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2 BARRIERE E CONTROLLI: IL VIAGGIO VERSO IL “SOGNO AMERICANO”

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2 BARRIERE E CONTROLLI: IL VIAGGIO VERSO IL

“SOGNO AMERICANO”

2.1 Storia e storie del "muro della vergogna"

Il tracciato definitivo della frontiera tra Messico e Stati Uniti ha preso forma/si è delineato con l’invasione da parte degli Stati Uniti nei territori Nord del Messico dal 1846 al 1848, togliendogli il controllo di quelli che oggi sono Texas, New Mexico, Arizona, Colorado e California. La battaglia

terminò con l’obbligo per il Messico di firmare il trattato di Guadalupe Hidalgo1

impostogli dagli Stati Uniti. Gli statunitensi hanno obbligato i messicani a modificare i loro possedimenti di oltre cento miglia, spostando il confine dal río Nueces al río Grande. Oltre centomila cittadini messicani sono diventati vittime di un Paese che ha rubato territori alla loro nazione, fomentando un clima di discriminazione verso quest’ultimi e privandoli perciò della loro cultura.

Molti di loro rimasero nei territori occupati e protestarono, altri decisero di vendere le loro proprietà e andare a vivere in Messico.

L’avanzata dell’imperialismo statunitense e di un’economia neoliberista in seguito ha assunto un ruolo principale in entrambe le società, causando l’avvio di un fenomeno conosciuto dai messicani come la crisi, che ha dato avvio ai flussi migratori verso gli Stati Uniti.

Tali flussi, secondo alcuni politici, possono essere fermati solamente con la costruzione di un muro al confine con il Messico, dando così la dimostrazione ai cittadini statunitensi contrari all’immigrazione nel Paese che i politici stanno effettivamente mettendo in pratica le promesse elettorali.

1 Trattato firmato nel corso della conferenza di pace che pose fine alla guerra fra Messico e Stati Uniti, tenutasi nella

città di G.H. (Messico centrale) nel febbr. 1848. Il trattato assegnò a questi ultimi la California settentrionale e il Nuovo Messico (attuali California, Arizona, Nevada e Utah, nonché parte di Colorado, Nuovo Messico e Wyoming) e fissò il Rio Grande come confine fra Texas e Messico in cambio di 15 milioni di dollari per i danni di guerra. (fonte: Treccani.it)

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Tramite il muro si rafforza la teoria della “fortezza America”. Secondo Peter Andreas, il consistente numero di poliziotti dispiegati lungo il confine con la frontiera in questi ultimi anni si spiega più con il desiderio di dare nuovo lustro all’immagine della frontiera e di riaffermare simbolicamente

l’autorità statale sul territorio, che con la volontà di scoraggiare gli attraversamenti clandestini2

. Il muro rappresenta l’accumulazione di violenza e di frustrazione di una amministrazione che ha paura dell’ “altro”.

La paura scompare nel momento in cui si aprono le frontiere per lasciar passare la manodopera con l’obiettivo di aumentare i guadagni per l’economia statunitense, aiutati dai bassi costi chiesti dalla manodopera messicana.

La costruzione del muro, che ha assunto il nome di Mexican wall negli Stati Uniti, mentre in Messico è conosciuto come il Muro de la Vergüenza, inizialmente era prevista di 65 chilometri di lunghezza, e fu una delle conseguenze di tre progetti locali negli Stati Uniti anti–immigrati: il progetto Gatekeeper in California, il progetto Hold-the-Line in Texas ed il progetto Safeguard in Arizona. Un’ulteriore operazione fu la Operación Río Grande a MacCallen, Texas, nel 1997. È stato inoltre previsto un ulteriore aumento delle forze di difesa e di controllo situate al confine, che ha causato un incremento delle spese per la difesa.

Una delle precedenti operazioni dell’amministrazione americana è stata l’operazione Wetback nel 1954 dell’amministrazione Eisenhower, che ha previsto la deportazione di centinaia di messicani e il rafforzamento dei Border Patrol per un maggior ordine lungo il confine.

Queste sono alcune delle operazioni iniziali svolte lungo il confine statunitense con l’obbiettivo di riprendersi presto il controllo della frontiera. Secondo le dichiarazioni del responsabile della zona frontaliera di San Diego in un’intervista: “Operation Gatekeeper was a “demostration project”, per

2R. Poulin, Prostitution La mondialisation incarnée, Centre Tricontinental, Louvain-la-Neuve et Édistions Syllepse,

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dimostrare come lo spiegamento delle forze armate può funzionare in qualsiasi punto della

frontiera3. Inoltre, secondo le dichiarazioni di un agente: si stava letteralmente “taking back the

border, piece by piece”4

.

I progetti prevedevano un posizionamento delle Border Patrols lungo i confini degli Stati, dando visibilità e attuazione alla difesa del Paese e, in questo modo, persuadere i cittadini statunitensi che si stesse mettendo in pratica una politica di difesa della nazione. Tuttavia contemporaneamente, non furono chiusi gli ingressi completamente, e si continuò a usufruire della manodopera a basso costo proveniente dai Paesi vicini.

In seguito, nel 2006, fu l’amministrazione George W. Bush a continuare l’attuazione della “politica del muro” come unica via per la difesa della nazione. La Risoluzione 6061, denominata Secure border initiative5, propose la costruzione di oltre mille chilometri di muro, che si sarebbero aggiunti ai chilometri già presenti e avrebbe coperto le zone urbane tra Tecate e Caléxico in California, Columbus nel New México, El Paso e Laredo Brownsville in Texas.

L’amministrazione statunitense ha deciso costruire il muro nelle zone di maggior afflusso dei migranti con l’obiettivo di far diminuire l’emigrazione clandestina negli Stati Uniti.

Secondo Carlos Tello Diaz, in un articolo del 2006 del Proceso, settimanale messicano, la costruzione del muro dopo dieci anni di esistenza, non ha portato all’amministrazione statunitense i risultati sperati: l’immigrazione non è diminuita e l’ostacolo ha solamente obbligato i migranti a intraprendere strade più pericolose per il raggiungimento della meta desiderata, ad esempio

attraversando il deserto dell’Arizona6

. Tale attraversamento può richiedere almeno tre giorni di cammino, durante i quali i migranti spesso non hanno a disposizione l’acqua necessaria per evitare la disidratazione dovuta alle alte temperature del deserto.

3 A. Peter, Border Games: Policing the U.S.-Mexico Divide. Ithaca, New York: Cornell University Press, 2000 p. 112. 4 Ibidem. : “Recuperando la frontiera, pezzo dopo pezzo”. (traduzione mia).

6La frontera del caos. La Redacción Proceso.com.mx, 22/01/2006

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L’inefficienza del muro per fermare la migrazione negli Stati Uniti è stata dimostrata inoltre dalla Encuesta de Migración en la Frontera Norte (EMIF Norte), che ha analizzato il flusso migratorio proveniente dal Sud verso gli Stati Uniti, riportando un aumento da 405.800 migranti nel 2001 a

841.000 nel 20077.

Caléxico, ad esempio, è uno dei punti più pericolosi, oltre al deserto dell’Arizona, per i migranti che attraversano la frontiera: i migranti sono obbligati ad attraversare il fiume New River, uno dei flussi d’acqua più inquinati di tutto il Paese a causa degli scarichi di molte industrie e aziende agricole e gli alti livelli di elementi patogeni possono causare malattie gravi come tifo, epatite o colera. Un altro fiume che spesso i migranti devono attraversare è il Rio Bravo: lungo oltre mille chilometri, divide le città di Nuevo Laredo in Messico e la sua gemella statunitense Laredo. Molti migranti non possono permettersi di attraversare questo fiume con l’assistenze di un pollero che conosce le zone adibite per l’attraversamento in maniera sicura e corrono il rischio di attraversare il fiume da soli; molto spesso perdono la vita trascinati dalla corrente.

L’amministrazione Obama ha proseguito la militarizzazione della frontiera aumentando il personale adibito al suo controllo, infatti nel 2010 oltre mille uomini appartenenti al corpo della Guardia

Nazionale sono stati incaricati di collaborare con le forze dell’ordine già presenti alla frontiera8

.

Il muro in alcuni punti del confine, ad esempio a Tijuana San Diego (Fig. 8), è un muro di cemento; in altri punti, ad esempio sulla costa Pacifica, è una barriera costruita in legno (Fig. 9). Tale barriera deve essere costantemente controllata e sostituita a causa dei danni causati dall’acqua salata. I mille chilometri finora costruiti tuttavia rappresentano solo un terzo del progetto di difesa del Paese dallo Stato confinante, il cui confine è di 3,140 chilometri.

7 Migrantes, Desplazados, Braceros y Deportados, Experiencias migratorias y prácticas políticas, María D. P. Pombo,

Tijuana El Colef, UACJ e UAM Xochimilco, México, 2012 p. 16.

8 L. Stephen, Murallas y Fronteras: El desplazamiento de la relación entre Estados Unidos – México y las

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Fig. 8 Il muro tra Tijuana e San Diego Fig.9 Il muro sulla Costa, Oceano Pacifico

Quotidianamente, nella zona circostante il muro avvengono violazioni dei diritti umani e atti di repressione nei confronti dei migranti. Secondo uno studio promosso dall’American Civil Liberties Union, los Condados Imperiales e la Comisión Nacional de los Derechos Humanos de México (CNDH), dal 1994 al 2010 oltre 5,600 migranti sono morti durante il viaggio verso gli Stati Uniti. La cifra indica le morti registrate tramite i canali ufficiali, la quantità perciò potrebbe essere superiore considerando le persone scomparse.

La costruzione del muro ha contribuito alla nascita, nelle zone di frontiera come Tijuana, di un ambiente sociale caratterizzato dalla paura nella quotidianità della vita urbana messicana. L’accettazione da parte del governo federale messicano della costruzione del muro, con la speranza di ottenimento della cittadinanza per tutti i connazionali messicani presenti sul suolo statunitense, ha dimostrato la debolezza del presidente Fox nella politica nazionale, dimostrando ai cittadini messicani l’incapacità di fornire loro una sicurezza.

Il muro divide due realtà: una parte rappresenta la zona destinata alle classi medio alte, dotata di servizi finanziari e commerciali, e costituisce zone competitive nel mercato; la seconda invece è destinata alla classe popolare, ed è rappresentata da zone urbane con pochi servizi o totalmente assenti: si tratta di zone caratterizzate dalla piccola imprenditoria non in grado di competere con le multinazionali.

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Inizia tuttavia a esserci un’ unica cultura rappresentata dagli stati del Sud degli Stati Uniti e gli stati del Nord del Messico: si sono creati dei poli urbani che accolgono un’importante quantità di messicani dall’altro lato della frontiera, creando le cosiddette twin cities, che fungono da zone di accoglienza per i nuovi migranti e interagiscono con le aree metropolitane degli Stati Uniti.

La nascita di poli urbani ispanici ha aumentato l’ispanizzazione del Sud degli Stati Uniti negli

ambiti linguistico e culturale. Secondo Foucher9: “Asistimos en realidad, a la formación de una

“América anglo-latino” que proviene de una intersección tan dinámica como crítica”10

.

Secondo Riding11, alla frontiera i messicani e gli statunitensi hanno imparato a convivere, a

riconoscere i problemi locali come problemi compatibili tra le due comunità e a cogliere

l’interferenza di Città del Messico e Washington nella loro interdipendenza naturale12

. La zona frontaliera tra i due Paesi è conosciuta come la línea.

Raul Fernandez descrisse la zona come “Regione Frontaliera”: un’entità separata che si estende a Nord e a Sud del confine internazionale, e considera unica quest’area per la territorialità più vasta rispetto al semplice confine, per l’eterogenità e la diversità, considerando i suoi aspetti economici, linguistici e culturali13.

Secondo Lorey la regione frontaliera può essere definita secondo due differenti punti di vista: “La región fronteriza puede ser definida de dos maneras básicas. Desde el punto de vista mexicano es el área de la frontera española y mexicana más al norte donde europeos y mexicanos de etnicidad mezclada se encontraron y establecieron entre indígenas americanos, una región que abarca desde el Golfo de México hasta el Océano Pacífico. […] Con mucha justicia la región es llamada algunas

9

Michel Foucher (1946), geografo e diplomatico, insegna all'Ecole normale supérieure di Parigi e coordina la formazione all'Institut des Hautes Etudes de Défense Nationale. Ha svolto ricerche sulle dinamiche frontaliere e sull'impatto territoriale dei mutamenti geopolitici.

10

M Foucher, Front et Frontières. Un tour du monde geopolitique, Fayard, París, 1988, Estudios Fronterizos vol. III,

núm. 5, COLEF, México, 2002 p.36, cit. Trad. It. “Assistiamo in realtà, alla formazione di un’America anglo-latina che

proviene da un’intersezione tanto dinamica quanto critica.”

11 Giornalista britannico. 12

Ivi p.37 cit. A. Riding, Vecinos Distantes, Mexico D.F. 1985.

13 Ivi p.20 cit. A. R. Fernandez, La Frontera Mexico Estados Unidos: Un estudio socioeconomico , Eitorial Terra

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veces MexAmérica. El apodo es atractivo porque es acertado: la r egión fronteriza es quizá mejor definida en términos generales como el área –económica, social, y cultural- donde México y los

Estados Unidos se han traslapado e interactuado durante los últimos 150 años.”14

La separazione dei due Paesi con una barriera ha posto in rilievo la moltitudine di persone che quotidianamente interagiscono tra di loro: non sono presenti solamente guardiani e forze dell’ordine, ma anche persone che vogliono attraversare la frontiera e andare oltre il muro: ognuno di loro porta una propria storia personale, una propria cultura. Inizia così a esserci una quantità considerevole di scambi commerciali, di traffici legali ma soprattutto relazioni umane.

Secondo Foucher, la parte più conservatrice della società statunitense riconosce che il muro ha lo scopo di dividere il proprio Paese da zone territoriali in cui regnano attività illecite come prostituzione, gioco d’azzardo e spaccio di droga e alcool. La separazione delle due realtà alimenta le differenze e causa la nascita di povertà nelle zone economicamente meno sviluppate. Un aumento della povertà molto spesso può avere come conseguenza un aumento della violenza.

La costruzione del muro ha portato alla separazione di alcune città gemelle: una appartenente al Messico e una appartenente agli Stati Uniti, come sono i casi di Matamoros e Brownsville nel Golfo del Messico, di Tijuana e San Diego nella costa pacifica e di Ciudad Juarez ed El Paso. Le ultime due sono tra le città messicane più problematiche riguardo l’abuso e la violenza nei confronti dei migranti.

Tijuana, ad esempio, è una città messicana che da anni è la meta prediletta per molti statunitensi che cercano relax e distrazioni. Grazie agli introiti derivanti dal gioco d’azzardo e dalla prostituzione,

14 J. M. Sandoval Palacios, México: país-frontera. La nueva frontera geopolítica regional de américa del Norte, ,

Coordinador General del Seminario Permanente de Estudios Chicanos y de Fronteras, DEAS-INAH, México, p. 4, cit. Lorey, David E., The U.S.-Mexican Border in the Twentieth Century. SR Books, A Scholarly Resources Inc. Imprint; Wilmington, Delaware, U.S.A. 1999. “La regione frontaliera può essere definita in due maniere basiche. Dal punto di vista messicano è l’area della frontiera spagnola e messicana più a nord dove europei e messicani di etnia mescolata si incontrarono e stabilirono tra gli indigeni americani, una regione che comprende dal Golfo del Messico fino all’Oceano Pacifico. […] Con molta giustizia la regione è chiamata alcune volte MexAmerica. Il soprannome è affascinante perché è opportuno: la regione frontaliera è forse meglio definita come l’aerea-economica, sociale e culturale – dove Messico e gli Stati Uniti si sono sovrapposti e hanno interagito durante gli ultimi 150 anni” (traduzione mia)..

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Tijuana è cresciuta e si è sviluppata dipendendo dalle vicissitudini nordamericane e dalla sua politica moralista; nel momento in cui gli Stati Uniti ne sono usciti, con l’espansione ad esempio di Las Vegas e la chiusura del casino di Agua Caliente, molti locali a Tijuana hanno iniziato a chiudere, anche a causa della diminuzione dei clienti.

Città come Tijuana e Ciudad Juarez inoltre possiedono in modo diffuso il fenomeno della prostituzione minorile, spesso a guadagno dei cittadini statunitensi. La maggior parte sono adolescenti che “emigrano” nelle cittadine oltrefrontiera a causa delle leggi restrittive statunitesi (divieto di entrata e consumo di alcolici non prima dei 21 anni): molte ragazze provenienti da stati del Sud del Messico iniziano il loro viaggio per andare a lavorare nelle maquiladoras, ma una volta giunti in queste cittadine, date le paghe più alte, decidono di fermarsi e di non proseguire il viaggio per iniziare a lavorare nell’ambiente della prostituzione e nei centri di massaggi.

Da segnalare che esistono due tipi di prostituzione: le ragazze che vengono obbligate a prostituirsi sono denominate cautivas (prigioniere) e poi ci sono le libres (libere). La differenza è che le prime lavorano in locali registrati e sottoposti a controlli. Esiste una terza categoria, quella delle semicautives (semi prigioniere), che sono obbligate a ballare nei locali dei padroni, ma il prostituirsi è a discrezione loro.

Esiste anche una prostituzione maschile, e i ragazzi che la praticano sono conosciuti in Messico come chirujos: al contrario di molte ragazze non sono prigionieri e obbigati a prostituirsi e inoltre spetta loro una parte dei guadagni, a differenza delle ragazze, a cui non spetta nulla. La prostituzione di ambosessi è principalmente controllata da reti criminali legati a trafficanti.

Oltre la prostituzione, un altro fenomeno diffuso nelle zone di frontiera è lo sfruttamento dei minori: un fenomeno ampio a causa della poca presenza di scuole nelle zone popolari oppure a causa dell’assenza delle madri, obbligate, per poter mantenere i figli, a cercare lavoro nelle maquiladoras.

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In questo modo i bambini vengono lasciati soli e conseguentemente vengono reclutati spesso per spacciare droga. Molti di questi bambini scompaiono o sono vittime della tratta di esseri umani.

Quotidianamente, come spiega la direttrice di un centro per emigranti minorenni, vengono accolti dal suo istituto una media di tre adolescenti compresi tra i 12 e 17 anni. Nel 2000 il centro di accoglienza in questione ha accolto oltre 3.000 minorenni.

Secondo l’inchiesta nazionale sulla discriminazione (Encuesta Nacional sobre Discriminación, (Fig.10) del 2010 del Consejo NAcional para PREvenir la Discriminación (CONAPRED) le principali problematiche riscontrate dai giovani sono l’assenza di opportunità lavorative, l’insicurezza e la violenza nelle città, seguono poi l’assenza di istituti per l’educazione e l’appoggio scolare; infine sono state riscontrate problematiche riguardo l’appoggio dei genitori, la povertà e le discriminazioni.

Figura 10: Cause della violenza minorile in Messico.

Fonte: Consejo Nacional para Prevenir la Discriminación (Conapred), Messico.

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Infine nelle città di frontiera, ma non solo, sono ormai frequenti le vittime, in molti casi di giovani ragazzi, di conflitti tra i diversi cartelli di narcotrafficanti: uno degli episodi che ha avuto risalto negli ultimi anni è avvenuto a Juárez: una quindicina di ragazzi sono stati assassinati per confltti tra gang rivali, secondo le dichiarazioni15 dell’allora presidente Felipe Calderón.

2.2. Il “doppio controllo” delle immigrazioni.

L’escalation dell’immigrazione e del narcotraffico sono alcuni dei fattori che hanno spinto alla

militarizzazione avvenuta negli anni Settanta, proseguita poi negli anni Novanta

contemporaneamente all’accordo sul libero commercio tra i due Paesi. Infine gli attacchi terroristici del 2001 hanno confermato la volontà dell’amministrazione americana di proseguire la politica di chiusura e militarizzazione della frontiera.

Il doppio controllo della frontiera Nord ha inizio negli anni Venti, durante l’era del proibizionismo, in cui si sviluppò il commercio clandestino dal Messico verso gli Stati Uniti: questo portò alla creazione e al controllo, a Sud della frontiera, da parte di bande criminali i cui metodi sono stati e continuano a essere attualmente l’uso della violenza. Queste bande criminali hanno inizialmente

15

El Fracaso De Una Guerra Brutal, Alma Guillermoprieto , 10/04/2011

http://nuestraaparenterendicion.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=196:el-fracaso-de-una-guerra-brutal&Itemid=10

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trafficato nel mercato degli alcolici, per poi assumere un ruolo rilevante nel mercato della droga e nel traffico di essere umani; un secondo protagonista, questa volta a Nord della frontiera, è il corpo delle Border Patrols i cui obiettivi principali sono il controllo e la difesa della frontiera.

Una delle grandi operazioni che avvenne in seguito agli eventi di crisi in Centro America nel 1989, fu quando arrivarono negli Stati Uniti migliaia di rifugiati dal Centro America, e gli Stati Uniti, per gestire il flusso migratorio, diedero avvio al Southern Border Enhancement Plan che prevedeva:

1) il detenimento delle presenze clandestine tramite un aumento delle Border Patrols;

2) un aumento delle locazioni per il detenimento;

3) un aumento dei funzionari autorizzati al controllo delle richieste di asilo politico;

4) di incrementare le azioni legislative per scoprire l’origine dei flussi migratori.

L’aumento del controllo frontaliero è dovuto inoltre alla crescita nel corso degli anni dei casi in cui sono coinvolti trafficanti: San Diego è la contea che ha registrato il maggior numero di casi di traffico di migranti negli Stati Uniti. Nel 1993 si sono registrati 33 casi, e sono arrivati a 233 nel 1996.16

Il Messico per gli Stati Uniti è definibile come uno “stato cuscinetto” per i flussi migratori intenzionati ad entrare negli Stati Uniti, e per questo motivo nel 2002 hanno creato, per la difesa del territorio nazionale, il Northcom, conosciuto come Comando Norte in Messico.

La creazione del Northcom appartiene a un progetto statunitense di cooperazione transnazionale tra Stati Uniti, Messico e Canada, e per quanto riguarda la cooperazione tra Stati Uniti e Messico, il progetto assume il nome di Southcom. Tra i diversi compiti affidati a questo nuovo organo istituzionale rientrano il controllo delle frontiere e lo spiegamento di truppe frontaliere, qualora risulti necessario.

16 Annual Report of the Office of the United States Attorney, Southern District of California Department of Justice,

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Il presidente messicano Vicente Fox ha sempre negato l’avvio del dialogo con l’amministrazione statunitense riguardo l’avvio dei negoziati per far parte di questo progetto militare, allo stesso tempo funzionari del Pentagono statunitense hanno confermato un dialogo con gli omologhi funzionari messicani.

Sono diverse le convenzioni stipulate tra Messico e Stati Uniti (e Canada) che prevedono operazioni congiunte da tutti i Paesi coinvolti per il controllo della frontiera. Un primo programma tra i due Paesi è stato denominato frontera inteligente: la condivisione di tecnologia e database tra i due Paesi. L’obiettivo è, oltre alla difesa dal terrorismo e alla fine del narcotraffico, il controllo sull’immigrazione clandestina per individuare coloro che potrebbero rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti e gestire l’emigrazione delle persone autorizzate ad entrare nel Paese.

L’accordo è stato poi concretizzato dal presidente statunitense George W. Bush e il presidente messicano Vicente Fox nel 2002.

In seguito alla firma a Monterrey, sia Messico che Stati Uniti adottarono due ulteriori programmi per la difesa della frontiera: l’ U.S.-Mexico Action Plan for Cooperation and Border Safety e il Memorandum of Understanding on the Safe, Orderly, Dignified and Humane Repatriation of Mexican Nationals per il rimpatrio dei migranti alle loro comunità d’origine.

Nel 2005 è stata firmata la Alianza para la Seguridad y Prosperidad de América del Norte (ASPAN) a Waco (Texas), la quale, in ambito migratorio, ha previsto l’unificazione dei criteri per la difesa dell’America del Nord da presunte minacce esterne, sviluppando e migliorando le strategie per il controllo del trasporto marittimo e aereo, e una più facile mobilità dei lavoratori nella regione. Il Paese che trae maggiore guadagno sono gli Stati Uniti, poiché posseggono la migliore tecnologia, e grazie all’accordo stabilito possono accedere ai dati di tutti i Paesi firmatari dell’accordo.

In seguito nella legislazione statunitense furono applicate nuove norme nei confronti dei migranti, come il sistema per la registrazione delle impronte digitali e il riconoscimento fotografico; sistema

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che negli ultimi anni ha però previsto l’esclusione dei messicani, per permettere il proseguo del commercio frontaliero.

Con gli accordi tra Messico e Stati Uniti la frontiera Sud è diventata una frontiera geopolitica controllata dal Messico e indirettamente dagli Stati Uniti, ai quali il Messico ha ceduto una parte della sovranità statale.

La militarizzazione della frontiera Sud ha inizio con l’amministrazione Fox nel 2001, quando viene dato avvio al Plan Sur o Plan de la Zona Sureña. Il programma prevedeva il posizionamento di militari, polizia e membri dell’Armada la vigilancia al confine con Guatemala e Belice, per ridurre i flussi migratori provenienti dai diversi Paesi Centro Americani.

Oltre che da un controllo istituzionale, sebbene sia presente un alto tasso di corruzione, la frontiera Sud è controllata inoltre da bande criminali Centro Americane: ad esempio dalle maras salvadoregne che controllano il flusso migratorio attuando un comportamento di violenza e imponendo ai migranti delle quote per il proseguo del viaggio, usufruendo della Bestia. Le maras nascono alla fine degli anni Ottanta in California, a Los Angeles, da esiliati salvadoregni che una volta rientrati nel loro Paese hanno dato avvio a tale fenomeno. Vi fanno parte, oltre agli esiliati politici, anche migliaia di orfani a seguito della guerra civile e ragazzi dei quartieri a rischio, che non trovando assistenza dallo Stato si affidano alle maras.

Una delle maras più conosciute è la Mara 18, la cui caratteristica è una serie di lacrime nere tatuate sulla faccia: ogni lacrima tatuata corrisponde al compimento di un omicidio e i giovani che entrano a fare parte di questa gang, i cosidetti pandilleros, diventano devoti alla mara e si affidano totalmente a suoi componenti. Una gang rivale a questa è la Mara Salvatrucha o Mara S13.

Molti degli omicidi che avvengono en El Salvador sono dovuti agli scontri tra le gang rivali, diventando così uno dei motivi che spinge molti salvadoregni ad emigrare oltre confine.

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2.2.1 Forme istituzionali del controllo della frontera Norte

Lungo la frontiera Messico – Stati Uniti sono presenti check point il cui compito è il controllo delle persone che oltrepassano la frontiera, oltre al controllo approfondito dei loro mezzi di trasporto. Questa zona, definita da Mike Davis come il "terzo confine”, presidia le principali autostrade interstatatli. Gli scopi principali sono il controllo della frontiera per evitare che i coyotes possano portare oltreconfine i migranti e fermare i migranti che provano ad attraversare il confine in maniera indipendente; un secondo scopo è dimostrare che Washington sta realmente difendendo la nazione da “eventuali soggetti pericolosi”.

Il posizionamento di questi check point per i migranti si è rivelato un ulteriore pericolo per la propria vita in quanto sono abbandonati, alcune miglia prima, dai coyotes, e devono attraversare l’autostrada da soli per raggiungerli dall’altro lato e proseguire il viaggio; questo può essere pericoloso, poiché le autostrade sin dalle prime ore del mattino sono trafficate, e per di più sono formate da una decina di corsie: molto spesso muoiono migranti investiti da camionisti.

L’agenzia di trasporti dello Stato della California, la Caltrans, in seguito dei numerosi episodi ha inaugurato la prima zona di incidenti pedonali esistente al mondo e posizionato cartelli indicanti

famiglie in fuga lungo le corsie.17

La militarizzazione della frontiera ha portato a due importanti conseguenze: la prima è stata l’ulteriore posizionamento di militari lungo il confine, dovuto anche alla guerra contro la droga e alla difesa degli affari interni del Paese; la seconda è stata il riassemblaggio tattico delle Border Patrols che hanno dovuto cooperare con i militari.

La responsabilità per il controllo dell’immigrazione negli Stati Uniti è compito dell'Immigration and Custom Enforcement (ICE).

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Inizialmente il controllo della migrazione è stato compito del Dipartimento del Lavoro (Department of Labor), in quanto i flussi migratori sono stati dapprima una conseguenza della richiesta di manodopera; con l’inizio della crisi economica la questione migratoria è diventata per il legislatore equiparabile ad un crimine, passando perciò sotto la giurisdizione del Dipartimento di Giustizia (Department of Justice). Inoltre dal 2003 i flussi migratori sono diventati per il governo federale una questione di difesa nazionale, e questo è dimostrato dalla scelta di affidare il controllo a un ente che fa riferimento al Dipartimento per la Difesa Nazionale (Department of Homeland Security, DHS) e non più al Dipartimento di Giustizia come era stato fino al 2003.

L’esecuzione del controllo della frontiera è affidato alle Borders Patrols, un'agenzia federale creata nel 1924: successivamente all’approvazione del National Origins Act il congresso approvò il finanziamento per la creazione di un pattuglia frontaliera i cui compiti sono il controllo e la difesa della confini degli Stati Uniti per ottenere la riduzione delle entrate illegali nel Paese. L’iniziale formazione di questo corpo di difesa della frontiera è stata affidata a ex cowboys o proprietari

terrieri al loro primo incarico; molte di queste persone si sono rivelate associate al Ku Klux Klan.18

L’operazione di vigilanza della frontiera iniziata nel 1924 si estese negli altri stati del Paese, registrando negli anni Quaranta e Cinquanta un aumento delle segnalazioni e delle deportazioni di cittadini messicani da parte delle Border Patrols. Si stima che dal 1994 le azioni intraprese per la militarizzazione della frontiera a difesa del Paese è costato agli Stati Uniti oltre trenta milioni di dollari. Nel 2006 il presidente Bush ha inviato oltre 6000 persone appartenenti alla Guardia

18 Nome di due associazioni segrete politiche degli U.S.A., Il primo K. sorse nel Sud dopo la guerra civile, in

opposizione al Congresso. Fondato nel 1866 a Pulaski (Tennessee) dal generale N.B. Forest, esercitò notevole forza di attrazione sul popolo. L’attività svolta, con la violenza e mezzi illegali, tra il 1868 e il 1870 portò a una resistenza antinordista e al rovesciamento dei governi basati sul suffragio degli afroamericani. Il secondo, fondato nel 1915 da W.J. Simmons ad Atlanta (Georgia), si ispirò al primo: nazionalista e razzista nei confronti di afroamericani, cattolici ed Ebrei, si sovrappose allo Stato nell’esplicazione di una pretesa difesa giurisdizionale. Nel 1922 causò sanguinose violenze; nel 1926 influenzò fortemente le elezioni politiche; cominciò a declinare nel 1928, quando gli episodi di violenza e di corruzione portarono a defezioni e processi. La sua attività criminosa riemerse negli anni 1960, dopo i provvedimenti contro la discriminazione razziale adottati dall’amministrazione Kennedy. (Fonte:Treccani.it)

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Nazionale19 a collaborare con le Border Patrols: una scelta criticata sia per i costi economici sia per le possibili conseguenze che avrebbero avuto nei confronti dei migranti, obbligandoli a intrapredere pericolosi per la propria vita.

Le Border Patrols hanno diviso la frontiera in nove settori differenti. Il settore con il maggior numero di guardie è quello di Tucson e in sei settori su nove è presente il muro.

Dal 1992 al 2012 il numero di agenti Border Patrol lungo la frontiera è aumentato notevolmente. Con il progetto Jump Star il numero di Border Patrols passò da 14,000 a 18,000. La totale rappresentanza anglofona nelle Border Patrols ha riprodotto per anni la classe dominante nella società statunitense, con rare eccezioni di agenti ispanici negli ultimi anni.

Fig. 11: Assunzioni Border Patrol 1992-2012.

19

La National Guard of the United States o Guardia Nazionale degli Stati Uniti d'America è una forza militare di riservisti composta di membri della National Guard militia degli Stati Uniti d'America o di unità militari che l'ordinamento federale statunitense riconosce in servizio attivo o inattivo per la nazione

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Fonte: United

States Border Patrol, elaborato dall'Observatorio de Legislación y Politica Migratoria.

Per dimostrare il successo delle politiche poste in atto contro la migrazione clandestina furono mostrate le cifre riguardanti gli arresti negli anni Novanta, si stima infatti che c’è stata una media di

oltre novecentomila arresti all’anno20; queste cifre andrebbero però calcolate sulla quantità dei

migranti non intercettati, i cui dati non sono reperibili e rendono gli arresti registrati non utili alla dimostrazione.

L’aumento delle operazioni per scovare ed espellere dal Paese immigrati sospettati di essere privi di documenti hanno fatto sì che si creassero delle quote minime di arresti da rispettare.

Come ha dichiarato nel 2009 al Los Angeles Times un ex agente delle Border Patrols, T. Plattel, in California gli agenti, per rispettare le suddette quote, andavano a perlustrare ovunque, dalle fermate degli autobus agli ospedali; Plattel è stato licenziato perché non ha rispettato la quota di otto arresti

quotidiani secondo la sua dichiarazione.21

20H. Gordon Illegal Migration from Mexico to the United States, Journal of Economic Literature, vol. XXXXIV, n.4,

2006 p. 886. in V. Abalzati, Barriera impenetrabile e membrana permeabile: La costruzione di un confine tra Messico

e Stati Uniti, Chronica Mundi, vol. V, Roma, 2012 p. 19

21 D. Kelly,Fired Border Patrol agent alleges quota pressure in Inland Empire, Los Angeles Times, Los Angeles,6/02/

(18)

Nel corso degli anni ci sono state da parte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani denunce nel comportamento attuato dalle Border Patrols nei confronti dei migranti: denunce riguardo a danni fisici oltre che psicologici, causati da violenza verbale. I crimini in questione non sono stati quasi mai giudicati, poiché vige tra gli agenti una sorta di “codice del silenzio”, il quale

ha permesso che le brutalità a discapito dei migranti continuassero. Un esempio22 è un episodio

avvenuto nel 2004, quando le Border Patrols hanno lanciato pietre contro i migranti che attraversavano il Rio Bravo costringendoli a tornare indietro nel fiume; alla fine dell’episodio, a causa della forte corrente del fiume, tre di essi sono morti, una era una giovane adolescente.

Un ulteriore critica formulata nei confronti delle Border Patrols è l’uso eccessivo della forza delle armi da fuoco utilizzate contro i migranti: le armi da fuoco in concessione sono dotate di proiettili a “punta vuota”, la quale al momento dell’impatto si espande fino a un 160% rispetto alla misura originale, e questo causa spesso ferite interne e in molti casi la morte. L’uso delle armi da fuoco è autorizzato solamente per la propria difesa personale, per la difesa di altri agenti o per civili innocenti: secondo la spiegazione data agli inviati della International Federation for Human Rights (FIDH) da Paul Beeson, Direttore della Representación de la Border Patrol a El Paso, l’atto del lancio di pietre verso gli agenti è considerato come un atto sufficiente affinchè gli agenti abbiano l’autorizzazione all’uso di armi da fuoco, sebbene poi la decisione sia a discrezione del singolo agente.

La segregazione razziale è un altro avvenimento che spesso ha un peso notevole al momento dell’arresto da parte delle Border Patrols: l’accento, il comportamento e la reazione dei migranti sono alcuni degli elementi che vengono tenuti in considerazione nel momento di procedere all’arresto. Come ha spiegato Jennifer Allen, direttore esecutivo della Red de Acción de la Frontera (Border Action), i casi di discriminazione nelle zone di frontiera attuati dalle Border Patrols sono

22 Border Patrol accused in immigrants' deaths, Mike M. Ahlers e D. de Sola

(19)

molteplici, e ad essere fermati, la maggior parte delle volte, sono ispanici cittadini legali degli Stati Uniti.

Infine altre segnalazioni riguardano le esercitazioni delle Border Patrols nelle zone urbane, nelle chiese e negli albergues: sebbene sia stata una pratica vietata fino alla metà degli anni Novanta, sono state segnalate differenti esercitazioni, e nuovi reclami sono stati ricevuti dai gruppi a difesa dei diritti e al consolato a San Diego nel 2003, segnalando esercitazioni realizzate da agenti

dell’immigrazione durante l'Operazione “EndGame”23

durata fino al 2012, guidata dall’ U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) del Dipartimento della Sicurezza Nazionale con lo scopo di detenere e deportare immigrati sospettati di essere terroristi.

A controllo della frontiera non ci sono solamente le Border Patrols, ma anche civili volontari, il cui compito è controllare la frontiera e segnalare alle stesse la presenza di immigrati nel territorio, poiché non sono autorizzati a intervenire personalmente. I civili in questione, conosciuti come “cacciatori di migranti”, sono spinti per la difesa della nazione da uno spirito nazionalista, e hanno l’obiettivo di far conoscere ciò che accade affinchè l’opinione pubblica persuada il governo federale a una maggiore difesa della frontiera, e se necessario a un aumento delle forze dell’ordine a guardia della frontiera. Le relazioni tra i civili in questione e le Border Patrols non sono relazioni formali, in quanto esse rispondono solamente alle segnalazioni che vengono fatte.

Lo spirito nazionalista dei gruppi a controllo della frontiera spinge molte volte i volontari a non

comportarsi in maniera legale con i migranti: nel 2006 ci sono state segnalazioni24 dalla Unión

Americana de las Libertades Civiles (American Civil Liberties Union, ACLU) riguardo a denunce da parte dei migranti, i quali hanno segnalato violenze psico-fisiche. Ha dichiarato Eleanor Eisenberg, direttore esecutivo della ACLU: “Private citizens cannot detain individuals merely on

23

“BEHIND EVERY ABUSE IS A COMMUNITY” U.S./Mexico Border Report, United Nations Human Rights Committee Regarding the United States’ Compliance with the International Covenant on Civil and Politial Rights. BORDER NETWORK FOR HUMAN RIGHTS, El Paso, Texas. 2006.

24

ACLU of Arizona Denounces Unlawful Imprisonment of Immigrant, Minuteman Volunteer, 7/04/2005

(20)

suspicion that they may have crossed the border without permission from immigration officer [...].

Nor does any law permit private citizens to detain, harass, and humiliate another individual [...]”25

Jennifer Allen, della Tucson-based Border Action Network, nel 2003 ha descritto l’attività dei cacciatori di migranti come una stereotipizzazione del legame tra i caratteri fisici delle persone straniere e l’attuazione di un comportamento criminale, infatti secondo lei : “[…] the attitude that if you're brown and out in the desert, you must be an undocumented migrant. So even the residents are in danger because the vigilante groups are bringing people in that are racist and hunting for anyone

with brown skin.”26

Secondo alcune testimonianze, il linguaggio e il comportamento assunto dai civili volontari per la difesa della frontiera hanno causato un aumento del clima razzista e violento contro i migranti.

Nel 2008 Jim Gilchrist ha fondato i Minutemen, volontari che aiutano le forze dell’ordine a intercettare i migranti che tentano di entrare negli Stati Uniti. Il leader del gruppo principalmente ha criticato la situazione secondo la quale il governo statunitense apporta assistenza a chiunque, a

prescindere se la presenza degli assistiti nel Paese è legale o illegale. 27

Le iniziative dai Minutemen sono state in molti casi lodate, ad esempio dall’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger, per la difesa del territorio nazionale posta in atto; contemporaneamente però, sono state anche criticate non solo dai diversi attivisti per la difesa dei diritti umani, ma anche da personalità appartenenti al Partito Repubblicano, come ad esempio l’ex presidente George W. Bush, il quale ha reagito con disdegno alle azioni poste in atto, azioni tuttavia

25 ACLU of Arizona Denounces Unlawful Imprisonment of Immigrant, Minuteman Volunteer, 7/04/2005

http://www.aclu.org/immigrants-rights/aclu-arizona-denounces-unlawful-imprisonment-immigrant-minuteman-volunteer, Trad.It.: “Privati cittadini non possono detenere individui meramente sul sospetto che loro hanno attraversato la frontiera senza autorizzazione da funzionari dell’immigrazione... Nemmeno nessuna legge permette privati cittadini a detenere, molestare, e umiliare un altro individuo …”.

26

Men With Guns, James Reel, Luglio-Agosto 2003 http://sojo.net/magazine/2003/07/men-guns: “ […] l’attitudine che

se tu sei scuro e fuori nel deserto, tu devi essere un immigrato non documentato. Anche i residenti sono in pericolo perché i gruppi vigilanti stanno portando persone nei gruppi che sono razzisti e cacciano chiunque abbia la pelle scura”. (traduzione mia).

27 J. Anthony, Vigilantes patron U.S border: The politics of the MInutemen project in P.Basso, Razzismo di stato Stati

(21)

non fermate durante la sua amministrazione presidenziale, poiché le ha viste come un pericolo per il mercato della manodopera straniera.

Il clima di razzismo è diffuso non solo alla frontiera ma in maniera notevole anche nelle zone suburbane tramite le forti campagne di intimidazione di organizzazioni la cui politica è basata sulla discriminazione, una di queste, la Save Our State (S.O.S), ha organizzato retate nelle comunità dei migranti o nei posti maggiormente frequentati da quest’ultimi per denunciare una presunta

“invasione straniera”, come ha segnalato Justin Akers28

. Quest'ultimo inoltre ha segnalato come le discriminazioni e il comportamento aggressivo nei confronti dei migranti, hanno come obiettivo anche criticare il comportamento dell’amministrazione americana, secondo loro troppo passivo e tollerante. 29

Nello scenario sociale statunitense, si sono creati negli ultimi anni movimenti in difesa dei diritti dei migranti, ad esempio, Gente Unida (Gente Unita), La Tierra Es de Todos (Questa terra è di Tutti) e Deporten la Migra (Deportare la Polizia di frontiera). Queste associazioni hanno come obiettivo rappresentare i migranti e dare loro una speranza in una società che negli ultimi anni ha assunto un processo di politica discriminatoria nei loro confronti.

Il controllo istituzionale della frontera Norte nel lato messicano era stato inizialmente affidato all’esercito messicano, secondo l’ordinanza dell’allora presidente messicano Ernesto Zedillo, violando inoltre la costituzione. Il compito affidato all’esercito messicano è stato il controllo dei civili e il montaggio di check-point.

28 B. Borretti, J. Akers Chacón, D. Costantini, L. Di Noia, L. Ferrajoli, M. Ferrero, I. Gjergji, A. Kundnani, D. Lopreno,

Migreurop, F. Perocco, M. Pettenò, T. Pieper, G. Russo, D. Vogelskamp, F. Angeli, Pietro Basso (a cura di), Razzismo

di stato, Stati Uniti, Europa, Italia, cit. pp. 101-114

(22)

2.2.2 Deportazioni dagli Stati Uniti

Oggigiorno sono principalmente due le forme di rimpatrio dei migranti negli Stati Uniti realizzati dal dipartimento della sicurezza nazionale: la prima è il “ritorno volontario”, che avviene principalmente per i messicani, e la seconda è la “deportazione sommaria” che avviene maggiormente per i Centro Americani.

La deportazione negli anni Ottanta ha assunto l’obiettivo di dissuadere i migranti a partire in maniera clandestina verso gli Stati Uniti.

Dal 1996 c’è stato un aumento delle deportazioni e l’allungamento delle detenzioni. Il legislatore ha aumentato le persone detenute in attesa di essere giudicate, causando un sovraffollamento nei centri di detenzione dell’Immigration and Custom Enforcement (ICE), questo poiché la politica attuata nei confronti dei migranti detenuti fino a quel momento era stata una politica conosciuta come apresar y liberar, riferendosi alle scelte delle pattuglie frontaliere di lasciare in libertà detenuti deportabili in attesa di essere giudicati, i quali generalmente non si presentavano al processo.

Sono stati inoltre segnalati molti casi di migranti detenuti in celle di isolamento per un periodo di quindici giorni. I motivi per cui un migrante viene rinchiuso nelle celle di isolamento sono varie, ad esempio infrazioni delle regole e coinvolgimento in risse; infine sono stati segnalati casi di isolamento per una presunta protezione dei migranti necessaria per eventuali reazioni rispetto al

loro orientamento sessuale o alle condizioni mentali30. Inoltre è molto grave la questione, in quanto,

30 Hundreds of Detained Immigrants Held in Solitary Confinement, Amanda Peterson Beadle, 25/03/2013.

(23)

come ha segnalato il New York Times,31 i migranti sono detenuti in centri di isolamento per crimini civili e non penali.

Il Grupo de Trabajo por los Derechos dichiara riguardo alla politica migratoria attuata che “La política de aplicación general de la administración de poner en centros de detención de tipo carcelario en forma automática a miles de familias de inmigrantes mientras esperan sus audiencias

de deportación es costosa, cruel y no hace nada para solucionar el problema de la inmigración”.32

Il ritorno volontario non prevede un processo e non ci sono sanzioni, inoltre le persone che scelgono questa opzione hanno la possibilità in seguito di concorrere per l’ottenimento del Visa. Il ritorno volontario è previsto anche per i minorenni, sebbene ci siano varie critiche a riguardo, in quanto il ritorno volontario dovrebbe avvenire solamente se i minorenni sono accompagnati da un adulto. Secondo i dati dell’INM annualmente oltre quarantamila bambini e bambine vengono rimpatriati

dagli Stati Uniti al Messico e di questi, almeno diciottomila viaggiano soli.33

La deportazione sommaria avviene quando un migrante viene fermato dalle forze dell’ordine senza documentazione e viene imbarcato nel primo volo disponibile per il proprio Paese d’origine. Il procedimento in questione ha preso avvio nel 1996 con l’approvazione del Congresso Americano dell’Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act (IIRAIRA). Il migrante è sottoposto alla decisione di un ufficiale dell’immigrazione, il quale deciderà a propria discrezione se il migrante ha commesso un delitto entrando illegalmente negli Stati Uniti, e in caso di colpevolezza

il migrante non ha diritto a un avvocato e viene immediatamente espulso dagli Stati Uniti.34

31

Migrantes son aislados por semanas en celdas de EU: NYT, 24/03/2013.

http://www.animalpolitico.com/2013/03/migrantes-son-aislados-por-semanas-en-celdas-de-eu-nyt/#axzz2OZdVamDf

32 “La politica di applicazione generale dell’amministrazione di mettere nei centri di detenzione di tipo carcerario in

modo automatico migliaia di famiglie di immigrati mentre aspettano l’udienza per la deportazione è costosa, crudele e non fa nulla per risolvere il problema dell’immigrazione.” (traduzione mia).

33Discriminación Y Pequeños Migrantes, 11/01/2011.

http://nuestraaparenterendicion.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=131:discriminaci%C3%B3n-y-peque%C3%B1os-migrantes&Itemid=36

34IMMIGRATION AND NATIONALITY ACT , INA § 235(b)(1)(A)(i), U.S. Citizenship and Immigration Services.

(24)

L’ordine di deportazione sommaria impedisce al migrante l’ingresso negli Stati Uniti per cinque anni, e il divieto di ingresso aumenta fino a vent’anni se il migrante è recidivo.

In alcuni casi i migranti vengono obbligati a firmare il documento di deportazione sommaria senza essere a conoscenza del contenuto del documento, rinunciando perciò, inconsapevolmente, ai loro diritti. Inoltre, spesso non sono a conoscenza del diritto che hanno di richiedere un controllo sulla validità della loro detenzione, come dichiara l’articolo 9.4 del ICCPR: “Anyone who is deprived of his liberty by arrest or detention shall be entitled to take proceedings before a court, in order that that court may decide without delay on the lawfulness of his detention and order his release if the

detention is not lawful”.35

Nel 2004 il DHS ha concesso alle Border Patrols il potere di decisione riguardo a una deportazione sommaria se i migranti sono stati fermati entro un raggio di cento miglia dalla frontiera a Tucson e Laredo. Nei riguardi dei minori non accompagnati la deportazione non dovrebbe essere applicata: il DHS per stabilire l’età degli adolescenti utilizza metodi che vengono considerati controversi e non affidabili dai difensori dei diritti dei migranti, e spesso sia i funzionari del DHS sia le Border Patrols non realizzano i dovuti controlli per stabilire l’età corretta.

Uno dei diritti delle persone detenute è di ricevere informazioni riguardo la possibilità di richiesta d’asilo: gli ispettori dell’immigrazione, secondo le disposizioni del DHS, sono obbligati a informare i migranti di questo diritto, poiché molti di loro potrebbero provenire da zone in cui la loro vita è in pericolo o corrono il rischio di essere vittime di tortura. Se il rischio è reale il migrante ha diritto a comparire davanti a un giudice per la cancellazione della condanna di deportazione, trasformandola in asilo politico.

http://www.uscis.gov/portal/site/uscis/menuitem.f6da51a2342135be7e9d7a10e0dc91a0/?vgnextoid=fa7e539dc4bed010 VgnVCM1000000ecd190aRCRD&vgnextchannel=fa7e539dc4bed010VgnVCM1000000ecd190aRCRD&CH=act

35 International Covenant on Civil and Political Rights (ICCPR), United Nations Human Rights, Office of the High

Commisioner for Human Rights, 1966. : “Chiunque sia privato della propria libertà a causa di un arresto o di una

detenzione dovrebbe essere autorizzato a prendere procedimenti davanti alla corte, in modo che la corte in questione possa decidere senza ritardi sulla giustizia della sua detenzione e ordini il suo rilascio se la detenzione è ingiusta.” (traduzione mia).

(25)

La United States Commission on International Religious Fredoom (USCIRF) nel 2005 ha segnalato che in molti casi i migranti fermati che hanno dichiarato timore nel ritornare nel loro Paese non

hanno avuto la possibilità di richiedere asilo.36

Un metodo meno utilizzato è il procedimento per la deportazione normale, che prevede un processo a cui il migrante ha diritto. In questo caso però non gli viene fornita dal governo un’assistenza difensiva legale e, vista la mancanza di risorse economiche per il migrante, l’assistenza fornita da avvocati pro bono è fondamentale, poiché è la sola possibilità che hanno di ottenere una difesa legale.

2.2.3 Polleros e cartelli della droga

Molti migranti, per attraversare la frontiera e poter arrivare oltre il confine in maniera più sicura, sono costretti a rivolgersi ai coyotes o polleros: persone che in cambio di denaro o altri favori si incaricano di portare i migranti oltre il confine.

I coyotes si differenziano tra di loro per il rapporto che instaurano con i migranti, i quali chiedono il loro aiuto per arrivare negli Stati Uniti: molti di loro si comportano come difensori dei migranti assicurandogli un viaggio sicuro, alcuni viaggiando direttamente con loro, molti altri mandando

solamente informazioni37. Altri coyotes invece organizzano il viaggio dei migranti in maniera meno

sicura, ad esempio facendoli viaggiare su treni che vengono assaltati, come riportano le notizie ormai quasi quotidianamente.

36 Violaciones flagrantes de los derechos humanos de los migrantes indocumentados en camino a Estados Unidos,

Federación Internacional de los Derechos Humanos (FIDH), 2007 p.41

37

Todos los caminos llevan al norte: Lectura de la noticia de la migración según los coyotes, Amparo Marroquín

Parducci, Universidad Centroamericana José Simeón Cañas, El Salvador. http://hemisphericinstitute.org/hemi/es/e-misferica-82/marroquin

(26)

Si stima che negli ultimi anni, a causa del rafforzamento delle politiche di difesa dell’amministrazione statunitense, il pagamento richiesto dai coyotes sia aumentato a discapito dei migranti fino ad arrivare oltre i mille dollari e in alcuni casi oltre i duemila dollari.

Generalmente i migranti entrano negli Stati Uniti con i coyotes, nascondendosi sotto le automobili o nella parte posteriore dei camion sotto le merci; secondo la stampa americana sono vari i casi di persone morte all’interno dei mezzi di trasporto. In altri casi viene utilizzata documentazione falsa oppure attraversano a piedi la frontiera.

I minori vengono raggruppati dal coyote e accompagnati da un adulto conoscente, tuttavia spesso rimangono soli, nel momento in cui il gruppo si scioglie per evitare i controlli delle autorità frontaliere. In alcuni casi sono proprio i minori a dover lavorare come coyotes, obbligati dalle bande criminali. Questo avviene poiché nel momento in cui i minori vengono detenuti dalle autorità e rimandati in Messico, tornano a essere vittime dei criminali.

I polleros assumono il ruolo di guida anche durante il tragitto lungo gli stati messicani o durante il viaggio sulla Bestia. Spesso però non rispettano i patti presi con i migranti, come spiega un migrante intervistato: “Durante il viaggio non bisogna mai fidarsi del coyote: ti chiede in prestito il cellulare e poi va a vedere l’ultimo numero che hai chiamato e inizia a estorcere il denaro alla tua famiglia. In quel momento ti ha in pugno, e se vuoi sopravvivere la tua famiglia deve pagare somme alte”38

.

Molte donne durante il viaggio vengono violentate, e il susseguirsi di questi episodi ha portato alla creazione dell’idea che il corpo è una moneta di scambio: le donne che intraprendono il viaggio hanno la consapevolezza che durante il viaggio c’è un’alta probabilità di essere violentate, e nonostante ciò intraprendono il viaggio verso gli Stati Uniti. Una delle precauzioni per queste donne è diventata l’iniezione di un anticoncezionale, conosciuto come “l’iniezione anti-Messico”, che

38 Rumbo al norte: il viaggio dei migranti verso gli Usa, Simone Bauducco, 12/02/2013.

(27)

impedisce il rilascio dell’ovulo per tre mesi. Un’ulteriore modalità per l’attraversamento della frontiera è l’utilizzo dei maridos, mariti fittizi che in cambio di favori sessuali accompagnano le donne fino al confine con gli Stati Uniti.

In molti casi non sono solamente le donne a essere violentate, ma sono stati rilevati casi di violenza sessuale su migranti maschi: “Nos llevaron hasta Reynosa y ahí, en el camino, íbamos pasando retenes del Instituto Nacional de Migración y de la Policía Federal, que veían cómo íbamos y aún así no hacían nada, sino que sólo recogían dinero que les daban los secuestradores para que guardaran silencio. Uno de los hombres empezó a molestarnos para abusar de nosotras, las mujeres que ahí íbamos. Entonces uno de nuestros compañeros se enojó e intentó defendernos, pero no

pudo, porque a él también lo violaron y lo mataron a golpes.”39

Durante il tragitto i migranti corrono inoltre il rischio di essere vittime di assalitori che rubano il denaro ai migranti, e che molto spesso abusano sessualmente delle migranti, le quali non possono fare nulla per difendersi poiché ribellarsi a questo comportamento potrebbe voler dire perdere la vita. Ciò succede spesso nei tragitti poco controllati dalle forze dell’ordine, sebbene in molti casi i poliziotti presenti sono complici di un sistema di corruzione vigente tra forze dell’ordine e criminali Il Messico fino al 2008 era controllato dalla criminalità organizzata per il 63 per cento. Lo scopo era ottenere il maggior controllo non solo del territorio, ma anche delle strutture istituzionali, per poter agire tranquillamente in tutti gli stati messicani.

Alla fine degli anni Novanta, i cartelli dei narcotrafficanti colombiani (di Medellin, di Cali, di Bogotà, di Pereira, della Guajira) che fino a quel momento erano stati i principali cartelli della

39

Caso documentato dalla Casa del Migrante di Saltillo (Frontera con Justicia A.C. y Humanidad sin Fronteras A.C.) : “Ci portarono fino a Reynosa, e lì, nel cammino, circolavano provviste dell’Istituto Nacional de Migración e della polizia federale, che vedevano come andavamo e anche cosi non facevano nulla, se non prendere il denaro che gli davano i sequestratori affinché rimanessero in silenzio. Uno degli uomini cominciò a molestarci per abusare di noi, le donne che stavamo li. Allora uno dei nostri compagni si è infastidito e provò a difenderci, però non poté, perché abusano anche di lui e lo uccisero.” (traduzione mia).

(28)

droga in America, sono gradualmente scomparsi, lasciando il mercato ai cartelli dei narcotrafficanti messicani.

I differenti cartelli gestiscono un mercato di centinaia di miliardi di dollari e spesso si creano alleanze e divisioni interne tra le differenti fazioni, facendo aumentare maggiormente il clima di terrore e violenza che si è venuto a creare negli ultimi anni, soprattutto con la fallita politica offensiva del presidente messicano Felipe Calderón contro i cartelli messicani.

L’immagine sottostante descrive tutti i cartelli della droga presenti in Messico e le zone in cui sono presenti maggiormente, tuttavia i maggiori cartelli sono: Los Zetas, il cartello di Sinaloa e il cartello del Golfo.

Fig. 12: Cartelli della droga in Messico e zone di referenza.

Fonte: Courrier International

I cartelli messicani godono inoltre di un appoggio indiretto da parte degli Stati Uniti per il rifornimento delle armi: i maggiori rifornimenti infatti provengono da quest’ultimi e da Paesi del Centro America. Nel 2012, il Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms and Explosives (ATF) ha

(29)

segnalato che delle 99,000 armi sequestrate in Messico, 68,000 avevano origine da rifornimenti statunitensi.40

Per quanto riguarda la situazione delle operazioni di sequestro delle armi da parte delle autorità messicane, bisogna segnalare che, nonostante la legislazione messicana sia molto restrittiva a riguardo, secondo i dati dell’Informativa “El camino de las armas: Estimado del tráfico de armas de fuego a través de la frontera entre Estados Unidos y México” realizzato nel 2012 dall’ Università di San Diego e l’istituto Igarapé, Brasile, solamente il 14% delle oltre duecentomila

armi che sono portate annualmente in territorio messicano vengono sequestrate.41

È stato inoltre stimata la presenza di oltre 15 milioni di armi illegali nel Paese, di cui l’80 per cento

è proveniente dagli Stati Uniti42.

Los Zetas è un cartello composto da ex ufficiali delle Forze Speciali Messicane (GAFES) creato nel 1999; Los Zetas hanno rappresentato inizialmente il reparto armato del Cartello del Golfo, per poi scindersi da quest’ultimo ed iniziare il processo che li avrebbe portati a essere dichiarati, secondo un report della DEA nel 2009, il gruppo di narcotrafficanti più pericolosi del Messico.

Dal 2007 Los Zetas hanno iniziato il sequestro massivo di migranti, i cui familiari sono obbligati a pagare un riscatto compreso tra i 300 e i 5000 dollari per ottenerne la liberazione.

Su tutta la costa atlantica del paese, da Tamaulipas fino agli stati meridionali del Messico, il loro controllo attua in collaborazione con i funzionari corrotti; negli ultimi anni hanno oltrepassato il confine iniziando ad uccidere anche in Guatemala, collaborando inoltre con le maras locali, come dimostra la mattanza di ventisette contadini uccisi per dimostrare a un proprietario terriero il loro potere.

40ATF: 68,000 guns in Mexico traced to U.S., Pete Yost, 27/04/2012.

http://www.washingtonpost.com/politics/atf-68000-guns-in-mexico-traced-to us/2012/04/26/gIQAtSz9kT_story.html

41 México, territorio abierto a las armas, Mathieu Tourliere, 30/03/2013 http://www.proceso.com.mx/?p=337637 42México, territorio abierto a las armas, Mathieu Tourliere, 30/03/2013 http://www.proceso.com.mx/?p=337637

(30)

Uno dei crimini più conosciuti per mano de Los Zetas è l’uccisione di 72 migranti, la maggior parte dei quali Centro Americani, avvenuta a Paraje San Fernando, nello stato di Tamaulipas nel 2010.

Molti sono i migranti che sono stati sequestrati, uccisi o obbligati ad arruolarsi dalle bande criminali, molte volte aiutati da funzionari pubblici corrotti. Non solo assassinii vengono compiuti nei confronti dei migranti, ma anche sequestri, assalti, violenze sessuali e casi di tortura. Nella maggior parte dei casi, le vittime sono persone che non hanno potuto pagare il riscatto, in altri sono migranti vittime di conflitti tra i diversi cartelli che lottano per l’assunzione del controllo di una determinata zona, come dichiara Esmeralda Márquez, direttrice della Coordinación pro Defensa del Migrante a Tijuana, spiegando come molti migranti per arrivare negli Stati Uniti attraversano la periferia di Tijuana, passando per Tecate, una zona controllata da tre cartelli diversi: quello di Tijuana, quello di Sinaloa e quello del Golfo, che nei loro sconti hanno lasciato diversi migranti tra le vittime43.

Solo nel 2008 le vittime per i conflitti a fuoco tra i cartelli sono state oltre 60044.

I narcotrafficanti che si occupano del sequestro dei migranti si dividono principalmente in tre gruppi: ci sono coloro che si occupano del sequestro dei migranti lungo il cammino, nelle vicinanze degli albergues, o coloro che sono consegnati ai criminali dalle forze dell’ordine; un secondo gruppo si occupa dei controlli delle persone sequestrate, e spesso i controllori sono migranti stessi obbligati a controllare o torturare i loro compagni di viaggio; infine vi sono i carniceros, i macellai, coloro che si occupano di uccidere i migranti che si rifiutano di consegnare recapiti telefonici dei familiari a cui chiedere somme di denaro utili per il riscatto, o coloro che rifiutano di ubbidire a ulteriori richieste dei sequestratori.

Le donne inoltre molte volte rimangono vittime della prostituzione o sono obbligate, visto il loro status migratorio illegale, a poter svolgere solamente lavori domestici, privandosi per cui del

43

Ó. Martinez, Los Migrantes que no importan, En el camino con los centroamericanos indocumentados en México

ICARIA, El Salvador 2010 p. 158.

(31)

godimento delle leggi di tutela lavorativa. Gli uomini sono anch’essi obbligati a lavorare in case private, oppure sono obbligati ad arruolarsi nelle bande criminali.

Secondo la relazione della CNDH Informe Especial sobre los casos de secuestro en contra de migrantes, presentata nel 2009, il fenomeno del sequestro dei migranti è in crescita, ogni anno infatti vengono sequestrati oltre ventimila migranti, con un guadagno di oltre cinquanta milioni di

dollari per le bande criminali45.

Leticia Gutierréz, segretaria esecutiva della Pastoral de la Movilidad Humana del Episcopado Mexicano, ha dichiarato che le bande criminali si dividono le zone del Paese, creando così almeno quattro zone differenti: la prima da Tenosique (Tabasco) fino a Medias Aguas (Veracruz), passando per Palenque (Chiapas), la seconda zona da Medias Aguas a Orizaba (Veracruz), la terza da Apizaco (Tlaxcala) fino a Huehuetoca e Tultitlán (México) e infine un’ultima zona che va da

Celaya (Guanajuato) attraversando Nuevo Laredo, Reynosa e Matamoros (Tamaulipas)46.

Come si diceva anteriormente, le bande criminali agiscono molto spesso con la collaborazione dei funzionari pubblici, come spiega anche Jorge Bustamante, relatore speciale per i diritti umani dell’ONU nel 2008: “la migración transnacional sigue siendo un negocio en México, gestionado principalmente por redes transnacionales de bandas involucradas en el contrabando, la trata de personas y el tráfico de drogas, con la colaboración de las autoridades locales, municipales,

estatales y federales […] ”47

.

45 Le zone in cui avvengono maggiormente i sequestri sono le zone comprese tra la città di confine Tenosique e i

comuni di Tabasco. Nel comune di Palenque in Chiapas, ad Ixtepec, nello stato di Oaxaca e a Coatzacoalcos e Tierra Blanca nello stato di Veracruz. Nel centro del paese, ci sono stati rapimenti a Puebla, Stato del Messico, Città del Messico, Tlaxcala, Guanajuato e San Luis Potosí. Nel confine nord-orientale, i comuni di Nuevo Laredo, Matamoros e Reynosa, nello stato di Tam. aulipas, e di Piedras Negras e Ciudad Acuña, nello stato di Coahuila sono quelli che hanno registrato un aumento del numero di sequestri di persona.

46 Advierten de plagios masivos desde trenes, Liliana Alcántara, 13/03/2013

http://www.eluniversal.com.mx/nacion/204737.html

47

Reportage “Un trayecto peligroso por México: Violaciones a derechos humanos en contra de los migrantes en tránsito”, Maureen Meyer, con la collaborazione di Stephanie Brewer, Ciudad de México, (D.F) 2010, p .5, cit. Informe

del Relator Especial sobre los Derechos Humanos de los Migrantes, Jorge Bustamente, Misión a México

(9-15/03/2008). “La migrazione transnazionale continua a essere un affare in Messico, gestita principalmente da reti transnazionali di bande coinvolte nel contrabbando, la tratta di esseri umani ed il traffico di droga, con la collaborazione di autorità locali, municipali, statali e federali […]”. (traduzione mia)

Figura

Figura 10: Cause della violenza minorile in Messico.
Fig. 12: Cartelli della droga in Messico e zone di referenza.
Fig. 14: Migranti centro americani detenuti e deportati dal Messico. 2005-2010.
Fig. 15: Estaciones migratorias in Messico.
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