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Sardegna – Pag. 8 16 ottobre 2013

Dass, nasce il distretto aerospaziale sardo

FIRMATO LO STATUTO DELLA SOCIETÀ PUBBLICO-PRIVATA DESTINATA A SPERIMENTARE E PRODURRE ALTA TECNOLOGIA

CAGLIARI. Il distretto aerospaziale è un nome altisonante, evoca missioni stellari e altre fantasie galattiche. Eppure si muove, nella realtà, Anzi, è stato proprio battezzato, in Sardegna, da una ricca cordata di società pubbliche e private, con a capo la Regione, che manterrà la maggioranza della neonata società a responsabilità limitata, la Dass, senza metterci però un soldo. I primi 50mila euro di capitale sono stati sottoscritti dagli altri quindici soci della speciale cordata scientifica: Cnr, Crs4, Istituto nazionale di astrofisica, Sardegna Ricerche, le due università di Cagliari e Sassari, dalle private Aermatica, Centro Sviluppo materiali, Geodesia, Innovative Materials, Intecs, Opto materials di Arbatax, Poema, Space e Vitrociset. «È un parterre importante e altri soci di rango arriveranno presto», ha detto il presidente della Regione Ugo Cappellacci nell’annunciare la firma dello statuto. Il presidente della Dass sarà Giacomo Cao, ordinario di ingegneria chimica a Cagliari e già coordinatore del progetto Cosmic che ha sviluppato e brevettato tecnologie all’avanguardia e promosse come «molto interessanti»

dalla Nasa in vista di un possibile sbarco su Marte. Cao è una garanzia, il Pianeta Rosso si sa ancora una chimera. Ma il distretto aerospaziale sardo – che vale già 300 buste paga – comunque vola più basso e resta con i piedi per terra. La missione di Dass è immediata e meno fantasiosa: intercettare una parte dei 40 milioni che lo Stato investe nella ricerca aerospaziale nazionale e qualcosa del miliardo e 700 milioni stanziati dall’Unione Europea per satelliti e alta tecnologia ovviamente aerospaziale. La strada per ottenere i finanziamenti sarà questa: il Distretto, col suo comitato scientifico ancora da nominare, esaminerà i progetti di ricerca presentati da chi sta nel consorzio isolano e «cercherà i soldi per sviluppare la ricerca e realizzarli». Cappellacci ha ribadito che «questo è un settore in profonda crescita e da cui ci attendiamo benessere, sviluppo e occupazione».

Ma anche riconversione, ad esempio del sempre contestato Poligono di Quirra, con l’auspicato passaggio dal micidiale uranio impoverito alla sperimentazione pura di tutto

«quanto è destinato alle stelle», a cominciare dai componenti per i satelliti prodotti dall’Opt di Arbatx e dalla Vitrociset a Perdasdefogu. «È incontestabile – ha detto Giovanni Bertolone del comitato scientifico nazionale – che negli ultimi quarant’anni in Sardegna siano state effettuati diversi test fondamentali in campo aerospaziale. Il che vuol dire:

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l’isola è l’ambiente ideale, direi fondamentale, per questi esperimenti e con la nascita del Distretto ora sarà possibile far crescere anche le imprese sarde che producono tecnologie e materiali all’avanguardia». Tempo fa proprio Giacomo Cao era stato deciso nel dire:

«Due dei brevetti di Cosmic sono stati già recepite dalla Nasa e selezionate come potenzialmente utilizzabili per le prossime esplorazioni spaziali umane e robotiche nel sistema solare. Tra l’altro i brevetti, pensati proprio per la missione su Marte, sono al cento per cento made in Sardinia e di nostra proprietà». Le menti eccellenti dunque ci sono, negli atenei e nelle aziende, bisogna «recuperare i finanziamenti per dare sostanza al progetto», ha detto Franco Manca, che ha coordinato la fase preparatoria del Distretto.

Con un sogno appena accennato nel giorno del protocollo Dass, questo: nel 2030, quando secondo le previsioni di Cao l’uomo sbarcherà su Marte, su quel lontano Monte Olimpo possa sventolare semmai anche una bandierina dei Quattro Mori.

(u.a.)

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