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L Ipovitaminosi D: una consensus per definire i livelli soglia

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22 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 6 - settembre 2018

A ggiornAmenti

L

a vitamina D è realmente una panacea? Protegge da dia- bete e cancro? I medici de- vono focalizzare in maniera impor- tante la loro attenzione sui livelli circolanti in tutta la popolazione? I preparati sono tutti uguali? Il medi- co può scegliere qualsiasi preparato e somministrarlo in maniera equiva- lente? Sono alcune delle domande alle quali l’Associazione Medici En- docrinologi (AME) ha voluta dare risposte pubblicando un documen- to di consenso per il corretto ap- proccio nei confronti del trattamen- to del deficit da vitamina D.

“La carenza di vitamina D è un problema clinico rilevante nella popolazione mondiale. La gran parte dei pazienti anziani presenta infatti una diffusa carenza di que- sto ormone, a causa soprattutto dell’attuale stile di vita che con- sente un’esposizione limitata al sole” - ricorda Andrea Giustina, Università Vita-Salute San Raffae- le, Milano.

Inoltre va sottolineato che con l’in- vecchiamento l’efficienza dei mec- canismi biosintetici cutanei tende a ridursi e perciò è più difficile per le persone anziane produrre adeguate quantità di vitamina D con l’esposi- zione alla luce solare.

þ Valori di riferimento

I valori di vitamina D - spiega Rober- to Cesareo, endocrinologo, Ospeda- le S.M. Goretti di Latina e primo firmatario del lavoro - attualmente adottati, prevedono che i soggetti con un valore inferiore a 30 ng/dL possano essere dichiarati affetti da insufficienza di vitamina D. A nostro avviso, tale limite andrebbe rivalutato in quanto troppo alto, soprattutto in assenza di forti evidenze scientifiche.

I valori del dosaggio nel sangue di vitamina D vengono interpretati in- fatti, con qualche variazione secon- do i diversi laboratori e soprattutto secondo i dettami delle differenti società mediche come: carenza

<10 ng/mL; insufficienza: 10-30 ng/

mL; sufficienza: 30-100 ng/mL; tos- sicità: >100 ng/mL.

L’adozione di tali livelli costituisce uno dei motivi per cui si finisce per dichiarare “carenti di vitamina D”

tanti soggetti che poi probabilmen- te non lo sono.

Nella consensus abbiamo ritenuto opportuno definire ridotti i valori di vitamina D quando essi sono chia- ramente al di sotto di 20 ng/dL.

Apparentemente una banalità, ma una buona parte dei soggetti dichia- rati ‘carenti di vitamina D’ cadono

proprio in questa forbice che va tra i 20 ed i 30 ng/dL comportando così, come poi effettivamente si sta veri- ficando, una incongrua prescrizione.

Al contrario soggetti osteoporotici o pazienti che assumono già farma- ci per la cura dell’osteoporosi o al- tre categorie di soggetti significati- vamente più a rischio di carenza di vitamina D è corretto, a nostro giu- dizio, che abbiano valori di vitamina D superiore al limite di 30 ng/dL e quindi vadano trattati.

“Abbiamo poi cercato di chiarire - prosegue l’esperto - che, al momen- to, nonostante ci sia una serie incon- trovertibile di dati che associano la carenza di vitamina D ad altre malat- tie che non sono solo l’osteomalacia e l’osteoporosi (per esempio diabe- te mellito, alcune sindromi neurolo- giche, alcuni tipi di tumori), non è dato sapere quali siano i dosaggi corretti di vitamina D che possano essere utili per ridurre l’incidenza di queste patologie correlate.

Ipovitaminosi D: una consensus per definire i livelli soglia

n E

ndoCrinologia

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Attraverso il

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presenteQR-Code è possibile ascoltare con tablet/smartphone il commento di Andrea Giustina Cesareo R et al. Italian Association of Clinical Endocrinologists (AME) and Italian Chapter of the American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) Position Statement:

Clinical Management of Vitamin D Deficiency in Adults. Nutrients 2018; 10: 546;

https://doi.org/10.3390/nu10050546

Bibliografia Bibliografia

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