's translations of astronomical texts, especially the Almagest in Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona, Cremona, 1992 pp 71-84

177 Vedi Appendice A pag. 218 178 Vedi Appendice A pag. 219

179 Mashallah ibn Athari, astrologo e astronomo persiano di religione ebraica. Fu uno dei partecipanti alla fondazione di Baghdad, famoso per i suoi studi di astronomia. 180 Aḥmad ibn Muḥammad ibn Kathīr al-Farghānī, di origine persiana, interessato a

studi di tipo astronomico. Il suo principale testo Kitab fi Jawami' 'ilm al-nujum (Un compendio sulla scienza delle stelle) fu ispirato all'Almagesto di Tolomeo. Cfr. Robinson C.F (edit by)., Texts, Documents and Artefacts:Islamic Studies in Honour

of D.S, Richards, Brill Academic Publishers, BG 25.

181 Matematico e astronomo arabo, la sua opera di scienziato gli consentì di divenire molto apprezzato. Ma fu più che altro un traduttore; infatti conoscendo bene il greco tradusse molte opere tra cui Le sfere ed il cilindro di Archimede, i libri V-VII delle

Coniche di Apollonio, l' Introduzione all'aritmetica di Nicomaco di Gerasa e con

molta probabilità rivedette e corresse alcune pessime traduzioni degli Elementi di Euclide e dell' Almagesto di Tolomeo. Cfr. Latham J.D., Review of Richard Lorch's

(28)

expositione nominum almagesti182, il quale sembra corrispondere al

trattato dal titolo De his que indigent expositione antequam legatur

almagesti che dovrebbe a sua volta corrispondere al testo arabo Kitāb tahyi'at qira'at al-majasti (Libro di preparazione alla lettura dell'Almagesto) ed il Liber de motu acessionis e recessioniss183. Altre due

opere ascritte della lista redatta dai socii sono il Liber anoe ed il Liber

alfadol id est arab de bachi. A differenza dei testi precedentemente

nominati, questi ultimi due non sono propriamente dedicati all'astronomia, ma contengono alcuni piccoli riferimenti alla materia molto interessanti e di notevole importanza. Ci dice inoltre Kunitzsch che, sebbene sarebbe possibile utilizzare la lista delle opere di Gerardo redatta da Lemay, ma molti testi nominati in quella lista non hanno buone traduzioni moderne. In ciò che segue parlerò dell'Almagesto di Tolomeo.

4.2.3.1 L'Almagesto

184

Come abbiamo più volte definito nel corso dell'elaborato la traduzione dell'Almagesto è da considerarsi l'opus magnum delle traduzioni di Gerardo. Ma prima di parlare della traduzione di Gerardo, mi sembra

Studies, Oxford University Press, 48, (2), 2003 pp.401-403.

182 Vedi Appendice A pag. 219 183 Vedi Appendice A pag. 220 184 Vedi Appendice A pag. 220

(29)

utile dare una breve presentazione dell'opera e del suo autore Claudio Tolomeo.

Tolomeo (Pelusio, 100- Alessandra d'Egitto 175 d.C. circa) nacque in Grecia185. Sappiamo di lui comunque che visse gran parte della sua vita

ad Alessandria d'Egitto dove volse il suo lavoro di astrologo, astronomo e fu considerato dai contemporanei, uno dei padri della geografia. Tra i suoi innumerevoli trattati scientifici, quello che riscosse più successo fu proprio l'Almagesto, opera con la quale Tolomeo puntava a spiegare i moti delle stelle, dei pianeti e della luna ponendo la Terra al centro dell'universo. Il termine « Almagesto » deriva probabilmente dalla parola araba al-Midschisti o al-Majisti che significa raccolta maggiore, in latino è anche conosciuta come Magna Constructio o Sintassi Matematica. L'Almagesto è strutturato in tredici libri (così come gli Elementi di Euclide) di cui il 1° e 2° libri trattano della struttura dell'Universo, con le diverse specie di moto celeste e la situazione della Terra, i libri che vanno dal 3° al 6° trattano delle teorie del Sole e della Luna, passando poi ai libri 7° ed 8° Tolomeo affronta la descrizione della sfera celeste e un catalogo di mille e tre stelle; l'opera si conclude con i libri che vanno dal 9° all 12° i quali racchiudono la teoria dei pianeti. Le caratteristiche peculiari delle teorie in esso descritte possono essere riassunte nei 185 Alcuni studiosi, hanno avanzato ipotesi differenti: ad esempio, il nome, Tolomeo era di uso comune presso gli egizi. Mentre Claudio, può farci presupporre delle origini romane.

(30)

seguenti punti: 1) È un notevole passo avanti per lo studio della trigonometria, grazie all'introduzione del concetto di corda di un angolo186; 2) Consolida l'usanza di suddividere la circonferenza in 360

parti dando vita al sistema sessagesimale fatto di grandi primi e secondi che si è tramandato sino ad oggi187; 3) Enuncia e dimostra il Teorema di

Tolomeo188; 4) Fornisce una splendida costruzione della teoria planetaria

dei cicli e degli epicicli, nota come sistema tolemaico189. Descrivere

l'importanza che ha avuto l'Almagesto nell'antichità non può prescindere 186 Conosciuto in trigonometria come il teorema della corda, col quale si è soliti esprimere la lunghezza della corda tracciata lungo una circonferenza e l'angolo sotteso dalla corda stessa.

187 La divisione della circonferenza in 360° sembra essere stata in uso in Grecia sin dai tempi di Ipparco (Nicea, 190 a.C – Rodi, 120 a.C). Forse deriva dal fatto che un ciclo delle stagioni dura circa 360 giorni unito al fatto che esistevano 12 segni zodiacali di 30 parti ciascuno.

188 Il teorema di Tolomeo è un teorema, proprio dell'ambito della geometria euclidea. Con esso si è soliti stabilire la relazione fra lati e diagonali di un quadrilatero ciclico (da intendersi come quadrilatero inscritto) in una circonferenza. Esso si enuncia: il rettangolo delle diagonali equivale alla somma dei rettangoli dei lati opposti. Se a, b, c, d sono i lati del quadrilatero inscritto (che si succedono in tale ordine) e D1, D2

sono le diagonali, risulta ac + bd = D1 D2. Cfr. Enciclopedia Scientifica Tecnica

Garzanti, L-Z, Garzanti Editore S.p.a, Milano 1984, pag.1750.

189 Descrizione dell'universo secondo il principio geocentrico, detto tolemaico perché da Tolomeo ebbe la più importante esposizione e precisazione geometrica e astronomica nel II sec. d. C. Secondo il sistema tolemaico, intorno alla terra, immobile al centro dell'universo, ruotano la Luna, il Sole, i pianeti e le stelle, Mentre il moto apparente del Sole, della Luna e delle stelle fisse si giustificava abbastanza facilmente, quello dei pianeti costrinse a introdurre un complicato sistema di cerchi (epicicli e deferneti): il pianeta descriveva l'epiciclo, mentre il centro di tale circonferenza si muoveva lungo il cerchio deferente. Cfr. Enciclopedia Scientifica

Tecnica Garzanti, L-Z, Garzanti Editore S.p.a, Milano 1984, pag.1749.

Epiciclo [dal lat. epicyclus, dal gr. epicyclos cerchio che sta sopra] Circonferenza sulla quale secondo l'astronomia tolemaica, si supponeva muoversi di moto uniforme un pianeta, mentre il centro dell'epiciclo descriveva a sua volta, con moto parimenti uniforme detta deferente. Cfr. Dizionario delle Scienze Fisiche, 1996,

www.treccani.it

Per ciclo o cicloide si intende la curva descritta da un punto rigidamente collegato ad un cerchio K (epiciclo) che rotoli nel piano, senza strisciare, su di una retta fissa s. Cfr. Dizionario delle Scienze Fisiche, 1996, www.treccani.it

(31)

dalla figura stesso di Tolomeo, il quale rivendica per l'astronomia un ruolo speciale nel campo dei saperi più elevati. Egli, partendo da una revisione della gerarchia aristotelica delle conoscenze teoriche, ovvero per ordine di importanza: teologia, fisica e matematica, Tolomeo rovesciò questo ordine in matematica, fisica e teologia. In questo senso considerò la teologia e la fisica come incapaci di dimostrazioni rigorose, in quanto esse rispettivamente vertono su oggetti incomprensibili, per la teologia la divinità e per le scienze fisiche, i corpi materiali, quindi instabili e mutevoli. Solo le scienze matematiche riescono ad offrire una visione del mondo rigorosamente razionale e certo. Ma vediamo questo attraverso la parola dello stesso Tolomeo.

« Aristotele molto propriamente divide la parte teoretica della filosofia in tre primi generi: fisico, matematico, teologico. In effetti tutte le cose sono costituite da materia, forma e movimento, e ciascuna di queste componenti non può essere vista nel proprio soggetto separatamente, cioè senza le altre, ma separatamente può essere soltanto pensata ( … ). Il solo genere matematico, se lo si affronta con rigore, offre solida e certa scienza a chi lo coltiva, in quanto la dimostrazione sia aritmetica che geometrica è

(32)

prodotta con procedimenti incontrovertibili. Perciò mi sono risolto a dedicarmi soprattutto, per quanto mi è possibile, a questo genere di teoria nel suo insieme, ma con particolare preferenza per quella sua parte che ha di mira le cose divine e celesti, perché questa sola è rivolta all'indagine sulle cose che sono sempre, senza mutare, e perciò anch'essa è capace, nella sua propria chiara e ordinata apprensione, di essere sempre senza mutare – ciò che è la caratteristica della scienza – e inoltre è capace di fornire alle altre scienze un apporto non inferiore a quello che ciascuna fornisce a se stessa. »190

Sul concludere del passo vediamo quindi che l'astronomia spicca tra queste scienze dei numeri, ma in particolare sulla teologia e la fisica, in quanto queste ultime due:

« […] si potrebbe attribuire piuttosto il carattere di congettura, che quello di apprensione scientifica; al teologico, per la sua assoluta invisibilità ed

190 Tolomeo, Almagesto,1.1, trad. di Repellini F.F., in Cosmologie greche, Loescher, Torino, 1980 cit. in, Vegetti M., Fonnesu L., Ferrari F., Perfetti S., Spinelli E., Le

ragioni della filosofia. Vol 1. Filosofia antica e medievale, LeMonnier Scuola,

(33)

inconcepibilità, al fisico per l'instabilità e l'oscurità della materia – sicché non si può sperare che tra filosofi si giunga in questi due generi ad un accordo. »191

Di questa opera fondamentale conosciamo una traduzione in siriaco, e quattro in arabo, la prima di queste risale al VII o al VIII secolo mentre le traduzioni arabe possono essere complessivamente datate attorno agli inizi del IX secolo. È dimostrato secondo Kunitzsch che nella Spagna musulmana, due delle traduzioni arabe, fossero conosciute grazie all'astrologo Ğābir ibn Aflah192 (Siviglia 1100 – Siviglia 1150)193. Per

fissare una data certa della traduzione gerardiana dell'Almagesto, dobbiamo rifarci secondo Kunitzsch alle informazioni fornitaci nel manoscritto fiorentino Laurentianus 89, supra 45, che è possibile datare intorno agli inizi del XIII secolo, al termine del quale troviamo una nota

191 Idem pag. 335

192 Matematico e astronomo arabo della Spagna islamica. Compose un compendio dell'Almagesto e trattò diverse questioni di matematica astronomica dedicandosi alla trigonometria. A lui dobbiamo l'ideazione del torquetum (uno strumento astronomico d'epoca medievale, col quale potevano essere rilevate e convertite misure secondo le tre serie di coordinate: orizzontale, equatoriale ed eclittica) Cfr. Lorch R.P., The

Astronomical Instruments of Jabir ibn Aflah and the Torquetum, in Centaurus, 20,1

1976, pp. 11-34. La sua opera fu trasmessa in Egitto nel XII secolo da Maimonide, e da li nel XII secolo la sua fama arrivò fino all'estremo oriente. Cfr. Calvo E., Jābir

ibn Aflah: Abū Muhammad Jābir ibn Aflah in Hockey T. (a cura di), The Biographical Encyclopedia of Astronomers, New York, Springer, 2007, pp.581-582

Cfr. Schwartz K.R., Al-qibla and the New Spherical Trigonometry: The Examples of

al-Bīrūnī and al-Marrākushī [Al-qibla et la Nouvelle Trigonométrie Sphérique: Les Exemples d'al-Bīrūnī et al-Marrākushī], presentato al 10° Colloquio Maghrebino

sulla Storia della matematica araba (COMHISMA10), Tunisi, 31 maggio 2010. 193 Kunitzsch P., Op.cit, pag.80.

(34)

di un certo Taddeo Ungaro che ci dice di aver concluso una copia del testo tolemaico nel 1175. Questo ci porta alla conclusione di includere l'opera di Gerardo prima dell'anno indicato nel documento ed indicativamente in un periodo che vada dal 1150 al 1180. Questa ampia forbice ci induce quindi a pensare che Gerardo abbia tradotto il testo in più momenti, quindi:

« La conversione dell'Almagesto di Tolomeo dall'arabo al latino, deve estendersi per un tempo più lungo della sua vita lavorativa a Toledo. […] L'Almagesto deve averlo accompagnato attraverso molti degli anni da lui trascorsi a Toledo. » 194

Una delle copie che possediamo è costudita presso lala Biblioteca Laurenziana di Firenze; essa reca il titolo:

« Incipit liber Almagesti ptolomei pheludensis translatus a magistro Girardo Cremonensi de arabico in latinum. »195

Il testo termina con la frase seguente: 194 Idem pp. 82-83.

195 Duhem P., Le système du monde. Historie des doctrines cosmologiques de Platon a

(35)

« Finit liber ptholomei pheludensis qui grece megaziti, arabice almagesti, latine vocatur vigil, cura magistri thadei ungari anno domini Millesimo C. LXXV° toleti consumatus. Anno autem arabum quingentesimo LXX° mensis octavi XI° die translatus a magistro girardo cremonensi de arabico in latinum. »196

Sembrerebbe superfluo aggiungere queste piccole citazioni, dell'Almagesto, in una sua descrizione, ma così non è in questo caso specifico; infatti come si può leggere da entrambe con esse abbiamo, la firma di Gerardo, e veniamo a conoscenza che la data in cui l'opera pervenne ai latini è da riconoscersi nel mese di agosto del 1175. Gerardo non era solito firmare le sue opere, ma, fortunatamente, con l'Almagesto fece un'eccezione. L'opera appariva comunque difficile nei suoi contenuti, sebbene, fosse stata tradotta in latino, e per questo si pensa che Gerardo abbia scritto una sua propria opera di astronomia conosciuta col nome di Theorica Planetarium. Questo trattato è da considerarsi come un'opera di commento al testo tolemaico, un'introduzione, per così dire, per gli studiosi. Se però leggiamo quest'opera, notiamo che in realtà essa non è altro che un riassunto, per quanto chiaro e conciso, delle posizioni 196 Ibidem.

(36)

tolemaiche.197

Nonostante nei secoli l'attribuzione di questo trattato a Gerardo sia stata molto discussa ed in alcune occasioni addirittura negata198, comunque, in

generale, gli studiosi pensano adesso che essa sia effettivamente un'opera di Gerardo, infatti troviamo una conferma di ciò nell'opera di Richard Lemay nella sua voce dedicata a Gherardo del Dictionary of Scientific

Biography199. Concentrandoci su questa nota, ed una delle più moderne

fonti, riguardo questo particolare quesito, notiamo che in essa Lemay ritiene possa trattarsi di una compilazione originale di Giovanni di Siviglia e successivamente redatta e corretta da Gerardo da Cremona, riportiamo quindi a seguito la citazione di Lemay riguardo questo punto particolare:

« Nel 1959 Thorndike ("Giovanni di Siviglia", in

Speculum, 34 [1959], 31-32) notò due manoscritti del

quindicesimo secolo del Theorica che recano l'attribuzione 197 Duhem P., Op. cit, Paris pp.216-223.

198 Cfr Vescovini G. F., Nota sulla datazione e attribuzione della cosidetta Theorica

Planetarium Gerardi in Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona, Libreria del

Congresso,Cremona 1992 pp. 112-113, testo che riuassume in breve le vicende sull'attribuzione e le teorie succedute, tra queste sono da annoverare Nallino C.A., Il

Gherardo Cremonese della Theorica planetarum deve ritornare ad essere Gherardo Cremonese da Sabbionetta, in Rendiconti della classe di Scienze Matematiche, Storiche e Filologiche, serie VI, vol. III, fasc. 5-6. Roma, 1932, pp. 386-404.

Charmasson M.T., Recherches sur une tecnique divinatore de Géomantie dans l'

occident médiévale, Paris, 1980, pp. 112-113 e 129.

199 Lemay R., Gerard of Cremona, Dictionary of scientific biography, New York, 1978, Supplemen t I, XV pp. 173-192.

(37)

a Giovanni di Siviglia. C'è, infatti, una possibilità concreta che, come tanti altri casi di stretta relazione tra Giovanni e le traduzioni di Gerardo, che il Theorica planetarium potrebbe aver avuto origine con Giovanni di Siviglia, il cui stile si abbina perfettamente, ed è stato rielaborato in qualche modo da Gerardo da Cremona.»200

Ancora oggi questo dubbio sulla Theorica, e sul fatto che sia un'opera solo di Gerardo o che Gerardo abbia in qualche modo incrociato la strada di Giovanni da Siviglia è tutt'ora in atto. Ma si pensa che sia da riconsiderare e studiare più approfonditamente la questione di una collaborazione tra i due o comunque che Gerardo abbia tradotto un testo scritto da Giovanni201. Possiamo quindi considerare la Theorica come

un'opera ad indirizzo scolastico, un sussidiario, per coloro che vogliono o desiderano avvicinarsi all'opera di Tolomeo, infatti la Vescovini scrive nel suo saggio:

« L'opera di Tolomeo risultava difficile ai latini che si erano fino ad allora esclusivamente nutriti di Marziano Capella e del Timeo di Calcidio. Gli astronomi arabi di 200 Lemay R., Op. cit. pag.189.

(38)

Spagna prima di Averroè e di Alpetragio202, avevano posto

l'Almagesto come il testo di base indispensabile prima di iniziare qualunque tipo di interpretazione o di rettificazione della dottrina tolemaica. La teoria degli eccentrici e degli epicicli, l'ingegnoso metodo della equazione dei pianeti, escogitato da Tolomeo, non potettero mancare di suscitare numerosissime difficoltà nel XII secolo, (…). Rendendosi, dunque, conto dell'ignoranza di quanti venivano dal Nord in cerca del sapere astronomico, alcuni dotti spagnoli come Giovanni di Siviglia e italiani come Gherardo da Cremona, avrebbero potuto benissimo sentire la necessità di stendere un testo preparatorio di accesso ai concetti fondamentali dell'Almagesto. Esso poteva rendere possibile un primo livello di comprensione dell'astronomia di Tolomeo.»203

202 Al-Bitrūdjī Nūr al-Dīn Abū Ishak, astronomo arabo-ispano della seconda metà del XII secolo, nato a Siviglia. Il suo Liber de motibus coelorum (Kitāb fī l-hay'a) fu tradotto in latino da Michele Scoto nel 1217. La sua teoria astronomica puntava a screditare la dottrina tolemaica considerando che le sfere celesti ruotano intorno agli assi distinti che producono un movimento a spirale. Cfr. Vernet J. Enciclopédie de

l'Islam vol. 1, (1960) Brill Online, 2015. Reference. 15 December 2015 <http://www.paulyonline.brill.nl/entries/encyclopedie-de-l-islam/al-bitrudji-SIM_1462> pag.1288.

(39)

4.3 Gerardo come iniziatore di una nuova concezione

pedagogica.

Quanto detto fin'ora mostra che la figura di Gerardo fu una delle più importanti ed influenti del XII secolo e anche di tutto il Medioevo; la sua opera di traduzione ha spinto l'Europa intera a rivolgersi alla Spagna come fonte maggiore del sapere. In questo paragrafo però vorrei studiare la figura di Gerardo sotto un profilo storico-pedagogico. Come ho già detto nel terzo capitolo, parlando del XII secolo e delle teorie di Haskins riguardo questo periodo storico, esso è pieno di novità in ogni campo, ed ovviamente anche quello che riguarda l'educazione, leggiamo infatti nel saggio di Maria Paola Negri Lodrini:

« La costante interrelazione che ogni epoca storica si riscontra tra l'evolversi del pensiero filosofico-scientifico e il mutamento dei modelli pedagogico-educativi,registra nel XII secolo un interessante e parallelo procedere di cui Gerardo da Cremona può essere, a buon diritto, considerato figura significativa ed esemplare. »204

204 Negri Lodrini M.P., Gerardo da Cremona e il rinnovamento dei modelli educativi

del XII secolo in Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona Libreria del Convegno

(40)

Ora ritornando, ancora una volte al resoconto di Daniele da Morley di una lezione del magister artium Girardus Tholetanus, possiamo guardare a Gerardo, come ad una figura figura di interesse per ciò che riguarda la storia dell'educazione in Occidente. Quindi andiamo a chiederci propriamente, come si svolgevano le lezioni di Gerardo e perché possiamo parlare di lui come insegnante? Ricordiamo che Gerardo è vissuto una sorta di periodo di passaggio per quanto riguarda lo sviluppo pedagogico in Europa, infatti egli vive a ridosso della nascita delle università. Dobbiamo quindi concepire la figura gerardiana come una compresenza di più figure, il suo lavoro infatti non era solo quello di traduttore ma in base alla scelta delle opere da lui tradotte in latino, possiamo vedere un passaggio interessante, proprio per quanto riguarda le esigenze educative del suo tempo, accogliendo come necessarie quelle opere :

« (...) da lui giudicate maggiormente innovative (…) »205

È interessante notare come nel XII secolo, in campo educativo sono rilevabili dei mutamenti radicali che porranno le basi del sistema dell'istruzione europea. L'attività di Gerardo come magister artium può e 205 Pizzamiglio P., Gerardo da Cremona nella tradizione ammanuense e tipografica,

(41)

deve essere letta come una bipartizione tra insegnamento e ricerca. Le fonti sulle quali baseremo il discorso che andremo a sviluppare da questo momento sono da considerarsi il Memoriale gerardiano ed il pluricitato, nel corso dell'elaborato, resoconto di Daniele da Morley. Entrambi delusi dai loro insegnanti, Gerardo deluso, dagli italiani in quanto fermi nello studio sulle poche fonti allora disponibili sul diritto romano, ma interessato all'astronomia, si dirige a Toledo alla ormai nota ricerca dell'Almagesto; mentre Daniele, amareggiato dalla scarsa preparazione ricevuta durante la sua frequentazione delle scuole francesi, in particolare quelle di Parigi206 nelle quali vigeva l'assoluto abbattimento di quel

momento della lezione detto disputatio207. Mi pareva utile a questo punto

parlare della didattica ed i suoi strumenti al tempo di Gerardo. Gerardo visse come periodo storico filosofico quello della Scolastica, termine col quale solitamente viene racchiuso il movimento della filosofia cristiana propria dell'età medioevale. Il termine ci deriva dal greco scholastikos (colui educato in una scuola); tale indirizzo filosofico ha come propria peculiarità, il cercare di unire su di uno stesso piano speculativo la filosofia cristiana e la razionalità della filosofia greca antica. Tre sono le periodizzazioni che siamo soliti riconoscere alla Scolatica: 1) epoca pre-206 Cfr. Daniele da Morley in Le Goff J., Il genio del Medioevo, trad. italiana di

Giardini C., Milano, 1959

207 Momento di una lezione, che prenderà poi piede nelle università medievali,nelle quali si tenevano dispute accuratamente strutturate intorno a quesiti dilemmatici.. Cfr. Abbagnano N., Protagonisti e testi della filosofia. Vol.A, Tomo 2, Paravia Milano, 2006.

(42)

scolastica, che si pone indicativamente tra secc. VIII e IX, 2) Alta Scolastica periodo che dal X si estende sino al XII secolo, 3) Bassa Scolastica, si ha nel XIII secolo ed è riconosciuto come il periodo

dell'oro, dovuto anche alla diffusione del pensiero di Tommaso d'Acquino (Roccasecca 1225 – Fossanova 7 Marzo 1274); infine abbiamo la 4)

Tarda Scolastica. Gerardo si pone a cavallo tra l'Alta e la Bassa Scolastica208. Riguardo ai metodi di insegnamento gli scolastici,

tentarono di migliorare il metodo di indagine speculativa, formando una delle loro peculiarità didattiche riconosciuta come quaestio, momento successivo alla disputatio o disputa, in cui si commentavano e discutevano dei testi, citando B Geyer:

« […] la forma caratteristica in cui la Scolastica pensa ed espone ciò che pensa è la quaestio – che è per lui – il prodotto più caratteristico del pensiero medievale. »209

I dibattiti che ne nascevano, seguivano regole specifiche in modo rigoroso, riferendosi sempre alla logia aristotelica:

208 Riassumere in poche righe tutto lo sviluppo di questo interessante momento storico della filosofia è impresa impossibile, rimando dunque alla lettura di due testi esplicativi, dai quale io stesso mi sono ispirato per lo sviluppo di questa nota, Cfr. Quinto R., Scholastica. Storia di un concetto, Il Poligrafo, Padova 2001; Schönberg R., La scolastica medievale. Cenni per una definizione, Vita e pensiero, Milano,1997.

209 Geyer B., Der Begriff der Scholastischen Theologie, Schroder, Bonn, 1926, pag. 113

(43)

« La certezza della retta comprensione e di un accordo genuino con l'insieme si ottiene grazie ad una messa in questione di ogni singola affermazione in concorrenza con affermazioni alternative direttamente e formalmente contraddittorie (propositiones dubitabiles) e una soluzione di tali dilemmi attraverso una discussione basata sulle regole della dialettica. »210.

Tornando adesso a Gerardo è quindi più facile comprendere il suo progetto educativo, in consonanza ad un rinnovamento della didattica propio del XII secolo. Dal resoconto di Daniele di Morley si evince perciò la vicinanza di Gerardo ai metodi educativi scolastici, sopratutto per quanto riguarda la quaestio, momento della lezione in cui il nostro cronista vede in Gerardo la figura ideale dell'insegnate, a cui secondo lui i docenti europei si dovrebbero accostare e ispirare. Infatti, alla lettura del testo di astronomia raccontataci da Daniele, si nota come Gerardo per primo non sottovaluti la complessità di argomenti presenti nelle opere antiche di astrologia. È proprio per questo che riguardo all'Almagesto egli crea un percorso educativo appropriato ad uno studente che per la prima volta si avvicina a un testo così ricco ma comunque ben strutturato. 210 De Rijk, M., La philosophie au moyen âge, E.J.Brill, Leiden 1985, pag.98

(44)

In Gerardo convivono armoniosamente due professioni, in un certo senso distanti tra loro, quella di traduttore e quella di insegnante; è tramite esse che egli riesce ad imporsi come precursore di quei magister univeristari del XII secolo, in quanto l'esperienza didattica gerardiana, punta secondo Negri Lodrini ad abbandonare:

« (…) i canoni del discorso persuasivo della retorica classica – e che inoltre – miri ad un apprendimento consapevole e razionalmente giustificato delle tematiche proposte.»211

Viene quindi da domandarsi, si può affermare che l'intera opera gerardiana parta da un interesse di traduzione, puramente fine a sé stesso, e si trasformi poi in un vero e proprio programma di insegnamento? La risposta secondo la letteratura recente sull'argomento è senz'altro affermativa. Non a caso negli ultimi tempi la figura del magister artium medievale ha subito una piccola ma significativa trasformazione, negli studi di settore, proponendosi come un ruolo di prim'ordine nel progresso scientifico e quindi che uomini al pari di Gerardo o anche ispirati dalla sua missione, hanno posto come loro interesse speculativo la formazione, costituzione ed affermazione di un progetto educativo, finalizzato 211 Negri Lodrini M. P., Op. cit., pag.35

(45)

all'insegnamento. Non sono certo poche le indicazioni che ci vengono fornite, riguardo la tesi su di un « programma educativo gerardiano »; lo stesso catalogo redatto dai socii, si inserisce benissimo come ampliamento di quelli che sono gli studi classici del periodo vissuto da Gerardo, ovvero il Trivio ed il Quadrivio, in quanto le opere da lui tradotte, pur inserendosi in quei campi già conosciuti e studiati dagli Europei, si differenziano per l'evidente matrice araba che questi testi possiedono intrinsecamente. In secondo luogo è da sottolineare l'importanza che il « programma gerardiano » ha avuto anche riguardo nella circolazione delle opere filosofiche e scientifiche greche e arabe in Europa, grazie alle figure dei clerici vagantes212, essenziali e consapevoli

mediatori culturali, che aiutarono il mondo latino a ricevere il nuovo e fondamentale patrimonio per lo sviluppo della filosofia successiva, derivato dalle nozioni delle conoscenze greche ma sopratutto arabe. Come non annoverare tra di loro proprio Daniele di Morley, il quale scrive:

« (…) avendomi poi alcuni amici richiamato ed invitato a tornare in Spagna, sono rientrato in Inghilterra con una

212 Figure di cui parla anche Marie Thérèse d'Alverny che scrive questo, nella sua opera Translations and translators: « Gli agenti di trasmissione furono frequentemente, gli studiosi vaganti, loro stessi traduttori, o comunque occasionalmente o permanentemente in conttto con i traduttori.» Cfr. D'Alverny M.T., Translations and Translators in (a cura di) Alverny M. T. d', La transmission

des textes philosophiques et scientifiques au Moyen Age, Ashgate Publishing

Limited, Galliard (printers) Ltd, Great Yarmouth, Norfolk, Great Britain, 1994. p.457.

(46)

preziosa quantità di libri.»213

Riferimenti

Documenti correlati

Nothing seems to me more fatal, for this art, than an idea that whatever we share with children is, in the privative sense, ‘childish’ and that whatever is childish is

They measure a number of potential areas of risk, including the existence and effectiveness of the implementation of regulatory safeguards for freedom of expression and the right

Come vedremo anche nei casi studio della presente tesi di ricerca, tecniche differenti vengono impiegate per documentare uno stesso contesto, diversificando gli strumenti

Invece ci sono state esagerazioni acritiche, come addirittura il calcolo in colonna in basi diverse, che alcuni, come la Maricchiòlo, sono giunti a

L’opera è considerata dagli studiosi una delle più importanti fonti per la conoscenza dell’eresia catara.. All’interno del trattato sono inoltre presenti tre trattazioni a

What is also required is that Turkey try to establish an effective administrative, legal and financial infrastructure to be in a position to control irregular migration and

Not only did the youth remain politically active, but many Syrian and Egyptian Christian figures played an important political role after 2011. In Egypt, Coptic figures

Guarda con attenzione l’immagine che segue e cerca di copiarla a mano libera nella maniera più precisa possibile!. Stai bene attento alle dimensioni, alle proporzioni e ai