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RIASSUNTO L’evoluzione delle tecniche di fertilizzazione in vitro (IVF)

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Academic year: 2021

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RIASSUNTO

L’evoluzione delle tecniche di fertilizzazione in vitro (IVF), e la possibilità di ottenere cellule gametiche ed embrionali utilizzabili per la diagnosi di malattie genetiche, ha determinato un ampliamento delle prospettive applicative della diagnosi prenatale, consentendo di trasferire l'epoca della diagnosi dalla fase 'post-impianto' a quella 'pre-impianto'.

La Diagnosi Genetica Preimpianto (DGP) rappresenta una nuova metodologia, complementare alle tecniche di diagnosi prenatale, che permette di identificare la presenza di malattie ereditarie o di alterazioni cromosomiche in embrioni ottenuti in vitro da coppie a elevato rischio riproduttivo fin dalle primissime fasi di sviluppo e prima del loro trasferimento in utero.

Ancor prima di ricorrere ad una tecnica di procreazione assistita è necessario effettuare un'attenta anamnesi personale e familiare comprensiva di eventuali analisi genetiche volte alla caratterizzazione di anomalie cromosomiche e/o genetiche della coppia di genitori che intende intraprendere tale percorso.

La tesi consiste nel cercare di mettere a punto la tecnica FISH su blastomeri, partendo da linfociti di sangue periferico e/o amniociti in modo da acquisire la manualità necessaria per poterla poi applicarla su singoli blastomeri di embrioni prima del trasferimento evitando in questo modo alle coppie che si sottopongono a tale tecnica il ricorso all’aborto terapeutico, spesso debilitante dal punto di vista psicologico e non sempre accettato dal punto di vista etico/morale.

La DGP si avvale prevalentemente di due tecniche:

1. Per la valutazione delle anomalie cromosomiche impiego della tecnica di citogenetica molecolare, l’Ibridazione in Situ Fluorescente (FISH);

2. Per l’analisi dei geni responsabili delle malattie monogeniche impiego delle tecniche di genetica molecolare (PCR).

La tecnica FISH consente di analizzare l’assetto numerico e strutturale dei cromosomi fetali, mentre la PCR oltre a diagnosticare alcune anomalie cromosomiche numeriche (13, 18, 21, X, Y) viene utilizzata essenzialmente per la ricerca di mutazioni determinanti fenotipi di malattie monogeniche, quando

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queste sono presenti nella storia familiare dei pazienti. (ad es. la Corea di Huntington, la fibrosi cistica, ecc..).

Con la messa a punto di questa tecnica ci prefiggiamo quindi di verificare non solo la fattibilità, ma anche di valutarne i limiti e le criticità con l’esperienza diretta di laboratorio ed un confronto con quanto riportato in letteratura.

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