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Polo Liceale Rossano. Dispensa a cura del Dipartimento di Filosofia e Storia

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Polo Liceale Rossano

Dispensa a cura del Dipartimento di Filosofia e Storia

Giornata della memoria

PORRAJMOS

altre tracce sul sentiero per Auschwitz

Quanti oggi conoscono la parola Porrajmos? Pochissimi.

Questo è l'indizio più significativo di come la memoria dei popoli che ci ostiniamo a chiamare zingari e nomadi fatichi a trovare ascolto e cittadinanza in Italia. Porrajmos è la parola che nelle lingue sinte e rom definisce il “divoramento” subito in Europa tra il 1934 e il 1945. L'Europa nazista e fascista fu teatro dell'annientamento di almeno la metà dell'intera popolazione rom e sinta europea. Solo nel 1980 il governo tedesco, in seguito ad una iniziativa della Verband Deutscher Sinti und Roma, riconobbe ufficialmente che i Rom e i Sinti durante la guerra avevano subito una “persecuzione su base razziale”.

Lotta contro la Piaga Zingara. Decreto del capo delle SS e della Polizia Tedesca presso il ministero degli Interni dell’8/12/1938, in Porrajmos. Altre tracce sul sentiero per Auschwitz, Istituto di cultura sinta, 2006, pp. 57-63.

Il decreto è una delle tappe principali del percorso verso lo sterminio; sarà seguito dal decreto di stabilizzazione del 1939, dagli ordini di deportazione dal 1940 e dall’ordine di liquidazione del 1941.

A. DISPOSIZIONI GENERALI I-ZINGARI NAZIONALI

Uno

(1) L'esperienza realizzata fino ad ora nella lotta contro la minaccia zingara e le conoscenze acquisite grazie alle ricerche di biologia razziale indicano che per arrivare alla soluzione della questione zigana bisogna considerarla una questione di razza. L’esperienza indica anche che la maggior criminalità è nei meticci. La maggior parte dei tentativi fatti per sedentarizzare gli zingari sono falliti, in particolare tra gli zingari di razza pura, in ragione del loro forte istinto nomade. Per questo è necessario, per risolvere definitivamente la questione zingara, trattare separatamente gli zingari di razza pura e quelli di sangue misto.

(2) Per ottenere questo è necessario determinare l’appartenenza razziale di ogni zingaro vivente sul territorio del Reich ed anche di ogni girovago che conduca esistenza zingaresca.

(3) Ordino di conseguenza che tutti gli zingari, con o senza fissa dimora, nonché tutti i girovaghi che conducano esistenza zingaresca siano schedati dalla Polizia criminale del Reich - Centrale per la lotta contro la Piaga Zingara.

(2)

(4) Le autorità di polizia sono tenute a denunciare all’ufficio di Polizia criminale del Reich [...] tutte le persone che, per aspetto esteriore, o per i loro usi e costumi abbiano l’apparenza di zingari o semizingari, così come i girovaghi.

(5) Le indicazioni saranno riportate su uno schedario secondo le indicazioni dell’Ufficio di Polizia Criminale del Reich (RKPA).

Due

(1) Prima di tutto sarà fatto un censimento sull’identità di tutti gli zingari, i semizingari e i nomadi che abbiano compiuto i 6 anni.

(2) [...] La polizia [...] potrà procedere ad un arresto preventivo.

(3) [...] La nazionalità delle persone dovrà essere verificata [...] per vedere se si tratta di un cittadino del Reich o di uno straniero [...]. Tre

(1) È competenza dell’RKPA stabilire definitivamente, sulla base di un rapporto di esperti, se si tratta di uno zingaro, di un semizingaro o di un nomade.

(2) Ordino [...] che tutti gli zingari, i semizingari e i nomadi siano obbligati a sottomettersi ad esami di biologia razziale necessari per la formulazione di un rapporto di esperti e a fornire tutte le indicazioni utili sulla loro origine familiare. Per ottenere l’esecuzione di questo ordine la Polizia è autorizzata a fare uso della forza. (3) Dopo le inchieste gli interessati riceveranno un certificato redatto secondo le indicazioni dell’RKPA.

Quattro

(1) Le carte di identità di ogni tipo (passaporti, carte di identità, carte di commercio degli stranieri etc.) non potranno essere rilasciate agli zingari, a semizingari o ai nomadi

senza la preventiva autorizzazione della Polizia Criminale di Stato. Si procederà nel modo seguente:

(2) [...] la carta di identità non potrà essere concessa finché non sarà stato effettuato l’esame di biologia razziale e l’interessato non sarà ritenuto irreprensibile.

(3) I documenti di identità devono menzionare esplicitamente se si tratta di uno zingaro, semizingaro o nomade. Inoltre, devono riportare, sull’angolo inferiore a sinistra, l’impronta

dell’indice destro del titolare […].

Cinque […]

(3) L’autorizzazione ad organizzare

"rappresentazioni" [...] sarà, per

quanto possibile, rifiutata.

[…]

II-ZINGARI STRANIERI

Robert Ritter visita una donna sinta

Uno dei più importanti ed attivi teorici della razza e sotto il nazismo guidò il "Centro di ricerca per l'igiene razziale", distinguendosi per le sue teorie discriminatorie sugli zingari

(3)

Uno

Deve essere impedito agli zingari di entrare nel territorio tedesco. Provvederemo a respingerli ed espellerli, anche se sono in possesso di regolare passaporto, di documenti o visti in regola.

Due

Al contrario per gli zingari stranieri che si trovano sul territorio del Reich tedesco, dovrà essere emessa un’interdizione di soggiorno.

(Dc. 17.02 Institut für Zeitgschichte, München)

La testimonianza di Otto Ohlendorf, capo dell’Einsatzgruppe D, in Porrajmos. Altre tracce sul sentiero per Auschwitz, Istituto di cultura sinta, 2006, pp. 49-51.

Le Einsatzgruppen erano corpi speciali incaricati, nelle terre occupate all’est, dei massacri degli ebrei e degli zingari rastrellati. Al contrario degli ebrei, che in grande maggioranza furono annientati nei campi di sterminio, gli zingari furono uccisi prevalentemente al di fuori, in massacri come quello descritto in questa deposizione.

I bambini zingari dovevano essere uccisi proprio come i loro genitori, le uccisioni non erano considerate una soluzione temporanea, ma dovevano condurre ad una soluzione permanente.

In quanto figli di genitori che dovevano essere uccisi, i figli stessi rappresentavano un pericolo tanto grande quanto quello rappresentato dai loro genitori. […] La città di Simferopol aveva un quartiere Rom, la gente che ci viveva fu registrata per nome e per

cognome tra il novembre e il dicembre 1941. Un giorno di dicembre vennero tutti spinti fuori dalle loro case sotto il controllo della polizia armata appartenente alle unità speciali 10A ed 11B, i loro nomi furono elencati, poi furono tutti caricati a gruppi di 25 sui camion che

partivano a brevi intervalli tra loro. Sembra che ci fossero 25 camion messi a disposizione

dall’esercito tedesco. Come luogo per

l'esecuzione le unità speciali avevano scelto una zona vicino alla strada tra Simferopol e Karasubasar. L'area fu circondata da cordoni dei membri

della polizia e dell’unità speciale 11B. Il

traffico fu deviato su una strada alternativa. I

camion dell’esercito si fermarono nel punto stabilito. In quel luogo le vittime furono spinte a forza giù dai veicoli dagli uomini armati della Task Force D. Gli Zingari erano inquieti. Essi potevano sentire i colpi delle squadre di fuoco. [...] Gli zingari furono condotti in gruppi alla sommità di due fosse di circa due metri. Tali fosse erano state preparate usando dell'esplosivo da un ingegnere dell’esercito. Agli zingari fu ordinato di guardare verso la fossa. Però alcuni si voltarono e videro le squadre di esecuzione che da una distanza di cinque o sei metri diressero le loro armi alla testa delle vittime. [...] Non c’era nessun dottore

Internati Rom e Sinti

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dell’esercito presente per accertarsi che le vittime fossero morte realmente (per tale motivo le pile di corpi accatastati nella fossa continuavano a muoversi a lungo). Dopo le esecuzioni di Simferopol le squadre coprirono le fosse con della terra. I blocchi stradali furono rimossi, i soldati tornarono verso le città.

(D. Kenrick, In the Shadow of Swastika, Hertfordshire Press, Hertfordshire, 1995, p. 134.)

N.B. Ulteriori documenti sono reperibili su www.porrajmos.it il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia

Tre poesie di Dietrich Bonhoeffer di Anna Maria Curci

Qualche giorno fa ho letto una delle preghiere che Dietrich Bonhoeffer scrisse per i compagni di prigionia. La lettura mi ha dato lo spunto per rileggere le poesie di Bonhoeffer nel testo originale, limpido e insieme profondo. Ho provato a rendere limpidezza e profondità anche nella lingua italiana.

La prima delle tre poesie proposte è diventata anche una canzone.

Dietrich Bonhoeffer scrisse questi versi nel carcere militare di Tegel, a Berlino. Li accluse a una lettera all’amico Eberhard Bethge dell’8 luglio 1944.

Chi sono?

Chi sono? Spesso mi dicono che esco dalla mia cella sciolto e sereno e saldo

come un signore dal suo castello Chi sono? Spesso mi dicono che parlo con i sorveglianti libero e cordiale e franco

come se avessi da comandare.

Chi sono? Mi dicono anche che i giorni porto della malasorte imperturbabile,

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sorridente e fiero, come chi è uso alle vittorie.

Davvero sono quello che altri di me dicono? O son soltanto ciò che io stesso di me so?

Inquieto, nostalgico, malato, come un uccello in gabbia, boccheggiante per un soffi o di vita, come se mi strozzassero, affamato di fiori, di colori, cinguettii,

assetato di buone parole, di calore umano, tremante d’ira per l’arbitrio e la minima offesa, tormentato dall’attesa di grandi cose, invano trepidante per amici a distanza infinita,

stanco e troppo vuoto per pregare, per pensare, per fare, fiacco e pronto a dire addio a tutto?

Chi sono? Questo o quello?

Sono forse oggi questo e domani un altro?

Sono entrambi al contempo? Dinanzi agli uomini un ipocrita e per me stesso un debole piagnucoloso degno di disprezzo?

O forse ciò che è ancora in me assomiglia all’esercito in rotta che arretra confuso dinanzi a vittoria già ottenuta?

Chi sono? Solitario porsi domande si fa beffe di me. Chiunque io sia, Tu mi conosci, Tuo sono, o Dio!

Wer bin ich?

Wer bin ich? Sie sagen mir oft, ich träte aus meiner Zelle gelassen und heiter und fest

wie ein Gutsherr aus seinem Schloß.

Wer bin ich? Sie sagen mir oft, ich spräche mit meinen Bewachern

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frei und freundlich und klar, als hätte ich zu gebieten.

Wer bin ich? Sie sagen mir auch, ich trüge die Tage des Unglücks gleichmütig, lächelnd und stolz, wie einer, der Siegen gewohnt ist.

Bin ich das wirklich, was andere von mir sagen?

Oder bin ich nur das, was ich selbst von mir weiß?

Unruhig, sehnsüchtig, krank, wie ein Vogel im Käfig,

ringend nach Lebensatem, als würgte mir einer die Kehle, hungernd nach Farben, nach Blumen, nach Vogelstimmen, dürstend nach guten Worten, nach menschlicher Nähe, zitternd vor Zorn über Willkür und kleinlichste Kränkung, umgetrieben vom Warten auf große Dinge,

ohnmächtig bangend um Freunde in endloser Ferne, müde und zu leer zum Beten, zum Denken, zum Schaffen, matt und bereit, von allem Abschied zu nehmen?

Wer bin ich? Der oder jener?

Bin ich denn heute dieser und morgen ein anderer?

Bin ich beides zugleich? Vor Menschen ein Heuchler und vor mir selbst ein verächtlich wehleidiger Schwächling? Oder gleicht, was in mir noch ist, dem geschlagenen Heer, das in Unordnung weicht vor schon gewonnenem Sieg?

Wer bin ich? Einsames Fragen treibt mit mir Spott.

Wer ich auch bin, Du kennst mich, Dein bin ich, o Gott!

In “Cristiani e pagani”, che risale allo stesso periodo di Chi sono? ho ritrovato il Dio bisognoso di aiuto al quale parla Etty Hillesum nel suo Diario (annotazione del 12 luglio 1942).

Cristiani e pagani

Da Dio gli uomini vanno quando hanno bisogno aiuto implorano, chiedono pane e buona sorte, d’essere liberati da malattia, da colpa e morte. Così fan tutti, cristiani e pagani.

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Da Dio gli uomini vanno quando Lui ha bisogno, lo trovan povero, oltraggiato, senza pane e dimora, vedono come il peccato lo divora,

debolezza e morte.

Dio va da tutti quando hanno bisogno, sazia il corpo e l’anima con il Suo pane morte di croce muore per cristiani e pagani e perdona entrambi.

Christen und Heiden

Menschen gehen zu Gott in ihrer Not, flehen um Hilfe, bitten um Glück und Brot,

um Errettung aus Krankheit, Schuld und Tod. So tun sie alle, alle, Christen und Heiden.

Menschen gehen zu Gott in Seiner Not,

finden ihn arm, geschmäht, ohne Obdach und Brot, sehn ihn verschlungen von Sünde,

Schwachheit und Tod.

Gott geht zu allen Menschen in ihrer Not, sättigt den Leib und die Seele mit Seinem Brot, stirbt für Christen und Heiden den Kreuzestod und vergibt ihnen beiden.

Che nella poesia “Luce” il contrasto tra la limitatezza umana e l’anelito al divino possa risolversi nell’abbandono fiducioso è svelato già dal titolo.

Luce

In me è buio, ma da te c’è luce, io sono solo, ma tu non mi lasci son pusillanime, ma da te c’è aiuto sono irrequieto, ma da te c’è pace

in me c’è amarezza, ma da te pazienza le tue vie non comprendo, ma tu conosci la retta via per me.

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Licht

In mir ist es finster, aber bei dir ist Licht ich bin einsam, aber du verläßt mich nicht ich bin kleinmütig, aber bei dir ist die Hilfe ich bin unruhig, aber bei dir ist Frieden

in mir ist Bitterkeit, aber bei dir ist Geduld ich verstehe deine Wege nicht, aber du weißt den rechten Weg für mich.

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Francesco Guccini - Auschwitz

Son morto con altri cento Son morto ch'ero bambino Passato per il camino E adesso sono nel vento E adesso sono nel vento Ad Auschwitz c'era la neve Il fumo saliva lento

Nel freddo giorno d'inverno E adesso sono nel vento Adesso sono nel vento

Ad Auschwitz tante persone Ma un solo grande silenzio È strano non riesco ancora A sorridere qui nel vento A sorridere qui nel vento Io chiedo come può un uomo Uccidere un suo fratello Eppure siamo a milioni In polvere qui nel vento In polvere qui nel vento Ancora tuona il cannone Ancora non è contento Di sangue la belva umana E ancora ci porta il vento E ancora ci porta il vento Io chiedo quando sarà Che l'uomo potrà imparare A vivere senza ammazzare E il vento si poserà

E il vento si poserà Io chiedo quando sarà Che l'uomo potrà imparare

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A vivere senza ammazzare E il vento si poserà

E il vento si poserà E il vento si poserà Artista:

Francesco Guccini

Album: Folk beat n. 1

Data di

uscita:1967

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Wiegala

Ilse Weber

Wiegala, wiegala, weier, der Wind spielt auf der Leier.

Er spielt so süß im grünen Ried, die Nachtigall, die singt ihr Lied.

Wiegala, wiegala, weier, der Wind spielt auf der Leier.

Wiegala, wiegala, werne, der Mond ist die Lanterne,

er steht am dunklen Himmelszelt und schaut hernieder auf die Welt.

Wiegala, wiegala, werne, der Mond ist die Lanterne.

Wiegala, wiegala, wille, wie ist die Welt so stille!

Es stört kein Laut die süße Ruh,

schlaf, mein Kindchen, schlaf auch du.

Wiegala, wiegala, wille, wie ist die Welt so stille!

German Nazi Concentration and Extermination Camp (1940-1945) http://whc.unesco.org/en/list/31/

(Si ringraziano per il supporto tecnico gli alunni: Luna Arfuso e Giovanni Marino.)

Riferimenti

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