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«I bimbi di Aleppoorfani della scuola» MONDO

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Academic year: 2022

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Il magnate avrebbe investito nell’isola nonostante le restrizioni

Il repubblicano contro l’ex miss «grassa»: fece film porno. Ma dei video

non c’è traccia

Donald Trump (Ansa/Ap)

Usa 2016. Trump prova a negare: «Mai violato l’embargo su Cuba»

PAOLO M. ALFIERI

onald Trump nega di aver mai fatto affari con Cuba e di aver così violato l’embargo imposto dagli Stati Uni- ti all’isola caraibica. Il magnate ha replicato così ad un arti- colo di Newsweek secondo cui un’azienda del suo gruppo a- veva investito 68mila dollari sull’isola di Fidel Castro nel 1988.

«Non sono mai stato a Cuba – ha detto Trump –. Non ho mai fatto affari a Cuba, non c’è altro da dire». Hillary Clinton ha cavalcato le accuse su Cuba, definendo Trump disonesto e pronto ad anteporre i suoi interessi a quelli del Paese.

Trump è anche tornato ad attaccare l’ex Miss Universo Ali-

D

cia Machado, dopo che suoi commenti in passato hanno causato indignazione e dopo che lunedì Hillary Clinton li ha usati nel dibattito tv per accusarlo di misoginia e razzismo.

Questa volta il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha definito «disgustosa» l’ex reginetta e ha parlato della sua pre- sunta presenza in filmini pornografici, riaprendo quindi u- na storia che rischia di danneggiarlo nelle preferenze di don- ne e ispanici, a meno di sei settimane dal voto.

«La disonesta Hillary ha aiutato la disgustosa (controllate i video hard e il passato) Alicia M. a diventare cittadina ame- ricana per poterla usare nel dibattito?», ha detto Trump. Il qua- le ha aggiunto che la campagna di Clinton non conosceva il

passato della donna, da cui è stato «ingannato». Il miliarda- rio non ha, però, fornito alcun elemento concreto in propo- sito. L’ex modella, ora cittadina Usa, ha posato nuda per la versione messicana di Playboy, ma non c’è traccia di suoi film pornografici.

Lunedì Clinton aveva rievocato le frasi di Trump, come e- splicative della visione che il magnate ha delle donne, nel primo dibattito tv. Aveva ricordato che Trump chiamò l’ex miss Universo 1996 «miss porcella» e «miss colf», nel primo caso accusandola di essere troppo formosa e nel secondo facendo riferimento alle sue origini venezuelane.

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«I bimbi di Aleppo orfani della scuola»

Le aule improvvisate nei sotterranei

bersaglio delle bombe anti-bunker

NELL’ACQUA. Bimbi ad Aleppo nell’area di al-Mashad (LaPresse)

A Roma

In mostra al «Maxxi»

i crimini commessi nelle prigioni siriane

LUCAGERONICO

aesar è un archivista militare del governo siriano che ha trafugato 55mila suoi scat- ti fotografici alle vittime delle tortura dei servizi segreti siriani dal marzo 2011, quando è i- niziata la rivoluzione siriana fino all’estate del 2013 quando è fuggito dalla Siria. «Nome in codice:

Caesar» è il titolo della mostra organizzata da Am- nesty International Italia, Focsiv, Unimed, Un pon- te per, Fnsi e Articolo 21 che dal 5 all’8 ottobre porterà al museo Maxxi di Roma una selezione delle 55mila immagini prodotte da Caesar.

La mostra, già esposta alle Nazioni Unite di New York, alla Commissione Affari Esteri del Congres- so degli Stati Uniti, al Museo dell’Olocausto di Wa- shington e nelle principali città europee, per la prima volta in Italia espone una selezione rigoro- sa di immagini scelte dal dossier Caesar: una do- cumentazione dei crimini contro l’umanità com- messi nelle carceri siriane dal 2011, immagini cer- tificate e dichiarate ammissibili in caso di pro- cesso al regime siriano per i crimini di guerra da un’autorevole Commissione Internazionale di e- sperti forensi e giudici.

La mostra sarà inaugurata il 5 ottobre alle 18, con interventi di Giancarlo Bosetti, direttore di Reset, Luigi Manconi, presidente della Commissione bi- camerale diritti umani, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, padre Camillo Ri- pamonti, presidente Centro Astalli, Baykar Sil- vazliyan, presidente emerito Unione degli arme- ni in Italia. L’8 ottobre, alle ore 18 al Maxxi, Focsiv promuoverà un incontro dal titolo «Il Medio O- riente si racconta, voci e sguardi dall’area» in cui si confronteranno giornalisti e testimoni che o- perano nell’area. La mostra al Maxxi (via Guido Re- ni, 4) con ingresso gratuito sarà aperta mercoledì 5 ottobre (18 - 20); giovedì 6 e venerdì 7 ottobre (11-19); sabato 8 ottobre (11-22) e domenica 9 ot- tobre (11-19).

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C

LUCAMIELE

ra l’ultima parvenza di normalità. L’ulti- mo filo, sottile, fragile, che legava i bam- bini di Aleppo a un mondo ancora libero dalle intrusioni delle bombe. Scuole improvvi- sate, nascoste nei sotterranei, nella speranza di sfuggire ai bombardamenti, agli attacchi aerei, alle bombe barile, al fuoco d’artiglieria, a tutto quello che la guerra vomita da anni su Aleppo.

Come le scuole “non ufficia- li” messe in piedi dal gruppo Kesh Malek – come ha rac- contato alla Reuters la diret- trice esecutiva del gruppo Marcell Shehwaro – «nasco- ste in scantinati circondati da edifici alti che in qualche modo proteggano i bambi- ni». Ora – dopo la morte di cento bambini in pochi gior-

ni – anche quel filo è stato strappato, violente- mente. La denuncia arriva da Save the Children.

Anche le “scuole sotterranee” resteranno chiuse.

Da quando sulla città martoriata piovono le co- siddette “bombe anti-bunker”, «chiamate così perché scavano buche profonde anche quattro o cinque metri prima di esplodere», neanche le scuole nei seminterrati sono sicure». Spiega il preside di una scuola nella parte orientale della città: «I genitori hanno paura di mandare i figli a scuola perché qualsiasi edificio è diventato un

E

possibile bersaglio. Gli studenti ne soffrono a tut- ti i livelli». E mentre i ribelli avanzano ancora ver- so Aleppo, i numeri che catturano l’agonia della Siria sono terribili. L’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani (Ondus) punta il dito contro i raid russi. In un anno avrebbero provocato la morte di 3.804 civili, più di novemila le vittime com- plessive. Dati bocciati però da Mosca che li giu- dica «non attendibili». I punti oscuri, che hanno provocato l’inabissamento della tregua, restano

numerosi. Come l’attacco al convoglio di aiuti u- manitari delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa lo scorso 19 settembre, che provocò la mor- te di 18 persone. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha deciso di istituire una Com- missione di inchiesta

Il confronto a distanza della Russia con gli Usa continua. Il presidente Usa Barack Obama, in u- na conversazione con Angela Merkel, ha bollato come «barbari» i raid condotti da Mosca e Dama- sco su Aleppo. La replica russa non si è fatta at-

tendere. Washington starebbe coltivando «un pia- no B» o «fase due». Secondo il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov, «gli Usa stanno cercando di risparmiare il potente gruppo Fatah al-Sham (l’ex Fronte al-Nusra) per poterli utilizzare le milizie i- slamiste in un secondo momento, quando vor- ranno defenestrare il presidente siriano». «Noi prendiamo tutte le misure di prevenzione neces- sarie per non effettuare attacchi sulla popolazio- ne civile», ha rivendicato poi Lavrov. E il bilancio di un anno di bombarda- menti è totalmente diverso.

Per il portavoce del Cremlino Peskov: «il fatto che i terrori- sti non occupino Damasco è probabilmente il più impor- tante risultato positivo del so- stegno della nostra aviazione alle forze armate siriane le- gittime». Su quali siano i pia- ni di Mosca per il futuro, ci sono pochi dubbi. Secondo il quotidiano Izvestia, che cita una fonte «militare diplomatica», la Rus- sia ha «rinforzato» il suo contingente aereo in Si- ria, nella base di Latakia, e sarebbe pronta a farlo di nuovo, questa volta inviando un «folto gruppo»

di Su-25, jet in grado di aumentare in modo rile- vante la «frequenza» dei raid aerei. I Su-25, dice la fonte, sono stati già selezionati, preparati, e gli e- quipaggi sono in modalità stand-by, in attesa cioè del via. Un messaggio chiaro agli Usa.

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SUSANDABBOUS GERUSALEMME

on era un ingenuo, ma un otti- mista. Concordano le visioni su Shimon Peres, il giorno in cui i leader del mondo intero (90 delegazio- ni per 70 nazioni) gli volgono l’ultimo saluto a Gerusalemme, nel cimitero na- zionale sul Monte Herzl.

Il 28 settembre scorso, Peres, due volte pri- mo ministro, presidente della Repubblica e Premio Nobel per la Pace, è morto in u- na clinica di Tel Aviv all’età di 93 anni. De-

N

siderosi di assecondare le volontà dell’ex presidente, i suoi figli hanno voluto orga- nizzare, con l’aiuto dello Stato, non un semplice funerale bensì un evento storico in grado di riavvicinare nemici e accende- re speranze. Così è stato.

Il primo prorompente colpo di scena è av- venuto già prima dell’inizio della cerimo- nia commemorativa: il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente del- l’Autorità palestinese Abu Mazen si sono stretti la mano. La biondissima Sara Ne- tanyahu ha scaldato la rigidità del mo- mento con molti sorrisi. «Sono lieto di ve- dervi, è passato molto tempo», ha detto il leader dell’Anp. «È una cosa che apprezzo moltissimo», ha risposto lo storico rivale.

In Medio Oriente, si sa, sono i simboli che contano in politica. Era alto e ancora ro- vente il sole a Gerusalemme. Abu Mazen non ci veniva da sei anni. I negoziati di pa- ce sono al palo dal 2013. La stretta di ma- no è avvenuta sotto i riflettori della stam- pa internazionale, all’ombra di una gran- de tenda bianca disposta sopra il palco del- la cerimonia. Abu Mazen, per volere della famiglia Peres, era seduto in prima fila. Die- tro di lui un migliaio tra diplomatici e ca- pi di Stato e di governo.

Tra gli altri, François Hollande, Nicolas Sarkozy sul lato francese; il premier cana- dese Trudeau, Boris Jhonson, Tony Blair e il principe Carlo sul lato britannico, Fede- rica Mogherini e Matteo Renzi su quello i- taliano e molti altri ancora. La cerimonia formale ha avuto inizio con l’omaggio del- l’attuale presidente Reuven Rivlin, a cui so- no seguiti quellei del premier Netanyahu, di Bill Clinton, dello scrittore pacifista A- mos Oz, dei figli dell’ex presidente. Infine, l’attesissimo discorso di Barack Obama.

Gli analisti hanno contrapposto il caldo

Bill Clinton, visibilmente commosso, al mi- surato Obama. Clinton ha versato lacrime alla camera ardente, giovedì scorso, e par- lato con voce roca ai funerali, Obama ha invece ponderato le parole, i gesti, e i mes- saggi politici. Si è spinto anche in un im- probabile ma bellissimo parallelo tra la sua vita e quella di Peres. Nati ai due lati estre- mi del mondo in epoche diverse, uno alle Hawaii e l’altro in Polonia poi emigrato in Israele, uno di origine africana e l’altro e- breo: entrambi hanno dimostrato al mon- do come le loro straordinarie carriere po- litiche siano state possibili unicamente grazie alla grandezza dei valori democra- tici delle loro rispettive nazioni. Ma non sono mancati i messaggi politici: «Il popo- lo ebreo non è fatto per dominare gli altri popoli», ha detto Obama citando il Nobel per la pace. E poi ha ricordato che la pace coi palestinesi, tanto voluta dall’ex presi- dente, «è un cantiere ancora aperto». Il ca- po della Casa Bianca ha inoltre citato il no- me di Abu Mazen nei ringraziamenti. No- me omesso invece da Netanyahu dopo la storica stretta di mano.

La cosa non è passata inosservata all’opi- nione pubblica palestinese ,che da Ra- mallah a Gaza ha criticato aggressivamente il leader dell’Anp per aver porto il suo o- maggio. Per i critici, Peres è stata una figu- ra complessa, in grado di aprire al dialogo ma anche di spargere sangue. Come ac- cadde nel 1996 ordinando il bombarda- mento della città libanese di Qana. Per gli israeliani invece, la mossa di Abu Mazen è stata coraggiosa. Il suo infatti non è stato un atto formale: il leader ha fatto perso- nalmente richiesta di partecipare alle ese- quie di quello che fu suo compagno di pre- ghiera nel 2014 nei giardini del Vaticano.

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BERLINO

n Germania torna la paura attentati. La po- lizia tedesca ha bloccato al confine con l’Austria un’autovettura che trasportava materiale esplosivo. Quattro persone sono sta- te arrestate: il conducente (un polacco di 29 an- ni) e i tre passeggeri (africani tra

i 20 e i 37 anni d’età). Il ritrova- mento è stato fatto l’altra notte durante un controllo di routine al valico di Kiefersfelden. Si trat- terebbe di materiale esplosivo per la costruzione di bombe tu- bo ed armi di vario genere.

L’autostrada è rimasta chiusa per alcune ore in entrambe le dire-

zioni. L’allarme è scattato al valico di Kiefer- sfelden, durante i controlli di confine, introdotti l’anno scorso per sorvegliare l’arrivo di migranti in Germania. I poliziotti tedeschi hanno fer- mato sull’autostrada A93 una berlina di colore

scuro, guidata da un polacco. I tre passeggeri, originari della Costa d’Avorio e della Guinea, non erano in possesso di documenti.

Durante un controllo dell’autovettura sono stati trovati alcuni tubi di ferro, esplosivo in polvere e detonatori, come anche varie ar- mi a lama e un narcotico. Sul posto sono in-

tervenuti gli artificieri.

Sempre ieri è stato invece estra- dato dalla Francia in Germania un sospetto terrorista del Daesh che avrebbe rivelato in anticipo i piani di uno o più attacchi sui- cidi che dovevano essere com- piuti a Duesseldorf. Lo hanno reso noto la Procura della città tedesca. All’inizio di giugno era stato rivelato il piano terroristico che prevede- va l’entrata in azione di due kamikaze nel cen- tro della città tedesca quindi l’intervento di al- tri uomini provvisti di armi da fuoco per un’a- zione analoga a quella di novembre a Parigi.

I

Il saluto tra Abu Mazen e Netanyahu. Il capo della

Casa Bianca ha anche lanciato messaggi politici:

«Il popolo ebreo non è fatto per dominare gli altri popoli». E ancora: «La pace

è un cantiere aperto»

Israele. Una stretta di mano per Peres

Obama, Renzi e centinaia di leader a Gerusalemme per i funerali

Germania. Esplosivi, 4 arrestati

Riaprirà anche per «proseguire l’apostolato di padre Jacques Hamel», trucidato da due giovani jihadisti il 26 luglio durante la Messa del mattino. E per mostrare che «la speranza è più forte di ogni cupa violenza». Domani, la soglia della chiesa di Saint-Etienne-du- Rouvray, nella periferia di Rouen, potrà essere nuovamente varcata dai fedeli del piccolo comune normanno e da quanti vorranno associarsi al raccoglimento e alla preghiera in un momento altamente simbolico per tutta la Chiesa francese. Monsignor Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, celebrerà davanti ad una comunità ancora ferita, alla quale si aggiungeranno pure dei fedeli di confessione musulmana. Nelle scorse settimane, ad alleviare il dolore dei

parrocchiani, sono stati anche dei messaggi di sostegno giunti dal mondo intero. (D.Z.)

FRANCIA

Saint-Etienne, riapre la chiesa Anche islamici alla cerimonia

Polacco e tre africani bloccati al confine

austriaco: in auto avevano materiale per fabbricare bombe

L’escalation in Siria

Non partono le lezioni. Lavrov attacca gli Usa: hanno un piano B, proteggono i jihadisti. Gli attivisti: 3.804 vittime civili in un anno di raid russi. Mosca già pronta a inviare un «folto gruppo» di jet Su-25

Il premier Netanyahu raccolto davanti alla tomba, dietro lui tutti i leader (Ap)

Grandi manovre per l’attacco a Mosul. Mentre le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite continuano a stimare un esodo biblico (si parla di 700mila persone) dalla città nelle mani del Daesh da oltre due anni, i caccia francesi hanno cominciato le prime incursioni aeree. I Rafale si sono alzati in volo ieri dalla portaerei Charles-de-Gaulle giunta nel Mediterraneo orientale.

L’obiettivo è preparare la grande offensiva contro il Daesh nella seconda città irachena. Quello di ieri è il terzo intervento dalla Charles de Gaulle nel quadro delle operazioni in Siria e Iraq. La nave ammiraglia della Marina venne già dispiegata nella zona nell’aprile 2015, poi a novembre sempre dello scorso anno, in seguito all’ondata di attentati terroristici che hanno insanguinato la Francia.

IRAQ

Primi voli su Mosul dei caccia francesi

M O N D O 13

Sabato

1 Ottobre 2016

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